La corrida: tipologie di corride 2/10

Il termine ‘corrida’ tanto diffuso nel linguaggio italiano è invece poco impiegato in lingua spagnolo dove, per far riferimento a complessi festivi che utilizzano il toro, si parla di vari tipi di spettacolo. Vediamone le caratteristiche.

‘Corrida’ in lingua spagnola viene spesso impiegata per far riferimento a spettacoli taurini che si svolgono in piccole città e viene invece sostituito da espressioni quali jornada taurina, festejo taurino, los toros per far riferimento anche agli spettacoli che si svolgono in città più grandi.

Esistono vari tipi di espectaculos taurinos ma i principali sono quattro: la corrida, la novillada, la becerrada e il rejoneo. I primi tre si differenziano per la diversa età del toro: corrida (tori [toros] tra i 4 e i 6 anni), novillada[1] (tori [novillos] tra i 3 e i 4 anni); becerrada (tori [becerros] con meno di 2 anni). Il rejoneo invece è una variante della corrida tradizionale e rappresenta la forma canonica della corrida portoghese; la differenza principale sta nel fatto che il torero, chiamato rejoneador, sfida il toro a cavallo.

Il torero per poter sfidare un toro bravo e condurre una corrida deve necessariamente aver ottenuto la alternativa che è una sorta di rito di passaggio di particolare importanza per la carriera del torero attraverso la quale il torero non professionista o torero di novillos passa ad essere matador de toros. Quando al torero non professionista lidia il primo toro il suo padrino gli cede la muleta e la espada, gli strumenti per uccidere il toro, recita alcune parole dedicandole al suo figlioccio, ahijado, in presenza di un ulteriore torero che esercita da testimone della cerimonia.

Esistono poi una serie di altri complessi festivi che impiegano il toro tra cui vanno ricordati gli encierros. Con questo termine si intende un’operazione preliminare alla corrida che consiste nel lasciar liberi i tori per un percorso prestabilito all’interno della città e che conduce alla plaza de toros. Gli encierros più famosi sono quelli che si tengono dal 7 al 14 Luglio nella città basca di Pamplona (sanfermines) in onore al patrono San Fermín. Ogni encierro ha un suo proprio programma e si caratterizza per alcuni momenti molto importanti così come lo è il chupinazo per quello di Pamplona.

Tra gli altri festejos taurinos vanno citati i toros embolados in cui ai tori viene incendiata una struttura che viene posta attorno alle loro corna e fatti correre per le vie. Altre feste che prevedono la corsa dei tori per le vie del centro storico di piccoli villaggi va sotto la definizione di toros en la calle, particolarmente viva nella comunità Valenciana e chiamata in catalano  bous al carrer. Sondo quanto riporta il Ministerio del Interior nel 2009 sono state celebrate 648 corride, 376 novilladas con picadores, 441 novilladas sin picadores e 130 corridas de rejones con toros.

LORENZO SPURIO

18-05-2011


[1] La novillada ha al suo interno due varianti: la novillada picada (o con picadores) che si svolge come una corrida con la sola differenza che vengono toreati novillos al posto di toros e la novillada sin picadores in cui non sono presenti i picadores.

La corrida, alcune nozioni preliminari (1/10)

La cultura del toro e le varie pratiche legate alla tauromachia nascono dall’antica simbiosi tra uomo e toro, utilizzato nel corso della storia principalmente nell’agricoltura. Si tratta di una simbiosi molto fruttifera che trova ampia espressione anche nelle varie mitologie, ad esempio si ricordi a questo riguardo la figura del Minotauro (raffigurato metà uomo e metà toro), figlio del Toro di Creta e di Pasifae. Il mito racconta che il Minotauro venne fatto rinchiudere da Minosse, re di Creta, nel labirinto di Dedalo e che venne ucciso fa Teseo, figlio di Egeo, re di Atene.

La corrida propriamente detta comprende al suo interno una grande varietà di pratiche della tauromachia, complessi festivi e sistemi di lotta al toro. Si tratta di un tema di ampia controversia tra coloro che si battono per la sua abolizione e coloro che invece cercano di preservarla perché espressione culturale. Nel 2010 la Generalitat, il governo autonomo della Catalogna, ha votato un decreto secondo il quale la corrida viene abolita su tutto il territorio della comunità autonoma catalana[1]. Quest’anno verranno celebrate dunque a La Monumental e nelle altre plazas de toros della Catalogna le ultime corride.

