“La valigia” di Letizia Tomasino, con un commento di Lorenzo Spurio

“LA VALIGIA” – POESIA DI LETIZIA TOMASINO

 

Una valigia è di cartone se il suo contenuto

sa di rassegnazione ed emigrazione.

La valigia degli emigranti contiene rimpianti

sa di terra lavorata e preghiere ai santi.

La valigia di chi parte dalla terra natia

sa di lacrime amare e poesia.

L’emigrante lascia la sua casa e la sua fanciullezza

per inseguire un sogno di rinascita e bellezza.

L’emigrante si adatta alla nuova vita,

ma resta col cuore sospeso fino alla sua dipartita.

Torna, ogni tanto, a visitare il paesello

vedendolo sempre come un gioiello.

Un paesello che perde un tesoro

se i suoi abitanti non hanno lavoro.

 

 

Commento di Lorenzo Spurio

La Tomasino dedica una poesia alla condizione drammatica, straniante e per certi versi inesorabile, dell’emigrazione. Lo fa toccando via via nei versi alcuni aspetti che connaturano questa situazione di sradicamento, lontananza e di spoliazione della propria identità. L’immagine richiamata è quella della valigia che, quale custode degli effetti personali, del mondo materiale che è possibile portare con sé da un luogo all’altro, diviene emblema di una condizione di transitorietà, di mancanza di certezze, di logorante sballottamento e di ansia emotiva. Se alla partenza fa seguito una traversata verso nuove frontiere, città, lingue che non si conoscono, vivo rimane l’amore custodito nel cuore verso le vestigia della propria nascita, le tradizioni, il proprio paese. Mentre si anela a qualcosa di migliore, la memoria del vissuto è così impetuosa al punto tale da rendere volitivo l’uomo nel ricreare un proprio ambiente, una propria esistenza di felicità o adattamento. Nei versi finali l’autrice ben richiama le ragioni del gesto migratorio, dettato, come spesso avviene, da ragioni di carattere economico e lavorativo.

 

L’autrice

unnamedLetizia Tomasino è nata a Palermo nel 1961. Dopo il diploma di ragioneria ha iniziato a lavorare nel campo ristorativo. Donna eclettica, dalle mille sfaccettature e amante dell’arte in tutte le sue forme. Cantante, fotografa e scrittrice. L’arte della scrittura la scopre dopo essersi ritirata a vita privata in campagna. Scrivere poesie e racconti che nascono da momenti del suo quotidiano, da incontri ed episodi fortuiti; trae ispirazione anche dalla sua grande fantasia. Ha pubblicato i libri di poesia Nel silenzio di un pallido mattino (Youcanprint, 2016), I colori della mia anima (Youcanprint, 2016), Sicilia mia Sicilia (poesie dedicate alla mia terra) (Youcanprint, 2016), Pensieri sparsi (PubMe, 2017), Una dolce amicizia (Youcanprint, 2017) e Adamo ed Eva e altre storie (Youcanprint, 2017); per la narrativa Un paesino tranquillo (Youcanprint, 2016), Palermo…in racconti (Youcanprint, 2016), Storie di provincia(Youcanprint, 2016), Lu scantu (Youcanprint, 2016),

[1] Letizia Tomasino, L’impudicizia dell’anima, PubMe, 2017.

III Edizione del Premio Letterario “Accendi le parole”, a cura di Xilema Srl

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PREMIO LETTERARIO XILEMA“ACCENDI LE PAROLE” III EDIZIONE

Xilema s.r.l. indìce la terza edizione del concorso di poesia“ACCENDI LE PAROLE”. Il concorso è aperto a tutti.
Art. 1

Sezioni–Il premio si articola in due sezioni a tema libero, in lingua italiana:
A) Poesia – lunghezza massima 40 versi
B) Haiku

Art. 2 – Modalità di partecipazione – Ogni concorrente potrà partecipare con una o più opere (edite o inedite)anche se premiate in altri concorsi. 

Contributo di partecipazione

È prevista una quota di 10 euro per partecipare con una sola opera e
di ulteriori 5 euro per ogni opera aggiuntiva. Il contributo di partecipazione non verrà restituito in nessun caso.
Il versamento del contributo deve essere effettuato a mezzo bonifico bancario intestato a: Xilemas.r.l.
IBAN IT27K0538703201000001960413
Banca: BPER, indicando nella causale “PREMIO XILEMA ACCENDI LE PAROLE”

Spedizione

Ogni concorrente dovrà inviare per ciascuna opera:
VIA E-MAIL all’indirizzo: accendileparole@xilemasrl.it
1. La SCHEDA DIPARTECIPAZIONE (in allegato) firmata e con i propri dati, specificando
l’autorizzazione al trattamento degli stessi
2. Una COPIA ANONIMA dell’opera in pdf (carattere ARIAL 14, interlinea 1.5)
3. Copia della RICEVUTA DEL BONIFICO effettuato
OPPURE
VIA POSTA all’indirizzo: Xilema s.r.l., via Evaristo Petrocchi 11, 00019 Tivoli Terme (RM)
1. La SCHEDA DI PARTECIPAZIONE (in allegato) firmata e con i propri dati,specificando
l’autorizzazione al trattamento degli stessi
2. Una COPIA CARTACEA ANONIMA dell’opera (carattere ARIAL 14, interlinea 1.5)
3. Copia della RICEVUTA DEL BONIFICO effettuato
Verrà data conferma dell’avvenuta ricezione esclusivamente via e-mail.
Si rende noto che le opere non verranno restituite.
Art. 3 – Scadenza – 31 luglio2018 (per le spedizioni farà fede il timbro postale).

 
Art.4 – Tutela dati personali – Ai sensi del D. Lsg. 196/2003 i dati personali dei partecipanti saranno utilizzati esclusivamente ai fini del concorso e non saranno comunicati o diffusi a terzi a nessun titolo.
I partecipanti acconsentono all’utilizzo dei loro dati personali per le esigenze di svolgimento del concorso e per la pubblicazione, in conformità con quanto prescritto dalla legge n° 675/96 e possono richiedere in ogni momento di cancellare i loro dati dal nostro database elettronico.

 
Art. 5–Premi
1. I primi classificati di ogni sezione riceveranno un premio del valore di 150 euro
2. I primi tre classificati di ogni sezione riceveranno un premio*
1. Tutti i finalisti riceveranno un attestato
2. L’organizzazione e la giuria si riservano di decidere sull’assegnazione di ulteriori premi alle opere ritenute più meritevoli
3. Un premio speciale verrà assegnato dalla U.N.V.S
* i premi (targhe/coppe) sono offerti dalla Sezione “Ferri-Tudoni-Silla del sole” dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport

 
Ritiro dei premi

Tutti i premi dovranno essere ritirati dai vincitori o potrà essere delegata una
persona di fiducia munita di delega scritta (con copia di un documento di identità). In caso di impedimento dovrà pervenire via e-mail richiesta scritta di spedizione dei premi a carico del richiedente il quale effettuerà un bonifico prima della spedizione.

 
Art. 6 – Luogo e data della premiazione

La cerimonia di premiazione si svolgerà in autunno (data da definirsi). a Roma in una sede istituzionale

 
Art. 7 – Partecipazione alla cerimonia

Ciascun partecipante è invitato alla cerimonia di
premiazione.

 
Art. 8– Giuria

La giuria, la cui composizione sarà resa nota il giorno della premiazione, è formata da persone impegnate nel campo della poesia e della letteratura. Le opere saranno consegnate alla giuria senza i dati anagrafici degli autori in modo da garantire un’imparziale valutazione.

 
Art. 9– Comunicazioni

La graduatoria dei vincitori si renderà nota solo il giorno della premiazione:i
finalisti saranno avvertiti tempestivamente per e-mail o telefono. Per eventuali comunicazioni contattare il numero 3314434566 o scrivere a accendileparole@xilemasrl.it

 
Art. 10– Pubblicazioni

Tutte le opere finaliste saranno pubblicate in un’antologia che sarà
consegnata gratuitamente ai finalisti. Sarà possibile prenotare copie aggiuntive a pagamento. L’invio dell’opera costituisce autorizzazione alla pubblicazione.
Per le opere edite allegare dichiarazione di cedimento dei diritti (se presenti) limitatamente alla suddetta pubblicazione.

 
Art. 11–Esclusioni

Saranno escluse le opere che offendono la morale o che contengono frasi blasfeme o non aderenti al carattere culturale del premio, senza per questo informarne gli autori.
I partecipanti, prendendo parte al concorso, accettano il presente regolamento e dichiarano sotto la propria responsabilità che l’opera inviata è frutto della propria creatività, sollevando gli organizzatori da ogni responsabilità per danni e conseguenze dirette e indirette. L’inosservanza di una delle disposizioni contenute nel presente bando comporta l’esclusione dal concorso. La partecipazione al premio implica l’accettazione di tutti gli articoli del presente bando e costituisce autorizzazione alla pubblicazione dell’opera senza nulla pretendere.

