Segnalazione a cura di Lorenzo Spurio
Con l’autorizzazione dell’autrice, che mi ha inviato in anteprima questi testi poetici (da lei definiti “pensieri”) e pagine di un diario personale, sono felice di dare diffusione sul mio blog di questi contributi della poetessa e scrittrice Antonietta Langiu che aiutano a capire il momento di disagio e di sofferenza vissute in questo drammatico momento sociale dettato dalla paura del contagio, dalle restrizioni sociali e, in linea generale, da una messa in crisi della nostro comune vivere.

Antonietta Langiu (Berchidda, SS, 1936), laureata in Sociologia a Urbino, vive da molti anni a Sant’Elpidio a Mare (FM), senza dimenticare la sua terra, la Sardegna, cui “ritorna” spesso con i suoi scritti. Numerose le opere pubblicate tra racconti, saggi e testi monografici: Sa contra – Racconti sardi (1992; riedito 2014), Dietro la casa, libro per ragazzi con schede didattiche (1993), Sas paraulas-Le parole magiche (1999; riedito 2008), L’amica Joyce, libro d’arte (1999), Maestre e maestri in Italia tra le due guerre (co-autrice L. Durpetti), libro di ricerca e storia orale (2004), Immagini lontane (2005), Lettera alla madre (2005), Joyce Lussu. Bio e bibliografia ragionate (co-autrice G. Traini) (2008), Lungo il sentiero in silenzio- Dalla Sardegna all’Europa: diario di vita, di viaggi e di incontri (2008), La linea del tempo (2014), Tessiture di donne (2017). Diversi racconti, corredati da incisioni e inseriti in libri d’arte, si trovano presso raccolte pubbliche e private a Fermo, Fabriano, Urbania, Ancona, Venezia, Aachen e Copenaghen. Saggi e racconti sono stati pubblicati sulle riviste letterarie NAE, l’immaginazione, nostro lunedì, Proposte e ricerche, Sardegnasoprattutto e El Ghibli.
“Confini e orizzonti: l’Alieno COVID-19”
Chi combatte
non si arrende
a un presente alienato.
Chi ha lanciato l’innesto
ha scalfito la natura umana
malato anche lui
se ne sta in disparte.
Quando e a che cifra
tornare indietro
e come è possibile tornare?
Il tempo è corto
l’incontro è difficile
solo da lontano
possiamo salutare
chi come noi
soffre in silenzio.
L’attesa si fa sempre
più remota
ma dobbiamo ritornare
per riprendere
gli istanti perduti
per un’errata
scala di priorità.
Fermiamoci per il tempo
dell’ascolto e della lettura
separati ma vicini
in attesa di un Sempre
che non potrà essere lontano.

Ho scritto questi versi in un momento particolare… Giovedì 26 marzo, mi ha mandato un messaggio WhattsApp l’amico giornalista di Nuoro, Antonio Rojch: era preoccupato per l’invasione del Coronavirus, anche perché soffre spesso, come me, di fibrillazione atriale e le medicine che prende potrebbero, secondo lui, facilitare il contagio. L’ho tranquillizzato, perché mia figlia medico non me ne ha assolutamente parlato. Mi ha risposto, ponendomi altre domande e ciò fino all’una e mezza di notte. Non poteva dormire… e a quel punto neanche io ci riuscivo più, così ho provato a scrivere… Non credo di essere stata positiva, se non attraverso una specie di tunnel luminoso alla fine: “…separati ma vicini/ in attesa di un Sempre/ che non potrà essere lontano.” e gliel’ ho spedita.
Una riflessione è necessaria, anche se non mi sono lasciata sopraffare del tutto dalla paura: stiamo perdendo il senso della nostra esistenza in uno scenario di solitudine, nell’angoscia di un’offensiva e di un attacco decisivo per la sorte di tutti. La nostra è una vita sospesa… Fino a quando?
Niente sarà come prima: un primo passo verso un possibile ritorno alla normalità potrà essere quello di abbandonare ogni teatro di guerra e riportare a casa tutti i nostri militari impegnati in varie missioni all’estero, e utilizzare i risparmi per acquistare materiali sanitari che ci consentano di salvare molte vite umane. Le massime Istituzioni Nazionali e i rappresentanti politici dovrebbero, inoltre, fare un appello generale a tutte le nazioni per sollecitare la sospensione immediata delle operazioni di guerra in atto. Intanto il COVID 19 si espande nel mondo intero. Dobbiamo difenderci, se possibile, ma come?
