Ricordo del poeta toscano Veniero Scarselli (1931-2015). Nelle Marche un riconoscimento alla memoria

Di Lorenzo Spurio

Domenica 15 maggio 2022 presso l’Auditorium San Rocco a Senigallia (AN) l’organizzazione del X Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”, organizzato da Euterpe APS e presieduto dal sottoscritto, ha conferito alla memoria del poeta toscano Veniero Scarselli (1931-2015) un riconoscimento speciale alla memoria che è stato consegnato alla figlia Teresa Scarselli.

Veniero Scarselli è stato docente di Fisiologia, poeta e scrittore. Per sua scelta ha vissuto per lo più appartato in felice comunione con l’Appennino toscano in compagnia di libri e dell’amata moglie Gemma. Studioso eclettico e saggistica raffinato, ha fatto interloquire scienza e poesia, tecnica e letteratura, ponendosi domande fuori da ogni possibile schematismo. Il suo itinerario ha attraversato i campi dell’estetica e dell’etica con l’attualizzazione di problematiche d’interesse collettivo non disdegnando l’auscultazione dell’interiorità e lo scandaglio ontologico, la perlustrazione convinta e reiterata attorno ai dilemmi esistenziali, alle aporie, alle realtà necessitanti un’interrogazione.

Un momento della cerimonia di premiazione. Da sx: Michela Zanarella (Presidente di Giuria), Teresa Scarselli (figlia di Veniero Scarselli) e Lorenzo Spurio (Presidente Euterpe APS e Presidente del Premio)

Elegante chiosatore del testo, critico dalla lama esatta e puntuale, Scarselli si è occupato di varie tematiche mai dimenticando la centralità della poesia, delle sue forme e messaggi, dei codici linguistici, dello stile, finanche della metrica e ogni aspetto relativo al rapporto io-verso, autore-poesia. La riflessione sulla poetica, il tentativo d’interpellare il meccanismo insito nella creatività dell’uomo, nella sua arditezza e inesauribilità d’investigazione, sono alla base della sua indomita riflessione, del suo studio meticoloso, reiterato e avvincente, di una perlustrazione convinta e affannata attorno al conoscere. L’opera di Scarselli è profondamente dotta, frutto di studio e convinzioni radicate, prodotto di letture particolari, di richiami a una intelligentia colta ed è piacevole, nell’approfondimento dei versi, andare a indagare plausibili richiami e camei che l’autore ha inteso rendere fruibili o, per lo meno, praticabili.

Numerose le opere poetiche pubblicate: Isole e vele (1988), Pavana per una madre defunta. Appunti per una storia naturale della morte (1990), Torbidi amorosi labirinti (1991), Priaposodomomachia. Storia lussuriosa del Cavaliere e la Donzella (1992), Eretiche grida. Antico manoscritto di eremita rinvenuto in una grotta del Monte Athos (1993), Piangono ancora come bambini (1994), Straordinario accaduto a un ordinario collezionista di orologi (1995), Fuga da Itaca (1997), Pianto di Ulisse (1998), Il Palazzo del Grande Tritacarne (1998), Ballata del vecchio capitano (2002), Il lazzaretto di Dio (2004), Diletta Sposa (2006), Genesis (2008), Mille millenni d’Amore (2008), Trionfo delle anime artificiali (2009), La suprema Macchina Elettrostatica (2010), Il mio pensiero poetante (2011), Ascesa all’Ombelico di Dio (2012), L’Universo parallelo degli Acquatici (2013), Vera storia del Vascello fantasma (2015).

Il poeta Veniero Scarselli

Pure non va dimenticata la componente saggistica di Scarselli, aspetto inesauribile e peculiare della sua intera produzione letteraria. Ce ne rendiamo conto da una serie di articoli, interventi critici, interviste più o meno possibili, arditezze stravaganti, riflessioni curiose capaci di suggestionare il lettore ravvisabili in una grande messe di scritti critici e divulgativi apparsi prevalentemente su riviste di settore tra le quali figurano «Pomezia Notizie», «Sìlarus», «Punto di vista», «Nuova Tribuna Letteraria», «Vernice», «La Procellaria», «Talento» e «La Vallisa». In volume, per la saggistica, pubblicò Conservazione dell’amore coniugale (2008), Il mio pensiero poetante (2011), Indagine molecolare sul Bello (2011) e Diafonie poetiche a contrasto (2011).

Hanno scritto sulla sua opera e sulla sua ampia e versatile attività letteraria, tra gli altri, Giorgio Barberi Squarotti, Domenico Cara, Silvano Demarchi, Ninnj Di Stefano Busà, Luigi Fontanella, Emerico Giachery, Sandro Gros-Pietro, Alfio Inserra, Stefano Lanuzza, Gianfranco Lauretano, Maria Grazia Lenisa, Franco Manescalchi, Walter Mauro, Carmelo Mezzasalma, Rossano Onano, Davide Rondoni, Mario Sansone, Antonio Spagnuolo, Stefano Valentini, Anna Ventura, Vittorio Vettori, Esposito Vittoriano, Lucio Zaniboni e Lucio Zinna.

Nel corso degli anni l’interesse all’opera letteraria di Scarselli è stata ben posta in risalto da una serie di recensioni, saggi e approfondimenti tanto su rivista che in volume che molti saggisti e studiosi hanno voluto dedicare alla sua opere. Tra questi vanno senz’altro citati gli studi monografici Un’epica moderna dell’interiorità (1993) a cura di Nicola Amabile; L’equivoco di Edipo nella trilogia di V.S. (1994) a cura di Rossano Onano; La riflessione poetica di V.S. (1997) di Vittoriano Esposito; Oltre le colonne d’Ercole (1998) a cura di Gianna Sallustio; Le inconciliabili istanze del desiderio nella poesia di V.S. (1999) di Rossano Onano; Figura umana e poetica di V.S., (2004) di Federico Batini e Nostalgia del Dio-Madre nella poesia di V.S. (2012) a cura di Daniela Monreale.

Importantissima e irrefrenabile l’attività di divulgazione dell’opera di Scarselli effettuata dalla moglie, la signora Gemma Menigatti Scarselli (scomparsa nel 2018) che strenuamente ha inteso far conoscere l’ampia opera letteraria del marito in vari contesti culturali tra cui quelli di alcuni dei più rappresentativi premi letterari del nostro Paese. Riconoscimenti postumi all’opera di Veniero Scarselli sono stati conferiti dai Premi “Parole e Poesia” di Formigine (MO), “Argentario” di Monte Argentario (GR), “Medusa Aurea” di Roma, “La Rosa d’Oro” di Torre Alfina (VT), “Pegasus” di Cattolica (RN), “Thesaurus” di Matera, “Casentino” di Poppi (AR), “Mino De Blasio” di S. Marco dei Cavoti (BN), solo per citare i maggiori. All’interno del prestigioso Premio Letterario Casentino la sezione dedicata alla saggistica inedita è stata intitolata proprio nel nome di Veniero Scarselli. Ad essi si aggiunge ora anche il Premio alla Memoria de “L’arte in versi” di Euterpe di Jesi (AN).

Durante la premiazione de “L’arte in versi” a Senigallia è stata diffusa anche l’opera antologica del concorso (volume non in commercio) contenente le opere di tutti i premiati a vario titolo nella decima edizione con particolare attenzione anche ai premi speciali fuori concorso. Scarselli è presente con una dettagliata biografia artistica, una scelta di sue opere poetiche estratte dai libri Isole e Vele (Forum/Quinta Generazione, 1997; I edizione 1988), Eretiche Grida (Nuova Compagnia Editrice, 1993), Diletta sposa – Poemetto in diciassette lasse ispirato al Libro Tibetano dei Morti (Montedit, 2006) e alcuni inediti estratti da Diario 1961-1963. Completa il nutrito omaggio la motivazione di conferimento del Premio – stilata dal sottoscritto e letta durante l’evento – che riporto per intero a continuazione.

Un altro scatto della cerimonia di premiazione. Il banco della presidenza. Da sx: Stefano Vignaroli (Segretario Euterpe APS), Michela Zanarella (Presidente di Giuria) e Lorenzo Spurio (Presidente Euterpe APS e Presidente del Premio)

