In Her Own Hand: Volume the First, Volume the Second, and Volume the Third, by Jane Austen, introduction by Kathryn Sutherland – A Review

Austenprose

In Her Own Hand 2014 x 200From the desk of Tracy Hickman:

The first time I read a collection of Jane Austen’s juvenilia, I remember relishing the sheer fun and silliness of the stories and plays. It was a slender paperback that included transcriptions of selected works from the original notebooks written from 1787 to 1793. These handwritten notebooks had circulated within Austen’s family during her lifetime and were later given to family members by her sister Cassandra, but the stories were not published until the twentieth-century. Because none of Austen’s six completed and published novels exist in manuscript form, these early notebooks are rare examples of her fiction that have survived intact “in her own hand” and reside in the collections of the Bodleian Library, Oxford (Volume the First) and the British Library (Volume the Second and Volume the Third).

The three-volume set, In Her Own Hand, gives Austen fans the…

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“Scrittrici in giardino” di Adele Cavalli, recensione a cura di Lorenzo Spurio

Scrittrici in giardino

Profumi e colori nei giardini di dieci scrittrici

di Adele Cavalli

Il mio libro, 2011

Pagine: 154

Costo: 16 Euro

 

Recensione a cura di Lorenzo Spurio

Scrittrici in giardino di Adele Cavalli è una lettura interessante e ben costruita che ho scoperto un po’ per caso, attraverso una delle tante newsletter che la mia casella di posta è ormai abituata a ricevere. Il giardino e la scrittura sono due ambiti diversi e lontani tra loro che, però, spesso sono stati avvicinati o studiati sotto questa luce comparativista. E’ in parte il procedimento che ho impiegato io stesso, assieme allo scrittore fiorentino Massimo Acciai, nella scrittura del testo di critica letteraria La metafora del giardino in letteratura (Faligi Editore, 2011), dove, partendo da una preziosa prefazione dello scrittore Paolo Ragni, si spazia all’analisi del giardino come locus privilegiato della letteratura a proiezione simbolica, paradigma interpretativo che apre, invece, a significati più ampi. La Cavalli non va ricercando significati o possibili interpretazioni in testi letterari, in quello che è la fiction, ma indirizza il suo percorso d’analisi verso le biografie degli autori, i carteggi e, comunque, attendibili documenti storico-letterari che si riferiscono alla vita privata degli autori in questione. Il percorso che Adele Cavalli fa in maniera attenta basandosi su di un buon apparato critico-bibliografico, si riferisce principalmente ai giardini veri, reali, ai quali alcune grandi scrittrici si dedicarono durante la loro vita, presenti nel testo anche per mezzo di varie foto degli stessi. E sfogliando le pagine è come se in realtà ci trovassimo in quei giardini, in una camminata che vorremmo non finisse mai. In questa passeggiata “naturalistica” (bisogna ricordare che il giardino è una riproduzione umana e in scala di quello che è la natura) ci inoltriamo così negli affascinanti giardini della tenuta di Sissinghurst in cui Vita Sackville West trascorreva gran parte delle sue giornate, passando poi per la “mania” floreale di Emily Dickinson che pure conservava esemplari di foglie e fiori, nel famoso herbarium, al giardino di The Mount della scrittrice americana Edith Wharton, studiosa dell’architettura giardiniera italiana, al giardino africano e quello danese (diversissimi tra loro) di Karen Blixen. Arricchiscono la raccolta il giardino della francese Colette, di Eudora Welty, di Mary Annette Beauchamp, quello sull’isola di Mount Desert di Marguerite Yourcenar, quello adiacente alla casa di Nohant di George Sand e quello a Chawton Cottage di Jane Austen.

Cambiano le localizzazioni geografiche, i colori, i fiori e le piante ma il leitmotiv che lega i vari capitoli del libro (ciascuno dedicato a una scrittrice) è la capacità dello scrittore attento, sensibile e amante della natura di riconoscersi in essa e, quasi, di liquefarsi in essa e, dall’altra parte, il potere indicibile che l’uomo riceve dal vitalismo, la prorompenza e la bellezza del giardino. Mi piace concludere con una citazione di Mary Annette Beauchamp richiamata nel testo, che riassume l’intero significato di questo libro: “Ognuno deve amare qualcosa e io non conosco oggetti d’amore che immancabilmente ti ricambino come i libri e un giardino”.

a cura di Lorenzo Spurio

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