E’ uscito “Liriche scelte” di Ada Negri che contiene una selezione dell’opera della poetessa ravennate

La casa editrice milanese Miano Editore ha recentemente dato a conoscere l’uscita del volume Liriche scelte della poetessa ravennate Ada Negri – omonima della nota poetessa accademica lodigiana del Secolo scorso – all’interno della prestigiosa collana “Analisi Poetica Sovranazionale del Terzo Millennio”. Il volume è arricchito dalle prefazioni di Enzo Concardi, Michele Miano e Mario Santoro.

Nella dotta e particolareggiata prefazione del critico letterario Concardi leggiamo: “Se vogliamo fare un tuffo nel passato, ma un passato di grande valore, possiamo seguire Ada Negri nel suo amore per la classicità, che è l’argomento, lo stile, il sogno di questa prima sezione del libro. Sono testi d’altri tempi, nel senso che tale genere di poesia non è propria dei contemporanei e costituisce un viaggio comunque di scoperta per l’autrice, catturata e incantata dal mondo greco-latino.

La lirica è descrittiva e neoclassica, raffigurando, in modo quasi classificatorio, le conquiste artistiche e civili di quelle culture, la cui grandezza è per la poetessa eterna e universale. È altresì una lirica oggettiva, che lascia poco spazio ai sentimenti personali, in quanto, forse, l’intento della scrittura è didascalico e rivolto a trasmettere il vero e il bello secondo i parametri antichi. I tesori ellenico-romani sono cantati per il mito che rappresentano, il fascino che ancora emanano, la forza epica delle opere.

Anche la scelta di scrivere quasi sempre con l’uso di strofe tradizionali, costituite da quartine in rima, fa parte del canone neoclassico riesumato per l’occasione. Fanno eccezione alcune composizioni, come ad esempio la Parodia della tragedia greca. “Antigone” di Sofocle, che ha una struttura dialogica tra Ismene, Antigone e il Coro; e Il classicismo nella poesia di Giosuè Carducci, che invece d’avere le quartine con rima a-b / c-d si sviluppa con un rimare a-c / b-d. Così troviamo in Crociera in Grecia,strofe di questo tipo: “…Aleggiava una vaga atmosfera / trepidante tra sogno e chimera. / Ci sembrava di vivere ancora / con Omero una fulgida aurora”. Mentre nell’omaggio al Carducci: “…Nelle ‘Elleniche’descrisse, / con profonda competenza, / gli elementi che rivisse / con piacevole frequenza…”.

Il suo percorso culturale-classico inizia proprio dai banchi di scuola. Ricordando quel periodo formativo scrive: “Per me il classicismo è innato …// A scuola mi fu sviluppato / con notevole risultato: / mi piacquero Greci e Romani / coi loro costumi lontani…”.

Qui accenna anche alle opere immortali dei classici, all’origine della nostra lingua dagli etimi greco-latini, allo splendore di quelle civiltà che coltivarono scienza, filosofia e le arti. Continua poi con un viaggio in Grecia per toccare con mano ciò che aveva studiato sui libri: rimane colpita da zone archeologiche mai viste, a cui seguono altre mete, come Rodi con l’Afrodite, Olimpia, Delfi, Sparta, Micene, l’Acropoli, ove immagina le abitudini care a Socrate. Indi tutti i monumenti e i colonnati di Atene storica, l’Attica e il Peloponneso. Un’altra lirica è dedicata a La parola, alla sua funzione nella vita della comunicazione, alla sua importanza come mezzo per trasmettere pensieri, messaggi, stati d’animo, sentimenti tra le persone e lessico in cui il popolo si riconosce. Troviamo nel libro anche una lunga composizione riservata a Il classicismo nella poesia di Giosuè Carducci, dove ripercorre le tappe della sua esistenza riferite al propugnato ritorno al classicismo e al suo patriottismo.

