“Le rime del cuore attraverso i passi dell’anima” di Annamaria Pecoraro (Dulcinea)

Le Rime del Cuore attraverso i Passi dell’Anima
di Annamaria Pecoraro (Dulcinea)
Lettere Animate Editore, 2012
ISBN: 978-88-97801-46-7
Pagine: 178
Costo: 12€

coverSINOSSI : Siamo tutti naviganti su quel mare, spesso misterioso, complesso, paradossalmente  semplice: la Vita. Ognuno di noi, è alla ricerca della sua terra, nelle sue affermazioni, realizzazioni di verità, seguendo la via del cuore, indicata dalla Stella Polare. Sia per chi è credente, o per chi non lo è, ci “appoggiamo” a Dio, o in quelle fondamenta; fatte degli affetti cari e di valori. Il messaggio alla fine è lo stesso: lasciare la nostra scia, tracciando a testa alta la rotta, nonostante le tempeste e i canti di sirene, che spesso, trascinano in abissi neri.

Il poeta, per la sua sensibilità speciale, è un estraneo in un mondo come il nostro, dove si corre sempre, e si rincorrono materialità e successo. E’ una sorta di mediatore, tra bene e male, che guarda e attinge dalla realtà circostante, un senso, immortalandolo con le parole, come un pittore fa sulla propria tela, descrivendo così, quello che vede e sente.

Cerco di donare me stessa, continuando con forza a esser gioia e sorriso, fiammella accesa e testimone di luce per chi ne ha bisogno, tenendo sempre in mente la frase: “Vola in alto solo chi osa farlo” (Luis Sepùlveda), e nel cuore: “Piccoli passi per grandi risultati” (Madre Teresa).

Il mio stile e il mio pseudonimo, nascono dall’ascolto e dall’attenta osservazione nel vedere “oltre”, usando un linguaggio universale, che definirei “dulciniano”: lottando contro i quotidiani mulini a vento; come l’indifferenza, l’egoismo, le maschere e l’ipocrisia.

Il valore è dato dal nostro bagaglio culturale ed emotivo. Sensibilizzando, chi alla lettura poetica, si affianca, per viverla, e sentirsi  così, Protagonista, e non un “estraneo”.

Trasmettere calore viscerale è importante, e non sempre è facile o innato. La speranza, l’abbandono, la voglia, la capacità di accettare e di amare, sono la guida ai nostri pensieri, alle nostre semplici e umili parole.

Questa pubblicazione raccoglie le poesie che ho scritto in questi anni, un passaggio, una crescita professionale e di formazione, diviso in due parti, una dal 2007 al 2009 e l’altra dal 2009 al 2012. È un’antologia – riflessione sull’esistenza, il viaggio, è spesso metaforico, interiore. E’ una ricerca di se stessi e dell’amore vero, attraverso i Passi della nostra Anima e le Rime che toccano il nostro Cuore.

Un ringraziamento va a chi, senza nessuna pretesa, si è affiancato a me, con costante stima e affetto, a chi continuerà a farlo, con rispetto, fiducia e umiltà.

 

E’ uscito “Un fiorentino a Sappada” di Massimo Acciai

E’ uscito presso la casa editrice Lettere Animate il libro di racconti fantastici dal titolo “Un fiorentino a Sappada” di Massimo Acciai, poeta, scrittore e animatore culturale.

Il libro si apre con una prefazione scritta da Lorenzo Spurio. 

 

Descrizione del libro: 

FORMATO : 15X21

ISBN : 978-88-97801-34-4

PAGINE : 100

GENERE : NARRATIVA /FANTASY

DISPONIBILE ANCHE IN EBOOK : lafeltrinelli.it

I nove racconti contenuti in questo libro sono ambientati e scritti a Sappada tra il 2006 e il 2012, durante le vacanze estive dell’autore, ospite di un amico. Si tratta di storie fantastiche, in qualche caso specificatamente horror o di fantascienza: l’elemento che le accomuna è la fusione di uno scenario reale – il paese di Sappada, sulle Dolomiti bellunesi – e del fantastico, del soprannaturale, del futuribile. Il libro vuole essere un omaggio ad un luogo alpino incantato che non può non ispirare la scrittura in chi già la pratica da diversi anni: un luogo che solletica il sogno e la fantasticheria, con le sue montagne antiche e maestose, le case e la gente che sembra venire direttamente da un passato remoto che però si è bene integrata col presente. Così Sappada ospita, nella fantasia, paradossi spazio temporali, inquietanti apparizioni, e può essere addirittura trasportata su un altro pianeta sconosciuto.

