“Antologia di Poeti contemporanei dei Balcani” a cura di Paolo Maria Rocco ed Emir Sokolović

A continuazione si  segnala la recente pubblicazione di poesia Antologia di poeti contemporanei dei Balcani (LietoColle Editore, Faloppio, 2019, pp. 289) a cura di Paolo Maria Rocco e Emir Sokolović che contiene (diciotto poeti dalla Slovenia alla Macedonia con testo italiano a fronte, riportando alcuni testi degli stessi curatori.

I poeti antologizzati nel volume (in ordine alfabetico) sono: Natasa Butinar, George Nina Elian (pseudonimo di Costel Drejoi), Alden Idriz, Tode Ilievski, Norica Isac, Slobodan Ivanovic, Zlatko Kraljic, Marko Kravos, Luljeta Lleshanaku, Borut Petrovic Vernikov, Dusan Pirc,Vid Sagadin Zigon, Fahredin Shehu, Goran Simic, Emir Sokolovic, Marin Tudor, Almir Zalihic, Visar Zhiti (In Appendice poesie di Paolo M. Rocco tratte da “Bosnia, appunti di viaggio e altre poesie” Ensemble Editore 2019). I traduttori delle loro poesie (in ordine alfabetico) sono: Darja Betocchi, Natasa Butinar, Alessia Doda, Miodrag Mica Golubovic, Alden Idriz, George Nina Elian, Paolo Maria Rocco, Giacomo Scotti, Rosangela Sportelli.

 

La bellezza del fare

di Paolo Maria Rocco  

9788893821148_0_306_0_75.jpg«Questo è un libro di poesia. Non lo abbiamo voluto per scrivere la vicenda della poesia balcanica contemporanea. Non abbiamo pretese storicistiche. I testi che qui presentiamo non sottendono l’adesione a scuole o movimenti; e neppure rappresentano una raccolta ‘dal fior fiore’. Abbiamo chiesto ai Poeti di fornirci una selezione delle loro poesie, delle quali il critico-antologista si è limitato a trarre il percorso esemplare. Abbiamo voluto assecondare il pensiero della poesia non l’esigenza di una sistemazione. Da sempre credenti nell’autonomia dell’arte, abbiamo voluto evitare che l’Idea prevalesse sulla Poesia, perché la lettura critica non sormontasse la voce dei poeti. Abbiamo scelto gli Autori tra i poeti più conosciuti, che proponessero una propria visione del mondo, una poetica e uno stile, ma che non necessariamente provenissero dal circuito del mainstream culturale e che non rappresentassero a tutti i costi una linea di tendenza. Questa scelta ci ha portato a rinunciare alla completezza a favore di valori poetici realizzati e non emblematici di un certo gusto del momento o di una particolare fisionomia dell’Autore. Abbiamo privilegiato quei testi poetici che ci sono apparsi i più fedeli al significato etimologico di poiéin e di téchne, del fare come creare, e dell’arte come tecnica non intesa, però, come artificio ma dotata di una sua particolare specificità e essenza in quanto portatrice di verità e di un valore di conoscenza del mondo.

A parte quattro eccezioni, tutti i Poeti antologizzati sono esordienti in Italia, avendo però essi già pubblicato raccolte di poesie in vari Paesi d’Europa e del mondo. Molti degli Autori hanno offerto a questa indagine poesie inedite sia in Italia che nelle loro patrie d’origine.

Pensare un’Antologia di poeti dei Balcani è stato innanzitutto un modo per ringraziare la terra, le donne e gli uomini che ci hanno guidato dalla Slovenia alla Macedonia alla loro scoperta e alla scoperta della creatività della poesia in una regione tanto significativa per la storia e la cronaca europee ma così ancora poco frequentata in Italia. Ed ha significato accedere – per dire con Paul Valéry – in quel momento vertiginoso in cui qualcosa si distrugge perché qualcosa si produca, proprio là dove ribatte ancor oggi l’eco della distruzione nella provvisorietà del linguaggio che oscilla tra spinte all’isolazionismo e abbattimento dei muri della divisione sociale, politica e culturale. È del 2017 l’Appello firmato a Sarajevo da circa duecento tra scrittori, accademici, linguisti a sostenere la necessità di uniformare in una sola lingua i tre idiomi del croato, del bosniaco e del serbo, suscitando interrogativi, perplessità e contestazioni, nel mentre in Montenegro si percorre la strada opposta: quella della creazione di una lingua di cultura identitaria. Una provvisorietà e anche una contraddittorietà di prospettive che il linguaggio della poesia fa proprie. E là dove ribatte l’eco di guerre e dittature quando si pensi ai regimi repressivi e antidemocratici della Romania di Ceausescu e dell’Albania di Hoxha.

