E’ uscita “Dipthycha”, una polifonia di voci poetiche curata da Emanuele Marcuccio

Comunicato stampa

Dipthycha_cover_frontPhotocity Edizioni ha appena pubblicato Dipthycha. Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira… opera antologica creata e curata dal poeta palermitano Emanuele Marcuccio, ivi presente con ventuno titoli.

Cinzia Tianetti nella prefazione scrive: «Il realizzato progetto antologico si compone di ventuno dittici, quadri in cui si profilano sullo scenario di un tema comune due poesie che si riscontrano in uno sposalizio che, nella loro pur sempre autonoma originalità, li rende rispondenti. È un’intuizione quella dell’ideatore fortemente moderna ma alla luce di un percorso formativo che da sempre partorisce l’artista nella storia, che non può allontanarlo da quel che è un processo che ha il senso radicato della filiazione».

Lo stesso curatore, Marcuccio, in riferimento al titolo scelto per questa pubblicazione ha osservato: «Si è scelto un titolo rapido (Dipthycha), di derivazione latina e che dia subito l’idea del contenuto dell’opera: dittici poetici. Ogni autore ha scritto la propria poesia, anche in tempi diversi, non c’è stata alcuna collaborazione, c’è solo ogni volta il tema comune, ecco perché dittici e non duetti o poesie a quattro mani.»

 

Nell’antologia figurano le poesie dei seguenti autori: Emanuele Marcuccio, Silvia Calzolari, Donatella Calzari, Giorgia Catalano, Maria Rita Massetti, Raffaella Amoruso, Monica Fantaci, Rosa Cassese, Rosalba Di Vona, Lorenzo Spurio, Giovanna Nives Sinigaglia, Michela Tarquini e Francesco Arena.

  

SCHEDA DEL LIBRO

                

 TITOLO: Dipthycha
SOTTOTITOLO: Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira…
AUTORE: Emanuele Marcuccio e AA.VV.
CURATORE: Emanuele Marcuccio
PREFAZIONE: Cinzia Tianetti
POSTFAZIONE: Alessio Patti
EDITORE: Photocity Edizioni
GENERE: Poesia
PAGINE: 90
ISBN: 978-88-6682-474-9
COSTO:  10 €
Link diretto alla vendita

Info:

marcuccioemanuele@gmail.com

www.facebook.com/Dipthycha

“Iuri dei miracoli” di Iuri Lombardi, commento a cura di Monica Fantaci

Iuri dei miracoli
di Iuri Lombardi
con prefazione di Lorenzo Spurio
Photocity Edizioni, 2013
Link diretto all’acquisto.
 
Commento a cura di Monica Fantaci

711664_10200397247517150_838329368_nIuri si mostra per quello che è, trapelando da sé una maschera che usa in base alle situazioni. Iuri, che si pone al centro dell’esistenza, sua e degli altri, di Ombretta e di tutta la gente che nomina, esaltando se stesso e le sue azioni, il suo miracolo è un miracolo di sentimenti, un giocare continuo con se stesso, con gli altri, alla ricerca di qualcosa che non riesce a trovare, ma forse neanche lui lo sa, tant’è che lui vive la notte, come se volesse nascondersi da qualcosa, come se volesse nascondersi da ciò che è. Il soprannome di Jolly che si è dato è proprio questo, una maschera di episodi che lui vive dentro di sé e che proietta all’esterno rendendoli reali, lui non sa se finge per finta o finge sul serio, lo dice lui stesso a pag.35 “…non ricordo se facendo finta di fingere o fingendo sul serio…”.
Le sue parole sono fiumi messi lì su carta, che fluiscono perenni, nella sua trasgressione.

 Monica Fantaci

 

Firenze, ieri pomeriggio letterario con la presentazione dei libri di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai

Ieri ala Cabina Teatrale di Saverio Tommasi a Firenze (zona Rifredi) si è parlato di letteratura e scrittura presentando i libri “Flyte e Tallis.  Ritorno a Brideshead ed Espiazione. Una analisi ravvicinata di due grandi romanzi della letteratura inglese”, un saggio di critica letteraria scritto da Lorenzo Spurio e “Un fiorentino a Sappada”, raccolta di racconti di Massimo Acciai.

Relatori della serata sono stati: Iuri Lombardi (poeta e scrittore), Sandra Carresi (poetessa, scrittrice e vice-presidente dell’Ass. Culturale TraccePerLaMeta), Rita Barbieri (docente di lingua cinese), Paolo Ragni (poeta e scrittore), Lorenzo Spurio (scrittore, critico-recensionista e direttore rivista Euterpe) e Massimo Acciai (poeta, scrittore e direttore rivista Segreti di Pulcinella).

 

Guarda il video della presentazione.

Grazie a tutti coloro che sono intervenuti e hanno condiviso questo pomeriggio letterario con noi.

Gli eventi da noi promossi a Firenze e provincia continuano secondo questo calendario:

LOCANDINA EVENTI GENNAIO-FEBBRAIO FI-page-001

Lorenzo Spurio presenta il suo saggio “Flyte & Tallis” a Firenze

copertina flyte sponsor-page-001 - Copia

Clicca qui per acquistare il libro.