 
Allegato A: Scheda di iscrizione
__L___ sottoscritt___:
Cognome ………………………………………… Nome …………………………………………….
C.F………………………………………………… Nat_ il …………………a…………………………………..
residente a ………………………………………………………Via ………………………………………….. N. ………CAP. ………………………..
Telefono ………………………… Cellulare ……………………………… E-mail………………………………………………………………………
Se minorenne:
Cognome ………………………………………… Nome …………………………………………….(di un genitore)
Firma (leggibile)
Chiede di partecipare al
PREMIO LETTERARIO XILEMA“ACCENDI LE PAROLE” III EDIZIONE
□Nella sezione A(Poesia)
Con l’opera/e
___________________________________________________________________________________________
_________________________________________________________________________________________
□Nella sezione B(Haiku)
Con l’opera/e
___________________________________________________________________________________________
_________________________________________________________________________________________
Con la presente autorizzo la pubblicazione delle opere di cui alle sezioni A-B nell’antologia.

Allego: N. __ COPIE, OPERE SEZIONE A□ – B□

Specificare se le opere presentate sono edite o inedite
___________, LI _____________ FIRMA
Come sono venuto a conoscenza del bando (esempio: social, volantini, siti internet specializzati etc)
___________________________________________________________________

Tutela della privacy: autorizzo il trattamento dei miei dati da parte di Xilema s.r.l. ai soli fini del concorso.

Autorizzo il cedimento dei diritti limitatamente ai fini del concorso. Xilema non cederà a terzi i dati dei partecipanti.

 

A Villa Nappi (Polverigi) sabato 30 giugno la premiazione del Concorso di Poesia “Senza confini”

Sabato 30 giugno alle ore 21,30 presso Villa Nappi di Polverigi (AN) si terrà la cerimonia di premiazione del Premio Nazionale di Poesia “Senza confini” indetto dall’Associazione Culturale “La Guglia” di Agugliano”.

Per la sezione poesia in vernacolo la Giuria era composta da Lorenzo Spurio (Presidente), Elvio Angeletti, Elvio Grilli, Franco Patonico e Germana Duca Ruggeri.

I finalisti per questa sezione sono risultati Nico Bertoncello, Luciano Gentiletti e Anna Maria Lavarin, mentre i finalisti per la sezione poesia in lingua italiana sono risultati Matteo Piergigli, Alexandra McMillan e Celestina Cielo.

La serata sarà anticipata da un interessante conferenza dal titolo “La poesia del lavoro che cambia: dal proletariato al cognitariato” durante la quale interverranno P. Polvani, E. Rambaldi, S. Secco, E. Roversi e C. Zironi. 

A conclusione si terranno alcune letture a cura di Luca Violini, “Giacomo Leopardi, l’infinito luogo”.

In caso di maltempo gli eventi si terranno all’interno della Chiesa del Sacramento a Villa Nappi.

Evento liberamente aperto al pubblico. La S.V. è invitata a partecipare.

 

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Intervista a Cinzia Perrone, autrice del romanzo familiare “L’inatteso”

Si propone a continuazione l’intervista rilasciata dalla poetessa e scrittrice partenopea da vari anni attiva a Jesi, Cinzia Perrone, che nel 2017 per i tipi di Marco Del Bucchia ha pubblicato il romanzo breve L’inatteso. Su tale opera ho avuto modo di scrivere una recensione che è possibile leggere cliccando qui.

 

INTERVISTA A CINZIA PERRONE

A CURA DI LORENZO SPURIO

 

LS: Da che cosa nasce la storia di questo romanzo? Ci sono elementi in qualche modo autobiografici?  

CP: Ho iniziato a scrivere questo romanzo concependolo come un racconto corale di più personaggi che attraversasse molti anni della nostra storia, per far rivivere attraverso la storia di questa famiglia e dei suoi membri un po’ tutte le problematiche che hanno interessato il nostro Paese. Per quanto riguarda l’aspetto propriamente emotivo, questo mio lavoro è nato come omaggio al concetto di famiglia in generale e alla mia in particolare, in quanto alcune storie dei protagonisti sono liberamente ispirate alle vicissitudini di alcuni miei parenti stretti o meno.

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L’autrice del romanzo, Cinzia Perrone

 

LS: Perché hai deciso di esaminare l’intera storia di una famiglia nel corso di tre generazioni?

CP: Come ho detto prima, volendo omaggiare la famiglia come punto fondamentale nella nostra società, è in essa che più si possono cogliere i più intimi aspetti delle problematiche personali e sociali che possono investire ogni individuo. L’ho vista attraverso lo scorrere degli anni, proprio per mettere in evidenza quanto conti la società del tempo per quei personaggi, nonché la differenza generazionale.

 

LS: Con quale personaggio e perché simpatizzi di più?

CP: Credo di aver posto l’accento su due personaggi in particolare dell’intero romanzo, perché rappresentano quell’indomita lotta contro il destino che alberga in ogni essere umano; sono Antonio, il primo a comparire sulla scena, e Antonia, l’ultima discendente omonima che chiude la narrazione. Entrambi rappresentano la fenice che risorge dalle sue ceneri.

 

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LS: Nel corso della narrazione fai uso di tecniche stilistiche molto diffuse quali l’ellissi, l’accelerazione, analessi (retrospezione) e prolessi. In quest’ultimo caso la prolessi consente di anticipare qualcosa, pur in maniera velata o allusa, che di lì a poco prenderà piede. Quali tra queste figure consideri più efficace nell’atto della lettura del libro per accentuare interesse verso il narrato?

CP: Sono tutte tecniche importanti che ogni autore usa, ed ognuna ha la sua funzione narrativa utile per uno specifico momento. Le adopero quasi tutte al momento opportuno per trarmi anche d’impaccio, come nel caso dell’ellissi o dell’accelerazione. L’analessi, detta anche all’anglosassone flash-back, è utile sia all’autore che al lettore, magari per ragguagliarlo su aspetti ed eventi passati di alcuni personaggi, necessari al proseguimento della narrazione. Forse la tecnica più accattivante per creare aspettative e curiosità nel lettore, in modo tale che cresca in lui la voglia di proseguire il racconto, è la prolessi; quel dare una piccola anticipazione può essere assimilato a quel che fa un buon trailer cinematografico.

 

LS: I contenuti del volume, a livello sociale, sono molti e permettono di affrontare varie tematiche che coinvolgono il nostro mondo attuale. Qual è il messaggio principale del libro che hai inteso veicolare con questa storia

CP: Le tematiche sociali affrontate nel romanzo sono davvero tante, per dare al libro un ampio respiro e al lettore un quadro di insieme sui vari aspetti della vita; ma essi ruotano intorno ad un perno principale, che come anticipato dal titolo del libro, è quello dell’imprevedibilità della vita che spesso sconvolge i nostri piani. Da qui nasce anche l’analisi di quelle che possono essere le più svariate reazioni umane a questi sconvolgimenti.

 

LS: Narrazioni come queste, tese a delineare le fortune e gli accadimenti meno felici di un ceppo familiare col trascorrere del tempo, che potremmo definire “saghe familiari”, si prestano a una prosecuzione della storia per andare a tratteggiare gli esponenti più giovani o, al contrario, riprendere più da vicino un dato personaggio e dedicargli una narrazione tutta a parte, più approfondita e circoscritta alla sua figura. Personaggi come Francesco o il fratello Vittorio morto in guerra potrebbero spalancare la possibilità a una trattazione delle loro vicende. Che cosa ne pensi di questo? È qualcosa che può incontrare il tuo interesse o navighi su altri progetti di scrittura?

CP: Quando ho terminato il romanzo non nascondo di aver pensato ad una eventualità del genere, vista più come un proseguimento della vita dei due protagonisti finali, che nel finale del libro si lanciano verso un nuovo inizio; il racconto in questo modo dei due fratelli, in tempi attuali, avrebbe coronato idealmente il messaggio di lotta e speranza già presente nel romanzo. Ma per il momento ho accantonato la cosa, e oltre ad aver appena terminato una raccolta di racconti e poesie, mi sto dedicando a un nuovo romanzo, che potrei definire di formazione; infatti è la storia di un ragazzo che cresce tra disagi, sogni, risentimenti ma sempre con tanto ottimismo dentro se stesso. 

 

Jesi, 10-06-2018

  

Antonio Merola esce con il saggio “F. Scott Fitzgerald e l’Italia”

Copertina_F. Scott Fitzgerald e l'Italia.pngF. Scott Fitzgerald e l’Italia di Antonio Merola, Ladolfi, Borgomanero, 2018.

