E’ uscita la rivista “Euterpe” n°31 dal tema “L’ “io” nella letteratura: individualità e introspezione”

Siamo felici di comunicare dell’uscita del n°31 della rivista di poesia e critica letteraria “Euterpe”, aperiodico tematico di letteratura online, ideato e diretto da Lorenzo Spurio e rientrante all’interno delle attività culturali promosse dall’Ass. Culturale Euterpe di Jesi.

Tale numero proponeva quale tematica alla quale era possibile ispirarsi e rifarsi: “L’”io” nella letteratura: individualità e introspezione”.

La prima parte è dedicata al ricordo del poeta e scrittore brasiliano Julio Monteiro Martins (1955-2014) al quale il critico Lorenzo Spurio ha dedicato un excursus della sua significativa opera letteraria centralizzata, per numerosi anni, attorno alle prolifiche e prestigiose iniziative della rivista (e laboratorio) di Sagarana sua creazione, estintasi con la sua dipartita. Sebbene l’autore fosse prevalentemente narratore si è deciso, dato il taglio della rivista, di dare pubblicazione a una serie scelta di poesie del repertorio di Monteiro Martins, compreso un testo in portoghese, sua lingua madre.

Segue un ampio articolo a firma della poetessa e scrittrice Anna Santoliquido teso a tracciare l’importante percorso letterario e umano della poetessa e promotrice culturale (anima del Festival della Poesia di Francoforte) Marcella Continanza (1940-2020) recentemente venuta a mancare.

Hanno collaborato e contribuito con proprie opere a questo numero della rivista (in ordine alfabetico) gli autori: Ariemma Angelo, Baldazzi Cinzia, Bellanca Adriana, Bello Diego, Bernardo Lorenzo, Biolcati Cristina, Bonanni Lucia, Buffoni Franco, Buonomo Felicia, Bussi Alfredo, Calabrò Corrado, Carli Ballola Riccardo, Camellini Sergio, Carmina Luigi Pio, Carnovale Alessandra, Cason Elisa, Cavallo Domenico, Chiarello Maria Salvatrice, Chiarello Rosa Maria, Corigliano Maddalena, Cortese Davide, De Maglie Assunta, De Rosa Mario, De Stasio Carmen, Di Salvatore Rosa Maria, Enna Graziella, Ferraris Maria Grazia, Ferreri Tiberio Tina, Fiorito Renato, Follacchio Diletta, Fusco Loretta, Gallotta Federica, Gambini Giuseppe, Giangoia Rosa Elisa, Gilioli Luca, Grasselli Denise, Izzo Lucia, Kostka Izabella Teresa, Lania Cristina, Lenti Maria, Luzzio Francesca, Mainieri Maria Francesca, Manca Sandra, Mancinelli Paola, Marcuccio Emanuele, Marrone Giuseppe, Martillotto Francesco, Marzano Roberto, Moscariello Carmen, Novelli Flavia, Paci Gabriella, Pardini Nazario, Pasero Dario, Pasqualone Massimo, Pellegrini Stefania, Pierandrei Patrizia, Piergigli Matteo, Polvani Paolo, Proia Francesca, Raggi Luciana, Riccialdelli Simona, Ridolfi Massimo, Saccomanno Mario, Santoliquido Anna, Scalabrino Marco, Seidita Antonella, Siviero Antonietta, Spagnuolo Antonio, Spurio Lorenzo, Stanzione Rita, Tarantino Mattia, Tommarello Laura, Tosetti Carlo, Vassalle Mario, Vargiu Laura, Veschi Michele, Zanarella Michela.

Il nuovo numero può essere letto e scaricato cliccando qui e, a seguire, nei vari formati:

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Di particolare interesse è la sezione saggistica del presente volume che si compone dei seguenti contributi:

ARTICOLI        

ANTONIO SPAGNUOLO – “L’”io” in letteratura: individualità e introspezione”

CORRADO CALABRÒ – “L’”io” in letteratura: individualità e introspezione”

TINA FERRERI TIBERIO – “L’uomo tra smarrimento e ansia metafisica”

SERGIO CAMELLINI – “Io, super io (io lirico)”

MARIA LENTI – “Io-io, io-io, io-noi”

ALFREDO BUSSI – “Individuazione sessuale in D.H. Lawrence”

MASSIMO PASQUALONE – “Il primo Zeichen, tra individualità e introspezione (1974-1983)”

MICHELE VESCHI – “Se sono sogliole guazzeranno”

SAGGI

LUCIA BONANNI – “Semantica, espansività e pienezza in atteggiamenti di conformismo e uscita fuori dal sé”

MATTIA TARANTINO – “In difesa della morte”

ANGELO ARIEMMA – “L’”io” decadente”

MARIA GRAZIA FERRARIS – “L’”io” in letteratura. Individualità e introspezione”

CARMEN DE STASIO – “La semantica dell’esserci. Gli spazi introspettivi nella poesia di Sir George Gordon Byron”

DILETTA FOLLACCHIO – “«Abbiamo solo noi stesse»: l’io, la donna e la scrittura”

GRAZIELLA ENNA – “Ribellione e sgretolamento dell’io di fronte alla società moderna”

ROSA ELISA GIANGOIA – “Le origini dell’acquisizione dell’io”

MARIO VASSALLE – “L’io e il ruolo della sua individualità e introspezione nella letteratura”

NAZARIO PARDINI – “La filosofia dell’essere e l’arte dello scrivere”

DENISE GRASSELLI – “Luigi Pirandello: l’”io” e il suo “doppio”. Riflessioni sul concetto di identità nello scrittore siciliano”

CINZIA BALDAZZI – “L’itinerario del Sé attraverso i miti. Horkheimer e Adorno leggono l’Odissea

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Ricordiamo, inoltre, che il tema del prossimo numero della rivista al quale è possibile ispirarsi sarà “Poeti e scrittori nascosti e dimenticati”. I materiali dovranno essere inviati alla mail rivistaeuterpe@gmail.com entro e non oltre il 25/09/2020 uniformandosi alle “Norme redazionali” della rivista (http://rivista-euterpe.blogspot.it/p/norme-redazionali.html).

È possibile seguire il bando di selezione al prossimo numero anche mediante Facebook, collegandosi al link: https://www.facebook.com/events/285466152858916/

Per coloro che sono interessati, ricordiamo altresì i link per poter raggiungere:

Tutti i numeri della rivista Euterpe

Archivio storico (con la lista integrale dei contributi, disposti per ordine alfabetico degli autori)

La lista degli interventi critici per numero

I volumi monografici del progetto “Stile Euterpe” sinora pubblicati

“L’ “io” in letteratura. Individualità e introspezione”. Le proposte dovranno pervenire entro il 20 aprile

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Il prossimo numero della rivista di poesia e critica letteraria Euterpe avrà come tema: L’ “io” in letteratura. Individualità e introspezione”.

 

I materiali dovranno pervenire entro il 20 aprile 2020 alla mail rivistaeuterpe@gmail.com

Per poter partecipare alla selezione dei testi per detto numero è richiesto di seguire le “Norme redazionali”.

Per essere informati su ogni aspetto relativo alla raccolta e invio di testi si può seguire anche l‘evento FB dedicato cliccando qui.

 

Ricordo di Zavanone e inediti di Gianni Milano; esce il nuovo numero di “Euterpe” con poesie di E. Pecora, F. Pusterla, M.P. Quintavalla e haiku di M. Bettarini

Esce il n°30 (importante traguardo!) della rivista di poesia e critica letteraria “Euterpe”, aperiodico tematico di letteratura online, ideato e diretto da Lorenzo Spurio e rientrante all’interno delle attività culturali promosse dall’Ass. Culturale Euterpe di Jesi.

Tale numero proponeva quale tematica alla quale era possibile ispirarsi e rifarsi: “L’uomo di fronte alla natura: descrizioni, sublimazioni e terrore”.

La prima parte è dedicata al poeta e pedagogista piemontese Gianni Milano. Lorenzo Spurio nel lungo articolo rintraccia i momenti cruciali della vita dell’uomo e della sua intensa produzione letteraria, con una selezionata scelta di inediti da alcune sillogi scritte nel corso degli anni da Milano. Fa seguito un articolo a firma della poetessa e critico letterario Rosa Elisa Giangoia dedicato al ricordo del poeta Guido Zavanone (1927-2019) recentemente scomparso.

Hanno collaborato e contribuito con proprie opere a questo numero della rivista (in ordine alfabetico) gli autori: Abenante Carla, Argentino Lucianna, Baldazzi Cinzia, Bardi Stefano, Bello Diego, Bettarini Mariella, Bianchi Mian Valeria, Biolcati Cristina, Bonanni Lucia, Buffoni Franco, Bussi Alfredo, Calabro´ Corrado, Carmina Luigi Pio, Carrabba Maria Pompea, Cascella Luciani Anna, Casuscelli Francesco, Chiarello Maria Salvatrice, Chiarello Rosa Maria, Cimarelli Marinella, Consoli Carmelo, Corigliano Maddalena, Cortese Davide, Curzi Valtero, D´Errico Antonio G., Dante Daniela, De Maglie Assunta, De Stasio Carmen, Di Iorio Rosanna, Di Palma Claudia, Di Salvatore Rosa Maria, Di Sora Amedeo, Enna Graziella, Ferraris Maria Grazia, Ferreri Tiberio Tina, Fiorenzoni Fiorella, Fiorito Renato, Flores d´Arcais Alessandra, Follacchio Diletta, Fratini Antoine, Fusco Loretta, Gabbanelli Alessandra, Giangoia Rosa Elisa, Giorgi Simona, Kemeny Tomaso, Kostka Izabella Teresa, Langiu Antonietta, Lania Cristina, Lubrano Rossella, Luzzio Francesca, Maggio Gabriella, Malito Antonietta, Marcuccio Emanuele, Milano Gianni, Minerva Gianni, Minore Renato, Mongardi Gabriella, Pardini Nazario, Pasero Dario, Pecora Elio, Pellegrini Stefania, Pierandrei Patrizia, Polvani Paolo, Porri Alessandro, Pusterla Fabio, Quintavalla Maria Pia, Raggi Luciana, Riccialdelli Simona, Saccomanno Mario, Scalabrino Marco, Seidita Antonella, Sica Gabriella, Silvestrini Maria Pia, Siviero Antonietta, Spagnuolo Antonio, Sponticcia Andrea, Spurio Lorenzo, Stanzione Rita, Stefanini Anna Maria, Strinati Fabio, Vargiu Laura, Veschi Michele, Zanarella Michela, Zavanone Guido.