Clicca qui per accedere all’evento della presentazione su FB.

Clicca di seguito per leggere le varie recensioni al libro:

Recensione di CINZIA TIANETTI
Recensione di SARA GROSOLI
 
 

“Un passaggio verso le emozioni” di Giorgia Catalano, prefazione di Emanuele Marcuccio

Un passaggio verso le emozioni

di Giorgia Catalano

Photocity Edizioni, Pozzuoli (Na), 2012, pp. 63

ISBN: 978-88-6682-321-6

Prefazione: Emanuele Marcuccio

Co-curatrice: Gioia Lomasti

Cover: Francesco Arena

Foto di copertina e illustrazioni: Giorgia Catalano

Prezzo: 8,14 €

 

PREFAZIONE

a cura di Emanuele Marcuccio

 

Giorgia Catalano - Un Passaggio Verso Le EmozioniGiorgia Catalano, che ha già pubblicato sue poesie in antologie di autori vari, esordisce in questa silloge, con la sua opera prima, dal titolo Un Passaggio verso le Emozioni.

Sperimenta la scrittura in versi fin dall’adolescenza ma, solo dal 2010, ormai in età matura, riesce a dedicarsi, con l’attenzione che merita, a una forma di scrittura così profonda e delicata; significativamente, le poesie qui raccolte, sono state scelte tra quelle scritte negli ultimi anni, precisamente dal 2010 al 2012. Quasi a voler sottolineare che quelle scritte precedentemente erano soltanto degli esercizi preparatori, un lungo periodo di apprendistato.

La prima impressione che ho avuto, dopo la lettura di queste liriche, è stata quella di una carezza gentile agli occhi e al cuore del lettore, proprio perché una poesia bisogna soprattutto ascoltarla nel profondo e nel silenzio del proprio cuore; anzi, bisogna rileggerla, per assaporarne nuove sfumature e interpretazioni a ogni rilettura.

Siamo di fronte a un poetare fluido, ricco di musicalità, indulgente verso elisioni e apocopi, un poetare spontaneo, ma che a volte si prodiga in raffinate figure retoriche, come nelle metonimie di “Porta Palazzo”: “Occhi a mandorla si perdon verso l’orizzonte / d’un monte lontano”. O come negli accusativi alla greca di “Sogno di neve”, con il soggetto abilmente in ellissi: “Lenta / cade / sull’asfalto bagnata / dalla pioggia” e, verso la chiusa “Ma poi tornano sulla strada, / sull’asfalto bagnata, / i loro piccoli pensieri,” si aggiunge anche l’ellissi del predicato. O come in “Ali d’un falco”, in cui abbiamo la raffinata figura del chiasmo: “Plasmata da mano divina / nella creta affondata” e, proseguendo nella lettura, degno di nota è l’enjambement “buoi, stambecchi e libere / ali d’un falco”.

I temi affrontati dalla Catalano, in questa silloge, sono perlopiù introspettivi, ispirati dalle gioie e dai dolori familiari. Tuttavia, anche quando l’autrice affronta i temi più dolorosi, il suo poetare non si abbandona mai a un canto disperato e i suoi versi si schiudono sempre alla speranza, come corolle di fiori che sorridono a un nuovo giorno. Come in “Anime spoglie”: “Un lampo squarcia / l’unica bianca nube seppellita da cumuli / anneriti dalla disperazione.”, quel lampo che, d’improvviso squarcia il cielo, quasi voglia alleviare il dolore di quella madre per la perdita del figlio. O come in “Più ed ora”, dove nella chiusa si apre alla speranza e al sogno: “Ora è più nulla di questo morire, / viaggiare per mare, pensare a volare. / Ora è quell’oggi / che sarà ieri, domani. / Altro futuro, / nuova traccia di vita / limpida / come mattutina goccia di rugiada”.

Auspico, dunque, come promette il titolo, che questa preziosa silloge sia davvero per il lettore Un passaggio verso le emozioni, verso emozioni vere, che non tramontano e che si rinnovano ad ogni rilettura.

 EMANUELE MARCUCCIO

Palermo, 18 aprile 2012

 

 

QUESTO TESTO VIENE PUBBLICATO DIETRO GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTORE.

È SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERLO E/O PUBBLICARLO IN FORMA INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

 

Qui, invece, è presente l’intervista che il poeta Emanuele Marcuccio ha rivolto all’autrice Giorgia Catalano:

https://blogletteratura.com/2011/09/15/intervista-a-giorgia-catalano-a-cura-di-emanuele-marcuccio/

“Pensieri minimi e massime” di Emanuele Marcuccio, recensione di Natalia Di Bartolo

Pensieri minimi e massime
di Emanuele Marcuccio
Photocity Edizioni, Pozzuoli (Na), 2012, pp. 47
ISBN: 978-88-6682-240-0
Genere: Saggistica/Aforismi
Prefazione, a cura di Luciano Domenighini
Postfazione, a cura di Lorenzo Spurio
Curatrice d’opera: Gioia Lomasti
Cover: Francesco Arena
Prezzo: 7,60 €
 
Recensione a cura di Natalia Di Bartolo

Leggere un libro è sempre opera di scoperta e d’indagine, non solo nei confronti dei contenuti espressi dall’autore, ma anche nei confronti di se stessi.