 Ora scomodiamo un grande della letteratura per attestare assonanze d’interessi neoclassici. Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) pubblica nel 1795 le Elegie romane, venti pezzi poetici in esametri e, nella prima elegia esalta la grandezza di Roma: “… Sì, qui un’anima ha tutto, fra queste divine tue mura, / eterna Roma!…// Tuttor chiese e palagi, rovine contemplo e colonne…// In vero, o Roma, un mondo sei tu; ma pur senza l’amore / non saria mondo il mondo, e nemmen Roma, Roma” (da Elegie romane, Giusti Editore, Livorno 1896, Traduzione di Luigi Pirandello). Ada Negri scrive una lunga Ode a Roma in cui risuonano anche questi versi: “… Palazzi e templi, archi e colonne, / attestan l’opera davvero insonne, / livelli alti di vita civile, / il culto del bello e un tipico stile”.

 Quindi “Roma caput mundi”esercita in ogni epoca e su chiunque un fascino indiscutibile: nel nostro caso l’autrice rimane integralmente legata al classicismo, mentre Goethe inserisce nel giudizio finale l’elemento sentimentale dell’amore e si proietta verso il Romanticismo, creativo e non imitatore di poesia”.

Ada Negri è nata a Conselice (RA) e residente a Ferrara, laureatasi in lettere classiche a Bologna, ha insegnato per oltre trent’anni greco e latino nei Licei. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Viole del pensiero (1993), …E la luce fu (1994), Il mare della vita (1996), Paesi e città del cuore (1997), I girasoli (1998), Opera Omnia (1999), Realtà e fantasia (2000), Verso il terzo Millennio (2001), Il fascino di Ferrara (2002), La bandiera italiana (2002), La Vita Umana (2003), Arcobaleno (2004), Nuova stagione poetica (2010); i testi di saggistica: Litterarum latinarum fragmenta (1999), Il kommós delle «Coefore» di Eschilo (2000), Limpide voci (2001), Saggi classici (2003), Saggi ferraresi (2003), Sintesi storico-letteraria dell’età ellenistica e greco-romana (2006), L’Età Classica della Grecia antica (2009), L’età Jonica della Grecia antica (2017). La biografia e l’attività letteraria di Ada sono trattate in due monografie curate da Fulvio Castellani: Dentro e attraverso la quotidianità (2003), Il racconto di una vita (2006).

I Premio “Pro Loco Nocera Inferiore” in memoria di Domenico Rea.

La Pro Loco “Nocera di tutti”, con il patrocinio del Comune di Nocera Inferiore e in collaborazione con la Mondadori Bookstore, della cooperativa “Leggere:Tutti” e con l’APS “Le Ragunanze” di Roma, bandisce la prima edizione del Premio Letterario “Pro Loco Nocera Inferiore” con la volontà di promuovere la diffusione della scrittura e del patrimonio culturale del territorio locale e nazionale.

L’edizione 2021 è intitolata allo scrittore e giornalista napoletano Domenico Rea (1921-1994). La famiglia di Domenico Rea si trasferì nel 1924 a Nocera Inferiore, allora piccola cittadina alle pendici dei Monti Lattari e luogo d’origine del padre Giuseppe, ex carabiniere. E fu proprio lì che lo scrittore prese consapevolezza del proprio talento grazie alle influenti amicizie: il frate francescano Angelo Iovino che gli trasmise la passione per i novellieri trecenteschi, lo psichiatra Marco Levi Bianchini, Luigi Grosso, uno scrittore anarchico confinato dal regime fascista a Nocera Inferiore e Pasquale Lamanna, raffinato uomo di lettere che insegnò al liceo di Castellammare. Al Centro di ricerca per la tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia sono conservati circa quattordici quaderni, che vanno dal 1937 e il 1940, più un numero notevole di fogli sparsi, che testimoniano come per Rea scrivere era un bisogno vitale e persistente. Queste sua innata passione diede lustro a Nocera Inferiore con una produzione di grande rilievo. In contatto con i più famosi intellettuali del suo tempo, nel nostro panorama letterario occupò un posto di primo piano. Dalla sua ultima opera, Ninfa plebea, venne ricavato l’omonimo film che mette in luce i tempi drammatici degli anni Quaranta; la storia presenta scorci e personaggi del contesto territoriale che corrisponde all’agro nocerino-sarnese. Nofi, nella finzione letteraria, è la città di Nocera Inferiore. Ed è qui che è nata e agisce la Pro Loco che bandisce il presente premio.

