N.E. 02/2024 – “Dalla spiritualità della poesia alla sua inevitabile umanità. Dante, Beatrice e Francesca”, saggio di Diletta Follacchio

Forse, nonostante la traduzione scialba

e il commento pedestre e frettoloso,

ha ricevuto il messaggio, ha sentito che lo riguarda,

che riguarda tutti gli uomini in travaglio, e noi in specie.

(P. Levi, Se questo è un uomo)

Dante Alighieri si innamorò di Beatrice Portinari quando lui stava per compiere i nove anni e lei gli otto, come racconta lo scrittore nella Vita Nuova[1]. Doveva essere il 1274 e, secondo quanto racconta Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante[2], l’incontro è avvenuto a Calendimaggio, cioè in occasione dell’arrivo della bella stagione che si festeggiava appunto il primo di maggio, organizzando in famiglia e nei quartieri banchetti e balli. Dante aveva accompagnato il padre Alighiero alla festa presso la casa di Folco Portinari, il padre di Bice, o Beatrice, come Dante la sentì chiamare. Ecco che Dante, colpito inspiegabilmente dalla bambina vestita di un abitino rosso sangue,[3] si innamora improvvisamente e perdutamente[4].

Non potremo mai sapere con certezza se si tratta di fatti realmente accaduti o di immagini ricavate dalla fantasia dell’autore prima e di Boccaccio poi, e arricchite dalla simbologia del numero nove che, multiplo di tre, si ripete in vari modi nella Commedia[5]. Un amore infantile e platonico, possiamo ipotizzare, tipico di quell’età che, sentito, percepito, vissuto interiormente o meno, ha condizionato tutta l’opera dello scrittore. E proprio l’idealizzazione di un amore nato da bambini ha aperto la strada alla dimensione mistica del sentimento d’amore di Dante per Beatrice.

Lo storico Alessandro Barbero, nella ricostruzione della biografia dell’autore e del suo tempo, evidenzia la differenza del rapporto che gli uomini medievali, rispetto a noi post-romantici, hanno con il sentimento d’amore, per noi di massima importanza e nobiltà, per loro visto quasi con sospetto e timore, data la dimensione irrazionale che inevitabilmente porta con sé. In un’epoca in cui la ragione era considerata fondamentale guida dei comportamenti umani, si discuteva se l’amore fosse qualcosa di buono o di terribilmente pericoloso. Dante sceglie Virgilio come suo duca, cioè guida spirituale, in nome di quei valori nobili e giusti che incarnò prima della nascita di Gesù, e lo rende non a caso allegoria della Ragione, e quindi faro per ritrovare la retta via e percorrere i primi due regni dell’Aldilà, ma anche per raggiungere la donna amata. Il poeta riprende il dibattito del suo tempo nel V canto dell’Inferno[6], dove vuole cogliere con esattezza i confini tra amore che eleva e amore che porta alla dannazione e quindi riflettere sulla pericolosità dell’amore stilnovista se non accompagnato dalla ragione, argine fondamentale di quella passione che, altrimenti, rischia di impadronirsi di ogni aspetto dell’esistenza. È proprio questo il peccato commesso da Paolo e Francesca, amanti sfortunati in un’epoca in cui l’amore vero era concepito al di fuori del rapporto coniugale, ma che appunto non ammetteva l’abbandono totale alla sua irrazionalità. Dante sembra risolvere questa contraddizione tra bisogno dell’esperienza amorosa e necessità di restare entro i limiti della ragione, rendendo Beatrice, oggetto già di un amore platonico, così nobile da poter ripetere dietro a Omero: «Ella non parea figliuola d’uomo mortale, ma di deo»[7] e rifacendosi così a quel filone di pensiero filosofico-teologico medievale secondo cui l’uomo è visto quale imago Dei, cioè immagine di Dio.

Lo stesso Guido Guinizzelli, padre del Dolce Stil Novo[8], nella parte finale della canzone Al cor gentile rempaira sempre amore, risponde a Dio che lo rimprovera di aver lodato la donna secondo gli attributi che spettano a Dio e alla Vergine Maria: «Tenne d’angel sembianza / che fosse del Tuo regno; / non me fu fallo, s’in lei posi amanza»[9]. Il poeta bolognese scambia la donna amata per un angelo del regno di Dio e lodando lei loda Dio. Così Beatrice da donna realmente esistita e amata in giovinezza dal poeta, evocata nella memoria nella Vita Nuova, diventa personaggio simbolico, trasfigurato, sublimato[10], un miracolo di cui si può parlare termini biblici[11]. Quell’«angiola giovanissima»[12], è talmente virtuosa e nobile che non può mai far vacillare «lo fedele consiglio de la ragione»[13], dichiara il poeta innamorato.

Così Dante rovescia la tragica visione cavalcantiana, secondo cui l’amore è desiderio dei sensi e sottratto alla ragione, e si rifà a una lunga tradizione che vede l’amore come pura contemplazione priva di piacere sensibile e contingente[14]. In questo modo la moralità è intrinseca all’amore che Dante prova per Beatrice, il cui saluto non solo è fonte di beatitudine, ma anche di salvezza[15]. L’amore non potrà mai distogliere Dante da Dio, a differenza delle anime di Paolo e Francesca che, cedendo a un’emozione incontrollata, hanno rinunciato alla sua dimensione contemplativa e sono pertanto condannati per l’eternità al turbine del secondo cerchio dell’Inferno. Paolo e Francesca sono «i peccator carnali»[16], i lussuriosi, cioè coloro «che la ragion sommettono al talento»[17] e così facendo non hanno visto altro che l’amore, cedendo all’illusione secondo cui tutta la vita si può ridurre alla sola esperienza amorosa. Francesca che, mentre Paolo piange, racconta a Dante come lei e il suo amante si accorsero di essere innamorati, ha commesso l’errore di aver escluso ogni altro aspetto della persona per trasformare il sentimento d’amore in un’ossessione e se stessa in una schiava d’amore incapace di ragionare, come evidenzia l’anafora nel cosiddetto teorema amoroso di Francesca: «Amor, ch’al cor gentile ratto s’apprende, […] Amor, ch’a nullo amato amar perdona, […] Amor condusse noi ad una morte»[18].

