“Sangue, sapone e camicie di forza” di Cristina Canovi, recensione di Lorenzo Spurio

Sangue, sapone e camicie di forza
di Cristina Canovi
con prefazione a cura di Luca Milasi
Limina Mentis Editore, Villasanta (MB), 2010
Collana: Rêverie
ISBN: 978-88-95881-28-7
Numero di pagine: 126
Costo: 11,00 €
 
Recensione a cura di Lorenzo Spurio
Collaboratore di Limina Mentis Editore
 

Dracula, Sweeney Todd,  Jack lo Squartatore, Burke e Hare, personaggi terribili, scaltri omicidi, assassini instancabili che hanno occupato le pagine di testi letterari e adattamenti anche per la tv. In realtà più che di “personaggi” si dovrebbe parlare di “persone” dato che tutti gli illustri citati sono veri e che la storia ce li ha tramandati attraverso il racconto popolare, ma anche la letteratura. Esistenze al limite tra il reale e un mondo torbido, difficile da indagare, come nel caso di Jack lo Squartatore della Londra vittoriana come pure i dissacranti “ladri di cadaveri” Burke e Hare nella Scozia ottocentesca. La lista ovviamente sarebbe troppo lunga e per chi fosse interessato a conoscere qualcosa di più su alcuni di questi efferati serial killer, può leggere un mio articolo su Sweeney Todd, portato sulle scene dalla magistrale interpretazione di Johnny Depp, e uno su Burke & Hare. Mi sento di aggiungere però un serial killer tutto nostrano, forse poco conosciuto: la saponificatrice di Correggio.

Cristina Canovi, con alle spalle la pubblicazione di narrativa breve dal titolo Favole crudeli (Limina Mentis Editore, Villasanta, 2008), ritorna con un nuovo libro di difficile catalogazione in un genere particolare: Sangue, sapone e camicie di forza. E’ un romanzo, è una raccolta di frammenti, è un’agenda, ma è anche un saggio di carattere storico-sociologico e un’attenta analisi su un tema molto caro a branche quali la Psicologia, la Psichiatria, il Diritto: la pazzia umana.

Il libro racconta in maniera liberamente adattata –come osserva la scrittrice al termine del romanzo- la storia della saponificatrice di Correggio, nome d’arte di Leonarda Cianciulli (1893-1970), che a causa della cattiva infanzia vissuta tra dolori, solitudini, maltrattamenti fisici e psicologici si trasforma in strega e in potente maga. Non solo. La sua cattiveria nei confronti del Mondo – forse una vendetta per i torti e i dolori subiti- si fa totalizzante e si trasforma in una spietata assassina: killer di persone deboli e facilmente assoggettabili, gente del popolo, e poi si diletta a produrre saponi di varia natura con le carcasse sciolte in appositi liquidi corrosivi. Il sangue, invece, lasciato condensare e unito ad altri ingredienti “naturali” diventa la base per la produzione di pasticcini da mangiare e da far mangiare, analogamente al personaggio di Mrs. Lovett in Sweeney Todd. Ma la Canovi è attenta a chiarire in più punti del libro la causa principale di tanta spietatezza nella donna: sua madre aveva previsto per lei un determinato uomo da sposare, ma lei rifiutò e sposò un uomo di sua scelta e così sua madre –anch’essa una sorta di strega- la maledisse annunciandole la morte di tutti i suoi figli. In realtà molti dei figli di Leonarda Cianculli morirono e, per mettere fine a questa strage innocente causata dalla magia e dalla maledizione di sua madre, decise di uccidere gli altri.

L’intero racconto viene fatto da Ardilia, la serva della maga di Correggio, che affetta da pazzia incontenibile – complice le tragiche immagini che ha dovuto sopportare stando alle dipendenze della potente assassina – viene rinchiusa in un manicomio, quelli che oggi definiamo “ospedali psichiatrici”, anche se non è propriamente la stessa cosa. E’ proprio qui che il libro da romanzo si trasforma in saggio: la Canovi affronta un discorso di carattere storico particolarmente importante – già nel preambolo- facendo riferimento alla Legge Basaglia che, oltre alla chiusura dei manicomi e alla abolizione di questo genere di strutture, portò a una serie di novità importanti: “[La legge] ha finalmente chiarito che l’obiettivo della psichiatria non è la difesa della società dei folli, troppo spesso equiparati ad elemento di disordine e di pericolo, ma la cura dei disturbi mentali, attraverso una prassi corretta, etica e scientifica” (p. 8)

Nella parte conclusiva la Canovi riporta la storia reale di Leonarda Cianciulli, soffermandosi sulle vicende che contribuirono a trasformarla in un mostro e al suo processo che si tenne a Reggio Emilia nel 1946. Segue un apparato bibliografico sulla figura di questa terribile assassina – segno evidente che la critica si è molto occupata di questo caso- e sugli istituti psichiatrici dove spiccano, tra le varie opere, due libri della poetessa milanese Alda Merini.