Il nuovo numero può essere letto e scaricato cliccando qui e, a seguire, nei vari formati:

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Di particolare interesse è la sezione saggistica del presente volume che si compone dei seguenti contributi:

ANTOINE FRATINI – “L’importanza dei paesaggi dal punto di vista psicologico”

VALERIA BIANCHI MIAN – “Accendere la luce della coscienza nel collettivo, ovvero due parole sulla ricerca animale a partire dai macachi di Torino e Parma”

ALFREDO BUSSI – “La deriva poetica della promozione territoriale”

FRANCESCA LUZZIO – “Il roditore della natura”

RENATO MINORE – “Le immagini e la voce del calcio”

DILETTA FOLLACCHIO – “Uomo, letteratura e natura. Dalla natura sacralizzata all’«arido vero»

VALTERO CURZI – “Natura Madre nel pensiero romantico”

AMEDEO DI SORA – “Il Paese d’Anima di Tristan Corbière”

STEFANO BARDI – “Natura, magica natura. La poesia di Francesco Scarabicchi”

GRAZIELLA ENNA – “Il paradiso perduto: alcune interpretazioni e variazioni del topos dell’età dell’oro dal periodo classico al Cinquecento”

MARIA GRAZIA FERRARIS – “Il parco della “contemplazione e della riflessione”

TINA FERRERI TIBERIO – “La Natura tra Filosofia e Scienza”

LUCIA BONANNI – “Il mito del changeling come spiegazione di malattie misteriose, rapimenti e scambi di bambini anche in relazione ai fenomeni naturali”

CARMEN DE STASIO – “La distopica sublimazione. Il movimento vorticoso di Il Secondo Avvento di William Butler Yeats”

CINZIA BALDAZZI – “L’uomo e la ragione contro l’«empia natura». Riflessioni sulla Ginestra leopardiana”

 

Ricordiamo, inoltre, che il tema del prossimo numero della rivista al quale è possibile ispirarsi sarà

“L’ “io” in letteratura. Individualità e introspezione”. I materiali dovranno essere inviati alla mail rivistaeuterpe@gmail.com entro e non oltre il 20 Aprile 2020 uniformandosi alle “Norme redazionali” della rivista (http://rivista-euterpe.blogspot.it/p/norme-redazionali.html). È possibile seguire il bando di selezione al prossimo numero anche mediante Facebook, collegandosi al link: https://www.facebook.com/events/823533098100301/

 

 “Calvino, Heidegger e le bugie del tempo”, articolo di Marco Camerini

Articolo di Marco Camerini 

download.jpgAvevamo lasciato il Nobel 2003 J.M. Cotzee allo splendido, sottovalutato L’infanzia di Gesù del 2013 che aveva confermato – a distanza di tempo e nell’arco di una produzione letteraria non densissima data anche la sua intensa attività di saggista, traduttore e accademico – le qualità narrative espresse in Aspettando i barbari (1980) e Vergogna (1999), ritroviamo ora le tematiche a lui care (insieme al fantasma dell’alter ego seriale Elizabeth Costello) nelle lucide, intense, asciutte storie di Bugie e altri racconti morali (Einaudi 2019). Resoconti-riflessioni sullo scorrere ineluttabile del tempo, la condizione senile di chi, quasi disperatamente, non intende comunque rinunciare a vivere anche una residua, vitalistica, anticonformista e “scandalosa” sessualità, l’imperativo etico dell’opzione esistenziale (che significa scegliere? E alla fine non si è, forse, sempre scelti?), l’avvilente, squallida prevalenza del dovere sulla forza gioiosa dell’amore, il valore definitivo e inalienabile delle parole, di una Letteratura che salva e (se?) scrive di tutti gli esseri insignificanti altrimenti destinati a venir dimenticati: non ultimi quegli animali spesso presenti nell’opera dello scrittore (cfr. La vita degli animali, 1999) i quali – asserviti “nel loro povero, svantaggiato accesso al mondo” (Heidegger) ad un appetito di sangue – non possono “agire, ma solo comportarsi all’interno di una dimensione sensoriale che li rende tuttavia capaci di sentire il dolore” (Cartesio) esponendoli all’istinto “barbarico” di un uomo che ne perpetra sistematicamente, senza “vergogna”, il massacro (Mattatoio di vetro)[1]. Così – in uno stile che ricorre al presente di contemporaneità e al punto di vista multiplo interno per conferire immediatezza alla pagina, tra fulminei interscambi di ottica personaggio/narratore e vertiginosa ricchezza di citazioni letterarie (Čechov, Dostoevskij, l’amato Kafka) – un Cane con occhi gialli carichi di odio “puro e assoluto”, emblema zoomorfo dell’insensibilità bestiale dei suoi padroni, minaccia ossessivamente una passante abituale (come gli squilli di telefono tormentavano il protagonista del calviniano In una rete di linee che si allacciano)[2], la smarrita Vanità di una sessantacinquenne vedova “imbellettata” (“bionda, taglio alla moda, sopracciglia scure e labbra corallo”, vuole solo “tornare ad essere guardata come si guarda una donna”) non riceve alcuna umana, doverosa comprensione dalla famiglia che non le perdona lo scarto dalla norma/forma di “uno sguardo inappropriato e insolito”, la testarda, ostinata Elizabeth, scrittrice, deplora (ma che significa esattamente deplorare?) il presente, il corso della storia, le pessime maniere di un mondo tetro, disumano, antisociale. “In attesa recalcitrante della pozione fatale, come un nobile romano”, alle prese con due figli pedanti e improvvisamente (troppo) preoccupati della sua salute futura, mentre “le cellule del cervello prendono i colori dell’autunno” e i desideri sono quelli nostalgici di Quando una donna invecchia, continua tenace a credere (benedetto Keats) che solo la scrittura sia “bellezza, equilibrio, chiarezza che insegna a sentire, con la grazia della penna, i movimenti del pensiero”. E nel testo forse più felice della raccolta non manca l’intrigante esperimento metaletterario di un racconto “in fieri” dove il non detto – tra finzione e allusioni, sfacciata sincerità e ipocrisia – è quello di latenti pulsioni sentimentali.

La verità ultima – morale sottesa all’intero libro – è che si muore, si sta morendo e allora non si hanno più scelte, se ne avranno sempre meno sino a quando non ci sarà più nulla da fare. La verità vera è che giunge un momento della vita in cui non si è in condizioni di discutere, di dire no ad un figlio o al ticchettio dell’orologio, di scegliere, di mentire, di negare la realtà che non si accetta. Non rimane che dire sì e ammettere la necessità di chi vuole aiutarci, senza ricorrere alle Bugie. Anzitutto verso se stessi.

MARCO CAMERINI

L’autore del presente testo acconsente alla pubblicazione su questo spazio senza nulla pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro. E’ severamente vietato copiare e diffondere il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. Il curatore del blog è sollevato da qualsiasi pretesa o problematica possa nascere in relazione ai contenuti del testo e a eventuali riproduzioni e diffusioni non autorizzate, ricadendo sull’autore dello stesso ciascun tipo di responsabilità.

 

[1] Vengono riportati in grassetto i titoli dei racconti  N.d.A.

[2] Il lettore lo ricorderà, uno dei memorabili racconti-incipit di Se una notte d’inverno un viaggiatore.

“Cult. I film che ti hanno cambiato la vita” a cura di L. Liguri, A. Cuomo, G. Grossi. Analisi a cura di Lorenzo Spurio

Articolo di Lorenzo Spurio 

Questo volume propone una scelta oculata di centotrentacinque film, tra italiani e stranieri, che secondo i curatori, per una serie di ragioni, possono definirsi cult. La prima questione, dunque, da porsi è che cosa s’intenda con questa parola. Il cult è un qualcosa che, per la sua forza creativa, per la gran presa dei contenuti su un pubblico, per la sintonia con il dato umano e il rispecchiamento sociale, finisce per terminare nella sua forma e genere nelle quali è originariamente nato (un libro, un film, una moda per gli abiti) per divenire altro. Si evidenzia non solo nelle sue derivazioni e filiazioni, come sono ad esempio i sequel, i prequel e i mash-up per i libri, ma anche nelle contaminazioni, nelle mode e, per aver dettato un costume, coniato un modo di dire, un tipo di linguaggio, un approccio, uno stile che si è incuneato nella cultura popolare, vale a dire quella nella quale siamo inglobati. Parlare di cult significa, come ben sottolineano i curatori del volume, occuparsi non solo di quei film che hanno ottenuto pareri esaltanti da critica e pubblico, hanno vinto prestigiosi premi, sono stati sulle vetta di vendite tanto da divenire molto noti, popolari, ma anche di film che non hanno visto un successo scalpitante in termini di critica ed introito, ma che hanno comunque dettato un costume, fatto epoca, cristallizzato battute, generato caratteri distintivi, coniato espressioni divenute immortali. Film che oggi la gran parte della gente ha visto una volta nella sua vita o per lo meno ne conosce a grandi linee la trama o ne ha sentito parlare.[1]

Frasi come “La vita è come una scatola di cioccolatini” pronunciata da Tom Hanks in Forrest Gamp, per la regia di Robert Zemechis nel 1994; “E.T. Telefono casa” dalla simpatica creatura aliena in E.T. L’extraterrestre, per la regia di Steven Spielberg nel 1982; “Tessoro” di Golum ne Il signore degli anelli, trilogia per la regia di Peter Jackson di cui il primo episodio “La compagnia dell’anello” del 2001; “Capitano, mio capitano” del professor Keating (un formidabile Robbie Williams) ne L’attimo fuggente (titolo originale: Dead Poets Society) per la regia di Peter Keir nel 1999 o, ancora, “Io speriamo che me la cavo” dall’indimenticato Paolo Villaggio nel film del 1992 per la regia di Lina Wertmuller, tratto dall’omonimo romanzo dell’attore genovese, sono ben note a tutti. Sono solo alcuni esempi veloci, se ne potrebbero aggiungere numerosi altri: la battuta “Un fiorino” in Non ci resta che piangere, scritto, diretto e interpretato dalla coppia Massimo Troisi e Roberto Benigni nel 1984, il “Ne resterà soltanto uno” di frequente utilizzo nel parlare che trae origine da Highlander. L’ultimo immortale, per la regia di Russell Mulcahy del 1986; il sardonico e irriverente “Io so io, e voi non siete ‘n cazzo”, in romanesco, del Sordi-Marchese del Grillo nel film diretto da Mario Monicelli nel 1981; “Vedo la gente morta” del piccolo Cole Sear in Il sesto senso (Titolo originale: The Sixth Sense) per la regia di M. Night Shyamalan del 1999, e così via.