Questo saggio ripercorre la storia della ricezione editoriale e critica che il nostro paese ebbe nei confronti dell’opera dello scrittore americano: dalle prime traduzioni di Tenera è la notte e Il Grande Gatsby, che vennero ignorate dal pubblico, fino alla riscoperta autoriale nel secondo dopoguerra e alle nuove edizioni italiane che ne seguirono, per arrivare alla conclusione che «dal dialogo con se stesso e con Zelda nasce cioè tutta l’opera di Fitzgerald».

Dalla quarta di copertina: «Se esiste in Fitzgerald una doppiezza è proprio verso Zelda Sayre: il lavoro continuo contro la pazzia, ma anche il dialogo con essa; la sublime coincidenza tra uno spirito di conservazione e uno di distruzione. Era impossibile per lui proseguire la vita senza la compiutezza dell’amore: o meglio, Fitzgerald lavora, e lavora sodo (anche fino all’infarto), ma si muove nella società da allora in poi come il fantasma di se stesso; lavora per pagare la cura ormai senza speranza di Zelda. E se tornerà a scrivere con Gli ultimi fuochi, è per cercare lei in un mondo altro: lontano dalla clinica e ancora più lontano dalla realtà».

 

Chi è l’autore?

Antonio Merola, classe 1994, si è laureato in Lettere Moderne all’Università La Sapienza di Roma. È cofondatore di YAWP: giornale di letterature e filosofie, per il quale ha curato inoltre la raccolta poetica L’urlo barbarico (A. V., Le Mezzelane, 2017) e ne gestisce la sezione Yawp Poesia. Si occupa insieme dei Quaderni Barbarici su Patria Letteratura, dedicati alle poesie inedite di giovani voci poetiche contemporanee e di Razzie Barbariche su Pioggia Obliqua: una rassegna dedicata alla poesia edita under 30. Suoi racconti, poesie e articoli critici sono apparsi su alcuni siti e riviste letterarie.

 

“Il multilinguismo degli scrittori piemontesi. Da Cesare Pavese a Benito Mazzi” di Andrea Raimondi

copMultilinguismo.jpgIl volume Il multilinguismo degli scrittori piemontesi. Da Cesare Pavese a Benito Mazzi, da poco pubblicato dalle Edizioni Grossi di Domodossola, percorre gli ultimi settant’anni della produzione letteraria piemontese seguendo il fil rouge del multilinguismo, ossia di quella tendenza a mescolare differenti codici linguistici nello stesso testo letterario tipica di una terra di confine come il Piemonte.

Dopo un capitolo introduttivo, nel quale è tratteggiato un profilo storico-linguistico-letterario regionale, l’autore introduce alcune opere narrative di Cesare Pavese, Beppe Fenoglio e Primo Levi e le analizza alcune da una prospettiva linguistica. Seguono poi un capitolo sulla complessa stagione narrativa degli anni ’70 e una sezione sulla realtà odierna, nella quale prevale l’opposta tendenza verso una medietas linguistica peraltro evidente in tutta la letteratura italiana contemporanea. Tra i pochi in grado di tenere viva la tradizione multilingue regionale, l’iracheno naturalizzato italiano Younis Tawfik (del quale viene esaminato il romanzo La straniera) e il vigezzino Benito Mazzi, qui presente con La formica rossa e Nel sole zingaro. Seppure con tecniche e finalità differenti, in entrambi il ricorso a varietà linguistiche diverse dall’italiano standard risponde alla necessità di resistere alle tendenze omologatrici in corso, aprendo, nel caso di Tawfik, all’altro quintessenziale (cioè allo straniero), e salvaguardando quanto possibile le caratteristiche identitarie e linguistiche di comunità marginali a rischio di scomparire, nel caso di Mazzi.

  Il volume intende colmare una lacuna nella ricerca letteraria piemontese. Malgrado esistano già ricerche sulla storia della letteratura regionale, a oggi non è ancora stato pubblicato uno studio sistematico che esamini opere di diversi scrittori lungo un simile arco temporale e da una prospettiva linguistico-identitaria. La presente ricerca si propone pertanto di aprire nuove prospettive nel dibattito letterario piemontese includendo scrittori contemporanei e individuando nel multilinguismo una linea di indagine comune.

La pubblicazione è impreziosita dall’introduzione di Gigliola Sulis, Professoressa Associata di Letteratura Italiana presso la University of Leeds ed esperta di multilinguismo letterario.

L’eroe islandese Ingólf Arnarson a Catania: il 23 giugno la presentazione dell’omonimo dramma epico di Marcuccio

«[Q]uesto ho voluto fare scrivendo il dramma: sognare e perdermi nella meraviglia di una storia d’amore e morte, di guerra e di pace, di luce e di tenebre, di sogno e di libertà. Una terra, in una dimensione parallela e contemporanea al periodo storico, assolutamente verosimili.»

Emanuele Marcuccio, dalla nota di Introduzione, p. 23.

 

Si presenta a Catania alle 11:30 sabato 23 giugno 2018 presso Mondadori Bookstore di Piazza Roma 18 «Ingólf Arnarson – Dramma epico in versi liberi. Un Prologo e cinque atti», opera poetica e teatrale di ambientazione islandese di Emanuele Marcuccio, edita per i tipi della marchigiana Le Mezzelane Casa Editrice. Il libro raccoglie un lavoro iniziato fin dal maggio 1990 e terminato nell’aprile 2016 con un totale di 2380 versi per un lavoro di diciannove anni escludendo i sette complessivi di interruzione.

Relazionerà il critico letterario, poeta e scrittore Lorenzo Spurio, Presidente dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi, nonché prefatore del libro. La presentazione si inserisce nel corso di una due giorni di Poesia tra Messina e Catania, organizzata dalla stessa associazione.

Scrive Spurio nella Prefazione: «Il dramma di Marcuccio tratta con originalità e chiarezza di linguaggio molti topos dell’epica germanica: i riferimenti ai combattimenti, al cozzar di spade, all’importanza della fama e della gloria; l’impiego di prove per testare la valorosità dell’eroe; la credenza e l’invocazione del fato, spesso personificato, il tema del tesoro e il motivo del viaggio in terra straniera. Essendomi occupato di fatalismo germanico, devo riconoscere che nell’opera di Marcuccio il destino non è un semplice concetto, un’idea, ma viene caricato di un significato proprio facendo di esso quasi un personaggio. Fato, destino, sorte, fortuna sono concetti che derivano dall’antico inglese wyrd, spesso personificato dalle Norne, che si riferisce a una cultura precristiana, pagana. A tutto ciò Marcuccio aggiunge elementi che rimandano alla conversione dell’Islanda al cristianesimo: la presenza di un monastero e di monaci, l’influenza celtica, la presenza di croci che viene, quindi, a rappresentare una fase successiva di sviluppo politico-sociale-economico della vita dell’Islanda di epoca norrena.

Tuttavia ciò che Marcuccio narra non è solo un racconto epico, è molto di più. È evidente, infatti, la potenza del lirismo, soprattutto in alcuni momenti, come nella scena d’amore tra Sigurdh e Halldóra e, allo stesso tempo, di una certa vicinanza alla cultura popolare con riscontrabili cadenze e dialettismi che rendono particolarmente significativo e vivo il testo, sottolineando quanto sia importante la componente orale nella trasmissione della cultura.» (pp. 30-31)

 

Interverranno come correlatori:

Francesca Luzzio, poetessa e critico letterario, autrice della Quarta di copertina

Giusi Contrafatto, poetessa e Presidente dell’Ass. Culturale Caffè Letterario “Convivio” di Caltagirone (CT)

Luigi Pio Carmina, poeta e scrittore, curatore del blog culturale “Cultura Comunità Conoscenza Curiosità”

Sarà presente l’autore.

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L’autore

Emanuele Marcuccio (Palermo, 1974) è autore di quattro sillogi: tre di poesia – Per una strada (2009) Anima di Poesia (2014); Visione (2016) – e una di aforismi Pensieri Minimi e Massime (2012). È redattore delle rubriche di Poesia “Il respiro della parola” e di Aforismi “La parola essenziale” della rivista di letteratura Euterpe. Ha curato prefazioni a sillogi poetiche e varie interviste ad autori esordienti ed emergenti. È stato ed è membro di giuria in concorsi letterari nazionali e internazionali. È presente in L’evoluzione delle forme poetiche. La migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio (1990-2012) (2013). È ideatore e curatore del progetto poetico “Dipthycha” di dittici “a due voci”, del quale sono editi tre volumi antologici (2013; 2015; 2016) a scopo benefico. Nel 2016 completa un dramma epico in versi liberi pubblicato nel 2017 per i tipi della marchigiana Le Mezzelane, di argomento storico-fantastico, ambientato in Islanda (IX sec. d.C.). Cura il blog “Pro Letteratura e Cultura”. Di prossima pubblicazione un quarto volume del progetto “Dipthycha”.

