“Storia terrena, infernale e celeste di una marionetta” di Massimo Conese, recensione di Lorenzo Spurio

Storia terrena, infernale e celeste di una marionetta

di Massimo Conese

prefazione a cura di Orazio Labbate

Limina Mentis Editore, Villasanta (MB), 2010 – Collana Revêrie

ISBN: 978-88-95881-30-0

Numero di pagine: 55

Costo: 10 €

 

Recensione a cura di Lorenzo Spurio

Collaboratore di Limina Mentis Editore

 

 Il mondo è solo frutto della vaghezza

e questa appare la sua prigione. (p. 22)

 

Massimo Conese ci accompagna all’interno di una suggestiva fiaba moderna sulla cosmologia dove alcune delle componenti tipiche della fiaba (l’allontanamento da casa, la componente onirica, il meraviglioso) sono presenti. Il personaggio principale è “una marionetta” e come osserva l’autore nell’esergo “questa è la storia di un bipede/ non più bambino/ ma neppure ancora adulto” (p.7). Ci chiediamo dunque se si tratti di una marionetta adolescente o se questa mancanza di catalogazione del protagonista in una età specifica abbia, invece, la volontà di significare dell’altro.

Massimo Conese, con alle spalle varie sillogi di poesia, non è nuovo al genere della fiaba –narrativa tipicamente pensata per le più giovani generazioni, ma che allo stesso tempo trasmette un insegnamento morale- dato che si è occupato con le Edizioni Besa di due volumi che analizzano da vicino la componente folklorica-popolaresca di racconti popolari quali fiabe –appunto- e leggende nella tradizione norvegese e in quella irlandese.

Il titolo del libro, chiarifica da subito al lettore cosa si approssima a leggere: “Storia terrena, infernale e celeste di una marionetta”, è dunque una sorta di epica di una marionetta che passa attraverso vari momenti o avventure.

Fuggito di casa su un autobus, Bilobab trova per caso la sua  dolce metà, Lorisusi (è una donna, o solamente un faro?) “in gonnellina e zainetto” (p. 11), ma quell’incontro fortuito genera un evento destabilizzante e inspiegabile dal quale lo stesso personaggio ne esce mutato, non più una persona ma una marionetta: “Io, qui, annullato nel viaggio/ sono il viandante e la verga del santo: io, allora, mi addoloro dell’umana sapienza:/ nulla so, neanche che il dolore è male” (p. 16). Bilobab ci appare a partire da questo momento come un essere debole, pieno di domande e privo di risposte, che si interroga, che non comprende. Questa mancanza di comprensione che gli causa ulteriore sofferenza e pessimismo lo conduce ad appellarsi al Tempio, per conoscere la sua colpa.

Massimo Conese utilizza nel libro vari riferimenti alla letteratura germanica e nordica (la saga di Sigfrido, le gesta dei Volsunghi, l’Edda di Snorri Sturlson, ma anche quella greca (Minosse e il Minotauro, i Proci) e l’intera storia può essere vista come simbolo di Armageddon, di fine cosmica e di rigenerazione con le sue implicazioni alla primordiale Creazione nel giardino dell’Eden (cosmologia cristiana) o del Vahalalla (cosmologia germanico-pagana). A tutto questo si unisce una continua ricerca sull’essere, sul perché siamo ciò che siamo ossia perché il mondo, quel Caos indistinto e imperscrutabile, a un certo punto ha fatto le sue scelte, contraddistinguendo ciò che oggi è: “Il nostro cervello funziona per archetipi/ siamo noi che ostiniamo a chiamarci homo sapiens./ Ma oserò chiedermi di chi è la colpa/ di non esser nati ginestre?” (p. 28).

Conese ci accompagna a braccetto in un mondo complesso, a tratti visionario a tratti estremamente descrittivo, facendoci respirare cosmologie diverse tutte però accomunate da alcuni tratti distintivi. Incontriamo Beatrice, la donna di Dante, ma anche Pandora e Crimilde, solo per citare alcuni personaggi. La scrittura rifiuta il dogmatismo e il didatticismo per offrirsi al lettore, invece, come un mosaico congiunto di pensieri ontologici differenti.

 

Lorenzo Spurio

scrittore, critico-recensionista

Collaboratore di Limina Mentis Editore

 

11/08/2012

 

Chi è l’autore?

Massimo Conese (Bari, 1961) è laureato in Medicina ed è professore associato in Patologia Generale presso l’università di Foggia. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie: Il sogno dell’isola (Bari, Edizioni La Vallisa, 1991), Xenografia (Bari, Edizioni La Vallisa, 1994), Il libro delle visioni (Milano, Edizioni Laboratorio delle Arti, 1996), Ur (Faloppio, LietoColle, 2006), Poemi lustrali in prosa (Bari, Levante Editori, 2007). Si è occupato di traduzioni di fiabe e leggende, editate nella pubblicazione di due volumi per le Edizioni Besa: Fiabe e Leggende Norvegesi (2001), Fiabe e Leggende Irlandesi (2004). Sue poesie sono state pubblicate sulle riviste “La Vallisa” (Bari), il “Monte Analogo” (Milano) e “La Mosca di Milano” (Milano).

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE IN FORMATO INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

“Eden” e “Ad Lucem” di Alessandro Cortese

Alessandro Cortese è nato a Messina nel 1980. A Pescara lavora come insegnante per la scuola media e superiore. Nel Gennaio 2008, la casa editrice milanese Arpanet decide di pubblicargli il racconto: “Vita e ricordo di Mary Ann Nichols. Prostituta” sul volume “Concept – Storia”, un primo contatto che permette allo scrittore e alla redazione  di conoscersi.

È nel Luglio del 2010 che, sempre per Arpanet, l’autore pubblica il suo primo romanzo, Eden, in cui la storia della Creazione viene riscritta mantenendo i propri punti fermi ma assumendo connotati sostanzialmente diversi. L’opera è premiata da pubblico e critica, i quali hanno apprezzato l’impostazione pirandelliana che l’autore ha impresso al romanzo. Eden è un’audace reinterpretazione della Storia della Creazione e del Giardino dell’Eden dal punto di vista degli angeli. Un gruppo di ribelli, tra insospettabili tradimenti ed enigmatici spiriti, decide di scoprire che cosa significhi libertà. Con un linguaggio dal sapore antico e ricco di riferimenti biblici e un’impaginazione in lettere capitali, Alessandro Cortese rivoluziona la lettura della Genesi, proiettando il lettore verso l’identificazione con Lucifero, custode della luce di Eden. Un ribaltamento che seduce, invertendo l’eterna dialettica tra bene e male.

Il nuovo romanzo di Cortese, che uscirà nel dicembre del 2012 sarà intitolato Ad Lucem. La nuova narrazione si apre dopo la caduta del primo uomo e della prima donna e la cacciata degli angeli ribelli dal paradiso. A metà strada tra un romanzo di genere mistico ed uno fantastico, Ad Lucem si sviluppa osservando la trasformazione di un angelo in soldato, da capo rivoluzionario fedele ai propri credo libertini a dittatore capace di sfruttare tutto e tutti in nome d’un disegno personale. Allusioni all’attuale modo di far politica dei governi mondiali sono la scenografia davanti alla quale monta il tema centrale della vendetta, rendendo l’epopea di Lucifero totalmente diversa, ma mai stonata, rispetto a quanto è noto su questa importante figura non solo religiosa ma anche culturale.

 

COMUNICATO FORNITO DALLO STESSO AUTORE.

 

 

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