“La sensualità dell’erba” di Iuri Lombardi, recensione di Lorenzo Spurio

La sensualità dell’erba
di Iuri Lombardi
Biondi Editore, 2011
ISBN: 978-88-904691-2-1
Pagine: 154
Costo: 15 €
 
Recensione di Lorenzo Spurio

 

E’ soltanto un povero cristo, la cui passione è la notte, o meglio i ragazzi che lui incontra dopo il tramonto abbondante e saluta all’alba e in cui tramite loro, tramite quella loro inesorabile vigliaccheria, mediante il lasciarsi andare al sesso sembra narrare qualcosa di sé, mettere in discussione il suo essere, la storia, la vita, la trascendenza dell’universo (p. 9).

 

ssQuando si conosce –più o meno bene- un autore, è sempre difficile dare un giudizio critico su un libro che sia il più possibile obiettivo e fedele al reale effetto che questo ha avuto sul lettore. Cercherò di farlo con La sensualità dell’erba (Biondi Editore, 2011) di Iuri Lombardi, poeta e scrittore fiorentino, redattore della rivista di letteratura Segreti di Pulcinella e attivo all’interno del gruppo poetico-musicale denominato Poetikanten. Questo libro, come evidenzia subito la quarta di copertina, “è un libro sul sesso e sul potere”. Per semplificare, o forse per dare un messaggio chiaro ai lettori di questa recensione e ai futuri lettori del libro stesso, mi sento di dire che è un libro principalmente sul sesso. E il potere, che pure viene assunto da Lombardi come una delle tematiche del presente libro, può esso stesso essere considerato come un sotto-tema di quello del sesso.

La storia contenuta in questo libro è a tratti comica a tratti drammatica, specchio di una società a noi contemporanea in fremente cambiamento: il sesso che Lombardi narra, pur conservando una componente erotico-sensuale, non è un sesso “facile”, né “sano”.  Al contrario è un sesso “cattivo”, se così può essere definito: si parla di sesso che avviene in relazioni adulterine, di sesso omosessuale, di transessualità e, più in generale, potremmo dire di un sesso vissuto in maniera combattuta dallo stesso protagonista che, come un contemporaneo Giano bifronte, ha una doppia vita: quella dell’uomo sposato e perbene e senza figli (Ernesto Malaspighi) e di notte quella di un insaziabile ricercatore d’amore, dal desiderio morboso di spingersi in nuovi territori (Jack Cane Randagio). La definizione di “sesso cattivo” è di sicuro vaga e imprecisa e adattabile, ma la stessa indefinibilità del termine e la sua mancata meticolosità sottolineano il fatto che si tratta di un qualcosa che tendenzialmente sfugge dalla regola e che si caratterizza principalmente per prendere le distanze del canonico binomio romantico di sesso-amore. Lo scrittore anglosassone Martin Amis in un articolo giornalistico ha osservato: «Non si può scrivere di buon sesso, come non si può scrivere di sogni. È un atto così personale, che narrare le eccentricità di un personaggio può farti perdere lettori». Si tratta di una valida constatazione sulla narrativa a noi contemporanea sulla scia dei grandi padri Updike e Philip Roth che Lombardi, forse inconsciamente, sembra aver fatto sua e concretizzato in questo libro.

DSCF2863La doppia personalità dell’autore Ernesto Malaspighi-Jack Cane Randagio ha comunque elementi in comune: tanto in una vita, come nell’altra il protagonista è un uomo cinico e spregiudicato, narcisista ed egoista, violento, pressappochista e crudele. Il romanzo si tinge di noir quando veniamo a conoscenza della morte per avvelenamento di Paola, il trans, dell’arresto di Delio e della presunta fuga di Ernesto. Non servono alcuni accadimenti come il ricevimento di vari avvisi di garanzia per la sua attività illegale, l’adulterio della moglie sotto gli occhi di tutti e poi il suicidio di questa a riscrivere la storia perché Ernesto è e resterà un uomo spietato che mai rinuncerà alle dure e criminali regole del mondo. Questo è quello che il lettore si e appresta ad interpretare leggendo il romanzo ma poi, nei capitoli finali, l’autore mischia le carte e riscrive la storia. L’egoismo, la cattiveria e la spregiudicatezza che sempre hanno caratterizzato Ernesto vengono messe da parte in nome di una nuova vita; il protagonista, infatti, decide di sposarsi con Fernanda che, pur essendo malata, è convinto di amare. Per sopprimere il vecchio “io” il protagonista riceve un battesimo laico che, come una sorta di atto di redenzione, gli dà nuova vita e lo rende un uomo nuovo: più consapevole di sé e dell’importanza della vita, indifferente ormai al potere e alle bramosie dello sprezzante borghese. Una vita nuova, semplice, sotto il nome di Placido il cui stesso nome sottolinea una nuova e più tranquilla propensione attitudinale a interpretare e vivere la vita.

Il romanzo di Lombardi riecheggia soprattutto nella parte finale il fatalismo della narrativa di Moravia, autore per il quale i poli semantici dell’amore e del potere rappresentano centrali nella narrativa, il tipo di scrittura fa pensare a Brancati e il tema di fondo, chiaramente trasposto e riadattato alla luce della sensibilità a noi contemporanea, rimanda a Pirandello e, più in generale, a tutta quella ampia letteratura che si è formata a partire dalla scissione dell’io.

 

Lorenzo Spurio

Jesi, 20-01-2013

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4 risposte a "“La sensualità dell’erba” di Iuri Lombardi, recensione di Lorenzo Spurio"

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