A Fabriano un incontro per ricordare lo scrittore generazionale Pier Vittorio Tondelli

A Fabriano un incontro per ricordare lo scrittore emiliano a 25 anni dalla morte

Sabato 14 ottobre alle ore 17 presso la Sala “D. Pilati” della Biblioteca Multimediale “R. Sassi” di Fabriano si terrà una conferenza a cura dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi tesa a ricordare lo scrittore generazionale emiliano Pier Vittorio Tondelli a venticinque anni dalla sua morte. Aprirà l’evento lo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio (Presidente della Ass. Euterpe) con un saluto d’apertura e un breve intervento introduttivo.

Pier_Vittorio_TondelliPier Vittorio Tondelli (Correggio, 1955 – Reggio Emilia, 1991) personaggio controverso e dibattuto della scena culturale degli anni ‘70/’80: ritenuto maledetto e degenerato, per le tematiche che presentavano i caratteri di un morbo endemico, dunque pericoloso, è stato riscoperto e riletto solo recentemente, a distanza dalla sua morte, permettendo un congruo inserimento nella scena sociale del periodo in cui visse di cui si contraddistinse per eccentricità e grande fame di vita. Il suo primo libro, “Altri Libertini” (1980), ben presto un must del momento tra i giovanissimi, venne accolto con fastidio e riprovazione dall’opinione pubblica d’impostazione conservatrice, difatti la pubblicazione venne di fatto sequestrata perché contenente materiale osceno. Tra le sue altre opere i romanzi “Pao-Pao” (1982), “Rimini” (1985), “Biglietti agli amici” (1987), “Camere separate” (1989) e le raccolta di saggi “L’abbandono” (1981) e “Un weekend postmoderno” (1990).

Lo scrittore e studioso Enos Rota, che fu amico dello stesso Tondelli, ne parlerà al pubblico tracciando la complessità della sua figura umana e letteraria fornendo un puntuale inserimento nel contesto sociale in cui visse. Rota tratteggerà la storia dello scrittore di Correggio passando dal successo letterario, al suo rapporto con i lettori e la sua scrittura emotiva, calda e avvolgente, finanche le controversie, le critiche suscitate. Lo studioso parlerà di questo e altro proponendo un percorso ravvicinato e amicale nella storia difficile e così breve di Tondelli fornendo anche alcune tracce di lettura contenute nel volume di cui è autore, “Biglietti a un amico” (Edizioni Magellano, 2017) dedicato all’amico scomparso.

Stefano Bardi, collaboratore della rivista di letteratura online “Euterpe” con saggi e critiche letterarie, interverrà ponendo un approfondimento in merito all’attività editorialista di Tondelli e in particolare sulla curatela in tre volumi da lui prodotta del noto progetto under 25 “Giovani Blues-Belli & Perversi-Papergang” con il quale si proponeva la valorizzazione di giovani esordienti. Lo stesso Bardi poco tempo fa ha dedicato allo scrittore di Correggio un approfondimento sull’attività letteraria di Tondelli dal titolo “Omosessualità e transessualità. L’amore è sempre amore: Pier Vittorio Tondelli” pubblicato sul numero 18 della rivista “Euterpe” (Gennaio 2016).

Durante l’intero evento verranno proiettate immagini inerenti a Pier Vittorio Tondelli: la sua vita, le amicizie, le sue frequentazioni, tanto letterarie che non, da averne permesso la costruzione di una sorta di mito generazionale, in parte impolverato e che è doveroso ricordare adeguatamente, avendo dettato pagine importanti della letteratura italiana contemporanea.

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327 5914963

 

Biblioteca Multimediale R. Sassi

info@bibliotecafabriano.it

Tel. 0732 709390

 

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Venerdì 27 nov. a Rimini la presentazione de “I poeti e la crisi” a cura di Giovanni Dino

Fara Editore in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Rimini

Presenta il ciclo di incontri con narratori, poeti e…

“Il verso della trama”

nella splendida Sala degli Arazzi del Museo della Città

via L. Tonini, 1

ogni trama ha almeno un verso e i versi più di una trama

venerdì 27 novembre 2015 alle ore 17.00

Giovanni Dino presenta l’antologia

I poeti e la crisi (Fondazione Thule Cultura)

saluto dell’Assessore alla Cultura Massimo Pulini

interventi di alcuni autori (Anna Maria Tamburini, Alessandro Ramberti, Ardea Montebelli, Caterina Camporesi, Lorenzo Spurio e altri)

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“Nel fruscio feroce degli ulivi” di Angela Caccia, recensione di Lorenzo Spurio

Nel fruscio feroce degli ulivi
di Angela Caccia
prefazione di Davide Rondoni
Fara Editore, Rimini, 2013
ISBN: 978-88-97441-23-6
Pagine: 91
Costo: 12€
 
Recensione di Lorenzo Spurio

 

 

Il tempo è un oceano inclemente
separa la battigia dall’orizzonte (p. 38).