Ci insegna qualcosa questa pandemia? Sì, ci sono delle precauzioni che dobbiamo assumere per l’incolumità nostra e altrui, tenere conto delle relazioni sociali che ci mancheranno, delle preclusioni negli spostamenti, della capacità di tutti e di ognuno di accettare una realtà terribile. Sono degli imperativi categorici che dovranno improntare il cammino per una rinascita, se abbiamo fatto tesoro degli errori e compiere una vera e propria rivoluzione nella nostra vita:
-rimodellare una società fatta di privilegi e di sperequazioni sociali;
-cambiare una realtà pervasa di disfunzioni ambientali, di disservizi e di inefficienze;
-recuperare una nuova coesione sociale;
-essere parsimoniosi e selettivi, rinunciare al superfluo e concentrarci sull’indispensabile;
-riconsiderare i diritti fondamentali quale la salute e l’istruzione, riconosciute dalla Costituzione come imprescindibili e irrinunciabili;
-attivare la ricerca, dando la possibilità di lavoro e di studio ai tanti giovani costretti a lasciare la propria terra d’origine.
E tutto ciò per cambiare la nostra società prima che sia troppo tardi.
“E per un tratto ancora su tutta la contrada incupì la notte. Ma l’alba non era lontana.” Si tratta della lapidaria epigrafe scritta dal parroco berchiddese, un bravissimo predicatore in tutta l’isola, e scrittore, Pietro Casu, a conclusione del suo libro capolavoro: Notte sarda (il primo romanzo che ho letto da ragazzina), quasi un epitaffio e una metafora che fotografa l’abisso nel quale siamo sprofondati, in attesa di un’aurora di speranza e di ripresa, contro il mostro alieno: incolore, inodore, insapore e allo stesso tempo feroce, aggressivo e crudele.
E per lui io resto a casa, tu resti a casa, egli resta….
Restiamo tutti chiusi a casa, che è diventata una specie di carcere. Intorno regna un silenzio enorme: non passa nessuno per la strada. Ci stiamo rendendo conto, tutti, dell’immensità di quanto stiamo vivendo, ma tanto vera è la sofferenza di questa tenebra, tanto lo è la speranza e la luce che ci porta oltre… perché la vita è più forte della morte… e bisogna crederci.
Altro pensiero
Ognuno è solo
in questo mondo in frantumi
in questo tempo senza nome
in questi momenti sospesi
dove un nemico invisibile
attenta alle nostre vite.
Bisogna stare assieme
la natura umana lo vuole
ma io sono sola
anche tu sei solo
nel silenzio assordante
che ci circonda.
Siamo tutti soli
nessuno incontra l’altro
nella nebbia che scende
a coprire i dolori e i pianti
nell’attesa di un domani
che appare lontano
e che forse non ci sarà.
Altro pensiero…
È come se il tempo
si fosse fermato
e sei ritornato bambino.
Hai bisogno di una mano
che stringa la tua
hai bisogno di una madre
che ti accarezzi il viso
hai bisogno di spazi verdi
pieni di fiori e di profumi
quelli che ti avvolgevano
quando eri fanciullo
là tra i cespugli
di mirto e di lentisco
pieni di nidi di uccelli
che cantavano la primavera.
Altro pensiero…
Ho voglia di passeggiare
di evadere da queste
giornate murate
senza respiro.
Ho voglia di passeggiare
per fuggire all’assedio
che chiude le nostre case
e non ci fa vedere il sole
e non ci fa sentire il mare.
Ho voglia di passeggiare
per interrogare il cielo
le nuvole che fuggono alte
nell’azzurro infinito
gli alberi vestiti a festa
nella primavera alle porte.
Ho voglia di passeggiare
di partire per arrivare
senza impegno
non so dove
di vedere gli uccelli
che volano cinguettando
verso paesi lontani.
Ho voglia di passeggiare
per assaggiare l’aria
con il naso e con la pelle
per ritornare alla vita
al saluto gioioso con il vicino
al contatto nudo con gli altri
quelli che abbiamo sempre visto
e i tanti mai incontrati.
Altro pensiero…
In questo tempo crudele
in questo mondo in frantumi
dove non ci è dato di essere
tutto ci spaventa tutto ci deprime.
Chi può proteggere il nostro cuore
chi risvegliare la nostra anima
inaridita dalla solitudine
e dalla paura del mostro invisibile?
L’ansia incalza i nostri passi
ma non possiamo andare e correre
gli amici di un tempo non ci sono più.
Nel nostro vagare nel nulla
solo buio e silenzio
e mascherine sui volti
di chi passa lontano.
Non sai se recitano
o se fuggono da qualcosa
che si nasconde
vicino a te a me a noi.
Dobbiamo stare al riparo
nelle nostre case per meditare
e ascoltare nel profondo noi stessi
cambiare la nostra vita
per salvarla dall’inutilità
e dall’indifferenza.
Solo così potremo guarire
per fare scelte più giuste
acquisire nuovi modi di vivere
che possano salvare l’uomo
la sua umanità e il mondo intero.
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