“Spatriati” di Mario Desiati. Recensione di Gabriella Maggio

Recensione di GABRIELLA MAGGIO

Prima di Claudia, la realtà era quella che mi raccontavano e non quella che vedevo“, dichiara all’inizio del romanzo Francesco Veleno, il protagonista di Spatriati di Mario Desiati, edito da Einaudi, vincitore del Premio Strega 2022. Cresciuto nell’apatia del quieto vivere, Francesco non si rende conto della crisi matrimoniale dei suoi genitori se non quando risulta evidente che la madre ha una relazione con il padre di Claudia.

Pur cercando di salvare le apparenze, le due famiglie di Francesco e di Claudia sono al centro dei discorsi degli abitanti di Martina Franca. Mentre Francesco tende a chiudersi in se stesso, Claudia affronta a viso aperto la situazione, mostrandosi in pubblico con gli abiti del padre. È una ragazza libera, diversa dai compagni di scuola nelle letture, nei gusti musicali, nell’indipendenza del pensiero. Non si comporta, né si veste mai come gli altri. A chi glielo chiede risponde: “È già difficile essere uguale a me, figuriamoci essere uguale agli altri”. È la relazione tra i loro genitori che spinge Claudia ad avvicinare Francesco, che chiuso nel suo silenzio l’ha già da tempo notata e se n’è innamorato.Tra i due nasce un legame fortissimo, una reciproca intima dedizione che va oltre l’amore come innamoramento e dura nella vita adulta senza però limitare la libertà e la possibilità di fare le esperienze che si presentano ad entrambi.

Claudia e Francesco si confidano tutto, sostengono le scelte reciproche, non si giudicano, si accettano. Il loro rapporto maieutico è anche sostitutivo del genitore che prima di loro ha seguito il proprio impulso che l’ha sottratto ad un quieto vivere castrante. Francesco è in qualche modo anche un padre per Claudia e lei la madre per lui. Di pagina in pagina il lettore percepisce che il loro rapporto è complesso, è intellettuale, emotivo, viscerale e s’intreccia a quello con il luogo d’origine, Martina Franca, con i suoi paesaggi e i suoi colori, le sue tradizioni. Se talvolta le strade di Francesco e Claudia sembrano dividersi, alla fine tornano sempre a rincontrarsi perché entrambi condividono “i semi della poesia, l’intreccio delle radici” l’attenzione al mondo interiore. Ma anche per la complicità di sentirsi fuori del tempo e l’illusione di essere salvi, perché ormai liberi di assecondare quello che ciascuno sente di essere, non le aspettative della società.  Claudia aiuta il più timido Francesco a conoscersi e a seguire le proprie inclinazioni, invitandolo a Berlino, dove si può essere liberamente trasgressivi e sperimentare l’istinto del proprio corpo: “Lì Claudia era libera, si amava e si perdeva, lavorava e mangiava, falliva e ricominciava da capo, senza mai sentirsi uno zero”. 

A Berlino Francesco incontra Andria e con lui vive l’esperienza decisiva e liberatoria della sua  vita. Spatriati, come dice il titolo, nel dizionario martinese-italiano indica chi è incerto, senza meta ed esprime compiutamente  la lunga strada che i due giovani percorrono prima di ritrovare  se stessi. Altre parole martinesi crestiene, malenvirne, che danno il titolo ai primi capitoli del libro, richiamano la cultura paesana, il pensiero meridiano, la gioventù trascorsa nella provincia mediterranea, dove andare lenti è conoscere le differenze della propria forma di vita. Le parole tedesche Ruinenlust, Senhsucht, Torschlußpanik che danno il titolo agli altri capitoli si riferiscono  all’età adulta  vissuta  a Berlino, alle  percussioni della musica techno, all’accettazione e alla pratica dell’essere spatriati.

L’ultimo capitolo, Amore, è da intendersi, come  dice  in un’intervista  Desiati,  nel significato del dialetto martinese, “e non vuol dire amore come potremmo pensare, bensì è sinonimo di sapore. Una polisemia così sconvolgente che l’ho trovata perfetta per quello che avevo in testa di far succedere nell’ultimo capitolo. Volutamente ho lasciato in sospeso la definizione di amore con i suoi esiti finali”. Particolare rilievo ha nella narrazione il richiamo a poeti e scrittori pugliesi che alimentano  la formazione di Claudia e successivamente quella di Francesco. Spatriati è narrato in prima persona da Francesco con un linguaggio a volte poetico, che denota la costante ricerca linguistica dell’autore. La lettura scorre agevole e coinvolgente.

GABRIELLA MAGGIO

L’autrice della presente recensione ha autorizzato il gestore del blog alla sua pubblicazione senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in seguito. La riproduzione del presente testo, in forma integrale o di stralci e su qualsiasi tipo di supporto, è severamente vietata in assenza dell’autorizzazione esplicita da parte dell’Autrice.