SEZIONI DI PARTECIPAZIONE

  • POESIA

Poesia edita a tema libero

Poesia inedita a tema libero

Poesia inedita a tema dedicato con opzioni fra quelli indicati “le mie radici”, “Napoli fra luci ed ombre” “Il tempo sospeso”

Va inviata una sola poesia fra le tre sezioni indicate.

  • NARRATIVA

Racconto edito a tema libero

racconto inedito a tema libero. I racconti non devono superare le quattro cartelle, spazi inclusi, a carattere Times New Roman 12

Ogni autore può partecipare per le due sezioni con un solo racconto.

CONTRIBUTO DI PARTECIPAZIONE

Per la partecipazione si richiede, a copertura delle spese di segreteria, il contributo di 10 (dieci) euro da versare a mezzo bonifico su c/c bancario intestato a Pro Loco “Nocera di Tutti”

IBAN:     IT  66 X 03111 76270 000000001169

Causale: Contributo di partecipazione Premio Letterario Pro Loco Nocera Inferiore

N.B.: Gli autori che intendono partecipare tanto alla sezione POESIA, quanto a quella di NARRATIVA, debbono versare una quota di 15 (quindici) euro.

MODALITA’ DI SPEDIZIONE DEGLI ELABORATI

Gli elaborati vanno spediti al seguente indirizzo e-mail: noceraprolocoditutti@gmail.com dal 10 Febbraio 2021 al 30 Maggio 2021

I testi vanno inviati in due file, in formato PDF:

  • PDF n.1: Deve contenere i propri dati anagrafici e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali contenuti in base all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003 e all’art. 13 del Regolamento UE 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali. La dichiarazione dev’essere firmata.
  • PDF n.2: Dev’essere privo di dati identificativi, va inserito esclusivamente il testo dell’opera.

Eventuali altri testi vanno inseriti in un altro file PDF.

Nel corpo della mail con i dati personali, vanno indicati tutti i dati utili, compresa l’autorizzazione al trattamento dati.

COMMISSIONE GIUDICATRICE

Gli elaborati saranno giudicati da una giuria qualificata costituita da esperti del settore. Presiede la giuria, Fiorella Cappelli, scrittrice, poetessa, giornalista e collaboratrice di “Leggere:Tutti“.

Nella giuria d’onore ci sarà la poetessa di fama nazionale ed internazionale, Michela Zanarella.

A loro insindacabile giudizio in collaborazione con il gruppo dei giurati, le opere saranno valutate e premiate. Il materiale non sarà restituito.

CLASSIFICHE E PREMI

Per il primo posto di ogni sezione un cofanetto “Smartbox” (pausa relax) per due persone per percorso presso una SPA, per un giorno. Il racconto e la poesia classificati al primo posto, saranno pubblicati sulla rivista letteraria “Leggere: tutti”

Per il secondo posto di ogni sezione una ceramica vietrese

Per il terzo posto di ogni sezione una targa ed una stampa.

Dal quarto al decimo posto, gli autori selezionati riceveranno una pergamena.

Il bando completo è reperibile sul sito www.proloconocera.it

La premiazione si prevede nella prima decade di giugno presso il chiostro del Comune di Nocera Inferiore.

I premiati, considerati fra i primi dieci finalisti per ogni sezione, saranno avvisati per via mail.

Durante la serata saranno resi noti i risultati della classifica. I finalisti riceveranno il premio solo se presenti alla cerimonia o per mano di un loro delegato.

Le spese di viaggio saranno a carico personale dei partecipanti che potranno usufruire di alcune strutture alberghiere della zona con cui siamo convenzionati.

Si ribadisce che le opere vanno inviate in formato PDF in due file separati, uno con le opere ed il titolo ed un altro con i dati personali, in cui si indica che le opere sono frutto della propria creatività. Facendo riferimento alla normativa corrente sulla privacy si deve precisare l’accettazione al consenso della cessione dei dati personali. Aderendo al bando, lo si accetta nella sua complessiva articolazione.

