La corrida: ecco come si svolge; los tres tercios 6/10

Finalmente entriamo nello specifico.. ecco come si svolge una corrida

Una corrida è una lotta scenografica tra un toro feroce e pericolosissimo e un uomo vestito in un abito ricamato di fili d’oro e con dei calzetti fucsia. Detto così sembra una barzelletta. Vediamo in dettaglio in che cosa consiste. Il luogo dove avviene la corrida è la plaza de toros, una sorta di anfiteatro romano molto capiente e con la disposizione dei posti per gradinate.

All’ora prestabilita per l’inizio dello spettacolo il presidente dichiara l’apertura della corrida mediante l’esibizione del fazzoletto bianco che dà inizio al suono della banda (clarines e timbales) che intonano la musica d’apertura.

La corrida si apre con la sfilata iniziale degli attori della corrida. Aprono il paseillo (foto a sinistra) due alguaciles che sono due araldi a cavallo in costume del XVII secolo che chiedono simbolicamente al presidente (unico giudice della corrida) le chiavi della porta da dove usciranno i tori. Poi seguono i tre toreri seguiti dalle rispettive cuadrillas. Ogni cuadrilla è composta da due picadores a cavallo, tre banderilleros e alcuni incaricati a ritirare il corpo del toro una volta morto. Ogni corrida è divisa in tre parti chiamati tercios che sono scanditi dal suono della banda e soprattutto dal clarino. Solitamente in ogni spettacolo taurino vengono uccisi sei tori, due per ogni torero. Vediamo come si sviluppa la corrida e che cosa succede in ciascun tercio.

  1. IL TERCIO DE VARAS

Il torero e gli altri membri della cuadrilla aspettano l’entrata del toro riparati dal burladero. Una volta giunto nell’arena il toro è già particolarmente debilitato e impaurito per lo strano trattamento che gli è stato riservato, per le ferite che si è autoprodotto e per la sua reclusione in uno spazio stretto e buio. E’ un animale già in partenza sofferente e impaurito. Dall’altra parte però il toro, trovandosi ora in uno spazio libero e alla luce, crede di essersi riscattato dal suo stato precedente per cui prende a correre in maniera violenta illudendosi di essersi riappropriato della propria vita. Il torero dalle vesti colorate, il suono della banda, il sole accecante (le corride si tengono solitamente alle 18.00 o alle 18.30), il rumore prodotto dalla gente festante e con molte aspettative infastidiscono l’animale e lo indeboliscono ulteriormente. Inoltre gli abrasivi che gli sono stati disposti sugli zoccoli gli procurano un gran dolore ogni volta che si muove.

Non è raro che il toro cerchi di ritornare dallo spazio dal quale è venuto (considerando preferibile uno spazio chiuso, stretto e buio piuttosto che uno spazio aperto, alla luce e pieno di rumore, intuendo, forse, l’inganno nel quale è appena caduto). Ovviamente trova la porta già chiusa e spesso tenta di aprirla a cornate. Una volta uscito solitamente il toro compie un giro completo dell’arena dirigendosi alla sua destra in cerca di una via di fuga se invece gira verso sinistra in gergo si dice che el toro ha salido contrario.

Una volta compreso che non può ritornare nel precedente spazio, il torero fa ingresso sull’arena e prende a chiamare il toro. Questo, notato il movimento dell’uomo, prende a correre nella sua direzione. La corrida ha appena avuto inizio.

Il presidente ordina l’entrata del picador solamente dopo che il toro sia stato toreato dal torero con il capote[1]. Uno dei picadores entrerà nel ruedo e si approssimerà a lottare con il toro mentre l’altro si posizionerà nella parte opposta dell’arena

Il picador, nome che potremmo tradurre come ‘pizzicatore’, ‘aizzatore’, in sella ad un cavallo bendato e protetto da armatura infilza la sua lancia (vara de picar) ripetutamente in mezzo alle spalle dell’animale[2]. La vara de picar ha una punta d’acciaio di tre centimetri sormontati da altri undici centimetri di superficie; i colpi che il picador sferra al toro per mezzo de la vara de picar sono chiamati puyazos. Il toro cerca di difendersi dimenandosi ma la lancia lo tiene a distanza di sicurezza e con i suoi movimenti non fa altro che aumentare le lacerazioni delle carni e le perdite di sangue. Il picador infilza la parte acuminata della lancia con particolare violenza facendosi spesso peso con il suo corpo per alimentare i danni all’animale. Lo scopo dei puyazos è quello di indebolire il toro, di ridurre la sua resistenza e di procurargli seri danni alla muscolatura delle spalle che non gli permetta di mantenere la posizione eretta della testa.