Di fronte alla raccolta Pensieri minimi e massime (Photocity Edizioni, 2012), di Emanuele Marcuccio, poeta palermitano, classe 1974, è consigliabile avere avuto un approccio non solo con la sua prima silloge poetica Per una strada (SBC Edizioni, 2009), che cronologicamente la precede, ma possibilmente anche con i suoi “documenti biografici” personali, quelli che l’autore denomina “cronologia bio-bibliografica”.

Tale denominazione dimostra a chi si accosti successivamente alla lettura del suo secondo libro, come nell’opera letteraria in questione ci si trovi davanti comunque ad una sorta di agenda-diario, in cui la vita e lo scrivere si fondono e si integrano inscindibilmente ed il cui archetipo è plausibile che sia stato generato (piace immaginarne il seguito scritto a mano ancora oggi), nei tempi della prima adolescenza, giorno per giorno, avvenimento per avvenimento. Ogni più piccolo dato “cronologico bio-bibliografico”, infatti, è stato ed è ancora oggi curato e “repertato” privatamente dall’autore con la certosina pazienza dettata dalla costanza e dal perseguire coscienziosamente lo scrivere, che egli ha ritenuto essere la propria strada e che adesso si è concretizzato anche in questa seconda pubblicazione, corredata da una personale “Introduzione alla Poesia” a cura dell’autore stesso.

Tale costanza, alimentata dalla passione per la propria attività, ha contribuito a rendere la strada suddetta decisamente valida da percorrere e questa, sia pure “sentiero scosceso” (22), in salita come tutte le “strade artistiche”, è stata ed è supportata da documenti vergati con tale determinazione e puntiglio da far pensare che quello dell’autore sia un metodo ammirevole e potenzialmente vincente.

Ma, tornando all’opera letteraria di cui trattasi, occorre leggere i pensieri e le massime di Emanuele Marcuccio soprattutto tenendo conto della sua indole di Poeta. È un’indole innata, che si manifesta fin dal 1990, in giovanissima età, sui banchi di scuola, che si pone come impellente ed imprescindibile, facendo sì addirittura che il poeta scriva per la strada, per esempio, dove, non avendo altro supporto cartaceo, appunta i versi su uno scontrino, o si destreggi in piedi con carta e penna su un autobus affollato: la forza incontenibile dell’ispirazione.

Ci si può chiedere, allora, come mai, quale seconda opera letteraria, il Marcuccio pubblichi un libro di pensieri e massime e non di altre poesie. Ad avviso di chi scrive, alla luce di quanto sopra rilevato a proposito del suo tenere in archivio ogni particolare della propria vita letteraria, il suo carattere è permeato anche da una positivamente pervicace volontà di “memoria esplicativa”, che serva a rendere pure più agevole il percorso della sua poetica, per il lettore e per se stesso. Il Poeta fa chiarezza, nei pensieri e nelle massime, perché ne sente la necessità, ma anche perché farlo è utile a chi legga ciò che ha già scritto in poesia e ciò che scriverà in futuro. Nulla è lasciato al caso, anche se aforismi e massime si rincorrono apparentemente senza ordine d’argomento.

S’inizia a trattare di Dolore: l’autore lo mette in prima linea, lo paragona al mare, con il fluire incessante dell’acqua, memore del bagaglio poetico degli studi umanistici, ma Uomo già abbastanza addentro alla vita per poter aver provato, come tutti, l’umanissimo, cocente sentore di sofferenza a cui si attribuisce l’ampia accezione di “dolore”, contro il quale, a suo dire, può solo l’Amore (8). E di nuovo campeggia tale Dolore, illuminato da un lampo di speranza (2). E dal dolore alla Musica (3), felice cambio di registro.

Poi, transitando per la Felicità (5), passa al Tempo (6); e dal Tempo, finalmente, alla Poesia, tema fondante dell’intera opera. Poesia che nasce dall’Ispirazione (10), punto nodale della poetica del Marcuccio.

Nell’Ispirazione egli ritiene che l’inconscio si possa addirittura perdere, come in una strada spoglia, senza fronde, senza appigli. Tenendo sempre quale fulcro la Poesia, scrive dell’Ispirazione in diversi aforismi, incrociandola con la Cultura, ritenendola madre della riflessione e della scrittura (22), entità breve, fuggitiva e svelta: ai poeti saperla afferrare e trattenere stretta al cuore (27), ma capricciosa padrona che spesso tarda a far loro visita (28); caos nel quale solo i poeti riescono a mettere ordine (53). E da qui si dipartono ancora riflessioni calzanti sulla Cultura, si ritorna alla Musica, ritenuta espressione superiore anche alla Poesia nell’essere capace di far intuire l’Universo (36) e si aprono ulteriori ma non secondarie digressioni sulla Lingua, sulla traduzione in lingua straniera dei testi poetici da effettuarsi senza esitazione possibilmente da parte dell’autore stesso (il Marcuccio è pure un ottimo traduttore in Inglese), perché, anche se “l’abito è cambiato”, permanga ugualmente il suo spirito (38); così come prima egli aveva posto l’accento sull’importanza del non rinnegare mai il proprio dialetto (20).