La Presidente della PRO LOCO “NOCERA DI TUTTI”

Giuseppina Esposito

Esce “Nei giardini di agapanthus”, antologia a cura di Massimo Pasqualone

Articolo di Lorenzo Spurio

Dopo la riuscita iniziativa editoriale voluta dal critico letterario abruzzese prof. Massimo Pasqualone dal titolo Oltre il silenzio. La parola al tempo della pandemia che ha visto partecipare nei mesi scorsi un totale di centoquindici poeti e scrittori diffusi su tutta la Penisola, esce in questi giorni un nuovo progetto. Si tratta della corposa antologia dal titolo Nei giardini di agapanthus. L’amore al tempo della pandemia, edita per i tipi di Teaternum di Sambuceto. Questo nuovo volume raccoglie le meditazioni di oltre novanta scrittori da tutta Italia, con la copertina di Eugenia Tabellione. Il nuovo volume – sempre sotto l’egida attentissima e la dotta curatela del prof. Pasqualone – si apre con un suo intervento critico dove si domanda: “Che cosa resterà dell’amore dopo la pandemia?” e a tale interrogativo – così difficile eppure necessario – cerca di far prevalere ragioni di speranza che possano dettare una sorta rigenerazione – non solo fisica, ma anche emotiva – difatti così annota: “Che cosa del noi, della relazione, dello stare insieme dopo che questo tempo sospeso sarà finito e le ore riprenderanno il loro cammino usato? Gli è che torneranno le parole, le parole abbraccio, bacio, noi, insieme, le parole amore, amicizia, relazione. Torneranno le parole, tornano sempre le parole si fanno speranza, sorriso, io/tu, sanno di vita, di futuro, di domani, sanno di poesia, di fuoco, di fango, di te. Torneranno le parole, tornano sempre. Nei giardini di Agapanthus, i poeti e gli scrittori, i saggisti e gli entronauti hanno dato vita ad una meravigliosa sequela di riflessioni sul tema, perché l’amore al tempo della pandemia è lo stesso del prima e del dopo pandemia, l’amore è, è stato e sarà. Sempre e comunque.”

Nell’opera – che presto verrà presentata nel contesto spagnolo, a Fuerteventura (Canarie) – sono presenti contributi di Elvio Angeletti, Stefania Barile, Santina Bartolomei, Ecle Bonifacio, Martina Anna Buffa, Paolo Caioni, Lilliana Capone, Giustino Carinci, Antonietta Aida Caruso, Matteo Casale, Elba Casasanta, Cesarina Castignani Piazza, Fabio Castrignano, Ersilia Daniela Cataldo, Gabriella Cesca, Annalena Cimino, Luca Clemente Cipollone, Isabella Cipriani, Claudio Cirinei, Giuliano F. Commito, Franco Criscuolo, Antonio Crivellari, Claudia D’Angelo, Laura D’Angelo, Nicola D’Angelo, Sandra De Felice, Concezio Del Principio, Grazia Depedri, Nico De Simone, Silvio Gabriele Di Cecco, Gabriele Di Donato, Pierlisa Di Felice, Annamaria Di Lorenzo, Mario Di Paolo, Massimo Di Prospero, Monica Ferri, Caterina Franchetta, Maddalena Frangioni, Lilla Giancaterino, Mauro Giangrande, Elisabetta Grilli, Michele Illiceto, Flora Alberta Lembo, Antonio Lera, Lucia Lo Bianco, Giulia Madonna, Mario Monachesi, Lidia Mongiusti, Maria Carinta Naccarella, Gabriella Paci, Leda Panzone Natale, Maria Luisa Parca, Miriam Pasquali, Giovan Pietro Passoni, Giuseppina Pelliccione, Monica Pelliccione, Annita Pierfelice, Anna Polidori, Maria Tommasa Primavera, Annella Prisco, Maria Pia Putignano, Irma Radica, Paola Ranalli, Bruno Ricci, Manuela Roberti, Bianca Maria Romano, Antonella Roncarolo, Anna Rossetti, Angela Rossi, Annagrazia Ruscitti, Bruno Sambenedetto, Diana Scutti, Estela Soami, Mirella Spinello, Lorenzo Spurio, Don Marcello Stanzione, Eugenia Tabellione, Sandra Vannicola, Tiziano Viani, Ciro Giovanni Vittorio, Antonio Zenadocchio.