In tutto ciò sebbene il cavallo indossi una protezione (peto o caparazón[3]) diventa il principale bersaglio del toro che si avventa su di lui e lo incorna. Generalmente le cornate del toro non producono gravi danni al cavallo il quale è bendato poiché il picador con la sua lancia cerca di allontanare il toro ma in alcuni casi il toro prende ad inveire contro il povero animale, per altro bendato, riuscendo a spostarlo per alcuni metri o addirittura a farlo cadere a terra e con lui il picador. In questi casi l’intervento di qualche membro della cuadrilla è necessario per distogliere il toro dal cavallo a terra e dal picador e permettere loro di rialzarsi. Si tratta, a mio parere, della parte più crudele e brutta di tutta la corrida poiché animali che in condizioni normali non si sfiderebbero vengono a trovarsi qui, per volontà dell’uomo, uno contro l’altro. L’uomo si serve del cavallo come scudo umano per cercare di ferire e indebolire il toro. Non è escluso che il cavallo cadendo o rimanendo incornato si ferisca in maniera grave per cui l’abbattimento si renda necessario. Va inoltre tenuto presente che anche il cavallo prima del suo ingresso nella corrida viene sottoposto ad una serie di trattamenti per ammansirne il carattere che di fatto non sono altro che maltrattamenti. Si tratta generalmente di cavalli anziani malati o deboli che sono destinati al macello per cui i loro proprietari li destinano alla corrida. Se vengono feriti o la loro salute è fortemente compromessa verranno in seguito abbattuti se invece si sono comportati bene allora potranno essere impiegati in una nuova corrida.

Il presidente segnalerà il cambio di tercio quando reputerà che il castigo per il toro mediante i puyazos è stato sufficiente. Quando il toro si mostra particolarmente mansueto e non può essere infilzato dalla vara de picar come previsto il presidente potrà disporre il cambio di tercio e l’applicazione delle banderillas negras.

  1. IL TERCIO DE BANDERILLAS

A questo punto dello spettacolo arrivano i banderilleros, uomini particolarmente agili che hanno il compito di distrarre il toro con i loro rapidi movimenti affinchè il picador sul cavallo possa abbandonare il ruedo.  I banderilleros prendono il nome da banderilla ossia ‘bandierina’ che sono strumenti colorati e con drappi che ad una estremità hanno una punta acuminata. La conformazione della punta metallica è fatta in modo che quando il toro si muove questa continui ad agire ledendo le carni dell’animale e aggravando il dolore al toro.

Le banderillas vengono conficcate sul dorso del toro per aumentare le sue ferite e il suo sanguinamento. Vengono impiegate tre paia di banderillas per ogni toro.

Quando per qualche problema o incidente avvenuto sul ruedo i banderilleros di una cuadrilla non possono attuare allora verranno sostituiti dai banderilleros più giovani di un’altra cuadrilla.

  1. IL TERCIO DE MULETA

Il torero è l’ultimo ad apparire sul ruedo. E’ lui la vera star dello spettacolo. Si tenga in considerazione che i toreri sono supportati ed osannati da ampie schiere di giovani (soprattutto ragazze) come se si trattassero di famosissimi calciatori italiani.  Il torero rappresenta il coraggio, la gloria, il rischio e la forza. La storia insegna che in alcune situazioni questi elementi sono venuti meno e il torero piuttosto che uscire dalla plaza de toros dalla entrada principal a hombros è uscito dalla plaza caricato su di un’ambulanza diretta per l’ospedale più vicino. E’ il rischio del mestiere: con una serata si può diventare molto famosi ed apprezzati ma allo stesso tempo si può rischiare la vita. Si può portare a casa una o due orejas o una grave ferita a un muscolo della gamba. Sfidare un toro per un torero in fondo è come sfidare il proprio stesso destino. E’ mettere in gioco la propria vita. Direi che non condivido l’interpretazione che da molta gente circa la corrida in cui si dice che il torero non rischia niente, nel senso che può proteggersi dall’animale che lo carica fuggendo, usando lo spadino o addirittura venendo aiutato da membri della cuadrilla. Non è vero. Il torero rischia continuamente la propria vita. La storia della tauromachia insegna che anche nei momenti in cui il toro sembrava particolarmente fiacco, debilitato e ormai praticamente sconfitto, non si deve mai abbassare la guardia perché il toro, dispensatore di un’energia senza fine, è capace di colpi di scena.

Il torero si caratterizza per una serie di attributi che utilizzerà nel corso della sua impresa: il capote, un ampio manto color fucsia e nella parte interna di colore giallo, la muleta un manto rosso di più piccole dimensioni e l’estoque ossia lo spadino.

