“Crisi greca, dall’euforia dei mercati alla realtà europea: inganno o svolta?”, incontro a Milano il prossimo 23 maggio

Milano_23maggio

 

Crisi greca, dall’euforia dei mercati alla realtà europea: inganno o svolta?

Milano, venerdì 23 maggio 2014 ore 18

Biblioteca Comunale Sormani, via Sforza 7

Intervengono:

Nikos Frangos, Presidente Centro Ellenico di Cultura, Comunità Ellenica di Milano – Giuseppe Ciulla, Giornalista, autore televisivo e scrittore –Aldo Pirola, Delegato per le relazioni interbibliotecarie italiane ed estere, Comune di Milano – Francesco De Palo, autore.

Il “caso Grecia” va letto alla luce di ciò che sta accadendo in Europa e nel mondo come esempio emblematico dell’effetto devastante della crisi finanziaria planetaria.  La Biblioteca Comunale Sormani di Milano ospita un incontro per capire a fondo tali effetti e ragionare sulle politiche anticrisi europee e internazionali. Al centro il libro di Francsco de Paolo “Greco Eroe d’Europa, Albeggi Edizioni.

L’iniziativa ha il patrocinio della Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche in Italia.

Sulla copertina, i riflessi di un’acqua cristallina e poi uno strappo, dal quale fuoriescono mani con il palmo aperto: è il gesto della mounza, una protesta-insulto divenuto simbolo della reazione alla troika e al Governo di Atene durante i giorni dei raduni in piazza, quando i greci si facevano fotografare con le mani alzate contro il Parlamento.

Il libro di De Palo è una fotografia della Grecia di oggi, alle prese con disperazione e fame, con scandali e sprechi e con il fenomeno inquietante di Alba dorata. Accanto a questa fotografia, storie di coraggio, passate e presenti, pulite, alte ed edificanti che questa terra – che ha dato i natali alla filosofia, alla democrazia, alle arti e alla medicina – è riuscita ad esprimere. Da queste storie, sostiene l’autore, occorre ripartire per risorgere e cambiare di nuovo le sorti della Storia.

Francesco De Palo è giornalista, scrittore e blogger. Scrive di Mediterraneo e di politica per Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Formiche, Rivista Il Mulino e dirige il magazine Mondo Greco.

Ufficio stampa tel. 340 7461295   www.albeggiedizioni.com

Patrizia Stefanelli su “La cucina arancione” di Lorenzo Spurio

Recensione a “ La cucina arancione” di Lorenzo Spurio

A CURA DI PATRIZIA STEFANELLI

 

Patrizia StefanelliSpazio mentale fuori dall’ordinario nel mondo intimo che vive in ognuno di noi. Specchio che senza giudizi si racconta, “ci” racconta. Non nascondo che “ La vecchia col cappotto ocra”  mi ha presa per giorni. Ricordo che da piccola, chissà perché, avevo paura di una vecchia donna che viveva ai margini della società. Quei “margini”  sono nelle storie di confine border – line, narrazioni che  Lorenzo Spurio, porta in modo semplice all’attenzione del lettore, scorrevole a tal punto che le parole spessissimo si fanno immagini. Trionfano portando sempre un segreto, una sorpresa e la voglia di arrivare alla fine della storia che…ricomincia con volti e nomi diversi nella storia successiva. Procede, in “Gutron”, per analessi, ottimo viaggio per il lettore e per il personaggio che diventa narratore di se stesso e dell’impotenza in cui spesso, ogni malato si trova a vivere.

Territori, percorsi, città , equiparati a percorsi interiori, come un sogno, da riconsegnare al commissariato quasi fosse un portafogli con documenti importanti.

In fondo, Lorenzo ci porta, attraverso le storie, alle mancanze della vita di ognuno. Di salute, di affetti, di autostima, di sicurezza, d’amore ( Mariastella e l’armadio, in “ L’armadio mi mangiava” e ne “ La regina Rossa”) nella continua agnizione del Sé.

Saggiamente, la matematica poi, insegna filosofia di vita: il potere di una divisione attraverso la sineddoche. Situazioni di disagio interiore che si presenta nella solitudine esistenziale, in cui presenze “malate” sono le componenti dell’unica persona. Affrontare i mostri che abbiamo dentro, riconoscerli, è l’unica via di sopravvivenza.

E’ “Goldfish” ( titolo emblematico), di un cinismo disarmante nel suo impegno a trattare un argomento scottante, quello della pedofilia.

Disagi sessuali che ricorrono in varie sfumature fino all’arancione, alla “cucina arancione”.

Visioni, che si chiudono e si riaprono nelle “possibilità” a me tanto care. “Possibilista” non so se può essere sinonimo di ottimista, ma di sicuro, non esclude nulla.

