La Spagna frena. 110 km/h sulle autovías

 

Oggi lunedì 7 marzo 2011 in Spagna è entrato operativo il nuovo limite di velocità in autostrada, prima fissato a 120 km/h. Una mozione del governo è riuscita ad ottenere l’abbassamento della velocità massima in strade ad alto scorrimento di 10 km/h. L’attuale velocità massima consentita è pari ai 110 km/h, ben al di sotto dei corrispettivi limiti di velocità dei gli paesi europei:

 

Austria: 130  km/h

Francia: 110-130 km/h

Germania: Non esistono limiti ma la velocità massima consigliata è 130 km/h

Grecia: 120 km/h

Italia: 130 km/h

Olanda: 120 km/h

Portogallo: 120 km/h

Spagna: 110 km/h

Svizzera: 120 km/h

Regno Unito: 112 km/h

 

La decisione della rivisitazione del limite massimo è stata adottata per far fronte all’eccessivo consumo di benzina e all’aumento dell’inquinamento ma è chiaramente un segno a favore anche della probabile ed opinabile riduzione di incidenti e di morti.

I segnali stradali non sono stati sostituiti ma sono state applicati degli adesivi con il nuovo limite di velocità sulle autostrade.

Secondo molti spagnoli la nuova misura restrittiva non ha gran senso e addirittura alcuni membri del Partido Popular l’hanno definita un disparate ossia una sciocchezza.

Chi sforerà il limite anche di un solo km/h e fino a un massimo di 141 km/h sarà tenuto a corrispondere il pagamento di una multa pari a 100 Euro mentre chi sforerà addirittura i 141 km/h sarà obbligato a pagare una multa di 300 Euro. Con il superamento dei 151 km/h al guidatore verranno inoltre tolti due punti dalla patente. L’introduzione del nuovo limite dunque, se da una parte, ha come obiettivo quello di ridurre il consumo di benzina e di energia, dall’altro sembra destinato ad incrementare le casse della Guardia Civil e degli enti predisposti al controllo del rispetto dei limiti. Un caso monetario insomma, che non manca di sollevare dubbi, critiche e polemiche.  Secondo le stime questa misura farà risparmiare alla Spagna 1.400 milioni di euro all’anno. Si vedrà.

 

Fonte: http://www.elmundo.es/

 

LORENZO SPURIO

07-03-2011

E’ uscito Segreti di Pulcinella n° 33

E’ uscito oggi il nuovo numero della Rivista online Segreti di Pulcinella, diretta dal sign. Massimo Acciai.

Questo numero è dedicato al tema dell’amore. Sono presenti interessanti contributi di prosa e poesia, recensioni di film recentemente usciti, articoli legati alla storia e alle lingue, interviste, rubriche di arte e fumetti. La rivista è molto eterogenea e molto ricca.

Sono presenti tra i vari materiali, alcuni miei contributi:

– Il racconto “Mi hanno schedato” alla sezione Letteratura-Narrativa

-Il racconto “Il tema più lungo” alla sezione Letteratura-Narrativa

-Il saggio “Letteratura e Logica Fantastica in Lewis Carroll” alla sezione Articoli

-Il saggio-articolo “Las generaciones como etapas de la literatura española” alla sezione Letteratura per la storia

La rivista può essere letta online all’indirizzo: http://www.segretidipulcinella.it/

dove pure può essere scaricata in formato pdf:

http://www.segretidipulcinella.it/sdp33/images/sdp33.pdf

Con questo numero la rivista festeggia i suoi primi otto anni d’attività.

Il prossimo numero della rivista, avrà come tema L’Unità d’Italia. I materiali dovranno essere inviati entro e non oltre il 31 Maggio 2011 a uno dei seguenti indirizzi:

Massimo Acciai, Direttore della Rivista:          massimoacciai@alice.it

Redazione della Rivista:           segretidipulcinella@hotmail.it

Grazie

LORENZO SPURIO

07-03-2011

The River Wild – Il fiume della paura (1994)

Il film The River Wild (The River Wild – Il fiume della paura, 1994) è un film diretto dal regista Curtis Hanson. Si tratta di un thriller completamente ambientato nella natura selvaggia, delle montagne dell’Idaho con la costante presenza del fiume Salmon.

Gail Hartman (Meryl Streep), esperta guida di montagna e conoscitrice delle tecniche del rafting, decide di trascorrere alcuni giorni a contatto con la natura assieme al figlio Roarke (Joseph Mazzello), navigando le acque del fiume Salmon nell’Idaho. Assieme a loro portano il cane di famiglia.  La relazione di Gail con il marito, Tom (David Strathairn), sembra ormai essere in crisi. Tom, geometra, è sempre impegnato a disegnare bozzetti e pensa al suo lavoro.  Al momento della partenza con il gommone per il viaggio lungo il fiume Gail e Tom conoscono un uomo anch’egli in procinto di navigare il fiume e che si professa un conoscitore della natura e delle rapide del Canyon.

Con sorpresa di Gail e di Roarke, Tom rispettivamente marito e padre dei due, giunge sul posto, intenzionato a trascorrere quella vacanza a contatto con la natura assieme alla sua famiglia, portando rigorosamente con se i suoi bozzetti a cui lavorare.