E’ necessario a questo punto sfatare un mito o piuttosto una credenza popolare largamente diffusa per lo meno nella cultura italiana, che poco conosce della tauromachia. Secondo molte persone (e oramai anche secondo la cultura italiana che ha fatto propria questa idea, sebbene sia erronea) il toro verrebbe provocato dal colore rosso del mantello. In realtà i bovini non riconoscono i colori quindi non è tanto il colore del mantello a destare la sua ira ma il fatto che questo venga mosso, che venga fatto vorticare. Il fatto che la muleta sia rossa, credo, risponda all’esigenza di nascondere il rosso del sangue del toro sulla sua superficie. Infastidito dal movimento del capote prima e della muleta poi il toro prende a dare cornate verso il mantello illudendosi di colpire qualcosa di più concreto. Quando il torero smette di muovere il capote è addirittura in grado di dare le spalle all’animale e volgersi verso la folla. Questo spiega ancora una volta il fatto che il toro sia accecato dal movimento del telo e non irato dalla presenza del matador.

Nel caso in cui il toro si dimostri particolarmente ingestibile e pericoloso per il torero, quest’ultimo verrà aiutato da altri cinque toreri che, ognuno con il suo capote entreranno nell’arena per distrarre il toro dal torero.

L’ultima parte della corrida chiamata tercio de muleta culmina con l’uccisione del toro. Dopo una serie di varie cariche eluse da parte del torero, sottolineate dagli olé festanti della folla e dalla musica della banda, il matador conclude lo spettacolo.

In una delle varie interruzioni intercorse tra le varie cariche il torero si ferma dinanzi al toro, non lontano dal bordo del ruedo e cambia mantello, prende la muleta, un mantello più piccolo e di colore rosso dietro al quale cela l’arma con la quale ucciderà l’animale, uno spadino fino ed affilato chiamato estoque o espada lungo 88 cm.

Quando il toro torna in carica si avventa verso il torero e questo con un gesto che deve essere preciso ed abile al tempo stesso gli conficca il lungo spadino tra le spalle cercando di infilzarne dentro tutta la sua lunghezza. I puristi della tauromachia sostengono che si colpisce un punto ben preciso del toro questo cade all’istante senza vita. Personalmente non mi è mai capitato di vederlo e se succede credo che sia abbastanza raro. Più spesso invece si profilano altri scenari.

Se il matador non è riuscito ad infilzare per bene lo spadino questo resta a metà tra dentro e fuori al toro e il matador cerca di recuperarlo per poi ripeterne l’operazione quando sarà il momento giusto. Ovviamente un azione di questo tipo viene mal apprezzata dal pubblico e dal presidente che invece vorrebbe un’unica risolutiva mossa. Trascorsi dieci minuti da quando è stato ordinato l’inizio dell’ultimo tercio se il toro non è ancora morto un tocco di clarino segnerà il primo avviso del presidente; tre minuti dopo il secondo avviso e due minuti dopo il terzo e ultimo avviso. In quel momento il torero si ritirerà (verrà fischiato) e il toro verrà ricondotto nei corrales oppure apuntillado.

Se invece lo spadino viene conficcato per intero nel corpo dell’animale questo reagirà con un balzo improvviso e poi con una serie di spasmi improvvisi, versi rotti e spesso prende a sanguinare dalla bocca.  A questo punto il toro non è ancora sconfitto ed è ancora potenzialmente pericoloso per il torero. Mentre il toro sanguina e soffre scarica contro il torero le sue ultime energie, caricando il torero. E’ ovvio che i movimenti dell’animale siano più difficili e rallentati dato che sta morendo e non è raro che il toro inciampi e cada a terra (a volte riuscendo a rialzarsi).

Se il toro si lascia cadere a terra (spesso su un fianco, altre volte sembra accasciarsi volutamente come se si trovasse su un esteso prato) allora il torero assieme a vari membri della sua cuadrilla si avvicina e mentre qualcuno tiene fermo il toro per le ampie corna il torero o un altro membro della cuadrilla pugnala il toro con un coltello (puntilla) dietro la testa. Il toro agonizzante reagisce istintualmente con un piccolo balzo del capo. Possono essere necessari due o tre pugnalate e poi il toro cessa di vivere.  Alla fine vengono fatti entrare alcuni muli ai quali viene legata una fune dove viene collegato il toro morto e questo viene trascinato via.