E’ scomoda  “La cucina arancione”, una porta da aprire, in fondo ad un corridoio immaginato, attraversato dalle luci che di soppiatto sferzano, dalle fessure, in basso, delle varie stanze del vivere.

 

Con stima, Patrizia Stefanelli

 

Premio Nazionale d’Arte Saltino – Vallombrosa “Libera…mente” 4° edizione – 2014

10344974_10203587932888767_2102970271_n

La Proloco Saltino di Vallombrosa con il patrocinio del Comue di Reggello, in collaborazione con Deliri Progressivi e Rivista di Letteratura Euterpe, al fine di valorizzare le bellezze paesaggistiche di questa zona indìce il

Premio Nazionale d’Arte Saltino – Vallombrosa

“Libera…mente”

4° edizione – 2014

       

REGOLAMENTO

 

SCADENZA ISCRIZIONI: 30 giugno 2014

PARTECIPAZIONE GRATUITA per TUTTE LE SEZIONI. IL TEMA è LIBERO

SEZIONI:          A) POESIA Edita e inedita: Formato word Times Roman 12, max 30versi

                               B) NARRATIVA: max4 cartelle (1800 battute spazi inclusi).

                               C) LIBRI EDITI: 3copie cartacee + file pdf o word

                               D)FOTOGRAFIA*

E) PITTURA e CERAMICA*

 

(*) per queste sezioni la valutazione sarà on line dal pubblico dal 1-5 luglio 2014

NORME GENERALI

 Il Premio è aperto a tutti coloro che amano l’Arte/la cultura/la Poesia a 360° e la partecipazione gratuita con tema libero.

 Pur essendo il concorso a tema libero, verrà assegnato un premio speciale dal Presidente del Premio al residente/villeggiante per ogni sezione.

 La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, anche ad autori stranieri purché mandino gli elaborati in lingua italiana. 

 Si possono inviare anche poesie in vernacolo sempre con opportuna traduzione in italiano.

 Ogni autore può concorrere a più sezioni con 1 sola opera.

 Se l’autore è minorenne è necessario l’autorizzazione del genitore o di chi ne fa le veci.

 La scheda di adesione deve essere completa in ogni punto e comprensiva di firma digitale o di pugno. Consentiti invii in formato pdf, jpg o word. La mancanza di ogni punto porta all’esclusione.

 Ogni autore è responsabile del contenuto delle proprie opere e ne garantisce la paternità: accettando la partecipazione esonera l’organizzazione da responsabilità o danni, diretti e indiretti, anche nei confronti di terzi, derivanti dai contenuti pubblicati.

Ai sensi del DLGS 196/2003 e della precedente Legge 675/1996 i partecipanti acconsentono al trattamento, diffusione ed utilizzazione dei dati personali da parte dell’organizzazione o di terzi per lo svolgimento degli adempimenti inerenti al concorso.

 L’Organizzazione si impegna a non modificare i testi delle poesie e racconti.

 L’organizzazione si riserva la facoltà di diffondere le opere con ogni mezzo, senza richiedere il preventivo consenso dell’autore. Le poesie  e racconti verranno esaminate da una giuria, il cui giudizio è insindacabile.

 La Commissione di giuria è composta da poeti, scrittori, critici ed esponenti del panorama culturale e letterario:

Alessandra Prospero: Giornalista e poetessa,

Alessandro Bellomarini: Paroliere, poeta, scrittore

Annamaria Pecoraro: Poetessa – Direttrice di “Deliri Progressivi”

Claudia Piccini: Scrittrice e poetessa

Cristina Masini Cherici: Presidente ProLoco Saltino- Vallombrosa

Lorenzo Spurio: Scrittore, critico recensionista – Direttore della Rivista letteraria Euterpe

Michela Zanarella: Poetessa e giornalista

Sandra Carresi: Poetessa e narratrice, socio fondatore di TraccePerLaMeta

Silvia Calzolari: Poetessa

 

 Per le spedizioni di opere TUTTE dovranno giungere entro e non oltre il termine suddetto: 30 giugno 2014. all’indirizzo premiosaltino@gmail.com.

ESCLUSIVAMENTE per Materiale sez C (libri editi) e E (pittura o ceramica) spedire con Oggetto: Premio Internazionale d’Arte Saltino_Vallombrosa “Libera…Mente” 4°ed. att.ne del Pres. ProLoco Saltino- Vallombrosa Cristina Masini Cherici sede amministrativa – legale Via dei Sette Santi, 55 50132 Firenze.

O concordando consegna al num: cel: 3356749849 – 3393009344 Fax: + 39 055 561451

 

 I Libri “EDITI” dovranno essere inviati: sia in formato (Word o PDF) insieme a 3 copie cartacee (che non saranno restituite), allegando il modulo di adesione firmato in originale e scannerizzato in forma di allegato all’indirizzo premiosaltino@gmail.com.