LORENZO SPURIO

“Lettura di testi di autori contemporanei” vol. 5 di Nazario Pardini. Recensione di Lorenzo Spurio

Recensione di Lorenzo Spurio

È appena uscito, per le edizioni The Writer, il nuovo corposo volume del poeta, scrittore e critico letterario toscano Nazario Pardini che raccoglie la sua attività critica, di lettura e approfondimento, su testi e autori italiani della nostra età. Si tratta del quinto volume che viene pubblicato sotto il titolo “Lettura di testi di autori contemporanei”, collettanea di studi critici, saggi, recensioni, commenti e vari altri generi di testi dove Pardini ha fatto dell’atteggiamento speculativo, elucubrativo e di scandaglio lessicale le sue prerogative principali. Il macilento volume, che conta ben 1055 pagine, (un vero catalogo, si dirà, ben al di là di un’enciclopedia chiusa, essendo l’opera in continuo divenire data l’attività frenetica e instancabile del Nostro) è stato pubblicato in seno alla collana di saggistica “Il Melograno” e ricostruisce, nelle pagine che lo compongono, il repertorio attento di tutte le sue disamine e investigazioni critiche – soprattutto nel mondo poetico ma non solo – compiute nel corso degli ultimi due anni. In copertina, infatti, viene bel delineato il periodo (2018-2020) nel corso del quale i testi sono stati vergati e poi – chiaramente – diffusi tanto in rete, sul suo spazio frequentatissimo (il blog “Alla volta di Lèucade”), che in cartaceo quale preambolo critico ai testi che ha inteso presentare, in molteplici prefazioni, postfazione, note di lettura e altro ancora. Un consuntivo su carta e in un volume unico – agevole, per quanto la copiosità delle pagine lo rende formalmente “pesante” – che compendia l’intensa e assai apprezzata carriera di critico letterario e che si misura con testi in genere medio-brevi in cui l’autore – moderno Virgilio che accompagna in un percorso sconosciuto – prende per la mano il lettore facendogli vivere mille storie, percorrere tragitti diversi, tra le pieghe delle esistenze altrui che sono riflesso anche delle Nostre.

Non è possibile presentare in questa sede i tanti contenuti raccolti nel volume perché ciascuno meriterebbe il giusto spazio, tanto è democratico l’apporto di Pardini alla letteratura, ben restio a vedute settarie o di congreghe particolareggiate, di supposte aristocrazie poetiche e di circoli elitari. Dispensa con generosità e grande acume il suo sapere, indistintamente, a tutti quei poeti e autori – che, sì, reputa validi – gli propongono in lettura i suoi testi sapendo di trovare in lui, oltre che una persona magnanima e attenta, anche un vero e proprio oracolo. Ma anche un chirurgo delle emozioni. La sua penna attenta e sempre circostanziata non manca, neppure, in molti ambiti, di relazionare gli scritti e i versi degli autori a noi contemporanei con alti nomi della classicità e, finanche, con rimandi – sempre apprezzati – al mondo mitologico e della tradizione greco-romana.

La piccola immagine che sembra posta “ad incastro” nella cover si riferisce a un particolare di una raffigurazione miniata del periodo medievale. In essa è ritratto Sant’Agostino e Volusiano e fa riferimento al “Amanuense di Vichy” del XII secolo, opera conservata nell’Archivio Diocesano di Vichy, in Francia. È, in effetti, proprio quella dell’amanuense contemporaneo la figura di Pardini: non solo ricopiatore di versi (tanti ne vengono citati e richiamati nelle sue scritture) ma chiosatore, commentatore, osservatore e analista stesso del testo. Oltretutto, ed era questo lo scopo primario dei laboratori di scrittura in seno a biblioteche di conventi ed abazie, la sua attività – scrittoria – è tesa a una raccolta sapienziale di note e informazioni, per una raccolta dello scibile che possa avere testimonianza nelle epoche successive. È per tale ragione che un’opera come questa non è un archivio (una sterile raccolta, fissa e soggetta al decadere della polvere) quanto, piuttosto, un museo molto frequentato. Mi piace richiamare il contesto museale, più che quello ben più attinente del mondo bibliotecario, perché in effetti i suoi testi vanno al di là della letterarietà dello scritto, promanano liricità anche da un punto di vista meramente artistico, visuale, di creazione dell’opera e di figuratività.