E ancora riflessioni sull’essere umano, sulla sua ipocrisia nella falsa amicizia (16), ma anche e soprattutto sul suo ruolo fondamentale di fruitore della Poesia, motivo per cui costui compare, a questo punto, tra gli aforismi e le massime. L’autore lo ritiene addirittura “creatore” del Poeta, che senza di lui e la sua trasmissibile emozione non esisterebbe (49) e si inoltra poi nell’ambito puramente tecnico-filologico di quella Lingua che egli ritiene adatta alla Poesia, dall’incipit all’explicit (55).

Musicalità, fluidità e spontaneità, sintesi folgorante, ispirazione, senza mediazioni né di metrica, né di rima: tutto questo è vera Poesia” secondo il Marcuccio (58), poeta “ribelle come il fuoco” (torna in mente Cecco Angiolieri) anche ai canoni della Prosa, così come un autentico poeta, a suo dire, deve essere (59).

Le pause in poesia ed in prosa (59 e 60), la punteggiatura, il bagaglio letterario in generale vengono presi in considerazione, così come si accennava precedentemente, in una volontà finalizzata anche all’esplicazione della tecnica poetica dell’Autore.

E dagli argomenti più specifici, ecco di nuovo dispiegarsi la concezione di Poesia del Marcuccio nel senso più ampio del termine. Egli, dopo gli aforismi riguardanti il proprio giudizio sui fruitori della Poesia , il “mercato”, i gusti dell’ “illetteratura” che imperano nel nostro mondo (70), si apre nuovamente alla ricerca di quella “definizione” di Poesia” che egli stesso sa introvabile, perché la Poesia non ha confini e quindi non può essere definita (73), “rende l’ordinario straordinario” (74), non è al sevizio di nessuno e “quando vuole ci visita, basta rimanere in ascolto attento e attentamente osservare” (76).

Ma il Marcuccio non si definisce “Poeta”: la ritiene una parola troppo importante per attribuirsela da sé: “è sempre meglio essere chiamato poeta dai propri lettori” (78). E’ dal cuore che i poeti traggono tesori (83), ma cosa c’è fuori dal proprio cuore? “Che cos’è la folla se non apparenza?” (86) e gli uomini hanno “gli occhi foderati dalle nebbie del pregiudizio” perché si fermano alle apparenze (87). Allora forse è meglio stare lontani dal mondo, quando si può, e leggere, perché leggendo si riesce a frenare il tempo (12) e “si vivono innumerevoli vite sognando” (84). E, come si era constatato nell’aforisma quaranta, è proprio perdendosi nei sogni che, secondo il Marcuccio, si riesce ad ignorare la realtà, ovvero il crudo dolore di vivere, che pure serve per non annegare: ecco il ritorno all’inizio, all’acqua, al mare, “nel suo indistinto ondeggiare e rifluire incessante” (1); aggancio assolutamente velato, all’apparenza, ma che contribuisce a donare coerenza all’intera raccolta.

In essa il Marcuccio, intendendo mettere nero su bianco i suoi pensieri più pregnanti, invece di farlo in quella prosa ampia e stilisticamente coercitiva che non sente propria, lo fa in “pensieri minimi e massime”, come schivando la sua avversione verso la letteratura in prosa, ma servendosene ugualmente, con assunti sintatticamente spesso semplici, ma mai banali nei contenuti.

È riuscire a leggere il libro con la massima attenzione fin dall’inizio che ne dà il vero senso: al primo impatto, se quest’ultimo è superficiale, risulta possibile che l’opera non venga colta nella interezza della propria profondità e della propria utilità, perché potrebbe risultare un insieme apparentemente indistinto di riflessioni su argomenti svariati in ordine sparso. Se sviscerata con l’intento di penetrarne il significato fin dal primo pensiero, viene fuori, invece, il suddetto filo conduttore, tutto ciò che veramente l’autore ha sentito di esprimere, mediando pure tra Fede Cristiana ed amore per la Poesia Classica, in particolare per quella Tragica Greca (39) e per quella di Shakespeare, che traspare lampante da alcuni aforismi (non solo nel sessantanove, dove si opera palesemente una parafrasi della celebre frase de La Tempesta: “Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”, che qui diventano “le stelle”, ma anche nel ventotto e poi nel settantasei, dove aleggia lieve la Queen Mab di Romeo and Juliet).

Quasi liberatorio, poi, appare l’aderire dell’autore alla celebre poetica del Pascoli, in quell’“obliato proprio sé fanciullo” (da un verso della sua poesia “Sé e gli altri”, tratto dal volume Per una strada), condividendola ed esprimendone la condivisione senza alcuna remora né riserbo, senza alcun timore di ripetersi né di ripetere.