 Le opere inviate non saranno restituite, tranne i quadri portati in loco e ritirati personalmente.

 La mostra di quadri/fotografie e le stesse poesie saranno presenti sino alla data della cerimonia di premiazione.

 Non verranno accettate opere che presentino elementi razzisti, denigratori, pornografici, blasfemi o d’incitamento all’odio, alla violenza e alla discriminazione di ciascun tipo.

 La Giuria si riserva di non assegnare i tre premi consecutivi per le sezioni che non avranno avuto una soddisfacente partecipazione quantitativa.

 La Giuria inoltre procederà a nominare dei selezionati e dei menzionati speciali per la buona qualità delle loro opere ed ulteriori premi potranno essere attribuiti a discrezione del giudizio della Giuria.

 Tutti i testi dei vincitori, dei selezionati e dei menzionati a vario titolo saranno pubblicati nel volume antologico che sarà presentato nel corso della premiazione.

 L’organizzazione del Premio si riserva la facoltà di apportare modifiche al regolamento, se necessarie per causa di forza maggiore. 

 La Cerimonia di Premiazione si svolgerà nei locali del “Polivalente” di Saltino (FI) il giorno 24 Agosto 2014 alle ore 16,30 e sarà ripreso da Tv locale e diffuso da organi di stampa.

 La partecipazione al Concorso implica l’accettazione incondizionata di questo regolamento.

 

A) POESIA

 Le poesie potranno essere sia EDITE che INEDITE. Rigorosamente non devono superare le 30 righe dattiloscritte, comprensive degli spazi vuoti. L’autore dovrà inviare una copia anonima della poesia rigorosamente in formato word carattere Times Roman 12.

I testi in vernacolo o in lingua straniera devono essere corredati di traduzione in lingua italiana

La scheda di partecipazione debitamente compilata in ogni sua parte e firma digitale o di pugno. Consentiti invii in formato pdf, jpg o word.)La mancanza porta all’esclusione.

Spedizione via mail a premiosaltino@gmail.com con oggetto: Premio Internazionale d’Arte Saltino_Vallombrosa “Libera…Mente” 4°ed.

 

 B) NARRATIVA

 Per la sezione narrativa si potrà partecipare con 1 solo racconto che rientri nella lunghezza massima di 4 cartelle (1800 battute spazi inclusi).

La scheda di partecipazione debitamente compilata in ogni sua parte e firma digitale o di pugno.  

Spedizione via mail a premiosaltino@gmail.com con oggetto: “Premio Letterario Internazionale LIBERA..MENTE”4ed.

 

 C) LIBRI EDITI

I Libri “EDITI” dovranno essere inviati: sia in formato (Word o PDF) insieme a 3 copie cartacee (che non saranno restituite), allegando il modulo di adesione firmato in originale e scannerizzato in forma di allegato all’indirizzo premiosaltino@gmail.com.

Materiale Cartaceo spedire con Oggetto: Premio Internazionale d’Arte Saltino_Vallombrosa “Libera…Mente” 4°ed. att.ne del Pres. ProLoco Saltino- Vallombrosa Cristina Masini  Cherici sede amministrativa – legale Via dei Sette Santi, 55 50132 Firenze.

La scheda di partecipazione debitamente compilata in ogni sua parte e firma digitale o di pugno. Consentiti invii in formato pdf, jpg o word.)La mancanza porta all’esclusione.

 

 D) FOTOGRAFIA:  

 L’autore dovrà inviare una fotografia (con titolo)via mail a premiosaltino@gmail.com con oggetto: Premio Internazionale d’Arte Saltino_Vallombrosa “Libera…Mente” 4°ed.

Sarà poi l’organizzazione a stampare in formati consoni gli elaborati che non saranno restituiti.

La scheda di partecipazione debitamente compilata in ogni sua parte e firma digitale o di pugno. Consentiti invii in formato pdf, jpg o word.)La mancanza porta all’esclusione.

Le foto saranno inserite nel sito nel sito e nel canale YouTube della Proloco.

 

 E) PITTURA o CERAMICA

 L’autore dovrà spedire o portare il quadro in loco (previo accordo telefonico) e inviare mail con fotografia dell’opera via mail a premiosaltino@gmail.com con oggetto: Premio Internazionale d’Arte Saltino_Vallombrosa “Libera…Mente” 4°ed.

La scheda di partecipazione debitamente compilata in ogni sua parte e firma digitale o di pugno. Consentiti invii in formato pdf, jpg o word.)La mancanza porta all’esclusione.Le foto delle opere saranno inserite nel sito e nel canale YouTube della Proloco.