Nel volume, oltre a un ricco numero di interventi critici di Pardini su altrettante opere poetiche, sono presenti numerosi testi critici che, invece, di riflesso, altri hanno scritto su di lui, tra cui un mio intervento dal titolo “Il colloquio con Thanatos. Il poeta toscano Nazario Pardini nell’ultimo volume della trilogia dell’approccio “ai dintorni” della vita” già apparsa su “Blog Letteratura e Cultura” il 31 gennaio 2020 e dalla quale – molto generosamente – l’Autore ha anche estratto un frammento che ha deciso di inserire nella quarta di copertina del suddetto volume.

Tra gli autori a cui Pardini ha dedicato sue riflessioni in questo volume, cito ad libitium (senza pretesa né velleità alcuna) dacché per extenso sarebbe complicato e didascalico: Ester Cecere, Claudia Piccinno, Antonio Spagnuolo, Carmelo Consoli, Anna Vincitorio, Orazio Antonio Bologna, Gianni Rescigno, Francesco D’Episcopo, Luciano Domenighini, Maria Grazia Ferraris, Maddalena Leali, Rossella Cerniglia, Edda Conte, Enzo Concardi, Marisa Cossu, Pasquale Balestriere, Sandro Angelucci, Ugo Piscopo, Umberto Cerio, Vittorio Verducci, Michela Zanarella, Pasqualino Cinnirella, Patrizia Stefanelli e Carmen Moscariello.

Un corposo tomo che va, dunque, in doppia direzione: la critica di Pardini sui testi di autori contemporanei e quella di questi ultimi sulle sue opere poetiche, in un diorama di vedute assai diversificato, esegesi a tratti particolareggiate, in altri casi lievemente didattiche e concentrate attorno a linee sinottiche che rappresentano le chiavi di svolta delle rispettive opere. In questa interrelazioni di voci, nessuno sale in cathedra, ed è questa la cosa bella di questo libro dove, ciascuno con le proprie competenze e l’acquisizione di un linguaggio più confacente al suo narrato, trasmette su carta sensazioni e amplia riflessioni, tutte in qualche modo collegate – in origine o in divenire – alla prolissa e mai scontata opera di un grande della letteratura nostrana, qual è Pardini.

Lorenzo Spurio

Jesi, 13/02/2021

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“Profumo di fascismo e sali del Mar Morto” di Vittorio Pavoncello, recensione di Lorenzo Spurio

Recensione di Lorenzo Spurio

Profumo di fascismo e Sali del Mar Morto è il titolo del nuovo romanzo dello scrittore e artista romano Vittorio Pavoncello, pubblicato da poco per i tipi di All Around edizioni nella collana Flipper. Un titolo che di certo non passa inosservato, tanto per la presenza della parola ingombrante di “fascismo” che richiama cupe pagine della Storia nazionale, quanto per l’ambigua congiunzione di piani sensoriali diversi (quello olfattivo, nella parola di “profumo” e quello del gusto dalla parola “Sali”) oltre che un’iterazione curiosissima dal punto di vista meramente geografico: dal contesto italiano, embrione e culla del fascismo stricto sensu, all’esotismo, invece, del medio Oriente nel riferimento al Mar Morto.

