“Personaggi aquilani” esce il nuovo libro della giornalista Monica Pelliccione

Segnalazione di Lorenzo Spurio

Quello raccolto nel fresco volume Personaggi aquilani (Edizioni Arkhé) di Monica Pelliccione – nota giornalista e scrittrice aquilana – è un viaggio tra la storia e la memoria del capoluogo abruzzese, duramente colpito da un forte terremoto nel 2009. In meno di un centinaio di pagine si passano in rassegna vari secoli e s’incontrano numerosi personaggi – venti per la precisione – che hanno reso celebre questa terra e l’hanno tramandata alla storia. Come è stato ricordato nel comunicato stampa che ha lanciato questa pubblicazione «Sono tanti e blasonati i personaggi che hanno legato il loro nome alla città» tuttavia la scelta operata dalla Pelliccione ha fatto sì che la sua volontà fosse quella di approfondirne alcuni con particolare acribia e ricerca. Non un compendio esaustivo sull’estesa pletora di personalità d’indiscusso pregio della città dell’Aquila ma uno studio che intende porre rilievo su alcuni profili adeguatamente scansionati nelle loro vite e attività.

Vi si ritrovano il senatore romano Gaio Sallustio Crispo (86-35 a.C.), lo storico Buccio da Ranallo (1294-1363), il condottiero Braccio da Montone (1368-1424), il predicatore francescano San Bernardino da Siena (1380-1444), al quale è dedicata l’imponente basilica, finanche – forse tra i più noti e immediatamente associabili alla città della Basilica di Collemaggio – l’eremita Pietro da Morrone (1215-1296), noto come Papa Celestino V. Di quest’ultimo così parla la Pelliccione nella sua ricca Introduzione al volume: «Celestino elargì alla città e all’umanità intera l’inestimabile dono della Perdonanza: l’Indulgenza e la redenzione dai peccati che i fedeli lucrano attraversando la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dai vespri del 28 a quelli del 29 agosto. Predicatore e asceta, eremita e Santo, la cui figura fu accostata al passo del terzo canto dantesco dell’Inferno come «colui che fece per viltade il gran rifiuto». Rifiuto identificato nella rinuncia al papato, il 13 dicembre 1294, a pochi mesi dall’elezione».

Oltra a vari religiosi, compaiono anche intellettuali appartenenti alle varie arti; è il caso dell’architetto Giovanni Veladier (1762-1839) e del pittore Teofilo Patini (1840-1906).

Nelle file dei contemporanei troviamo: il giornalista (ma anche politico) Panfilo Gentile (1889-1971), voce critica del Novecento, il gerarca fascista Adelchi Serena (1895-1970) fautore di un rinnovamento – in senso novecentista – dell’architettura nel periodo del regime, che guidò la nascita della “Grande Aquila” e Nino Carloni (1910-1987), l’avvocato della musica.

Tra le presenze femminili, invece, si ritrovano nelle pagine del volume della Pelliccione i profili di Sant’Agnese (291-305), giovane martire, Margherita d’Austria (1522-1586): «La duchessa d’Austria, affascinata dall’Aquila, ne guidò una rinnovata stagione di sviluppo e creatività sociale e urbanistica, le cui tracce risultano visibili ancora oggi» e la manager visionaria Marisa Bellisario (1935-1988) che con l’azienda Italtel impresse un decisivo riscatto del gentil sesso nel campo produttivo e imprenditoriale.

Sono personaggi aquilani di nascita o di adozione, figure comunque eminenti nei loro rispettivi campi che hanno legato in maniera inscindibile il loro nome a quello dell’Aquila.

Puntuali le note critiche del giornalista aquilano Mario Narducci che, nell’appassionata e illuminante postfazione, così annota in merito al volume della Pelliccione: «Il compito che la Pelliccione si è assunto è quello […] di una divulgazione nella brevità, caratteristica essenziale in una società […] “veloce” e che trova la sua massima espressione nei social […], dove la brevità cattura e ferma il tempo in istanti che devono dire almeno il sufficiente. […] tuttavia è d’obbligo aggiungere che essa non va a discapito di una conoscenza esauriente, merito di una grande capacità di sintesi che l’autrice mette in campo ogni volta con mirabile armonia». Il libro è arricchito dagli scatti in bianco e nero di Daniela Dattrino, esperta di recupero dei beni culturali, in un percorso ideale tra luoghi e scorci che hanno accompagnato la vita e le gesta degli stessi personaggi aquilani dei quali la Pelliccione ha scritto.