 

Per acquistare l’opera clicca qui: http://www.lettereanimate.com/eshop/index.php?route=product/product&product_id=72

La critica su “Ritorno ad Ancona e altre storie” di Spurio/Carresi si arricchisce con la recensione di Emanuele Marcuccio, poeta palermitano

Ritorno ad Ancona e altre storie

di Lorenzo Spurio e Sandra Carresi

Lettere Animate Editore, 2012

 

Recensione di Emanuele Marcuccio

 

La silloge di racconti Ritorno ad Ancona e altre storie, scritta a quattro mani dallo jesino Lorenzo Spurio e dalla fiorentina Sandra Carresi, si apre con il primo dal titolo “Telefonate anonime”; la narrazione ha il suo esordio in medias res, con il forte rumore del tuono che “fece sobbalzare Giada dalla sedia”, una pagina avanti Giada sobbalzerà per l’arrivo dell’ennesima e sempre silenziosa telefonata anonima mentre “[…] dalla finestra opposta il glicine sembrava quasi voler entrare in casa, tanto era salito.”. Quel glicine, simbolo di amicizia secondo il linguaggio dei fiori, come a voler donare a Giada un senso di protezione nella solitudine della sua casa.

Ma presto un tragico evento sconvolgerà la sua vita: l’omicidio di un’anziana signora proprio nello stesso stabile di sua madre Clara, a Firenze.

La scrittura scorre sicura, veloce e, con abilità consumata, i nostri autori non ci annoiano mai; siamo di fronte a tre racconti, simili nella lunghezza, per esempio a quelli di Thomas Mann o di Hermann Hesse.

La descrizione fisica della protagonista, contrariamente a quello che si può immaginare, avviene alla dodicesima pagina del racconto, improvvisamente, d’acchito, quasi che sia lo specchio del bagno a volercela descrivere: “Era alta e magra, una carnagione ambrata e un bel viso ovale incorniciato da lunghi capelli lisci e neri.”

In questo primo racconto, tranne Giada, ci accorgeremo che tutto non è ciò che sembra, proprio come l’immagine che ci restituisce uno specchio, il quale ci dà solo una realtà superficiale e apparente, così ci ammoniranno i nostri autori nel corso del secondo racconto, “Ciò che trasmette la mente, che si vede attraverso uno specchio, è solo una parte della realtà, l’altra è quella che veste con gli occhi dell’anima, della sua bellezza e del suo respiro.”

Potremmo mai immaginare chi si nasconde dietro quelle silenziose telefonate anonime?

Il secondo racconto porta il titolo di “Ritorno ad Ancona”, si tratta della breve storia d’amore di una coppia non più giovanissima (Rebecca e Vincenzo) a Ischia; la prima reduce da una brutta esperienza coniugale, mentre Vincenzo è vedovo da quattro anni, entrambi però nascondono un grande e insospettato spirito giovanile. Intensamente vivono questo breve amore e, proprio il titolo “Ritorno ad Ancona” diventa metafora di un breve ritorno a una giovinezza che si credeva irrimediabilmente perduta.

Alla fine preferiranno “ritornare” alle loro abitudini, ai loro affetti, a se stessi, ognuno alla loro città che li ha visti crescere, rispettivamente Ancona e Napoli.

Proprio uno stesso spirito giovanile e nostalgico pervade il racconto, Rebecca sente le “farfalle nello stomaco” prima di incontrarsi con Vincenzo, prima che inizi il loro breve ma intenso idillio. Una mano passata sui capelli, portati sensualmente e ingenuamente dietro le orecchie e partirà un bacio.

Il terzo e ultimo racconto si intitola “Un cammino difficile”. Infatti, difficile e tortuoso è il cammino di due genitori (Eva e Alberto) per crescere i figli, ancor più difficile se quei figli sono adottivi e non in tenerissima età, bensì di quattro e cinque anni; così succede che, egoisticamente, uno dei due, il padre nel nostro caso, abbandona il tetto coniugale e lascia la sola madre ad occuparsene, nonostante sia stato lui stesso ad insistere per l’adozione.

Dal punto di vista del numero di pagine “Un cammino difficile” è il racconto più breve della silloge, solo ventuno pagine contro le quasi cinquantanove di “Telefonate anonime” e le quasi trentacinque di “Ritorno ad Ancona”; tuttavia dal punto di vista diacronico della vicenda è il più lungo (poco più di dieci anni) e il più dinamico.

Concludendo, in “Un cammino difficile” il cerchio si chiude. Anche Clara di “Telefonate anonime” era stata abbandonata, perdipiù con una bambina in grembo (Giada), che crescerà da sola e così fa Eva con i due bambini adottivi. Abbiamo quindi un elogio della donna, combattiva e madre nonostante tutto. Questo è “Ritorno ad Ancona e altre storie”, un messaggio di speranza e di felicità insperata, un ritorno a se stessi e amore di madre per i propri figli.

