Ombre di macchia
di Roberta Borgianni
con prefazione a cura di Anna Intartaglia
e postfazione a cura di Carmine Valendino
Onirica Edizioni, Milano, 2011
ISBN: 978-88-96797-28-0
Prezzo: 9,50 Euro
Recensione a cura di Lorenzo Spurio
La poesia che apre la raccolta, “Ombre di macchia”, è anche quella che dà il titolo all’intera raccolta. Da subito ci si rende conto, che la poetica della Borgianni è ricca di colori e sfumature, come pure di riferimenti al mondo della natura. La poetessa arricchisce le sue liriche di elementi che appartengono alla grande Dea Madre per evidenziare, forse, la grandezza e la complessità di essa. E’ una poetica dolce e intimistica, a tratti sensuale, dalla quale traspare un forte legame tra la donna intesa come essere umano e la madre terra intesa, invece, come la Natura incontaminata e primigenia. Le descrizioni naturalistiche della Borgianni, i dettagli dell’ambiente, le tinte di fiori e piante, sono tutti elementi che convergono con l’unica intenzione di dare un’immagine vivida e pulsante di quello che c’è attorno a noi tutti i giorni, anche se raramente ce ne rendiamo conto. La sua scrittura “fauvista” – per citare un termine utilizzato dalla Intartaglia nella prefazione – , lo è a mio avviso nell’utilizzo della tecnica (quello delle pennellate veloci con tinte sgargianti e spesso dai colori caldi e brunastri) ma non nell’effetto finale. Le sue poesie, infatti, al termine della lettura si configurano come quadretti naturalistici quasi arcadici, in parte utopici, i cui colori per nulla stridono, e non generano ansia o smarrimento. Tutt’altro. Danno, invece, un’immagine fotografica, spesso realistica di quello che c’è attorno a noi e che solo occhi e menti sensibili ed attente riescono a percepire. Conservando la metafora della Intartaglia, mi azzarderei a definire la poetica della Borgianni come quella di un fauvista addolcito, dai componimenti strutturati e materici e da un animo puro, suscettibile allo spettro dei colori.
In “La sposa del mare” la poetessa offre un parallelismo molto ben costruito tra il mare spumoso e la sposa basandolo sulla comunanza del colore immacolato dei due e conclude magistralmente: “Sulle nere bordure di scoglio/ l’onda rincalza la schiuma/ e poi d’improvviso ricade…/ come pizzo strappato/ all’abito della sua sposa”. Lodevole anche “La Venere e il geco” in cui la Borgianni fonde in un testo unico una sorta di preghiera laica a un divertente avvistamento sul muro di un giardino di notte. E nell’attenta descrizione botanica che la Borgianni fa delle numerose varietà di piante ed erbe è la vegetazione mediterranea ad essere sovrana (timo, croco, menta, capperi, salvia, basilico, mirto, quercia).
Nella parte finale della silloge sono riportati vari esperimenti poetici della Borgianni a quattro mani con altrettanti poeti tra cui Carmine Valendino, Daniela Cattani-Rusich, Leonarda De Cristoforo, Luciano Tarasco, Michele Biglia e Gianmaria Ghillani Sforza.
I versi della Borgianni si susseguono tra scenari campestri, agresti, silvani e il tutto rimanda a una completa e continua identificazione panteistica della poetessa con la natura che la circonda. Una sorta di panismo per nulla forzato ma che, anzi, si rinnova inconsapevolmente senza ridondanze pagina dopo pagina. Ma è anche un chiaro invito a lasciarsi andare, a sapersi prendere poco sul serio e a scoprirsi giorno per giorno, lasciando fare al caso quello che vuole, per sorprenderci e farci cambiare percorsi. Non da ultimo, è un modo per proiettarsi in spazi altri, per farci spaziare e sognare ad occhi aperti, renderci pianta o animale, acqua o acero. “Se passeggi tra le nuvole/ troverai anche la luna” conclude in “Mele cotogne”.
A CURA DI Lorenzo Spurio
Chi è l’autrice?
Roberta Borgianni è una poetessa toscana. Ha pubblicato Labirinti (Onirica Edizioni, Milano, 2010) e Ombre di macchia (Onirica Edizioni, Milano, 2011). E’ socia fondatrice dell’Associazione Culturale LunaNera e partecipa a reading letterari e poetici.
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