Ramoscello d’ulivo (20/3/1992)
poesia di EMANUELE MARCUCCIO
tratta dalla raccolta “Per una strada”, Sbc Edizioni, 2009
Ramoscello d’ulivo,
tu sei desiato,
canti disteso,
dolce traspari:
ché quel richiamo taorminese
innanzi tempo, tinto,
fosco sogno adombro,
rimane.
RAMOSCELLO D’ULIVO
Nota a cura di Luciano Domenighini
L’inizio è in vocativo, svolto in tre delicati quinari, uno passivo (sei desiato) e due intransitivi (canti, traspari), è siglato da una quartina esplicativa dove alla bella musicalità di un verso (“innanzi tempo, tinto,”) fa riscontro l’ermetica ruvidezza del verso successivo, dove “adombro” è aggettivo e non verbo. Sono solo otto versi ed è diviso in due quartine collegate dai settenari al primo e al sesto verso. La prima quartina è tutta in vocativo, limpida, diretta, sviluppata da tre quinari sorretti da verbi in seconda persona, lievi, delicati (sei desiato, canti, traspari). La seconda, esplicativa, in realtà è ermetica, presentando cesure sia semantiche che sintattiche. Nondimeno il settenario “innanzi tempo, tinto,” è bellissimo per la perfezione della cadenza e l’impasto fonetico, ottenuti ricorrendo a quatto raddoppi di consonante e ad un abile uso del colore delle vocali.
Nota dell’autore: “Ispirata ad un sogno che io feci, di ritorno da Taormina; da notare la ricercata figura dell’accusativo alla greca in “tinto, / fosco sogno adombro,”, da sottolineare che “adombro” non è verbo ma è l’arcaismo dell’aggettivo “adombrato”. Cosicché, quel richiamo taorminese rimane un fosco sogno tinto (variegato, colorato, di colori diversi, ma solo intravisti) e adombrato (coperto di un’ombra d’oblio) innanzi tempo (prima che lo si possa comprendere).”
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