Maristella Angeli intervista Ninnj Di Stefano Busà

Intervista alla poetessa Ninnj Di Stefano Busà

a cura di Maristella Angeli

In un mondo così telematico, carico di messaggi multimediali, di comunicazioni via etere, in tempi reali, crede che la Poesia possa avere ancora ascolto? Oppure viene messa da parte come obsoleta?

La poesia non sarà mai obsoleta, possiede quel fascino strano, tra il magico e l’esoterico che fa la differenza, la distanzia dalle altre espressioni umane. Comunicare con la poesia è un evento irripetibile, quasi soprannaturale, la prima frase la suggerisce un Ente superiore sconosciuto, il resto lo scrive il poeta con la sua umanità, la sua sensibilità, analizzando e scrutando quel suo mondo interiore fatto di deterrente stratiforme, senza regole e pervasivo del genere umano che accompagna questa sorta di messaggio sulle ali del vento, lo fa vibrare, lo trasferisce agli altri come dono intermediario tra sé e l’ignoto, tra il sé egoistico e insincero e la voce dell’umanità che ascolta, che interloquisce attraverso la lingua del poeta ad un incanto primordiale di cui nessuno dare spiegazione. Sarebbe come dire che il messaggio della Poesia proviene dal profondo, dall’incognita genetica di un destino umano che non è stato creato per deludere la forma, ma per creare armonia e bellezza. Perciò non resterà mai ai margini di un processo culturale in evoluzione se si vuole continuare a istruire il concetto di progresso intellettuale, umano e storico dell’umanità. Dico sempre che finché c’è un poeta sulla terra, la poesia vivrà e verrà diffusa nel cuore e nella mente come suprema bellezza del creato, supremo elogio dello spirito contro la materia.

La poetessa Ninnj Di Stefano Busà

La poetessa Ninnj Di Stefano Busà

Ogni tanto si vede realizzare dalla TV, in modo del tutto occasionale qualche programma di poesia, qualche lettura. Lei ritiene che introdurre nel linguaggio mediatico la Poesia sia un modo per coinvolgere più lettori? Cosa ne pensa?

Se è vero che in Italia esistono secondo sondaggi aggiornati dai 13.000 ai 15.000 autori di poesia, è anche vero che come minimo si prevedano 60.000 lettori, (per pareggiare quei famosi 4 lettori di manzoniana memoria). Ma nessuno di noi poeti immagina di avere quattro lettori, a dire il vero, è già tanto, se ci legge anche uno solo. Riguardo l’introduzione di programmi poetici così estemporanei e rarefatti nei format televisivi è un pessimo esempio di cultura, questo sta a significare che l’ascolto dei programmi culturali è sottovalutato e disatteso. In Italia non c’è la cultura lirica, (che è l’entroterra della cultura stessa, il suo antefatto, l’humus), non c’è preparazione a capire la Poesia e a renderne partecipe il pubblico, si ritiene (a priori, e a torto) che la cosa non interessi nessuno. Perciò la espongono in ore inconsuete, a notte fonda, o quando non hanno di meglio da proporre. Se qualche dirigente RAI la propone è perché ne è sensibilizzato individualmente, non perchè ritiene abbia “audience”. La cosa sorprende, perché a interessarsi di poesia sono parecchie migliaia di autori, e con un apparato editorialistico, da indotto, che lascia intravedere un mercato gonfio di lauti guadagni da parte di Editori, ma si ritiene (e ripeto a torto) che la Poesia interessi solo un pubblico d’elite, lasciando intendere che c’è una grande massa di utenza che non gradisce e non capisce. Non è affatto così, ma l’emarginazione coatta dei canali mediatici monopolizzati da soubrettine, veline, passaparoline, è ormai a livelli di arretratezza tali da essere considerati cavernicoli.

 

Come viene recepito il messaggio poetico dal pubblico medio per intendersi, quello che non fa poesia?

La poesia tra il pubblico medio è bene accolta, perché non vi può essere nel genere umano chi non la sappia apprezzare. La poesia è parte dell’esistente di ognuno, la parte più nobile e subliminale della storia spirituale, la più vicina a Dio, la più dotata di bellezza e di fascino, perché sa parlare al cuore e alle menti, sa dare un’accelerazione al vuoto che incombe, alla solitudine che attanaglia, al male che pervasivamente affrontiamo nel quotidiano. La poesia lenisce, rende il progetto di vita più denso, più ricco, più accettabile dal lato intellettivo.