L’opera letteraria del poeta e scrittore Veniero Scarselli meriterebbe una maggiore conoscenza e diffusione. Nel tempo, oltre a un vasto numero di pubblicazioni in volume dove palesemente prediligeva la forma del poemetto, collaborò a numerose riviste letterarie con suoi contributi critici, articoli, riflessioni sulla poesia e sullo stato dell’arte. Le sue vedute, pur ampie e dettagliate nel riferirsi agli argomenti che, di volta in volta, andava affrontando, non mancavano di far intravedere una mente salda, un ragionamento frenetico, una grande robustezza di ideali. A tutto questo si associava un piglio a volte volutamente polemico, teso non tanto a puntare il dito ma a sviscerare aspetti poco chiari di un mondo sommerso, poco studiato, attinente alla cultura contemporanea, ai suoi meccanismi, all’incapacità di definizione univoca di intellettuale. Scarselli era un fisico, ma si è rivelato anche un pregevole letterato al punto tale che, anche dopo la sua morte e grazie allo strenuo impegno dell’amata moglie Gemma, ha riscosso numerosi tributi, premi speciali a lui dedicati tra cui l’intitolazione a suo nome della sezione di Saggistica inedita all’interno del prestigioso Premio Letterario Casentino che annualmente si celebra a Poppi (Arezzo). Alla domanda che tempo fa gli veniva fatta su cosa è la poesia Scarselli rispondeva, perentorio e serafico come sua abitudine, “Un potente mezzo di riflessione su tutti i temi esistenziali che assillano il nostro tempo” chiarendo, da subito, che per lui la poesia non era né divertissement né qualcosa di scevro dall’esigenza di un impegno concreto dell’uomo sulla Terra. Dalle sperimentazioni e dalle documentazioni di branca scientifica – rimarchiamo che Scarselli fu un biologo ricercatore – alla consacrazione come letterato contemporaneo. Forse un po’ appartato e nell’angolo – come da alcuni osservato – senz’altro non per mancanza di merito e di valori ma per una sua connaturata scelta, come il buen ritiro degli ultimi anni nella proprietà di Pratovecchio Stia. Scarselli ha evidenziato con la sua penna sagace e puntuale, non timorosa di considerazioni un tempo anche azzardate, non sia stato altro che uno dei mezzi preferiti per l’avvicinamento e l’auscultazione del mondo. In questa ricerca ha sperimentato come la canonica forma poetica risultava spesso limitativa, una vera e propria gabbia, tanta era l’esigenza di spaziare, argomentare, condurre – sempre sull’andatura versificatoria – viaggi che necessitavano respiro, un percorso ben più ampio. Ecco che, come ricordava a Domenico Defelice nel 2005 in una nota intervista apparsa su «Pomezia Notizie» che “l’esplorazione mal si adattava alla poesia: solo il poema mi permetteva di sviscerare un tema in tutti i risvolti con una serie coerente e omogenea di pensieri”. E ciò è tanto più vero e palese se ci s’immerge nella lettura di alcune sue opere, quali l’avvincente Vera storia del vascello fantasma (2015) con echi del romantico Samuel Taylor Coleridge. Scarselli ha fatto di più, spingendosi oltre senza infingimenti convinto che la poesia potesse ricorrere nel pensatore non solo per veicolare messaggi edenici, di piena concordia e di benessere, quanto affrontare pure le zone di margine, varcare il buio del mistero, finanche dell’osceno (come lui stesso ebbe a dire) senza il peso di facili e fin troppo bigotte recriminazioni. Decadente, pessimista, nichilista, ermetico, cupo, introspettivo, sovversivo, criptico, enigmatico, sono solo alcune delle sfaccettature che la critica su Scarselli ha inteso rimarcare dimostrando ogni volta la limitatezza del giudizio, la poca conoscenza della vastità dell’intellettuale che oggi premiamo. Nel “Manifesto per la rinascita di una poesia di valore etico” così scrisse e ci piace ricordarlo: “Qualsiasi genere, storia, argomento, anche apparentemente banale o perfino quello ritenuto indegno dai benpensanti, ma che non sia fine a se stesso bensì punto di partenza per una considerazione esistenziale o morale, può essere motivo di “riflessione poetica”. Forse questa nuova poesia si potrebbe chiamare “di pensiero” […] La poesia non può e non deve essere un trastullo per chi non sa cos’altro fare, o il mezzo per sentirsi “qualcuno”. Sì, anche a costo di apparire ridicolo sostengo che la poesia dev’essere una specie di missione”.

L’importante iniziativa di attribuzione del Premio Speciale alla Memoria a Veniero Scarselli ha visto l’adesione morale, nei termini dei patrocini degli enti amministrativi della sua zona di appartenenza del Comune di Firenze, della Città di Firenze e della Provincia di Arezzo.

LORENZO SPURIO


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Maria Pia Selvaggio porta alla luce lettere inedite tra Carlo Emilio Gadda e sua zia, il medico Isabella Rappi Lehr

S’intitola Senti Caro Carlo, in maniera quasi affettuosa, il saggio dell’autrice Maria Pia Selvaggio, frutto di uno studio di vari anni, che mira ad avvicinare alla complessa figura del noto scrittore Carlo Emilio Gadda. Tale avvicinamento non avviene in modo “accademico”, ma per mezzo della corrispondenza tra l’Autore, allora giovane soldato al fronte durante la Prima Guerra Mondiale e sua zia. Il libro parte dall’analisi e dalla ricostruzione del carteggio custodito presso il Gabinetto Vieusseux di Palazzo Strozzi a Firenze, danneggiato dall’alluvione dell’Arno del 1966.

Senti Caro Carlo. Fibre epistolari tra Carlo Emilio Gadda e Isabella Rappi Lehr contiene una raccolta di epistole, quasi duecento, la cui pubblicazione è stata autorizzata all’autrice da parte degli eredi di Gadda con l’approvazione del Gabinetto di Stato Viessaux di Firenze e della commissione gaddiana della ricerca di dell’Università La Sapienza di Roma. Le lettere, in parte illeggibili data l’usura del tempo, sono state analizzate e decodificate con attenzione dalla Selvaggio.

Pur mantenendo quella “armonia prestabilita”, che rende unico il labirinto gaddiano, la saggista ha ricostruito il momento di deformazione strutturale, che serve a svelare la trama poetica di Gadda oltre l’apparenza, minando la provvisorietà e la costruzione barocca, atta a sollecitare un profluvio di emozioni, nel centro del vortice nevrotico tra linguaggio e verità. Il carteggio diviene solo lo spunto da cui la Selvaggio è partita per “puntellare” le risorse gaddiane, che screpolano le ansiose richieste della zia Isabella: “Come sta il mio caro Carlo?; Ho conosciuto un ingegnere che ti potrà dare una mano, raccomandarti…; Senti Caro Carlo, la tua cara mamma…”.

La guerra “imposta” ai vari intellettuali, diviene l’itinerario di un disordine non “ordinato”, anche se quell’eredità dolorosa, in cui perderà l’amato fratello scuoterà e riscalderà il Gadda scrittore. Il disordine oggettivo del reale, l’affetto dell’autore nei confronti del fratello, l’orrore della guerra, il disprezzo per le gerarchie, la ricostruzione del pensiero, sono le tematiche principali intorni alle quali riflette la Selvaggio, dividendo il saggio in quattro sezioni che analizzano e “rosicchiano” i pensieri di Gadda (filosofo, uomo, nipote, figlio e fratello).

In evidenza, le geniali creazioni linguistiche, le accensioni liriche, le pennellate impressionistiche, di una costante vena ironica e di un’arguta vis polemica, tipicamente e isolatamente gaddiane. È evidente il coinvolgimento emotivo dell’autrice, lontana dalla fredda analisi d’un Gadda “critico”; l’arte, il linguaggio, la storia (delle idee e degli eventi), le scienze, la tecnica sono organi d’un essere vivente, come tali avvertiti e vissuti. Il lavoro della Selvaggio mette anche a confronto due mondi differenti: quello della zia, Isabella, medico ortopedico, donna borghese, e attenta alla sorte lavorativa e preoccupata per la salute del nipote, e quello di Carlo, soldato ventiduenne, irascibile e oltremodo critico.

Maria Pia Selvaggio hapubblicatoIl Sapore del Silenzio (2005),Borgofarsa (2007), L’Arcistrea: Bellezza Orsini (2008),Lei si chiama Anna (2010), Ai Templari il Settimo Libro (2012). Nel 2017 ha fondato la casa editrice 2000diciassette con cui ha dato alle stampe Le Padrone di Casa. Ha vinto svariati premi letterari.

“Specchio a tre ante” di Annella Prisco. Recensione di Lorenzo Spurio

Recensione di Lorenzo Spurio

L’elemento fisico, e con esso la metafora, dello specchio risultano, se si volesse fare una disanima in termini cronologici, senz’altro uno dei temi, tanto da divenire topos, della letteratura di tutti i tempi e di ogni luogo. Si pensi, solo per accennare in maniera alquanto vaga, quanto la sua presenza sia importante nel mondo della favola e della tradizione popolare in generale ma anche nel mondo del teatro dove, probabilmente, non si può eludere di ricordarsi di Riccardo II, il povero regnante plantageneta che, nella penna del Bardo Inglese, assiste alla sua decadenza proprio dinanzi a uno specchio che non dà più il riflesso di quell’immagine sicura del sovrano e che, nella rottura del vetro riflettente, palesa l’ineludibile disintegrazione della sua identità e, con essa, del suo regno. Questo per dire quanto lo specchio, oggetto del quale oggigiorno non possiamo assolutamente fare a meno, sia rilevante nell’ordinario di ciascuno di noi per la sua capacità di rivelare un altro da noi che, però, ne è sembianza. Nel nuovo romanzo della campana Annella Prisco, Specchio a tre ante (Guida Editori) ciò si evidenzia sin dal titolo che “rispecchia” – si consenta il doppiogioco – la centralità di questo oggetto che, ben al di là di mero suppellettile, diventa rivelatore dell’identità, della realtà circostante, confidente, presenza tacita che accompagna la protagonista Ada nel corso delle sue varie vicende. Addirittura è uno specchio a tre ante, che si specchia nello specchio, accrescendo il sistema di prospettive e di vorticismo, in base al grado di apertura di una delle ante e, ovviamente, alla posizione dell’osservatore.

La citazione del portoghese Pessoa, genio degli eteronimi (che non sono che specchi d’identità), in apertura al volume va subito nella direzione della particolarissima capacità dello specchio di recepire immagini per trasfonderle e duplicarle e, al contempo, per riflettere spiragli e bagliori imprevisti a seconda delle fasi di luce del giorno e alla posizione del soggetto. Qui, infatti, si parla dell’esigenza di “dare ad ogni emozione una personalità”, ne discende che lo specchio, in questo continuo – a tratti ricercato, altre volte fortuito – percorso volto a una ricerca di confronto non può che assurgere a catalizzatore primario della storia contenute in questo romanzo.