La prima cosa che va detta è che attualmente i paesi nei quali si effettuano corride sono la Spagna, il Portogallo, il sud della Francia e numerosi paesi dell’America Meridionale. In alcuni stati degli Usa tra cui il Texas e l’Arizona è frequente la pratica del rodeo che, pur utilizzando il toro, non è una forma di corrida. In passato corride o complessi festivi-celebrativi che impiegavano la lotta con il toro erano vivi anche in altre zone e si ricordi a questo riguardo che nello Sferisterio di Macerata si tenevano le cosiddette “giostre dei tori” diffuse anche in altre città che appartenevano allo Stato Pontificio.

Anche se la corrida può apparire a molti come uno spettacolo macabro e insignificante, tribale e pre-storico è senza dubbio manifestazione di una certa cultura, è la celebrazione del coraggio umano, della forza, dell’abilità e della ragione umana.

Una signora spagnola nella cui casa soggiornai per un mese un paio di anni fa mi parlò della corrida dicendomi che per lei e la sua famiglia rappresentava un aspetto imprescindibile del Dna dell’essere spagnoli. Credo che sia una condizione abbastanza diffusa anche se è vero che allo stesso tempo è diffuso anche l’interpretazione contraria. Quello che trapela della corrida in contesti non spagnoli sono gli aspetti più dichiaratamente scenici e sfarzosi (l’abito del torero, la compostezza della cuadrilla, la presenza della banda) e quelli più specificamente legati alla violenza (il massacro, i maltrattamenti, il sangue, l’uso di armi). Raccontata così la corrida finisce per perdere il suo valore che invece risiede in un significato più propriamente culturale. Nell’Aprile 2011 il governo regionale di Madrid ha riconosciuto la corrida come Bene di Interesse culturale (BI) con la finalità di proteggere il suo valore sociale, culturale, economico ed ecologico. Tra gli altri scopi di questa iniziativa c’è quello di incentivare lo studio, la raccolta di materiale storico e di incrementare la ricerca attorno all’ampio tema della tauromachia[2].

Inizia oggi con questo articolo preliminare un’analisi attenta delle tecniche e delle procedure tipiche della corrida spagnola, analizzeremo serialmente i seguenti temi:

  1. Tipologie di corrida
  2. La plaza de toros
  3. Il torero, il picador e il banderillero
  4. Il toro bravo
  5. La corrida
  6. I riconoscimenti per il torero e il toro
  7. Gli altri soggetti della corrida: el presidente y el publico
  8. La cogida
  9. La corrida portoghese: a tourada
LORENZO SPURIO
16-05-2011

[1] In realtà non si tratta della prima comunità autonoma ad abolire la corrida in quanto nel 1991 venne abolita nella comunità autonoma de las Canarias.Va inoltre notato che anche se la Catalogna ha abolito le corride sul suo territorio nazionale non ha abolito altri complessi festivi nei quali i tori vengono impiegati, utilizzati e spesso maltrattati come nelle tradizionali feste di provincia che prevedono i toros embolados o i toros en la calles (bous al carrer, in catalano).

[2] v. “La Fiesta ya es Bien de Interés Cultural”, El Mundo, 7 de Abril de 2011; “La Fiesta ya es oficialmente Bien de Interés Cultural en Madrid”, ABC, 7 de Abril de 2011.

In Francia, riconosciuta la corrida come bene culturale

La Francia in questi giorni ha riconosciuto la corrida come Bene d’interesse culturale. Infatti non sono solo la Spagna e il Portogallo in Europa a preservare ancora oggi manifestazione di lotta taurina. Il quotidiano madrileno ABC titolava infatti oggi nella sezione dedicata alla cultura in questa maniera: “Francia inscribe las corridas de toros en su lista de patrimonio cultural”.