Non tutti i venti personaggi inseriti dalla Pelliccione sono stati da me citati o richiamati in questo scritto. L’invito, infatti, è quello di andare ad accaparrarsi il libro per leggere le storie e le imprese di quanti sono stati ricordati e di tutti coloro che, a varia altezza, hanno celebrato, arricchito e tramandato l’aquilanità in maniera fiera e sentita.

L’autrice

Monica Pelliccione (L’Aquila, 1973), giornalista e scrittrice, firma del quotidiano «Il Centro», ha collaborato con importanti testate nazionali quali «Repubblica», è stata corrispondente dall’Abruzzo dell’Agenzia giornalistica Italia (Agi) e responsabile di vari uffici stampa. Autrice dei volumi L’Aquila e il polo elettronico. Retroscena di una crisi (2005), Nel nome di Celestino. Una nuova luce per L’Aquila (2009), San Pietro della Jenca. Il santuario di Giovanni Paolo II sul Gran Sasso d’Italia (2013), Storie di donne (2019), L’Aquila – Le 100 Meraviglie +1 (2019) e Pastori d’Abruzzo (2019). Nel 2018 ha vinto il premio “Racconti Abruzzo e Molise” con All’ombra della Jenca e il premio nazionale “Agape” per la cultura. Nel 2019 le sono stati conferiti il premio “Donna” per il giornalismo e la letteratura, il “Rotary international Agape Caffé letterari d’Italia e d’Europa” per la saggistica e il riconoscimento internazionale “Il giardino letterario”, vincitrice del premio “Verga d’argento” per la letteratura e lo Ziré d’oro, come personaggio dell’anno, per la cultura (2019), il premio internazionale “Adriatico, Un mare che unisce” per il giornalismo (2019) e il premio “Margherita d’Austria” per la saggistica (2020).

“Ponte poetico / Most poetycki”: poesia italo-polacca, volume antologico a cura di Izabella Teresa Kostka

Segnalazione di Lorenzo Spurio

La talentuosa e prolifica poetessa e scrittrice polacca Izabella Teresa Kostka, da tanti anni residente e attiva nel nostro Paese, ha recentemente curato un volume antologico bilingue italiano-polacco intitolato Ponte poetico / Most poetycki edito dalla Kimerik Edizioni di Patti (ME).

Il volume, come ricorda la Kostka nella nota introduttiva, è l’ulteriore segno evidente di un programma di iniziative e scambi culturali, volti al confronto e all’arricchimento collettivo, da lei inaugurato nel 2015 nel capoluogo meneghino con i primi riusciti e seguitissimi incontri del “Verseggiando sotto gli astri di Milano”. I numerosi appuntamenti che, nel tempo, si sono tenuti sotto questo importante evento hanno visto partecipare, al Centro di Ricerca e Formazione Scientifica “Cerifos” di Milano, un gran numero di poeti mediante la formula del reading ma anche di vere e proprie presentazioni di libri. «Il mio obiettivo» – annota la Kostka – «era quello di unire tutti i campi dell’arte, mostrare le diversità culturali e molte tendenze stilistiche spesso opposte». Aperta e particolarmente affine alle nuove tendenze stilistiche e contenutistiche della poesia contemporanea, la Kostka si è distinta, nel corso degli anni, quale una delle più attente sostenitrici del movimento letterario denominato realismo terminale, ideato e curato dal poeta Guido Oldani e teorizzato, tra gli altri, dal prof. Giuseppe Langella, docente dell’Università Cattolica di Milano.

L’antologia Ponte poetico / Most poetycki rappresenta, dunque, la realizzazione compiuta del sogno personale della Kostka, vale a dire quello di far interloquire – mediante i versi di numerosi poeti scelti – le due lingue, l’italiano e il polacco, le due culture, le due storie, i due mondi. Un progetto ardimentoso, dunque, ma necessario e particolarmente amato dalla Kostka, come spesso avviene quando – con esperimenti analoghi – si cerca di mettere su carta alcune delle sfaccettature identitarie della nostra persona. La Kostka, che è nata a Poznań (Polonia), dal 2001 risiede in Italia. Poetessa, scrittrice e promotrice culturale, ha conseguito la Laurea Magistrale in pianoforte classico con qualifiche pedagogiche presso l’Università Accademia di Musica di Poznań. Ha pubblicato dieci raccolte di poesia in lingua italiana e in versione polacca. Dal 2015 fa parte del movimento del realismo terminale e dal 2019 è ambasciatrice e portavoce ufficiale del medesimo movimento per la Polonia.