Va subito detto che è un romanzo sui generis, senz’altro molto particolare, non tanto nei contenuti – che traggono dalla storia e dall’esigenza della memoria il motivo trainante dell’opera – ma proprio nella diversificazione di stili impiegati. È lo stesso autore ad avvertirci, sin dalle prime pagine, che quel che il lettore ha tra le mani “non è un romanzo” poiché, chiarisce poco dopo, “sono parole costrette a farsi narrazione per esistere”. Vi sono piani temporali diversi che vengono richiamati, in un dialogo serrato e continuo tra la storia – tanto quella familiare che collettiva – e l’attualità. L’autore, infatti, ha dedicato le pagine di questo libro a suo nonno, Vittorio Emanuele Pavoncello, uomo che a causa dei deliri del regime totalitario, mai poté conoscere. Vittorio Emanuele Pavoncello era nato a Roma il 30 giugno 1893, venne arrestato nel 1944 e, dopo un periodo di detenzione in un carcere romano, venne smistato nel campo di Fossoli. Fu deportato in uno dei lager dell’infamia più noti, Auschwitz, dove giunse nel giugno del 1944 dopo quattro giorni di viaggio su un convoglio ferroviario. Morì, come ricorda la puntuale scheda biografica presente nel volume, appena tre mesi dopo. Vengono tracciate con linee sicure, cariche di mesto affetto verso una figura che si percepisce cara, pur non avendola mai potuta avvicinare fisicamente, alcuni degli aspetti cruciali della vita dell’uomo e della sua famiglia.

La narrazione si focalizza e si esplica dal di dentro e non dall’esterno come molta critica indifferenziatamente nel corso del tempo ha fatto, per narrare le tristi vicende di una famiglia ebrea, nel contesto della capitale italiana, nel periodo della firma delle schizofreniche e pericolose Leggi razziali. La narrazione si fa ora storia, ora canto, soprattutto ha la forma della denuncia convinta verso un mondo vetusto e illiberale che ha condotto a uno dei bagni di sangue più spaventosi di sempre e che ha tentato di relegare nel ghetto la popolazione e la cultura ebraica.

Un volume che è lucido testamento, ma anche ricerca storica tra i documenti dell’epoca, attento nelle descrizioni e al contempo mai pesante per il fruitore. Con l’espediente di un dialogo ultracorporeo, quasi in un rapporto medianico che non conosce limiti di spazio né tempo, l’autore intrattiene una fitta conversazione con suo nonno. Lo sente parlare, gli pone domande, c’è un confronto continuo che è, in altri termini, quello che l’autore forse avrebbe condotto se ne avesse avuto le possibilità. Il tutto è cadenzato da risposte che non sono mai evasive ma, al contrario, ricche di riferimenti, citazioni a opere, richiami di persone, tante dell’universo familiare che sociale, precetti e rituali tipici della cultura ebraica. Utilissimo risulta il glossario-lista dei nomi nella parte centrale del libro rivolto ad ambiti, costumi, pratiche e personalità del mondo ebraico, che aiutano la comprensione di alcune vicende e terminologie.

È un romanzo perché della fiction ha questa impalcatura espressamente ricercata e voluta dall’autore che gli consente di rapportarsi all’augusto progenitore, eppure è anche un’agile e mai semplicistica dissertazione storica, finanche un’analisi lucidissima su quanto l’impegno dell’uomo, il suo senso di consapevolezza e il suo monito di responsabilità siano delle piante vulnerabili, che la collettività deve curare, nutrire e far crescere e prosperare. Difatti viene chiarito sin dalle prime pagine l’intento del volume, che non è tanto meramente personale quanto corale o, ancor meglio, sociale: “Le pagine che seguono sono una vicenda di famiglia, la mia, e non solo la mia”.

La narrazione – e l’idea stessa del libro – parte da un episodio quanto mai preoccupante accaduto nel 2019 quando l’immagine della ministra alla Giustizia di Israele, Ayelet Shaked, venne diffusa in uno spot pubblicitario (quanto elettorale) mentre si spruzzava addosso il profumo “Fascism”; episodio, questo, che oltre a campeggiare sulla stampa mondiale, aprendo a commenti indignati, polemiche e originando prese di posizione durissime, ha esasperato lo stesso autore. Ed è il profumo di quella stessa ministra che Pavoncello richiama nel titolo del libro, dove pure può essere letto nei termini di uno spauracchio, di una presenza latente di quell’ideologia che spesso riaffiora con rigurgiti spaventosi e inaccettabili.