“M, Il figlio del secolo” di Antonio Scurati, recensione di Gabriella Maggio

Recensione di Gabriella Maggio

Premio Strega 2019 “M Il figlio del secolo” l’ampio romanzo di Antonio Scurati affronta un argomento ancora divisivo per gli Italiani con stile essenziale e ben sorvegliato in tutte le numerose pagine. Il racconto, articolato in brevi capitoli forniti di titolo, luogo e data dell’episodio raccontato, ha inizio il 23 marzo 1919 a piazza S. Sepolcro a Milano con la fondazione dei Fasci di combattimento e si conclude con la seduta della Camera dei Deputati del 3 gennaio 1925. L’interesse del libro è duplice per quello che esso è in sé come lingua, stile, metodo d’indagare e narrare la storia e per quello che assume nel panorama letterario contemporaneo. Rispetto a quest’ultimo, concentrato soprattutto sull’interiorità del personaggio ripiegato su se stesso, indagato in un arco temporale ristretto, “M” diverge collocando il protagonista in un ampio contesto spazio-temporale, ricostruito con cura per mezzo di attente ricerche storiche supportate da stralci della stampa del tempo e da testimonianze di prima mano. Per questo lo stesso autore ha definito l’opera “romanzo documentario” . Scurati descrive la complessità dei fermenti della società italiana negli anni seguenti la Prima Guerra Mondiale, nei quali avviene l’ascesa politica di Mussolini, che, espulso dal Partito Socialista, s’appoggia d’istinto agli Arditi, che “per tre anni erano stati un’aristocrazia di guerrieri….tornati alla vita civile, sarebbero stati un mucchio di disadattati. Diecimila mine vaganti”. Il giovane direttore de “Il Popolo d’Italia” ben guidato da Margherita Sarfatti, bella, ricca e colta, riesce ad incanalare e a mettere a frutto il suo “istinto” politico privo di strategia, ma non dell’ obiettivo del potere: “Cerco il polso della folla e sono sicuro che il mio pubblico ci sia”. La lettura scorre rapida ed attenta, facilitata dallo stile elegante nella sua semplicità e sobrietà. Qualcuno ha detto che gli anni ‘20 assomigliano alla condizione storica attuale. Mi sembra un’interpretazione tanto facile da scadere nel banale. La storia non si ripete. La sua conoscenza è però importante perché agevola la comprensione del presente in quanto svela i caratteri degli uomini e le molle del loro agire. In una parola ci parla di noi. Tuttavia i contesti nei quali gli uomini si muovono sono determinanti per le loro strategie, i successi o gli insuccessi. Ѐ il contesto che fornisce l’occasione per emergere, direbbe Machiavelli.

GABRIELLA MAGGIO

L’autrice della recensione acconsente alla pubblicazione su questo spazio senza nulla pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro. E’ severamente vietato copiare e diffondere il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. Il curatore del blog è sollevato da qualsiasi pretesa o problematica possa nascere a seguito di riproduzioni e diffusioni non autorizzate, ricadendo sull’autore dello stesso ciascun tipo di responsabilità.

Si è spento lo scrittore Sebastiano Vassalli

La morte improvvisa di Sebastiano Vassalli di recente candidato al Nobel

È stato stroncato da un male incurabile. La chimera del 1990 è il suo capolavoro tradotto nel mondo e adottato a scuola accanto aiPromessi sposi. Aveva appena terminato un nuovo romanzo, Io, Partenope, in uscita il 12 settembre, quando avrebbe ritirato il premio Campiello alla carriera. Nelle sue opere, pubblicate da Einaudi, Interlinea e Rizzoli, viaggi nel tempo e metafore della società contemporanea alla ricerca del carattere nazionale degli italiani. Mercoledì dalle ore 10 camera ardente alla Biblioteca civica negroni di Novara e funerali civili alle ore 17,30 al Broletto di Novara, con una lettura no stop dei suoi testi a cura della sua casa editrice novarese.

Sebastiano Vassalli

È mancato improvvisamente per un male inguaribile lo scrittore novarese Sebastiano Vassalli che di recente aveva ricevuto notizia della candidatura ufficiale dell’accademia svedese al premio Nobel 2015 per la Letteratura. L’autore della Chimera, romanzo nel 1990 premio Strega da poco riedito nella “Bur”, tradotto in tutto il mondo e molto adottato nelle scuole superiori accanto ai Promessi sposi, è nato a Genova nel 1941 ma fin da piccolo ha vissuto a Novara; viveva da anni in un’antica casa in mezzo alle risaie in località Marangana dove conduceva un’esistenza sobria e riservata, quasi eremitica, dedicandosi alla scrittura. L’annuncio è stato dato dalla moglie e dal Centro Novarese di Studi Letterari. I suoi libri sono pubblicati da Einaudi, Rizzoli e Interlinea. Aveva appena terminato un nuovo romanzo, Io, Partenope, in uscita il 12 settembre, quando avrebbe ritirato il premio Campiello alla carriera.