Nell’articolo veniva fatto riferimento alla grande tradizione della tauromachia attiva nella parte meridionale della Francia in maniera particolare nelle regioni di Aquitaine, Midi Pyrenées, Languedoc-Roussillon, e Provence dove ogni anno si celebrano festejos taurinos in almeno 47 località. Famosa nella regione di Provence è l’arena di Arles di costruzione romana nella quale anche nell’antichità venivano inscenate rappresentazione di forza tra l’uomo e animali dalla forza bruta (leone, toro) e oggi utilizzata per le corride. Anche l’arena di Nimes (nella regione di Languedoc-Roussillon) richiama un gran numero di spettatori per i festejos taurinos soprattutto in concomitanza ai festeggiamenti per san Isidro che cadono a metà Maggio.

L’Osservatorio Nazionale delle Culture Taurine (ONCT) ha informato che la Francia ha iscritto le corride nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale, venendo a rappresentare il primo paese che include la tauromachia nei propri beni culturali, se si eccettua la recente decisione presa dalla comunità autonoma di Madrid, in Spagna. Una decisione che lascia un po’ basiti dato che si è soliti considerare la Spagna il paese tradizionalmente della corrida e delle pratiche legate alla tauromachia. Mentre la Francia innalza al massimo riconoscimento le corride come espressione di cultura, in Spagna invece la Catalogna si prepara a salutarle per l’ultima volta dato che secondo la legge votata dalla Generalitat (parlamento catalano) le corride saranno abolite a partire dal prossimo anno.

(In alto la foto della plaza de toros (arena) di Nimes).

La notizia è stata annunciata alla plaza de toros di Arles da André Viard, presidente dell’ONCT accompagnato da altre autorità francesi in questioni taurine tra cui Michel Vauzelle e il sindaco della città di Arles, Hervé Schiavetti.

FONTI

http://www.abc.es/

http://www.burladero.com/


LORENZO SPURIO

22-04-2011

El Juli indulta un toro a Don Benito (Badajoz)

Durante la corrida inaugurale alla plaza de toros di Don Benito (Badajoz) venne suonato l’inno regionale dell’Extremadura e la gente (la plaza ha fatto il pieno dei posti) partecipò in piedi a questo momento in religioso silenzio. 
Il torero Julián López da tutti conosciuto meglio con l’appellativo di “El Juli” venne concesso l’indulto al toro che sfidava, il secondo della serata. La presidenza concesse al torero di uscire a hombros dalla plaza de toros, massimo riconoscimento che viene concesso a un torero durante una tarde de lidia. Ovviamente uscire por la puerta grande (a hombros) in una piccola plaza de toros di provincia è ben diverso dall’uscire por la puerta grande a La Maestranza di Sevilla, a Ronda o addirittura a Las Ventas di Madrid. Ma El Juli ne è capace, e ne avrà l’opportunità durante le jornadas taurinas che verranno celebrate per la Feria de San Isidro a Las Ventas.
Il toro particolarmente resistente e coraggioso durante la corrida è stato indultado (graziato) dal presidente. Solitamente l’indulto viene concesso raramente dal presidente e rappresenta il massimo trofeo per il toro il quale viene subito riportato nei corrales, medicato e fatto in modo che recuperi dalle ferite riportate per poi essere fatto accoppiare per tramandare la buona razza.

ENRIQUE PONCE: gli venne concesso dalla presidenza il taglio di un orecchia ad entrambi i tori da lui toreati.

EL JULI: gli venne concesso il taglio di due orecchie e della coda (simbolico) per il primo toro sfidato a cui venne concesso l’indulto e un’orecchia al secondo toro.

MIGUEL ANGEL PERERA: gli venne concesso dalla presidenza il taglio di un’orecchia ad entrambi i tori da lui toreati. 
(Nella foto sopra da sinistra Ponce, Perera, El Juli)

Tutti e tre i toreri vennero fatti uscire a hombros dalla plaza, segno massimo di riconoscenza per la loro arte.


Fonti:

LORENZO SPURIO
18-04-2011

Manolete, el torero más grande

Particolarmente affascinante il film Manolete uscito nel 2007 per la regia di Menno Meyjes. Il film traccia l’ultima corrida e l’ultima giornata di vita del grande torero cordobese, uno dei più grandi matadores che la Spagna ricordi. Difficile dire quanto ci sia di vero nel film che racconta gli ultimi momenti di vita prima della cogida fatal, della cornata mortale, che lo colpì mentre sfidava un toro nella plaza de toros di Linares (Jaén) nel 1947. In quella corrida toreavano con lui anche Luis Miguel Dominguín e Gitanillo de Triana.