Le vicende di Ada sono narrate con perizia e grande padronanza del linguaggio dall’autrice Annella con un escamotage utilissimo e agevole, tanto per chi scrive che per chi legge, che è quella d’istituire, man mano che la narrazione prosegue, due piani temporali differenti. L’intenzione non è propriamente quella di dare un plurimo punto di vista su una medesima storia – come tanta narrativa ha fatto e continua a fare – né di prendersi gioco del lettore. Tutt’altro. L’avvicinarsi alla materia narrata talora in prima persona e il distanziarsene – sembrerebbe – in terza persona dà alla narrazione quel respiro che diversamente non avrebbe e non farebbe l’opera così ben riuscita, compatta, fluida, da portare il lettore a leggersela senza staccare mai gli occhi dalle pagine. Questa doppia impalcatura ha anche un altro effetto molto positivo che è necessario sviscerare: nei periodi che segnano un cambio di piano temporale, nell’avvicendarsi tra un “qui” e un “lì”, tra un “io” e un “sé”, tra un presente e un passato prossimo, il lettore intuitivamente mette in moto tutta una serie di processi intellettivi e mnemonici che gli consentono di “collaborare” fattivamente alla costruzione della storia. Ciò sembra qualcosa di paradossale si dirà: la storia è quella che ha scritto l’autore e non è che il lettore può leggere in essa ciò che, sulla carta, non appare. E questo è immancabilmente vero. Ma è anche vero che ogni buon libro di letteratura – non solo di narrativa, dunque – come già osservava Umberto Eco – è in grado di fornire una lettura ampia e allargata, potenzialmente infinita, proprio grazie a quel procedimento di mimesi e di riconoscimento (che spesso ha davvero qualcosa di analogo all’empatia verso un personaggio) che si origina (e viene mantenuto) tra lettore e la storia. C’è, in altre parole, un qualcosa d’inspiegabile che porta, nel profondo coinvolgimento che si vive leggendo una storia d’altri che potrebbe essere la nostra, quella del nostro vicino o quella di nostra sorella, a una sentita esigenza di leggerla (per intero, subito) e farla propria con foga, di viverla proprio come gli stessi protagonisti.

La narrazione segue la storia di una donna matura che, pur dotata di un carattere ben solido e dall’animo intraprendente, non ha remore di affrontare la vita e di rimboccarsi ogni volta le maniche dinanzi alle delusioni, agli scoramenti, ai momenti che potrebbero aprire a una depressione e che, invece, lei sperimenta ed elabora con coscienza e grande animo. Annella Prisco con questa narrazione affronta numerose tematiche che, in fin dei conti, non sono che sfilacci della vita odierna di tante famiglie, di tante donne alle prese con dissidi interiori, velleità, desideri che sempre più s’imprimono e che necessitano un felice appagamento. Ritroviamo in questo romanzo – arricchito in chiusura da una sintetica ma puntuale nota critica della scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti – le ragioni e le criticità che s’impongono tra le mura domestiche dinanzi alla verità – scottante e spesso difficile da accettare – della fine di un matrimonio con tutto ciò che questo comporta. Anche le recenti statistiche non hanno mancato di sottolineare come le coppie, per una miriade di ragioni, sono sempre più vulnerabili e non solo quelle di recente formazione. Può succedere, infatti, che ci si scopra annoiati dalla vita, veramente frustrati, insoddisfatti della propria relazione coniugale data un po’ per scontata, sterile e fossilizzata, priva di grande entusiasmi, solamente quando una nuova occasione s’interpone al normale e ossidato corso degli eventi. Ecco che Ada, sulla spinta di uno stato di disagio col quale vive da tempo (forse come fanno tante madri solo per non dare un dispiacere al proprio figlio evitando che la decisione della rottura col padre agisca in termini negativi sulla sua crescita) dinanzi a un marito disattento e completamente abulico. Deciderà di non lasciarsi scappare una possibilità di rivincita. Comprende, infatti, che la felicità non è qualcosa di distante e impensabile per lei ma che può ritornare ad albergare in lei: dovrà solo concedersi agli eventi favorevoli che si prospettano. Dinanzi a una storia che, pur tra molti bassi e tanta indifferenza, si è protratta per anni si comprende che non è affatto semplice – soprattutto per non minacciare il benessere del figlio – prendere una decisione drastica, che in un istante, come con un colpo di spugna, cancelli tutto il “prima” ed apra a un “poi” radioso.

L’incontro fortuito con Libero (importante questo nome che, già in sé mostra il segno di una ritrovata libertà e pacificazione per la protagonista) è il preludio a una storia d’amore che, come la Prisco ben narra, non mancherà di mostrarsi nelle sue pieghe più passionali e ardenti. È il recupero di quella voglia dimenticata forse perché rimossa dalla quotidianità appiattita e dal disinteresse generale che la coppia pluridecennale in taluni casi può produrre. Tuttavia nulla è lasciato al caso e questo personaggio, ai fini della storia, è molto più di questo. Vengono richiamate altre tematiche come il dolore per la malattia e la morte della moglie, i disturbi alimentari dell’unica figlia che vive in una struttura che se ne prende cura. Entrambi, Ada e Libero, sono anche esempi di persone intraprendenti in campo professionale, spinte da nuove sfide, dalla ricerca, dalla continua voglia di migliorarsi, mettersi in gioco, approfondire studi, che danno dimostrazione di una grande capacità intellettiva e di resilienza. Sono, infatti, gli incontri di questo percorso di formazione che avvengono a Firenze – una città che non è la loro – i primi piccoli germi di questa veloce conoscenza che ben presto sboccerà in un amore vigoroso.

Una particolare nota di merito va manifestata nei confronti dell’attenta descrizione degli spazi: la protagonista vive a Roma, sebbene nel suo cuore abbia un posto intatto l’infanzia e i ricordi della casa di Acciaroli, nel Cilento, dove pure ritorna, per staccare la spina e ritrovare se stessa, ritrovare i suoi spazi, interpellare la sua anima. La gran parte della narrazione vede come scenario il capoluogo toscano con attentissime descrizione degli spazi (bella la scena al noto Caffè “Le Giubbe Rosse” di Firenze in Piazza della Repubblica), delle caratteristiche vie cittadine, dei colori, degli effluvi che si sentono passeggiando finanche delle pietanze prelibate che rendono caratteristiche determinate città. Molti degli incontri, dei dialogici e dunque delle occasioni di confronto e di conoscenza si sviluppano proprio durante appuntamenti per pranzare o cenare insieme e gli alimenti assieme ai vini vengono ad assumere un significato che è quello comunemente inteso: di gusto per il bello (e il buono) e di un piacevole conversari. Tra le città citate non va dimenticata neppure la porzione di testo che ha come ambientazione Bologna dove i due si recano per visitare la figlia di lui.

Continui, nel corso del romanzo, i riferimenti all’oggetto specchio sul quale Ada, nelle varie città dove si trova, di varie abitazioni e anche della cabina della nave crociera dove andrà con Libero, non può fare a meno di richiamare. Si tratta, come si vedrà, di un oggetto che nutre un fascino particolarissimo in lei, sempre nuovo e accentuato, che amplifica di volta in volta quel desiderio di ricerca interiore e di confronto con un’alterità che va ricercando da tempo. Vediamo a continuazione le varie occorrenze dello specchio nel corso della narrazione e i relativi universi semantici e simbolici che essi arrecano. La prima volta che viene richiamato lo specchio è alle pagine 20-21 dove leggiamo: “Da sempre, ancora quando era un’adolescente acerba e prossima ad affacciarsi alla vita, Ada aveva avuto un rapporto molto forte con lo specchio, forse per il bisogno di ritrovare in quell’immagine che le restituiva la superficie levigata di un portacipria, di uno specchietto da borsa o ancora di più di uno specchio di ampie dimensioni, una conferma alla propria identità”. A questa citazione, poche pagine dopo, entriamo nel mondo autentico di Ada bambina, ora che ha fatto ritorno nella casa d’infanzia nel Cilento, dinanzi a un possente specchio tripartito molto particolare: “Un oggetto d’altri tempi, ma in perfetta sintonia col suo temperamento, e che aveva esercitato su di lei da sempre un richiamo particolare perché le tre ante nelle quali sin da ragazza amava specchiarsi, le restituiscono in questa serata di giugno la sua immagine di oggi, ritrovando il suo viso di donna interessante, certo non più giovanissima, con quelle pieghe d’espressione accentuate stasera ancor di più dalla stanchezza del viaggio […] Sorseggiava un succo di pomodoro estratto dalla borsa termica sistemata nel fondo dello zaino, pur non avendo ancora trovato la risposta al perché la sua vita si sia scissa su due binari, le due ante laterali di quell’oggetto antico, che riflettono i due profili diversi, ma combacianti del suo viso” (pag. 39). Lo specchio si mostra rivelatore dello stato fisico della donna: oltre a definirne i caratteri fisiognomici e somatici ne detta in qualche modo l’età e il grado di stanchezza. Nelle occorrenze successive, invece, quando il rapporto tra Ada e Libero si concretizza ed esplode in amplessi appassionati, lo specchio diviene talora elemento di soddisfacimento d’immagine e di esuberanza, di un sano narcisismo e di godimento della bellezza, fino a una vera esaltazione del corpo, dell’intreccio dei corpi che, nella sua sembianza riflettente, invade la stanza e amplifica l’ardore e il coinvolgimento dei due. Vediamo gli esempi più distintivi di quanto si sta dicendo. Alle pagine 98-99 così possiamo leggere: “Liberatasi rapidamente dagli abiti che indossava, Ada scavalcando il bordo del piatto doccia in ceramica bianca, si accorse di un lungo specchio verticale che era posizionato proprio di fronte alla cabina a cui si era accostata incominciando a far scorrere l’acqua […] Vedere l’immagine del suo corpo completamente spogliato riflesso nel lungo riquadro che la fronteggiava, accelerò la pulsione erotica che da più ore le bruciava dentro, e contemporaneamente ravvisava nell’immagine riflessa la sagoma del suo corpo che le appariva gradevole con la certezza di poter suscitare attrazione e interesse” e poi, ancora, alle pagine 125-126[1]: “Fu una notte lunga e appassionata in cui fecero l’amore in più riprese, dapprima in piedi contro la parete a specchio che restituiva, nel riflettere le immagini dei loro corpi abbracciati, messaggi densi di erotismo, e poi abbandonati sul letto a baldacchino”.

