“La ballata del vecchio marinaio” di S.T. Coleridge, un commento di Pina Vinci

Samuel Taylor Coleridge e “La ballata del vecchio marinaio”
di GIUSEPPINA VINCI

imagesCA9KT07TAmico di Wordsworth,  S.T.Coleridge esprime un mondo interiore molto diverso. Alla appassionata convinzione di una Natura consolante il primo, si affianca una dimensione soprannaturale e talvolta non benevola, avversa alla umana sorte. La razionalità occupa uno spazio ridotto nella Ballata del Vecchio Marinaio. The Rime, pilastro della letteratura romantica inglese, ci introduce in un viaggio esistenziale tormentato e fantastico, tutti gli elementi della Natura concorrono a sorprendere il lettore, ora incantato ora ansioso per la sorte del Marinaio e l’equipaggio. Il Marinaio, personaggio antico, remoto,  come il titolo dell’opera ricorda, e immaginario, dagli occhi scintillanti, dalla lunga

barba grigia, dalla mano scarna, ha il potere di determinare la volontà del  giovane invitato alle Nozze, costretto ad ascoltarlo, a rivivere insieme a lui il viaggio verso una meta sconosciuta e il dolore patito dopo l’uccisione dell’albatros. L’Albatros richiama l’Albatros di Baudelaire, metafora del Poeta incompreso, annientato per la sua stessa genialità.

In The Rime, l’Albatros venuto da lontano, potrebbe rappresentare la Immaginazione, la Luce, la sfera del non razionale, del sorprendente, Fantastico, meraviglioso, sublime. Il Sublime inteso da Edmund Burke in De Consolatione Philosophiae.

Il lungo viaggio verso il Sud e poi inspiegabilmente verso il Nord, e senza una meta, la nave immobile su un oceano talvolta rosso, talvolta verde, simbolo di una umanità consapevole del proprio viaggio terreno ma non del fine o dello scopo.

imagesLa nave fantasma apparsa improvvisamente e senza ragione apparente, le due donne, la Morte e la Vita  nella Morte che decidono della vita del Marinaio e dell’equipaggio, la schiera di angeli, serafini e cherubini, la pioggia purificante e rigenerante, come un battesimo a nuova vita l’elemento soprannaturale e irrazionale, la forza dirompente della Natura a volte benevola, a volte avversa, non consolante, come leggiamo nella poesia di Wordsworth, ne fanno un’opera robusta e uno dei pilastri della letteratura non solo inglese.

Uomo complesso, colto, il Coleridge sembra cercare nella Ballata la sua stessa Verità, il suo fine e destino. L’anima del marinaio costretto a raccontare le vicende  drammatiche del Viaggio per espiare la morte dell’albatros, ‘the bird of good omen’’, rappresenta il cammino del cristiano verso la propria purificazione e redenzione.

Dobbiamo credere a un Coleridge cristiano?

Personalmente non credo.

Le infinite domande del perché dell’uomo sulla terra, del suo pellegrinaggio breve e sofferente sì.

Il Poeta non sa darsi una risposta, il giovane che si allontana più triste e più saggio, ha smesso di sognare, di pensare a una vita spensierata e anch’egli inizia un  cammino esistenziale personale di cui non possiamo prevedere gli esiti.

Il Coleridge è riuscito nel suo proposito di suscitare meraviglia, sgomento, incredulità. Quel ‘’willing suspension of disbelief’’quella volontà di condurre il lettore verso un mondo irrazionale e soprannaturale ha il potere di affascinare gli uomini di ogni tempo.

 

GIUSEPPINA VINCI è nata a Lentini nella provincia di Siracusa e Insegna letteratura  inglese al Liceo classico Gorgia della sua città. Lentini è la città di Gorgia e di Notaro Jacopo, di F.Bonfiglio, psichiatra, e di F.Insolera, matematico.

Ha  già pubblicato due libri di racconti e poesie ‘’Battito d’ali’’ (2010) e ‘Chiara è la sera’ (2012).  Battito d’ali ha ottenuto il premio divulgazione da La Pergola arte di Firenze nel 2010. Riconoscimenti da Roberto Antonelli e Tullio De Mauro. ‘Chiara è la sera’ ha ottenuto un buon successo di pubblico. Appassionata di letteratura inglese intende pubblicare un libro  contenente tutti i commenti ad opere della letteratura inglese.

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