Il film no ci dà informazioni circa la vita di Manolete durante l’infanzia, il suo apredizaje nelle plazas de toros ne tantomeno del momento in cui prese l’alternativa, un vero e proprio rito di passaggio nella carriera del matador de toros. Di contro la storia si apre direttamente nel 1947 nel giorno in cui il torero cadrà sull’arena e ci narra principalmente con una serie di ampi flashback la sua conoscenza e l’innamoramento verso una donna che nel film è interpretata  dalla bellissima attrice Penélope Cruz. Dunque i piani temporali che si mescolano, che si intrecciano sono quelli del presente della storia nel 1947 e quelli di anni prima nei quali sbocciò il difficile e tormentato amore verso Lupe Sino.

Quella di Manolete è una storia di amore e di morte. Di una morte violenta dettata da un destino beffardo. Una morte che viene mostrata lì sul palcoscenico di fronte a centinaia di occhi.

La fisionomia di Manolete, torero dalla corporatura esile, dallo sguardo triste e dalla faccia magra, è ben resa nel film dall’attore Adrien Brody (protagonista di vari grandi film: The Pianist e The Village, solo per citarne alcuni).

Vari colori forti e vistosi dominano durante il film: il luccichio del traje de luces, il tipico vestito che indossa il torero nell’arena, il rosso della muleta e del sangue che sgorga dalla ferita alla coscia rendendo difficili anche le operazioni chirurgiche, il giallo abbaiante dell’arena sotto un sole infuocato, il nero del toro e dei capelli di Lupe Sino. E’ un film che gioca sui colori, sulle loro luminosità, suoi contrasti.

Il film ci dà l’immagine di un torero dalla vita privata particolarmente difficile e che lo rende debole, con una relazione amorosa instabile ma al tempo stesso particolarmente forte e un torero forte sull’arena sebbene non mancano momenti nel film che mettono in luce ormai l’inizio del declino del torero (i fischi durante il paseillo nell’arena nell’ultima corrida), lo storico antagonismo con Dominguín e l’ascesa di quest’ultimo. Nel film c’è un momento in cui un intervistatore dice a Manolete che Dominguín ha detto che lui rappresenterebbe il passato mentre Dominguín sarebbe il futuro.  Visibilmente indispettito ma restio a cedere a Dominguín il primato della bravura nell’arte del toreare, Manolete risponde pronto, sarcastico e quasi con tono di sfida «Chi è Dominguín?».

Nell’ultima corrida, nella plaza di Linares, Manolete sembra inquieto, sembra portare addosso un peso che gli deriva da una sofferenza privata e non è più in grado di sostenerlo, si guarda attorno e non vede la donna che ha amato. La cornata del toro Islero lo colpisce direttamente nell’arteria femorale producendo una grande fuoriuscita di sangue. La sabbia dell’arena si tinge di sangue. Di un sangue scuro, ma la sorte ha voluto che non sia quello del toro. Per una volta il toro ha vinto sul torero.  Subito ci si rende conto della gravità delle condizioni del torero. Si tenta un intervento ma non riesce e in breve il grande matador muore.

“De verdad Islero quería que yo le acompañase en la muerte” (In realtà Islero voleva che lo accompagnassi nella morte), fu questa una delle ultime frasi che il torero disse in punto di morte. Islero era il toro che gli aveva sferrato la cornata mortale. Una frase che sottolinea ancora una volta quanto la simbiosi tra la sua vita e il mondo della tauromachia fosse inscindibile.

Secondo interpretazioni abbastanza recenti il torero non sarebbe morto per la cornata ricevuta ma a causa di una trasfusione di sangue o più probabilmente di plasma sbagliato, importato dalla Norvegia. Lo scrittore Carlos Vidales nel 1997 scrisse per la rivista svedese Svenska Dagbladet riportando la cronaca dei quei momenti tragici titolando l’articolo (nella sua versione tradotta in spagnolo) con queste parole “Manolete, el Toro e la Muerte Noruega”[1]. Le vere cause della morte del matador rimangono tutt’ora ignote come spesso succede per i più grandi miti che la storia ci narra. Il mito per essere tale deve avere qualcosa d’insondabile, d’inspiegabile che crei quell’aura di mistero attorno alla sua figura. Così è per Manolete.