Tuttavia, la forza dell’opera di Dante non risiede nell’impeccabilità di un pellegrino che, guidato dalla sua donna-angelo, dall’amata sublimata e trasformata in allegoria della fede e della teologia, si purifica da tutti i suoi peccati partendo dal basso, dal buio dell’Inferno e, ascendendo, arriva fino a Dio. La critica afferma che il personaggio di Dante non potrebbe purificarsi senza prima attraversare tutti i suoi peccati immedesimandosi nei vari personaggi che sceglie a rappresentarli, ma se ci accontentassimo solo di questo, continueremmo a vedere Dante come freddo e teorico teologo e non potremmo trovare la sua opera così contemporanea.

La potenza dei versi del poeta fiorentino, il coinvolgimento emotivo del lettore, la commozione del suo pubblico derivano dall’estrema umanità del Dante uomo, prima che scrittore, poeta, personaggio, ravvisabile nel protagonista, che di fronte alle fragilità dell’umanità peccatrice e condannata, prova pietà. Si tratta di una pietà terrena, non metafisica[19], che in qualche modo ricorda la pietas di Enea, quel misto di dovere, devozione, amore, rispetto verso gli avi, i genitori, i figli, le tradizioni, la patria, gli dèi, in nome della quale l’eroe virgiliano abbandona Didone e risponde alla missione che gli è stata affidata. La pietà di Dante è angoscia, smarrimento, commozione, turbamento e, osa Borges, invidia[20]. Invidia di quegli amanti che, pur nel peccato, pur avendo compiuto il «doloroso passo»,[21] pur lontano da Dio, sono destinati insieme per l’eternità. Invece Dante rinuncia a Beatrice, come Enea aveva rinunciato a Didone, e inventa la Commedia in qualche modo per, dice ancora Borges, introdurvi quell’incontro, l’incontro, almeno nella sua immaginazione, con la donna amata e sempre perduta. Eppure, quando arriva alla presenza di Beatrice, qualcosa non torna, la donna è raffigurata dallo scrittore severissima, lontana, inarrivabile, come inarrivabile era stata in vita, addirittura si prende gioco di Dante, lo umilia[22]. Dopo aver vissuto paura e angoscia nella selva oscura, dopo aver attraversato le pene nel regno delle ombre, aver osservato figure mostruose e aver assistito a punizioni terrificanti, dopo aver imparato la forza del pentimento e essere asceso cornice dopo cornice al monte del Purgatorio, dopo aver costruito un tale mondo dell’aldilà perfettamente coerente a se stesso esattamente per ritrovar la donna amata, ecco che l’incontro con Beatrice, tanto agognato, tanto anelato, è deludente, sembra difettare di qualcosa.

“Paolo e Francesca” nell’opera di William Dyce, esposta alla National Gallery of Scotland di Edimburgo.

Non per il pellegrino Dante che raggiunge la salvezza – «tu m’hai di servo tratto in libertate»[23] –, ma per l’uomo innamorato che non raggiunge, neanche nella fantasia, ciò che gli è sempre mancato, la realizzazione dell’amore, il sentimento soddisfatto da Paolo e Francesca. Ecco che l’ultimo sorriso di Beatrice tradisce una certa malinconia, una tale tristezza, un senso di vuoto. Dante si rivolge a Beatrice, ma non la trova, è volata nella Rosa dei Giusti, è al massimo della sua esaltazione, eppure è sfuggente, distante, addirittura distoglie lo sguardo[24]. Dante l’ha persa per sempre. Paolo e Francesca resteranno abbracciati per l’eternità. Più Beatrice è esaltata, più Dante è vicino alla salvezza, più la soddisfazione del sentimento amoroso è lontano. In questo tratto di malinconia risiede la profondissima umanità della Commedia e con essa di tutta l’esperienza biografica e letteraria di Dante.

Se l’Inferno è un luogo «sanza stelle»[25] dove il desiderio permane, ma non può essere soddisfatto, (desiderio da de-, che è il prefisso privativo, e sidereus, cioè gli astri), è dunque un luogo della mancanza, della mancanza di Dio. Questa situazione però sembra rovesciarsi dal punto di vista del Dante scrittore e innamorato, il cui obiettivo principale era quello di rincontrare la donna amata, e come abbiamo visto la mancanza, la perdita di Beatrice avviene nel Paradiso, luogo pieno di stelle, dove «l’amor che move il sole e l’altre stelle» è l’amore del Divino.

La lettura che ne fa Borges ci aiuta a riportare lo scrittore vicino alla nostra umanità psicologicamente fragile, fisicamente debole, a volte disperata, smarrita. Dante nel poema, così come nella sua vita, trema, piange, si intimidisce, è fortemente impressionabile, è ansioso, sviene. Dante resta un vinto, come Enea, ma in Dante in quell’essere vinto e naufrago si scorge «la sua spaventosa inconciliabilità con il mondo»[26]: tutto il disagio vissuto nei confronti della vita, i suoi fallimenti in campo amoroso, in campo politico, nel rivestire un ruolo sociale, la difficoltà di trovare il suo posto[27]. Tutto questo diventa poesia e la poesia è al tempo stesso fragilità umana e cura dell’umana vulnerabilità.

Per conservare questo elevatissimo grado di umanità nella sua opera, Dante autore si distacca dal giudizio di Dio che non sempre coincide con il suo sentire, Dio che è al di là di ogni giudizio umano e al di là del bene e del male. Dio è definito nell’opera per la sua giustizia – «Giustizia mosse il mio alto fattore»[28] – e risulterebbe falso se replicasse la posizione di Dante, il quale accetta quel Dio, ma comprende l’uomo, delega alla Divinità la giustizia, ma mantiene per sé i sentimenti. Come se avesse spezzettato in migliaia di parti la sua persona e avesse fatto incarnare ognuna di queste parti a un personaggio del suo universo immaginario, Dante sceglie questa apparente contraddizione[29] anche come stratagemma narrativo, come tecnica di costruzione, come gioco illusorio utile al racconto, delegando quello che Borges chiama «il Terzo Personaggio»,[30] cioè Dio, per far dimenticare che dietro a ogni destinazione nel poema c’è sempre lui, come in un rimando di giochi di specchi.