Se da una parte la Canovi ci consegna una storia realmente accaduta e poco conosciuta, quella di una sadica, di una assassina spietata della provincia emiliana, dall’altra ci fornisce però anche il metodo correttivo (non per lei, ma per la sua serva Ardilia). Si tratta, però, come spesso accade di un sistema correttivo insufficiente, incapace a far fronte ai reali problemi psichici della donna che, dal momento del suo arrivo alla struttura, verrà imbottita, placata e alimentata di medicinali che la terranno vigile ma che contribuiranno a deprimerla ulteriormente.

 

 

Chi è l’autrice?

Cristina Canovi è nata a Reggio Emilia. Laureata in Lettere Moderne a Bologna e in Psicologia a Cesena, attualmente insegna materie umanistiche nelle scuole medie. Ha esordito nella collana Revêrie edita da Limina Mentis con la raccolta di racconti Favole crudeli, di cui ho scritto una recensione disponibile qui. Appassionata lettrice e cinefila, cita tra i suoi scrittori preferiti Roal Dahl, Richard Matheson, Joe R. Lansdale, Philip Dick, Rod Sterling, Milan Kundera, Stephen King, Raymond Queneau, Georges Perec, Daniel Pennac, Oscar Wilde, Ray Bradbury, Dino Buzzati, Carlo Lucarelli, Eraldo Baldini. Tra i registi più amati: Tim Burton, Quentin Tarantino, Woody Allen, Sam Raimi, Peter Jackson.

 

Lorenzo Spurio

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE IN FORMATO INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

 

Il cinico commercio di cadaveri: Burke and Hare

Burke & Hare (Burke & Hare – Ladri di Cadaveri, 2010) è un film del regista John Landis basato sulla storia di William Burke e William Hare, due famelici killer di origini irlandesi documentati dalla storia.

 1) Burke and Hare Murders: la storia

Gli omicidi di Burke e Hare, conosciuti anche come omicidi di West Port furono una serie di assassini che riguardarono la città di Edimburgo negli anni 1827-1828. Gli omicidi vennero attribuiti a William Burke[1] e William Hare[2], due immigrati di origini irlandesi che uccisero almeno diciassette persone per venderne poi i cadaveri al dottore Robert Knox per fini di studio e per lezioni di anatomia.

Prima del 1832 c’era scarsa disponibilità di cadaveri predisposti per lo studio dell’anatomia nelle scuole mediche inglesi, quali l’università di Edimburgo. Erano disponibili sono due o tre cadaveri all’anno per lo studio del corpo umano per un gran numero di studenti. Vari criminali si dedicarono ad omicidi ed assassini seriali (anatomy murders) e allo stesso tempo iniziarono a diffondersi casi di trafugo di cadaveri dai cimiteri.

Burke conobbbe Hare grazie alla comune conoscenza di Margaret Logue poi diventata moglie di Hare che disponeva di una locanda ad Edimburgo. Burke e Hare divennero grandi amici e assieme riuscirono a vendere una serie di cadaveri il primo dei quali fu un tenente che era morto per cause naturali. Invece di sotterrare il corpo, riempirono la bara con della terra e portarono il cadavere all’università di Edimburgo dove venne acquistato. Il cadavere venne venduto al dottor Robert Knox, anatomista per £7.10s.

La prima vera vittima di Burke e Hare fu un tenente malato, Joseph the Miller. Lo fecero ubriacare con del whisky e lo soffocarono. Lo stesso modus operandi venne utilizzato con le successive vittime e nei vari assassini cooperò anche Margaret  Hare.


Tra le altre vittime ci furono un mendicante, un ritardato mentale, una donna con la figlia, alcune donne probabilmente prostitute e una vecchia assieme al nipote cieco. In  quest’ultimo caso Hare utilizzò un’inaudita violenza contro il giovane avventandosi su di lui e spaccandogli l’osso del collo. Ciascuno corpo venne venduto per £8. I due killer utilizzarono un’efferata violenza nei loro assassini e operarono con estrema lucidità e freddezza tanto che potremmo elevarli al pari di Jack the Ripper, Sweeny Todd e Dracula l’Impalatore.

