Il premio Cervantes a Ana María Matute

Il re Juan Carlos di Spagna ha consegnato stamattina alla scrittrice catalana Ana María Matute presso l’università di Alcalá de Henares il premio Cervantes, massimo riconoscimento spagnolo per la letteratura.  E’ la terza donna che riceve il premio Cervantes da quando venne istituito (le altre due furono la filosofa María Zambrano e la poeta cubana Dulce María Loynaz). Alla cerimonia era presente anche la regina Sofia, il presidente del governo Zapatero, il ministro della cultura e varie altre autorità. Il ministero della cultura concede il premio Miguel de Cervantes, donando una somma pari a 125.000 Euro a «los escritores que contribuyen con obras de notable calidad a enriquecer el legado literario hispánico» («gli scrittori che contribuiscono con opere di notevole qualità ad arricchire il patrimonio letterario spagnolo»).  La signora Matute si identifica completamente all’interno di questa definizione.

La scrittrice nacque a Barcellona nel 1925. E’ considerata una delle scrittrici spagnole viventi più grandi. Il suo primo libro, una raccolta di racconti venne pubblicato all’età di sedici anni e il primo romanzo, Los Abel, venne pubblicato nel 1948, all’età di ventidue anni. La sua produzione narrativa ha abbracciato generi diversi tra cui il racconto breve, il romanzo storico, il romanzo sociale e il romanzo fantasy. Tra i suoi romanzi più importanti figurano Los Abel (1948), En esta tierra (1955), Los hijos muertos (1958), Los soldatos lloran de noche (1963), Olvidado rey Gudú (1996) assieme a un gran numero di racconti raccolti recentemente nell’opera La puerta de la luna. Cuentos completos (2010).

La Matute (84 anni) dall’aspetto fragile e distinto, dai capelli canuti ma l’occhio vigile seduta sulla sua sedie a rotelle, in occasione del conferimento del premio ha tenuto un interessante discorso difendendo l’invenzione, elemento necessario nella vita dello scrittore.

La scrittrice ha aperto il suo discorso dicendo di non essere avvezza a tenere discorsi, riconoscendo che aveva un po’ di paura e ha aggiunto che avrebbe preferito di gran lunga scrivere tre romanzi e venticinque racconti tutti d’un fiato piuttosto che tenere un discorso. La scrittrice ha continuato parlando della sua fascinazione giovanile per i cuentos de hadas (favole), dei racconti che esordivano con il famoso Erase una vez (C’era una volta) per finire poi a definire la letteratura «el faro salvador de muchas de mis tormentas» («il faro di salvataggio di molte dei miei tormenti»)

Ha inoltre riconosciuto il cuento (il racconto) come il genere letterario più grande: «En España se empieza a reconocer en el cuento, en el relato corto, el valor y la importancia que merece» («In Spagna si inizia a riconoscere al racconto, alla narrazione breve, il meritato valore e la meritata importanza»).

Poi è passata a parlare della guerra civile che scoppiò in Spagna quando lei aveva appena undici anni. Quello fu il momento in cui venne a contatto con l’orrore e la violenza della guerra: «por primera vez vi la muerte, cara a cara, en toda su devastadora magnitud; no condensada, como hasta aquel momento, en unas palabras – “el abuelito se ha ido y no volverá..” – sino a través de la visión, en un descampado, de un hombre asesinado. Y conocimos el terror más indefenso: el de los bombardeos» («per la prima volta venni a contatto con la morte, faccia a faccia, in tutta la sua forza devastante, non nella sua forma concentrata come nel momento in cui ti comunicano –“il nonnino se ne è andato e non ritornerà..”- ma per mezzo della visione, in uno spiazzo, di un uomo assassinato. Venimmo a conoscenza del terrore più indifeso: quello dei bombardamenti»).

La scrittrice ha concluso il suo breve discorso sostenendo «si en algún momento tropiezan con una historia, o con algunas de las criaturas que transmiten mis libros por favor, créanselas. Créanselas porque me las he inventado» («se in qualche momento vi imbattere in una [mia] storia, o con qualche personaggio dei miei libri per favore, credeteli. Credeteli perché li ho inventati»). In altre parole la Matute ha voluto dire credete nell’invenzione, nell’immaginazione, nella creazione.

Il re nel suo discorso ha ricordato brevemente il poeta Gonzalo Rojas recentemente scomparso e poi è passato a celebrare la Matute riconoscendola come «una de las más grandes y singulares escritoras de nuestro tiempo» («una delle più grandi e originali scrittrici del nostro tempo»). Il sovrano è poi passato a riconoscere direttamente i meriti della grande scrittrice barcellonesa che ha fatto grande la letteratura spagnola: «De Ana María Matute se admiran muchas y destacadas cualidades como su fina sensibilidad, su capacidad creativa y su reconocida maestría para convertir la realidad -por dura que sea- en hermosas palabras, relatos, cuentos y novelas». (Di Ana María Matute si apprezzano molte e rinomate qualità come la sua fine sensibilità, la sua capacità creativa e la sua riconosciuta maestria nel convertire la realtà – per quanto sia duro – in belle parole, racconti, novelle e romanzi».

Il sovrano ha inoltre ricordato il grande impatto che i tragici momenti della guerra civile ebbe sull’infanzia della giovane Matute lasciando un’impronta indelebile nella sua narrativa.