 

Emanuele Marcuccio

Palermo, 10 settembre 2012

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O RIPRODURRE IL PRESENTE TESTO SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

“Ritorno ad Ancona e altre storie” di Lorenzo Spurio e Sandra Carresi, recensione di Paolo Ragni

Ritorno ad Ancona ed altre storie
di Lorenzo Spurio e Sandra Carresi
Lettere Animate Editore, 2012
Recensione di PAOLO RAGNI

 
Lorenzo Spurio e Sandra Carresi, qualche decennio di differenza tra i due, un centinaio di chilometri, tre racconti scritti insieme. Già questo incuriosisce.
Gli autori in che modo hanno collaborato? Si distinguono le parti di uno e dell’altra? Personalmente avremmo dovuto leggere tutto quel che hanno fatto singolarmente, prima di adesso, per sapere meglio chi ha fatto che cosa. Ma non ci pare che tale argomento, in astratto importante, abbia poi tanta rilevanza in riferimento ad un libro in cui i tre testi sembrano scritti realmente da una sola mano, in cui il tono è sorprendentemente omogeneo e in cui, casomai, si può intravedere solo una certa prevalenza di una componente femminile. Del resto, quando si gustano le opere scritte a più mani, ci viene sempre da pensare a Masolino ed a Masaccio, e a come ancor oggi la critica ragioni e discuta sull’apporto e dell’uno e sull’apporto dell’altro…
Ha scritto di più Sandra? No so, certo la sensibilità è più femminile, visto anche il ruolo importante che assumono i personaggi femminili: ma non si tratta di una narrativa in cui il genere acquista tanta importanza, e del resto l’immedesimazione degli autori nei personaggi e nelle storie sembra avere raggiunto un grande risultato in termini di coesione. Chiunque scrive, del resto, deve sapersi immedesimarsi nei personaggi, qualunque ne sia il sesso o l’età: chi non ha scritto almeno un racconto rovesciando pezzi di sé in ruoli e situazioni assai differenti? Magari poi scopriamo che l’interazione tra Spurio e Carresi è stata tale da superare la nostra immaginazione: come Eco che, parlando del Nome della rosa, osservò che originali erano le parti attribuite dalla critica ad Eco, e di Eco erano inserti creduti originali.
Si tratta di tre storie senz’altro quotidiane, delicate, storie prevalentemente di amore, di amori. Il tema non stanca mai, vista la bravura degli autori nel condurre le storie, anche quando in realtà non pare succedere niente che rovesci la vita dei protagonisti. In genere gli eventi sembrano destinati ad essere risucchiati nel vortice della vita quotidiana: così capita, ad esempio, proprio nel Ritorno ad Ancona, dove la circolarità di una storia estiva non permette che la straordinarietà dell’accaduto riesca a produrre Storia, come se gli incontri non fossero fondanti, ma mere increspature, belle, ma che non scavano.
Non sempre però è così. Ci sono eventi che riescono a cambiare i rapporti umani, c’è una eredità -lasciata da un padre colpevolmente distratto- che poi, in modo sapientemente verosimile, riesce a rimettere insieme pezzi di una storia cancellata o mai saputa. Ci sono tentativi lodevoli di fare qualche cosa di buono, tipo un’adozione, e poi scopriamo il fallimento di un matrimonio, il crollo della fiducia nella persona amata, ci troviamo davanti alla morte e non siamo mai pronti a sufficienza per accettarla. Quello che alla fine prevale è forse proprio questo sentimento di accondiscendenza, di accettazione, come se i protagonisti si sforzassero di ricavare sempre qualcosa di buono dalle loro storie. I personaggi, in realtà, sia che ci sia un lieto evento sia no, in fondo comprendono il senso di quel che accade. Forse la vita non può cambiare, il nostro modo di vederla lì. Il messaggio che rimane, che ci è rimasto, è che vale la pena impegnarci e conoscere situazioni e persone, anche se non sempre queste ci cambiano nel profondo: a qualcosa, misteriosamente, la vita con le sue giravolte serve, qualcosa ci insegna, non siamo più esattamente quelli di prima.
I temi trattati sono tratti da storie molto vicine a noi, di personaggi come noi, che mangiano come noi, ascoltano le canzoni come noi, si muovono etc.. L’attenzione alle piccole cose, al dettaglio, è senz’altro uno dei punti forti della narrazione, perché rende visibile ogni piccolo gesto al lettore, rende abbordabile il personaggio che si incontra, proprio come se lo conoscessimo o ne avessimo l’opportunità, come capita, ad esempio, coi colleghi di lavoro, che magari non sono amici ma buoni conoscenti.
Quello che si potrebbe osservare, come punto debole, è forse che proprio la grande attenzione al dettaglio e il procedere analitico, cronologicamente scansionato e concatenato, talvolta può levare
un po’ di fantasia: il procedere è disseminato di tracce assai circostanziate, sembra quasi di sapere tutto dei protagonisti perché l’analisi psicologica è sempre particolarmente approfondita. Sfugge invece, talvolta, la motivazione più profonda, quella che ti fa credere di non essere solo conoscente ma realmente amico dei personaggi, può saltare quella adesione emotiva, quella sospensione dell’incredulità che può rendere credibile l’incredibile. Qui è tutto realmente credibile, verosimile e ben spiegato, forse appena troppo spiegato. A noi piacerebbe una narrazione meno psicologica e assai più fatta, ad esempio, di dialoghi e di gesti che parlino da sé. Un po’ troppo si vuole dare la spiegazione di un comportamento, mediante una disamina dei perché che, alla fine, ottiene l’effetto di non lasciare molto margine di interpretazione al lettore. La chiarezza psicologica ad ogni costo toglie la sorpresa e non fa lavorare il lettore. Noi crediamo che il libro lo debbano fare in due, scrittore e lettore. Qui in tre (dato che gli scrittori sono due!).
Ecco, se ci fosse permesso dare un suggerimento, sarebbe proprio quello di insistere sulla visività dei personaggi, in maniera più dichiaratamente teatrale, che dia loro una vita propria anche senza le spiegazioni autoriali. Probabilmente questo bel libro non può in alcun modo prestarsi a questo tipo di intervento, perché così è nato e non è modificabile a tal punto senza rischiare di subirne uno snaturamento. E’ solo un invito a liberarsi un po’ dall’io narrante e far vivere con più libertà i protagonisti, che non sono oggetti o strumenti di racconti a tesi, né tanto meno uomini e donne misteriosi i cui gesti debbano essere spiegati: se sono come noi, tanto vale levare loro i binari e lasciarli muovere come meglio piaccia a loro stessi. Forse le storie si arricchiranno in termini di maggiore vivacità ed anche la lingua, molto piana e corrente, potrebbe avere quel surplus di ricchezza di cui alle volte si può sentire il bisogno.