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Il volume, corredato da un impianto grafico-visivo di grande resa che rende molto piacevole la fruizione del libro, per ciascun film che viene analizzato fornisce una grande quantità di informazioni: dal titolo, alla regia, al cast principale degli attori, all’anno di uscita, si passa poi alla trama resa in maniera veloce e chiara, senza appesantire troppo la presentazione delle varie pellicole. Punto di forza del volume, che non è una mera catalogazione tecnica dei film tipica degli annuari, è rappresentata, invece, dalle informazioni aggiuntive – molte curiose e assolutamente inedite – in merito ad aspetti poco noti di ciò che avvenne nel backstage dei determinati film durante le riprese, oppure quali erano le intenzioni del regista sulla scelta dell’attore principale (il ragionier Fantozzi, che è una creatura letteraria di Paolo Villaggio, avrebbe dovuto essere rappresentato da Renato Pozzetto ma poi alla fine venne interpretato da lui stesso!), i tempi di produzione (a volte allungatisi a cause non dipendenti dalla realizzazione pratica del film), i luoghi dove vennero girati, e tanto altro ancora. De Il Corvo – The Crow (regia di Alex Proyas, 1994) si ricorda l’infausta morte dell’attore Brandon Lee proprio durante le riprese del film, come pure si accenna alla serie di lutti che si diffusero, tra attori e macchina di produzione del film di L’esorcista (regia di William Friedkin, 1973). Ci sono poi le frasi famose: i motti, gli intercalari rimasti noti nella lingua d’uso comune, gli aforismi, i modi di dire, le risposte sagaci o irriverenti, gli sberleffi e le minacce e poi tutto ciò che i determinati film hanno influenzato: le mode, i fumetti, la musica, la letteratura e la filmografia essa stessa.

Il rapporto cinema-letteratura è sempre stato importante e prolifico di produzioni, in entrambe le direzioni. Più spesso dalla letteratura alla cinematografia dove, nel corso degli ultimi decenni, molte opere letterarie (prevalentemente romanzi, ma anche teatrali e libretti pensati per una riproduzione in chiave essenzialmente musicale e recitativa) hanno visto adattamenti di grande successo. Mi viene da pensare a Morte a Venezia (regia di Luchino Visconti, 1971) tratto dal celebre romanzo breve di Thomas Mann (titolo originale: Der Tod in Venedig, 1912); Jane Eyre (regia di Franco Zeffirelli, 1996) dal masterpiece di Charlotte Bronte del 1847, Il mercante di Venezia (regia di Michael Radford, 2004) dalla celebre opera di Shakespeare scritta alla fine del 1500.  Si pensi, così, a tutti i grandi classici della letteratura che sono felicemente stati trasposti in versione cinematografica; tutti i grandi romanzi della storia e della nostra contemporaneità hanno avuto il proprio adattamento, qualcuno anche vari adattamenti nel corso del tempo, finanche di serie in più puntate o in cicli di narrazione. Mi prendo la libertà di citarne alcuni che, ahimè, non sono stati contemplati nel volume in oggetto: Il nome della Rosa (1980), romanzo di Umberto Eco, trasposto nel celebre film per la regia di Jean-Jacques Annaud nel 1986; Il Gattopardo (1958), romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, trasposto in film per la regia di Luchino Visconti (1963) e due tra le produzioni più note delle scrittrice Frances Hodgson Burnett ovvero Il piccolo lord (titolo originale: Little Lord Fauntleroy, 1886) e Il giardino segreto (titolo originale: The Secret Garden, 1910) portati sul piccolo schermo più volte nel corso del tempo e, in termini più recenti, rispettivamente per la regia di Jack Gold nel 1980[2] e per la regia di Agnieszka Holland nel 1993. Chiaramente il campo è molto esteso e i rimandi e i riferimenti potrebbero essere molteplici, a catena, dato che spesso un film ne richiama un altro, un’opera di un autore, per influsso, si ricollega ad altre e così via. Va però ricordato l’impegno sociale del cosiddetto cinema neorealista che con l’Italia della ricostruzione prese piede e con il quale si approfondirono i drammi intimi delle famiglie italiane dando uno specchio vivido della società, senza edulcorare nulla. Anche qui i rimandi con la letteratura sono molteplici, si pensi solo a un autore come Pier Paolo Pasolini che non solo fu poeta e scrittore ma regista e cineasta egli stesso.

Di film che hanno alle spalle una scrittura letteraria, vale a dire la cui creazione è partorita in un universo di scrittura, poi riletto, rivisto e adattato per una resa scenica e cinematografica nel volume ve ne sono molti e concernono prevalentemente la scena filmica degli ultimi trenta anni. Vale la pena citare Arancia meccanica (titolo originale: A Clockwork Orange, 1971) per la regia di Stanley Kubrick a partire dal romanzo di Anthony Burgess[3], Fight Club (1999) per la regia di David Fincher dall’omonimo romanzo di Chuch Palahniuk, la saga de Il Signore degli anelli (tre film usciti rispettivamente nel 2001, 2002 e 2003), La storia infinita (1984) per la regia di Wolfgang Peteresen, dal romanzo omonimo (titolo originale: Die unendliche Geschichte, in inglese: The Neverending story) di Michael Ende del 1979, Shining (1980), per la regia di Stanley Kubrick a partire dal romanzo del genio del brivido Stephen King datato 1977 e Trainspotting (1996) dal romanzo generazionale di Irvine Welsh del 1993.

A volte la trasposizione filmica segue fedelmente il testo letterario e questo sembra dare grande appagamento agli amanti di quel dato autore letterario, a chi si è letteralmente perso nelle pagine di quel libro e nel film ricerca, appunto, tutto quel mondo che ha vissuto viaggiando tra le pagine. Altre volte l’adattamento prevede modifiche sostanziali (tagli ingenti dell’opera, ellissi, stratificazioni temporali rese con flashback ed altro o focalizzazioni su personaggi che nell’opera letteraria risultavano non di rilievo) con l’intento del regista di darne una sua impronta più libera e personale. In alcuni casi è stato rivelato (forse nella gran parte dei casi) ma in una maniera che si potrebbe dire assai semplicistica –se non addirittura ridicola – che “il libro è molto meglio del film” mentre sporadicamente si sente dire il contrario ovvero che “il film è meglio del libro”. Si tratta, com’è semplice da comprendere, delle banalizzazioni estreme dal momento che libro e film, pur volendo proporre al proprio interno una storia univoca, sono generi diversi che adoperano stratagemmi e formule comunicative diversificate e dunque non è serio né giusto equiparare troppo due creazioni che, pur nascendo da un’idea unica, in fondo sono due cose separate. Si pensi ad esempio al diverso finale che propone, tra libro e film, Arancia meccanica e al disaccordo che spesso alcuni autori di opere letterarie hanno manifestato nei confronti di registi che, a loro vedere, hanno deturpato, svilito o calcato troppo la loro mano sulle storie di loro creazione. A volte il regista fa risaltare, dando voce alla sua creazione, aspetti che nel romanzo non erano così influenti ai fini della storia, tergiversando sulla linearità del romanzo, proponendo una riflessione più marcata su alcuni aspetti, temi, personaggi che, invece, il romanzo tratta in maniera differente. Questo è vero anche il contrario quando l’atto di scrittura avviene a posteriori dal film. Un procedimento molto diverso dove l’autore non è mai copia stantia del regista di quel film ma creatore egli stesso di una storia che, pertanto, può avere di più del film, come pure di meno.

Cult. I film che ti hanno cambiato la vita - Interno.png

Per meglio comprendere questo fenomeno massmediatico e culturale del cult, si pensi anche alle immagini-simbolo – veri e propri marchi distintivi – di alcune pellicole delle quali si parla nel volume: i drughi quale simbolo della violenza cieca in Arancia Meccanica, gli esseri indicibili che si sdoppiano raddoppiando la loro cattiveria nei Gremlins (regia di Joe Dante, 1984), l’accavallamento sensuale delle gambe di Nicole Kidman in Basic Istinct (regia di Paul Verhoeven, 1992), il viso pallido e ferito di Edward in Edward mani di forbice (titolo originale Edward Scissorhands; per la regia di Tim Burton, 1990); il furgone quattro-ruote-motrici della Banda Fratelli nei Goonies (titolo originale The Goonies, regia di Richard Donner, 1985) che incute timore a dei ragazzini in cerca di emozioni, il medaglione di Atreiu ne La storia infinita (1984), la maschera inquietante di Freddy Krueger in Nightmare (titolo originale: A Nightmare on Elm Street, regia di Wes Craven, 1984) e quella ridicola ma non per questo meno paurosa di Scream (regia di Wes Craven, primo episodio 1997), le musicalità altisonanti e battenti dei Goblins che fanno da sottofondo a Profondo rosso (1975) per la regia di Dario Argento, forse l’horror italiano più noto. In termini di musiche come non ricordare il Coro dei Pompieri su musiche di Oliver Onions in Altrimenti ci arrabbiamo, commedia del 1974 con Bud Spencer e Terence Hill, i celebri brani dei Bee Gees che impreziosiscono le giovanili scorribande di Tony Manero (brillante John Travolta) in La febbre del sabato sera (titolo originale: Saturday Night Feve, per la regia di John Badham del 1977)? Eppoi, ancora, la dune buggy rossa fiammante di Bud Spencer, la piuma di Forrest Gamp, la durezza del tenente Hartman in Full Metal Jacket (diretto sempre da Stanley Kubrick nel 1987), le immaginifiche invenzioni di Kevin McCallister per cercare di allontanare due brutti ceffi che intendono invadere e derubare la sua casa in Mamma ho perso l’aereo (titolo originale: Home Alone, per la regia di Chris Columbus, 1990) e il suo avvincente seguito Mamma ho riperso l’aereo. Mi sono smarrito a New York (titolo originale: Home Alone 2. Lost in New York, per la medesima regia, 1992), il bamboccione Mimmo creazione di Carlo Verdone in Bianco, rosso e Verdone (1981), lo sguardo fisso e scavante di Clint Eastwood in Il buono, il brutto e il cattivo per la regia di Sergio Leone del 1966, la borsa contieni-tutto di Mary Poppins nel celebre musical del 1964 per la regia di Robert Stevenson, il burlone Oronzo Canà (chi meglio di Lino Banfi?) ne L’allenatore nel pallone per la regia di Sergio Martino del 1984, la giacca luminosa di Tony Manero in La febbre del sabato sera e tanto, tanto altro ancora.