Nel film la sua donna Lupe Sino riesce ad arrivare alla plaza de toros appena in tempo per poterlo vedere un’ultima volta. La storia o forse la leggenda si dovrebbe dire dato che stiamo parlando di un mito narra che Lupe Sino chiese di poter sposare Manolete in punto di morte ma che la madre del torero non glie lo concesse.

Il pubblico, che prima aveva preferito ed esaltato Dominguín, riservando indifferenza e fischi per Manolete, al momento dell’annuncio della sua morte piange il memorabile torero che ha reso grande l’arte di toreare. Francisco Franco annuncia tre giorni di lutto. Dominguín prende il testimone e lo manterrà nei dieci anni successivi. Manolete, il mito, rimane.

Manuel Laureano Rodríguez Sánchez, soprannominato Manolete, era nato a Córdoba nel 1917.  Prese l’alternativa alla Maestranza di Sevilla nel 1939 avendo come testimone il torero Gitanillo de Triana. Confermò l’alternativa a Las Ventas di Madrid nello stesso anno avendo come testimone il torero Juan BelmonteMorì il 29 agosto 1947 a seguito di una cornata mortale che ricevette dal toro Islero in una corrida celebrata nella plaza de toros di Linares (Jaén). Il famoso torero è ampiamente celebrato nella toponomastica spagnola. Celebre è il monumento a Manolete che si trova nella Plaza del Conde de Priego a Córdoba, sua città natale. Ovviamente un monumento bronzeo è stato posto anche nei prossimità della plaza de toros di Linares dove il matador perse la vita.

FONTI:

http://vidales.tripod.com/Manolete.htm

http://www.caretas.com.pe/1480/manolete/manolete.htm

LORENZO SPURIO

17-04-2011

[1] Il titolo originale in lingua svedese dell’articolo di Carlos Vidales pubblicato sulla rivista Svenska Dagbladet nel 1997 era “Naturen dödade Manolete — inte norrmännen”.

Corride e letteratura: Llanto por Ignacio Sanchéz Mejías

Nel 1935 Federico Garcia Lorca, poeta granadino appartenente alla generazione del ’27, movimento letterario prettamente poetico spagnolo, pubblicò una famosa ode in omaggio all’amico torero Ignacio Sanchéz Mejías.

Di Lorca restano noti soprattutto il suo grande amore per Granada e per l’Andalusia, terra di sole e corride, la sua presunta omosessualità e l’amicizia con il poeta falangista Luis Rosales che pure lo nascose in casa sua durante i tragici momenti della guerra civile spagnola. Trovato dalle forze nazionaliste Lorca venne fucilato nei pressi di Alfacar (Granada) sebbene il suo corpo non venne mai trovato.

Lorca cantò nei suoi versi la cultura andalusa, quella gitana nel famoso Cancionero Gitano e Poema del Cante Jondo dove descrive questo tipo di canto accorato e intenso tipicamente gitano e spesso impiegato anche nelle canzoni e nel ballo flamenco. Fu un poeta tradizionalista, amante della poesia semplice e popolare: i soggetti principali delle sue liriche sono i campi desolati e arroventati dal sole, gli aranci in fiore, piazze semideserte, corride, i gitani. E’ espressione massima della cultura della Spagna meridionale ed è considerato uno dei massimi poeti spagnoli di tutti i tempi.

Nel 1927 un gruppo di poeti tra cui Lorca, Emilio Padros, Manuel Altolaguirre, Luis Cernuda, Rafael Alberti, Dámaso Alonso, Jorge Guillén si riunirono assieme sotto l’impulso di Ignacio Sanchéz Mejías, letterato e patrocinatore del nuovo movimento. La generazione del ’27 aveva come motivo unificante la celebrazione dei cinquecento anni dalla morte di Luis de Góngora, massimo poeta del Siglo de Oro al quale la pattuglia aveva intenzione di rifarsi.