Spedizione via mail a premiosaltino@gmail.com con oggetto Premio Internazionale d’Arte Saltino_Vallombrosa “Libera…Mente” 4°ed.

  

SPEDIZIONE DEGLI ELABORATI

 Invio elettronico:     

 L’autore dovrà spedire via mail a premiosaltino@gmail.com con oggetto: “Premio Letterario Internazionale LIBERA..MENTE”4ed.

 Con il servizio gratuito di Wetransfer (www.wetransfer.com) per file di grandi dimensioni e short film.

 

Invio postale (SOLO PER CONSEGNA DI QUADRI o LIBRI EDITI):

 Spedire o consegnare  le opere e la scheda di partecipazione (in una busta a parte), all’indirizzo: Pres. ProLoco Saltino- Vallombrosa Cristina Cherici Masini sede amministrativa – legale Via dei Sette Santi, 55 50132 Firenze. Indicare sul Premio Internazionale d’Arte Saltino_Vallombrosa “Libera…Mente” 4°ed.

Concordando consegna al num: cel: 3356749849 – 3393009344 Fax: + 39 055 561451

 

PREMI

Verranno premiati i primi 3 posti di ogni sezione (adulti e ragazzi) e assegnata una menzione speciale per il  1° classificato (solo adulti) residente o soggiornante presso strutture proprie o recettive nel comune di Reggello:

 1° classificato: Targa di Merito

2° classificato: Piatto in vetro-cristallo

3° classificato: Coppa

 

La Giuria inoltre procederà a nominare dei selezionati e dei menzionati speciali per la buona qualità delle loro opere ed ulteriori premi potranno essere attribuiti a discrezione del giudizio della Giuria.

 

Verranno considerati i seguenti fattori nella valutazione delle opere: originalità, metrica utilizzata e come l’autore ha saputo giocare con le emozioni.

La notizia del conferimento del premio o della menzione sarà comunicata tempestivamente.

I vincitori sono tenuti a presenziare alla Cerimonia di Premiazione.

I premi non ritirati durante la premiazione resteranno a disposizione inderogabilmente fino al 15.09.2014 presso l’ufficio informativo ATP-Saltino-Vallombrosa. L’eventuale invio al proprio domicilio, a carico del destinatario, va concordato preventivamente.

L’organizzazione si riserva di pubblicare le opere vincitrici e altre ritenute meritevoli dalla giuria nell’Antologia “LIBERA…MENTE”. Gliautori acconsentono a diffondere le poesie pubblicate senza alcun compenso, mantenendo comunque tutti i diritti d’autore, e applicato a tutte le sezioni B; C; D; E).

La Cerimonia di Premiazione si svolgerà nei locali del “Polivalente” di Saltino (FI) il giorno 24 Agosto 2014 alle ore 16,30 e sarà ripreso da Tv locale e diffuso da organi di stampa.

 

Il logo del Premio è donato da Annamaria Pecoraro.

 L’Organizzazione si riserva di apportare modifiche al presente regolamento a suo insindacabile giudizio.

 

 Per ulteriori informazioni contattare:

Email: premiosaltino@gmail.com

 

 

Regolamento e scheda di adesione sono scaricabili da:

 www.provallombrosa.it

www.deliriprogressivi.com

http://www.rivista-euterpe.blogspot.it

 

evento Facebook: https://www.facebook.com/events/452123514934046

 

  

  Presidente Giuria                              Pres. Premio e Proloco Saltino Vallombrosa

      Annamaria Pecoraro                                              Cristina Cherici

 

 

Premio Internazionale d’Arte Saltino – Vallombrosa

“LIBERA…MENTE”

4° edizione – 2014

 

 

Scheda di iscrizione

 

 

……………………………………………………………………

      Nome                                            Cognome

 

     ………………………………………                            …………………………………………….

Data e luogo di nascita                                            Codice Fiscale

 

………………………………………………………………………………………………………..

Via                                                               n°        Cap.                       Città              

 

Soggiornante nel Comune di Reggello o presso:………………………..  dal ……. …al…………….

 

…………………………………………………………..          …………………………………..

Telefono                                                                                   email

 

                                                                                    

        Barrare con X

Sezione A:    □      Titolo____________________________                       

Sezione B:     □      Titolo__________________________    

Sezione C:            Titolo_________________________

Sezione D:            Titolo____________________________

Sezione E:            Titolo____________________________

 

□ Acconsento al trattamento dei dati personali qui riportati in conformità a quanto indicato dalla normativa sulla riservatezza dei dati personali (D. Lgs. 196/03) e solo relativamente allo scopo del Concorsoin oggetto.

□ Dichiaro che il/i testi che presento è/sono frutto del mio ingegno e che ne detengo i diritti a ogni titolo.