Il Marcuccio conduce il lettore tra le pagine di questa breve raccolta proprio con i pensieri che più lo rappresentano, che maggiormente danno l’idea della sua condizione di poeta che, pur nella sede specifica non poetando, sa trasmettere anche in tale contesto la profondità del proprio sentire, per se stesso e per chi legga. Quindi, ritornando all’inizio del presente commento, chi scrive, dopo aver condiviso tanti pensieri, dopo aver letto tante massime che a volte, proprio nella loro costruzione, esse stesse appaiono illuminate da un bagliore poetico, torna, chiudendo il personalissimo circuito del proprio sentire, a riflettere come sia vero che “leggere un libro è sempre opera di scoperta e d’indagine, non solo nei confronti dell’autore, ma anche nei confronti di se stessi”.

 

Natalia Di Bartolo

(Scrittrice, Poetessa, Critico Letterario-recensionista)

 

Catania, 19 novembre 2012

 

 

 

È SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O RIPRODURRE QUESTA RECENSIONE INTEGRALMENTE O IN FORMATO DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTRICE.

Il nuovo saggio di critica letteraria “Flyte & Tallis” di Lorenzo Spurio recensito da Sara Grosoli

“FLYTE & TALLIS. Ritorno a Brideshead ed Espiazione: una analisi ravvicinata di due grandi romanzi della letteratura inglese”

di Lorenzo Spurio

Photocity Edizioni, Pozzuoli (Na), 2012

 

Recensione di Sara Grosoli

 

  Una dimora patrizia nel cuore della verde Inghilterra, amori e dolori della giovane età ricordati nella saggezza dell’età matura, raffinati scenari e nobili passioni…Ma è tutto qui il segreto del successo di opere come “Espiazione” di Ian McEwan e “Ritorno a Brideshead” di Evelyn Waugh? La risposta, ça va sans dire, è negativa.

   Nel suo saggio critico “FLYTE & TALLIS. Ritorno a Brideshead ed Espiazione: una analisi ravvicinata di due grandi romanzi della letteratura inglese” Lorenzo Spurio, giovane studioso e scrittore,  affronta con competenza un’analisi comparativa di questi celebri titoli della letteratura inglese contemporanea.

   Prestando grande attenzione agli aspetti testuali, Spurio ci induce a cogliere un nodo essenziale: anche se i testi narrativi di cui stiamo parlando sono divenuti nelle loro trasposizioni filmiche dei successi commerciali, non dobbiamo fare l’errore di considerarli puro materiale per l’intrattenimento. Non si tratta di frivolezze, qui si parla di guerra, di rimorso, di conversione spirituale! Nei personaggi della finzione romanzesca ritroviamo le nostre stesse debolezze di esseri umani che amano e falliscono per paura o per inesperienza. La guerra come distruttrice di un consolidato sistema di valori fa da cupo retroscena all’intreccio di relazioni personali e sociali affrescato con maestria sia dal caposcuola Waugh che dal ricettivo ed eclettico “erede” McEwan.

   L’indagine di Spurio evidenzia l’ampia quota di riferimenti letterari presenti nelle due opere, sottolineando la volontà degli autori di affiliare la propria creazione alla tradizione umanistica britannica.

   Completano il testo la prefazione di Marzia Carocci e un saggio critico, tradotto da Spurio, sull’analisi della funzione metanarrativa in “Espiazione” ad opera del professore della California State University Brian Finney  .

FLYTE & TALLIS” è lettura stimolante, un utile compendio per chi ha già letto questi romanzi e desidera avere maggiori informazioni sul percorso creativo dei loro autori e sul patrimonio letterario di cui sono eredi.

a cura di SARA GROSOLI

 

PER ACQUISTARE IL LIBRO, CLICCA QUI: http://ww2.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=19253&formato=8778

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTRICE.

“Pensieri minimi e massime” di Emanuele Marcuccio, recensione di Michele Nigro

Pensieri minimi e massime

di Emanuele Marcuccio

PhotoCity Edizioni, Pozzuoli (Na), 2012, pp. 47

ISBN: 978-88-6682-240-0

Genere: Saggistica/Aforismi

Prefazione, a cura di Luciano Domenighini – Postfazione, a cura di Lorenzo Spurio

Curatrice d’opera: Gioia Lomasti – Cover: Francesco Arena

Prezzo: 7,60 €

 

Recensione a cura di Michele Nigro

 

Quale funzione potrebbero svolgere gli aforismi nella cultura del ventunesimo secolo? Noi, abitanti di quella grande rete, veloce e impaziente, chiamata Internet, eterni elemosinanti di tempo per fare migliaia di cose inutili travestite da necessità, alla ricerca di un’informazione liofilizzata e lampante, abbiamo perso l’istinto all’ozio creativo e alla riflessione edificante. In tale contesto l’aforisma, dal greco aphorismós, ‘definizione’, svolge una preziosa funzione di conservazione del patrimonio interiore dell’uomo pensante sotto forma di brevi sequenze testuali indipendenti e al tempo stesso di inseminazione dell’inner spacedel lettore: come una microscopica vita germinale, catturata e letta dall’occhio di un uomo nevrotico ma assetato di piccole verità, l’aforisma innesca nell’animo di chi lo riceve un’inattesa reazione filosofica che prende forza dal potere della brevità. Tra una fermata della metropolitana e la successiva, il tempo necessario per leggere, rileggere e assaporare intimamente un aforisma, è riposto il segreto per la salvezza del nostro pensiero anestetizzato.