 

Quale ruolo ha la poesia nel nostro tempo?

I tempi che viviamo non sono i più favorevoli alla poesia, non ci orientano verso episodi di luce e di conciliazione interiori. Sono portatori d’inquietudine, di malcontento, di disagio sociale e morale. Il tessuto umano è lacerato da troppe incongruenze, inadeguatezze, assenze. Ognuno vive il suo malessere come qualcosa di ineluttabile, con rassegnazione e passività. Bisognerebbe amarsi di più, invece. Amare ciò che di bello ci circonda, anche la Poesia ad esempio, perché ci porta un minimo di conforto e di compensazione che gratifica il nostro stato d’animo così martoriato e in stato di afflizione perenne. La poesia equivale alle note alte di un violino,  come la musica non può essere ignorata, perché tocca le corde sensibili dell’io, allo stesso modo la Poesia ci rende partecipi della cosmogonia, della vastità del nostro essere “cellula” dell’infinito, esuli temporanei in una terra che non ci appartiene. Il ruolo della Poesia dunque è di primaria importanza perché interagisce con un extraterreno, con un ultramaterico che sono la condizione –sine qua non– della nostra essenza, della nostra esistenza.

 

Il senso che coinvolge la Poesia, soprattutto tra i giovani, di oggi, Lei ritiene che è disposto a seguire un mondo astratto, subliminale, che non dà quasi nulla in termini di gratificazione immediata, di successo, e di guadagno facile?

Tocca un ganglio scoperto della società di oggi. Una società fatta a immagine di celluloide, di interessi, di apparenze ingannevoli, di guadagni prezzolati, di mercati articolati sulla speculazione non potrebbe essere quella votata alla poesia. Eppure, mi tocca da vicino (facendo parte  o presiedendo svariate Giurie) di quanto il pubblico dei giovani sia più vicino alla poesia di quanto si suppone, vi è un richiamo, una tendenza a sviluppare il pensiero lirico di quanto ve ne fosse nel passato, E questa tendenza può apparire controcorrente rispetto ai tempi. Per fortuna, i giovani non sono “vuoti di dentro”. Mi capita spesso, durante i vari incontri nelle Scuole di ogni ordine e grado, alle quali vengo chiamata per introdurre il tema poetico, di trovare giovani molto interessati alla Poesia, qualcuno di essi addirittura dotato e pronto per dare il meglio di sé, certo con un po’ di tirocinio e di buone letture (s’intende). Il bisogno di Poesia è inversamente proporzionale alla necessità del guadagno. Vi sarà sempre chi preferirà il vile denaro ad una bella poesia, ma in ogni modo il mondo delle scuole è salvo, i nostri ragazzi sono migliori di quanto loro stessi sanno. Non sono marci dentro, vi è in loro la coscienza di un futuro migliore, l’alba di un giorno che verrà e non sarà di spregevole pecunia, ma di meravigliose armonie sulla terra dei padri. Non è perduta in loro la speranza. Non spegniamo la luce nei loro occhi, sottovalutando i loro immensi patrimoni intellettivi.

 

È lo spessore intellettuale a creare la Poesia? o si nasce Poeti?

La poesia è altro persino da se stessa. La poesia non la crea l’intelletto a tavolino, a freddo, attraverso il cerebralismo tout court, non la crea l’intellettualità astratta e aliena dal sentimento, è parte integrante di un patrimonio, sì, intellettivo  che definirei perché accoglie su di sé le maggiori, le più intense e ricche suggestioni, le più alte e meno abiette virtù dello spirito. Vi è una parte dell’intelletto, detta: “Area di Broca” (dal suo scopritore) che è deputata al linguaggio. Ragione questa che la mette al riparo da scempi di natura estranea alla poesia stessa, che è armonia, sinergia con i fattori interni all’essere, che sono la fonte dell’ispirazione perfettibile. In poche parole, lo spessore intellettuale vi è coinvolto, ma in minima parte, per il resto è un occhio vigile sul mondo, una finestra aperta nel nostro immaginario, nel panorama delle nostre indagini interiori che qualifica e rende unica e irripetibile la buona Poesia. Si può nascere poeti, ma si può scoprire di esserlo in più tarda età, bisogna solo essere dotati e sensibilizzati al poiein, cioè al fare, al creare in poesia.  