PAOLO RAGNI

05/09/2012

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O RIPRODURRE LA RECENSIONE IN FORMATO INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

Intervista a Donata Porcu, autrice di “Questo foglio sottile di vita”, a cura di Lorenzo Spurio

 Intervista a Donata Porcu
Questo foglio sottile di vita
Lettere animate 2012

 

a cura di Lorenzo Spurio

Blog Letteratura e Cultura

 

LS: Come dobbiamo interpretare il titolo che hai scelto per la tua ultima opera pubblicata?

DP: Non sono solita spiegare i titoli delle mie poesie o delle mie opere, non mi piace…preferisco che chi legge interpreti da solo, ma in questo caso sento di poter dare una indicazione: in una sua bella recensione, Lorenzo Spurio ha fornito una preziosa quanto indovinata interpretazione di quanto ho desiderato dire col mio titolo ( che è poi anche il titolo di una poesia contenuta nella silloge)

LS: Un autore negherà quasi sempre che quanto ha riportato nel suo testo ha un riferimento diretto alla sua esistenza ma, in realtà, la verità è l’opposto. C’è sempre molto di autobiografico in un testo ma, al di la di ciò, il recensionista non deve soffermarsi troppo su un’analisi di questo tipo perché risulterebbe per finire fuorviante e semplicistica. Quanto c’è di autobiografico nel tuo libro? Sei dell’idea che la letteratura sia un modo semplice ed efficace per raccontare storie degli altri e storie di sé stessi?

DP: Credo di non aver mai negato il carattere autobiografico dei miei versi, perché ritengo  risulti evidente; mi chiedi quanto ci sia di autobiografico e non posso che risponderti : tutto. Scrivere è il mio modo preferenziale di esprimermi ed è stato fin da ragazzina il modo per sciogliere e liberarmi di nodi interiori troppo stretti. Penso che sia assolutamente un modo efficace (anche se non semplice) per parlare di se stessi, sempre che gli ascoltatori siano attenti; non so quanto sia efficace per parlare degli altri, io credo si finisca alla fin fine sempre per parlare di se stessi attraverso gli altri… o forse lo si può fare, ma solo se si tratta di “altri” che abbiamo avuto modo di vivere empaticamente

LS: Quali sono i tuoi autori preferiti? Quali sono le tendenze, le correnti italiane e straniere e i generi letterari che più ti affascinano? Perché?

DP: ti confesso che la domanda mi fa sorridere, per il fatto che non saprei da dove cominciare nel risponderti: io sono sempre stata e sono tuttora, una lettrice vorace e molto disordinata: Mi piacciono prosa e poesia e confesso che mi piace quasi tutto! Amo molto i classici sia in poesia che in prosa, italiani e stranieri, mi entusiasmo sui nostri grandi ma non disdegno la produzione più moderna e quella minore. Mi rilassa e mi appassiona la lettura di romanzi fantasy. Tralasciando i grandi nomi della nostra letteratura, che do per scontati, il primo nome che sento di farti è Dostoeskij per quanto riguarda la prosa; la poesia è un florilegio di nomi…Ungaretti, Neruda, la nostra Merini… Per farla breve, se escludiamo gialli, polizieschi e romanzi sentimentali…leggo tutto con passione.

LS: So che rispondere a questa domanda sarà molto difficile. Qual è il libro che di più ami in assoluto? Perché? Quali sono gli aspetti che ti affascinano?