Reduci da una devastazione che si è fatta strada anche nella lingua i poeti trovano un loro idioma, che li unisce, al quale affidare una loro verità, nella qualità della loro percezione, ma pure nella peculiarità di un linguaggio che muta nell’angoscia del deflagrare dell’Io e del senso, ci dicono i poeti nelle forme dell’orfismo, dell’elegia, del verso libero, della canzone. Oggi la ricostruzione di un’identità culturale – di cui troviamo segni rivelatori in alcune di queste poesie lontane però dall’affermare un nazionalismo ideologico – sembra esprimersi nell’urgenza dei nostri Autori di diffondere l’idea della cultura e della creatività dell’arte come strumenti di riconciliazione. Il tentativo è quello di superare il sentimento di una tragedia epocale che ha distrutto vite e orizzonti, elaborandola liricamente quella tragedia in un’analisi che non fa prigionieri, nell’interpretazione del presente e del futuro, nel segno delle rispettive Storie e Tradizioni. Non si può prescindere da questo dato e dall’effetto che esso suscita nella sensibilità del poietes, di colui che fa nascere qualcosa all’Esistenza, di colui che crea l’opera. Se la creatività della poesia nei Balcani non può non ricondursi all’esperienza di un male di vivere che è soggetto e oggetto della riflessione profonda di questi poeti, essa si costituisce in bellezza del fare che restituisce umanità all’uomo disumanizzato.

I poeti, donne e uomini delle terre dei Balcani occidentali, hanno biografie che, come le loro poesie, tendono a un atto liberatorio di denuncia, sempre discorso intorno al mondo e dialogo con il mondo: denuncia della disumanizzazione e la nuda e cruda sua espressione allo scoperto dello sguardo di chi vuol vedere questo transito della storia. Poeti che assieme alle loro comunità sociali e politiche si trovano oggi nel mezzo di una transizione».

Paolo Maria Rocco

 

La pietra focaia dei Balcani

di  Emir Sokolović

«È trascorso molto tempo dall’ultima pubblicazione di un’Antologia che potesse registrare al suo interno una selezione accurata e critica di poeti balcanici. Per quanto l’arte possa e debba prendere corpo esclusivamente da principi creativi, abbiamo pensato a una geografia quasi dimenticata per la quale l’aver posto l’accento sul concetto di identità negli ultimi decenni ha prodotto, in linea di principio, solo distruzione. In questo senso, questa Antologia dovrebbe essere, nelle nostre intenzioni, più interessante e più intrigante di altre.

La selezione di scritti che presentiamo non può far sorgere dubbi riguardo al valore dell’autenticità e riguardo al fatto secondo cui il lavoro dei poeti sia originato da un’esigenza necessaria di elevare l’espressione artistica del linguaggio e del milieu anche nel trattare i comuni, più semplici problemi quotidiani: degni di attingere alla Creazione, perché la creatività è il segno distintivo di questi poeti e della direzione della loro percezione, di quel «sto imparando a vedere» del Malte Laurids Brigge di rilkiana memoria:

 … Perché i versi non sono, come si crede, sentimenti (che si hanno abbastanza presto) – sono esperienze. Per un solo verso bisogna vedere molte città, uomini e cose, bisogna conoscere gli animali, bisogna sentire come volano gli uccelli, e sapere i movimenti con cui i piccoli fiori s’aprono il mattino. Bisogna poter ripensare a cammini in contrade sconosciute, a incontri inattesi, e ad addii che si vedevano da tanto in arrivo, (…) a giorni in stanze quiete e raccolte, e a mattini sul mare, al mare, ai mari, a notti di viaggio che frusciavano via alte e volavano con tutte le stelle – e non è ancora abbastanza, bisogna avere ricordi di molte notti d’amore, nessuna uguale all’altra (…). Ma occorre anche essere stati vicino a moribondi, essere stati seduti accanto a dei morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori che entrano a folate. E non basta neppure avere ricordi (…) perché neppure i ricordi sono ancora esperienze. Solo quando essi diventano in noi sangue, sguardo, gesto, anonimi e indistinguibili da noi, soltanto allora può succedere che la prima parola di un verso, in un’ora rarissima, s’alzi ed esca dal loro centro…».