26-06-2015

“Profumo di tigli in fiore” di Maristella Angeli, prefazione a cura di Emanuele Marcuccio

Profumo di tigli in fiore (Poesie d’amore)
di Maristella Angeli
Rupe Mutevole Edizioni, 2012 – Collana: Sopra le righe
ISBN: 978-88-6591-220-1
Genere: Poesia
Prefazione e cura dell’opera: Emanuele Marcuccio
Prezzo: 10,00 €

 

 

PREFAZIONE

a cura di EMANUELE MARCUCCIO

 

Maristella Angeli, nota poetessa nel panorama letterario emergente, ci offre in questa sua ultima silloge, la settima per la precisione, un ampio squarcio di vita amorosa, con tutti i suoi dolci profumi e sapori che l’accompagnano, quasi palpabili, a partire dal titolo Profumo di tigli in fiore, come a denotare – ci rivela l’autrice nell’omonima lirica (incipit dell’intera raccolta) – una primavera d’amore, che si vorrebbe non finire mai.

Un’intera raccolta di poesie d’amore, in cui questo sentimento universale, come ben lo definisce la Angeli nella presentazione, viene affrontato in tutte le sue più ampie sfaccettature; dai sogni di bambina di “Amore ritrovato”, dove l’amore viene rappresentato come la concretizzazione di tutti i sogni “ricordi/ immagini di bambina/ […] fiori di campo/ ora trovo sul tavolo/ eterno amore/ ritrovato” al felice incontro amoroso di “Notte”, dove la premurosa presenza dell’amato è necessaria per non perdersi nel buio misterioso della notte: “mistero di un mondo onirico/ la tua mano stringe la mia/ dà conforto/ […] affinché non mi perda/ in quel buio”. Dall’idillio amoroso di “Boccioli di tenere rose”, dove nell’amplesso le categorie di spazio e di tempo sembrano per sempre smarrite “colgo l’attimo/ fermo l’orologio della vita/ entro nella goccia del tuo profumo/ assorbendomi in te” esprimendo così un amore incontaminato di due anime e di due corpi fusi indissolubilmente, all’ansia per la lontananza dell’amato in “Senza di te”: “così naturale è il vivere insieme/ la lontananza sembra impossibile./ Riguardo le nostre foto/ […] per non perdere neanche un attimo/ di noi”.

Non mancano, però, temi più giocosi, dolcemente ingenui e fanciulleschi, come in “Un mondo tutto per noi”, basta chiudere gli occhi per immaginare un mondo favoloso e incantato: “per tetto il cielo con stelle di meringa/ una luna di formaggio per te/ per coperta un manto/ di petali di petunia e rododendro/ […] la cucina costruita da gnomi pazienti/ odore di zenzero e canna da zucchero/ alle finestre tendine cucite con raggi di sole”. È evidente che la nostra autrice non ha mai smarrito lungo il cammino la bambina di un tempo, “quando i girasoli sembravano seguirmi”. Come scrisse il grande Pablo Neruda (1904-1973), “Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé”.

Tra tutte si stende solitaria una lirica sulla delusione amorosa “La prima delusione d’amore”: “parvenza graziosa/ solo apparenza/ sentimento non era/ […] lui è con un’altra/ e giurava amore per te”.

Degni di nota sono i vari termini inglesi, adoperati sempre con grande delicatezza e musicalità, come in “Gli attimi vissuti con te”, “se il tempo esaudisse i desideri/ apporrei dei post chiedendo/ di afferrare gli attimi/ vissuti con te”; o come nelle interessanti metonimie di “Foto di vita”, “foto in versi descrittivi/ feed-back di ieri/ flash incorniciati di fiori.

