“La paga del soldato” di William Faulkner, recensione di Anna Maria Balzano

La paga del soldato

di William Faulkner (premio Nobel 1950)

Recensione di ANNA MARIA BALZANO

images“La paga del soldato” e  “L’urlo e il furore” sono indiscutibilmente i capolavori di William Faulkner.

Il primo dei due romanzi fu pubblicato nel 1926 e il suo titolo va al di là del suo significato letterale.

La storia si svolge nell’immediato primo dopoguerra e inizia con il ritorno a casa di alcuni reduci sopravvissuti ai tragici e devastanti combattimenti in territorio europeo. Tra questi è il giovane Donald Mahon, orribilmente sfigurato in volto e privo di quasi tutte le facoltà intellettive: intorno a lui si snoderà tutta la vicenda e lui stesso, silente protagonista, diventerà il simbolo dell’ ottusità e della nefandezza della guerra e al tempo stesso il mezzo di cui l’autore si servirà per mettere in luce la difficoltà, a volte l’impossibilità di questi reduci di riadattarsi alla vita civile. Lo stesso tema, sia pure diversamente e in epoche più recenti, sarà affrontato nei film di Michael Cimino “Il cacciatore” del 79 e soprattutto in “Nato il 4 luglio” di Oliver Stone dell’89.

Risulta evidente, dalla lettura di questo romanzo, come fosse stata pressante nel periodo immediatamente precedente alla partecipazione degli Stati Uniti alla prima guerra mondiale la campagna di propaganda interventista, allo scopo di motivare i giovani, affinché sentissero di partire in difesa di grandi ideali e in cerca di gloria.

Il dramma che vede al centro Donald, non è in definitiva più il suo dramma personale, perché egli è ormai già distaccato dalla vita, ma è il dramma che colpisce i personaggi intorno a lui.

Il padre, rettore presbiteriano, vive nell’illusione di restituire al figlio un minimo di dignità umana ed è convinto che la fidanzata, Cecily, accetterà di sposarlo, nonostante la sua grave infermità. Ed è proprio Cecily il personaggio che Faulkner descrive con maggiore cura, attento a sottolinearne la bellezza e la sensualità, insieme con la superficialità e la frivolezza , indici di profondo egoismo. E’ questo lo stereotipo della giovane donna del sud, bella e viziata, in cerca di una conveniente sistemazione, ma restia a rinunciare all’amore e al sesso: essa mette in gioco tutte le sue armi di seduzione, rasentando a volte il cinismo e la crudeltà nel suo rapporto con gli uomini. Una Rossella O’Hara un po’ più moderna, ma pur sempre di Atlanta, città in cui  la vita sembrerebbe, da questo punto di vista, cambiata veramente poco.

Cecily non è però l’unico personaggio femminile di spicco in questo romanzo. Grande rilievo hanno Margaret Powers e Emmy. La prima appare come l’elemento rassicurante e positivo, la donna che per generosità è capace di offrire se stessa, ma anche di negare a se stessa l’amore desiderato. Emmy, piccola, rozza e quasi a tratti un po’ animalesca nasconde dietro quella totale assenza di femminilità un carica emotiva e sensuale di grande spessore. E’ lei l’unica che ama sinceramente e incondizionatamente Donald.

I personaggi maschili sono altrettanto ben delineati nelle loro caratteristiche negative e positive: da Gilligan, solidale compagno di Donald, a Jones, satiro maniaco che corre dietro a tutte le donne con cui ha a che fare, a George Farr, perdutamente innamorato di Cecily, al punto da sposarla e condurre con lei una vita sicuramente infelice.

Ciò che si nota, leggendo questo testo, oggi è quanto sia cambiata non solo la concezione della donna e del suo ruolo nella società, ma anche come il rapporto stesso uomo-donna si sia fortunatamente sensibilmente evoluto, pur conservando ancora limiti indiscutibili. Persino le arti della seduzione, che ai primi del novecento erano sì affidate alla donna, ma in modo subalterno all’uomo, trovano oggi diversi mezzi espressivi.

Non si possono non sottolineare, in ultima analisi,  le numerose citazioni colte che si trovano nel romanzo, da Shakespeare, a Wordsworth a Coleridge. Questo per rilevare una volta di più come anche nella letteratura americana il legame con la cultura europea sia evidente e fondamentale.

