“Mare dentro”, la nuova raccolta poetica della poetessa bolognese Martina Lelli

Domenica 14 aprile a partire dalle 16:30 presso il Museo di Arti e Mestieri di Pianoro Nuova (Bologna) sito in Via del Gualando n°2 si terrà la presentazione al pubblico della silloge poetica Mare dentro (Kanaga, 2024) di Martina Lelli.

Oltre all’Autrice interverranno Cheikh Tidiane Gaye (poeta, scrittore e direttore responsabile di Kanaga Edizioni) e i poeti Stefano Baldinu e Franca Donà. L’incontro sarà moderato da Dolores Prencipe (insegnante e pittrice) e sarà allietato dalle letture della Compagnia Teatrale “L’Essere” nonché dalle musiche a cura di Massimo Pinzuti e Maurizio Speciale.

Mare dentro è la seconda opera della poetessa bolognese classe 1994. La prima – uscita nel 2014 – aveva come titolo Mosaico… di emozioni. Martina Lelli è laureata in Scienze Statistiche (2016) e in Statistica, Economia e Impresa (2019) presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. In campo letterario numerose sono le sue attività: poetessa, prefatrice e recensitrice, è membro di Giuria nel “Prix International de Poésie Léopold Sédar Senghor” dal 2021, collabora come recensitrice con Pianeta Poesia, Associazione Novecento Poesia – Centro di Studi e Documentazione di Firenze dal 2022 e fa parte dei Giurati del Premio Letterario Nazionale “Benabe – cuore a cuore” di Savona. Vincitrice di numerosi riconoscimenti letterari a livello nazionale e internazionale tra cui “PoetiInSanremo – Omaggio ad Angelo Barile” (2014), “Città di Cattolica” (2015), “Città di Corridonia” (2014, 2015, 2021), “Città di Recanati” (2015, 2017, 2019), “Giglio Blu di Firenze” (2019, 2020, 2022), “Città di Arcore” (2019, 2021, 2023), “Narda Fattori” a Gatteo (2021, 2023), “Premio Firenze” (2021), “Il dono del vento” a Castelbellino (2023), “Ubaldo Giacomucci” a Pescara (2023).

Nella prefazione a Mare dentro, a firma di Cheikh Tidiane Gaye, si legge: «L’autrice propone una visione di scrittura e una lirica fortemente percepite nell’animo. Ogni strofa invita il lettore a decodificare il messaggio del poeta; una lettura profondamente sentita nel cuore e nella ragione aiuterà a decifrarne il canone lessicale. […] Ciò che colpisce in ogni poesia, sfogliando la silloge, pagina dopo pagina, è la capacità della nostra poetessa di mettere insieme senso e ritmo che sfociano in un’estetica ammirevole».

Il poeta bolognese Stefano Baldinu nella sua attenta nota di lettura al testo ha rivelato: «La poeta ha saputo instaurare nel corso della sua vita un legame così profondo con l’elemento marino da far sì che questi potesse divenire il luogo privilegiato demandato all’accoglienza e all’ascolto di ogni suo più recondito pensiero, ogni suo infinitesimale sentimento. […] [Q]uesto percorso intrapreso da Martina lo potremmo assimilare a ciò che avviene durante la gravidanza nel grembo materno: la vita, immersa nel liquido amniotico, prende forma, cresce e “matura” fino a vedere la luce».

Due poesie estratte dal volume:

Non potrò mai dimenticarti

Non posso lasciarti andare a quelle domeniche di periferia,

nel lungomare svuotato a fermare il tempo, a zittire l’amore

in una camera a ricordi, aggirandolo ad inspirare la notte,

la nuvola di un vaporetto verso altre rotte, altri progetti:

nuovi cieli sotto cui invocherò randagia solo il tuo nome.

Non posso lasciarti andare a quei brevi tramonti invernali

che si stringono alla sera, che si assottigliano all’orizzonte

senza avere più un filo di voce in questo pezzo di cuore,

mare smorzato da una banchina che tira all’infinito,

alla tenerezza, a noi due: respiri mai divenuti vento.

Non posso lasciarti andare nei sottoscala di quella città,

nelle sue volte impregnate d’azzurro, di passi al domani

e di baci oltre il coprifuoco, oltre i codici di stelle bloccate

al buio, ad un muro di sassi, di addii che nascondono il porto

e l’illusione di vederci insieme per ridurre il mondo a una biglia.

Non voglio lasciarti andare dai miei passi sul vialetto di casa,

dai nostri vecchi sogni legati alla siepe, incatenati al lampione

che li salva dall’oblìo delle prossime estati, delle loro luci spente

in notti al profumo di pino marittimo, di pelle di un’altra vita

che, nell’ombra, tenterà silenziosamente di riportarmi a te.

*

D’oltre e d’azzurro

Nel tocco vago di una poesia

c’è una cesura di novilunio,

forse un ordine folle

in cui cogliere un sospiro,

un senso d’infinito

a cui sussurrarsi tra i venti.

Tu eri il mio tempo, la mia costellazione

di amori e inchiostro: tutta la mia nostalgia

per una vertigine d’altrove

e per chissà quale altra sete di stelle.

Io ero il tuo garbino, l’infuso dolceamaro

del mare che ci teneva in ostaggio

come fossimo uno sgarbo del finito:

ancora mi chiedo lo strano suono della mia vita

cosa avesse dipinto senza di noi che siamo d’oltre

e d’azzurro.

Sarai la mia sostanza immortale,

         le mie minuzie d’immensità

gemmate tra labbra fuggiasche,

quasi l’ubiquità di un’anima breve

che vibra nottetempo, sapendosi Musa.

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