Nel 1935 Lorca scrisse un accorato ed appassionato componimento di congedo, di pianto e di cordoglio nei confronti di Ignacio Sanchéz Mejías, valente torero spagnolo che era stato il promotore della generazione del ’27. Il Llanto è particolarmente bello e ricco di immagini pittoresche e vivide che richiamano l’atmosfera andalusa. Il componimento è diviso in quattro parti che segnalano quattro importanti momenti che fecero seguito alla morte del torero.

Ignacio Sanchéz Mejías fu cognato del mitico torero Joselito “El Gallo” e fece parte della sua cuadrilla. Con lui si formò ed ottenne la alternativa nel 1919 avendo come testimone un altro famoso torero, Juan Belmonte. Nel 1920 nella plaza de toros di Talavera de la Reina (Toledo) assistette alla morte di suo cognato Joselito a seguito di una cornata (nella foto a destra Sanchéz Mejías piange la morte del cognato e amico torero Joselito). Nel gergo taurino ci si riferisce alle cornate o alle ferite prodotte dal toro nei confronti del torero o di membri della sua cuadrilla come cogidas.

Dopo un periodo di allontanamento dalle plazas de toros, Sanchéz Mejías nel 1934 ritornò a calcare il ruedo (l’arena) e in una corrida venne colpito dal toro “Granadino” in modo serio e nei giorni successivi la cancrena lo portò alla morte due giorni dopo, il 13 agosto 1934.

Il componimento di Lorca è diviso in quattro parti: la cogida y la muerte (la cornata e la morte), la sangre derramada (il sangue versato), corpo presente (corpo presente) e alma ausente (anima assente) ed è caratterizzato da un tono doloroso ricco di mestizia e dispiacere per la recente perdita. La prima parte del componimento è basata su un ritmato ritornello che ritorna in maniera vorticosa recitando «a las cinco de la tarde» (l’ora della corrida e la stessa ora nella quale il torero venne ferito),  nella seconda parte il colore che domina è il rosso, sebbene non venga mai nominato. E’ il colore del sangue che il poeta non vuol vedere («que no quiero verla»), perchè gli darebbe troppo dolore. Invoca l’arrivo prematuro della sera e del buio che così non gli consenta di vedere il sangue dell’amico. Poi si dà spazio al dolore dalla presa di coscienza che un grande torero come lui non ci sarà più o che se ci sarà dovranno passare ancora molti anni. Sebbene come dice Lorca la gente lo dimenticherà in breve tempo come sempre succede con tutte le persone morte, lui intende elogiarlo, celebrarlo e ricordarlo con i suoi versi affinchè la sua memoria non venga mai meno.

Un pregiatissimo componimento che coniuga in maniera nobile poesia e tauromachia e che va letto in profondità.

LORENZO SPURIO

11-04-2011

Madrid, trentasei giornate di corride

Da pochi giorno il Consejo Taurino de la Comunidad de Madrid (il consiglio taurino regionale di Madrid) ha reso noto il calendario e il programma della temporada taurina madrileña che ovviamente avrà luogo alla Plaza de Toros de las Ventas.  Subito l’agenzia Taurodelta si è occupata di stampare i cartelli con le varie date in programma. La serie di appuntamenti inizierà sabato 30 aprile con novillos (tori giovani) dell’allevamento di Antonio Palla che verranno toreati, sfidati, da Cristian Escribano, López Simón e Adrián de Torres.

Gli appuntamenti proseguiranno per tutto il mese di maggio e avranno il loro apice in concomitanza con i festeggiamenti per San Isidro (17 maggio) e poi quelli per l’Aniversario. In totale si avranno trentasei giornate di corride che si concluderanno giovedì 12 giugno.  Chi si recasse a Madrid in questo arco di tempo è consigliabile prendere parte ad almeno una corrida, una delle massime espressioni della cultura spagnola. Per coloro che sono interessati e desidererebbero avere maggior informazioni sulla location, i costi, gli orari e il tipo di asiento (sedile) potranno trovare tutte le informazioni necessarie sul sito ufficiale dell’agenzia che si occupa delle corride di Madrid all’indirizzo http://www.taurodelta.es/

Alcuni degli appuntamenti con i più grandi toreri spagnoli: El Cid sfiderà tori il 17 e il 27 maggio, El Juli il 18 maggio e l’8 giugno, Manzanares il 20 e il 24 maggio, César Jiménez il 29 e il 31 maggio.