DP: Non è difficile, ho subito la risposta per te: è senza dubbio L’Idiota di Dostoesskij, il motivo sta sicuramente nella tematica, nella profondità dell’interrogativo che sottende al romanzo e soprattutto nel fatto che l’ho letto e riletto e ancora non mi annoia.

LS: Quali autori hanno contribuito maggiormente a formare il tuo stile? Quali autori ami di più?

DP: temo di non saperti rispondere, aspetto ancora qualcuno che sappia darmi la risposta, ammesso che sia possibile catalogarmi in un qualche modo, questo per quanto riguarda gli autori che hanno contribuito a formare il mio stile, quanto agli autori preferiti, ho già fatto qualche nome prima: accanto ai grandi classici della poesia di tutti i tempi, mi sento molto vicina a Neruda e alla Merini.

 LS: Quali libri hai pubblicato? Puoi parlarcene brevemente?

DP: Nel 2011 è uscito il mio primo libro “Dell’amore resta solo l’amore”, una silloge di poesie a tema amoroso (inteso nel senso più ampio del termine). In questo 2012 invece ha visto la luce “Questo foglio sottile di vita”, una silloge di poesie suddivisa in tre sezioni, a tema vario. In entrambe le raccolte confluiscono i versi scritti in tutti questi anni, oltre ovviamente alle ultime produzioni.

LS: Collabori o hai collaborato con qualche persona nel processo di scrittura? Che cosa ne pensi delle scritture a quattro mani?

DP: Solitamente scrivo da sola, ma sono sempre disponibile ad ogni esperimento; da poco ho scritto a quattro mani  con Antonella Ronzulli, una poesia pubblicata sul suo ultimo libro “Attimi: il puzzle della vita” (Lettere Animate 2012). Ritengo che scrivere a quattro mani sia una bella esperienza, ma occorre farlo con le persone giuste: ci vuole stima, empatia e per quanto mi riguarda affetto.

LS: A che tipo di lettori credi sia principalmente adatta la tua opera?

DP: Sicuramente non a lettori frettolosi o superficiali; non è importante quanti leggeranno i miei libri, ma è importante che coloro che lo fanno sappiano penetrare le parole e le emozioni: chi possiede un mio libro possiede un pezzetto della mia anima…chiedo che le mie parole non siano vane.

LS: Cosa pensi dell’odierno universo dell’editoria italiana? Come ti sei trovato/a con la casa editrice che ha pubblicato il tuo lavoro?

DP: Un marasma, un bombardamento di proposte, un universo in cui si rischia pericolosamente di perdersi: occorre essere avveduti e avere anche quel pizzico di fortuna che consenta di non cascare in mani sbagliate. Io ho pubblicato la mia seconda opera con Lettere Animate, una casa editrice molto giovane ma che sta lavorando molto bene; posso dirti che mi trovo benissimo: hanno creduto in me e mi sostengono, mi hanno aiutato e mi aiutano nel farmi conoscere e sono sempre presenti. La precedente esperienza mi aveva un po’ scottata: oltre alle spesa considerevole, mi ha lascito perplessa l’abbandono in cui mi sono trovata…ma andiamo oltre.

LS: Pensi che i premi, concorsi letterari e corsi di scrittura creativa siano importanti per la formazione dello scrittore contemporaneo?

DP: Credo che ogni occasione di confronto, e le cose che tu citi in quanto tali, siano utili alla formazione di uno scrittore. Io personalmente confesso di essere troppo pigra per parteciparvi: segno ogni data e mi propongo assolutamente ogni volta di rientrare nei tempi … dopodiché aspetto che scada il termine!

LS: Quanto è importante il rapporto e il confronto con gli altri autori?

DP: Come ti dicevo sopra è molto importante, ed è un confronto che può attuarsi sempre, attraverso l’amicizia e la solidarietà tra autori; io credo ancora nella possibile mancanza di invidie e giochini di potere: ognuno di noi è unico e c’è posto per tutti.

LS: Il processo di scrittura, oltre a inglobare, quasi inconsciamente, motivi autobiografici, si configura come la ripresa di temi e tecniche già utilizzate precedentemente da altri scrittori. C’è spesso, dietro certe scene o certe immagini che vengono evocate, riferimenti alla letteratura colta quasi da far pensare che l’autore abbia impiegato il pastiche riprendendo una materia nota e celebre, rivisitandola, adattandola e riscrivendola secondo la propria prospettiva e i propri intendimenti. Che cosa ne pensi di questa componente intertestuale caratteristica del testo letterario?

DP: Penso che la risposta debba variare a seconda della consapevolezza o meno di questa azione; personalmente credo che in realtà le cose da dire sia sempre le stesse e ciascuno di noi si sforza di dirle come meglio gli pare. Per lo più, però, la cultura ben assimilata fa si che questo meccanismo risulti spesso assolutamente inconsapevole: ciò che leggiamo diventa talmente nostro che quando lo restituiamo al nostro lettore siamo convinti di dire cosa nuova.