A conclusione di questo ragionamento, due episodi realmente accaduti lontani nello spazio, più che nel tempo, confermano la profondissima umanità dell’opera dantesca e come la poesia sia l’unica cura possibile[31]. Umanissimo è il Dante che, nel 1938, un poeta deportato da Stalin per attività controrivoluzionaria nel gulag di Vtoraja rečka, nei pressi di Vladivostok, traduceva a memoria per i suoi compagni di sofferenza e di morte, insieme a Petrarca e Ariosto. È Osip Mandel’štam, che nel 1933 aveva scritto Conversazione su Dante, «un poema critico. Un poema sulla poesia di un grande del Medioevo, di un grande del Novecento – sulla poesia»[32].

È il 1944 quando ad Auschwitz, la «gran macchina per ridurci a bestie», l’ebreo italiano Primo Levi sceglie di recitare a memoria il canto XXVI dell’Inferno, quello di Ulisse, ammettendo con rimprovero, qualche errore o qualche lacuna, pur di ritrovare brandelli di quella umanità che i nazisti cancellavano nei prigionieri insieme al loro nome. Primo Levi in quell’inferno[33] comprende e lotta per non cedere ogni pezzetto di umanità ai nazisti, si impone di continuare una serie di gesti, si lava la faccia senza sapone nell’acqua sporca, si asciuga alla giacca, per non lasciare andare anche «il nostro consenso»[34], per conservare una briciola almeno di dignità. In un contesto che mira alla «demolizione di un uomo»[35] Levi recita l’esortazione dell’Ulisse dantesco ai suoi compagni e a tutti gli uomini: «Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza»[36]. Queste parole, risuonano forti come non mai, come se le sentisse per la prima volta, sono uno squillo di tromba che lo riporta alla vita, sono la voce di Dio che risveglia in lui il senso di civiltà scomparso nel lager[37]. Scegliendo la strada indicata da Ulisse e da Dante, dimentica per un momento «chi sono e dove sono»[38]. È il potere curativo della poesia[39]: recitando la Commedia, segue la strada «per restare vivi, per non cominciare a morire»[40].

Bibliografia

Alighieri Dante, La Commedia. Inferno, a cura di Bianca Garavelli, supervisione di Maria Corti, Bompiani, Firenze, 2001

Alighieri Dante, La Divina Commedia. Paradiso, a cura di U. Bosco e G. Reggio, Le Monnier, Firenze, 2002

Alighieri Dante, La Divina Commedia. Purgatorio, a cura di U. Bosco e G. Reggio, Le Monnier, Firenze, 2002

Alighieri Dante, Vita Nuova, Feltrinelli, Milano, 2021

Barbero Alessandro, Dante, Editori Laterza, Bari-Roma, 2020

Borges Jorge Luis, Nove saggi danteschi, Adelphi, Milano, 2021

Levi Primo, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1989

Mandel’štam Osip, Conversazione su Dante, Adelphi, Milano, 2021 Stassi Fabio, E d’ogni male mi guarisce


[1] Cfr., Dante Alighieri, Vita Nuova, Feltrinelli, Milano, 2021, pag. 35: «[…] quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono».

[2] Cfr., A. Barbero, Dante, Editori Laterza, Bari-Roma, 2020, p. 72 e G. Boccaccio, Trattatello I, 30-31.

[3] Cfr., Dante Alighieri, Vita Nuova, op. cit., pag. 35: «Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e orata a la guisa che la sua giovanissima etade si convenia».

[4] Cfr., ibidem, pp. 35-36: «In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”».

[5] Cfr., A. Barbero, op.cit., p. 72.

[6] Dante affronta anche il tema del rapporto tra letteratura e morale centrale nella cultura medievale.

[7] Cfr., Dante Alighieri, Vita Nuova, op. cit., pag. 38.

[8] Cfr., id., Purgatorio, XXVI, vv. 97-98.

[9] G. Guinizzelli, Al cor gentile rempaira sempre amore, in Poesie dello stilnovo, a cura di M. Berisso, BUR, Milano, 2006, pag. 79.

[10] Sublimato, agg., usato qui nel significato di “esaltato”, “reso sublime”.

[11] Cfr. in particolare il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare, vv. 5-6 («e par che una cosa venuta / da cielo in terra a miracol mostrare»), dove Beatrice palesa la sua essenza miracolosa, e Purgatorio XXX, vv. 19-21 («Tutti dicean: “Bendeictus qui venis!”, / e fior gittando e di sopra e dintorno, / Manibus, oh, date lilia plenis»), dove, evocata l’apparizione di Beatrice, ella viene identificata con Cristo poiché nella vita di Dante la donna amata ha assolto per il poeta la stessa funzione di Cristo nella storia dell’umanità.

[12] Cfr., Dante Alighieri, Vita Nuova, op. cit., pp. 37-38.

[13] Ibidem, pag. 38.

[14] Cfr., ibidem, pag. 38, nota 45.

[15] Beatrice è signora che concede il saluto (it. antico “salute”) e insieme fonte di salvezza (it. antico “salute”). L’etimologia delle parole è la stessa, dal latino salus, salutis che vuol dire “salute”, “salvezza”. Beatrice quando saluta Dante gli dà anche salvezza: «conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare». Cfr., Dante Alighieri, Vita Nuova, op. cit., pag. 38 e nota 30.

[16] Id., Inferno, V, v. 38.

[17] Ibidem, v. 39. Talento: latinismo per “passione”, tutto ciò che è emozione incontrollata; in riferimento all’amore non acceso da virtù e non indirizzato a Dio.