   Emir Sokolović

 

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SULLA STAMPA

Articolo pubblicato il 23 Aprile 2019 su “Nezavisne Novine” (a cura di Milan Rakulj), il  più importante quotidiano della Repubblica serba di Bosnia con sede a Banja Luka (Nezavisne Novine significa ‘Quotidiano Indipendente).

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Articolo dell 19 Maggio 2019 pubblicato su “Olsobodjenje”, il più importante quotidiano della Bosnia Erzegovina, con sede a Sarajevo . Nella fotografia, da sinistra: Alden Idriz, Emir Sokolovic, Paolo M. Rocco. (Oslobodjenje significa Liberazione)

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Tre poesie del giovane poeta “labirintista” Mariano Menna

IL CREPUSCOLO
 
Muore lentamente tra le acque un bagliore:
è fuoco che si spegne all’imbrunire.
La luce indietreggia al cospetto del tempo, 
s’inchina alla notte, elegante signora,
lasciando nel buio le sue lacrime lucenti:
lucciole cosmiche che danzano nel cielo.
Nell’immensa quiete crepuscolare
prendono vita i melanconici pensieri,
infinite tracce dell’umana ragione:
la loro notte calerà col nuovo giorno,
con il risveglio di spaventosi automi,
con i rumori del quotidiano incedere.
 
 
 
Le piogge su Belgrado
 
Piove sulle mie speranze di libertà,
su ciò che rimane della mia felicità,
su questo fallito con in testa un tirolese
che sembra leggero per il freddo di ogni mese.
 
Piove su una Belgrado devastata dalla guerra,
la mia città crolla per il dominio di una terra,
che non porterà niente nelle tasche dei signori,
semmai rovinerà un uomo e fin troppi straccioni.
 
Odo una melodia che quasi combatte con le urla:
è lieve e ben nascosta, ma riesco ad ascoltarla.
Rinnega il senno dell’uomo che lo sfrutta con l’istinto,
perché una bomba a mano non basterà a salvarlo.
 
Uno zingaro è il signore di queste soavi note:
almeno per un giorno curerà le altrui ferite.
Una rossa fisarmonica asseconda le sue dita,
rinnovando nella morte le sue speranze di vita.
 
 
 
 
Il labirinto dei rimorsi 
 
L’umana debolezza, col  flusso di coscienza ,
scolpisce e non cancella i troppi errori erranti,
 che vagano nell’ombra, tra gemiti assordanti,
nel labirinto oscuro che non reca provenienza.
 
Rimorsi che divorano le membra senza indugi,
son bestie della mente, come cani randagi,
 scatenano la forza dei più cruenti naufragi:
non servono ripari, non servono rifugi.
 
La notte apre le porte al dedalico presagio,
scalfisce le barriere illusorie di ogni cuore;
sei schiavo del tuo giorno,  del tacito rumore:
come Teseo, da solo, dovrai trovar coraggio.
 
 


