Esiste una dimensione dove tutti possono incontrarsi per un attimo, uno sguardo, uno squilibrio, una vertigine? La poesia è linguaggio universale?
Questa dimensione c’è ed è la dimensione spirituale dell’uomo, un minimo denominatore comune indiscutibile, a prescindere dal fatto religioso. Quando dico dimensione spirituale mi riferisco a tutto ciò che ad essa si riconduce sul piano intellettuale e sul piano della bellezza universale che chiamiamo arte, musica, poesia, letteratura. E’ questo il luogo proprio della vertigine umana ed è su questo linguaggio universale che è possibile un punto di incontro. Tutto ciò che è frutto del bello non è mai divisivo. L’armonia delle cose e dei linguaggi mette tutti d’accordo, solo a volerlo. Non è un caso che le dittature, al loro sorgere e permanere, abbiano tra le loro nefandezze i roghi dei libri. Quanto alla poesia, essa non è mai divisiva come non può essere divisivo il linguaggio del cuore. Se imparassimo di più a ragionare e a parlare con il cuore molte cose potrebbero cambiare in meglio.
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Nei marosi del mondo in tempesta, quale sentimento ti avvolge: la nostalgia per il mondo di prima, la spinta al mondo nuovo, la fuga nella poesia, l’illusione che questi ultimi anni passati siano stati solo un momento di squilibrio generale?
Ripeto sempre, quando me ne è data l’occasione, che la nostalgia è una componente essenziale della mia poesia, da distinguere dalla malinconia che è invece una nostalgia malata, quindi sterile, che fa male al cuore. La nostalgia sana è invece quella che dal passato trae solo il bene legato ai valori del vivere. Un po’ come la tradizione che è l’humus nel quale affondano le radici che si spandono lungo il futuro. Ecco perché la vera poesia non è mai una fuga dall’esistente ma una spinta verso il nuovo .
Ed ecco perché il poeta è sempre un po’ il profeta dei tempi nuovi, nel caso specifico colui che vive nella certezza che ogni turbamento è destinato a dissolversi e che gli stessi squilibri rappresentino solo crisi di passaggio proprio perché la poesia, anche quando tratta stati d’animo negativi, è sempre un po’ aperta alla speranza, non certo all’illusione.
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Comunque la nostalgia è presente in tutti noi almeno in minima parte, come la vivi in poesia?
Credo di aver già risposto in qualche modo a questa domanda. Se devo puntualizzare meglio, dirò che la vivo con una grande serenità interiore, facendovi ricorso senza problemi. Definirei la mia nostalgia come un sogno che vive nel passato, che pertanto non mi assilla ma mi trasporta dolcemente nel mondo dei desideri del cuore dove tutto è apertura schietta e solidale e dove anche il surreale ha la sua ragion d’essere.
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Per te poeta la poesia è mai stata una fuga dal reale?
La realtà contiene la poesia e la poesia contiene la realtà. Distinguerei il mio fare poesia in due tempi, quello della mia prima giovinezza e quello della maturità. Non mi vergogno a dire che nel primo tempo la mia poesia era soprattutto una fuga dal reale e dalla visione pessimistica e malinconica del mondo proprie dell’età. Il tempo mi ha guarito da questa che era una vera e propria malattia per cui fare poesia oggi è per me una immersione nel reale ma sempre con uno sguardo disincantato. Direi che la mia poesia contenga il reale, lo abbracci, lo faccia proprio. Sono le suggestioni del reale l’anima della mia poesia.
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Credi davvero che il mondo possa rinnovarsi oppure le dinamiche eterne continueranno a dominare il mondo? E la poesia può avere un ruolo in questo percorso di rinnovamento?
Per me che sono un inguaribile ottimista, la risposta è scontata: il mondo ha nel suo dna le capacità rinnovarsi. Certo, tutto è fatto di spinte e contro spinte e a tutto c’è un limite. Ma io sono convinto che essendo l’uomo solo una piccola componente di questa terra, essa saprà sempre trovare in se stessa le capacità di trarsi fuori dal pericolo. Tutto sta a non tirare troppo la corda, ma io, nonostante tutto, ho fiducia grande nell’uomo.”
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La poesia può dominare l’ansia oppure l’ansia annienta la poesia?
L’autenticità della poesia si misura dall’assenza dell’ansia. Quando ci si lascia trasportare dall’irrefrenabile, il linguaggio poetico cede il passo a quello del terrore psicologico e la poesia si annulla. Questo non significa che poesia coincida con atarassia. Significa solo che senza pace interiore non può darsi poesia, anche quando sembra che dentro abbiamo l’inferno, perché il delta della poesia è sempre questa pace che è il desiderio profondo dell’uomo.
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Le arti debbono dialogare tra loro?
Parlare di arte sottintende parlare il linguaggio della bellezza universale. Ora il linguaggio della bellezza non è separativo, non contempla muri di sorta eretti tra l’una e l’altra. La musica senza poesia e questa senza arti visive apparirebbero monche, come si volesse circoscrivere l’intelletto in un proprio ambito e chiudere gli occhi di fronte alla complessità della cultura. Le epoche di rinascita e di maggiore espansione artistica, sono sempre state quelle in cui le arti si sono incrociate dialogando tra di loro.
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La cultura europea è consapevole dei suoi tesori poetici?
Anche qui distinguerei tra passato e presente. Tra i classici e i contemporanei. Sul passato e sui classici la risposta non può essere che affermativa. Lo è molto meno, invece, quando parliamo di poesia contemporanea. E questo spesso accade perché nella valutazione generale entrano in gioco dinamiche che dovrebbero essere estranee al giudizio sincero e spassionato. Come quando si assegnano Nobel a partire dal dato geografico o politico. Questo modo di guardare alla poesia in realtà la mortifica, mentre umilia i suoi maggiori rappresentanti.
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La poesia è uno sgabello scomodo, un tappeto volante, un eremo, il riflesso delle anime nei cieli?
E’ un po’ tutto questo perché il poeta, in quanto profeta del proprio tempo, è uomo scomodo di per sé, solo che a differenza del profeta che cercava di eludere in ogni modo il mandato di Dio tra gli uomini, il poeta non si sottrae al suo compito che tiene vivo giorno per giorno con i suoi versi. La forza del poeta sta dunque nella sua ascesi, nell’essere, il poeta, sostanzialmente un anacoreta, un solitario, tutte qualità che gli permettono all’occorrenza di astrarsi da tutti, di rientrare in se stesso e di ascoltare la voce dell’anima. Ecco perché direi che il poeta è il riflesso delle anime nei cieli. Un po’ tappeto volante capace di raggiungere altezze da vertigini che altri possono solo intuire.
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Adesso fai tu una domanda al mondo. Salutaci con una domanda.
Più che una domanda la mia vorrebbe essere una preghiera, un’implorazione a non dimenticare mai il lato poetico della sua dimensione. Il mondo esiste (per chi crede) perché Dio è essenzialmente poeta, il più grande di tutti i tempi come si evince dal linguaggio biblico. E se la poesia è all’origine del mondo, solo la poesia può continuare a tenerlo in vita. E’ un’affermazione certamente di speranza. Ma è dettata dal cuore e, come dice il vecchio adagio, al cuor non si comanda.
Questo testo viene pubblicato nella sezione “Rivista Nuova Euterpe” del sito “Blog Letteratura e Cultura” perché selezionato dalla Redazione della Rivista “Nuova Euterpe”, n°02/2024. L’autrice ha autorizzato alla pubblicazione senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro.