Un segreto che Emanuele Marcuccio, autore della raccolta aforismatica intitolata Pensieri minimi e massime, dimostra di aver appreso perfettamente, sperimentando gli effetti di questa antica tecnica scritturale in prima persona, nella propria esistenza di poeta e di pensatore. Anche se ci troviamo dinnanzi a un pensatore non impegnato in sterili filosofismi accademici, i semplici aforismi di Marcuccio inducono il lettore, proprio facendo leva sulla loro struttura apparentemente innocua, alla riflessione, al voler ritornare più volte su frasi brevi, scarne, dirette, raramente articolate, non bisognose di esegesi acuminate, ma al tempo stesso “banalmente disarmanti” grazie a un meccanismo assiomatico che diviene catarsi.

L’Autore sembra quasi indicare ai suoi lettori un metodo di purificazione del pensiero, attingendo a piene mani da un immaginario collettivo, anche se di origine privata, in cui non è difficile riconoscersi: un’operazione che diventa possibile perché Marcuccio adopera gli aforismi come se fossero simboli arcaici di una mappa interiore appartenente al genere umano. Aforismi che sottolineano necessità apparentemente scontate; aforismi da ripercorrere, per non lasciarsi ingannare dalla loro semplicità e dalla nostra distrazione di cittadini già saturi di segni sintetici provenienti dall’informosfera. Aforismi da vocalizzare interiormente, per farli propri, per assorbirli, come preghiere laiche che si distinguono dal flusso compatto della narrazione di grandi storie e c’invitano ad approdare su piccole isole di riflessione.

La ricercata “ingenuità” degli aforismi di Marcuccio conduce il lettore alla scoperta archeologica e al conseguente disseppellimento di un nucleo esistenziale incrostato dalla complessità di una vita tecnologicamente avanzata ma deprivata di senso.

Solo chi ha avuto il piacere, nel corso della propria vita, di assistere allo stillicidio diaristico e silenzioso dei propri pensieri sulla carta può comprendere profondamente l’operazione effettuata da Marcuccio: il bisogno di condensare l’esperienza esistenziale in leggi personali; per ricordare a noi stessi le regole che ci hanno aiutato ad andare nel mondo, interpretandolo; per definire ciò che appare indefinibile, fissandolo. Anche se non tutti i pensieri hanno la vocazione a diventare aforismi. Come scrive l’Autore nell’aforisma numero ottantotto, l’ultimo della raccolta: «Un fotografo coglie un attimo di realtà imprimendolo nella pellicola; bisogna saper scegliere quell’attimo tra mille, da qui si percepisce la sua arte.»

Stralci privati e quotidiani scelti con oculatezza, senza cedere a una sorta di solipsistico protagonismo; sprazzi di esigenze spirituali salvate dall’evaporazione mnemonica e dall’inutile corsa verso falsi impegni che umiliano il pensiero: solo le attività umane degne di questa definizione rientrano nella ricerca di Marcuccio. L’amore, il dolore, la gioia, l’importanza esistenziale della poesia e della scrittura, i rapporti sociali, la saggezza scoperta lungo il cammino, la vita…

I pensieri minimi riecheggiano in maniera autonoma nell’animo di ogni singolo lettore e, a seconda dell’importanza che assumono nel contesto dell’interiorità ricevente, diventano miracolosamente massime.

 

 

 

a cura di Michele Nigro

4 settembre 2012

 

 

È SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O RIPRODURRE QUESTA RECENSIONE INTEGRALMENTE O IN FORMATO DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

 

 

Emanuele Marcuccio aforista. Recensione a cura di Santina Russo a “Pensieri minimi e massime”

Pensieri minimi e massime
di Emanuele Marcuccio
PhotoCity Edizioni, Pozzuoli (Na), 2012, pp. 47
ISBN: 978-88-6682-240-0
Genere: Saggistica/Aforismi
Prefazione, a cura di Luciano Domenighini
Postfazione, a cura di Lorenzo Spurio
Curatrice d’opera: Gioia Lomasti
Cover: Francesco Arena
Prezzo: 7,60 €

