“A sera” poesia di E. Marcuccio con un commento critico di Lorenzo Spurio

A sera

EMANUELE MARCUCCIO

 

a sera

e luminose

scandiscono

le ore

 

vanno

lente

lente inanellano

ricami

ricolmi

 

ricolme d’anni

passano

le ore

 

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Commento di Lorenzo Spurio:

Due le matrici tematiche della recente lirica di Marcuccio che si concretizzano quali nuclei fondanti dell’animo introspettivo del poeta: l’osservazione del mondo e la sua percezione. L’immagine della sera ci introduce in uno scenario piuttosto torvo dove qualcosa di luminoso è in grado però di schiarire l’ambiente.

Colpisce la struttura dei versi quanto mai atipica, minimalista e oserei aggiungere anche privativa, ci chiediamo infatti a cosa sia da legare il secondo verso, a quale correlativo oggettivo (se presente nella lirica sia da attribuirne la qualificazione del soggetto); d’altra parte non mancano sistemi anaforici come la chiusa della prima strofa che ritorna a conclusione della lirica e ancora il “lente” che si sussegue in due versi a volerne marcare ancor più questo andamento pacato, quasi inavvertibile, di un mondo assopito e spasmodicamente incongruente poi con le ore che passano.

Non privi di attenzioni sono i sistemi musicali che la lirica porta con sé con allitterazioni e sonorità che richiamano un suono cadenzato, soprattutto nella vibrante erre di “ricami/ricolmi”.

Marcuccio nebulizza ancora una volta la concettualità di fondo in versi serrati, mono-vocabolo, di appena tre sillabe, dal linguaggio semplice con terminologie di dominio pubblico con le quali affresca più che un paesaggio esterno, un quid emozionale, uno stato dell’anima.

Gli anni sono visti quali il prodotto continuo e quasi inavvertibile di momenti, una rincorsa continua di secondi che si sostituiscono l’uno all’altro. Nella realtà consuetudinaria della vita giornaliera notiamo lo scorrere delle ore, entità inesistenti di creazione umana pensate per una sua migliore organizzazione nel mondo e quando queste si sommano tra loro, si duplicano, vengono a confluire in un tempo passato più lungo, quasi in-arginabile quale un fiume prossimo all’esondazione, di anni che se ne sono andati.

Una riflessione sul tempo giocata su termini singoli che descrivono un mondo.

Al lettore il compito di indagare collegamenti tra nuclei concettuali e individuarne priorità semiologiche.

 

Jesi, 27-12-2014

 

“Serena e di stelle”, poesia di Emanuele Marcuccio con un commento di Lorenzo Spurio

“Serena e di stelle…”

di Emanuele Marcuccio

Dolce e chiara è la notte e senza vento,

Giacomo Leopardi,

da «La sera del dì di festa»

Serena e di stelle

è la notte, di cielo

e di vento che sibila in me…

e pioggia e di vento nell’anima

che fischia

al tedio che l’avvolge

e volge indietro i giorni

di quei perduti dì

che mai

si volgeranno…

(16/3/2012)

 

“Serena e di stelle”

poesia inedita di Emanuele Marcuccio

 

Recensione a cura di Lorenzo Spurio

Ho avuto l’occasione di leggere molti testi, alcuni anche in anteprima, prodotti dal poeta palermitano Emanuele Maruccio, e di scriverne alcuni commenti, come una recensione alla sua prima silloge di poesia Per una strada (SBC Edizioni, Ravenna, 2009) o, addirittura, curare la postfazione al suo libro di aforismi in via di pubblicazione.

Marcuccio è un poeta attento e delicato, molto produttivo, del quale sono a commentare questa sua nuova produzione lirica. Come ho già avuto modo di osservare nella recensione a Per una strada, e come rivela lo stesso poeta nella prefazione della stessa silloge, la sua produzione è fortemente ispirata, motivata e imbevuta dei temi e dei topos leopardiani (la sofferenza, la malinconia, la solitudine, lo sguardo pessimista e cupo sulla società che circonda l’uomo). “Serena e di stelle”, ritorna ai motivi del poeta recanatese e il riferimento è ben evidente dai versi iniziali in esergo tratti appunto dalla nota “La sera del dì di festa”.

La poesia di Marcuccio, concisa e densa nei significati, si offre al lettore piacevolmente a partire dall’estetica, dalla sua morfologia, che alterna versi lunghi a versi molto più corti, costituiti da poche sillabe. I temi cari a Leopardi sono ripresi e utilizzati tenendo ben presente questo prestigioso rimando letterario e, come nell’ampia produzione poetica del Marcuccio,  si riscontra un senso di cupezza e nostalgia. La tranquillità e la beatitudine del cielo nelle ore notturne contrasta con l’inquietudine e la desolazione dell’animo del poeta il quale pure si deprime per la presa di coscienza del tempo beffardo che scorre e che mai più ritorna, similmente alla concezione shakesperiana del tempo contenuta nei famosi Sonetti.

E’ una poesia che va letta tutta d’un fiato, e poi riletta e riconsiderata. Leopardi fuoriesce da ogni singola parola, dalla cadenza, dalla struttura e dai temi. La facoltà che Marcuccio ha è quella di far rivivere nella nostra contemporaneità un’artista scomparso da tanti anni, riproponendolo a suo modo, e ricordando i suoi pezzi più celebri.

a cura di Lorenzo Spurio

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