La scrittrice napoletana Annella Prisco, autrice del romanzo “Specchio a tre ante”

Attratta dagli specchi quasi fino ad esserne ossessionata, anche durante l’unione carnale che si consuma nella stanza privata durante la crociera Ada non può mancare di vederne uno. In questo momento, però, succede qualcosa diverso: la donna sembra non riconoscersi. La stanza non è avvolta da una luce completa, è vero, e la visibilità potrebbe essere ridotta ulteriormente anche dal fatto che ha bevuto del vino e dunque non riesce a visualizzare in maniera distinta. Ma è anche vero che qualcosa del genere, come si è visto nell’elencazione degli estratti dove lo specchio viene richiamato, non era mai accaduta. Esso aveva sempre rappresentato un mezzo per vedere, per riconoscersi, Ada lo aveva impiegato per ritrovarsi, per vedersi riflessa e avere visione del suo corpo, della realtà. In questo momento, invece, è come se si fosse anteposta della foschia, una cappa indistinta che occulti la libera visione dell’oggetto. È un qualcosa che ha, se non proprio del premonitore, senz’altro del preoccupante: viene da pensare l’azione di chi si sporge verso la cavità di un pozzo volendone scorgere il fondo, o per lo meno vedere l’acqua, e non trova che il nero più fitto. Si tratta di un’increspatura di quel libero vedere, mostrarsi e riflettersi, che Ada ha sempre dato e ricevuto dal rapporto con lo specchio. Riportiamo i relativi estratti: “L’abitacolo era caldo e accogliente, con le pareti rivestite di radica, un comodo armadio a muro dagli sportelli a soffietto e un confortevole letto ad una piazza e mezzo ricoperto da una morbida trapunta di piume d’oca, e su di un lato uno specchio stilizzato, con faretti luminosi sugli angoli” (pagine 156-157) e “Spensero ogni interruttore, lasciando acceso soltanto un faretto posizionato in un angolo dell’abitacolo. Ada attratta dalla superficie dello specchio che fronteggiava il letto, per qualche attimo quasi non si riconobbe, perché l’effetto del vino già si faceva sentire” (pag. 161).

Il ritorno alla casa di Acciaroli, con il quale si apre e al contempo si chiude il romanzo, in questa narrazione che non solo è ciclica ma per scaglioni e frastagliata come s’è detto, è significativo perché è un ritornare a vedere. Dopo l’offuscamento sperimentato dello specchio e l’interdizione dinanzi all’accaduto (…) Ada, donna di grande forza che ha imparato a ergersi sopra alle ingiustizie della vita fortificandosi, ritrova la luce che riconsegna l’immagine di sé. Così scrive Annella Prisco nella pagine finali di questo stupendo romanzo: “Intontita si avvicina al comò e guarda fissa l’immagine del suo volto disfatto e segnato, riflesso nelle tre ante della toilette antica. I due profili del viso, pur con impercettibili differenze, combaciano e si ricompongono nell’interezza dello specchio centrale” (pag. 167) e “L’enigma si scioglie nel suo specchio a tre ante, dove da sempre, tante volte, si è rispecchiata… Il suo, uno dei rari nomi palindromi, racchiude il significato di una vita intensa, doppia, che si legge e si vive su un percorso di andata e ritorno, su due piani speculari, paralleli e complementari” (pag. 169).

Questo ritorno ad Acciaroli, questo ritornare a specchiarsi (e a vedersi) nello specchio a tre ante non è una conclusione in quanto tale, ha più la forza di un’illuminazione catartica e salvifica al contempo, motivo trainante di un ulteriore gradino della vita superato, pur con difficoltà. Lo specchio a tre ante che fa dialogare passato e presente e che pone in superficie non solo la Ada del momento, ma la summa delle Ada che fin lì l’hanno contraddistinta, permette quella ripartenza necessaria verso un oltre a cui la protagonista dovrà darsi per cercare di seguire in quel cammino di luce nel quale ha creduto e dovrà distinguere tra le fosche ombre che l’attorniano. Lo specchio per la protagonista – un po’ come per noi tutti nella nostra vita – mostra la sua duplice funzione – speculare, appunto – nel rimandare l’immagine che gli si para innanzi ma anche, in maniera meno visibile, di ricercare e rimestare nell’interiorità del singolo, permettendo l’auscultazione del profondo, come una radiografia dell’anima.

Le vicende che la Nostra dipana nel corso del libro sono quelle della vita ordinaria dell’uomo che è improntato sempre alla ricerca della felicità. Elaborate le ragioni che dettano l’impossibile conservazione della felicità (o il ripristino della stessa) Ada – come in una progressione da Bildungsroman – comprende che non ha senso (e non andrebbe a suo beneficio a lungo andare) essere remissivi nei confronti della vita e adagiarsi passivamente su quel che di poco si ha e saggiamente mira altrove perché sa che la vita è una e la felicità è un qualcosa che sempre può essere conquistato. La completa apatia del marito è un lasciapassare vigoroso in questo lento processo di autoconsapevolezza che, pian piano, le permette di fidarsi di un altro uomo, di innamorarsi e di donarsi a lui. È la seconda possibilità che tutti abbiamo (o che dovremmo avere), la grandezza di una donna sola come Ada (si parla sempre e solo di lei in funzione dell’assente marito e dell’amorevole figlio, ma mai di un’ipotetica amica, cosa che la fa essenzialmente una donna sola) è quella di sapersi reggere autonomamente sulle proprie forze, di osare, di non darsi per vinta. Questo amore che nasce con Libero, allora, non può che essere considerato come il traguardo più benevolo e meritato dinanzi alle tante delusioni e i foschi avvilimenti che la vita negli ultimi tempi le ha donato. Ecco perché – non si svelerà qui il finale perché sarebbe ingiusto e tutti i lettori hanno il diritto di sorprendersi dall’explicit tutt’altro che pronosticabile – questo è un romanzo d’amore ma è anche un romanzo di formazione, finanche una sorta di diario personale che prende nota dei vari spostamenti tra città, regioni. Ha il sapore di una storia che conoscevamo già ma che avremmo voluto leggere. Un romanzo che accompagna anche a riflettere in chiave psicodinamica su atteggiamenti e passività umane, su debolezze e sogni che, pur non avendoli rincorsi come avremmo fatto da adolescenti, prima o poi arrivano e stravolgono in bene quel presente asfittico e monotono dal quale pensavamo di non uscire più.

LORENZO SPURIO

Jesi, 31/12/2020


[1] Prima di questo citato vi è un ulteriore estratto nel quale è richiamato l’oggetto dello specchio; esso compare alla pagina 110 e in esso possiamo leggere: “Cercava come sempre di stemperare tensioni ed ansie guardandosi allo specchio, per leggere una risposta in quel pomeriggio da quella lastra quadrata che sovrastava il lavabo nel piccolo bagno dell’appartamento”.

E’ severamente vietato copiare e diffondere, su qualsiasi tipo di supporto, il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. La citazione, con gli opportuni riferimenti ad autore, blog, data e link è, invece, consentita.

Tre poesie di Iuri Lombardi, il poeta che inscena drammi improbabili (ma veri)

Articolo di Lorenzo Spurio

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Iuri Lombardi

A continuazione la pubblicazione di tre poesie non recenti (come lo stesso autore le ha definite in una conversazione privata) del prolifico poeta e scrittore fiorentino Iuri Lombardi. Noto anche come editore, realtà che ha lasciato da alcuni anni e che con il marchio della PoetiKanten Edizioni di Firenze, ha dato vita a numerosi volumi antologici e raccolte tematiche (oltre a volumi di autori noti quali Antonio Spagnuolo, Pasquale Maffeo, Paolo Ragni, Luigi Fontanella, tra gli altri), Lombardi si è dimostrato artista poliedrico avendo padroneggiato con esiti impareggiabili generi diversi, dalla poesia alla narrativa (sia breve che nella forma nel romanzo, dove eccelle) con suggestive incursioni nella drammaturgia con canovacci avvincenti e spiazzanti come le opere contenute in Soqquadro (da me prefato, con grande onore, al pari di vari altri lavori editi) e sorvoli anche sulla critica (segnalo, tra gli altri, il suo testo critico dal titolo “La letteratura dell’infanzia in Italia: il simbolismo di De Amicis e Collodi, tra socialismo e sentimento popolare. L’approdo di Giovanni Pascoli” recentemente edito in un volume dedicato alla figura di Gianni Rodari, la collettanea di Stile Euterpe vol. 4 pubblicata nel 2019). Varie le collaborazioni nel tempo anche con la rivista di poesia e critica letteraria Euterpe dove si possono leggere alcune sue poesie. Curatore di volumi come l’antologia di poesia civile Risvegli – il pensiero e la coscienza nel 2015, presentata a Villa Arrivabene a Firenze alla presenza di un folto pubblico nonché uno dei promotori della conferenza “Mario Luzi: l’uomo e il poeta” tenutasi a Firenze nel 2015, della quale ha curato gli atti in un volume dedicato.