Durante il percorso lungo il fiume, sovrastato da possenti montagne e da una natura incontaminata, la famiglia incontra Wade (Kevin Bacon), l’uomo conosciuto precedentemente assieme ad un altro uomo di nome Terry (John C. Reilly). All’apparenza sembrano entrambi persone socievoli e amichevoli ma ben presto tramuteranno l’allegra vacanza della famiglia in un vero incubo.

La famiglia verrà presa in ostaggio, malmenata e sottoposta alle volontà di Wade e Terry i quali squarciano il loro gommone, costringendo la famiglia a viaggiare con loro. Il percorso lungo il fiume, oltre ad essere minacciato dalle rapide tortuose e dai massi spioventi, è terrorizzante per la minaccia dei due sequestratori i quali hanno delle armi con loro e stanno fuggendo perché sono due latitanti. La vacanza lungo il fiume diventa uno spregevole viaggio dominato da ansie, inquietudini e paura di morire.

Il film vuole forse suggerire come anche un posto estremo e incontaminato come la natura selvaggia dell’Idaho non possa del tutto sottrarsi alla malvagità insita nel genero umano. Uno spazio edenico, la purezza della wilderness divengono, quasi in maniera paradossale, il luogo del male e del crimine (la fuga dei latitanti, il sequestro e la minaccia con le armi).

Per un attimo sembra che il destino della famiglia possa risorgere quando sulla scena arriva un ranger del parco di nome Johnny (Benjamin Bratt). La famiglia sotto minaccia delle armi non può rivelare all’uomo che sono stati sequestrati e poi Wade uccide il ranger gettandolo nelle rapide.

Wade a Terry chiedono a Gail di guidare il gommone verso un punto del fiume particolarmente pericoloso, ricco di rapide e dove anni prima una coppia ha avuto un grave incidente in cui una persona è morta e l’altra è rimasta paralizzata.

Verso la fine la situazione precipita e Tom cerca di uccidere Wade, c’è una lotta tra i due ma momentaneamente entrambi si salvano. La battaglia termina con Gail che getta un borsone nell’acqua e da esso fuoriescono le banconote che i due tizi avevano rapinato e la stessa che spara mortalmente a Wade. Il male è stato eliminato, la famiglia si scopre più unita che mai e Terry viene arrestato dalla polizia.

Il regista sembra voler suggerire che avvenimenti forti e psicologicamente destabilizzanti quali il sequestro, la minaccia sotto armi, il tentato omicidio possono essere elementi che hanno alla fine un risvolto positivo nella coesione dell’unità familiare che all’inizio della storia era profondamente compromessa. In altre parole la violenza, la minaccia e la paura della morte rendono palese ai vari personaggi quanto sia grande il valore della vita e con esso il ruolo della famiglia.

Probabilmente se niente di tutto questo non fosse accaduto la coppia Gail-Tom, rinchiusa nella solita monotonia e fissità domestica, avrebbe finito per separarsi o divorziarsi mentre l’happy ending che solitamente nel thriller non è mai garantito, qui risulta una chiave d’interpretazione buonista e conciliatoria di come le relazioni umane possano cambiare in base agli eventi che accadono o che non accadono.

Il film fu accolto dalla critica con opinioni divergenti e contrastanti. Alcuni parlarono di una trama debole ma enfatizzarono il setting naturalistico e selvaggio che fa dell’intera storia il punto di maggior forza evitando di presentare una banale thriller story ma ampliando l’interesse cinematografico anche verso l’aspetto visivo e legato all’azione. Le scene di rafting lungo il pericoloso fiume richiamano all’attenzione il tradizionale tema di sfida dell’uomo alla natura e ci immergono in uno spazio estremo e particolarmente minaccioso.  Inoltre, la presenza dell’attrice Meryl Streep nei panni di Gail arricchisce ulteriormente la pellicola.

Il critico americano Roger Ebert diede un’analisi abbastanza negativa del film sostenendo che « film come questi sono troppo prevedibili […] The River Wild fu costruito a partire da molte idee, personaggi e situazioni riciclate da altri film».[1]

Secondo il mio modesto parere si tratta di un ottimo film, ricco di elementi e chiavi di spunto per un’eventuale analisi più dettagliata. Coniuga generi diversi che vanno dal thriller, all’azione fino al film naturalistico in cui i vari aspetti sono coniugati e tessuti in un’unica trama particolarmente avvincente e innovativa. Seppur il critico Robert Ebert sostiene che i temi, i personaggi e gli elementi messi in scena non sono altro che una rivisitazione di altri film, a tutt’ora non ho trovato nessun film analogo che mi abbia trasmesso la stessa suspance e desiderio di vedere il film con coinvolgimento sino alla fine.

 

LORENZO SPURIO

03-03-2011

 


[1] La traduzione dell’estratto è mia. Il testo originale è: «movies like this are so predictable in their overall stories that they win or lose with their details…The River Wild was constructed from so many ideas, characters and situations recycled from other movies that all the way down the river I kept thinking: Been there.», in Rogert Eber, “The River Wild”, Chicago Sun Times, 30 September 1994.

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