Uno degli ultimi omicidi destò preoccupazione ed interesse dei familiari della vittima e, velocemente il cerchio degli investigatori si ristrinse attorno a Hare e alla moglie. La confessione di Hare praticamente mandò alla morte il collega Burke che venne impiccato nel 1829 e poi dato all’università di Edimburgo per gli studi anatomici. Hare venne rilasciato nello stesso anno e secondo la leggenda popolare terminò la sua vita come mendicante cieco per le vie di Londra.

Nella letteratura c’è un riferimento a Burke e Hare nel racconto di Robert Louis Stevenson intitolato “The Body Snatcher” che ritrae due dottori responsabili dell’acquisto di cadaveri da dei killer.

Da queste due figure sono stati tratti vari film: The Body Snatcher (regia di Robert Wise, 1945), The Greed of William Hart (regia di Oswald Mitchell, 1948), The Flesh and the Fiends (regia di John Gilling, 1960), Dr. Jekyll and Sister Hyde (regia di Roy Ward Baker, 1971), Burke & Hare (regia di Vernon Sewell, 1972), Burke and Hare (regia di John Landis, 2010).

 2) Burke and Hare (2010): il film 

E’ il 1828.  Il film si apre con i due uomini di origini irlandesi a Edimburgo, in Scozia. L’università di Edimburgo è considerata la più avanzata e importante per le materie medico-scientifiche. Il dottor Knox[3] si occupa di anatomia. C’è penuria di cadaveri da poter analizzare durante le lezioni d’anatomia per gli studenti universitari. Burke e Hare danno inizio ai loro affari basati sulla vendita di cadaveri. Inizialmente pensano di riesumare i corpi inumati al cimitero ma durante la notte dei membri della milizia si accorgono e sono costretti a fuggire. A questo punto decidono di facilitare i loro affari cominciando ad uccidere: uccidono un signore molto grasso mettendogli paura al buio all’interno della sua casa e un’anziana soffocandola e spaccandole un vaso in testa. Ogni cadavere che viene venduto al signor Knox viene pagato sui quattro-cinque sterline.

Il trafugo di cadaveri durante l’Ottocento era una pratica ampiamente utilizzata da balordi e criminali che, una volta de seppellito il cadavere, provvedevano a venderlo illegalmente a medici privati, come avviene nella storia di Burke e Hare. Nel racconto “The Premature Burial” di Edgard Allan Poe si fa riferimento alla pratica del trafugo di cadaveri:

Arrangements were easily effected with some of the numerous corps of body-snatchers, with which London abounds; and, upon the third night after the funeral, the supposed corpse was unearthed from a grave eight feet deep, and deposited in the opening chamber of one of the private hospitals.[4]

E’ curiosa una delle scene iniziali del film dove Hare, per poter partecipare ad una festa in un locale, si spaccia per Wordsworth e quando poi il vero Wordsworth accompagnato da Coleridge si presenta alla porta d’entrata della festa, le loro vere identità non vengono credute e vengono mandati via.

Il dottor Knox intende far bella figura con i suoi studi, le sue analisi e ricerche sul corpo umano dinanzi al re che fa visita a Edimburgo, soggiornando nella sua residenza di Holyrood Palace. Il professor Monro[5] si interessa anch’egli di scienza e del corpo umano ma appartiene ad una scuola di studio più tradizionale. Tra di lui e il dottor Knox c’è una continua lotta di potere per poter primeggiare in vista anche della visita del sovrano che riconoscerà l’uomo che si è maggiormente distinto nel suo campo scientifico dandogli il sigillo reale.

Nel film Burke viene inizialmente mostrato come quello meno propenso ad uccidere, più insicuro e dubbioso del loro ruolo di killer mentre Hare è più diretto, violento e  risoluto. Nei loro traffici di cadaveri vengono aiutati e nascosti da Margaret, la moglie di Hare. Burke, d’altro canto, finanzia con i soldi che derivano dalla vendita dei cadaveri, l’allestimento dell’opera teatrale di una ragazza della quale si è innamorato, Jimmy Hawkins.

Il signor McTavish, il boss della città che controlla i vari traffici legali e illegali, ha fatto pedinare i due uomini cercando di capire da che attività guadagnassero i soldi. Ovviamente non glie lo rivelano. McTavish chiede loro il cinquanta per cento dei loro proventi in cambio di protezione ma loro rifiutano. Scoperti i loro traffici McTavish chiede loro di entrar a far parte dei loro affari di smercio di cadaveri ma Burke e Hare lo uccidono, consegnando poi il suo corpo al dottor Knox che lo seziona.  Dato che McTavish è un uomo molto conosciuto, le milizie indagano su chi è stato a portare il cadavere al dottor Knox.