[18] Ibidem, vv. 100-106.

[19] Cfr., F. Stassi, E d’ogni male mi guarisce un bel verso, Sellerio, Palermo, 2023, pag. 21.

[20] J.L. Borges, Nove saggi danteschi, Adelphi, Milano, 2021, pag. 128.

[21] Dante Alighieri, Inferno, V, v. 114.

[22] Cfr., id., Purgatorio, XXX, in particolare vv. 55-57: «“Dante, perché Virgilio se ne vada, / non pianger anco, non piangere ancora; / che pianger ti conven per altra spada”», e Purgatorio XXXI.

[23] Id., Paradiso, XXXI, v. 85.

[24] Ibidem, vv. 91-93: «Così orai; e quella sì lontana / come parea, sorrise e riguardommi; / poi si tornò a l’etterna fontana».

[25] Id., Inferno, III, v. 23.

[26] F. Stassi, op. cit., p. 44.

[27] Cfr., ibidem, pag. 44.

[28] Dante Alighieri, Inferno, III, v. 4.

[29] Cfr., J.L. Borges, op. cit., pag. 53 e ss.

[30] Ibidem, pag. 128.

[31] F. Stassi, op. cit., pag. 23.

[32] S. Vitale, «Io pur sorrisi…», in O. Mandel’štam, Conversazione su Dante, Adelphi, Milano, 2021, p. 9.

[33] «Questo è l’inferno. Oggi, ai nostri giorni, l’inferno deve essere così, […] e noi aspettiamo qualcosa di certamente terribile e non succede niente e continua a non succedere niente». P. Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1989, pag. 19.

[34] P. Levi, op. cit., pag. 36.

[35] Ibidem, pag. 23.

[36] D. Alighieri, Inferno,XXVI, vv. 118-120.

[37] Cfr., P. Levi, op. cit., pag. 35: «Anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà».

[38] P. Levi, op. cit., pag. 102.

[39] Cfr., ibidem, pag. 102: «Si è accorto che mi sta facendo del bene».

[40] Ibidem, pag. 36.


Questo testo viene pubblicato nella sezione “Rivista Nuova Euterpe” del sito “Blog Letteratura e Cultura” perché selezionato dalla Redazione della Rivista “Nuova Euterpe”, n°02/2024. L’autrice ha autorizzato alla pubblicazione senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro.

Festival della Comunicazione “Visioni” a Camogli dal 6 al 9 settembre 2018

Festival della Comunicazione

Visioni

Camogli, V edizione, 6-9 settembre 2018

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L’appuntamento annuale tra i più attesi in Italia dedicato a comunicazione, futuro e innovazione torna a Camogli da giovedì 6 a domenica 9 settembre, con un tema di assoluta centralità: Visioni.

Il Festival della Comunicazione, ideato con Umberto Eco, diretto da Rosangela Bonsignorio e Danco Singer e organizzato da Frame, in collaborazione con il Comune di Camogli, festeggia quest’anno la sua quinta edizione con oltre 100 ospiti e un palinsesto variegato e vivace, aperto dalla lectio magistralis di Renzo Piano.

Attraverso una ricchezza straordinaria di pensieri, analisi, punti di vista differenti, offre sguardi inediti su alcune delle tematiche più stringenti dell’attualità: l’ecosistema mediale in cui siamo immersi e a volte sommersi (dalle smart city alle fake news, dalla mobilità del futuro alle nuove regole tra imprese, cittadini e istituzioni, dai leader digitali alla iattura del politicamente scorretto); l’informazione commentata con intelligenza ed ironia dai direttori delle principali testate nazionali; l’attenzione all’ambiente e la cultura green (dallo sguardo sull’Italia intatta non ancora contaminata dall’uomo, all’esplorazione marina nei due dei luoghi più fragili e cruciali del Pianeta – Artide e Antartide attraverso le campagne di robotica polare del CNR); l’intelligenza artificiale e le nanotecnologie; l’energia latente dei Millennials e della Generazione Z, con i loro linguaggi, sensibilità, aspirazioni; la contaminazione delle forme espressive (dalla trasformazione del linguaggio teatrale e cinematografico ai nuovi codici della fotografia e della moda, dall’universalità del linguaggio della musica che esce dai salotti ai processi inconsci della lettura, fino alla riflessione sul passaggio da immaginazione individuale a immaginazione collettiva); la potenza dei sentimenti (da un ideale atlante dell’anima che tenta di ricomporre i frammenti dei discorsi interiori tra paure e passioni, volontà e istinti, al senso profondo dell’amicizia, dell’amore, del coraggio, dalla forza trainante dell’utopia alla visionarietà delle menti geniali); la politica nazionale e internazionale (dalle linee rosse dei nuovi confini ai motivi che rendono le società litigiose e insicure, dal tema dell’immigrazione alla meravigliosa ostinazione di superare i muri di qualsiasi natura); la giustizia, la corruzione e l’attualità della Costituzione, tra adesioni e contestazioni; il futuro economico dell’Italia e delle imprese; la necessità di recuperare la nostra memoria storica per ricomporre un’identità dispersa.

Contenuti di altissima qualità, affrontati dai principali protagonisti del mondo dell’economia, della cultura, dell’innovazione, dello spettacolo, delle imprese e del giornalismo, che esploreranno il tema Visioni in tutta la sua pluralità di sensi e con una contaminazione di linguaggi e forme espressive unica: 30 appuntamenti nei laboratori per tutte le fasce d’età, 11 spettacoli, 2 mostre, 6 escursioni sul Monte di Portofino e nell’Area Marina Protetta e oltre 60 incontri, con 3 sessioni speciali: le Colazioni con l’autore, la Rassegna stampa in diretta dal Festival, l’aperitivo con musica sulle playlist di 139 “eccellenti” italiani.