                                                                                                

     ………………………………………..                                         ………….………………………

                        Firma                                                     Firma Genitore o chi ha patria potestà (se minorenne)

 

 

………………………………………..                       

Data                                                      

Lorenzo Spurio sulla raccolta poetica “Articolo 1. Una Repubblica AFfondata sul lavoro”

Articolo 1 – Una Repubblica AFfondata sul lavoro: un’amara indagine poetica della situazione occupazionale in Europa

 

A cura di LORENZO SPURIO

 

COP_500La radice del lessema “lavoro” (una delle parole che per ovvie ragioni ha la più alta incidenza di utilizzo nelle conversazioni e nei rapporti interpersonali da sempre) è di origine latina e ha la sua genesi in labor, termine che ci ricorda la celebre regola programmatica dei benedettini, ora et labora, i cui capisaldi della filosofia morale erano intessuti prevalentemente sull’impegno in una fervida preghiera e contemplazione, affiancata da una regolare applicazione di mansioni differenziate a seconda dei propri ambiti di interesse. C’era in effetti all’interno dell’universo monastico chi si dedicava all’orto e alla vendita dei prodotti, chi invece si occupava dei capi di allevamento, chi ancora si dedicava ai servizi connessi alla biblioteca e così via. Questo per dire che il concetto di lavoro è sempre stato connotato nella sua definizione quale campo esteso dalla strutturazione variegata di compiti e di competenze.

Se si effettua un’analisi di carattere più marcatamente filologico del termine in oggetto e prendiamo in considerazione le lingue “sorelle” dell’italiano, ossia le lingue romanze, si può vedere come nell’evoluzione delle lingue neolatine ci sia stato uno sdoppiamento lessicale a partire dal concetto di lavoro (cosa per nulla anomala in quanto fu un procedimento abbastanza comune e che si ebbe per numerosi altri termini). Il latino, infatti, contemplava due diverse forme per intendere il lavoro, con due accezioni leggermente differenti, ossia labor (con il senso di ‘fatica’) e tripalium (con il senso di ‘tortura’, ossia un lavoro visto e vissuto come forma di soggiogamento). Con l’evoluzione delle lingue neolatine i lessemi esprimenti il concetto di lavoro che si sono imposti e diffusi nelle varie aree geografiche sono stati differenti: in italiano si è deciso di partire dal lessema originario labor per derivare la parola “lavoro”, mentre nell’area franco-iberica si è data discendenza al vocabolo tripalium: travail (francese), trabajo (spagnolo); traball (catalano), traballo (galiziano) e travalho (portoghese).

Questa breve introduzione di carattere meramente epistemologico sulla tradizione di sviluppo della parola “lavoro” è funzionale per introdurre il tema di fondo che ha motivato la nascita di questo sapiente libro, un’antologia poetica organizzata dalla Rome’s Revolutionary Poets Brigade pubblicata da Albeggi Edizioni. Il volume, che porta il titolo di Articolo 1, fa immediatamente riferimento al punto primo della carta costituzionale italiana, che tutti ben dovrebbero conoscere, e che recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Intitolare un libro con Articolo 1 presuppone necessariamente e doverosamente il riferimento diretto al contenuto dell’articolo e non è questo un qualcosa di banale, perché nel libro in oggetto, che è specchio diretto del clima di inquietudini e mancanza di speranze del nostro oggi, non è che una chiara attestazione di più voci della gravosa situazione politico-economica nella quale il nostro paese e l’Europa in generale è affondata da almeno cinque o sei anni. Compongono il libro una serie di poesie che parlano del lavoro, ma che lo fanno in maniera acuminata, fredda, dura e disperata e non potrebbe essere diversamente nel nostro hic et nuc dove tutte le statistiche decretano che il nostro Paese ha un tasso di disoccupazione pari al 12,7% e che quello giovanile arriva addirittura al deprimente 42,7%.

In questo libro si parla di lavoro o forse sarebbe meglio dire della mancanza di lavoro, della sua incertezza e difficoltà, della durezza e illeceità del lavoro (laddove le leggi impediscono una facile acquisizione del lavoro da parte del cittadino è chiaro che la sfiducia, l’insoddisfazione e la voglia di andar avanti motivino e incentivino forme di lavoro non legalizzate, che appartengono al mondo sommerso, che minacciano il lavoro legalmente riconosciuto).

Non c’è solo amarezza tra i versi che compongono questo libro, c’è vera e propria disperazione che motiva in certi punti un odio (che ci auguriamo resti sulla carta e non sia motivo di veicolo di programmi eversivi perché l’utilizzo della violenza va sempre rigettato) contro le istituzioni, contro chi, ricco perché i suoi commerci vanno bene, non riesce più a reprimere quel livore che giorno dopo giorno lo distrugge.