Una raccolta che vi rapirà per la sua semplicità di espressione e profondità dei contenuti, per la musicalità abilmente impiegata e la fluidità del verso, dove i segni di interpunzione sono quasi del tutto assenti, raramente l’autrice vi ricorre e, quando lo fa, esclusivamente per esigenze di musicalità e di fluidità del verso. Un poetare maturo, che concorre a costruire una mirabile architettura di passioni e di emozioni, dove l’eloquio poetico non è dato dal significato delle parole o dai correlativi oggettivi utilizzati ma dall’abile e consumata disposizione e posizione sul verso.

 

EMANUELE MARCUCCIO

 

Palermo, 7 maggio 2012

 

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Intervista a Maristella Angeli, a cura di Emanuele Marcuccio

Su invito di Gioia Lomasti per il blog Vetrina delle Emozioni, ho deciso di intervistare gli autori dei libri di poesie, pubblicati a mia cura, in seguito intervisterò altri autori, anche inediti, tra cui il critico letterario e poeta Luciano Domenighini. Iniziamo con Maristella Angeli, autrice de Il mondo sottosopra, la sua quinta raccolta di poesie, che è stata ben lieta di rispondere alle mie domande.
Da quanto tempo scrivi, come è nato in te il desiderio di scrivere?
Scrivo da quando ero bambina. Scrivevo favole e a circa nove anni scrissi il mio primo copione teatrale. Poi vennero le poesie, che ho tenuto per molti anni chiuse in un cassetto.
Il desiderio di scrivere credo sia innato: già nei temi scolastici si evidenziava una fervida fantasia ed una propensione allo scrivere.
Cos’è per te la poesia, cosa non deve mai mancare in una poesia in generale e nella tua in particolare?
Una frase di Luciano Innocenzi mi ha colpito: “Quando arriva al cuore della gente, è poesia”. Per me è essenza di vita, l’espressione più elevata, è condivisione, ciò che va “oltre” la parola, il non detto, il sottaciuto, l’inesprimibile.
E cosa non deve mai mancare nello scritto di uno scrittore?
Il talento innato, la purezza d’animo, l’assenza di ambizione, l’umiltà, la capacità di percepire l’essenza del mondo, cioè di tutto ciò che è vita, dimensioni atemporali, creatività, originalità, ascolto e amore.
Dal punto di vista strettamente stilistico com’è il tuo poetare, utilizzi la metrica o solo la rima, o nessuna dei due e perché?
Molti sono preoccupati di inserire in schemi predisposti un poeta, ma già Leopardi avevacreato il Canto Libero, cioè poesia senza uno schema di rime fisse e senza un numero di strofe predisposte. Ungaretti invece rivoluziona completamente la poesia; con lui nasce il verso libero in Italia. Ho studiato e continuo a procedere nei mie studi poetici, ma un artista non può essere legato a nessuna briglia, deve potersi sentire libero di utilizzare la forma espressiva che maggiormente esprime il proprio “sentire”.
Lascio ai critici letterari analizzare le mie sillogi poetiche:
“La Angeli costruisce di solito i propri componimenti, servendosi di quartine e terzine, formate da versi di lunghezza diseguale, giocando spesso sull’alternanza tra un verso lungo ed uno corto, composto da un’unica parola, di solito un aggettivo che viene posto così in una posizione di rilievo che serve a definire meglio la parola, con cui si era concluso il verso precedente.
A volte, per non interrompere il flusso dei ricordi e delle sensazioni, l’autrice si affida anche a strofe più lunghe, formate da sei-otto versi, arrivando a costruire dei brevi poemetti”.
(Critico letterario Cristina Contilli)
Quanto tempo impieghi per scrivere una poesia?
A volte è immediata, quindi rileggendola è già pronta, mentre più spesso lavoro a lungo sui versi, per creare l’armonia e l’atmosfera che mi soddisfi. Un lungo lavoro di rilettura, selezione, correzione e revisione conclusiva.
Perché, secondo te, la poesia ha minor pubblico rispetto alla narrativa, tanto da esser considerata di nicchia?
Su questo si è molto discusso. Credo che fondamentalmente si abbia il timore che la poesia risvegli il pensiero, permetta di stimolare sentimenti, speranze, sogni, ribellioni.
Non per niente nei regimi dittatoriali, e fin dai tempi lontani, essa veniva proibita. “Platone diffida delle innovazioni ludiche, censura le favole raccontate da madri e nutrici, mette al bando Omero ed Esiodo perché “il mondo dell’immaginazione… era pericolosissimo fin dalla prima infanzia per la sua capacità di suggestionare e porre le premesse di una mentalità non razionale, ma passionale”(da”Animazione e città” a cura di Gian Renzo Morteo e Loredana Perissinotto, Musolini Editore).
Ricordiamo che La salute di una società si riflette nella sua attività artistica e viceversa”(da “Arteterapia in educazione e riabilitazione” di Bernie Warren, Erickson).