Ancora una volta, il Festival raccoglie la feconda eredità del suo padrino Umberto Eco, cui è dedicato nella serata d’apertura l’evento Musica e parole. Un ricordo di Umberto Eco. Dell’ingegno multiforme di Umberto Eco si è ricordato molto ma non tutto: il serissimo studioso di san Tommaso, semiologo, romanziere, bibliofilo, faceva posto nella sua sterminata memoria alla più completa raccolta di barzellette del secolo. Ci raccontano il suo precoce umorismo due amici di infanzia e di gioventù e di tutta la vita, Gianni Coscia e Furio Colombo. I suoi allievi e poi colleghi, Valentina Pisanty e Riccardo Fedriga, ricordano qualcuna delle sue infinite battute di spirito. Paolo Fabbri, Maurizio Ferraris, Marco Santambrogio, vecchi amici e colleghi, descrivono i momenti più impensati in cui lo hanno visto ridere e giocare con le parole.

L’attenzione ai giovani è la prima preoccupazione che deve avere ogni Paese dotato di capacità di visione, che guarda al futuro. Ed è per questo che il Festival della Comunicazione quest’anno ha dato un’inedita centralità ai ragazzi, sia come protagonisti che come interlocutori speciali. Ha attivato 3 progetti in collaborazione con l’Università di Genova, l’Istituto Nautico San Giorgio e il Liceo Da Vigo, che permetteranno ai ragazzi selezionati di collaborare in prima persona alla grande macchina organizzativa del Festival e ha organizzato tanti laboratori dedicati, che coinvolgeranno bambini, ragazzi e famiglie in esperienze interattive stimolanti, dal set televisivo alla robotica, dalle illusioni della mente allo yoga, dalle rivelazioni della genetica ai segreti della storia, dalla matematica alla biologia, fino alle immersioni subacquee.

Significativa anche la presenza femminile, con donne d’eccezione: Francesca Bria, Assessore alle tecnologie e all’innovazione digitale della città di Barcellona, consulente della Commissione Europea per gli sviluppi di internet e delle smart city e membro dell’Expert group sull’Open innovation della Commissione Europea; Evelina Christillin, Presidente della Fondazione del Museo delle Antichità Egizie di Torino, del Teatro Stabile di Torino e di ENIT-Agenzia Nazionale per il Turismo; il presidente della Rai Monica Maggioni; le economiste Alessandra Perrazzelli e Paola Schwizer; l’avvocato Elisabetta Rubini; l’autrice di graphic novel esperta di società e costume Cinzia Leone. E ancora: la sociologa della Scuola di Robotica Stefania Operto, la semiologa Valentina Pisanty, l’attrice Monica Guerritore, le scrittrici Sofia Bignamini, Alessia Gazzola, Silvia Truzzi, Ilaria Tuti e Sofia Viscardi.

«Il Festival della Comunicazione – spiega Danco Singer – non solo è ormai riconosciuto come un ambìto spazio di discussione e aggiornamento, ma è diventato una community di altissimo valore, formata dai maggiori attori dell’informazione, della cultura e del mondo economico e imprenditoriale, che trovano nel Festival occasione di incontro, confronto, incremento del proprio capitale relazionale». Al Festival infatti, quattro grandi presidenti, Francesco Profumo (Compagnia di San Paolo), Gabriele Galateri di Genola (Assicurazioni Generali), Edoardo Garrone (Erg), Sergio Solero (BMW) e il senior vice president di Costa Crociere Luca Casaura ci mostreranno quanto sia importante avere visione per chi guida un’impresa, immaginando modelli di crescita che riguardano economia, impresa e società.

E Rosangela Bonsignorio aggiunge: «La capacità del Festival di coniugare, secondo lo stile di Umberto Eco, alto e basso, colto e pop, fa sì che i suoi contenuti arrivino a tutti, sensibilizza sui problemi della contemporaneità, incoraggia la cultura, la lettura e lo spirito critico». Ecco che, ad esempio, l’incontro con Oliviero Toscani sarà occasione per guardare da angolazioni insolite ai temi più controversi e ai tabù dell’oggi, attraverso il linguaggio icastico e provocatorio della fotografia.

A rendere unico il Festival della Comunicazione è anche la particolare atmosfera offerta dal pittoresco borgo di pescatori che lo ospita: Camogli, la città dei mille bianchi velieri, “una gemma nascosta da scoprire”, “scorcio di Riviera d’altri tempi”, “con un lungomare quasi geometrico, arricchito da coloratissimi palazzi e casette”, decantato dalla rivista statunitense Forbes.

INCONTRI

Il Festival della Comunicazione 2018 si aprirà con una lectio magistralis dell’architetto e senatore a vita Renzo Piano, che ci mostrerà la sua visione del nuovo ambiente urbano e del rapporto che intercorre fra architettura e società, di cui ci ha dato accenno nelle sue recenti parole: «Nella società i grandi cambiamenti non li fanno gli architetti, ma l’architettura ne è specchio fedele, quando riesce a trasformarli in simboli visibili, in macchine perfette ed umane che fanno avanzare la civiltà dei comportamenti in una direzione equa e condivisibile».

Nei quattro giorni, un ricco palinsesto di conferenze, dialoghi e interviste che intrecceranno linguaggi, discipline, personalità e mondi apparentemente distanti.

Marco Aime, Guido Barbujani, Telmo Pievani

Come ci vedono gli altri. Il colore della pelle

Giovanni Allevi, Luca De Biase

L’equilibrio della lucertola

Piero Angela

Salvatore Aranzulla, Maurizio Ferraris

Il tecnologo e il tuttologo

Alessandro Barbero

Le “visioni” di uno storico

Guido Barbujani

Colazione con l’autore: Tutto il resto è provvisorio

Simone Bemporad, Massimo Russo, Giorgio Zanchini

La nuova era dei media

Sofia Bignamini

Colazione con l’autore: I mutanti: sguardi e prospettive dei preadolescenti di oggi

Ripensare le smart city

Annalisa Bruchi, Carlo Freccero

Rassegna stampa in diretta dal Festival

Pietrangelo Buttafuoco, Aldo Cazzullo

Rassegna stampa in diretta dal Festival

Massimo Caccia

La robotica marina tra i ghiacci dei poli

Mario Calabresi

Antonio Calbi, Umberto Orsini

Umberto Orsini allo specchio

Aldo Cazzullo

Giuro che non avrò più fame. L’Italia della ricostruzione

Roberto Cingolani

Furio Colombo

La guerra mondiale di Salvini

Gherardo Colombo, Gustavo Zagrebelsky

Il legno storto della giustizia

Gianni Coscia, Severino Salvemini

Le liste degli altri – aperitivo semi-alcolico

Ivan Cotroneo, Alessia Gazzola, David Parenzo

Dall’immaginazione alla visione: il percorso creativo

Carlo Cottarelli, Luciano Fontana

Il futuro economico dell’Italia: sette anni di vacche magre o di vacche grasse?