 

Aurelia

Le compagnie di spettacolo
dei vacanzieri pretendono
illustri geni, impresari;
di intervallare il tempo
negli spacci d’oltremare;
è un dato di fatto:
stuprati dalla sospensione
di giorni di sole e cielo,
sugli stipiti delle porte
dei rivenditori di bluse.
Un passare continuo «gelati?»
e il sogno s’apparecchia
oltre la darsena di luci e di fuochi.
I gelatai feroci e bianchi
ammaliano i bagnanti nudi
-l’insegna contrassegnata di blu-
È una rincorsa di motori,
l’avvento anti-luce ai supermercati
(tra gli scaffali non c’è stagione),
di partenze e di arrivi,
tutti pronti a cambiar la scena,
le variazioni del copione
già conosciuto palinsesto
televisivo dello stesso tema.
«Ricordi com’eri col cappello
negli anni della tua amata gioventù?»
“Anni rampanti di pianti e sorrisi”
sotto un cielo simile alla terra
tra i lampi del ripensamento:
«Ma ti ho amato veramente?
Oppure è stata solo violenza?»
-La risposta si perde lontano,
tra l’eco di campi e di scogli,
una sequenza teatrale
non prevista dall’impresario!
È lo stesso identico tema
in fondo l’esplosione degli anni
verdi , delle attese tradite:
null’altro che la pena di dentro.
Lo spettacolo oramai è finito,
incurante del tempo grigio,

sfilano i commedianti tra gli spalti
di questo amore non cresciuto.
L’accordo d’altronde è stonato,
male sutura la ferita gemente,
il dileguarsi del di sopra,
l’assenza pesante del senso,
un cercarsi è stato, solo quello,
un modo per sentire meno dolore,
per raggelare il sangue che copioso
scende dalle tue gambe.

 

 

Colloquio con la signora X

Nevica sulla strada di casa ed è giorno fatto
(dice a riguardo dei lampioni non più a gas).
Quanta gente è passata di qua? Quanta?
Non posso contarli tutti, l’appello sarebbe
come riaprirti una ferita, acqua bevuta
in quel tempo incerto di marzo. Disse
che l’avrebbe colta nel sonno, indolore a cavallo
tra un sogno e l’altro. Ma altro tempo
è solo una somma di presenti, marzo
somiglia a maggio per certi versi, gli studenti
rubano tra le righe gli ardori di un eccoci
(frequentano i bar divorando tranci di pane
appena sfornato e poi nient’altro). Eccoci
allora più randagi di prima mentre nevica
sulla strada di casa. L’ultima volta che l’ha visto
hanno fatto l’amore sul ballatoio delle scale,
il corpo cercava un sudario per mentire
a quell’incontro di sensi. Alla fine il dolore
lo si spegne crescendo in petto un altro, nuovo dolore,
le due cose si sommano e per incanto avviene la sottrazione.
Ecco il nulla. Ma non ascolta: già sta dormendo
in attesa di una vampa di luce. Forse nega, o forse ascolta?

 

Tra le sagome di piombo

Mi lasciavi perso a divertirmi nel sole;
come un gatto cercavo nello scempio
i resti di un paese senza figli;
paventavo tra le sagome di piombo
un colpo di stato e nel cappotto empio
mi davo all’ombra rapida dei tigli.
Non poteva essere più un degno amore?
Ai corsivi delle gazzette soccombo,
i titoli privi d’ogni dignità
sono il verbo incolore dei borghesi,
il vomito rappreso di sua maestà.

Mi eclissai, più non dissi, né accesi
neppure un fiammifero
per far luce su di noi.

 

Iuri Lombardi (Firenze, 1979), poeta, scrittore, saggista, drammaturgo. Vive a Firenze. Per la poesia ha pubblicato Blackout. La somma dei giorni (2015), Il condominio impossibile (2016), Il Sarto di San Valentino (2018). Tra le sue pubblicazioni si ricordano: i romanzi Briganti e Saltimbanchi (1997), Contando i nostri passi (2009), La sensualità dell’erba (2012), Il grande bluff (2013), Il Cristo disubbidiente (2014), I banditori della nebbia (2019); le raccolte di racconti Iuri dei miracoli (2013), Il grande bluff (2013), La camicia di Sardanapalo (2013), I racconti (2016); per la saggistica: L’apostolo dell’eresia (2015); per il teatro: La spogliazione. Dramma dialogato in versi (2014), Soqquadro. Rappresentazioni improbabili di scene vere (2016). Dopo essere stato editore, approda con altri compagni nella fondazione di Yawp, per cui dirige la sezione di critica letteraria. Suoi testi stono presenti sulle riviste Atelier, Carmilla, Poetarum Silva e Euterpe. Su di lui si sono espressi, tra gli altri, Pasquale Maffeo, Lorenzo Spurio, Mariella Bettarini, Paolo Ragni.

 

La riproduzione del presente testo, e dei brani poetici riportati (dietro consenso dell’autore), sia in forma di stralcio che integrale, non è consentita in qualsiasi forma senza il consenso scritto da parte dei relativi autori.

Musica e letteratura: presentazione della rivista “Euterpe” n°28 il 2 marzo a Firenze

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 Sabato 2 marzo a Firenze presso la Sala Beghi di Villa Arrivabene (Sede quartiere 2 – Piazza Leon Battista Alberti) si terrà la presentazione del n°28 della rivista di poesia e critica letteraria “Euterpe” dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi nella cui redazione figurano Lorenzo Spurio, Michela Zanarella, Luigi Pio Carmina, Emanuele Marcuccio, Cristina Lania, Laura Vargiu, Valtero Curzi, Francesco Martillotto, Lucia Bonanni e Francesca Luzzio.

Tale numero, pubblicato e diffuso all’inizio di febbraio, forniva come spunto al quale rifarsi o approfondire il legame tra due forme artistiche: “Musica e letteratura: influenze e contaminazioni”. Ed è questo il titolo dell’incontro che si terrà a Firenze a Villa Arrivabene a partire dalle ore 17:30. L’evento è promosso con il patrocinio del Comune di Firenze e della Città Metropolitana di Firenze e vedrà, tra i vari contributi, poeti, scrittori e critici letterari che esporranno le proprie opere presenti in rivista. Parteciperanno il poeta e critico lettario Lorenzo Spurio (Presidente dell’Associazione Euterpe di Jesi), la poetessa e giornalista Michela Zanarella (Presidente dell’Associazione Le Ragunanze di Roma), il poeta e critico letterario Carmelo Consoli (Presidente della Camerata dei Poeti di Firenze), la poetessa e critico letterario Lucia Bonanni, il poeta e scrittore Iuri Lombardi e il poeta e scrittore Michele Veschi.

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L’ingresso di Villa Arrivabene (Quartiere 2) a Firenze in Piazza Leon Battista Alberti

Tra i numerosi contenuti della rivista si segnalano, per la sezione di saggistica/critica letteraria, gli interventi “Gli scrittori nella canzone d’autore italiana” (Iuri Lombardi), “Del testo e della musica. Un approccio storico ai problemi relativi al rapporto tra poesia e musica” (Luca Benassi), “Da La terra del rimorso di Ernesto De Martino alla “cinematografia sgrammaticata” di Pier Paolo Pasolini per un percorso interdisciplinare tra etnomusicologia, letteratura popolare e cinema etnografico (Lucia Bonanni), “La voce della fontana in Fogazzaro, D’Annunzio, nei Crepuscolari. Una musica per immagini” (Cinzia Demi), “Approcci comunicativi e sovrapposizioni di voci nel delirio comunicativo di Alice nel Paese delle Meraviglie” (Lorenzo Spurio) e altri testi atti ad analizzare personaggi quali Fryedrick Chopin (Maria Grazia Ferraris), gli chansonniers francesi (Angelo Ariemma), Patti Smith (Mario De Rosa), Bob Dylan (Cinzia Baldazzi, Fabia Baldi e Cinzia Perrone), l’universo beat al femminile (Vincenzo Prediletto), le nuove frontiere del rap (Stefano Bardi), i rapporti tra musica e letteratura (Corrado Calabrò, Valtero Curzi), il melodramma (Francesca Camponero) e tanto altro ancora

Per leggere la lista completa dei contenuti della rivista è possibile cliccare qui.

Per leggere, invece, la rivista in forma integrale e scaricarla in formato pdf, è possibile cliccare qui. La rivista è leggibile anche in altri formati adatti allo Smarphone, Tablet e Lettori di ebook.

Il precedente numero della rivista, che proponeva quale tema “Il coraggio delle donne: profili ed esperienze femminili nella letteratura, storia e arte” è stato presentato nei mesi scorsi a Palazzetto Baviera a Senigallia (Ancona) e al Centro Spinelli della Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza a Roma.

L’evento FB della nuova presentazione della rivista “Euterpe” che si terrà a Firenze il 2 marzo prossimo è disponibile a questo link.

 

INFO

www.associazioneeuterpe.com – ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327 5914963

Alle Oblate (Firenze) la presentazione di “Tessiture di donne” di Antonietta Langiu

Sarda d’origine e marchigiana di adozione, la scrittrice Antonietta Langiu presenterà venerdì 8 giugno, ore 17.00, Sala Conferenze “Sibilla Aleramo” alla Biblioteca delle Oblate (Via dell’Oriuolo n°24) il suo ultimo romanzo Tessiture di donne. A presentarla sarà Maria Federica Giuliani (Presidente della Commissione Cultura e Sport del Consiglio Comunale di Firenze); interverrà anche Pasqualina Musina (architetto). Maggiori info sull’evento sono presenti a questo link.