 

 

SCHEDA DEL LIBRO

TITOLO: Ingólf Arnarson – Dramma epico in versi liberi

SOTTOTITOLO: Un Prologo e cinque atti

AUTORE: Emanuele Marcuccio

PREFAZIONE: Lorenzo Spurio

POSTFAZIONE: Lucia Bonanni

NOTA STORICA: Marcello Meli

NOTA DI QUARTA: Francesca Luzzio

OPERA IN COPERTINA: Alberta Marchi

EDITORE: Le Mezzelane

GENERE: Poesia/Teatro

PAGINE: 188

ISBN: 9788899964634

COSTO: € 10,90

 

 

Info:

Evento FB della presentazione

Short-link vendita: https://goo.gl/vr5kwB

informazioni@lemezzelane.eu – www.lemezzelane.eu

marcuccioemanuele90@gmail.com – www.emanuele-marcuccio.com

Laura Fusco a Jesi con “La pesatrice di perle”

La poetessa Laura Fusco sarà ospite dell’Ostello delle Idee (Ostello Villa Borgognoni – Via Crivelli) a Jesi (AN) il 13 giugno per presentare il suo libro “La pesatrice di perle”. L’evento è organizzato dall’Ostello dell’Idee con la collaborazione dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi che gestirà la serata e gli interventi.

Il libro della Fusco è una raccolta che canta l’amore e tante storie di donne. L’autrice è stata definita “una delle più originali e visionarie voci della poesia orale” ed è tradotta negli Usa e in Quebec, rappresentata in diversi paesi europei, suoi testi sono stati oggetto di collaborazioni con prestigiosi Atenei tra i quali l’Université Paris 8 e la Columbia University NY.

Il poeta Maurizio Cucchi così si è espresso sulla sua opera:  “Microracconti in versi o favole ambientate nel nostro tempo… Laura Fusco riesce ancora a stupire per la vivacità inquieta e impaziente della sua poesia…. una dimensione ansiosa e insonne, dove le figure femminili vengono ad agitarsi tra forte spinta vitale, strappi drammatici…realtà contemporanea e tracce sempre vive di una passata grandezza… Il lettore viene facilmente coinvolto da questa scrittura incalzante e felicemente frenetica, trasparente, comunicativa, ricca di concretezza e fantasia….”

La serata vedrà gli interventi della scrittrice Gioia Casale affiancata dallo scrittore Stefano Vignaroli e dal poeta e filosofo Valtero Curzi. Leggerà suoi testi la poetessa.

L’evento, liberamente aperto al pubblico, si terrà il 13 giugno all’Ostello delle Idee di Jesi alle ore 21. La S.V. è invitata a partecipare.

 

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Chi è l’autrice?

foto-laura-JPEG.jpgPoetessa e regista, Laura Fusco è stata definita “una delle voci più originali della poesia orale in Italia”, tradotta negli USA, rappresentata in Europa. Ha iniziato a scrivere a 13 anni, studiato in Francia, fondato e diretto una compagnia teatrale che ha avuto tra i primi sostenitori Edoardo Fadini, fondatore a Torino dello storico Cabaret Voltaire. Membro di redazioni di importanti riviste nazionali e internazionali, presente in antologie, collabora con Università (Columbia University, NY, Università La Sapienza, Roma, Università di Torino, Praga), Festival Teatrali e Rassegne d’Arte in Italia e all’estero, Salone Internazionale del Libro.

I suoi reading si ispirano a pratiche che affondano le radici nelle tradizioni aediche e dei bardi. La potente alchimia che instaura con le platee e il consenso che ottiene tra i pubblici più diversi sono legati al suo stile, intenso e visionario, e alle sue interpretazioni. Musica, danza, teatro, street art e cinema incontrano i suoi versi, che invadono spazi nuovi e si rivolgono in modo nuovo al pubblico. Crea percorsi visivo-sonori e installazioni museali e urbane, in cui integra la componente poetica.

Dirige atelier di scrittura e teatro, collaborando con UE, CNR, Università italiane e straniere e Conservatori, ma anche ospedali, day hospital di psichiatria e luoghi di emarginazione ed esclusione. Collabora con riviste internazionali di letteratura della migrazione. Ha pubblicato –Aqua nuda – Kolibris 2011, ristampato dopo pochi mesi e Da da da Kolibris 2012, con la prefazione di Paolo Conte. Testi dei due libri sono stati tradotti in diversi paesi europei e a NY.

 

 

III Concorso di racconti brevi “Storie in viaggio” (scadenza il 30 giugno) con premiazione a Corinaldo, nel luogo natale di Santa Maria Goretti

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Dopo le precedenti edizioni che hanno avuto la loro cerimonia di premiazione rispettivamente nei comuni di Cingoli (MC) e Camerata Picena (AN) ed essendo il Premio volutamente itinerante, l’Associazione Culturale Euterpe di Jesi (AN), con il Patrocinio del Comune di Corinaldo, indice la terza edizione del Concorso di Racconti Brevi “Storie in viaggio” la cui partecipazione è regolamentata dal presente bando.

1. Sezione Racconto
Si partecipa con racconti editi o inediti, ma in quest’ultimo caso è richiesto di indicare in che libro o antologia sono stati precedentemente pubblicati. L’autore, comunque, deve essere l’unico detentore dei diritti sul testo che invierà. È fatto divieto di partecipare con racconti già presentati allo stesso concorso in edizioni precedenti o modificati nel titolo o leggermente rimaneggiati rispetto a opere già presentate, sia che siano risultate finaliste che no.
2. Tematica
La tematica indicata è “Il viaggio” che può essere interpretata liberamente a intendere viaggi fisici, di spostamento sul territorio nazionale o internazionale e di viaggi interiori, percorsi di approfondimento e di crescita personale, educativo, morale, spirituale o di altra tipologia.
3. Caratteristiche
Si partecipa unicamente con testi scritti in lingua italiana. Non verranno accettati racconti in altre lingue né in dialetto, anche se provvisti di relativa traduzione in italiano. Ciascun partecipante può inviare un solo racconto in formato Word (estensione .doc o .docx) di lunghezza complessiva 3 cartelle editoriali (1 cartella = 1800 battute).
I testi, in forma rigorosamente anonima, dovranno essere in carattere Times New Roman corpo 12
4. Contributo
Per la partecipazione al concorso è richiesto un contributo per spese organizzative pari a 10€. I soci fondatori e onorari della Associazione Culturale Euterpe e tutti i membri di giuria delle passate edizioni non potranno prendere parte al concorso. I soci ordinari dell’Associazione Culturale Euterpe in regola per l’anno di riferimento (2018) hanno diritto a uno sconto del 50% sul contributo di partecipazione.
I riferimenti per l’invio del contributo sono i seguenti:
Bollettino postale: CC n° 1032645697
Intestato ad Associazione Culturale Euterpe
Causale: III Concorso Storie in Viaggio – nome autore
Bonifico: IBAN: IT31H0760102600001032645697
Intestato ad Associazione Culturale Euterpe
Causale: III Concorso Storie in Viaggio – nome autore
6. Invio degli elaborati
Per prendere parte al concorso è richiesto l’invio a mezzo e-mail all’indirizzo
concorsostorieinviaggio@gmail.com del proprio racconto comprensivo di titolo e sprovvisto di dati personali o segni di riconoscimento. Al testo andrà allegata anche la scheda di partecipazione e la ricevuta del versamento del contributo richiesto. Nell’oggetto della mail è richiesto di indicare “3° Concorso Storie in viaggio”. La mancanza di uno dei materiali richiesti comporta l’esclusione.
7. Scadenza
Il termine ultimo per inviare le proprie partecipazioni è fissato al 30 Giugno 2018.
Non verranno presi in considerazioni elaborati pervenuti dopo tale data.
8. Pre-selezione
Una prima commissione di Giuria, definita di pre-selezione, e composta da alcuni membri del Consiglio Direttivo della Associazione Culturale Euterpe, provvederà a effettuare una preselezione dei materiali pervenuti – in forma rigorosamente anonima – dalla quale scaturiranno venti racconti finalisti. L’esito della pre-selezione verrà pubblicato sul sito della Associazione (www.associazioneeuterpe.com) e inviato a mezzo mail a tutti i partecipanti.
9. Graduatoria
Una seconda commissione di giuria, definita giudicatrice, valuterà in forma completamente anonima i testi dei venti finalisti e proclamerà i vincitori durante la serata di premiazione. Saranno proclamati i primi dieci vincitori e i restanti dieci – a pari merito – quali Menzioni d’Onore.
10. Cerimonia di premiazione
Tutti i finalisti sono tenuti a partecipare alla serata finale che si terrà domenica 23 settembre 2018 presso la Sala “Ciani” del Consiglio del Comune di Corinaldo (AN).
Partecipando a questo concorso l’autore dichiara la propria presenza fisica e disponibilità a intervenire alla serata di premiazione, nel caso figurasse tra i finalisti.
I finalisti che non si presenteranno personalmente o per delega alla premiazione non avranno diritto a ricevere il premio a domicilio. Si potranno spedire, dietro pagamento delle relative spese, solo il diploma e copia della antologia del Premio.
11. Premi
I premi consisteranno in targhe per i primi dieci vincitori assoluti e motivazione della giuria e in coppe o altri trofei per i successivi dieci, a pari merito, che verranno premiati quali Menzioni d’onore. Tutti i premiati riceveranno anche il diploma.
12. Commissioni di giuria 
La commissione di pre-selezione è composta da alcuni membri del Consiglio Direttivo della Associazione Culturale Euterpe di cui verrà dato conto in sede di premiazione.
La commissione giudicatrice è composta da esponenti del panorama culturale e letterario nominati all’uopo dalla Associazione Culturale Euterpe, i cui nomi verranno rivelati il giorno della premiazione. I giudizi di entrambe le commissioni sono definitivi e insindacabili.
13. Raccolta antologica
I racconti dei venti finalisti verranno pubblicati in un’opera antologica, disponibile il giorno della premiazione.
14. Visita guidata
L’evento sarà anticipato da una visita guidata della città (gratuita) che avverrà con la
collaborazione della Pro Loco di Corinaldo per coloro che vorranno (maggiori indicazioni su orari e punti di ritrovo verranno fornite in un secondo momento) a mezzo mail.
15.Ultime disposizioni
La partecipazione al Premio è subordinata all’accettazione del presente bando in ogni suo articolo. Ai sensi del D.Lgs 196/2003 e della precedente Legge 675/1996 i partecipanti acconsentono al trattamento, diffusione e utilizzazione dei dati personali da parte dell’organizzazione per lo svolgimento degli adempimenti inerenti al concorso e altre attività promosse dalla Associazione Culturale Euterpe di Jesi.
LORENZO SPURIO – Presidente Ass. Culturale Euterpe
STEFANO VIGNAROLI – Presidente del Concorso
GIOIA CASALE – Segretaria del Concorso
Per info inerenti al concorso:
ASSOCIAZIONE CULTURALE EUTERPE – JESI
http://www.associazioneeuterpe.com – ass.culturale.euterpe@gmail.com
Mail concorso: concorsostorieinviaggio@gmail.com
Tel. (+39) 327-5914963 – Pagina FB
ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO DI CORINALDO
Via del Velluto n°20 – 60013 Corinaldo (AN)
http://www.procorinaldo.itiat1@corinaldo.it
Tel. (+39) 071-679047