Ed ecco allora spiegato il senso di quel motto che una ragazza porta scritto sulla fronte nella foto in bianco e nero che troviamo nella cover, “Mortacci”, un chiaro atto d’indignazione verso il potere e le sue forme, contro la casta politica che è asettica ai problemi veri della gente, una blasfemia di popolo che giustamente rivendica i propri diritti (quelli per l’appunto dell’articolo 1) e che si dice indisposta a continuare nella logica del soggiogamento imposta dai padroni, “assassini che continuano/ a pisciare sui […] diritti negati/ sulle […] tombe dimenticate” (scrive Marco Cinque in “Morti bianche su orizzonti neri”, 21). Questo libro è un atto d’accusa, è un frullato di notizie di cronaca dove non mancano suicidi per licenziamento, depressione per la precarietà, insoddisfazione per il non vedersi riconosciuto il valore morale e culturale che ognuno di noi costituisce, è una preghiera laica che non solo intende smuovere le coscienze (cosa per altro abbastanza difficile nel mondo egocentrico e capitalistico dell’oggi votato al culto della personalità e del potere), ma denuncia senza mezzi termini, con forza e coraggio, le ingiustizie provate e perpetuate sulla propria pelle in un paese come il nostro dove regnano indiscussi il nepotismo, il collaborazionismo, il ricatto, il favoritismo, l’attaccamento alla poltrona, l’insensibilità, la spietatezza dei cuori e tutto ciò che possiamo circoscrivere all’interno di una logica antidemocratica, mafiosa e del malaffare.

E’ il popolo a farne le spese. A soffrire in silenzio, a riunirsi in piazza, a decretare l’insostenibilità della situazione. Questa contenuta nel libro è proprio la voce del popolo, urlata e che non vuol più essere messa a tacere, di quella gente che si incazza e che ha il coraggio di dirlo e di spiegarne il motivo. E’ una contestazione poetica per lo più pacifica, senz’altro argomentata e costruttiva, che reclama risposte che non siano parole di circostanza ma mettano in moto procedimenti concreti nel breve termine.

Nella poesia “Apocalypse Now” di Alessandra Bava dove allude al complesso industriale ILVA di Taranto, “il mostro [che] soffia aliti di morte” (9), si sottolinea proprio questo: l’esigenza che il cambiamento avvenga in tempi ragionevolmente brevi perché la situazione è oramai divenuta insostenibile. Alessandra Bava scrive “Di lavoro si muore” ed è questo un fatto che i mezzi di comunicazione giornalmente non fanno altro che attestare di continuo con una cruda e spietata veridicità: si muore sul lavoro per la mancanza di sistemi di protezione efficaci e a norma (soprattutto in quel lavoro in nero di cui si diceva dove l’uomo è costretto a rifugiarsi per guadagnare un minimo per garantire la sopravvivenza a se stesso e ai suoi cari a rischio della propria vita), si muore per il lavoro per l’aver maneggiato/respirato per anni sostanze inquinanti che decretano poi la comparsa di tumori e altre malattie inguaribili, si muore per la mancanza di lavoro, per l’angoscia che si nutre l’indomani del licenziamento, del fallimento della propria ditta, dell’incapacità economica di portar avanti un’impresa ammorbata da debiti che ne marciscono la speranza.

Il lavoro, che dovrebbe nobilitare l’uomo, renderlo fiero, dargli una sicurezza economica e morale nel mondo, è invece lì pronto per tormentarlo, fagocitarlo, deriderlo, minacciarlo, svilirlo e incitarlo al delirio, all’autolesionismo, a farla finita. E nei versi in cui Alessandra Bava scrive “l’orrore, l’orrore!” (9) non può non venir in mente le parole che Kurtz in Cuore di tenebra di Joseph Conrad, opera denuncia del colonialismo inglese, pronuncia in punto di morte. Quell’orrore sul quale la critica tanto ha dibattuto non è altro che il male che il personaggio (alter ego della classe dominante inglese di quegli anni) ha procurato sul popolo indigeno in Africa, sfruttandolo e denigrandone la dignità. Sembra che Alessandra Bava con questo cameo letterario voglia in un certo senso sottolineare la gravità e la disperazione del povero uomo disoccupato o di colui che si ammala gravemente per aver lavorato tanti anni a contatto con uno spazio inquinato mentre “lo Stato sta a guardare” (10). Una denuncia della politica nazionale e locale che, letta alla luce della citazione di Conrad in cui si condanna in extremis i mali dell’imperialismo, si inserisce nella critica al sistema economico di tipo capitalista votato alla sovrapproduzione al costo della salvaguardia della salute e della qualità della vita dell’uomo.