Di seguito la completa elencazione dei titoli, direttamente nella nostra lingua, dei 135 film che sono inseriti in questo volume, divisi per genere e con l’indicazione dell’anno di uscita. Per il genere fantastico: 1997: fuga da New York (1981), Aliens. Scontro finale (1986), Blade Runner (1982), Brazil (1985), Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), L’impero colpisce ancora (1980), La storia fantastica (1987), La storia infinita (1984), E.T. Extra Terrestre (1982), Ghostbusters – Gli acchiappafantasmi (1984), Gremlins (1984), Highlander. L’ultimo immortale (1986), Ritorno al futuro (1985), Strange Days (1995), Tron (1982), Labyrinth. Dove tutto è possibile (1986), Matrix (1999), Videodrome (1983), Il Signore degli anelli (2001); per il genere azione: 300 (2007), Battle Royal (2000), Die Hard (1988), Duel (1971), Il cavaliere oscuro (2008), Il corvo (1994), Karate Kid (1984), Kill Bill (2003), La tigre e il dragone (2000), Mad Max: Fury Road (2015), Point Break. Punto di rottura (1991), Predator (1987), Rambo (1982), Terminator (1984), Top Gun (1986), Watchmen (2009), Il Gladiatore (2000); per il genere animazione: Akira (1988), Chi ha incastrato Roger Rabbitt (1988), Il gigante di ferro (1999), Il mio vicino Totoro (1988), Il re leone (1994), La città incantata (2001), Toy Story. Il mondo dei giocattoli (1995), per il genere avventura: Grosso guaio a Chinatown (1986), I Goonies (1985), I predatori dell’arca perduta (1981), Jurassic Park (1993), Stand by Me. Ricordo di un’estate (1986), Thelma & Louise (1991), Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (1971); per il genere commedia: Altrimenti ci arrabbiamo (1974), Amici miei (1975), Animal House (1978), Arma letale (1987), Bianco, rosso e Verdone (1981), Big (1988), Clerks/Commessi (1994), Fantozzi (1975), Frankenstein Junior (1974), Harry, ti presento Sally (1989), Il favoloso mondo di Amelie (2001), Il grande Lebowski (1998), Il marchese del Grillo (1981), Io e Annie (1977), L’allenatore nel pallone (1984), Mamma ho perso l’aereo (1990), Monty Python e il Sacro Graal (1975), Non ci resta che piangere (1984), Perfetti sconosciuti (2016), Pretty Woman (1990), Ricomincio da capo (1993), The Wolf of Wall Street (2013), Una poltrona per due (1983), Zoolander (2001); per il genere dramma: Arancia meccanica (1971), Bastardi senza gloria (2009), Breakfast Club (1985), Donnie Darko (2001), Easy Rider (1969), Edward mani di forbice (1990), Forrest Gamp (1994), Full Metal Jacket (1987), Il buono, il brutto e il cattivo (1966), Il laureato (1967), L’attimo fuggente (1989), Le ali della libertà (1994), Leon (1994), Lost in traslation. L’amore tradotto (2003), Prima dell’alba (1995), Pulp Fiction (1994), Requiem for a Dream (2000), Rocky (1976), Scarface (1983), Taxi driver (1976), The Elephant Man (1980),The Truman Show (1998), Titanic (1997), Trainspotting (1976); per il genere thriller: Basic Instinct (1992), Il guerriere della notte (1979), I soliti sospetti (1995), Il sesto senso (1999), Il silenzio degli innocenti (1991), Le iene (1992), Lo squalo (1975), Memento (2000), Mucholland Drive (2001), Old Boy (2003), Seven (1995); per il genere horror: Halloween. La notte delle streghe (1978), L’armata delle tenebre (1992), L’esorcista (1973), La notte dei morti viventi (1968), Nightmare. Dal profondo della notte (1984), Non aprite quella porta (1974), Poltergeist. Demoniache presenze (1982), Profondo rosso (1975), Quella casa nel bosco (2012), Ringu (1998), Scream (1996), Shining (1980), The Blair Witch Project (1999), Un lupo mannaro americano a Londra (1981); per il genere musical: Dirty Dancing (1987), Grease (1978), Flashdance (1983), La febbre del sabato sera (1977), Mary Poppins (1964), Moulin Rouge (2001), The Blues Brothers (1980), The Rocky Horror Picture Show (1975), This is Spinal Tap (1984).

Chiaramente risulta difficile racchiudere in un libro, per quanto abbia già di per sé un significativo numero di pagine, la totalità dei film che oggi, a buon ragione, possiamo considerare dei veri e propri cult. Operazioni di questo tipo – come un’antologia di poesia – presuppongono delle scelte in relazione a ciò che va selezionato e inserito e ciò che, invece, non vi rientra – un po’, dobbiamo credere anche per meri motivi logistici, vale a dire di spazio. Vorrei contribuire, a latere, di questa presentazione del recente volume dei cult cinematografici edito da Multiplayer edizioni, richiamando una serie di altri titoli che, a mio personale giudizio, meriterebbero di stare a fianco degli altri nelle preziose pagine di questo libro. Va anche detto che, sebbene il fenomeno dei cult sia una questione sociale e dunque valida per tutti, all’interno non possono non mancare anche disquisizione di diversa considerazione in merito non tanto alla qualità di un film (non si sta dando nessun giudizio di tipo estetico) ma alla sua diffusione al di là del cinema. Vale a dire film che restano impressi ma che trasmettono nella vita ordinaria anche frasi, modi di dire, atteggiamenti e che hanno, dunque una eredità diretta in altre manifestazioni. Credo di non sbagliare nel dire che per quanto concerne il genere animazione va tenuto in debita considerazione anche Jumanji, per la regia di Joe Johnston del 1995 (così attuale se si pensa che, dopo il rifacimento del 2017 dal titolo Jumanji. Benvenuti nella giunga per la regia di Jake Kasdan, proprio in questo periodo si trova al cinema il suo sequel, Jumanji. The next level, per la medesima regia), Into the Wild. Nelle terre selvagge per la regia di Sean Penn del 2007,  per quanto attiene invece al genere animazione segnalo la saga di Harry Potter, a partire dai romanzi di J.K. Rowling, che ha visto, nel periodo 2001-2011 la produzione di ben otto pellicole; la saga de Le cronache di Narnia, prodotta dalle narrazioni di C.S. Lewis che ha visto nel periodo 2005-2010 l’uscita di tre pellicole (e la quarta risulta prevista per il 2020); Lo Hobbit – sulla storia precedente a Il signore degli anelli – anch’esso basato sugli scritti di J.R.R. Tolkien, nella forma della trilogia con i film usciti nel periodo 2012-2014 per la regia di Peter Jackson; Avatar, per la regia di James Cameron del 2009. Per il genere thriller non si dovrebbero dimenticare Psycho (tanto la versione del 1960 per la regia di Alfred Hitchcock che quella del 1998 per la regia di Gus Van Sant, basati sul romanzo omonimo di Robert Bloch del 1959) ed Eyes Wide Shut per la regia di Stanley Kubrick del 1998 che trae spunto dal racconto Doppio sogno (titolo originale: Traumnovelle) di Arthur Schnitzler del 1926 e per l’horror So cosa hai fatto (titolo originale: I Know What You Did Last Summer, 1997) per la regia di Jim Gillespie tratto dal romanzo di Lois Duncan del 1973 e che ha visto almeno due sequel; il celeberrimo It nato dalla fervida penna di Stephen King (romanzo del 1986) che ha visto, oltre al recente adattamento diviso in due parti, per la regia di Andrés Muschetti, il lungometraggio omonimo (nato come miniserie) che tanto ha destato paura in giovanissimi e meno, uscito nel 1990, per la regia di Tommy Lee Wallace; The Grudge, per la regia di Takashi Shimizu del 2004 a cui sono seguiti tre episodi (esso sarebbe il remake statunitense del coreano Ju-On: Rancore (2003) diretto dallo stesso regista; per il musical anche Sweeny Todd. Il barbiere di Fleet Street (titolo originale: Sweeny Todd: The Demon Barber of Fleet Street) diretto da Tim Burton nel 2007.

Film come La vita è bella (regia di Roberto Benigni, 1997), difficilmente collocabile in un genere essendo più che di ogni cosa un film storico, risulta senz’altro uno dei grandi assenti del volume; sento la necessità di richiamarlo, non solo perché è un film italiano che ha avuto tanto meritato successo, ma anche perché cerca di presentare il dramma della guerra, della segregazione nei lager e dello sterminio degli ebrei, non in una chiave pietosa ma mediante la cornice giocosa e falsamente divertita di un padre che s’inventa ogni cosa per celare al figlio giovanissimo la brutalità dell’uomo. Cercando di salvarlo da quello stesso abominio che lo vedrà infine orfano.