Brunello Cucinelli, Cinzia Leone

Luca De Biase, Maurizio Ferraris

Se è gratis, il produttore sei tu

Andrea De Carlo

Saturazione da incontri, lo scrittore come ostaggio

Alberto Diaspro, Vittorio Pellegrini

Visioni al carbonio: tra vita e nanotecnologia

Paolo Fabbri

Le vedute dell’Esperto: i tecnici, i media, i politici

Oscar Farinetti

Quasi: la meraviglia dell’imperfezione

Federico Ferrazza, Sergio Solero

Dove stiamo andando? Idee, viste e visioni del mondo di domani

Federico Fubini, Evgeny Morozov

Silvano Fuso

Previsioni

Gabriele Galateri di Genola, Edoardo Garrone, Francesco Profumo, Federico Fubini

Paolo Giordano, Danco Singer

Divorare il cielo

Alberto Girani

Colazione con l’autore: Portofino, il paesaggio futuro

Francesco Greco, Federico Rampini

Quali regole determineranno i nostri rapporti futuri?

Cinzia Leone, David Parenzo

Rassegna stampa in diretta dal Festival

Luca Leoni, Guglielmo Scilla alias Willwoosh, Sofia Viscardi, David Parenzo

Millennials vs. Gen Z: le cose sono abbastanza cambiate

Gad Lerner

Ma che razza di giornalismo

Sergio Luzzatto, Valentina Pisanty

Da Auschwitz a Gerusalemme: la visione di Israele

Monica Maggioni, Aldo Grasso

Marco Massarotto

I leader digitali: la mappa dei nuovi protagonisti grazie a social media e smartphone

Stefano Massini

Quattro ritratti di grandi visionari

Massimo Montanari

Fiumi di vino e montagne di formaggio. Visioni di abbondanza nel mondo della fame

Gabriele Muccino, Severino Salvemini

Il cinema italiano soddisfa lo spettatore globale?

Piergiorgio Odifreddi

Visioni matematiche

Davide Oldani, Pierluigi Pardo

Mangia come parli

Sergio Claudio Perroni

Colazione con l’autore: Entro a volte nel tuo sonno

Renzo Piano

Lectio di apertura

Pif, Silvia Truzzi, David Parenzo

La regola dell’amico

Massimo Recalcati

L’inconscio del libro

Andrea Riccardi

Visioni: oltre il muro dell’impossibile

Carlo Rognoni, Sergio Romano

Un mondo senza pace

Raffaele Simone, Paolo Fabbri

La vista è davvero il più casto dei sensi?

Oliviero Toscani, Luca Casaura, Severino Salvemini

Cambia l’inquadratura dalle modelle superstar ai normali mortali?

Mario Tozzi

Uno sguardo sull’Italia intatta

Ilaria Tuti

Colazione con l’autore: La protagonista (della tua vita) che non ti aspetti

Simone Ungaro

Andrea Vitali

PREMIO COMUNICAZIONE

Il Premio Comunicazione quest’anno verrà assegnato allo storico Alessandro Barbero, che, con la sua travolgente dialettica e la sua coinvolgente presenza scenica, ci guida alla riconquista della nostra memoria storica, offrendoci sempre una chiave di interpretazione originale, inconsueta e mai scontata nell’esplorazione del nostro passato e nell’interpretazione del nostro presente. Alla consegna del premio, Barbero parlerà non solo della visione del passato ma anche della capacità di previsione del futuro, di immaginare un oltre possibile a partire dall’interpretazione di ciò che è stato.

DENTRO E INTORNO AL FESTIVAL

Ad arricchire il programma, tanti appuntamenti speciali, capaci di coinvolgere i pubblici più diversi per età e interessi: il buongiorno del festival, gli aperitivi in piazzetta con curiose playlist, gli spettacoli serali, i laboratori per bambini, famiglie e giovani universitari e, ancora, le escursioni culturali sul Monte di Portofino e nell’Area Marina Protetta.

IL BUONGIORNO DEL FESTIVAL

Le mattine del festival si apriranno con gli appuntamenti A colazione con l’autore, per chiacchierare di libri e letteratura davanti al confortevole abbraccio di cappuccino e brioche, seduti al tavolino di un bar affacciato sul mare, in compagnia degli scrittori più amati.

Novità di quest’anno è la Rassegna stampa in diretta dal Festival, un’inedita lettura dei quotidiani, dal gusto ironico e dissacrante, ai confini della realtà, in cui giornalisti e personaggi di cultura e spettacolo commenteranno in un modo tutto particolare i titoli e i temi più “caldi” dell’attualità.

APERITIVO CON LE “LISTE DEGLI ALTRI”

Altra novità, l’appuntamento semi-alcolico con la musica, basato sulle playlist di 139 italiani raccolte da Severino Salvemini e interpretate dalla fisarmonica di Gianni Coscia. 

SPETTACOLI

Per esplorare appieno il tema Visioni, non potevano certo mancare contributi dal mondo del teatro, della musica e della poesia. Anche quest’anno saranno infatti molti gli spettacoli organizzati al Teatro Sociale e nelle incantevoli piazze della cittadina ligure.