51CVmkIhy8L._SX351_BO1x204x203x200_.jpgUna storia di donne con le proprie debolezze, ma anche forti e coraggiose alla ricerca del senso della vita e il viaggio ne diventa spesso un mezzo. Storie parallele, in particolare di due donne, che si sviluppano in tempi e luoghi diversi per età ed esperienze, che si confrontano senza giudicarsi, che si capiscono e si comprendono. Legate da un filo sottile e insieme vigoroso che le riporta alle origini, alla propria terra: la Sardegna, con i suoi riti, le sue leggende, le sue tradizioni. Una terra che ha memoria forte e radici robuste, e un sapere tramandato oralmente da antiche donne matriarche, depositarie di parole e di valori. Le unisce quel sentimento chiamato “sarditudine”, un misto di forza e di orgoglio nel riconoscersi figli di una stessa gente dura e determinata che ha saputo reagire alle tante sfide della vita. Terra di povertà e di dura fatica. Terra che è memoria, dolore, ma anche amore. Terra le cui radici possono diventare ali.

“La forza delle donne… può fare molto se esse credono in se stesse, nella propria dignità di persone che vogliono avere voce in questo nostro mondo travagliato”.

E’ anche una storia di viaggi fatti non solo di luoghi, ma anche di persone, di pensiero, di arte e di poesia in un grande telaio di fili tesi e intrecciati dalle mani delle due protagoniste, sorrette e mescolate dalla presenza/assenza di Joyce Lussu, amica ed esempio di vita; dalle parole, sas paraulas, parole di mistero e sanazione e dalle tessiture della nonna Nedda e della madre dell’autrice, Zana; dalle abili dita, dai colori, dai materiali della terra e della casa dell’artista Maria Lai; dal pensiero di Gandh e di Le Corbuasier, entrambi architetti di pace; dai versi dei grandi poeti come…Maka Abraham, Kovafis, Hikmet… “Poeti legati tra loro da un filo rosso che ne motivava le scelte:  l’amore per l’uomo e per il mondo, e l’impegno per modificarlo in  meglio.” 

“Grendel e il Poeta. Da Beowulf a Shakespeare” di Daniela Quieti sab. 4 marzo alle Giubbe Rosse (Firenze)

Sabato 4 marzo alle ore 17:30 presso il Caffé Letterario “Le Giubbe Rosse” di Firenze (Piazza della Repubblica 13) verrà presentato al pubblico il saggio Grendel e il Poeta. Da Beowulf a Shakespeare della scrittrice, poetessa e critico letterario Daniela Quieti. L’evento si inserisce all’interno degli appuntamenti “Artisti & Autori alle Giubbe rosse” curati da Jacopo Chiostri e Anita Tosi. Interverranno Jacopo Chiostri (giornalista), Roberta Degl’Innocenti (poetessa) e Alessandra Ulivieri (Editrice). L’evento sarà ripreso dalle telecamente di Toscana TV per mezzo dell’inviato Fabrizio Borghini.A conclusione sarà oggerto breve drink/buffet agli intervenuti.

L’autrice

Daniela Quieti, scrittrice e giornalista, vive a Pescara. Iscritta all’Albo dell’Ordine dei giornalisti pubblicisti, è Direttore Responsabile del Periodico Logos Cultura e Presidente dell’omonima Associazione.. Dirige la collana editoriale di narrativa Emotion per la Pegasus Edition ed è nella redazione del quadrimestrale di poesia e letteratura italiana e straniera “I fiori del male”. Ha pubblicato i libri: I colori del parco (2007, poesia); Cerco un pensiero (2008, poesia); Altri Tempi (2009, narrativa); Echi di riti e miti (2010, narrativa); Uno squarcio di sogno (2010, poesia); L’ultima fuga (2011, poesia); Francis Bacon La visione del futuro (2012, saggistica); Quel che resta del tempo(2013, narrativa); Atmosfere (2014, narrativa); La Travolgente domanda – Cent’anni di Prufrock (2015, saggistica); Grendel e il Poeta Da Beowulf a Shakespeare (2016, saggistica). Numerosi i suoi contributi critici in antologie, curatele e volumi collettivi. È storicizzata in testi di letteratura fra cui Letteratura Italiana-Dizionario biobliografico dei poeti e dei narratori italiani dal secondo novecento ad oggi (2010) ed Evoluzione delle forme poetiche (2013).

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“Perché non cento?”: la silloge d’esordio del fiorentino Alessandro Pagani

Perché non cento? – silloge poetica di Alessandro Pagani con prefazione di Vincenza Fava, Alter Ego / Augh Edizioni, Viterbo, 2017. 

Perchè non cento? edito da Alter Ego / Augh Edizioni di Viterbo (data di uscita 31 Marzo 2016), è la prima pubblicazione di Alessandro Pagani: 99 poesie accomunate da giochi di parole, doppi sensi, anagrammi, versi liberi, concessioni goliardiche ed intuizioni iperboliche, alla ricerca di nuove forme di scrittura caratterizzate da improvvisazioni ritmiche e contaminazioni sperimentali: frutto di un’arte high-brow o low-brow? In realpiatto_perché-non-cento.jpgtà niente di tutto questo, perchè ci troviamo di fronte ad una poesia atipica ma e allo stesso tempo legata alla tradizione, alla rima, alla canzone, al sonetto, allo stilnovo e alle avanguardie del Novecento. Tutto nacque un’estate di alcuni anni fa nei giardini dei Campi Lunghi di San Felice a Ema presso Firenze, quando nelle lunghe passeggiate con la fidata Lona – pastore tedesco – mettevo a frutto le mie esperienze poetiche confrontandomi tra il presente incerto del mondo ed il futuro dell’uomo, in un’altalena di ricordi personali e destini comuni ancora da rivelare. Senza mai perdere di vista il ‘gioco’ (la conoscenza enigmistica nell’opera ha un ruolo fondamentale), ho cercato, nelle mie composizioni, di fantasticare  dentro quei territori che l’uomo conosce e allo stesso tempo ancora sottovaluta nel suo significato più recondito, come l’amore  sofferto e mai raggiunto, la morte e i suoi misteri, la natura violata dalle ferocie del nostro tempo, in una personale ricerca di nuovi traguardi pseudo-letterari, fino all’arduo e affascinante tentativo d’immaginare la conquista di  terre poetiche ancora da percorrere. Spingendomi in un limbo poetico inesplorato il cui orizzonte non è necessariamente  la fine, ma l’inizio di un nuovo modo di pensare, libero da vincoli e luoghi comuni che possa avvicinare la distanza tra la felicità dell’anima e l’uomo, mi sono immaginato in un’esclusiva trama che ha come personaggi le parole, le sue trasformazioni, e le riguardanti emozioni. Quelle stesse suggestioni per le quali il lettore sorrida nelle chiusure delle composizioni: eppure un attimo dopo lo stesso sarà richiamato ad un’esplorazione più attenta – e talvolta grottescamente malinconica – dei doppi sensi delle frasi e delle combinazioni del linguaggio; e quello che prima sembrava avere un chiaro significato, riporta poi a differenti acrobazie del cuore. Sta a chi legge decifrare le stesse, per fare  tesoro del fascino che una composizione poetica può regalare. Perchè la poesia possiede una delle magie più rare: quella di far volare ogni fantasia. E sebbene sia quest’ultima che guida ogni estro creativo, le mie  poesie  in fase di atterraggio lasciano un messaggio concreto e di certo non banale: dove vive passione, creatività, e fame di conoscenza, non esiste mediocrità.

Alessandro Pagani è nato nel 1964 a Firenze. Appassionato di poesia da sempre, ha fatto parte negli anni ’80 del movimento artistico underground fiorentino “Pat Pat Recorder”. Nel 1988 inizia un percorso come musicista con svariati gruppi tra i quali gli Stropharia Merdaria, Parce Qu’Il Est Triste, Hypersonics (con cui ha partecipato ad Arezzo Wave), Subterraneans e successivamente con i Valvola, insieme ai quali fonda l’etichetta discografica Shado Records, attiva sino al 2007. Attualmente è batterista della desert rock band Stolen Apple, con la quale ha fatto uscire l’album di debutto “Trenches”. “Perchè non cento”? edito da Alter Ego, è la sua prima pubblicazione, dopo il libretto autoprodotto del 2011 “Le Domande Improponibili” (tutto quello che avreste voluto sapere sulle risposte, e non avete mai osato chiedere).

Esce “I delitti della primavera” di Stella Stollo, in lingua inglese

Esce l’edizione in inglese de “I delitti della primavera” di Stella Stollo, Graphofeel edizioni

Un successo notevole per il romanzo di Stella Stollo edito da Graphofeel edizioni che ha ricevuto riscontri positivi sia dalla critica che dai lettori. Continuano i consensi anche fuori dal territorio nazionale; arriva infatti la traduzione in lingua inglese e l’edizione dal titolo “The Botticelli killings Murders and mysteries in Reinassance Florence”. Un’ulteriore conferma di quanto sia stata apprezzata l’opera, che si appresta a conquistare un pubblico sempre più ampio. Una scrittura fluida, visiva ed avvolgente, che sa unire abilmente atmosfere di amore e morte, ci introduce nel ritmo di una trama da leggere tutto d’un fiato fino alla fine.

Il libro

botticelli killings.jpg“I delitti della primavera” si presenta come opera raffinata e ben strutturata, un thriller storico ambientato a Firenze alla fine del 1400.  Il romanzo si sviluppa tra personaggi realmente esistiti e altri di pura fantasia.  Nella città medicea sfilano e prendono corpo la bellissima Simonetta Vespucci, Il giovane Leonardo da Vinci, il Maestro Sandro Botticelli e il suo promettente allievo Filippino Lippi. E poi eclettiche alchimiste, ambigui speziali, osti e pittori, poeti, scienziati e filosofi, in una atmosfera vivida e colorata, ricca di spunti noir. L’autrice infatti ci proietta in una città sconvolta da una serie di omicidi, le vittime sono tutte donne giovani donne appartenenti alla ricca borghesia, senza nessun legame apparente. Il Killer sembra prendere ispirazione dal capolavoro di Sandro Botticelli ‘L’allegoria della Primavera’; lungo la scia di morte, infatti, ci sono simboli che rimandano al dipinto ed al suo autore, dettagli mutuati dal capolavoro senza motivazione apparente.