Il negazionismo – che è la peggiore forma di un revisionismo storico, sempre e comunque insostenibile perché fazioso – è il punto nodale di questa opera di Pavoncello nel corso della quale ben si percepisce l’animo mesto del Nostro, la riprovazione, lo sdegno, finanche la sfiducia verso una società tendenzialmente disattenta, improntata più a un lassismo diffuso (si veda il riferimento alla manifestazione di convinti assertori no-Covid) e alla facile persuasione per leader apparentemente carismatici. Tutto ciò che, nel secolo scorso, ha condotto il nostro Paese a vivere un ventennio di privazioni, violenze, negazioni della persona, che avrebbe condotto la Nazione a una grande ecatombe e rovina. “Profumo”, quello fascista, a suo modo assimilabile agli “olezzi” nazisti e agli “aromi” ingloriosi di ogni altra dittatura che la vecchia Europa ha vissuto, esportato anche quale supporto in guerre civili, come fu il caso della guerra in Spagna.

In questo percorso di recupero della memoria in relazione alla comunità ebrea Pavoncello richiama nomi importanti quali, ad esempio, Taché Gaje Stefano, il bambino di appena due anni che rimase vittima dell’attentato alla Sinagoga di Roma nel 1982 (ricordato recentemente in un discorso anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella), il rabbino capo della Sinagoga di Roma Elio Toaff e la scrittrice Lia Levi, autrice della Trilogia della memoria (2008) che raccoglie tre narrazioni che si dipanano nel contesto della promulgazione delle tristemente note leggi razziali.

Pavoncello con questo libro non solo tenta di ricostruire pagine fosche (e incancellabili) del passato della sua famiglia, attorno soprattutto alla figura del nonno, suo omonimo (con l’aggiunta del nome Emanuele; erano tempi, quelli di onomastiche sabaude) ma si spinge ben oltre. Difatti dà al suo avo voce. Gli consegna, pur se attraverso la parola scritta, una seconda vita. Lo fa parlare, ce lo narra in prima persona, tra sue tribolazioni e perplessità per il momento storico che visse, ne rintraccia comportamenti, dialogici, pensieri. “Molti sopravvissuti ai campi sono tornati e hanno parlato. Tu sei fra quelli che taceranno per sempre. Ho deciso, però, che questo leggero vento che agita le foglie sarà la tua voce. Io so tradurre il vento in voce e la voce in parole”. Ed è così che la narrazione s’adagia sulle forme invisibili di un passaggio – quello del vento – invisibile all’occhio, ma in grado di mutare l’ambiente in cui s’insinua. Piante che pendono, foglie che vibrano, passaggi d’aria che portano polvere, sono il filo conduttore di un colloquio intimo e amoroso con il proprio avo, sull’onda di un’aria che circola misteriosa, ma che può essere tradotta come l’autore ha fatto mirabilmente.

LORENZO SPURIO

E’ severamente vietato copiare e diffondere, su qualsiasi tipo di supporto, il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. La citazione, con gli opportuni riferimenti ad autore, blog, data e link è, invece, consentita.

Letture poetiche sull’amore. L’appuntamento il 14 febbraio con l’iniziativa dell’Ass.ne Euterpe

Nella giornata del 14 febbraio l’Associazione Culturale Euterpe darà pubblicazione sulla pagina Facebook le poesie a tema sull’amore degli autori che vorranno partecipare a questa iniziativa online. Le poesie dovranno essere di propria unica ed esclusiva produzione. Assieme alla poesia (lunghezza massima 40 versi, non in dialetto né lingua straniera) è richiesto di allegare una foto (di propria produzione o, se presa dalla rete, libera da diritti), collegata al tema in oggetto. I testi dovranno essere privi di offese alla morale, religione e scevri da contenuti ideologici, pornografici, xenofobi o volti a denigrare o marginalizzare, l’Associazione – a suo unico e insindacabile giudizio – è libera di decidere di non pubblicare opere che non ritiene consone.L’invio va fatto alla mail: ass.culturale.euterpe@gmail.com – indicare anche il proprio nome e cognome. Le poesie e le foto verranno pubblicate nella giornata del 14 febbraio. Le sole partecipazioni che perverranno nelle ultime ore della giornata verranno pubblicate nella mattinata del giorno successivo. Non ci saranno proroghe di partecipazione.