“I baci sono definitivi” è un succedersi di storie lette e prima ancora rubate da Pietrangelo Buttafuoco nel suo viaggio giornaliero in metropolitana, treno o aereo e raccolte nel suo libro. Tra una lettura e l’altra dello scrittore, il poliedrico e versatile Mario Incudine, accompagnato dall’inseparabile maestro Antonio Vasta, renderà magico ciò che già risultava fantastico.

Nel racconto teatrale Ogni storia è una storia d’amore, i personaggi che abiteranno la scena con Alessandro D’Avenia saranno scelti tra le trentasei donne rievocate, raccontate nel suo ultimo libro. Storie di donne che hanno provato ad amare artisti con esiti che vanno dal tragico della Elizabeth di Dante Gabriel Rossetti al comico della Giulietta di Fellini, dall’epico della Nadežda di Osip Mandel’štam al lirico della Fanny di Keats, dal cinematografico della Alma di Hitchcock al fiabesco della Edith di Tolkien, sempre rivolgendosi all’archetipo di ogni storia d’amore: Euridice e Orfeo.

InContemporaneamente insieme” il poeta Guido Catalano e il cantautore Dente incroceranno chitarra e penna per parlare d’amore a modo loro, dando vita a uno spettacolo inedito ed estremamente originale.

Nel reading “Musica: passione e professione” il giurista Gustavo Zagrebelsky, accompagnato dal violoncellista Relja Lukic, intreccerà linguaggi, musica e discipline diverse.

Tre importanti voci del panorama giornalistico italiano interverranno in un’inedita veste, offrendo al pubblico tre reading teatrali.

“Beate le bestie. Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca” con Michele Serra. Le parole, con la loro seduzione e le loro trappole, sono le protagoniste di questo monologo teatrale impudico e coinvolgente, comico e sentimentale. Tratto dal libro La sinistra e altre parole strane, nel quale Serra apre al lettore le porte della sua bottega di scrittura, “Beate le bestie” è un atto di amore nei confronti di un mestiere faticoso e fragile: scrivere.

“Balle spazialidi Marco Travaglio. Che cosa rimane della campagna contro le presunte fake news del web, montata da politici sconfitti e da giornali e programmi tv che hanno diffuso per decenni le più grandi menzogne al servizio del potere. Storia della più grande bufala degli ultimi anni: la fake news sulle fake news. Cioè di una fake news al quadrato.

Federico Rampini conLinee rosse porterà sul palco la geopolitica e racconterà le trasformazioni dell’attualità mondiale seguendo il tracciato delle carte geografiche, sovrapponendole e interpretando numeri e linee di confine.

Tre proposte, infine, per guardare con coraggio al futuro, senza dimenticare il momento in cui viviamo.

“Il Coraggio. Vivere, amare, educare” con lo psichiatra Paolo Crepet e l’attrice Monica Guerritore è un reading-spettacolo sulla più grande emergenza odierna: il coraggio.

“Le donne erediteranno la terra: un tributo al genio femminile, attraverso figure del passato e del presente, storie di grandi artiste e di figlie che salvano i padri o ne custodiscono la memoria. Donne che sanno sacrificarsi, guardare lontano, prendersi cura di ciò che le circonda, e per questo più dotate degli uomini per affrontare l’epoca contemporanea. Con il giornalista Aldo Cazzullo e l’attrice Beatrice Luzzi.

“SN-19: storie di umani e robot. L’avanzata dei robot: quale futuro per gli esseri umani?”, con la sociologa della Scuola di Robotica Stefania Operto, uno spazio di riflessione interattivo che coinvolge il pubblico con modalità partecipative e inaspettate che vanno oltre il racconto. Nao, tra i social robot più famosi al mondo, sarà protagonista di un dialogo sorprendente che dimostrerà quanto parlare con un robot possa essere naturale.

LABORATORI

Sempre grande attenzione è dedicata al pubblico dei più giovani, che potranno esplorare il tema del festival in modo creativo, con un linguaggio e degli appuntamenti ideati appositamente per loro. Per bambini e ragazzi sono in programma, infatti, tredici laboratori che spaziano dall’educazione alla sostenibilità ambientale, dal mondo marino a quello animale, da come si realizza un programma televisivo a un viaggio alla scoperta del nostro cervello, dalla robotica alle immersioni subacquee, allo yoga per tutta la famiglia. Inoltre sono previsti workshop di orientamento al mondo universitario rivolti sia ai ragazzi dai 16 ai 19 anni che ai loro genitori.

Il mare e l’impatto dell’uomo (5-10 anni)

Un laboratorio interattivo e di gruppo per conoscere il mondo marino e i suoi abitanti, ma anche per essere consapevoli dell’impatto dell’uomo su questo delicato ambiente e delle attenzioni che ognuno di noi può avere per preservarlo. In collaborazione con MyEdu, un’iniziativa di FME Education.

Chi indovina la razza? (8-11 anni)

con Guido Barbujani

Attraverso un piccolo esperimento il biologo e genetista Guido Barbujani ci fa capire come il concetto di razza sia un concetto psicologico e non genetico. A cura di MyEdu, un’iniziativa di FME Education.

Che storia la Storia! (8-11 anni)

con Alessandro Barbero

Perché è importante conoscere la storia? Alessandro Barbero lo spiega ai ragazzi con il suo entusiasmo e il suo carisma, in un dialogo che non vuole essere una lezione, ma uno scambio di opinioni sull’intramontabile fascino della storia. A cura di MyEdu, un’iniziativa di FME Education.

Lasciate che i pargoli vengano alla matematica (8-11 anni)

con Piergiorgio Odifreddi

Non spaventatevi ragazzi: la matematica non è solo una questione di conti e operazioni, ma un’amica che accompagna tutte le nostre attività. E a cosa serve? Lo spiegherà ai ragazzi il matematico Piergiorgio Odifreddi. A cura di MyEdu, un’iniziativa di FME Education.