Il mondo della cinematografia è immenso, si è cercato qui di indagare un po’ alcuni aspetti di questo volume ampliandone l’analisi ad altre prove di successo all’interno dell’industria filmica, tanto italiana che straniera. Non si dovrebbero neppure dimenticare tutti quei film che, pur collocabili come d’avventura, sono tesi a seguire le vicende di personaggi biblici, mitologici, storici e neppure i cosiddetti film di guerra, che rientrano in quelli d’azione, ma che hanno particolari esigenze di definizione di marcatori spazio-temporali atti a collocare le vicende reali, cronachistiche, di operazioni militari, belliche, sollevamenti, scontri civili, situazioni di guerriglia e tanto altro. Tra i film-documentario o i docu-film si è, infine, evidenziata anche grande attenzione, nel nostro contesto nazionale, a produzione filmiche (e anche di varie serie) di soggetti a tema mafioso, a partire da Il padrino (titolo originale: The Godfather), per la regia di Francis Ford Coppola (che si compone di tre parti, vale a dire tre pellicole) sino ad arrivare a film divenuti particolarmente noti, anche per questioni che esulano il film in se stesso, Gomorra per la regia di Matteo Garrone, uscito nel 2008, sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano.

Infine, guardando l’estero, oltre alla scena anglosassone e soprattutto americana ben trattata nel volume, mi sento di osservare che la produzione filmica di un autore tanto controverso e oggi amato come Pedro Almodóvar[4], non può non essere tenuta in considerazioni. Opere come L’indiscreto fascino del peccato (titolo originale: Entre tinieblas, 1983), Il fiore del mio segreto (titolo originale: La flor de mi secreto, 1995), Carne tremula (titolo originale: Carne trémula, 1997) e soprattutto Tutto su mia madre (titolo originale: Todo sobre mi madre, 1999) e La mala educación (2004), al tempo così controcorrente, osteggiate e polemiche su varie questioni sociali (aborto, omosessualità e transessualità, trapianto di organi, eutanasia, etc.) ha senz’altro permesso di dibattere su questioni delle quali fino ad allora si era osservato una sorta di pesante tabù. Con Almodóvar si sono sdoganati pregiudizi e si è compreso che il film, proprio come ogni arte, ha il compito di occuparsi della vita dell’uomo, di tratteggiarne speranze e delusioni, di dar voce alle lotte interiori e alle esigenze di cambiamento, senza recriminazioni di nessun tipo. E possono di certo considerarsi film cult quelli di Almodóvar perché hanno anticipato tendenze e svincolato da lacci stringenti, hanno lasciato distintamente il segno, mettendo a nudo una società viva e multistratificata, restia a forme di pregiudizio e orientata alla sola ricerca e difesa del benessere emozionale. Nelle sue pellicole spesso tra i protagonisti c’è un attore che calca le scene (meta-cinema) e questo rende ancor più manifesto il sistema di rimandi a una società che è immagine di se stessa e altro da sé, proiezione di ciò che vuol essere ma che, internamente, soffre. Ed è in questo sacrificio che si compie tra brutalità del vivere e assopimento di certezze, che la vita riesce a incalzare e farsi spazio, tra le ostilità e le negazioni di chi crede di controllare anche gli altri.

LORENZO SPURIO

 

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NOTE

[1] A testimonianza della popolarità di questi film ritenuti cult è il desiderio del pubblico di poter rivivere le emozioni provate con la visione dello stesso mediante un seguito, una riproposizione degli stessi caratteri e un ampliamento della storia, che trova forma nella serialità di alcune pellicole come ad esempio (tra parentesi sono indicati i film dedicati allo stesso soggetto): Gremlins (2), Matrix (3), Il Signore degli anelli (3), Il corvo (4), Kill Bill (2), Rambo (5), Terminator (6), Toy Story (4), Jurassic Park (5), Amici miei (3), Mamma ho perso l’aereo (2), Rocky (6), Lo squalo (4), L’esorcista (4), Scream (4).

[2] Chiaramente va osservato che non si tenne della prima versione cinematografica dell’opera ma senz’altro è una di quelle che rimane maggiormente note e che continua a essere riprodotte.

[3] Un approfondimento sulla storia contenuta in questo romanzo e la sua versione cinematografica può essere letta in Lorenzo Spurio, Cattivi dentro. Dominazione, violenza e deviazione in alcune opere scelte della letteratura straniera, Helicon, Arezzo, 2018. Tra gli altri film di cui si parla nel saggio segnalo: L’Onda (titolo originale: Die Welle, 2008), per la regia di Dennis Gansel, basato sull’omonimo romanzo di Todd Strasser del 1981; Il signore delle mosche (titolo originale: Lord of the Flies, 1963) per la regia di Peter Brook dall’omonimo romanzo di William Golding del 1954; Il giardino delle vergini suicide (The Virgin Suicides, 1999) per la regia di Sofia Coppola su romanzo Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides del 1993.

[4] Segnalo, per un possibile approfondimento, due mie recensioni su film di questo regista, rispettivamente del film Tacchi a spillo (1991) disponibile qui: https://blogletteratura.com/2012/08/22/recensione-di-tacchi-a-spillo-a-cura-di-lorenzo-spurio/ e del film Carne tremula (1997) disponibile qui: https://blogletteratura.com/2011/05/02/pistole-e-tradimenti-in-carne-tremula-1997-2/?relatedposts_hit=1&relatedposts_origin=3365&relatedposts_position=1

“Quando le macchine “vedono cose che noi umani….” Il retro-futuro di Ian McEwan nel nuovo romanzo “Macchine come me”, recensione di Marco Camerini

Recensione di Marco Camerini 

317Dk9l3noL.jpgLa “letteratura ucronica” (suggestiva variante del filone fantascientifico), nella quale si prospetta un passato avveniristico alternativo al presente della realtà storica, vanta una ricca tradizione novecentesca – da La svastica sul sole di Ph. Dick al Complotto contro l’America di Roth, da IQ84 di Murakami allo splendido, dimenticato Ada di Nabokov – e ancor più consolidato è il topos dell’umanoide/cyborg[1] che annovera illustri precedenti ottocenteschi quali il Frankenstein di M. Shelley (McEwan riprende in chiave parodistica il momento dell’attivazione/risveglio della Creatura, sostituendo ad “Allora funzioni!” un significativo “Come stai?”), L’uomo della sabbia di Hoffmann e, al femminile, Eva futura di A. de L’Isle-Adam, attraversando l’intero “secolo breve” con Meyrink (Golem), Wells e ancora il Ph. Dick de Il cacciatore di androidi, spunto per il capolavoro filmico Blade runner. Senza timori reverenziali lo scrittore inglese, nel suo ultimo libro Macchine come me (Einaudi 2019) tenta – riuscendovi – di rileggere in chiave colta, attualissima, struggente ed ironica insieme il genere e la tematica, non facendo certo rimpiangere il precedente Nel guscio: in entrambi, comunque, due “entità” che paiono saperla assai più lunga dei comuni mortali.