ANNA MARIA BALZANO

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTRICE.

Dagli Stati Uniti l’ultima tendenza sono le biblioteche metropolitane

Su Libreriamo (www.libreriamo.it) la notizia riportata dal magazine americano “Bookriot”. Tre studenti della Miami Ad School spiegano l’originale idea che permette di scegliere e scaricare libri direttamente all’interno dei treni della metropolitana

Direttamente dall’America l’originale idea che favorisce la diffusione della lettura. Si tratta di biblioteche digitali “allestite” all’interno della metropolitane, dai cui “scaffali” i passeggeri possono consultare e scegliere gratuitamente libri da scaricare e leggere. Libreriamo (www.libreriamo.it) lancia la notizia, ripresa dal magazine americano “Bookriot”, dell’originale iniziativa di tre studenti della Miami Ad School per favorire la lettura tra i pendolari in viaggio.

L’articolo su “Bookriot” sottolinea come uno dei grandi piaceri di spostarsi con i mezzi pubblici sia proprio avere l’occasione di leggere e spiare quel che leggono le altre persone. Estremamente affascinante quindi l’idea di sfruttare questo ambiente per incoraggiare la curiosita’ delle persone verso i libri e l’abitudine alla lettura. Tre studenti della Miami Ad School – Max Pilwat, Keri Tan e Ferdi Rodriguez, – hanno concepito allora un’idea innovativa, realizzabile attraverso una moderna tecnologia, che permette ai passeggeri di leggere le prime dieci pagine dei libri piu’ famosi del momento mentre sono in metropolitana.

tube_reading1L’idea e’ molto semplice. Cartelloni che raffigurano scaffali colmi di libri, i piu’ apprezzati e venduti in libreria, ricoprono le pareti interne dei treni. Di ogni libro e’ visibile il dorso, che riporta il titolo e un codice a barre, scansionabile. I passeggeri possono scannerizzare il codice a barre del volume che loro interessa e ottenere gratuitamente un’anteprima delle 10 pagine iniziali. Di seguito compare l’indicazione della piu’ vicina biblioteca dove e’ possibile trovare il volume in questione.

L’idea dei tre studenti sfrutta la Near Field Communication, una tecnologia per smartphone e tablet in grado di stabilire una comunicazione radio tra dispositivi posti a diretto contatto o a distanza di qualche centimetro. Applicazioni attuali e future includono transazioni contactless, scambio di dati e la configurazione semplificata di modalita’ di comunicazioni piu’ complesse come la tecnologia Wi-Fi.

“Pulp, una storia del XX secolo” di Charles Bukowski, recensione di Lorenzo Spurio

Pulp, una storia del XX secolo di Charles Bukowski
Traduzione di Luigi Schenoni
Milano, Feltrinelli, 2010, pp. 182
ISBN: 9788807813641
 
Recensione a cura di Lorenzo Spurio

 

 imagesCAH006FQSe qualcuno ci regalasse questo libro privato della copertina e quindi del nome dell’autore, non faremmo nessuna difficoltà, già a partire dalla prime pagine, a capire che lo scrittore è Charles Bukowski. Non tanto perché lo scrittore americano, uno dei più popolari e contestati degli ultimi trenta anni, sia facilmente individuabile per la presenza di una serie di topos che ricorrono nelle sue opere ma è la sua scrittura fredda, diretta, concisa, tagliente, sviluppata soprattutto al livello dell’oralità, del parlato, che ci rendono palese la paternità dell’opera.