Il dottor Knox si presenta a Holyrood Palace per presentare il suo libro di immagini sul corpo umano, foto che ha scattato sui tanti cadaveri che ha analizzato. La milizia arriva al palazzo e interrompe Knox che si appresta a presentare il suo libro al re, accusandolo di aver ucciso decine di uomini per fare quel libro. Per la raccolta sono stati utilizzati sedici cadaveri. La milizia lo interroga chiedendogli chi gli ha fornito i sedici cadaveri e lui glie lo rivela. La milizia arresta Hare, sua moglie, Burke e Jimmy con l’accusa di omicidio. La notizia si sparge ad Edimburgo e il popolo chiede che i quattro vengano messi al capestro.

Lord Harrington chiede al capo della milizia di non mandare a processo Hare e Burke ne di ucciderli perché questo provocherebbe troppo clamore ad Edimburgo e rovinerebbe la fama della città come sede della più importante facoltà di medicina al mondo. Il capo della milizia pone una condizione a Hare e Burke: se uno dei due confesserà i delitti, l’altro potrà uscire di carcere. Burke confessa per salvare dal carcere Jimmy, la sua innamorata. Burke viene impiccato.

Alla fine William Hare apre un’agenzia di onoranze funebri che gestisce assieme alla moglie ed è  l’unico ad ottenere il sigillo reale. Il corpo di Burke viene consegnato al dottor Monro che lo seziona dinanzi agli studenti. Il dottor Knox parte per il nuovo mondo. Jimmy diviene un’affermata attrice e anche il discepolo del professor Monro, un certo Charles Darwin, diviene popolare dopo aver venduto un gran numero di copie della sua opera, The Origin of Species.

Trattandosi di un film che si basa su una storia vera, documentata dalle cronache del tempo, tutti i personaggi sono realmente esistiti: non solo Burke e Hare ma anche il capo della milizia, Lord Harrington, il dottor Knox, il dottor Monro e personaggi rilevanti all’interno della letteratura: Charles Darwin, William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge. Il re a cui si fa riferimento nel corso del film, non viene nominato con il suo nome ne tantomeno viene mostrato in scena, ma essendo la storia documentata nel 1828 si tratta di re Giorgio IV di Hannover (1762-1830).

Un film che ripercorre una storia interessante e al tempo stesso agghiacciante, facendolo in maniera abbastanza comica e che può essere sicuramente apprezzato da coloro che, guardando Sweeny Todd, hanno trovato la sua storia terribilmente curiosa e ricca di momenti di suspense.


LORENZO SPURIO

22-06-2011


[1] William Burke (1792-1829) dopo aver servitor l’esercito irlandese lasciò la sua famiglia ed emigrò in Scozia nel 1817 dove lavorò nella marina e poi come venditore di tessuti, fornaio e calzolaio.

[2] William Hare (1921-1804) come Burke emigrò dall’Irlanda verso la Scozia dove lavorò nella marina. Ad Edimburgo conobbe Mr. Logue che gli diede un tetto sotto al quale poter dormire e, alla morte dell’uomo si sposò con la sua vedova.

[3] Robert Knox (1791-1862) fu uno scienziato, anatomista e chirurgo scozzese. Fu una delle massime autorità nel suo campo medico-anatomico ad Edimburgo prima dello scandalo che lo coinvolse circa i crimini di Burke e Hare. Come il film evidenzia ebbe una serie di screzi con il professor Alexander Monro, anatomista dell’università di Edimburgo mentre lui lavorò come anatomista di una scuola privata.

[4] Edgard Allan Poe, “The Premature Burial”. Testo tradotto: «Fu loro facile intendersi con una delle tante associazioni di trafugatori di cadaveri che abbandonano Londra; e la terza note dopo il funerale il presunto cadavere venne esumato da una fossa profonda otto piedi e portato nella sala operatoria di una clinica privata», in Edgard Allan Poe, Racconti del terrore, Milano, Mondadori, 1992, p. 250. Come si evince dal testo citato la pratica del trafugo di cadaveri era diffusa anche a Londra oltre che ad Edimburgo.

[5] Alexander Monro tertius (1773-1859) fu professore di anatomia all’università di Edimburgo. A quel tempo l’università di Edimburgo era considerata la massima autorità in campo medico-anatomico al mondo ma la penuria di cadaveri da analizzare prima dell’Anatomy Act (1832) provocò gravi problemi negli studi. Uno dei frequentatori delle lezioni universitarie di Alexander Monro fu un giovanissimo Charles Dickens che seguì alcune lezioni, interessandosi poi e specializzandosi in altre branche scientifiche. 

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