Anni ’80: in un’Inghilterra bipolare che registra alti tassi di disoccupazione, inflazione, scioperi, diffusione della xenofobia, vertiginosa crescita di suicidi ma anche incremento dell’istruzione universitaria, quote rosa in Parlamento e casi clinici risolti con l’innesto di cellule staminali, mentre sei premi Nobel in due anni vengono assegnati a cittadini britannici, si moltiplicano speranza e disperazione, frustrazione e buone occasioni (“C’era di più in ogni cosa”). Intanto viene proclamato il lutto nazionale per i 2920 soldati morti nella guerra, perduta, delle Isole Falkland (dimissioni per la Thatcher? Le chiedono anche i “centristi non pavidi”, inaccettabile la sconfitta dell’Invincibile Armata), i giovani rappresentanti del “baby boom” votano il laburista Tony Benn, che finisce ucciso in un attentato dell’IRA, Kennedy non è morto a Dallas, gli attempati Beatles, ricostituitisi dopo dodici anni, interpretano brani dal “sentimentalismo robusto” (incisi con orchestre sinfoniche!) e Sir Alan Turing – “espressione del volto nervosa, famelica, feroce in un volto aperto e infantile” – scoppia di salute. In un retro-futuro che ha declassato a residui di modernariato interfaccia cervello-macchina, caschi di potenziamento cognitivo e frigoriferi parlanti dotati di olfatto, proprio il glorioso inventore del Codice Enigma, codificatore dell’intuito artificiale conseguente al deep learning di software complessi in possesso di reti neuronali superiori, potenzialità decisionali di tipo probabilistico e consapevolezza emotiva, acquista uno dei primi umanoidi in circolazione (12 Adam e 13 Eve) grazie ai quali “non si poteva escludere la tragedia” susseguente al loro ramificato impiego nel tessuto lavorativo (diritti tutelati?), ma certamente la noia. Un esemplare (lo sceicco di turno se ne è regalate tre per ampliare l’harem) può permetterselo, in seguito ad una eredità, anche Charlie Friend, cinico narcisista confesso, “adolescenza senza favole della buona notte, poesia, mitologia, curiosità” e “personalità in stand by”: “né appagato né mesto, pochi rimpianti, ancor meno inquietudini sul futuro, semplicemente vivo” in un presente di fallimenti professionali, interessi ondivaghi (elettronica, antropologia), atonia umorale, schizofrenia lavorativa, esercizio sistematico – questo sì riuscito – della sperpero di quanto fortunosamente guadagnato con rocambolesche transazioni on line. Per sé, certo, ma anche per conquistare definitivamente (grave errore, il lettore avrà già capito…”curiosità, frutto proibito da Dio, M.Aurelio e S.Agostino”) la misteriosa, razionale, pensosa e seducente  Miranda, amica dal nome shakespeariano, “occhi che parevano stringersi nello sforzo di mascherare l’allegria […] teorema, ipotesi, magnifico gioco di luce sull’acqua” e vittima (vittima? non per l’androide) di torbidi eventi intorno ai quali l’autore – maestro in tale meccanismo narratologico – costruisce una magnifica “storia nella storia” della quale non sveleremo nulla. Dunque, “con” e “fra” i due protagonisti, Adam, figlio/amico/ domestico-robot/altro? di ultima generazione, uno dei caratteri (a pieno titolo) più felici dell’autore di Espiazione, dopo il feto “pensante e parlante” del citato Nel guscio. Esemplare artificiale assolutamente realistico nell’aspetto fisico (ampia gamma di etnie, modello arabo poco distinguibile dall’ebreo, caratteri turchi quello di Charlie), alimentato con spina da 13 ampere, pelle morbida e tiepida al tatto, suoni prodotti da fiato, lingua, denti e palato non microfonici, corporatura solida, cedevole compattezza dei muscoli, viso affilato capace di 40 espressioni facciali, occhi celesti “pensosamente socchiusi” dotati di battito palpebrale calibrato per reagire a umori/gesti anche altrui (avrebbe superato l’infallibile test oculare di H. Ford in Blade runner, del resto vive 15 anni in più dell’evoluto modello NEXIUS 6) e riflesso cigliare per proteggersi da corpuscoli in volo (!), non ha sangue, (ma “una pulsazione regolare e placida nella parte sinistra del petto simula il ritmo giambico del cuore”) e parla con accento da inglese middle class “appena colorito di cadenze vocaliche del sud-ovest” ricorrendo – c’era da aspettarselo – ad un lessico variegato e alto. Alla fine – inseriti taluni parametri comportamentali attraverso opzioni/combinazioni suggerite dal monumentale manuale di istruzioni (livello di socialità, estroversione, apertura mentale…il rischio è creare un doppio ideale) e grazie all’elaboratissima capacità di apprendimento dati (nessuna fonte gli è preclusa) – Adam evolve, per la gioia di Turing, in sistema operativo caratterialmente autonomo e, ben presto, riflette sul concetto di trascendenza, cita Schopenauer, compone Haiku, applica la reticenza e il sarcasmo, simula emozioni (la fascinosa replicante Rachel/Sean Young ne era priva, purtroppo), scopre la riservatezza e l’autocontrollo, ha nozione della bellezza disinteressata dell’arte – il Barocco, Artemisia Gentileschi, i 37 drammi del Bardo e i relativi debiti con Montaigne non hanno segreti per lui – medita, a tempo perso, su questioni di dinamica quantistica e sui limiti della letteratura contemporanea che “sembra descrivere solo varianti di fallimenti umani a livello di buon senso  e solidarietà”. Non rinuncia ai sentimenti più intimi, a chiudere gli occhi sulle ingiustizie e gli orrori cui il genere umano pare essersi assuefatto – convertendosi nella sua scomoda coscienza – tantomeno ad innamorarsi (di Miranda, letterariamente inevitabile…corrisposto, questo è il problema: ha impostato lei, di nascosto, un amante ideale?) trasformando Charlie “nell’ultimissimo modello di cornuto”, capace com’è, fra l’altro, di trasferire nel rapporto intimo la sua infaticabilità di automa. Clamorosamente infranta la Iª legge della robotica di Asimov[2] diviene, da intrigante, esclusivo gadget, “individuo” che, con responsabile libero arbitrio, non accetta di essere “spento” (accessibile il pulsante dietro la nuca), sogna la palingenesi di un mondo rigenerato dall’altruismo e dalla solidarietà, percepisce – non programmato com’è a cogliere le contraddizioni planetarie – la sofferenza, soprattutto la sua inaccettabilità quando è causata dall’egoismo di una collettività assai poco solidale, ottusa e violenta. Al punto di…

Macchine come me, con toni anche di raffinato umorismo (memorabili la scena del tradimento, i consigli eno-gastronomici di Adam e amaramente sarcastico suona il titolo), affronta originalmente problematiche oggi nodali: la prospettiva regressiva di una società schiava dell’inazione per l’impiego su larga scala di dispositivi meccanizzati, le conseguenze etiche legate alla messa a punto di congegni sorretti/guidati da principi morali e imperativi categorici afferenti la possibilità di scelte immediate sottratte alla labilità psichica dell’uomo, i rapporti fra deontologia e personalità, i limiti del pensiero e le modalità del pensare. Una curiosità: il film di R. Scott, cui abbiamo più volte accennato, risale al 1982, anno nel quale è ambientato l’intreccio narrativo…quello dell’azione filmica era l’allora futuribile 2019. Non una coincidenza, forse, e ha ragione Antonio D’Orrico: “Accademici svedesi, che tanto avete bisogno di riscattarvi, cosa aspettate a premiare McEwan? Non creiamo un altro caso Philip Roth”.[3]

Marco Camerini

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[1] I termini non sono sinonimi perfetti e l’argomento meriterebbe ben più ampia analisi. Rimandiamo in proposito all’esaustiva, preziosa Guida alla letteratura fantascientifica di C. Bordoni, Odoya 2013.

[2] “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danni”…inclusi quelli morali? N.d.A

[3] A. D’Orrico, Il male di vivere sbaraglia l’algoritmo, “La lettura”, 6 ottobre 2019.

Giovedì 25 luglio a Fermo una serata di poesie in ricordo di Federico Garcia Lorca e il suo viaggio americano

Giovedì 25 Luglio a Fermo presso la Biblioteca Civica “Romolo Spezioli” (Piazza del Popolo) in seno alla kermesse “Biblioteca con vista 2019” con il Patrocinio del Comune di Fermo,  si terrà la presentazione al pubblico del libro di poesia Tra gli aranci e la menta. Recitativo per l’assenza di Federico Garcia Lorca (PoetiKanten, Sesto Fiorentino, 2016) dell’autore jesino Lorenzo Spurio.  L’evento, che avrà inizio alle 21:30 e si terrà presso la Sala Fondo Locale, vedrà la presenza, oltre dell’autore del libro, del chitarrista Maestro Massimo Agostinelli che interverrà per alcuni intermezzi musicali e della poetessa Jessica Vesprini che eseguirà letture scelte dell’opera di Spurio e di brani poetici del poeta spagnolo. 

Nel corso della serata Lorenzo Spurio tratterà anche l’argomento di “Federico Garcia Lorca a New York”, a novanta anni dal suo viaggio oltre Oceano con una presentazione di immagini e documenti dell’epoca e la lettura di poesie da “Poeta a New York” eseguite dalla lettrice Jessica Vesprini.

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A Roma la presentazione di “Il mito di Giove” di Lindsey Davis

Torna in Italia Marco Didio Falco, l’irresistibile investigatore protagonista della fortunata serie di Lindsey Davis ambientata nella Roma imperiale del I secolo d.C.

Kogoi Edizioni dedica una collana all’autrice britannica, pubblicando ‘Il mito di Giove’.

Per meglio dire, come conferma l’editore, riprende il filo di una storia lasciata sospesa da Marco Tropea nel 2011. Lindsey è una scrittrice tradotta in tutto il mondo, forse è facile per lei, inglese, essere pubblicata in USA; ma il suo lavoro è pubblicato persino in Corea e Giappone. Lindsey Davis è tradotta in oltre 18 Paesi, potevamo mancare noi che siamo la Patria di Marco Didio Falco?

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Il mito di Giove, appena uscito in libreria, è l’opera con la quale Kogoi Edizioni apre la collana, proseguendo con altri sei titoli già pubblicati all’estero. “Certo, noi ci auguriamo che i lettori ci seguano in questa nuova avventura e che apprezzino il lavoro della Davis.»

Con una scrittura fluida dal ritmo avvincente, l’autrice ci porta in Britannia e ci proietta in un’avventura dai risvolti imprevedibili.

Il 3 dicembre Lindsey Davis sarà alla libreria Notebook all’Auditorium, in via Pietro De Coubertin 30, a Roma, proprio per presentare Il mito di Giove.

Sul sito e sulla pagina Facebook della Kogoi Edizioni tutte le informazioni per partecipare all’incontro e conoscere Lindsey Davis

https://www.facebook.com/Kogoi-Edizioni-559794827405107/

Questa sera ad Ancona incontro di poesia marchigiana. Presentazione del saggio di L. Spurio

Giovedì 26 luglio alle ore 21,30 al Museo del Giocattolo di Ancona (Via Matas n.21) si terrà la presentazione del volume contenente una raccolta di saggi del poeta e critico letterario jesino Lorenzo Spurio. L’opera,  “Scritti marchigiani. Diapositive e istantanee letterarie”, è stata pubblicata dalla casa editrice Le Mezzelane di Santa Maria Nuova e si chiude con una nota di lettura del poeta e critico letterario Guido Garufi. Precedenti presentazioni dell’opera – che contiene saggi, recensioni e note di lettura su opere poetiche di autori marchigiani di oggi e di ieri – si sono tenute alla Biblioteca “Sassi” di Fabriano, all’Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro e alla Biblioteca “Orciari” di Marzocca. Nel corso della presentazione si parlerà della poesia marchigiana di cui Spurio è attento studioso, dopo la pubblicazione antologica in due tomi di una vasta antologia di poeti della Regione, “Convivio in versi. Mappatura democratica della poesia marchigiana” (PoetiKanten Edizioni, 2016) volume con il quale ha fatto il giro della Regione. Durante la serata si ricorderà il poeta e saggista Renato Pigliacampo, professore all’università degli Studi di Macerata nonché fondatore del prestigioso Concorso di Poesia “Città di Porto Recanati” (quest’anno giunto alla sua ventinovesima edizione): le letture saranno a cura della poetessa pesarese Michela Tombi. Interverranno con i loro testi poetici i poeti Elvio Angeletti, Angela Guardato, Piero Talevi, Arianna Todari, Raffaele Rovinelli, Luisa Ferretti, Patrizia Papili, Ilaria Romiti. La poetessa e performer Morena Oro, che presto uscirà con il volume poetico “Il sospiro di Medusa” (Mezzelane Editore) si esibirà nella performance “Dea ex Machina”. L’ingresso è libero e la cittadinanza è invitata a partecipare.

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Leggi l’articolo-resoconto della serata dal titolo “Varie forme della poesia marchigiana. Ad Ancona grande serata al Guasco con il saggio di Lorenzo Spurio” pubblicato su “Altro giornale Marche” il 27/07/2018.