Mercoledì dalle ore 10 camera ardente alla Biblioteca civica negroni di Novara e funerali civili alle ore 17,30 nell’antico al Broletto di Novara, luogo di memoria storica e letteraria dove trascorse l’ultima notte di dolore la giovane Antonia protagonista della Chimera.Nell’occasione Interlinea ricorderà l’autore invitando a un reading no stop del suo capolavoro durante l’apertura della camera ardente in biblioteca, di cui vassalli è stato testimonial.

I maggiori dati biografici di Vassalli sono raccolti nel sito dello scrittore www.letteratura.it/vassalli. Negli anni anni ’60 e ’70, dopo la laurea in Lettere con una tesi sull’arte contemporanea e la psicanalisi discussa con Cesare Musatti e durante un primo periodo di insegnamento, spicca l’attività di pittore ed esponente della neoavanguardia nell’ambito del Gruppo 63. Ha infatti esordito con testi poetici affermandosi con alcune prose sperimentali (tra cuiNarcisso del 1968 e Tempo di màssacro da Einaudi) travasando nella pagina, attraverso un furore linguistico e una satira culturale, le inquietudini politico-sociali di quegli anni. Rispetto a queste esperienze giovanili, Abitare il vento del 1980 segna il primo tentativo di un distacco e di una svolta. Il protagonista, come nel successivoMareblù, si sente incapace di cambiare il mondo con metodi trasgressivi e rivoluzionari (e poi si chiede: contro chi?). Vassalli cerca quindi nuovi personaggi o, meglio, una letteratura pura (in questo senso è per lui emblematico il poeta Dino Campana, la cui vicenda è ripercorsa nella Notte della cometa, la prima opera della stagione narrativa matura) e una dimensione esistenziale anch’essa pura, come la fanciullezza, che è al centro della ricerca delle origini della società odierna nel romanzo L’oro del mondo, ambientato nel dopoguerra. Intanto Vassalli non smette di indagare il mondo con eclettismo intellettuale (si pensi ai pamphlet Sangue e suolo e Il neoitaliano). L’investigazione letteraria delle radici e dei segni di un passato che illumini l’inquietudine del presente e ricostruisca il carattere nazionale degli italiani è quindi approdata prima al Seicento con La chimera, un successo editoriale del 1990, poi al Settecento diMarco e Mattio, uscito l’anno dopo, quindi all’Ottocento e agli inizi del Novecento prima con Il Cigno nel 1993 e successivamente conCuore di pietra, dove ricrea un’epopea della storia democratica dell’unità d’Italia fissando come protagonista una grande casa di Novara. Nei libri a cavallo del Duemila lo scrittore si è avvicinato al presente riscoprendo anche il genere del racconto, soprattutto con La morte di Marx e altri racconti del 2006 e L’italiano dell’anno successivo, prima del ritorno al romanzo fondato sulla storia con Le due chiese, del 2010, anno in cui, alla vigilia dei settant’anni, ha dato alle stampe un’autobiografia in forma di intervista, Un nulla pieno di storie, presso Interlinea, la casa editrice dove è uscita anche la raccolta di saggi e letture Maestri e no e vari testi.

Attenzione privilegiata ha sempre dedicato al territorio novarese ricevendo anche il premio alla carriera Dante Graziosi/Terra degli aironi per la narrativa di pianura. Tra i suoi atti d’amore per i suoi luoghi vanno ricordati almeno Il mio Piemonte, con fotografie di Carlo Pessina, e Terra d’acque. Novara, la pianura, il riso, con presentazione di Roberto Cicala, con fotografie a colori, editi da Interlinea, come Il robot di Natale e altri racconti, Natale a Marradi. L’ultimo Natale di Dino Campana e di recente Il supermaschio da Alfred Jarry. Interventi militanti di Vassalli sono stati pubblicati sui quotidiani “La Repubblica”, “La Stampa” e “Corriere della Sera”, negli ultimi anni con la rubrica “Improvvisi”. Nel 2014 con Terre selvagge è passato a Rizzoli, che a fine primavera ha pubblicato Il confine. È del maggio 2015 la candidatura ufficiale dall’accademia svedese al premio Nobel per la Letteratura.

Un profilo video dello scrittore su YouTube:https://www.youtube.com/watch?v=wuofOCuOExw

Scheda biobibliografica su Sebastiano Vassalli: http://www.novara.com/letteratura/bibliografia900/vassalli.htm

Il sito dello scrittore: http://www.letteratura.it/vassalli/

Vassalli su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Sebastiano_Vassalli

Una battuta dello scrittore sulla sua terra di risaie: https://www.youtube.com/watch?v=R41b8eU4K0c

(Testo ricevuto via mail dall’Ufficio Stampa Interlinea in data 27-07-2015)

Un sito WordPress.com.

Su ↑