In “Dust Bowls” Alessandra Bava mitiga leggermente la speranza parlando di un tema attualissimo quale è l’emigrazione nei paesi dell’Ovest (gli USA ma soprattutto l’Australia e la Nuova Zelanda in testa metaforizzate quali “Californie lontane”, 12) dove sembra che le opportunità di lavoro siano senz’altro maggiori rispetto alla Vecchia Europa: “Si viaggia verso/ Ovest alla ricerca del lavoro/ come cercatori d’oro,/ in mano setacci/ di speranza” (11). La speranza oramai è qualcosa di utopico che si setaccia finemente e pazientemente alla ricerca fortuita, proprio come quella dell’oro in fiumi torbidi tanto improbabili quanto impossibili.

Ed è così che l’esistenza dell’uomo in questo presente di crisi, privazioni e disagi non è che un momento nel quale si preferirebbe chiudere gli occhi, serrarli e non riaprirli più dato che il mondo non offre altro che “[una] merda di futuro atipico” (Marco Cinque da “Morti bianche su orizzonti neri”, 21), concetto reso in maniera più ricercata da Marco Lupo nella poesia “Liquirizie” quando annota “facevo domande al futuro/ ma non trovavo posto nel sonno” (49). C’è da chiedersi allora perché ci sia tanta ingiustizia nel mondo e perché le leggi che i nostri padri costituenti e i legislatori continuano ad apportare per legittimare la società finiscano poi per essere inattuabili e tanto distanti dai reali bisogni della società e perché, sia nel lavoro che in ogni altro sistema di approvvigionamento (del cibo, del sapere, delle informazioni, delle possibilità, della garanzia delle libertà) ci siano squilibri schifosi e ingiustificabili che possiamo evocare con dei versi lapalissiani di Angelo Zabaglio & Andrea Coffami che nella lirica “Branzino” osservano: “tra sarte licenziate e attori direttori di fotografia strapagati mentre i produttori leccano i culi, ma sono i buchi dei culi sbagliati” (67).

Nessuna irriverenza, ma tanto odio dentro, che la poesia da arte suprema è in grado di tramandare con acmi d’intensità ineguagliabili per denunciare l’insolubile sopportazione.

 

Lorenzo Spurio

 Jesi, 01.05.2014

 

Titolo: Articolo 1
Sottotitolo: Una Repubblica AFfondata sul lavoro
Autore: AA.VV.
Curatori: Alessandra Bava e Marco Cinque
Prefazione: Agneta Falk
Editore: Albeggi Edizioni, 2014
ISBN: 9788898795031
Pagine: 74
Costo: 10 €

Iuri Lombardi, “La Spogliazione. Dramma dialogato in versi”, il commento di Paolo Ragni

Iuri Lombardi La Spogliazione Dramma dialogato in versi

Commento di PAOLO RAGNI

 

Tre soli personaggi a tenere il campo tutto il tempo: Giovanni Battista, don Luca, Il Nano.

Riusciranno a tenere la scena?

Sì, riusciranno, e ci sono riusciti, per quanto manchino quasi del tutto le notazioni scenografiche. Testo scritto per intero in forma poetica – dialogato, riesce però a stare in piedi in forma teatrale, nudissima e scabra quanto si vuole, ma all’altezza di tenere desta la Parola e l’Attenzione.

IDU32524.IDO21269.IDE21206.IDV21136#_CopertinaAnteriorePuò risultare inquietante una manomissione così robusta della figura del Battista, ma se la guardiamo più da vicino non è proprio così. Direi che Lombardi produce uno sforzo di attualizzazione esasperato della vicenda del Battista da renderla certamente originale, stravagante e, per la gran massa, inquietante, fuorviante e decisamente fuori posto. La storia di questo moderno Battista, di questo profeta e testimone scomodo è quanto mai inusuale: per amore, troppo amore, compie in pubblico atti omosessuali, vive una vita sbandata, raccoglie poche adepti borderline come lui. Il suo tentativo di confessione con l’incerto e stupefatto don Luca della Cipria (da notare la cipria intesa come mascheramento di fronte al denudamento della confessione) non arriva a una fine, che invece parrebbe (uso il condizionale) definirsi con la morte. Ma anche questa è un’apparenza, perché dopo l’ipotetica morte sfrangiata in un lago di sangue si presenta la voce fuori campo del Battista in un’ultima drammatica appassionatissima confessione, questa volta sì, più completa ed esauriente.