La poesia dovrebbe essere valorizzata come merita, quindi smontiamo questa visione che ne limita i fruitori: la poesia è la più limpida espressione comunicativa che si conosca, e può arrivare a toccare le corde del sentimento di ogni lettore.
Preferisci scrivere a penna o al PC?
Scrivo sempre con carta e penna, mai direttamente al computer. Il contatto percettivo, sonoro e prossimale è per me indispensabile.
Quali esperienze sono state per te più significative per la tua attività di autrice?
Ogni esperienza di vita è significativa, fa parte del nostro bagaglio culturale. Certamente l’approfondimento è fondamentale, ed il mio percorso di studi, compresi i sedici anni di esperienza teatrale, sono stati importanti.
Le sofferenze hanno purtroppo contribuito a formarmi ed hanno inciso molto. La morte di mio padre prima e quella di mia madre poi, l’asma di cui soffrivo, l’allontanamento forzato dalla città in cui sono nata, l’impossibilità di scegliere la strada artistica e teatrale, i pesanti problemi economici della mia famiglia, il dover lasciare la mia disciplina d’insegnamento, il divorzio. Anche il mio aspetto fisico (fino ai sedici anni ho avuto degli enormi denti in fuori) ha contribuito a maturare la convinzione che l’importante è “essere” e non “apparire”. Le gioie e le soddisfazioni sono state comunque molte, tra queste soprattutto l’aver finalmente incontrato, sebbene a tarda età, un nuovo grande amore, a cui ha fatto seguito la pubblicazione di poesie e la scrittura di un romanzo fantasy.
Ritengo che sia stato molto importante anche lo studio costante, la visita a mostre e musei per allargare gli orizzonti culturali, la molteplicità di esperienze, la pittura, i viaggi, il confronto e l’incontro con persone significative.
Come nasce in te l’ispirazione, come organizzi il tuo scrivere, ci sono delle fasi?
L’ispirazione nasce nei momenti più impensabili e imprevedibili, suscitata da una “scintilla”, cioè da qualcosa d’indefinibile che scuote il mio animo.
Molto spesso di sera e durante i viaggi.
Quali libri hai pubblicato oltre a “Il mondo sottosopra”?
La mia prima pubblicazione è stata la mia tesi sperimentale presentata all’ISEF di Perugia, sintetizzata in “«Alla ricerca del proprio corpo: animazione e ricerca gestuale nell’Educazione fisica» (Lo Faro Editore, Roma 1982, didattica). Poi sono iniziate le raccolte poetiche: “Gocce di vita” (Albatros Il Filo ‘08), “Tocchi di pennello”e “In ascolto” (MEF L’Autore Libri Firenze ‘09), “Specchi dell’anima” (Progetto Cultura Editore ‘09) e la mia quinta silloge “Il mondo sottosopra” (Rupe Mutevole Edizioni Bedonia PR, ‘10).
Perché proprio questo titolo “Il mondo sottosopra”?
Lo spiego nella presentazione: “Il mondo sottosopra, titolo che indica il desiderio di poter sconvolgere, invertire i canoni, il tempo, il passato e il presente, ciò che è razionale in contrapposizione con l’irrazionale: il non tempo, lo spazio infinito, il sogno, l’immaginario, la fantasia”.
La poesia de “Il mondo sottosopra” che ti è più cara o che ritieni più significativa?
Come sempre rispondo che ogni poesia è unica e racchiude qualcosa che l’altra non ha, ognuna è un piccolo scrigno da aprire per poter entrare nella magia della poesia.
Cosa ti ha spinto la prima volta a voler pubblicare il tuo primo libro?
Ho pubblicato solo nel 2007, quindi ad un’età matura per poter valutare oggettivamente ciò che può essere condiviso con i lettori. Ad incitarmi è stata la valutazione di una nota scrittrice, di mia madre che ha sempre apprezzato i miei scritti da elevata poetessa qual’era e, in particolare, ha inciso l’appoggio e il sostegno continuo del mio compagno. Significativo è stato anche il riscontro positivo che ho avuto attraverso premi e riconoscimenti.
Quali sono i tuoi poeti preferiti?
Come autori prediligo Montale, Quasimodo, Ungaretti, Neruda, Tagore, Hikmet, Jimenéz e, vivendo nelle Marche, Giacomo Leopardi. L’autrice che prediligo è Emily Dickinson. Di lei mi ha affascinato la sua diversità, il ritmo dei salmi, il suo saper cogliere le infinite sfumature della vita l’assenza di vanità, di presunzione e di ambizione.
Ammiro i grandi autori teatrali, che hanno scritto anche poesie; li ho potuti conoscere attraverso le loro opere, interpretando i personaggi a cui hanno dato vita. Tra tutti Shakespeare, Garcia Lorca, Pirandello, Tennessee Williams.
Ho letto un bellissimo libro dedicato agli indiani d’America e sono rimasta incantata dalle poesie che scrivevano e dalla loro profonda saggezza.
E qual è la tua poesia preferita?
Dei grandi autori? Ce ne sono molte, ma ora mi viene in mente questa:
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.

