Jane Eyre (1847) è uno stupendo romanzo a tappe di Charlotte Brontë in cui la protagonista, la povera e giovane Jane Eyre, deve passare attraverso vari stadi. Dopo la morte di entrambi i genitori viene affidata agli zii Mr. e Mrs. Read e va a vivere a Gateshead Hall, assieme ai cugini. Lì viene maltrattata continuamente e considerata come un essere inferiore. Ben presto Mrs. Read deciderà di mandarla in un collegio per orfane, Lowood, in cui farà amicizia con Miss Helen Burns e Miss Temple, due dei pochi personaggi positivi nel corso del romanzo e che sono dei personaggi quasi cristologici. Terminati gli studi e la formazione a Lowood, Jane è pronta per diventare istitutrice di una bambina presso Thornefield Hall, una tenuta circondata dalla brughiera, nello Yorkshire. Lì s’innamora del nobile della tenuta, Mr. Edward Rochester, con il quale decide di sposarsi.
Al momento del matrimonio un grave impedimento salta fuori e Jane, intristita dalla mancanza di serietà di Mr. Rochester, abbandona Thornefield Hall vagando da sola e indifesa per la brughiera per vari giorni. Alla fine giunge a Moor House dove viene ospitata da un curato protestante e le sue due sorelle. Alla fine, un richiamo telepatico, un urlo sovraumano che Jane riesce a sentire, le dice che deve ritornare a Thornefield, dove trova il castello distrutto dalle fiamme e teme per la vita del signor Rochester. Come si è visto l’esistenza di Jane passa attraverso una serie di fasi che sono contraddistinte da settings diversi e che segnano un progressivo avvicinamento alla natura. Il passare da una fase all’altra, connesso allo scorrere del tempo, viene a significare per Jane l’acquisizione di una vera personalità oltre che l’ottenimento di una certa indipendenza economica che le consente di considerarsi «signora di se stessa».
L’impedimento che non permette a Jane e a Mr. Rochester di sposarsi ha un nome. Si chiama Bertha Mason. Si tratta della prima moglie di Mr. Rochester, la creola di origini sudamericane che, dopo il viaggio di nozze ed essere giunta in Inghilterra, divenne pazza. Il signor Rochester decise così di rinchiuderla nella soffitta della casa e di sottoporla alle cure e alla sorveglianza di Grace Poole. Il signor Rochester aveva cosi vagabondato per l’Europa, trascorrendo la sua vita in bagordi e avendo avuto varie esperienze sentimentali, tra la quale quella con la ballerina francese Celine Varens, la quale gli aveva lasciato una figlia, la piccola Adele. Tuttavia il signor Rochester non aveva mai trovato la felicità e una certa stabilità che invece aveva avvertito nella sua possibile nuova vita con Jane Eyre.
Quando Jane ritorna a Thornefield Hall e trova il castello distrutto, un signore le narra cosa è accaduto: Bertha Mason, dopo essere riuscita ad eludere la sorveglianza di Grace Poole ed essersi introdotta in salone, aveva appiccato un incendio al castello. Poi, era stata vista camminare a piedi scalzi sul tetto ed infine gettarsi nel vuoto. Bertha Mason era morta mentre Rochester era stato in grado di salvare tutti i membri della servitù, rimanendo ferito e riportando l’amputazione di una mano oltre che la perdita della vista.
La storia di Bertha Mason mette in luce un comportamento diffuso in periodo vittoriano nei confronti di persone ritenute insane e pazze, che venivano rinchiuse in una stanza della casa o più spesso nella soffitta e venivano affidate alle cure di un domestico.
Due studiose inglesi, Susan Gubar e Sandra Gilbert nel loro testo The Madwoman in the Attic: The Woman Writer and the Ninetheen Century Literary Imagination (1979) hanno analizzato proprio questo aspetto legato alla reclusione della moglie pazza come tema della letteratura vittoriana. Nella loro analisi partono dal presupposto che un comportamento di questo tipo veniva veramente impiegato nei confronti di mogli pazze o, più in generale, di familiari che avevano perso il lume della ragione e quindi pericolosi e segno di vergogna per il signore della tenuta.
Anche il romanzo Rebecca tradotto in italiano con Rebecca, la prima moglie della scrittrice Daphne Du Maurier, pubblicato nel 1938, presenta la figura della moglie pazza. Anche qui ci troviamo di fronte ad una tenuta misteriosa e gotica, si tratta di Manderley, e un signore torvo che nasconde delle verità concernenti la sua vita passata. Si tratta del signor Maxim De Winter che, similmente a Rochester, cela alla sua donna l’esistenza di una precedente moglie pazza. Tra le due opere possono essere tesi una serie di parallelismi molto evidenti nella composizione dei personaggi.
In entrambi i casi le storie hanno un happy ending; Jane Eyre si configura come un romanzo tipicamente vittoriano, che sottolinea la storia d’amore romantica tra Jane e Rochester mentre Rebecca sembra proporre una storia più moderna, più vicina ai nostri tempi, se vogliamo.
Nel romanzo Rebecca a Menderley aleggia il mistero della prima moglie del signor Maxim De Winter. Quando il corpo della prima moglie verrà ripescato dal mare Maxim De Winter verrà considerato il principale indagato di quell’omicidio ma alla fine verrà chiarito che Rebecca era diventata pazza da quando aveva saputo di essere malata di cancro. Per tutti dunque la sua morte non fu altro che un suicidio. In entrambe le storie, dopo vari misteri, peripezie e allontanamenti il lieto fine è garantito: Rochester e Jane, cosi come Maxim De Winter e la seconda moglie possono vivere felici e contenti.
Se vogliamo, il personaggio della pazza in entrambi i romanzi non è per niente ininfluente e secondario. Sebbene venga rivelato solo a metà di entrambi i romanzi è proprio questo personaggio il responsabile di molti degli avvenimenti che accadono (ad esempio la fuga di Jane da Thornefield Hall dopo aver saputo di una precedente moglie di Mr. Rochester o l’accusa dell’omicidio di Rebecca mossa a Maxim De Winter).
La popolarità e il successo di entrambi i romanzi ha consentito la scrittura di vari prequel e sequel delle vicende in essi narrate e la realizzazione di vari adattamenti cinematografici e serial per la televisione.
Lorenzo Spurio
06-02-2011