Ho detto prima la maiuscolo a Parola e Attenzione. Qui il dramma della vita, lo strappo dalla comunione umana, il tentativo disperato di un colloquio con Dio sono da misurarsi con estremo rispetto e sempre e senz’altro alla luce della lettura della Bibbia, specie del Nuovo Testamento. E così pure il dramma che si consuma, ma che non sembra arrivare alla tragedia, è da vedersi come scontro durissimo tra Parola e Silenzio: solo una grandissima Attenzione vissuta in Silenzio riesce a cogliere il senso di una testimonianza difficile, nuda e disarmata come quella del Battista.

Copia di DSC_0029La Spogliazione è senz’altro il titolo giusto per un’opera in bilico fra teatro e poesia, in un’opera in cui la confessione, la messa a nudo si riferisce, prima, agli aspetti esteriori della mostra vita, nelle sue relazioni interpersonali, nel suo tentativo di smascheramento delle convenzioni comuni, nel suo mettere in dubbio tutte le mancanze di amore di cui l’umanità è comunque colpevole, specie nel giudizio e nella condanna. E, dopo, la Spogliazione diventa messa nudo di noi stessi, in una visione in cui il Battista va alla fine a somigliare di più a un Cristo sulla croce nel suo eterno darsi, nella assoluta gratuità del proprio donarsi.

La pièce potrebbe apparire, proprio per l’esagerazione voluta del suo assunto, fin troppo scoperta. Infatti l’autore, per nulla intimorito dal coraggio certo inusuale di non volersi nascondere, affronta a piene mani il tema della confessione, intesa come proclama di vita, come tesi, come concezione generale del mondo vissuta personalmente e senza sconti, in una logica in cui niente è di intellettuale ma tutto nato vissuto consumato nel fuoco di una grandissima passione.

Viene da pensare ai grandi russi dell’Ottocento, al loro gusto per l’estremo, alle grandissime confessioni / conversioni di cui, ad esempio, è maestro Tolstoj. Viene da pensare al tragico Dostoevskij, al suo continuo dramma tra adesione e ribellione, alla identità morale estrema (rivoluzionaria o conservatrice poco importa, a Dostoevskij si deve pure fare sconto sulla coerenza).

Ecco perché l’attualizzazione della figura di San Giovanni Battista in fondo si presenta come una analisi non solo teologica sulla figura di chi vive al deserto e fuori dagli schemi, ma in maniera più ricca come di chi riesce, proprio per questo, a cogliere i segni essenziali della storia. Così le periferie squallide in cui il San Giovanni di Lombardi vive, i riferimenti ai drammi delle traversate dei profughi nel Mediterraneo, i drammi della siccità, la clandestinità sono punti essenziali della vita di oggi e dell’alterità del Battista davanti all’indifferenza in cui si addormenta buona parte dell’umanità odierna.

Il Battista non è certo un anestetizzato, ma una mente e un cuore vigile, furioso forse, appassionato al punto da pagare di persona forse anche quello che potrebbe risparmiarsi. Ma non si tratta di un banale cupio dissolvi, in quanto il dramma di amore che brucia il cuore e la carne del Battista è appunto un dramma di chi ama tantissimo la vita. Anche qui l’occhio strizza a Dostoevskij e al gusto del paradosso, che, in fondo, è tipico del Cristianesimo più radicale ed estremo.

A Lorenzo Spurio va il merito di avere saputo indagare, con la consueta finezza critica, molti punti che potrebbero rimanere altrimenti in penombra, e che lui sa interpretare sulla scorta di una conoscenza completa dell’opera di Lombardi. Mi permetto solo di aggiungere che probabilmente la Spogliazione è assai più rituale e coerente con i valori cristiani di quanto sembrerebbe arguire Lorenzo Spurio. La pièce reinterpreta il nocciolo profondo del cristianesimo, in maniera che solo apparentemente ed arbitrariamente può sembrare blasfema. In realtà, è solo il nostro modo tradizionale di vedere la spiritualità cristiana che ci può fare ritenere new age il Battista. E’, casomai, molto più vicino, invece, ai grandi rivoluzionari come san Francesco e a tutti coloro che sono stati ritenuti pazzi pur rimanendo scrupolosamente all’interno dell’ortodossia. Finire al rogo per eretico non significava esserlo, in quanto l’eresia poteva consistere esattamente nell’aderenza al messaggio di Gesù Cristo, mentre eretici erano proprio i tribunali civili ed ecclesiastici. Quanto sono stati considerati eretici dal comune perbenismo i vari padre Balducci, don Gallo e don Santoro? Mi limito a citare solo questi, in quanto, probabilmente, la risposta più aderente alla Spogliazione è solo l’invito alla lettura del Quinto Evangelio, di Mario Pomilo, vero e proprio esempio di controscrittura e controrilettura dello scontro tra regola e sincerità, tra lettera e fede, tra morte e vita.

PAOLO RAGNI

01-05-2014

Un sito WordPress.com.

Su ↑