1942 – Nazim Hickmet
Quali sono i tuoi libri preferiti, c’è un libro del cuore?
Dickinson Poesie, Oscar Mondadori
Lo rileggo spesso, riporto l’ultima strofa 348
Ciascuno mi saluta, passando,
ed io, le mie piume infantili
sollevo, in dolente risposta
ai loro tamburi sbadati
Emily Dickinson
E c’è un genere di libri che non leggeresti mai?
Il genere Horror e tutto ciò che presenta violenza estrema!
Rispetto chi lo ama, ma per me è inconcepibile tutto ciò che presenta violenza, omicidi, serial killer. Ritengo, come insegnante, che possa suscitare, nei ragazzi che non hanno ancora maturato una capacità valutativa, lo stimolo ad una possibile imitazione. Valori come la vittoria intesa come supremazia sul più debole, la vendetta, lo sterminio come se ogni vita umana non avesse valore. Anche se i super eroi combattono per la giustizia, procedono uccidendo, senza neanche avere un minimo pensiero per la vita umana che hanno distrutto.
Nella tua vita ti è mai capitato qualcosa che ha rischiato di allontanarti dalla poesia, o che ti ha allontanato per un periodo dalla poesia o dalla scrittura in genere?
Da giovane avevo una bassa autostima. La figura di grande artista e il carisma di mia madre, maestra di vita e d’arte, non mi permettevano di credere nelle mie potenzialità artistiche: il confronto sembrava impossibile!
Poi ho compreso che dentro di me l’arte non poteva essere repressa e, nonostante tutto e tutti, ho preservato in me i valori e l’essenza, la sensibilità, la purezza d’animo, la percezione del mondo e delle problematiche sociali.
Ami la tua terra, la tua regione o vorresti vivere altrove?
Amo la mia terra d’origine, l’Umbria, di cui sento nostalgia, ma apprezzo la regione Marche per lo splendido paesaggio, le attività culturali ed i rapporti umani.
Macerata è una città in cui mi sento bene: è a misura d’uomo, sede universitaria ed è fervida l’Arte nelle sue diverse espressioni. La poesia poi è particolarmente sentita, grazie a numerose iniziative che si svolgono nel corso dell’intero anno.
Vivere altrove? Non so se possa esistere un altro luogo dove si valorizzi l’Arte, la letteratura, in particolare la poesia, come fondamentale espressione dell’uomo e della sua originale capacità creativa.
Tra poesia e narrativa, cosa scegli e perché?
Scelgo la poesia!
È la forma espressiva che prediligo, poiché è l’essenza della parola che eleva il valore di una raccolta di poesie, che spesso racchiude l’intero mondo poetico dell’autore.
La narrativa mi affascina, e ho concluso da poco di revisionare il mio romanzo fantasy. Sicuramente in questo genere mi ritrovo e riesco a sfruttare appieno la mia infinita creatività e fantasia.
Hai un sogno nel cassetto?
Pubblicare con una Casa Editrice non a pagamento.
Un sogno è che la poesia possa ritrovare le sue antiche vestigia, l’importanza che aveva un tempo, e che in libreria ci siano, in primo piano, le raccolte degli emergenti che abbiano un effettivo talento.
Certamente desidero che il mio romanzo fantasy abbia un riscontro positivo e venga letto da tantissimi lettori che ne possano cogliere la giusta morale.
Come ti sei trovata con Rupe Mutevole Edizioni, perché l’hai scelta, la consiglieresti?
Mi sono trovata bene. Il rapporto è stato cordiale e, ogni qual volta ho contattato la redazione, ho avuto subito una risposta opportuna. L’ho scelta perché ho letto i criteri con cui i fondatori, hanno impostato la loro attività.
Lascio ad ognuno il confronto con altre Case Editrici, che è necessario.
Cosa pensi dell’attuale panorama editoriale italiano?
Se si continua a stampare una quantità eccessiva di libri, senza l’opportuna severa selezione qualitativa, direi che si va verso una strada che può illudere alcuni a discapito di altri che effettivamente meritano. Il lettore, tra tanti testi di scarso livello, non sarà più invogliato a leggere.
Un giro di denaro notevole tra associazioni, concorsi e Case Editrici a pagamento, un giro in cui il nuovo autore deve sapersi destreggiare.  
Ma alla fine in vetrina ci sono sempre le grandi Case Editrici!
E dell’attuale panorama culturale italiano?
Il panorama culturale offre validi autori, ma non sempre testi originali.
Vedo che, anche nell’ambiente conosciuto, contano molto i contatti, le conoscenze, il colpo di fortuna, le agenzie letterarie, i premi cosiddetti importanti, a cui accedono esclusivamente le grandi Case Editrici.
Cosa pensi dei premi letterari, pensi siano importanti e necessari per un autore?
Credo che occorra avere maggiore consapevolezza su ciò che può arrivare al lettore, di positivo o negativo, e che la poesia sia più viva che mai.
La poesia resta impressa in chi la legge. La si rilegge, si tiene a portata di mano sul comodino, si ricopia e si tiene con sé: ha una “potenza” unica!
Finché uomo vivrà, vivranno
questi versi, e a te vita daranno!
(William Shakespeare, da “Shakespeare Sonetti” Editori Laterza)
Quanto è importante per te il confronto con altri autori?
Il confronto è fondamentale!
Ho intervistato una quarantina di autori, essendo moderatrice di forum e collaboratrice dell’Associazione “Infiniti Sogni”, e ritengo che l’esperienza mi abbia permesso d’indagare, di conoscere e di aiutare, in qualche modo, autori molto pieni di sé.