 

 

 

 

 

3° CONCORSO STORIE IN VIAGGIO EDIZIONE 2018
LA PRESENTE SCHEDA È REQUISITO FONDAMENTALE PER LA PARTECIPAZIONE

 

Nome/Cognome __________________________________________________________________
Nato/a a _______________________________ il ________________________________________
Residente in via ________________________________Città_______________________________
Cap __________________________________ Provincia __________________________________
Tel. ____________________________________ E-mail ___________________________________
Partecipo al Concorso “Storie in viaggio” indetto dalla Associazione Culturale Euterpe di Jesi (AN) con il racconto dal titolo
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
Esso è [ ] EDITO [ ] INEDITOSe edito è stato pubblicato in __________________________________________________________________________________________________________________________________________________
L’autore è iscritto/tutelato alla SIAE ? [ ] SI [ ] NO
Il racconto presentato è iscritto/tutelato alla SIAE ? [ ] SI [ ] NO
Dichiaro, sotto la mia responsabilità, che il racconto è di mia completa produzione e che ne detengo i diritti ad ogni titolo [ ] SI [ ] NO
Autorizzo alla pubblicazione del mio racconto, qualora risultasse finalista, nell’opera antologica del concorso senza nulla a pretendere né ora né in futuro. [ ] SI [ ] NO
Acconsento al trattamento dei dati personali qui riportati in conformità a quanto indicato dalla normativa sulla riservatezza dei dati personali (D. Lgs. 196/03) per le attività organizzate e promosse dalla Associazione Culturale Euterpe di Jesi. [ ] SI [ ] NO
Luogo, data                                Firma (leggibile)
__________________________ _________________________________

Alle Oblate (Firenze) la presentazione di “Tessiture di donne” di Antonietta Langiu

Sarda d’origine e marchigiana di adozione, la scrittrice Antonietta Langiu presenterà venerdì 8 giugno, ore 17.00, Sala Conferenze “Sibilla Aleramo” alla Biblioteca delle Oblate (Via dell’Oriuolo n°24) il suo ultimo romanzo Tessiture di donne. A presentarla sarà Maria Federica Giuliani (Presidente della Commissione Cultura e Sport del Consiglio Comunale di Firenze); interverrà anche Pasqualina Musina (architetto). Maggiori info sull’evento sono presenti a questo link.

51CVmkIhy8L._SX351_BO1x204x203x200_.jpgUna storia di donne con le proprie debolezze, ma anche forti e coraggiose alla ricerca del senso della vita e il viaggio ne diventa spesso un mezzo. Storie parallele, in particolare di due donne, che si sviluppano in tempi e luoghi diversi per età ed esperienze, che si confrontano senza giudicarsi, che si capiscono e si comprendono. Legate da un filo sottile e insieme vigoroso che le riporta alle origini, alla propria terra: la Sardegna, con i suoi riti, le sue leggende, le sue tradizioni. Una terra che ha memoria forte e radici robuste, e un sapere tramandato oralmente da antiche donne matriarche, depositarie di parole e di valori. Le unisce quel sentimento chiamato “sarditudine”, un misto di forza e di orgoglio nel riconoscersi figli di una stessa gente dura e determinata che ha saputo reagire alle tante sfide della vita. Terra di povertà e di dura fatica. Terra che è memoria, dolore, ma anche amore. Terra le cui radici possono diventare ali.

“La forza delle donne… può fare molto se esse credono in se stesse, nella propria dignità di persone che vogliono avere voce in questo nostro mondo travagliato”.

E’ anche una storia di viaggi fatti non solo di luoghi, ma anche di persone, di pensiero, di arte e di poesia in un grande telaio di fili tesi e intrecciati dalle mani delle due protagoniste, sorrette e mescolate dalla presenza/assenza di Joyce Lussu, amica ed esempio di vita; dalle parole, sas paraulas, parole di mistero e sanazione e dalle tessiture della nonna Nedda e della madre dell’autrice, Zana; dalle abili dita, dai colori, dai materiali della terra e della casa dell’artista Maria Lai; dal pensiero di Gandh e di Le Corbuasier, entrambi architetti di pace; dai versi dei grandi poeti come…Maka Abraham, Kovafis, Hikmet… “Poeti legati tra loro da un filo rosso che ne motivava le scelte:  l’amore per l’uomo e per il mondo, e l’impegno per modificarlo in  meglio.” 

A Milano una serie di incontri sulla letteratura di viaggio. Esposizione dell’opera miliare di Swinton Andrew sull’Europa del nord

Mare Magnum è lieto di invitarVi a 

Vecchi Libri in Piazza diaz

La letteratura da viaggio

 Domenica 10 giugno 2018 – ore 9-17, piazza Diaz, Milano

 

Un imperdibile appuntamento con il libro antico, raro, introvabile, curioso e da collezione: sotto i portici di piazza Diaz, piazza del Duomo, via Gonzaga, via Marconi, via Baracchini 100 espositori rendono questa mostra mercato una delle manifestazioni all’aperto, dedicate al libro antico, più grandi d’Europa.

Maspero_ViaggioNorvegia.jpgL’estate è ormai alle porte e anche per il mese di giugno si rinnova l’appuntamento a tema con Vecchi Libri in Piazza. L’argomento per questa edizione sarà incentrato su La letteratura da viaggio, un’occasione unica per andare a caccia nel maremagnum di libri da leggere sotto l’ombrellone. Oltre ai libri presenti in catalogo, le librerie partecipanti suggeriscono alcune interessanti proposte legate al tema del mese che spaziano dall’antico al moderno.