 

 

Lorenzo Spurio

scrittore, critico-recensionista

Blog Letteratura e Cultura

 

 09/08/2012

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE INTERVISTA IN FORMATO DI STRALCI O INTEGRALMENTE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

“Questo foglio sottile di vita” di Donata Porcu, recensione di Lorenzo Spurio

Questo foglio sottile di vita
di Donata Porcu
prefazione di Antonella Ronzulli
Lettere Animate, Martina Franca (Ta), 2012
Collana: Phoetica
ISBN: 978-88-97801-01-6
Numero di pagine: 55
Costo: 8 €
 
 
Recensione a cura di Lorenzo Spurio
 
 
Vorrei incontrarti un giorno
dove il tempo non conosce limiti
a metà del faticoso cammino
perché non esiste un percorso compiuto.
(in “Attesa”, p. 18)
 
 

Ho avuto l’occasione e il piacere di “sperimentare” da vicino questo libro che, pur essendo abbastanza fino,  è ricchissimo di contenuto, durante la sua presentazione che si è svolta a Firenze sabato scorso. In quell’occasione ho conosciuto così l’autrice, Donata Porcu, una donna semplice, spontanea ed estremamente contenta –non solo di questa sua fatica letteraria, ma della vita in generale-. Dopo il suo esordio poetico con la silloge Dell’amore restato solo l’amore (Rupe Mutevole, 2011), Donata Porcu torna con Questo foglio sottile di vita, edito da Lettere Animate. Il titolo apparentemente discorsivo e poco stringato ci dà numerose informazioni: la vita è un foglio bianco da scrivere, siamo noi a scrivere su questo foglio, ma allo stesso tempo sono anche gli altri, l’ambiente che ci circonda, sicché il prodotto finale non è che un manoscritto a più mani, dettato cioè da più fattori. Ma non è solo questo. Quel foglio a cui Donata Porcu fa riferimento – la vita, appunto- non può essere che sottile. L’esistenza del singolo, infatti, non è che una piccolissima componente dell’universale ed è per questo ‘sottile’, ma lo è anche perché la vita è un percorso accidentato e quasi mai rettilineo. La sottigliezza sta nella difficoltà, nella precarietà, nell’incessante scorrere del tempo.

Leggendo le poesie che compongono questo libricino, ci si rende conto da subito che la poetica di Donata Porcu parte da cose semplici e comuni che, però, utilizza come elementi per poter riflettere e argomentare. Molte di esse sono strettamente legate a un passato vissuto in maniera dolorosa – come le liriche ispirate e dedicate alla sorellina morta in tenerissima età- in altre, invece, si ravvisa una innocenza e ingenuità infantile ormai andata e impossibile da ritrovare come in “Samuele”, dedicata al suo gattino.

Donata Porcu è una donna estremamente legata alla sua terra d’origine, alla Sardegna, anche se nella silloge non vi sono espressi riferimenti alla toponomastica di quella regione e neppure espressioni nel dialetto della zona, ma la sua terra natale si respira attraverso i colori, gli odori, le piante che contornano le sue liriche. Antonella Ronzulli, direttrice di collana, osserva nella prefazione all’opera: “Dirompente è il forte legame che ha con la terra, il mare, la sabbia con i suoni, profumi e colori, lei non vive l’ambiente, lei ne è parte; così come il suo amore per gli animali, la conduce a considerarli parte integrante della sua vita” (p. 11). Ed espressione di questo è in maniera evidente la lirica che apre la raccolta dal titolo “Terra” nella quale leggiamo: “Tutto il mondo è la mia terra/ […] Il mio cuore è la mia terra” (p. 12) a significare, forse, che si può essere lontani dalla terra d’origine, ma portarla comunque sempre nel proprio cuore. Ma anche quando la terra non viene evocata come “luogo d’origine”, Donata Porcu si riferisce ad essa come sostrato vitale, come entità materiale del nostro vivere nella quale è possibile riscontrare la creazione, la vita, la rinascita: “Ho baciato la terra umida di pioggia” (p. 21). C’è sempre una grande attenzione nelle sue liriche nei confronti della terra, della Terra, della Madre Terra.

Quando Donata Porcu non parla di terra, si riferisce, invece, all’altra grande entità terrestre: l’acqua, nella forma del mare. E’ noto che gli isolani hanno un rapporto tutto diverso nei confronti dei concetti di terraferma e di mare e Donata Porcu esplica il suo amore nei confronti del mare, come universo ricco di suoni, suggestioni, e di sensazioni donate. Affascinante il carosello di colori, odori e profumi che riusciamo a respirare leggendo le varie liriche di questo libro. Donata Porcu ci regala così un quadretto vivido e sensoriale del suo sentirsi “anima sarda”: “Ti stringerò sul cuore/ pensando alla mia terra,/ la mia terra piena di polvere/ e di una vita immensa” (p. 38).