 

imagesChe cosa si nasconderà tra quel “fruscio feroce degli ulivi”? E’ la primissima cosa che mi sono domandato, libro alla mano, prima di avventurarmi in questa curiosa lettura. E, soprattutto, perché il fruscio è “feroce”? Ho immaginato scenari paesaggistici estremi dove la natura si manifestava con forza ed energia tanto da motivare un fruscio “feroce”, qualcosa del tipo rintracciabile in passi di romanzi di Thomas Hardy o Jack London. Il percorso interpretativo, però, era sbagliato.

Questo libro, che si apre con una preziosa nota introduttiva scritta da Davide Rondoni, si compone di sessantatré poesie che, pur condividendo un progetto concettuale che le unisce, possono essere suddivise in vari sotto-temi: si notano, infatti, poesie dal chiaro intento sociale e che si focalizzano, quindi, su comportamenti/usi diffusi nella nostra contemporaneità (“Facebook”) e di eventi storicizzati (“Anno 2012”, “Lettera alla mafia”, “A Giovanni Paolo II”), c’è poi una attenzione sull’atto poetico (quei “coriandoli di idee”, p. 24) come creazione dove la poetessa confida il legame che la unisce alla letteratura, alle aspirazioni e  influenze (“Autobiografia”, “Ho letto Borges”) e in ogni caso il tutto è condito da elementi che riconducono alla natura, soprattutto vegetale (l’ulivo, ad esempio) e la natura nel suo divenire (l’alba e il crepuscolo), ma che richiamano anche il mito classico come nel caso di “L’eco”. Gli accurati e mai pedanti riferimenti paesaggistici hanno di certo un legame stretto della poetessa con la sua terra originaria, che in queste liriche viene affrescata talvolta in maniera colorata, altre volte con un cromatismo sbiadito: “Vivo l’oggi e/ il passato è già un magnete/ il paesello natio a cui si torna” (p. 22). Una sorta di manifesto della poetica della donna è contenuto il “Parole in fuga” il cui titolo sembrerebbe un rimando alla poetica avanguardistica di inizio secolo del ‘900, in realtà qui Angela Caccia esplica il suo rapporto con la Parola: “Parole parlanti le tue/ parole scritte in fuga// corrono scalze/ su frescure di sabbia tersa” (p. 19). Il linguaggio è a tratti evocativo, a tratti volutamente scarnificato e acuminato (“fruscio feroce”, p. 13; “ossario di parole”, p. 14).

La natura ne esce come quel luogo che attornia l’uomo, ma che lo guarda di sottecchi, quasi in maniera infingarda e la poetessa, dall’animo sensibile, ne avverte un leggero timore, consapevole che è Essa che comanda tutte le nostre esistenze. Ed è per questo che il fruscio è “feroce”, che si fa violento e sconsiderato e che “il vento […] si spera [sia] amico” (p. 16) e il ciottolo è “assetato di sale” (p. 17): sembra che la natura –anche quella inanimata- si umanizzi e inveisca contro l’uomo. Se ci chiediamo perché, la poetessa non ci illumina su questo e possiamo sentirci liberi nell’interpretare: perché l’uomo ha sfruttato la natura? perché la contamina e la oltraggia? E’ una lettura possibile.

Le introspezioni continue della poetessa si realizzano attorno a una analisi che potremmo definire toponomastica degli spazi geografici: spesso vi è il contrasto tra centro e periferia: “Vivo la mia periferia/ nell’insana nostalgia del centro/ – dice il Cuore” (p. 17); “Poesia/ mistero e maledizione// infermiera del pensare/ e ripensare// cammino verso il centro/ o procedo in tondo…” (p. 26).

Una silloge di ampia caratura dove è la vasta gamma dei sentimenti umani ad essere tracciati con pennellate che lasciano il segno: liriche cupe e riflessive (“La morte/ sbuccia ogni giorno/ una scorza d’umano/ conia l’orfano/ la vedova// ma sventrata d’un figlio/ come si chiamerà la madre?”, p. 54), poesie critiche nei confronti della società (“sconfessa il fasullo del mondo”, p. 42; “un quotidiano che/ forgia uomini di pietra”, p. 62), ma estremamente lucide, manifesto di una poetessa che ha molto da dire e che lo fa nel migliore dei modi. C’è poi spazio per liriche dolorose pensate come commemorazione di gravi calamità naturali quali il terremoto in Emilia e gli allagamenti sofferti dalle Cinque Terre descritti come “una pioggia impietosa [che] ha tumulato la/ Liguria” (p. 71)

Questo libro ci fa viaggiare in terre verdi e profumate, ai bordi di mari, ci fa sentire il rumore delle fronde degli ulivi e ci fa bagnare della guazza delle felci. La poetessa ci accompagna mano nella mano e a piedi scalzi su queste terre tutt’ora inviolate e dove la Natura manifesta ancora la sua incorrotta potenza.

   

a cura di Lorenzo Spurio

(scrittore, critico-recensionista)

 Jesi, 06-05-2013

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