Il bando di partecipazione del Premio letterario “Eyelands Book Awards” per opere edite/inedite in lingua inglese

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EYELANDS BOOK AWARDS

Eyelands.gr literary magazine in collaboration with Strange Days Books  organize an annual international short story contest, and a flash fiction contest, the only international  story contests based in Greece. Every year, writers from all the continents of the world participate in them.

The short story contest has been running continuously for the past eight years, offering hundreds of writers the opportunity to see their short story printed in one of our collections, created through the contest entries. For many of these writers it is the first time that a story of theirs is printed in a book or featured online. The jury reads all submissions blind.

The English section of  the EISSC contest has been recognized as a truly reliable, fair and serious short story contest. Every year, many reputable websites, such as

https://duotrope.com/, https://www.booktrust.org.uk/, www.justacontest.com, www.londoncomedywriters.com, www.literarylightbox.com
https://www.writersandartists.co.uk/ virtualwritersinc.com,

www.prizemagic.co.uk, www.artsjobs.org.uk, https://www.inkitt.com, http://www.writermag.com, http://creativewriting.ie
http://www.zapmeta.ws, https://nothingintherulebook.com

http://www.allwritemoya.com, http://www.christopherfielden.com

http://www.writersreign.co.uk, https://ilpiacerediscrivere.it/

                                    

and many others all over the world post the announcement of our contest, which has earned its reputation year after year, by honoring all its promises, following the rules meticulously and meeting all criteria that allow a contest to gain respect and recognition on an international level.

The flash fiction contest made a very successful start this year and we are very proud of it but we try another project here, the Eyelands Book Awards

www.eyelands.gr

e-mail:  info@eyelands.gr

Facebook: https://www.facebook.com/eyelands.portal

https://eyelandscontes.wordpress.com/

PRIZES

Grand prize (published books): Five-day holiday in Athens plus a special handmade ceramic designed especially for Eyelands Book Awards and publication (excerpts) online on our website.

Grand prize (unpublished books): Publication from Strange Days Books

Six more prizes one for each category of every section also win a a special handmade ceramic designed especially for Eyelands Book Awards

Certification document for every prize.
Final results are to be announced on December 20th 2018.

The award will be given in a special ceremony in Athens
Award Ceremony: 5th of May, 2019
Place: Polis Art café, Athens, Greece

Judges: Andriana Minou (poetry), Gregory Papadoyiannis (novels, novellas), Antonis Tsirikoudis (short stories)

Entry fee: $30

SUBMISSION GUIDELINES & DATES & DETAILS

Opening: Monday, July 2, 2018

Closing: Tuesday, October 20, 2018 at midnight PST.

Submit your book or manuscript online or via snail mail with a $30.00 entry fee

Eligible submissions include: poetry, novellas, short story collections, novels.

Multiple submissions allowed (with a separate fee for each submission).

Simultaneous submissions allowed, but please notify us if full manuscript is accepted elsewhere. 

Finalists for every category to be announced on November, 20, 2018

Final results are to be announced on December, 20, 2018.

There are no restrictions regarding nationality

Participants must be 18 years old otherwise we need parents’ consent to accept the submission.

Manuscripts must be written in English.

There is no restriction about the form or style of writing. We prefer the pages to be numbered. Files should be uploaded as an MS Word document or PDF. Fill the entry form, copy and paste it in the body of your email.

 

Submit your manuscript to:

eyelandsmag@gmail.com  [or]  strangedaysbooks@gmail.com

or send your book by post to:

Chimarras 6, 74100, Rethymno, Crete, Greece 

 

PRIZES & PUBLICITY

Section: Published books

Grand Prize: A five-day holiday in Athens plus a special handmade ceramic designed especially for Eyelands Book Awards and publication (excerpts) online on our website. Eyelands cover all accommodation costs for the award winner. Air tickets not included. The author must agree to participate in the EBA ceremony (which will be held in Athens at the time of his/her holidays) and the related publicity (interviews e.t.c.).

There will be five finalists for each category.

Three more prizes one for each category also win a special handmade ceramic designed especially for Eyelands Book Awards

Certification document for every prize.

Section: Unpublished books

Grand prize: Publication from Strange Days Books. Released via amazon.com (international release) & from Strange Days Books

Three more prizes one for each category also win a a special handmade ceramic designed especially for Eyelands Book Awards

There will be five finalists for each category.

Certification document for every prize.

For each entry, submit the book, entry form, and $30 fee (via paypal). Registration will be confirmed via email. In December, all entrants will be notified of winners. Please fill in, copy and paste the entry form in the body of your email

ENTRY FORM & PAYMENT

Pay via paypal – See the banner on this website

Click the «buy now» button. Fill the description with: EBA

Entry fee is 30.00 $

* After the payment is complete, you can send the email with your manuscript as an attachment and the entry form completed, copied and pasted in the body of your email

*An email confirmation that your entry has been received will be sent within three/four days

* We do accept simultaneous submissions

* Every writer can submit more books with the payment fee of $30 for every one of them

* Name and address of the author are to be submitted only in the body of the email

*There is no fee for the first prize winners of previous eyelands international short story contests

*Click here to download the entry form: ENTRY FORM_EBA

*All books must be published between September 20, 2016 and September 20, 2018.

 

ENTRY FORM (submit one entry form per book):

Book Title:

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Author:

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Category:

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Publisher: (for published books only)

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ISBN: (for published books only)

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Contact Information

 

Name:

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E-Mail:

_______________________________________

Phone:

_______________________________________

Address:

_______________________________________

AWARD CATEGORIES (select one per entry application):

The following are eligible:

1/Full-length books of fiction (novels or novellas)

2/ Collections of short stories by one author

3/Collected and selected poems by one author*                            

*any novel (up to 500 pages)  or book of poetry (up to 250 pages) written by a single author is eligible

EBA follows the CLMP Contest Code of Ethics.

If you have any questions, please contact us at
eyelandsmag@gmail.com  [or]  info@eyelands.gr   [or]  strangedaysbooks@gmail.com

 

LINKS
www.eyelands.gr
https://eyelands.gr/english-section/
https://eyelandscontes.wordpress.com/

https://www.facebook.com/eyelands.portal/
www.strangedaysbooks.gr
www.paraxenesmeres.gr

 

the Judges

ANDRIANA MINOY/ POETRY

Andriana Minou is a Greek writer and musician living in London since 2004. She holds an MA in Performing Arts and a PhD in Piano Performance. Her short story collection, Underage Noirs was published in 2013 by Strange Days Books. Her second book, Dream-mine, an experimental novel in the shape of a labyrinth, was published by the same publisher in 2017 while its English version has also been published by Verbivoracious Press in a Festschrift about the Oulipo Movement. Dream-mine was recently presented in the form of a performance and installation as part of UNESCO’s Athens 2018: World Book Capital. Her work as a writer has been included in several anthologies and literary journals in Greece such as Geometry of an invisible generation (Mandragoras), codepoetry (Athens plaython), Autumn Stories and Sandgraphs (Strange Days Books), entefktirio, poetix. Her texts have also featured in literary journals in the UK and the US, such as The Paper Nautilus, rattle journal, FIVE:2:ONE, typehouse magazine and in the anthology, A six-pack of stories (Story Brewhouse). Andriana also writes librettos, song lyrics and texts for performances that have been presented around the world (Athens, Amsterdam, London, Berlin, Zurich, New York and more). She has also translated Gregory Papadoyiannis’ novel, The Baby Jazz, published by Fomite Press. In 2017 she was one of the selected writers at the Young Writers’ Festival of Thessaloniki International Book Fair. For the past four years she has co-organised Sand Festival, the only literature festival on the Greek islands.
www.andrianaminou.com

 

ANTONIS TSIRIKOUDIS / SHORT STORIES

ΑntonisTsirikoudis was born in the mid-seventies on World Poetry Day, but stopped writing poetry when he was twelve, devoting his creative force to prose. Short stories of his have been included in various anthologies, and in 2016 Paraxenes Meres published his first book, “When you least expect it”, a collection of 33 short and very short stories. Since then, he is focused on his first novel. He has also participated in the writing of a novel with another 11 writers, and has translated literature from English, and Spanish. Before moving to Crete, he lived in Sydney Australia, and Tallinn Estonia. He has been living in Heraklion city for the past seven years, with his partner, two dogs and a cat, teaching literature and Greek language in a high school. Any opportunity given, he travels, mostly to places he hasn’t visited before, next one being India. He has a degree in Philosophy, and an MD in Special Education. He speaks English, Spanish and reads Portuguese and Russian. When not writing and teaching, he loves cooking and entertaining.  For the past four years he has co-organised Sand Festival, the only literature festival on the Greek islands.

GREGORY PAPADOYIANNIS / NOVELS

Gregory Papadoyiannis graduated from the Law and Journalism Schools, studied cinema direction and worked at newspapers, magazines, radio and television, initially as a sports editor and later as a columnist and editor.  At the same time, he worked as a translator of literature books in collaboration with several publishing houses and translated books by William Faulkner, Francis Scott Fitzgerald, Jack London, Marc Twain etc. into Greek.

In 1991, he was awarded the national prize for young playwrights at the competition of the Ministry of Culture for his play The situations. He was awarded the second prize twice at the same competition, in 1995 and 1999. He has translated theatrical plays by authors such as David Mamet and Tennessee Williams for the purposes of performances in prestigious theatres of Athens. He has also worked as a director’s assistant at the National Theatre of Greece as well as the Theatre of Thessaly. He has been involved with the cinema as well; as a director of two short films that were screened in Greek film festivals and as a script-writer for feature and short films. He has also worked as a script-writer and director’s assistant in several television series.

Gregory is a co-founder, administrator and writer for the books & cinema section of the website http://www.eyelands.gr .  He is the curator for the only Greece-based international short story competition, run by http://www.eyelands.gr . He also co-ordinates and leads a series of workshops on creative and collaborative writing all over Greece. After living in Athens for several years, he now lives in the island of Crete. He currently works as a translator and editor for Strange Days Books Publishing (www.strangedaysbooks.gr ) He is co-founder and has co-organised Sand Festival, from 2015 among with Andriana Minou and Antonis Tsirikoudis.