È il caso, per esempio, di Maspero Gabriele Libri Antichi che proporrà alcune rarità tra cui Viaggio in Norvegia, in Danimarca ed in Russia negli anni 1788, 89, 90, 91 tradotto dal conte cav. Luigi Bossi di Swinton Andrew. [Milano, dalla Tipografia Sonzogno e Comp., 1816.4 volumi in-12° (cm. 16,5), legature coeve in m. pelle con titolo, fregio e filetti in oro ai dorsi, piatti marmorizzati, tagli gialli; Ex libris araldico alla controguardia coperto da etichetta biblioteconomica; carte in ottimo stato, con 16 tavole illustrative di vedute in rame f.t. in coloritura coeva; lievi e rare fioriture, piccola e leggera gora alle prime carte dell’ultimo volume, per altro marginale. Prima edizione italiana di questa famosa ed interessante relazione di viaggio inserita nella Raccolta de’ viaggi. Esemplare molto buono.]

Per i collezionisti è da segnalare l’interessante proposta della Libreria Zivago:

Ferdinand M. Bayard, Voyage dans l’intérieur des États-Unis, a Bath, Winchester, dans la vallée de Shenandoah, etc. Pendant l’Été de 1791. Seconde édition. Augmentée de descriptions et d’anecdotes sur la vie militaire et politique de Georges Washington. Il volume descrive il viaggio compiuto dall’autore alla fine del XVIII (1791) secolo lungo la costa nord orientale dei neonati Stati Uniti d’America con descrizioni particolareggiate della popolazione e della campagna di George Washington attraverso il racconto di alcuni suoi ufficiali. Il volume è in francese e reca anno VI come data di stampa, quindi 1797.

Per chi, invece, è a caccia di belle edizioni moderne, si consiglia di fare un salto allo stand delle Edizioni Henry Beyle che, per il tema di giugno, ci porta in viaggio in compagnia di firme autorevoli in giro per il mondo. Qualche esempio? Giuseppe Prezzolini, Primavera a New York; Ardengo Soffici, America Sognata; Leonardo Sciascia, Sicilia e molti altri ancora…

Per conoscere tutte le proposte delle librerie partecipanti visitare la seguente pagina:
https://www.piazzadiaz.com/index.php/category/la-letteratura-da-viaggio/

Vecchi libri in piazza Giugno.png

Segui gli aggiornamenti sul sito: http://www.piazzadiaz.comIngresso gratuito

 

Calendario 2018

Domenica 10 giugno: La letteratura da viaggio

Domenica 8 luglio – A tavola! Libri di cucina

Domenica 9 settembre – Il cinema e il teatro

Domenica 14 ottobre – La letteratura siciliana: 60 anni dopo “Il Gattopardo”

Domenica 11 novembre – 100 anni dalla Prima guerra mondiale

Domenica 9 dicembre – Arte e illustrazione

 

Ufficio stampa:

Marco Bosio 

stampa@maremagnum.com 

http://www.maremagnum.com

Valtero Curzi e “Il giovane imperatore”: nota di lettura di Lorenzo Spurio

Valtero Curzi, Il giovane imperatore. Tra lo Sturm und Drang e il Romanticismo, Intermedia Edizioni, Orvieto, 2018.

napoléon-bonaparte-jeunesse-histoireValtero Curzi, poeta e scrittore senigalliese, è anche valido saggista. Ne ha dato prova, negli ultimi anni, con una serie di testi investigativi, d’approfondimento e con sue dissertazioni prettamente di carattere filosofico che, più che dare una spiegazione unica, aprono a interpretazioni. Autore di sillogi poetiche e di un romanzo epistolare, nonché di un sagace e curioso libro dal titolo quasi avanguardistico, L’omino delle foglie sulla via del Tao (Le Mezzelane, 2017), ha recentemente pubblicato un saggio su Napoleone Bonaparte. Il volume, dal titolo Il giovane imperatore, è edito dalla casa editrice umbra Intermedia Edizioni e si apre con un sottotitolo che delimita l’immensa materia sull’Imperatore che ha inteso trattare, vale a dire il periodo storico e la sensibilità che si stagliano “tra lo Sturm und Drang e il Romanticismo”.

Vistosamente appare in questa definizione dell’opera il termine ‘Romanticismo’, così caro a Curzi essendosi ininterrottamente interessato, impegnato e avendo dedicato le sue dissertazioni, al genio Recanatese di cui pure (in base a una conversazione non troppo lontana nel tempo) avrebbe pronto un volume, con delle tesi senz’altro curiose e che ci auguriamo presto possa venire alla luce.

L’oggetto del presente volume, invece, come ho già detto, è l’imperatore francese. Non interessano all’autore le vicende storiche, le battaglie, le cifre legate all’insaziabile fame di conquista di uno dei più grandi leader della storia, piuttosto, dedicarsi ad approfondire aspetti ben meno noti dell’esistenza del grande imperatore, statista e stratega. L’obiettivo è quello di ascrivere il più possibile l’esperienza umana di Napoleone (con un buon e robusto apparato bibliografico consultato e citato ampiamente) attorno alle fasi verdi della sua vita: dall’infanzia all’adolescenza. Ciò permette di informare sul temperamento giovanile dell’uomo, dei suoi rapporti sociali e della caratura della sua persona, ben prima che le vicende militari e politiche permettano una sua ascesa veloce sino a raggiungere i massimi incarichi e, infine, a proclamarsi Imperatore auto-cingendo la corona imperiale a Notre-Dame di Parigi nel 1804.

L’intenzione di Valtero Curzi, infatti, è quella di indagare, proponendo vari percorsi (che costituiscono i singoli capitoli) e di cui tra poco dirò meglio, la personalità del futuro Napoleone all’interno di un periodo di cesura in cui la sensibilità non è ancora propriamente romantica (semmai pre-romantica o neoclassica) ma al contempo non è più di chiara impostazione illuminista. Napoleone letto e studiato come trait d’union di uno dei periodi più affascinanti, non solo a livello storico ma anche architettonico e letterario. Curzi affronta la questione evitando, come ciascun buon saggista, di fornire asserzioni rigide e verticistiche, scantonando qualsiasi possibilità di considerazioni vere (semmai veridiche) in forma assoluta. Il tema viene affrontato con garbo e rispetto e, pur irrobustito da un’imponente tradizione storiografica e monografica sull’imperatore, si evita di procedere con conclusioni sommarie derivanti da possibilità che a loro volta possono scaturire dalla lettura di alcuni avvenimenti, o di alcune frasi dette dal giovane imperatore. Si cerca cautamente di analizzare le varie posizioni e di far capire che, come in ogni uomo in qualsiasi epoca, co-esistono in forma diversa,  sensibilità differenti, approcci in parte tra loro distanti, procedimenti ideologici e attuativi che non sono, però, contrastanti, semmai risiedono in quel sincretismo tipico dell’età di mezzo nelle quali, se si è spesso alacri conservatori della tradizione, di certo non si disdegna neppure l’avanzata della novità.

Napoleone può essere ascritto, pur in maniera molto personale e sui generis, a un’età di confine in cui è impossibile evidenziare con nettezza gli elementi di rottura, la demarcazione netta che decreta l’allontanamento dall’età della ragione e l’avvicinamento all’età del sentimento. Si sta, chiaramente, ragionando in termini molto semplificati dato che, come Curzi chiarifica in almeno un paio di porzioni del libro, l’Illuminismo non fu solo età della ragione, dell’esaltazione della tecnica, dell’intelligenza e della ricerca, dell’empirismo e dello scientismo come il Romanticismo non fu solo l’esaltazione del sentimento, l’accentuazione di stati umorali mesti e ripiegati, la consacrazione della melanconia, la ricoperta delle discipline esoteriche, delle filosofie orientali e del fascino per il mistero e il gotico (quello che l’autore chiama il “gusto dell’oscuro”, 46). Ragionare su connotazioni specifiche, distaccate a comparti stagno, è pur sempre errato dacché, anche in età illuminista esisterono poeti che, in qualche modo anticiparono il susseguente periodo romantico, così com’è vero che in età illuminista vi erano (seppur osteggiati e perseguitati) maghi o filosofi naturali che dir si voglia. Parimenti, già dalla succosa introduzione scritta dall’autore, è chiaro che “[Napoleone] non può, per aspetti caratteriali e di temperamento, definirsi illuminista e nemmeno totalmente romantico […] diviene necessario collocarlo in una dimensione intermedia” (5).