L’autrice

stella-stolloStella Stollo nasce a Orvieto nel 1963. Si laurea in Lingue e Letterature Orientali presso l’Università di Venezia e trascorre un anno accademico in Cina. Successivamente si trasferimento per tre anni in Germania, abitando per brevi periodi in diverse città. Quando rientra in Italia si stabilisce in Toscana e attualmente vive a Firenze con la sua famiglia. Se la lettura le è necessaria per mantenersi in vita, la scrittura la consiglia come mezzo per vivere più sani. Il suo romanzo d’esordio Io e i miei piedi tratta proprio del potere terapeutico della scrittura ed è edito da Graphofeel edizioni. Il suo secondo romanzo Algoritmi di Capodanno è edito da ARPANet. Un terzo romanzo, MALdiTERRA, si trova sulla piattaforma di self-publishingilmiolibro.it e su Amazon come ebook. “I delitti della Primavera” (ed. Graphofeel) è il suo quarto romanzo.

 

Ufficio stampa – Michela Zanarella

pressidelittidellaprimavera@gmail.com  

In ricordo di Giusi Verbaro. A Firenze un evento dedicato alla poetessa calabrese


 

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Programma dell’evento

 

SALUTI 

Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Regionale

INTRODUCE

Rosalba de Filippis, insegnante e scrittrice

INTERVENTI E TESTIMONIANZE

Mariella Bettarini, scrittrice ed editrice

Luigi Lombardi Satriani, antropolgo

Giuseppe Panella, poeta e scrittore

Ottavio Rossani, giornalista, saggista e poeta

LETTURE

Fabio Baronti e Rosalda de Filippis

PRESIEDE

Severino Saccardi, direttore di “Testimonianze”

IMMAGINI DELLA VIDEO-INTERVISTA A GIUSI VERBARO A CURA DI GABRIELLA MALETI

 

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2° Premio di Letteratura “Ponte Vecchio” – il verbale di Giuria

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II PREMIO DI LETTERATURA “PONTE VECCHIO”

Verbale di Giuria

 

La Commissione di Giuria presieduta da Lorenzo Spurio e formata da Marzia Carocci (Presidente del Premio), Flora Gelli, Sandra Carresi, Annamaria Pecoraro, Iuri Lombardi, Fabio Fratini, Francesco Martillotto, Lucia Bonanni, Vincenzo Monfregola, Michela Zanarella, Katia Debora Melis, Rita Barbieri, Luisa Bolleri, dopo lunghe ed attente operazioni di lettura e valutazione dei materiali pervenuti (770 poesie, 135 racconti, 49 saggi/recensioni) in questa Seconda Edizione del Premio di Letteratura “Ponte Vecchio” – Firenze, rende noto l’esito del Premio:

 

SEZIONE A – POESIA

Vincitori assoluti

1° PREMIO – MICHELE GINEVRA (Caltanissetta) con la poesia “Il crepuscolo della vita”                              

2° PREMIO – DANIELA MONREALE (Pian di Sco’ – AR) con la poesia “Dedica”                  

3° PREMIO EX-AEQUO – MARIA TERESA PIERI (Cocchio/Greve in Chianti – FI) con la poesia “Serate domenicali”

3° PREMIO EX-AEQUO – BRUNO SANTINI (Lastra a Signa – FI) con la poesia “In via de’ Georgofili”

 

Menzioni d’Onore

ALESSANDRO PERUGINI (Castel del Piano – GR) con la poesia “Barba bianca”

ANNA BARZAGHI (Seveso – MB) con la poesia “Apparire”

CLAUDIA PICCINNO (Castelmaggiore – BO) con la poesia “Figli di un Dio Minore”

DARIO MARELLI (Seregno – MB) con la poesia “Sogni verticali”

IZABELLA TERESA KOSTKA (Melegnano – MI) con la poesia “Le memorie di una prostituta”

MARGHERITA PIZZEGHELLO (Rosolina – RO) con la poesia “Vorrò un vestito leggero”

MARIA PENSO (Mestre – VE) con la poesia “I vecchi”

MASSIMO VITO MASSA (Bari) con la poesia “Ti chiamano Shamira”

NICOLINA ROS (San Quirino – PN) con la poesia “E mi incanto”

ROBERTO RAGAZZI (Trecenta – RO) con la poesia “Cosa ho fatto mai di male?”

 

Segnalazioni della Giuria

ALDO TEI (Latina) con la poesia “Ustica”

ALVARO STAFFA (Roma) con la poesia “L’amore mancato”

ANDREA VANNI (Livorno) con la poesia “Ritorno”

CARLA MARIA CASULA (Alghero – SS) con la poesia “Ultimi ricordi di guerra”

EGIZIA VENTURI (Savona) con la poesia “Senza parole”

EMANUELE ZAMBETTA (Bari) con la poesia “Asselùte trìdece anne”

GIANNI CALAMASSI (Firenze) con la poesia “Le ali ammaccate”

GIUSEPPE BLANDINO (Rosolini – SR) con la poesia “I due alberi”

GUIDO DI SEPIO (Roma) con la poesia “Novembre 1966”

SANTE DIOMEDE (Bari) con la poesia “Parole al veleno”

 

Premi speciali

PREMIO SPECIALE DEL PRESIDENTE DI GIURIA – RITA MUSCARDIN (Savona) con la poesia “Il destino degli altri”

PREMIO SPECIALE DEL PRESIDENTE DEL PREMIO  – ANNA SANTARELLI (Rieti) con la poesia “M’attende la poesia”

 

SEZIONE B – RACCONTO

Vincitori assoluti

1° PREMIO – NATALIA LENZI (Quarrata – PT) con il racconto “Perdita”   

2° PREMIO – LEONARDO SANTORO (Collegno – TO) con il racconto “Mio padre”                          

3° PREMIO – MAURIZIO MARI (Prato) con il racconto “Lo schiaffo”

 

Menzioni d’Onore

ALESSANDRO VANZAGHI (Sedriano – MI) con il racconto “Fuori scena”

ANDREA MAURI (Roma) con il racconto “Principessa”

MARCO AUSILI (Ancona) con il racconto “Gabriele Sporangi”

MASSIMO SENSALE (Napoli) con il racconto “Il treno e le nuvole”

MATTEO LUCII (Borgo San Lorenzo – PI) con il racconto “Fides”

MAURA RABOTTI (S. Polo d’Enza – RE) con il racconto “Ciao!”

OLIMPIA PICCOLO (Marano – NA) con il racconto “L’armadio di Chloè”

PAOLO SBOLGI (Firenze) con il racconto “L’archiano”

SUSANNA GORI (San Giuliano Terme – PI) con il racconto “Una, nessuna, trentamila”

 

Segnalazioni della Giuria

ALESSANDRO LOGLI (Roma) con il racconto “Le vipere non esistono”

ANTONIO FRAGAPANE (Santa Elisabetta – AG) con il racconto “Terra promessa”

GIOVANNA POTENZA (Napoli) con il racconto  “31 Agosto 1943”

IVANA SACCENTI (Pozzuolo M. – MI) con il racconto “Olio e aceto”

LAURA VALLINO (Livorno Ferraris – VC) con il racconto “Oltre il buio”

LUCIANA CENSI (Foligno – PG) con il racconto “Riflessioni al femminile”

MANOLA FREDIANI (Livorno) con il racconto “La casa di Tina”

MICHELE PROTOPAPAS (Prato) con il racconto “Solo un uomo”

SARA ALICANDRO (Latina) con il racconto “Una vita in un istante”

SIBYL VON DER SCHULENBURG (Trezzano Rosa – MI) con il racconto “Verna”

 

Premi speciali

PREMIO SPECIALE DEL PRESIDENTE DI GIURIA – FRANCA DONÀ (Cigliano – VC) con il racconto “Il profumo dell’amore”

PREMIO SPECIALE DEL PRESIDENTE DEL PREMIO – VINCENZO MELINO (Campobasso) con il racconto “Giro del cigno”

 

SEZIONE C – SAGGISTICA

Nota: A seguito della non elevata partecipazioni per le sezioni C (saggistica/critica letteraria/articolo) e D (recensioni) la Giuria ha deciso di istituire in sede di Premiazione una unica Sezione identificata dalla definizione “Saggistica” provvedendo, comunque, ad individuare un Premio Speciale per la “Miglior Recensione”.

