“La metafora del giardino in letteratura” di L. Spurio e M. Acciai, recensione di Anna Maria Balzano

La metafora del giardino in letteratura 
di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai
Faligi Editore, Aosta, 2011
Genere: Saggistica / Critica letteraria
ISBN: 978-88-574-1703-5
Costo: 20 €
 
Recensione di Anna Maria Balzano

 

frontIl saggio di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai, dal titolo “La metafora del giardino in letteratura”, ci guida attraverso l’esame d’una vasta selezione di testi letterari allo scopo di individuare il significato simbolico che ha assunto nei secoli la descrizione del giardino. Si parte dall’Eden, luogo delle delizie, e  dal giardino coranico che può ospitare anche trasgressione e piaceri carnali: si mette in risalto il rapporto giardino-vita, non tralasciando i riferimenti ai classici latini, come per esempio alle Metamorfosi di Ovidio. Il giardino può rappresentare il bene o il male,  può essere il “locus amenus” di Tasso; esso può essere recintato e protetto, ma anche magico e fantastico, come quello in cui avviene l’iniziazione della piccola Alice di Lewis Carroll o come i Kensington Gardens di Peter Pan. L’analisi affrontata è di ampio respiro e riporta brani di opere inglesi, americane, italiane, russe, sottolineando il diverso uso che gli autori hanno fatto della metafora del giardino. Esso può ospitare la memoria dolorosa da cancellare, come nel caso di Burnett, o può essere luogo di guarigione del corpo e dell’anima. Il giardino come microcosmo, dunque. Esso può accogliere amori omosessuali, come nel caso del “giardino essenziale” di Lesbo, per usare una definizione di Fiorangela Oneroso. Il giardino non è solo luogo d’amore, ma anche di morte, come nel racconto di Buzzati “Le gobbe nel giardino”, dove il terreno nasconde “strati di memoria”; esso diviene testimone dell’estinzione d’una intera famiglia nel “Il giardino dei Finzi Contini”, così come può essere il luogo dove la natura è in lotta con il cemento, come nel racconto di McEwan, o essere il testimone della decadenza di grandi famiglie, come nel Gattopardo. L’analisi si sofferma su grandi autori, da Leopardi a Calvino a Buzzati, senza trascurare Wilde, le sorelle Bronte per giungere anche a Stephen King, arricchendosi di particolari, nel citare le produzioni cinematografiche tratte dalle opere di alcuni degli autori esaminati. 

Un saggio di grande respiro, dunque, che guida ad una lettura approfondita destinata a stimolare ed arricchire il lettore più attento.

ANNA MARIA BALZANO

QUESTA RECENSIONE VIENE PUBBLICATA PER GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE.

E’ SEVERAMENTE VIETATO RIPRODURRE E/O DIFFONDERE LA PRESENTE RECENSIONE IN FORMATO INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTRICE.

“La metafora del giardino in letteratura” di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai, recensione a cura di Anna Maria Folchini-Stabile

“La metafora del giardino in letteratura”
di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai
prefazione a cura di Paolo Ragni
Faligi Editore, 2011
Genere: Saggistica/Critica letteraria
ISBN: 978-88-574-1703-5
Costo: 20 €
 
Recensione a cura di Anna Maria Folchini-Stabile

Da sempre la storia dell’ uomo si affianca all’immagine di un giardino meraviglioso, incantato, perduto, segreto, fonte di delizie e di rimpianti.
Lorenzo Spurio e Massimo Acciai nel loro saggio intitolato “La metafora del giardino in letteratura” analizzano un certo numero di testi letterari che parlano di giardini descritti nella storia della letteratura.
Non di certo tutti, perché altrimenti l’opera sarebbe stata enciclopedica e non sarebbero state sufficienti le 230 pagine  di testo e le 10 di bibliografia.
Ciò che interessa di questo originale lavoro, e’ il modo In cui gli Autori hanno affrontato l’analisi partendo dalla considerazione di come nelle diverse epoche l’uomo occidentale abbia respirato il rapporto con la natura che lo circonda e come abbia vissuto il rapporto con il giardino che diventa l’immagine della natura “addomesticata” e portata vicino al cuore e all’anima a simboleggiare ordine o disordine, sogni o speranze, successi o delusioni.
Nella premessa iniziale Lorenzo Spurio afferma che “<il giardino é> un universo esteso e difficile da indagare … Raccontare i giardini significa cercare di interpretare la vita … La grande abbondanza di riferimenti al giardino in vari romanzi, racconti e poesie ci ha costretto a fare un’ampia cernita…”.
Non ci troviamo, quindi, davanti alla pretesa di enciclopedismo, come precisa Massimo Acciai nella sua postfazione, tipico di altre epoche, ma al desiderio di vedere come, da Adamo ed Eva fino ai giorni nostri, dal giardino dell’Eden, cioè, l’uomo abbia aspirato ad avere un luogo tutto suo e lo abbia descritto, se ne sia sentito parte o se ne sia sentito prigioniero, lo abbia vagheggiato o ne sia fuggito.
La lettura agevole e la scrittura apparentemente leggera sottintendono, invece, un lavoro di analisi e documentazione che spazia nella storia letteraria e testimonia in modo colto quanto nelle opere oggetto di analisi è scritto.
Non  è , quindi, un’opera semplice, ma è un’opera di facile consultazione, un florilegio, un grande giardino, appunto, di cui gli Autori sono abili giardinieri.

a cura di  Anna Maria Folchini-Stabile

LA PRESENTE RECENSIONE VIENE PUBBLICATA SU QUESTO SPAZIO PER GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE. E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O RIPRODURRE LA PRESENTE RECENSIONE IN FORMATO INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTRICE.

Un sito WordPress.com.

Su ↑