Ponte poetico / Most poetycki presenta al suo interno, dopo le prefazioni di Guido Oldani e Giuseppe Langella, una serie di poeti italiani (Giusy Càfari Panìco, Igor Costanzo, Sabrina De Canio, Tania Di Malta, Massimo Silvotti, Antje Stehn, Luca Ariano, Lorenza Auguadra, Umberto Barbera, Lucia Bonanni, Margherita Bonfilio, Gabriele Borgna, Maria Giuliana Campanelli, Pasquale Cominale, Rosa Maria Corti, Maria Teresa Infante, Gianfranco Isetta, Giuseppe Leccardi, Veronica Liga, Roberto Marzano, Massimo Massa, Raffaella Massari, Giacomo Picchi, Barbara Rabita, Maria Teresa Tedde, Tito Truglia, Patrizia Varnier assieme ai due prefatori e alla curatrice stessa del volume) le cui opere sono tradotte in polacco dalla Kostka e una serie di poeti polacchi (Daniela Karewicz, Teresa Klimek Janota, Katarina Lavmel (Katarzyna Nazaruk), Anna Maria Mickiewicz, Jolanta Mielcarz, Olaf Polek, Krzysztof Rębowski, Marian Rodziewicz, Bogumiła Salmonowicz, Eliza Segiet, Alex Sławiński, Izabela Smolarek, Józefa Ślusarczyk – Latos, Tadeusz Zawadowski) che, al contrario, sono riproposti nella nostra lingua sempre grazie all’operazione interpretativa e di traduzione del testo operate dalla curatrice. In totale nel volume sono raccolte le esperienze letterarie di quarantaquattro poeti.

La poetessa e critico letterario fiorentino Lucia Bonanni – che figura antologizzata nel volume – ha recentemente redatto un lungo testo critico di analisi e approfondimento su questo progetto della Kostka dal quale risulta utile citare alcuni estratti a continuazione per meglio comprendere il taglio, le peculiarità e la forza espressiva di tale lavoro. In merito all’azzeccata quanto chiara scelta del titolo del lavoro della Kostka, quella del ponte, che evoca l’idea dell’avvicinamento e della coesione, la Bonanni ha scritto: «Nell’immaginario collettivo il ponte rappresenta un qualcosa che unisce unità tra loro distanti, ma distinte ossia rimanda al concetto metaforico di quanto l’Uomo è riuscito a costruire per andare oltre, questo anche nella dimensione interpersonale e in quella psichica in considerazione di vari punti di vista come ad esempio quello antropologico, archetipico, letterario e dialogico nonché l’attrazione verso l’altro da sé l’oltre, l’ignoto, lo sconosciuto e il diverso in modo da poter usufruire di questo spazio di transizione, attuando la comunicazione e l’incontro. […] questo Ponte poetico fa da collegamento tra il passato e il futuro di una nuova identità artistica, divenendo memoria di interazione culturale».

Particolare attenzione è stata posta da Bonanni alla poesia “La favola” di Guido Oldani che «narra della cementificazione selvaggia che ha invaso le zone liminari dei centri abitati, distruggendo le realtà rurali e con esse la flora e la fauna». Il tema ecologico – importante all’interno del volume – viene ripreso anche dal prof. Langella nella sua poesia “Il business dell’eolico”. Alcune liriche sono dedicate al dramma del terremoto, vi sono anche componimenti che rimembrano la tragedia nucleare di Černobyl con la distruzione di Pripyat e la tossicità diffusa su mezza Europa, l’edificazione massiccia, l’inquinamento, l’azione distruttiva e malevola dell’uomo sull’ambiente. Temi importanti e inscindibili dalla poesia quali l’amore, la memoria, il recupero dell’infanzia, lo scorrere del tempo, la solitudine e il silenzio (l’incomunicabilità e la disattenzione), la vanità, la durezza del lavoro nei campi, l’emarginazione dei mendicanti e dei disadattati in generale, ampliano la ricca trama di contenuti di questo lavoro corale e internazionale.

Lorenzo Spurio

Jesi, 03-12-2020