Vincitori assoluti

1° PREMIO – ANNALISA SANTI (Colognola ai Colli – VR) con il saggio “Sogni sulla spiaggia: le modelle di William Henry Margetson”                       

2° PREMIO – VIRGINIA MURRU (Girasole – OG) con il saggio “Una perla nella letteratura del Novecento: Antonia Pozzi”                 

3° PREMIO – ELGA BATTAGLINI (Pescaglia – LU) con il saggio “La befana e dintorni”

 

Menzioni d’Onore

ALEX CREAZZI (Bressanone – BZ) con la recensione al libro “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco

FRANCESCA SANTUCCI (Dalmine – BG) con il saggio “L’ultima regina di Napoli”

GIUSEPPE GUIDOLIN (Vicenza) con la recensione al libro “Le parole sono segnali stradali” di Veronica Liga

SONIA GIOVANNETTI (Roma) con il saggio “Il tempo ritrovato della poesia”

 

Segnalazioni della Giuria

DAVIDE DOTTO (Villorba – TV) con il saggio “Gli haiku tra Oriente ed Occidente”

FERNANDO DELLA POSTA (Pontecorvo – FR) con la recensione al libro  “Oltreverso – Il latte sulla porta” di Doris Emilia Bragagnini

VALTERO CURZI (Senigallia – AN) con la recensione al libro “Donna è poesia” di Anna Maria Boselli Santoni

 

Premi speciali

PREMIO SPECIALE “MIGLIOR RECENSIONE” – PAOLO PAGNOTTA (Avellino) con la recensione al libro “Quando il gioco si fa duro” di Nadia Toffa

 

Consistenza dei Premi

Come indicato dal bando di partecipazione al concorso i Premi consisteranno in:

1° Premio di ciascuna sezione: Targa, diploma con motivazione della Giuria e 100€

2° Premio di ciascuna sezione: Targa, diploma con motivazione della Giuria e libri

3° Premio di ciascuna sezione: Targa e diploma con motivazione della Giuria.

La Giuria in conformità di quanto espresso nel regolamento del concorso ha deciso di attribuire altri premi di varia classe che consisteranno in:

Menzioni d’Onore: Coppa e diploma

Segnalazioni: Diploma

Premi Speciali:  Targa e diploma con motivazione della Giuria

 

Pubblicazione in antologia

Tutti i testi dei Vincitori, delle Menzioni d’Onore, dei Segnalati dalla Giuria e dei Premi Speciali verranno pubblicati in antologia. Per i vincitori Assoluti e i Premi Speciali il proprio testo sarà corredato dalla motivazione della Giuria del conferimento del Premio.

 

Premiazione

La cerimonia di Premiazione si terrà domenica 22 maggio a partire dalle ore 17:30 a Firenze presso la Sala dei Marmi del Centro Anziani “Parterre” in Via del Ponte Rosso 2 (Quartiere 2).

L’evento, che è liberamente aperto al pubblico e al quale sarà possibile portare parenti ed amici, sarà allietato dall’arpista Giulia Petrioli.

Tutti i vincitori, i menzionati, i segnalati e i vincitori dei Premi speciali sono tenuti a confermare o meno la loro presenza a mezzo mail entro e non oltre il 10 maggio p.v.

Ritiro dei Premi

Come indicato al punto 11 del bando di partecipazione, i vincitori sono tenuti a presenziare alla cerimonia di premiazione per ritirare il premio. In caso di impossibilità, la targa/coppa e il diploma potranno essere spediti a casa dietro pagamento delle relative spese di spedizione, mentre coloro che avranno ottenuto un premio in denaro e non potranno intervenire vedranno decadere il proprio premio monetario.

 Si ricorda, inoltre, che l’antologia del concorso sarà disponibile all’acquisto il giorno della cerimonia di Premiazione.

Il ricavato derivante dalla vendita della stessa verrà donato in beneficenza alla Fondazione Meyer di Firenze e verrà data comunicazione del versamento fatto a tutti i partecipanti dopo la Cerimonia di premiazione.

 

Lorenzo Spurio – PRESIDENTE DI GIURIA

Marzia Carocci – PRESIDENTE DEL PREMIO

 

Info: premiopontevecchio@gmail.com

www.premiopontevecchio.blogspot.com

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1° Premio Letterario PoetiKanten per opere narrative e saggistiche

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  1. Sezioni di partecipazione

Sezione A – NARRATIVA * Racconto breve a tema libero

Sezione B – SAGGISTICA * Saggio di argomento umanistico, articolo divulgativo o critica letteraria, recensione, dissertazione

 

  1. Caratteristica dei testi

I testi possono essere, indifferentemente, editi od inediti. L’importante è che non abbiano ottenuto un premio da podio (1°, 2° o 3°) in un precedente concorso letterario.

È possibile partecipare con testi scritti a quattro mani.

 

  1. Norme aggiuntive sui testi

I concorrenti si assumono automaticamente la responsabilità della paternità dei testi: l’Associazione PoetiKanten non risponde di eventuali plagi, come di partecipazioni effettuate contro la volontà degli autori e di tutto quanto non rientra nelle proprie competenze qui specificate.

I testi non devono presentare elementi razzisti, pornografici, blasfemi o d’incitamento all’odio, alla violenza, alla discriminazione di ciascun tipo.

 

  1. Lunghezza dei testi

Per entrambe le sezioni si chiede di inviare testi in formato word muniti di titolo che non superino le 4 cartelle editoriali.

Nel caso della sezione B eventuali note e bibliografia non dovranno essere conteggiate nel quantitativo delle cartelle richieste.

 

  1. Testi di partecipazione

È possibile partecipare a ciascuna sezione inviando da 1 a 3 testi.

È possibile partecipare ad entrambe le sezioni del premio corrispondendo le relative quote di partecipazione secondo il punto nr. 4.

 

  1. Tassa di lettura

Per la partecipazione al concorso è richiesto il pagamento di una quota di partecipazione pari a 10 € per ciascun testo presentato. Nel caso si presentino più testi nella stessa sezione o si partecipi ad entrambe le sezioni è richiesto di corrispondere quale quota il totale derivante da 10€ per ciascun testo presentato.

Le modalità di pagamento previsto sono indicate a continuazione.

È richiesto al partecipante di inviare assieme ai suoi materiali copia della ricevuta del pagamento effettuato o trascrizione del CRO del bonifico o dei dati di timbratura dell’Ufficio Postale.

Bonifico

IBAN:   IT19N0760102800001029344650

Intestazione: Associazione PoetiKanten

Causale: Concorso Letterario PoetiKanten

Bollettino postale

CC: 001029344650

Intestazione: Associazione PoetiKanten

Causale: Concorso Letterario PoetiKanten

 

  1. Modalità di invio dei materiali

I materiali (consistenti in testi di partecipazione rigorosamente anonimi, scheda di partecipazione e ricevuta del pagamento effettuato) dovranno pervenire a solo mezzo mail all’indirizzo poetikantenedizioni@gmail.com indicando nell’oggetto “Concorso PoetiKanten”.

La segreteria del Premio provvederà ad inviare mail di conferma ad ogni partecipante che avrà regolarmente inviato la documentazione secondo quanto specificato dal presente bando.

 

  1. Scadenza di invio

La documentazione completa per partecipare al concorso deve pervenire entro e non oltre la data del 15 Aprile 2016 secondo le indicazioni riportate all’articolo 7.

 

  1. La Commissione di Giuria

La Commissione di Giuria è composta da esponenti del panorama culturale e letterario: Iuri Lombardi (Presidente di PoetiKanten Edizioni – Presidente del Premio), Lorenzo Spurio (Presidente di Giuria), Alessio De Luca, Rita Barbieri, Grazia Finocchiaro,  Massimo Rosati, Raffaele Urraro, Amedeo Di Sora.

 

  1. Consistenza dei Premi

La Giuria provvederà a indicare i primi tre premiati e una rosa ristretta di Menzioni d’Onore per entrambe le sezioni del Premio. Essi consisteranno in:

1° Premio = Pubblicazione di un libro in cartaceo con PoetiKanten Edizioni nella quantità di copie 50, targa e diploma con motivazione della Giuria

2° Premio = Targa, 100 € e diploma con motivazione della Giuria

3° Premio = Targa e diploma con la motivazione della Giuria

Menzioni d’Onore = Coppa e diploma

A discrezione della Giuria, laddove ulteriori testi risultino meritori di riconoscimento, si procederà con l’attribuzione di eventuali Premi Speciali o Diplomi.

Nel caso in cui non saranno pervenuti una quantità di testi congrua per una sezione o all’interno dello stesso materiale la Giuria non abbia espresso notazioni di merito per particolari opere, l’organizzazione si riserva di non attribuire determinati premi.

 

  1. Cerimonia di premiazione

La cerimonia di premiazione si terrà in un fine settimana di Ottobre 2016 a Firenze. Informazioni in merito alla data precisa e alla location verranno fornite a tutti i partecipanti con debito preavviso.

Tutti i premiati a vario titolo sono invitati a prendere parte alla cerimonia. I premi in denaro e il premio consistente nella pubblicazione dei libri (1° premio) dovranno necessariamente essere ritirati personalmente o da un delegato. Tutti gli altri premi (targhe, coppe e diplomi) potranno essere inviati per posta dietro pagamento delle relative spese postali.

 

  1. Disposizioni finali

Prendendo parte al concorso in oggetto si accetta implicitamente ogni articolo di cui si compone il presente bando di partecipazione.

 

 Info: poetikantenedizioni@gmail.com

 

SCHEDA DI PARTECIPAZIONE

Nome/Cognome _____________________________________________________

Residente a ___________________________ prov ______________

in via __________________________n°_______ cap __________

Tel. _______________________ Mail _______________________

Partecipa alla/e sezione/i  [    ]  A- RACCONTO       [     ] B- SAGGIO

dal titolo/i _______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Presa visione del regolamento, ne accetto tutte le condizioni riportate e chiedo di partecipare alla 1° edizione del Concorso Letterario PoetiKanten

 

Luogo, data                                                                         Firma

____________________                               _____________________

 

DICHIARAZIONE

□ Dichiaro che il/i testi che presento è/sono frutto del mio ingegno e che ne detengo i diritti a ogni titolo.

 □ Acconsento al trattamento dei dati personali qui riportati in conformità a quanto indicato dalla normativa sulla riservatezza dei dati personali (D. Lgs. 196/03) e all’uso degli stessi per la diffusione di attività inerenti a PoetiKanten Edizioni.

Luogo, data                                                                         Firma

___________________                               ______________________

Info: poetikantenedizioni@gmail.com