Non ci sono migliori parole per chiudere questo articolo, che quelle che il sovrano ha utilizzato oggi nel celebrare la scrittrice nella parte conclusiva del suo discorso: «Al término de esta solemne entrega, tan solo quiero decir a Ana María Matute con especial emoción y profundo afecto: ¡Muchas gracias y mil felicidades de nuevo por tan extraordinaria obra y sobresaliente aportación a la Literatura en español! Muchas gracias» («A conclusione di questa solenne consegna, voglio solamente dire a Ana María Matute con una speciale emozione e profondo affetto: Grazie mille e infiniti auguri di nuovo per un’opera così straordinaria e per il notevole contributo alla letteratura di lingua spagnola! Grazie mille»).


Fonti:

BORJA HERMOSO, “Ana María Matute: ‘El que no inventa no vive’”, El País, 27 de Abril de 2011

J.R.M., “Si escribir no soy nada”, El País, 26 de Abril de 2011

JESUS GARCIA CALERO, “Ana María Matute: ‘Créanse mis historias porque me las he inventado’”, Abc, 27 de Abril de 2011

ANTONIO LUCAS, “El que no inventa no vive”, El Mundo, 27 de Abril de 2011.



LORENZO SPURIO

27-04-2011

In Francia, riconosciuta la corrida come bene culturale

La Francia in questi giorni ha riconosciuto la corrida come Bene d’interesse culturale. Infatti non sono solo la Spagna e il Portogallo in Europa a preservare ancora oggi manifestazione di lotta taurina. Il quotidiano madrileno ABC titolava infatti oggi nella sezione dedicata alla cultura in questa maniera: “Francia inscribe las corridas de toros en su lista de patrimonio cultural”.

Nell’articolo veniva fatto riferimento alla grande tradizione della tauromachia attiva nella parte meridionale della Francia in maniera particolare nelle regioni di Aquitaine, Midi Pyrenées, Languedoc-Roussillon, e Provence dove ogni anno si celebrano festejos taurinos in almeno 47 località. Famosa nella regione di Provence è l’arena di Arles di costruzione romana nella quale anche nell’antichità venivano inscenate rappresentazione di forza tra l’uomo e animali dalla forza bruta (leone, toro) e oggi utilizzata per le corride. Anche l’arena di Nimes (nella regione di Languedoc-Roussillon) richiama un gran numero di spettatori per i festejos taurinos soprattutto in concomitanza ai festeggiamenti per san Isidro che cadono a metà Maggio.

L’Osservatorio Nazionale delle Culture Taurine (ONCT) ha informato che la Francia ha iscritto le corride nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale, venendo a rappresentare il primo paese che include la tauromachia nei propri beni culturali, se si eccettua la recente decisione presa dalla comunità autonoma di Madrid, in Spagna. Una decisione che lascia un po’ basiti dato che si è soliti considerare la Spagna il paese tradizionalmente della corrida e delle pratiche legate alla tauromachia. Mentre la Francia innalza al massimo riconoscimento le corride come espressione di cultura, in Spagna invece la Catalogna si prepara a salutarle per l’ultima volta dato che secondo la legge votata dalla Generalitat (parlamento catalano) le corride saranno abolite a partire dal prossimo anno.

(In alto la foto della plaza de toros (arena) di Nimes).

La notizia è stata annunciata alla plaza de toros di Arles da André Viard, presidente dell’ONCT accompagnato da altre autorità francesi in questioni taurine tra cui Michel Vauzelle e il sindaco della città di Arles, Hervé Schiavetti.

FONTI

http://www.abc.es/

http://www.burladero.com/


LORENZO SPURIO

22-04-2011

El Juli indulta un toro a Don Benito (Badajoz)

Durante la corrida inaugurale alla plaza de toros di Don Benito (Badajoz) venne suonato l’inno regionale dell’Extremadura e la gente (la plaza ha fatto il pieno dei posti) partecipò in piedi a questo momento in religioso silenzio. 
Il torero Julián López da tutti conosciuto meglio con l’appellativo di “El Juli” venne concesso l’indulto al toro che sfidava, il secondo della serata. La presidenza concesse al torero di uscire a hombros dalla plaza de toros, massimo riconoscimento che viene concesso a un torero durante una tarde de lidia. Ovviamente uscire por la puerta grande (a hombros) in una piccola plaza de toros di provincia è ben diverso dall’uscire por la puerta grande a La Maestranza di Sevilla, a Ronda o addirittura a Las Ventas di Madrid. Ma El Juli ne è capace, e ne avrà l’opportunità durante le jornadas taurinas che verranno celebrate per la Feria de San Isidro a Las Ventas.
Il toro particolarmente resistente e coraggioso durante la corrida è stato indultado (graziato) dal presidente. Solitamente l’indulto viene concesso raramente dal presidente e rappresenta il massimo trofeo per il toro il quale viene subito riportato nei corrales, medicato e fatto in modo che recuperi dalle ferite riportate per poi essere fatto accoppiare per tramandare la buona razza.

ENRIQUE PONCE: gli venne concesso dalla presidenza il taglio di un orecchia ad entrambi i tori da lui toreati.

EL JULI: gli venne concesso il taglio di due orecchie e della coda (simbolico) per il primo toro sfidato a cui venne concesso l’indulto e un’orecchia al secondo toro.

MIGUEL ANGEL PERERA: gli venne concesso dalla presidenza il taglio di un’orecchia ad entrambi i tori da lui toreati. 
(Nella foto sopra da sinistra Ponce, Perera, El Juli)

Tutti e tre i toreri vennero fatti uscire a hombros dalla plaza, segno massimo di riconoscenza per la loro arte.


Fonti:

LORENZO SPURIO
18-04-2011

Un sito WordPress.com.

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