Sempre rimanendo in argomenti taurini degna di nota è Noelia Mota, donna torero che recentemente ha avuto buon esito in una corrida a Navalmoral de la Mata (Cáceres, Extremadura) dove ha cortado tres orejas y rabo (ha tagliato tre orecchie e una coda). In base alle leggi che regolano la corrida la giuria della commissione al termine della corrida dà parere positivo o meno al taglio delle orecchie e della coda dell’animale a seconda della condotta del torero nella sfida. Un ottimo risultato il suo dunque. Noelia Mota ritorna con successo a toreare dopo l’incidente che aveva sofferto nella precedente temporada taurina a Marbella.  L’arte taurina, cosi come ogni forma di arte, si differenza grandemente al suo interno in vari sottogeneri, la corrida propriamente detta, la novillada, la novillada sin picar e la novillada picada, e il rejoneo. Quest’ultimo è una sfida taurina, particolarmente diffusa in Portogallo, dove il rejoneador non sfida il toro sui suoi piedi ma cavalcando un cavallo. Per il rejoneo sono previste regole, tempi, caratteristiche e strategie differenti.


A sinistra una foto di un rejoneo, a destra di una corrida.

Similmente tutte le altre plazas de toros spagnole stanno annunciando i loro programmi per questa temporada. In Catalogna, in base alla legge che è stata votata dalla Generalitat (il governo locale) quest’anno sarà l’ultima stagione taurina.

Fonti

http://www.elmundo.es/

http://www.taurodelta.es/

LORENZO SPURIO

06-04-2011

La ultima temporada taurina a La Monumental

Tra meno di un mese inizierà l’ultima temporada taurina a Barcellona dato che recentemente la comunità autonoma di Catalogna ha votato l’abolizione delle corride. E’ stata la prima e per ora l’unica comunità autonoma spagnola a votare una decisione di questo tipo ma va tenuto presente che la Catalogna è la regione spagnola più diversa e lontana dalla cultura tipicamente spagnola. E’ nota l’avversione tra Barcellona e Madrid. Tra castigliano e catalano. La cultura catalana ha teso negli ultimi anni a enfatizzare gli aspetti meno dichiaratamente castigliani. Essendo la corrida, la lidia de toros, un elemento culturale più propriamente legato e connesso alla Spagna castiza, i catalani non ci hanno pensato due volte a votare contro questa pratica che definiscono una barbarie. Per i catalani che invece amano le corride a partire dal 2012 non dovranno far altro che recarsi in una delle tante plazas de toros presenti sul territorio spagnolo.

(Nella foto il torero Finito de Cordoba durante una corrida)

La temporada taurina barcellonese inizierà  con una novillada[1] la domenica di Pasqua, il 24 aprile 2011 e si chiuderà il 26 settembre con la celebrazione della Mercé, la patrona della città. Ci saranno corride il 1, il 13 e il 29 di maggio, il 26 di giugno,  il 3, 10, 17 e 24 luglio e il 7,13, 21 e 28 d’Agosto per culminare poi il 24 e 25 settembre con la festa de la Mercé. Durante la festa de la Virgen de la Mercé viene ballata la tipica sardana e compositi gruppi di castelleros formano castelli umani alti svariate decine di metri nella centrale plaza San Jaime.

La plaza de toros di Barcellona, la Monumental, è una delle più grandi e prestigiose di tutta la Spagna dopo Las Ventas di Madrid e la Maestranza di Siviglia.  Da essa sono nati talentuosi toreros che hanno avuto fama mondiale.


LORENZO SPURIO

29-03-2011


[1] La novillada è una corrida nella quale si torea con toros novillos, ossia giovani e dove il torero generalmente non ha ancora ricevuto l’alternativa, una sorta di esame con il quale il lidiador o torero principiante diventa matador de toros. La alternativa è una sorta di rito di passaggio che consente al torero principiante di diventare un torero a tutti gli effetti che può sfidare toros bravos.

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