Recensione a cura di Santina Russo

Non si può leggere una raccolta di aforismi in un solo attimo, né in un solo giorno. Nella loro caratteristica brevità, gli aforismi necessitano di un certo periodo di tempo per essere accolti dalla mente del lettore e fatti propri, condivisi o smentiti. Così, Pensieri minimi e massime di Emanuele Marcuccio è una raccolta di aforismi che si presta a una lettura nel tempo, costante e quotidiana. Basterebbe ogni mattina aprire il libro e soffermarsi a leggere uno degli aforismi, magari mentre si sorseggia un caffè, per poi memorizzare quelle poche parole e ripeterle a sé stessi durante il giorno, esaminarle, provare a identificarsi in essi oppure, al contrario, sentirsene in qualche modo distanti. L’aforisma di Emanuele Marcuccio ha una caratteristica che lo contraddistingue dagli altri: lo definirei un aforisma poetico e non solo perché in molti di essi il concetto essenziale è la poesia, ma anche e soprattutto per la forma elegante, melodiosa di esprimere una pensiero contornandolo di lirismo. Negli ultimi anni la linea di demarcazione tra poesia e prosa diventa sempre meno netta, la prosa lirica e la poesia prosastica sono ormai tendenze in continua evoluzione ma gli scritti di Emanuele Marcuccio sono sempre propensi verso la classica melodiosità del verso lirico, siano essi poesie o pensieri in prosa. Emanuele Marcuccio è un poeta e, come tale, il suo pensiero non poteva non essere più volte rivolto alla poesia, alla figura del poeta e dell’artista, spesso in conflitto tra di loro con conseguenze disastrose per il bene della poesia stessa (N.67 Tra poeti, scrittori, drammaturghi, artisti in genere, è bene che si instauri un rapporto di rispetto e di stima reciproca, mai di concorrenza e senza nessuna presunzione di possedere la verità, purtroppo, oggigiorno è quasi un’utopia). Il poeta è colui che offre il suo sentire al prossimo, che dona agli altri i suoi versi e non esiste poeta se non attraverso i suoi lettori, così come una poesia rimane muta se non può parlare al cuore dell’uomo (N.49 Sono i suoi lettori che creano l’autore e, in particolare, il poeta; un poeta non esiste senza i suoi lettori, che si servono della sua poesia per emozionarsi ed emozionare altri lettori). “Pensieri minimi e massime” è un libro che non può mancare a chiunque si interroga ogni giorno sul significato della vita, sul valore dell’arte, sulla funzione sociale e culturale della letteratura. Dall’imprenditore all’artigiano, dall’impiegato alla casalinga, dallo studente allo sportivo tutti troveranno in questi pensieri uno spunto per una riflessione personale giornaliera, nutrendosi di arte e di saggezza. Un ultima osservazione: non è un libro da riporre sui vani polverosi di una libreria, ma un volume da tenere sempre a portata di mano per poter accogliere i pensieri dell’autore nei momenti più imprevedibili e impensabili della giornata di ognuno.

a cura di Santina Russo, 20 luglio 2012

 

Chi è l’autore?
EMANUELE MARCUCCIO è nato a Palermo nel 1974. Scrive poesie dal 1990, nell’agosto del 2000 sono state pubblicate sue poesie, presso l’Editrice Nuovi Autori di Milano, nel volume antologico di poesie e brevi racconti Spiragli ‘47. Partecipa a concorsi letterari di poesia ottenendo buone attestazioni e la segnalazione delle sue opere in varie antologie.
Nel marzo 2009 è uscita la sua raccolta di poesie Per una strada, SBC Edizioni, recensita da vari studiosi e critici tra cui Luciano Domenighini, Alessandro D’Angelo, Lorenzo Spurio, Nazario Pardini e Marzia Carocci.
Una sua poesia edita è stata pubblicata nell’agenda 2010 Le pagine del poeta. Mario Luzi, da Editrice Pagine di Roma.
Nel 2010 ha accettato la proposta di collaborare con una casa editrice per la scoperta di nuovi talenti poetici, tra giugno 2010 e luglio 2011 ha presentato tre autori, riuscendo così a far pubblicare tre libri di poesie e, dal 2011 è consigliere onorario del sito “poesiaevita.com”, che promuove anche una sezione editoriale ospitante le collane di opere da lui curate.
Dal 1990 sta scrivendo un dramma epico ambientato al tempo della colonizzazione dell’Islanda, di argomento storico-fantastico.
Ha inoltre scritto vari aforismi, ottantotto dei quali sono stati raccolti nella silloge Pensieri minimi e massime, Photocity Edizioni, edita nel giugno 2012.
Ha curato prefazioni a sillogi poetiche e varie interviste ad autori esordienti ed emergenti su blog letterari. È collaboratore della rivista on-line di letteratura Euterpe. È stato membro di giuria nella prima edizione del concorso nazionale di poesia “L’arte in versi” (2012).
È presente su blog, siti e forum letterari, tra cui “Literary”, con una scheda bio-bibliografica nell’Atlante letterario italiano. Ha in programma la pubblicazione di una seconda silloge di poesie.

QUESTA RECENSIONE VIENE PUBBLICATA QUI SU QUESTO SPAZIO DIETRO GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTORE DEL LIBRO E DELL’AUTRICE DELLA RECENSIONE.