Ci sono dei consigli che vorresti dare a chi si accosta per la prima volta alla scrittura di poesie o alla scrittura in genere?
Ho diversi autori che mi contattano a cui do consigli personalizzati. A tutti direi di leggere molto, di essere umili, di ascoltare chi è in grado di valutare poesie, di accettare le critiche, purché siano costruttive, di percorrere un “viaggio poetico” ascoltando se stessi, gli altri e il mondo che ci circonda.

Vuoi anticiparci qualcosa su una tua prossima pubblicazione?
Sto concludendo la sesta raccolta poetica, la settima e un’altra di poesie d’amore.
Ho tante poesie accumulate negli anni!
Ho revisionato il mio romanzo fantasy, sperando che venga pubblicato, ed ho già improntato il suo seguito.

Grazie per la tua disponibilità, complimenti per la tua cultura letteraria e non lasciamo che il mercato sia deciso dai vari lettori di illetteratura che, purtroppo, sono la maggioranza, bisogna che ci siano dei lettori colti e critici, capaci di fare delle scelte di cultura nelle proprie letture.
La figura dell’autore, che prima di tutto deve essere un lettore critico e colto, è l’ideale!
Grazie a te!

INTERVISTA A CURA DI Emanuele Marcuccio 

TESTO PUBBLICATO PER GENTILE CONCESSIONE DELL’INTERVISTATORE, EMANUELE MARCUCCIO.