Laboratorio sul mimetismo e su come vedono gli animali (6-10 anni)

Gli animali sono abilissimi a nascondersi, camuffarsi e ingannare i predatori. I partecipanti potranno scoprire le “tecniche” che usano, oltre a come funziona la loro visione. In collaborazione con la Cooperativa Dafne.

RAI Porte Aperte. Entra in RAI e scopri la passione oltre lo schermo (6-12 anni)

Come si realizza un programma televisivo? Come si lancia un servizio del TG? Come si usa una telecamera? A queste e a molte altre domande risponderà chi ogni giorno lavora nei backstage dei programmi radiofonici e televisivi della RAI.

Infinite sfumature di azzurro: gli ambienti marini (6-12 anni)

Giochi e prove interattive di equilibrio e conoscenza, dal gioco dell’isola al tappetone della biodiversità, al twister dei mestieri del mare. In collaborazione con l’Acquario di Genova.

Illusionarium, il grande Luna Park della Mente: non sempre la realtà è quella che si vede (8-14 anni)

Un viaggio con l’illusionista Carlo Faggi alla scoperta di come il nostro cervello elabora quanto gli occhi gli trasmettono, lasciandosi talvolta ingannare. Ci si addentrerà insieme in un mondo popolato da oggetti che non possono esistere, visi che ne nascondono altri, progetti architettonici impossibili, statue che sembrano seguire il nostro cammino e disegni che paiono animati.

Bubblemaker (8-14 anni)

Mini corso d’immersione: i bambini potranno fare il loro primo respiro subacqueo e nuotare in mare a due metri di profondità, sotto la supervisione diretta di un istruttore qualificato. In collaborazione con B&B Diving.

Universitari per un giorno (16-19 anni)

Per gli studenti delle ultime classi delle scuole superiori si avvicina l’importante scelta del percorso universitario. Per loro è pensato un momento di orientamento con studenti e tutor dell’Università di Genova, che illustreranno facoltà e corsi e risponderanno alle domande dei ragazzi.

Porte aperte ai genitori

La scelta dell’università è un momento delicato anche per i genitori. A loro è proposto un laboratorio per imparare come sostenere in modo efficace i propri ragazzi, in collaborazione con l’Università di Genova.

FamilYoga (per tutti)

Bambini, genitori e anche nonni, sotto la guida di Concetta Ferrara, potranno praticare insieme la disciplina dello Yoga: un’occasione da non perdere che coinvolge la famiglia nel gioco e nel movimento.

La robotica, il mare e l’esplorazione dei poli (per tutti)

Un laboratorio immersivo e coinvolgente, in cui i visitatori potranno pilotare un mini robot semi-sommergibile e vivere le emozioni di una missione di campionamento sui ghiacci artici. In collaborazione con il CNR di Genova.

ESCURSIONI CULTURALI

Sei le escursioni, per terra e per mare, dedicate a chi ama la natura e l’aria aperta, alla scoperta delle bellezze naturali che circondano il borgo di Camogli.

Tre passeggiate per il Monte di Portofino: di giorno “Punti di vista dal Parco di Portofino” alla scoperta degli ambienti naturali e dei principali punti panoramici e “La via dei tubi” sulle tracce dell’antico acquedotto; la sera “Accade la notte nel Parco” attraverso le Batterie del Parco di Portofino per ascoltare i magici rumori del bosco, conoscere da vicino il mondo dei pipistrelli e la fauna notturna del Parco.

Tornano le tre amate e gettonatissime gite in battello per navigare lungo l’Area Marina Protetta del Promontorio di Portofino: il “Whale watching al tramonto” per avvistare balene, delfini e le altre specie di mammiferi del Santuario dei Cetacei nel loro habitat naturale; l’escursione “Navigando il Promontorio di Portofino” con una guida del Parco che illustrerà la geologia e la storia del Monte e aneddoti locali sulla tradizione dei borghi marinari; la crociera notturna “Il cielo stellato sopra di me”, con Giacomo Montanari e Walter Riva, per godere del fascino del cielo stellato e scoprire l’origine mitologica di costellazioni, pianeti e corpi celesti.

PROGETTI PER GLI STUDENTI

Il Festival della Comunicazione quest’anno dedica ai ragazzi un’attenzione particolare, grazie a tre nuovi progetti che offrono agli studenti l’opportunità di acquisire esperienze e competenze utili alla propria crescita professionale.

Progetto Alternanza Scuola-Lavoro

45 ragazzi selezionati tra gli studenti dell’Istituto Nautico di San Giorgio di Camogli e del Liceo Da Vigo di Rapallo avranno la possibilità, attraverso un’esperienza sul campo, di sperimentare da protagonisti i retroscena organizzativi e logistici del Festival della Comunicazione.

Tirocini Curriculari

10 studenti dell’Università di Genova entreranno a far parte del team social, dove potranno mettere alla prova le loro skills su Instagram, catturando e condividendo i momenti più significativi del festival.

Campuswave Radio

Il Festival della Comunicazione ospiterà gli speaker di Campuswave Radio, la radio degli studenti dell’Università di Genova, che racconteranno gli eventi, le impressioni e le note di colore dei quattro giorni della manifestazione.

Il Festival della Comunicazione è realizzato in collaborazione con la Regione Liguria, il Teatro Sociale di Camogli, l’Università degli Studi di Genova, l’Ente Parco di Portofino, l’Area Marina Protetta di Portofino, la Scuola di Robotica, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e MyEdu.

Main media partner: RAI.

Media partner: Rai Cultura; Rai News24; TGR; Rai Radio3; WIRED; IlLibraio.it.

Tutte le iniziative del festival sono gratuite e aperte al pubblico fino a esaurimento posti.

Informazioni: www.festivalcomunicazione.it

Facebook: @FestivalComunicazione – Twitter: @FestivalCom

Canale Youtube: Festival della Comunicazione, Camogli

La cartella stampa e il materiale iconografico sono disponibili in formato digitale al link www.festivalcomunicazione.it/press-kit

Ufficio stampa Delos: 02.8052151 – delos@delosrp.it

Un sito WordPress.com.

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