 

 

Chi è l’autrice?

Donata Porcu (Cagliari, 1965) è fortemente attratta dalla poesia e dalla narrativa. Già a nove anni si esercita coi primi versi, a tredici decide che scrivere è il suo interesse primario. Si laurea in materie letterarie a Padova, ma il suo forte legame con la Sardegna la riporta alle origini. Attualmente studia Scienza della Formazione Primaria. Vive e lavora a Quartu S. Elena. Nel febbraio del 2011 ha pubblicato il suo primo libro, Dell’amore resta solo l’amore, silloge di poesie edita da Rupe Mutevole.

 

Lorenzo Spurio

scrittore, critico-recensionista

Blog Letteratura e Cultura

 01/08/2012

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE IN FORMATO INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

E’ uscita l’Antologia del I° Concorso “Esordi Amo” – Edizione 2011

AI PARTECIPANTI E AI SEGNALATI

AL 

I° CONCORSO LETT. NAZIONALE “ESORDI AMO” – EDIZIONE 2011

ORGANIZZATO DA

Blog Letteratura e Cultura

Rivista Segreti di Pulcinella

Blog Intingendo d’inchiostro

SI COMUNICA CHE

con imperdonabile ritardo, siamo ad informarla che l’Antologia del I° Concorso “Esordi Amo” indetta l’anno scorso, è finalmente uscito. La pubblicazione del volume antologico è stata curata da Lettere Animate Editore, una nuova casa editrice ma con ampie qualità.

Per ora il volume può essere ordinato e acquistato mediante questo link: http://www.lettereanimate.com/eshop/index.php?route=product%2Fproduct&product_id=68

direttamente dal sito della casa editrice. Seguendo le indicazioni e fornendo i dati richiesti, sarà semplice acquistarne quante copie si desidera.

Nelle settimane che seguiranno il libro verrà inoltre inserito negli usuali cataloghi delle librerie online attraverso le quali potrà essere acquistato.

Ricordiamo che il I° Concorso “Esordi Amo” è stato organizzato e curato da Lorenzo Spurio, Massimo Acciai e Monica Fantaci nell’anno 2011. Ci scusiamo per la lentezza con la quale questa antologia è stata pubblicata ma –assicuriamo – tali ritardi non sono dipesi da noi.

Nell’antologia trovano posto i testi risultati segnalati dalla Giuria, la cui lista può essere vista a questo link: https://blogletteratura.com/2011/12/05/esito-i-concorso-esordi-amo-2011/

Rimanendo a vostra disposizione per ciascun tipo di richiesta, porgiamo cordiali saluti.

Lorenzo Spurio

Blog Letteratura e Cultura

www.blogletteratura.com

“Attimi. Il puzzle della vita” di Antonella Ronzulli, recensione a cura di Lorenzo Spurio

Attimi. Il Puzzle della vita

di Antonella Ronzulli

prefazione di Roberto Incagnoli

Lettere Animate Editore, Martina Franca (Ta), 2012

ISBN: 9788897801290

Pagine: 107

Costo: 10,00 Euro

 

Recensione a cura di Lorenzo Spurio

Domani tornerà il sole

e noi umani, senza comprendere

tra fango e morte ci rialzeremo.

(da “Nei silenzi della paura”, p. 30)

Antonella Ronzulli, poetessa piemontese, dopo il grande successo ottenuto con la prima silloge di poesie, AliVive (Rupe Mutevole, 2010), torna con un nuovo lavoro, tutto da scoprire. Nella copertina, dagli scenari fantasy e riccamente sfumata in azzurro, vediamo una donna bionda di spalle (proiezione della stessa autrice?) che si approssima ad attraversare una porta. La cosa curiosa è che la porta non appartiene a un edificio particolare, non ne intravediamo la struttura. L’edificio è il cielo, l’atmosfera infinita attorno alla quale si stagliano anche altri pianeti. Il titolo, Attimi, richiama subito il tema del tempo, uno dei più utilizzati da sempre in letteratura che la Ronzulli coniuga in questa silloge a una serie vasta di sentimenti dell’uomo d’oggi. Ecco perché il titolo da solo non basta, e l’autrice ha deciso di utilizzare un sottotitolo, “Il puzzle della vita”, ancor più significativo. Ci chiediamo ad una prima vista in che maniera la Ronzulli intenda la vita come puzzle; probabilmente come serie congiunta e necessaria di momenti, come excursus obbligato di riti di passaggio, come sfaccettature multiple onnipresenti contemporaneamente.

La silloge si apre, dopo una nota di prefazione, con due citazioni che “consacrano” l’attimo, una di Giuseppe Ungaretti, l’altra del filosofo Nietzsche.