PUBLICATIONS IN GREEK
– To the Almighty, hereunto, comic album, 1988
– The situations, play, 1992
– The Philadelphus case, science fiction novelette, 1999
– Sniff, novel, 2008 (first edition: Empiria Ekdotiki (2008) third edition: Strange Days Books 2014)
– The city beyond the river, short story collection, 2011
From this collection: The short story The Whole Family won the third prize in the literary contest of the Greek online magazine “Stella’s Literary bistro” (2011) and was shortlisted at the International Annual Fish Short Story Competition.  The short story The city beyond the river was shortlisted and Highly Recommended at the Tom Howard Short Story Contest (2009).

PUBLICATIONS IN ENGLISH
– 52 eyelands, a sentimental guide through the Greek islands (2013, Strange Days Books)
– Greece: The child that never grew up, short story included in Stories for our Time, an Interactive Exhibition from LibArts London (London School of Liberal Arts, 1 May – 31 July 2013)
-The city beyond the river, short story included in the anthology Future eyes of PaleHouse Magazine (2012, Los Angeles, California, http://www.palehouse.com/FE-Papadoyiann.html)
The Whole Family, short story included in Jakes Monthly anthology of Magic Realism
In the Majestic’s nest, short story published in Foxing Quarterly (2013, print-only literary and arts journal published in Austin, Texas)
– An excerpt from his novel “Sniff” was posted to the European Literature Network (June 2017)  http://www.eurolitnetwork.com/authors-pitch-sniff-by-gregory-papadoyannis/
– His novel «The baby Jazz» released in USA from Fomite books in February 2017
– His comic album Ephemera/Life is short released in Greece on December, 2016. Two of the stories from the album published in Porcupine, an anthology of poetry, art, and short stories from 23 contributors across the globe, on November 2017.

papado374@gmail.com
https://gregorypapadoyiannis.wordpress.com/

the Artist

Costis Malousaris was born in 1972 in Athens. There he studied photolithography and graphic arts. In 1997, along with friend Margarita Leousi, they made the fanzine “walk in the Park”. From then until 2009, he did not stop writing texts, but did not consider it necessary to publish them. He worked for two years at the publishing house ‘Astir’. He was a key contributor to the literary magazine “Fortezza”. He participates as a publishing consultant in the publishing group “Strange Days”. Fifteen years ago he decided to live in Rethymno, Crete.  A series of unrelated at first glance events, people and situations led him to earn his living through creating and selling of ceramic objects.

He studied for more than two years next to the pottery makers Giorgos and Natassa Vardaxi in Rethymnon, who taught him a lot but mainly to dare to become a “self-taught”, to experiment with techniques, search for his own ways and not to be afraid to narrate stories he wanted to tell using instead of words his own hand-made ceramics .

He manufactures objects mainly from stoneware clay and combines clay, oxides, paint and glass techniques to create pleasant, face-to-face, use-and-touch objects. The electric furnace and the high temperatures allow for results that he likes to call space therapy objects, always with the challenge of being able to do what inspires you your imagination within the strict discipline required by pottery art.

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the Trees

With Kafka’s “Art needs craft more than craft needs art” as a basic principle, I strive to find the balance between pleasure and the therapeutic quality of making, creating objects and the additional achievement of making a living and acquiring recognition through it.

Everyday objects and familiar forms giving the sense of security and familiarity offer a chance for me to present my perspective, my emotion, even my compulsion accompanying the merchant’s and artist’s worries.

Trees, a symbol of power and tranquillity, of a life intense yet discreet, have always been a reference point in my journeys, real and mental – spiritual and material. Especially the olive tree, the most prominent tree of Crete, a symbol of the struggle for endurance as well as prosperity in Cretan culture, has been a source of inspiration and a bright spot. I therefore consider trees and the olive tree in particular, a symbol equal to an author’s endeavour, inspiration and labour.

Costis Malousaris

Antonio Merola esce con il saggio “F. Scott Fitzgerald e l’Italia”

Copertina_F. Scott Fitzgerald e l'Italia.pngF. Scott Fitzgerald e l’Italia di Antonio Merola, Ladolfi, Borgomanero, 2018.

Questo saggio ripercorre la storia della ricezione editoriale e critica che il nostro paese ebbe nei confronti dell’opera dello scrittore americano: dalle prime traduzioni di Tenera è la notte e Il Grande Gatsby, che vennero ignorate dal pubblico, fino alla riscoperta autoriale nel secondo dopoguerra e alle nuove edizioni italiane che ne seguirono, per arrivare alla conclusione che «dal dialogo con se stesso e con Zelda nasce cioè tutta l’opera di Fitzgerald».

Dalla quarta di copertina: «Se esiste in Fitzgerald una doppiezza è proprio verso Zelda Sayre: il lavoro continuo contro la pazzia, ma anche il dialogo con essa; la sublime coincidenza tra uno spirito di conservazione e uno di distruzione. Era impossibile per lui proseguire la vita senza la compiutezza dell’amore: o meglio, Fitzgerald lavora, e lavora sodo (anche fino all’infarto), ma si muove nella società da allora in poi come il fantasma di se stesso; lavora per pagare la cura ormai senza speranza di Zelda. E se tornerà a scrivere con Gli ultimi fuochi, è per cercare lei in un mondo altro: lontano dalla clinica e ancora più lontano dalla realtà».

 

Chi è l’autore?

Antonio Merola, classe 1994, si è laureato in Lettere Moderne all’Università La Sapienza di Roma. È cofondatore di YAWP: giornale di letterature e filosofie, per il quale ha curato inoltre la raccolta poetica L’urlo barbarico (A. V., Le Mezzelane, 2017) e ne gestisce la sezione Yawp Poesia. Si occupa insieme dei Quaderni Barbarici su Patria Letteratura, dedicati alle poesie inedite di giovani voci poetiche contemporanee e di Razzie Barbariche su Pioggia Obliqua: una rassegna dedicata alla poesia edita under 30. Suoi racconti, poesie e articoli critici sono apparsi su alcuni siti e riviste letterarie.

 

A Milano una serie di incontri sulla letteratura di viaggio. Esposizione dell’opera miliare di Swinton Andrew sull’Europa del nord

Mare Magnum è lieto di invitarVi a 

Vecchi Libri in Piazza diaz

La letteratura da viaggio

 Domenica 10 giugno 2018 – ore 9-17, piazza Diaz, Milano

 

Un imperdibile appuntamento con il libro antico, raro, introvabile, curioso e da collezione: sotto i portici di piazza Diaz, piazza del Duomo, via Gonzaga, via Marconi, via Baracchini 100 espositori rendono questa mostra mercato una delle manifestazioni all’aperto, dedicate al libro antico, più grandi d’Europa.

Maspero_ViaggioNorvegia.jpgL’estate è ormai alle porte e anche per il mese di giugno si rinnova l’appuntamento a tema con Vecchi Libri in Piazza. L’argomento per questa edizione sarà incentrato su La letteratura da viaggio, un’occasione unica per andare a caccia nel maremagnum di libri da leggere sotto l’ombrellone. Oltre ai libri presenti in catalogo, le librerie partecipanti suggeriscono alcune interessanti proposte legate al tema del mese che spaziano dall’antico al moderno.

È il caso, per esempio, di Maspero Gabriele Libri Antichi che proporrà alcune rarità tra cui Viaggio in Norvegia, in Danimarca ed in Russia negli anni 1788, 89, 90, 91 tradotto dal conte cav. Luigi Bossi di Swinton Andrew. [Milano, dalla Tipografia Sonzogno e Comp., 1816.4 volumi in-12° (cm. 16,5), legature coeve in m. pelle con titolo, fregio e filetti in oro ai dorsi, piatti marmorizzati, tagli gialli; Ex libris araldico alla controguardia coperto da etichetta biblioteconomica; carte in ottimo stato, con 16 tavole illustrative di vedute in rame f.t. in coloritura coeva; lievi e rare fioriture, piccola e leggera gora alle prime carte dell’ultimo volume, per altro marginale. Prima edizione italiana di questa famosa ed interessante relazione di viaggio inserita nella Raccolta de’ viaggi. Esemplare molto buono.]

Per i collezionisti è da segnalare l’interessante proposta della Libreria Zivago:

Ferdinand M. Bayard, Voyage dans l’intérieur des États-Unis, a Bath, Winchester, dans la vallée de Shenandoah, etc. Pendant l’Été de 1791. Seconde édition. Augmentée de descriptions et d’anecdotes sur la vie militaire et politique de Georges Washington. Il volume descrive il viaggio compiuto dall’autore alla fine del XVIII (1791) secolo lungo la costa nord orientale dei neonati Stati Uniti d’America con descrizioni particolareggiate della popolazione e della campagna di George Washington attraverso il racconto di alcuni suoi ufficiali. Il volume è in francese e reca anno VI come data di stampa, quindi 1797.

Per chi, invece, è a caccia di belle edizioni moderne, si consiglia di fare un salto allo stand delle Edizioni Henry Beyle che, per il tema di giugno, ci porta in viaggio in compagnia di firme autorevoli in giro per il mondo. Qualche esempio? Giuseppe Prezzolini, Primavera a New York; Ardengo Soffici, America Sognata; Leonardo Sciascia, Sicilia e molti altri ancora…

Per conoscere tutte le proposte delle librerie partecipanti visitare la seguente pagina:
https://www.piazzadiaz.com/index.php/category/la-letteratura-da-viaggio/

Vecchi libri in piazza Giugno.png

Segui gli aggiornamenti sul sito: http://www.piazzadiaz.comIngresso gratuito

 

Calendario 2018

Domenica 10 giugno: La letteratura da viaggio

Domenica 8 luglio – A tavola! Libri di cucina

Domenica 9 settembre – Il cinema e il teatro

Domenica 14 ottobre – La letteratura siciliana: 60 anni dopo “Il Gattopardo”

Domenica 11 novembre – 100 anni dalla Prima guerra mondiale

Domenica 9 dicembre – Arte e illustrazione

 

Ufficio stampa:

Marco Bosio 

stampa@maremagnum.com 

http://www.maremagnum.com

Un sito WordPress.com.

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