“Pensieri minimi e massime” di Emanuele Marcuccio, recensione a cura di Antonio Colosimo

Questa recensione è stata già pubblicata nella rivista on-line internazionale italo-venezuelana “Suroeste”, agosto-settembre 2012, pp. 64-65

 

Pensieri minimi e massime

di Emanuele Marcuccio

PhotoCity Edizioni, Pozzuoli (Na), 2012, pp. 47

ISBN: 978-88-6682-240-0

Genere: Saggistica/Aforismi

Prefazione, a cura di Luciano Domenighini – Postfazione, a cura di Lorenzo Spurio

Curatrice d’opera: Gioia Lomasti – Cover: Francesco Arena

Prezzo: 7,60 €

 

Recensione a cura di Antonio Colosimo

 

Aprendo a caso la raccolta di aforismi del nostro Autore, ciò che più colpisce è lo svelamento dell’interiorità di un poeta sensibile proteso a esaminare, con occhio critico ma benevolo, tutte le sfaccettature dell’animo umano. Tutti gli aspetti della vita, perciò, sono trattati con uguale delicatezza in questa breve opera. Ma al centro di tutto Emanuele Marcuccio pone lei, la poesia.
N. 63: “La poesia è anima che si fa parola.”.
Ecco, credo che in questo pensiero si racchiuda l’origine e lo scopo essenziale di questo libro. L’autore cerca di indagare da dove proviene quel lampo della mente e del cuore che poi, espresso a parole si trasforma in versi e s’indirizza ad altre anime e cuori pronti ad accoglierli con identica passione, assimilando e facendo proprie immagini e metafore, con l’unico scopo di godere del prezioso frutto della condivisione tra anime elette.
Il volume è composto di ottantotto pensieri da leggere anche senza un ordine preciso, perché ognuno di essi ha bisogno di un particolare raccoglimento per assimilare fino in fondo il vero pensiero che l’ha generato ed entrare in sintonia col poeta e conoscerlo non solo dal punto di vista artistico ma anche umano.
Appunto per questo, a mio parere, sintetizza molto bene tutta l’opera di Marcuccio il pensiero N.65: “La poesia è voce nel silenzio e visione nel buio.”.

 

a cura di Antonio Colosimo

19 luglio 2012

Chi è l’autore?

EMANUELE MARCUCCIO è nato a Palermo nel 1974.  Scrive poesie dal 1990, nell’agosto del 2000 sono state pubblicate sue poesie, presso l’Editrice Nuovi Autori di Milano, nel volume antologico di poesie e brevi racconti Spiragli ‘47. Partecipa a concorsi letterari di poesia ottenendo buone attestazioni e la segnalazione delle sue opere in varie antologie. Nel marzo 2009 è uscita la sua raccolta di poesie Per una strada, SBC Edizioni, recensita da vari studiosi e critici tra cui Luciano Domenighini, Alessandro D’Angelo, Lorenzo Spurio, Nazario Pardini e Marzia Carocci. Una sua poesia edita è stata pubblicata nell’agenda 2010 Le pagine del poeta. Mario Luzi, da Editrice Pagine di Roma. Nel 2010 ha accettato la proposta di collaborare con una casa editrice per la scoperta di nuovi talenti poetici, tra giugno 2010 e luglio 2011 ha presentato tre autori, riuscendo così a far pubblicare tre libri di poesie e, dal 2011 è consigliere onorario del sito “poesiaevita.com”, che promuove anche una sezione editoriale ospitante le collane di opere da lui curate. Dal 1990 sta scrivendo un dramma epico ambientato al tempo della colonizzazione dell’Islanda, di argomento storico-fantastico. Ha inoltre scritto vari aforismi, ottantotto dei quali sono stati raccolti nella silloge Pensieri minimi e massime, Photocity Edizioni, edita nel giugno 2012. Ha curato prefazioni a sillogi poetiche e varie interviste ad autori esordienti ed emergenti su blog letterari. È collaboratore della rivista on-line di letteratura Euterpe. È stato membro di giuria nella prima edizione del concorso nazionale di poesia “L’arte in versi” (2012). È presente su blog, siti e forum letterari, tra cui “Literary”, con una scheda bio-bibliografica nell’Atlante letterario italiano. Ha in programma la pubblicazione di una seconda silloge di poesie.

 

QUESTA RECENSIONE VIENE PUBBLICATA QUI SU QUESTO SPAZIO DIETRO GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTORE DEL LIBRO E PER GENTILE CONCESSIONE DI APHORISM.IT

 

E’ uscito “Pensieri minimi e massime” di Emanuele Marcuccio, una raccolta di aforismi

Il poeta palermitano Emanuele Marcuccio, dopo la silloge “Per una strada” (Ravenna, SBC Edizioni, 2009) torna con un nuovo pregevole lavoro. “Pensieri minimi e massime”, edito da Photocity Edizioni è una corposa raccolta di aforismi, la maggioranza dei quali vertono sulla poesia.

L’opera è arricchita da una Prefazione a cura di Luciano Domenighini e una postfazione a cura di Lorenzo Spurio.

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