“Serena e di stelle…”
Dolce e chiara è la notte e senza vento,
Giacomo Leopardi,
da «La sera del dì di festa»
Serena e di stelle
è la notte, di cielo
e di vento che sibila in me…
e pioggia e di vento nell’anima
che fischia
al tedio che l’avvolge
e volge indietro i giorni
di quei perduti dì
che mai
si volgeranno…
(16/3/2012)
“Serena e di stelle”
poesia inedita di Emanuele Marcuccio
Recensione a cura di Lorenzo Spurio
Ho avuto l’occasione di leggere molti testi, alcuni anche in anteprima, prodotti dal poeta palermitano Emanuele Maruccio, e di scriverne alcuni commenti, come una recensione alla sua prima silloge di poesia Per una strada (SBC Edizioni, Ravenna, 2009) o, addirittura, curare la postfazione al suo libro di aforismi in via di pubblicazione.
Marcuccio è un poeta attento e delicato, molto produttivo, del quale sono a commentare questa sua nuova produzione lirica. Come ho già avuto modo di osservare nella recensione a Per una strada, e come rivela lo stesso poeta nella prefazione della stessa silloge, la sua produzione è fortemente ispirata, motivata e imbevuta dei temi e dei topos leopardiani (la sofferenza, la malinconia, la solitudine, lo sguardo pessimista e cupo sulla società che circonda l’uomo). “Serena e di stelle”, ritorna ai motivi del poeta recanatese e il riferimento è ben evidente dai versi iniziali in esergo tratti appunto dalla nota “La sera del dì di festa”.
La poesia di Marcuccio, concisa e densa nei significati, si offre al lettore piacevolmente a partire dall’estetica, dalla sua morfologia, che alterna versi lunghi a versi molto più corti, costituiti da poche sillabe. I temi cari a Leopardi sono ripresi e utilizzati tenendo ben presente questo prestigioso rimando letterario e, come nell’ampia produzione poetica del Marcuccio, si riscontra un senso di cupezza e nostalgia. La tranquillità e la beatitudine del cielo nelle ore notturne contrasta con l’inquietudine e la desolazione dell’animo del poeta il quale pure si deprime per la presa di coscienza del tempo beffardo che scorre e che mai più ritorna, similmente alla concezione shakesperiana del tempo contenuta nei famosi Sonetti.
E’ una poesia che va letta tutta d’un fiato, e poi riletta e riconsiderata. Leopardi fuoriesce da ogni singola parola, dalla cadenza, dalla struttura e dai temi. La facoltà che Marcuccio ha è quella di far rivivere nella nostra contemporaneità un’artista scomparso da tanti anni, riproponendolo a suo modo, e ricordando i suoi pezzi più celebri.
a cura di Lorenzo Spurio
E’ SEVERAMENTE VIETATO RIPRODURRE E/O DIFFONDERE QUESTO TESTO SIA INTEGRALMENTE CHE IN FORMA DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.