In “Senza maschere” la poetessa si lascia andare a una veloce autoanalisi sul sé: chi sono e come dovrei essere? Dovrei essere diversa? Conclude sostenendo di no, altrimenti finirebbe per essere un’altra persona: “Fingere per compiacere?/ Impensabile/ l’inganno è ipocrisia./ Maschere non so indossare” (p. 24). La poesia di Antonella Ronzulli va, forse, letta proprio in questi pochi versi nella quale la poetessa innalza la semplicità, l’autenticità e il desiderio di offrirsi per come si è agli altri. E’ una poesia che ama il vero, il visibile e che rifugge le morbosità, le macchinazioni, gli inganni. Autenticità e preservazione dell’innocenza che si ritrovano nella dolorosa poesia “Assassino d’innocenti” in cui la poetessa è affranta per l’uccisione insensata di una giovane ragazza e si sente priva di perdono e comprensione per quanto un bruto ha irrimediabilmente commesso.

Le liriche di Antonella Ronzulli sono, inoltre, in grado di farci respirare odori particolari, “fragranze e sapori d’allegria” (p. 26) , “essenze di faggi che porgono foglie al vento” (p. 26) ma attente anche dal punto di vista sonoro: “battito d’ali notturno” (p. 39), “miagolii di gatti ammaliati” (p. 41) e possiamo dire che nel complesso si configurano come una celebrazione della vita; il suo messaggio è chiaro: goditi la vita e fai le scelte che credi essere le migliori: “Assapora e respira la vita” (p. 36); per conservare l’isotopia del “mangiare”, la Ronzulli ci dice che la vita va addentata (afferrata), mangiata (fatta nostra), assaporata (vissuta). Il carpe diem oraziano si fa concretezza nella poesia della Ronzulli come esortazione vivida a non lasciarsi scappare il tempo che passa, perché poi, non ritorna: “Ieri è tramontato/ sfida il domani/ sfuggi gli eventi/ nell’anima scolpiti” (p. 36), in altre parole, lasciati il passato alle spalle, vivi il presente, che è il tuo futuro!

La lirica “Angelo nero” è –secondo la mia opinione- la più bella della collezione: la poetessa è riuscita ad allontanare da sé la Morte quando “rasente oltre misura/ mi hai volutamente lambita”, ha trionfato, ma sa che per la natura degli esseri umani, prima o poi sarà l’Angelo nero a decidere. E’ per questo che essa “riappare ogni giorno” ed è sempre in agguato. “Chissà, se ti concederò il trionfo”, conclude la Ronzulli in questo breve monologo ragionato con la Morte. Considerazioni ed esternazioni che ritornano in “Nemico invisibile”, già edita nella precedente silloge nella quale la poetessa si scaglia con violenza contro quello che la Fallaci definì “L’Alieno”. Condivido il pensiero di Roberto Incagnoli, editore di Lettere Animate e amico di Antonella Ronzulli che osserva: “Antonella è esattamente quello che scrive”. La poetica di Antonella Ronzulli, semplice, piana ed accessibile a tutti, fornisce squarci del suo vissuto intercalati nel suo animo lirico che dona alla semplicità degli eventi un’aura tutta particolare.

Personalmente mi sento di consigliare vivamente questo libro perché è espressione di un’autenticità lirica preziosissima e unica nel suo genere nella nostra contemporaneità; le liriche di Antonella Ronzulli si susseguono fresche e l’intero libro è una vera celebrazione del connubio di due espressioni artistiche: poesia e fotografia. Ambiti che la Ronzulli “apre” anche agli altri per mezzo di una serie di collaborazioni molto importanti che si notano leggendo il testo. Nella seconda parte del libro, ad esempio, si respira l’ebrezza di elogio alla scrittura congiunta, con apprezzabili componimenti scritti a più mani con altrettanti poeti contemporanei tra cui Annamaria Pecoraro, Donata Porcu, Gianluca Regondi, Mario Di Nicola ed altri. L’apertura nei confronti degli altri è riscontrabile anche in alcune liriche finali tradotte in inglese e in spagnolo, proprio a testimonianza del fatto che la poesia abbraccia tutti, indistintamente. La comunione di intenti e la collaborazione letteraria sono aspetti centrali per il percorso che Antonella Ronzulli ha deciso di fare: “Siamo uomini e donne/ nati per non essere/ soli”, conclude in “Soli” (p. 35).

Chi è l’autrice?

Antonella Ronzulli (Novi Ligure, 1963) scopre la scrittura come ancora per superare un problema di salute; diventa una passione che associa a quella per la fotografia. Nel giugno del 2010 pubblica con Rupe Mutevole la silloge di poesie AliVive e nel gennaio 2012 la seconda edizione, essendo la prima esaurita con un buon riscontro di critica. Collabora alle attività letterarie della “Vetrina delle Emozioni”, è membro del Consiglio Direttivo e Responsabile del settore web dell’Associazione Culturale “Orizzonti Nuovi”. E’ vice-direttore editoriale di Lettere Animate Editore e direttrice delle Collane “Phoetica” e “Insieme”.

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