La natura isolana di Napoleone che nacque ad Ajaccio (Corsica) nel 1769, visse per un periodo all’Isola d’Elba (1814-1815) e morì in esilio a Longwood, sull’Isola di Sant’Elena, in mezzo all’Oceano Atlantico, nel 1821 va tenuta presente. Riccardo Esposito sostiene che “[L’isola] ha regole diverse da quelle della terraferma. […] Ogni isola possiede un suo linguaggio e un suo alfabeto”[1]; per estensione potremmo dire che “chi non vive sull’isola, non può capirla” e, dunque, agli occhi di un non-isolano è difficile comprendere il vero animo di chi sull’isola è nato e vive e ha, magari, un atteggiamento appartato e riflessivo. Difatti, come osserva Curzi, Napoleone – pur dall’animo forte e virile – spesso “reagiva isolandosi” (33), vale a dire configurando la sua condizione vitale in linea con la sua appartenenza geografica: così come la Corsica è distante (e così diversa dalla Madrepatria) il suo animo inquieto lo porta a distanziarsi dall’ambiente, ad abitare parti e situazioni collaterali, di margine. In questa investigazione umorale del giovane uomo Curzi non manca di riflettere su due degli aspetti senz’altro centrali del periodo romantico ovvero il titanismo[2] e il vittimismo. Gerosa ci informa della sua “tendenza alla solitudine e allo studio, specie della matematica”[3] aggiungendo che il giovane Napoleone “aveva sempre un tono di malumore e non era affatto socievole”.[4] Il carattere insulare, di dislocazione e allontanamento sono ben tratteggiati da Curzi nel capitolo che dedica ai rimandi alla filosofia di Spinoza dove scrive: “La similarità dell’anima del Werther con il giovane Napoleone sta nella medesima sensazione di sentirsi dislocato nella propria condizione rispetto alle ansie e ai desideri delle aspettative” (115).[5]

Diciottenne, nel 1787, Napoleone è stato così descritto: “adolescente inquieto, chiuso in se stesso, ossessionato dal fine che si era prefissato, non ha tempo per imparare cose che non gli sono immediatamente utili” (85). Parimenti vien messo in luce (mai esaltato) la componente di vulnerabilità: “lo slancio verso ciò che non si può avere, ma ugualmente è inseguito e desiderato” (87).  Si sposò in prime nozze con Giuseppina Beauharnais (1763-1814), donna ricca della Martinica, dunque creola, nel 1796, di sei anni più grande di lui. Anche qui va messa in luce una curiosità che vale la pena rammentare: “Per sposarsi, lei si tolse quattro anni e lui ne aggiunse due dei ai suoi, così che nell’atto di matrimonio risultassero coetanei” (90).

Probabilmente Napoleone amò molto questa donna e senz’altro le fu molto utile in termini sia economici che emotivi e di solidarietà nel permettere la crescita nel grande uomo che poi diventerà. Secondo alcuni, e sembra essere questa anche l’idea di Curzi, Napoleone visse in simbiosi con la donna in una condizione di ricercato/agognato rapporto materno.[6] Il vero rapporto con la madre, infatti, era stato per lo più difficile e freddo o, si dovrebbe dire, poco concreto e vissuto, agognato perché non realizzato nell’affetto sensibile e percepibile. Guido Gerosa ricorda che Napoleone e i suoi fratelli erano stati “educati con estrema severità dalla madre”[7] e “anche quando [la madre] lo picchiava, era morbosamente attaccato”.[8] Sempre Gerosa riposta che: “Nessuna donna lo intimidiva, salvo la madre, […] donna energica. Napoleone, pur essendo un carattere indomito, apprese da lei l’arte dell’obbedienza, prima causa del suo notevole successo”.[9] Secondo Curzi Napoleone è in legame e sperimenta la madre in virtù di una dimensione di idealità, vale a dire di utopia. Similmente il Werther (di cui parleremo tra poco) vive in una condizione di “incapac[ità] di esternare la propria passione” (136). L’amore mancato, perché non espresso, né possibile, è degradato in Napoleone all’acuirsi di eccentricità personali che vedranno accrescere forme di egoismo e centralità, gloria e desiderio di fama, bramosia e superomismo e che lo porteranno a diventare l’imperatore: non solo di terre estese ma del culto di se stesso.

Il tema della madre risulta a una dimensione ben più allargata a livello universale quando Curzi, nell’ultimo capitolo del suo interessante volume, ci parla del concetto di natura-madre e, con esso, di natura matrigna di leopardiana memoria. Lo Sturm und Drang, diversamente dalla natura ostile, convive con l’idea che l’uomo è parte di un tutto in cui la sua singolarità, la sua presenza, possa e debba trovare una concordia con l’elemento collettivo e ambientale; Curzi parla di “sintonia” (150) eppure tale rapporto non è mai ben codificato e sviscerato e in esso permane pur sempre qualcosa di misterioso e insondabile: “Il rapporto con la natura diventa sereno e possibile solo a prezzo del proprio sacrificio” (153).

Tutta le considerazioni e le analisi presenti nell’opera di Curzi partono dal movimento culturale tedesco che anticipò l’età romantica, lo Sturm und Drang. Tale definizione, che sta a significare “tempesta e impeto”, si sviluppò in Germania tra il 1765 e il 1785, soprattutto attorno all’opera di due grandi intellettuali: Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) e Friedrich Schiller (1759-1805). Curzi ce lo spiega come un movimento letterario e culturale il cui programma conteneva “un’integrale rivalutazione dell’irrazionale nella vita e nell’arte in opposizione all’intellettualismo illuministico” (47-48) chiarendo sin da subito che “lo Sturm und Drang non è affatto la negazione dell’Illuminismo, e tanto meno nasce quale movimento anti-illuminista” (49).[10] Questo momento storico-sociale sul quale in molti hanno scritto viene decodificato dall’autore come “esaltazione della torbida passionalità, che erompe dall’animo umano, trascina l’uomo all’azione impetuosa e lo conduce a negare l’esistenza di qualsiasi limite di carattere etico, giuridico e religioso” (64). Lo Sturm und Drang, che nel giro di un decennio si vedrà svuotato del suo impeto iniziale tanto da estinguersi come movimento, si identificava con l’esigenza di un’espressione spontanea e autentica, priva di dettami e costrizioni, il pulsare emotivo doveva essere inarrestabile e non venir sottoposto a reprimende, censure, vessazioni, ingabbiamenti del pensiero cogitante. Ecco perché Napoleone si situa sia prima che dopo, ma anche in mezzo e dunque: “[Napoleone] da rivoluzionario còrso [a] militare si trasforma in controrivoluzionario in Europa, soffocando ogni autonomia degli spiriti nazionali, per imporre il proprio potere” (129).

Napoleone conobbe Goethe a Erfurt nel 1808 e di certo apprezzava già molto l’autore de I dolori del giovane Werther (1774) difatti Arturo Cancellotti ha scritto (e Curzi cita queste parole nel suo saggio): “Napoleone era stato affascinato da questo romanzo, lo aveva letto da capo a fondo sette volte e negli stati d’animo di Werther gli pareva, talvolta, di veder riflessi i suoi propri” (9).[11] Gerosa ci aiuta ad aggiungere alcuni toni del carattere del giovane descrivendolo come “silenzioso, amante della solitudine, capriccioso, altero, estremamente portato all’egoismo”.[12] Per l’autore del saggio, stando ai vari testi consultati, Napoleone avrebbe addirittura letto l’opera di Goethe per ben sette volte. Segno, questo, che l’opera non solo aveva una particolare attrattiva e forza su di lui, tanto da chiamarlo come un’insopprimibile necessità, ma probabilmente era per lo stesso lettore efficace per comprendere la sua vita, se paragonata a quella del tormentato Werther che piega prendeva o avrebbe potuto prendere. Un testo di formazione, dunque, ma non in senso negativo, se teniamo in considerazione l’atto suicidiario che il protagonista poi metterà in atto. Motivo per cui l’opera non sarà gradita dal clero che la condannerà sia per il gesto ultimo adottato quanto per la marcata introspezione, l’aver fatto venire a galla il coacervo di pensieri intimi, angosce e ansie esistenziali sino ad allora inconfessabili e motivo esse stesse di condanna e vergogna. Curzi spende delle considerazioni anche per situare il gesto mortifero del protagonista nel dato contesto sociale: “Si uccide con la consapevolezza che Charlotte non sarà mai del tutto sua, nonostante ella abbia ricambiato il suo bacio così come il suo amore” (60).

download.jpgProprio il secondo capitolo, “Il “Piccolo còrso” e il Werther di Goethe: il sentimento d’amore” risulta rimarchevole all’interno di questa originale trattazione, lontana da intenti accademici o dimostrativi, semmai nutrita dalla volontà di fare un consuntivo, pur precario e labile come tutti i consuntivi, per arrivare a una “considerazione di possibilità”, rifiutando steccati dove serrare certezze che potrebbero dimostrare una tesi farraginosa. Curzi rivela che tra Napoleone e Goethe (e lo dimostra) esistono “assonanze sia emozionali sia interpretative del vissuto” (75) nella fattispecie tra Napoleone giovane e il Werther, creazione di Goethe. Primo tra tutti è l’incontro tra Eros e Thánatos che nel Werther porterà all’assunzione della decisione ultima in un acme di drammaticità che il fatalismo non può derogare in nessuna maniera. Una nota va aperta sul tema del suicidio in letteratura che, da sempre, dall’alba dei tempi, è amplissimo e trova riferimenti e occorrenze in testi di ogni tradizione. Curzi fa riferimento all’operazione di emulazione del suicidio che si verificò l’indomani della pubblicazione del Werther con numerosissimi casi di ragazzi che si suicidavano per i propri drammi intimi, sia amorosi che non, trovando in quel gesto reso esemplare dalla narrativa dotta di un intellettuale di tal livello, un viatico plausibile e dunque percorribile.[13] Qualcosa del genere in tempi recenti accadde con il suicidio di Ernest Hemingway (1899-1961), Sylvia Plath (1932-1963) e Kurt Cobain (1967-1994), leader del gruppo musicale dei Nirvana.