Pulp (letteralmente “pasticcio”) è un romanzo pubblicato nel 1994. Si tratta di una narrazione un po’ diversa da quelle di Post Office (1971) o Factotum (1975), che potremmo definire più tipicamente bukowskiane per diversi motivi. Il protagonista non è il beone, burlone e spregiudicato Henry Chinaski, alter ego dell’autore presente nelle sue più grandi narrazioni ma un certo Nick Belane. Belane è un agente delle investigazioni segrete e, benché agli occhi di tutti sia un completo inetto, si definisce «il detective più dritto di Los Angeles e Hollywood» (32-33). Nel romanzo ci vengono descritte le varie peregrinazioni, appostamenti, incontri, che Belane fa su commissione da parte di tre clienti che lo chiamano in aiuto. Alla maldestrità del personaggio, al poco rispetto per le leggi, alle ubriacature e alla sua facilità di venire alle mani si sommano così tre microstorie che riguardano tre diverse investigazioni, tutte al limite del surreale: una donna che viene fatta seguire perché il marito teme che lo tradisca; un uomo disperato che chiede a Belane di dare alla caccia all’alieno donna che lo perseguita e le ricerche per un certo Passero Rosso. Tutte e tre le ricerche sembrano non portare a nessun risultato e Belane si troverà spesso alle prese con minacce, ricatti, tradimenti, estorsioni, imbrogli, vendette e veri e propri scenari violenti: scazzottate e sparatorie (si ricordi che l’edizione originaria del romanzo aveva in copertina raffigurata una pistola fumante). Lo stesso Belane, in quanto agente privato, dispone di una sua arma e sembra essere sempre troppo facile a sfoderarla per finir poi per subire i soprusi o gli inganni degli altri.

Belane è un inetto in tutto: ha alle spalle tre matrimoni che, a detta sua, sono finiti per semplici incomprensioni, ma nemmeno il ritorno sulla scena di una sua ex moglie sembra tirarlo fuori da quel clima di depressione e vittimismo che si è creato addosso, arrivando persino a considerare il suicidio. Non mancano le amate scommesse ai cavalli, marchio di fabbrica di Bukowski e i riferimenti al bere, all’ubriacarsi, all’alcolismo mentre il sesso, tema da sempre caro a Bukowski è sì presente, ma in forma diversa. Belane, infatti, non è un donnaiolo, non è uno ossessionato dal sesso, pronto a corteggiare una donna oppure a prendersela per sé con la forza. Riferimenti al sesso sono sparsi qua e là nel romanzo, ma Belane non è mai coinvolto in un amplesso amoroso. Neppure quando l’ex moglie gli propone, in cambio di 20 dollari, una prestazione orale lui accetta. Sotto questo punto di vista Belane è un Chinaski molto più cauto e meno ossessionato dal tema. Non mancano però riferimenti ad un sesso perverso quando l’autore, ricordando un episodio del passato con alcune prostitute, osserva: «Le avevo portate tutte a casa mia e una di loro aveva masturbato il mio cane» (16). Il sesso in questo romanzo, sembra suggerire Bukowski, riguarda gli altri, quelli che circondano il personaggio, ma non lui come quando osserva due mosche che stanno copulando.

Con molta difficoltà e con una serie di episodi altamente pericolosi, carichi di violenza, Belane riuscirà nelle sue tre investigazioni ma l’ultima, la più difficile, quella del Passero Rosso, gli costerà la vita. Ecco perché si diceva all’inizio della recensione che questo romanzo si distanzia da quelli tipicamente bukowskiani: abbiamo un personaggio poco legato al mondo del sesso, è un incapace, non riesce a far valere le sue ragioni, non predomina sugli altri e, al contrario, è un debole e finisce lui per esser sopraffatto. E’ Belane stesso a riconoscersi come «un investigatore privato che era dritto ma non risolveva niente» (52). Alla fine, come si è detto, riesce nei suoi scopi, ma al prezzo della sua propria vita. Non è un eroe né un martire, rimane un poveraccio qualsiasi, senza un soldo né un affetto. La sua morte, più che esser un fatto tragico, viene così ad essere una sorta di salvataggio di Belane da quel mondo degradato, triste, desolato e crudele del quale ha fatto parte.

E così Bukowski ci consegna, forse, uno dei romanzi più interessanti ed intrecciati, stanco forse dell’invincibile e sfrontato Chinaski per presentarci, invece, un uomo che, pur incapace, si dà da fare per riuscire in qualcosa e fronteggiare quel mondo dove domina violenza e logica del denaro. Non è forse un caso che Pulp sia l’ultimo romanzo dell’autore, pubblicato appena pochi mesi prima del sua decesso, quasi che l’autore abbia voluto scherzare con la propria morte. Lo scrittore ci consegna questo “pasticcio” curioso in cui, a certi livelli ha condensato tutti i temi a lui carichi costruendo una storia che è semplice ma, paradossalmente, allo stesso tempo complessa.

 

LORENZO SPURIO

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