Mariano Menna è nato a Benevento nel 1994. Ha conseguito la maturità scientifica presso l’istituto Polispecialistico Gandhi di Casoria. E’ iscritto al primo anno del corso di laurea in Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli. Nel 2012 è risultato vincitore del Concorso Nazionale “Scrittura attiva” di Tricarico, nella sezione giovani, con la poesia “La ballata del vagabondo”.  Nel  2013  ha pubblicato due raccolte di ???????????????????????????????poesie  “La grande legge” e “ La pagina bruciata”, entrambe edite da Marco Del Bucchia rispettivamente a maggio e novembre; è risultato secondo classificato nella sezione “Giovani” del concorso Nazionale “Città di San Giorgio a Cremano” con la lirica  “Iris” ;  E’ membro cofondatore della corrente  artistico-letteraria del Labirintismo, il più grande movimento d’avanguardia del 2000 con più di 200 iscritti. Nel 2014  si è classificato al 3°posto nella 5^ edizione del premio letterario internazionale “Le parole dell’anima” Città di Casoria (NA)  con il libro di poesie “ La pagina bruciata”  ;al 2° posto alla IX edizione del Premio Artistico – Letterario Internazionale Napoli Cultural Classic con l’inedita “ Il crepuscolo”. E’ stato inserito nelle antologie   “Poesia per Dio” , curata dalla casa editrice “La Ziza” con la poesia inedita “La scelta” (marzo 2014)   e “Fondamenta instabili”, curata da deComporre Edizioni. Alcune sue poesie sono apparse su blog e riviste online come  “ L’ombra delle parole” di Giorgio Linguaglossa,  “Alla volta di Leucade” di Nazario Pardini,  “ La distensione del verso” di Sandra Evangelisti,  “ Le Reti di Dedalus” di Marco Palladini e “Poetrydream” di Antonio Spagnuolo.

“Balcani”: Alessio Parretti esordisce con un romanzo sulla guerra a Sarajevo

balcani_coverRomanzo di fiction, ma basato su racconti di soldati che la guerra l’hanno vissuta in prima persona, oltre che su un lavoro di documentazione capillare (tra cui il dossier dell’Associazione per i popoli minacciati Sezione Bosnia Erzegovina), Balcani è l’esordio letterario di Alessio Parretti, disponibile online nella doppia veste cartacea e eBook.

L’opera ci conduce in una guerra che, tra il ’91 e il ’95, a due passi dall’Italia, ha lasciato profonde cicatrici nella più orientale delle penisole mediterranee europee. A scortarci alle porte dell’assediata Sarajevo è Amir Osmanovic, ventenne studente d’ingegneria che si unisce volontariamente alla resistenza bosniaca, i cui appunti sparsi si alternano ai pensieri scritti dei caporali Parisi, Capasso e D’Amato.

Nato come racconto pubblicato su un blog letterario, Balcani si è presto trasformato in romanzo per volere del web che, commentandolo, riteneva che “una storia del genere non dovesse rimanere chiusa in un cassetto”. E così, il debutto letterario di Alessio Parretti ha deciso di fare di Internet la propria libreria. Infatti non lo troverete sui comuni scaffali “reali” di un negozio, ma su quelli “virtuali” di piattaforme Internet che promuovono il self publishing. Prima fra tutte ilmiolibro.it, ma anche Ibs.it, Amazon.com, laFeltrinelli.it, Bookrepublic.it, Unilibro.it e Libreriauniversitaria.it. Disponibile in doppia versione: cartacea (€ 10,00) e eBook (€ 3,00).

“Il mio nome è Amir Osmanovic, e sono nato a Sarajevo ventitré anni fa. Le pagine che seguono sono il mio diario, il resoconto della mia vita da quando i miliziani hanno circondato la città fino a oggi. Adesso, rileggendo quanto scritto, mi accorgo che non sempre la lucidità ha accompagnato la mia penna, e mi affido alla comprensione di chi recupererà queste memorie. Ho scritto le ultime pagine con l’urgenza di nasconderle e sopravviverle. Perciò, chiunque voi siate, consegnate tutto alle autorità bosniache. Per quanto possa apparirvi delirante, quello che segue (con nomi e fatti) non è altro che la verità, e leggendo comprenderete quanto il vostro intervento possa dimostrarsi utile. Se invece fate parte di quei nazionalisti, allora so già che queste pagine andranno in cenere, perciò vi auguro di seguirle presto.”

L’autore

Alessio Parretti nasce nel 1975 a Firenze, dove vive e lavora come operaio. Avido lettore fin da giovanissimo e appassionato di generi letterari tra loro diversissimi, ha scritto svariate poesie e racconti. Balcani è il suo romanzo d’esordio. A breve in uscita anche la sua seconda produzione romanzesca, Più crudeli del destino.  

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