Che pure Napoleone avesse pensato con serietà al suicidio non è dato sapere sebbene alcuni scritti in cui è evidente un’accentuata depressione sono lampanti tanto da far pensare al giardino in stato di souffrance di Leopardi: “La vita per me è un peso perché non gusto alcun piacere e tutto per me è dolore… perché gli uomini tra i quali vivo, e tra i quali probabilmente vivrò sempre, hanno modi così diversi dai miei quanto la luna è diversa dal sole” (133).[14]

Nelle note di conclusione al testo Napoleone e Werther vengono ancora avvicinati da Curzi mediante la nota logica del “negare per affermare”: “Werther […] negando la propria vita con il suicidio, fa sviluppare il senso della vita e del sentimento, si nega nella sola dimensione materiale ma non in quella ideale, dove si può vivere un sentimento d’amore intenso e puro. […] a differenza di Napoleone non è riuscito a scindere la spinta ideale pura dall’esigenza di adattarsi alla realtà con i suoi vincoli e le sue determinazioni. […] C’è identico “sacrificio di sé”: il giovane Napoleone sacrifica se stesso per l’amore della gloria di sé, mentre il Werther sacrifica se stesso per l’amore puro verso Lotte” (162-3).

La forza magmatica di tale opera, oltre che restituirci un Napoleone giovanissimo per lo più inedito, è quella di accennare con brevità e sapienza alle varie sfaccettature dei due periodi evocati, l’Illuminismo e il Romanticismo da renderlo un testo ben fruibile e di approfondimento del periodo, addirittura di eventuale supporto per lo studio scolastico delle due sensibilità tipiche, tanto in letteratura quanto a livello sociale. Riferimenti all’enciclopedismo, all’intellettualismo e al cosmopolitismo dell’Illuminismo ma anche all’individualismo e all’utopismo del periodo romantico parimenti al nazionalismo (Johan Gottfried Herder).

In tale ampio percorso che Curzi affronta in maniera per nulla enciclopedica e didascalica, semmai in forma di pillole e di rimandi semplici ai periodi, risultano centrali opere di grandi filosofi e studiosi che tanto affrontarono questioni relative allo studio, alla scienza e all’espressione dell’uomo: il Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini (1755) di Jean-Jacque Rosseau (1712-1778) da Curzi richiamato per far menzione del concetto di “stato di natura”, ma anche la condizione indicibile e straniante del superuomo (übermensch) di nietzschiana memoria. Il terzo capitolo “Lo spinozismo del Werther di Goethe e nel “giovane còrso””, con i vari rimandi alla filosofia di Baruch Spinoza (1632-1677), può risultare leggermente più ostico rispetto agli altri che si leggono con molta meraviglia e desiderio di giungere a conclusione per avere una visione d’insieme su ciò che l’autore voleva in qualche modo asserire e documentare.

74-ok.jpgCosì come Curzi è ben riuscito a tratteggiare nel legame in qualche modo di corrispondenze tra la Illuminismo e Romanticismo, lo stesso Napoleone spaccò gli intellettuali: “Madame de Staël, la donna più intelligente dell’epoca, che dapprima fu affascinata da Napoleone, poi lo odiò ferocemente. E interessanti sono gli itinerari di Monti e di Foscolo: i nostri poeti fecero varie giravolte e ribaltoni, di volta in volta adulando o esecrando il protagonista della storia. […]  C’erano da una parte gli idéologues, rimasti fedeli al pensiero illuminista e tuttavia attratti dal progetto napoleonico. Dall’altra l’orientamento politico del console guerriero e dei suoi più diretti collaboratori. Orientamento sempre più fortemente anti-illuministico e antiliberale. […] Gran parte credettero nel Bonaparte illuminista, rivoluzionario, democratico e liberale; poi si pentirono, perché si accorsero che era tutt’altro. […] I colti idéologues si erano convinti che Napoleone sarebbe stato l’equivalente europeo di George Washington. Il generale, “spada della Rivoluzione americana”, divenuto presidente degli Stati Uniti, non aveva voluto farsi dittatore. Era stato un onesto e un democratico e aveva ottemperato alla Costituzione che si era data il suo popolo. Gli ideologi francesi credevano in buona fede che Napoleone si sarebbe comportato allo stesso modo. […] Non andò così: Bonaparte si trasformò in tiranno e gli intellettuali si ersero a oppositori. […] Fu un’epoca di transizione – tra Rivoluzione, Consolato e Impero”.[15]

Anche se non è interesse di Curzi nel suo saggio andare oltre ed occuparsi del Napoleone maturo e guerrafondaio, è bene osservare, ad ogni modo, come col trascorrere del tempo sarà visto, tanto dai conservatori che dai rivoltosi, tanto dagli illuministi che dai romantici, per riaffermare, ancora una volta, quant’egli rappresenti un tratto d’unione fondamentale tra le due realtà.

Lorenzo Spurio

Jesi, 04-06-2018

 

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NOTE:

[1] Riccardo Esposito, Intorno all’isola. Nuovissimo manuale tecnico-pratico per introdursi al tema insulare, La Conchiglia, Capri, 2015.

[2] Curzi lo definisce in questi termini: “Atteggiamento che esalta la carica individualistica dell’io nella sua perpetua lotta contro la società o il destino” (82).

[3] Guido Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Oscar Mondadori, Milano, 1996, p. 15.

[4] Ibidem, p. 21.

[5] Subito dopo aggiunge: “Nel Werther c’è l’ansia dell’innamoramento verso Lotte, la trascendenza che ella compie su di lui, non attraverso la propria persona quanto, piuttosto, nella sua proiezione nell’animo del Werther” (151). Guido Gerosa ha osservato: “la naturale riservatezza di Napoleone, la sua inclinazione a meditare sulla servitù della Corsica […] lo spingevano a cercare la solitudine e rendevano il suo comportamento spesso sgradevole” (19)

[6] Curzi scrive: “I sei anni in più, annessi ai due figli avuti dal precedente matrimonio fanno formulare l’ipotesi che Napoleone possa aver visto in lei la figura materna e la dimensione psicanalitica dell’affetto materno negato” (91). Alcune pagine dopo si accenna anche a un’altra possibilità, indagata in termini psicodinamici, da altri studiosi, ovvero quella del “desiderio incestuoso verso la madre” (134).

[7] Guido Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Oscar Mondadori, Milano, 1996, p. 11.

[8] Ibidem, p. 14.

[9] Ibidem, p. 13.

[10] Tale idea è preservata e fornita nel corso dell’intero volume. Leggiamo infatti “[L]o Sturm und Drang è […] meditazione e contaminazione delle due dimensioni, Illuminismo e Romanticismo” (50-51).

[11] Arturo Cancellotti, Napoleone aneddotico, Maglione & Strini, 1923, pp. 205-6.

[12] Guido Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Oscar Mondadori, Milano, 1996, p. 27.

[13] Curzi annota nel capitolo “Negli stati d’animo di Werther gli pareva, talvolta, di veder riflessi i suoi propri” che “Il romanzo di Goethe in effetti cambiò una generazione di giovani negli anni tra il 1775 e il 1785, riconoscendo in essi uno spirito rivoluzionario nei costumi e nel pensiero” (127).

[14] L’autore del saggio riporta tale brano scritto di pugno da Napoleone e datato 3 maggio 1786. Esso è citato anche nell’opera di Gerosa secondo il quale “queste righe provano che la “tentazione suicida” esisteva in Napoleone fin dalla sua giovinezza” (Op. Cit., p. 29).

[15] Guido Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Oscar Mondadori, Milano, 1996, pp. 307-313.

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