LORENZO SPURIO
22-05-2011


[1] L’arte del toreare si contraddistingue nella prima parte della corrida per le verónicas. La verónica è il momento in cui il torero, concentrato e ritto dinanzi al toro, ne attende la carica tenendo con le due mani il capote proteso in avanti. Il nome deriverebbe da santa Verónica che secondo quanto narrano i Vangeli asciugò il volto di Cristo con un panno. Si tratta di uno delle mosse più importanti del toreo de capa, il più classico e quasi obbligatorio che può essere fatto da ciascun torero adottando una sua modalità preferita. In alcune varianti infatti il torero può accogliere il toro de rodillas (in ginocchio) sempre tenendo il capote proteso verso l’animale.

[2] Secondo la legge spagnola 4 aprile 1991 n. 10 o Ley Nacional Taurina, il toro deve venir colpito con la lancia alla base del morrillo, cioè nel muscolo del collo, almeno due volte.

[3] Il peto, che  deve coprire le parti del cavallo esposte alla possibili cornate del toro, deve essere di materiali leggeri e al tempo stesso resistente; non può eccedere in peso ai 30 kg e non deve affaticare né intralciare il cavallo nei suoi movimenti.

La corrida: il toro bravo 5/10

I tori che vengono destinati alle corride, agli encierros e alle altre manifestazioni taurine che prevedono la lidia, la lucha e il toreo appartengono alla razza brava.[1] Lo stato spagnolo stabilisce l’esistenza di un Registro de empresas ganaderas de reses de lidia nel quale vengano iscritti i vari allevamenti che forniscono tori per la lidia. Non è possibile utilizzare tori in corride e encierros che non siano riconosciuti tramite l’iscrizione del suo allevatore e allevamento nel registro. Infrazioni di questo tipo, l’utilizzo di tori non riconosciuti dallo stato, è perseguibile legalmente. I requisiti necessari che vengono richiesti a un allevatore affinchè registri la sua impresa-allevamento nel registro riguardano la presenza di almeno venticinque hembras e un semental che siano regolarmente iscritti nel Libro Genealógico de la Raza Bovina de Lidia e di una determina superficie di terreni della finca.

In nessun tipo di spettacolo possono essere toreati reses de lidia che non sono state previamente iscritti nel Libro Genealógico de la Raza Bovina de Lidia.  I tori destinati ad essere sfidati in una corrida devono avere almeno quattro anni compiuti e mai più di sei. Nelle novilladas verranno sfidati tori novillos che invece hanno un’età compresa tra tre e quattro anni mentre i tori destinati al rejoneo potranno avere qualsiasi età (essere novillos oppure no).  Il peso minimo delle reses nella corridas di toros dovrà essere pari a 460 kg (1° categoria), 435 (2° categoria) e 410 (3° categoria) mentre nelle novilladas il peso delle reses non dovrà eccedere 540 kg (1° categoria), 515 (2° categoria) e 270 kg (3° categoria).

L’allevatore di tori, el ganadero[2], fornisce agli organizzatori della corrida alcuni suoi tori che hanno raggiunto 3-5 anni di età e che sono particolarmente forti. Va tenuto presente che oltre al torero (con la sua cuadrilla) e il toro un altro soggetto importante è proprio il ganadero il nome del quale viene sempre fatto e citato nei carteles, nei cartelli che sponsorizzano l’evento, e nelle notizie che riportano i festejos taurinos. Alcuni ganaderos sono diventati molto noti per aver dato alle plazas de toros tori particolarmente forti e caparbi difficili da battere o addirittura tori scatenati che hanno causato la morte o il ferimento grave del torero.

Una volta deciso quanti tori l’allevatore deve dare alla plaza de toros questi vengono caricati su un camion, cosa che i tori non hanno mai fatto precedentemente e che contribuisce ad accrescere in loro uno stato di ansia e paura. Una volta giunti alla plaza de toros ciascun toro viene chiuso in una stanza stretta e senza finestre. Essendo abituato alla luce e agli spazi liberi non è infrequente che l’animale si rivolti nel suo stretto spazio, provocandosi ematomi e ferite.

Il giorno successivo il toro viene introdotto nel mueco, una struttura di costrizione che ne immobilizza il collo per poter procedere alla limatura delle punta delle corna. Il toro cerca di dimenarsi ma i suoi movimenti gli provocano solamente stirature di tendini e muscoli del collo che, più tardi, lo costringeranno a tenere il suo capo chino.

Prima che l’animale venga liberato e possa fare il suo ingresso in arena gli zoccoli vengono cosparsi con una sostanza abrasiva, viene introdotta dell’ovatta nelle cavità nasali e gli vengono somministrato cibo, acqua e massicce doti di purganti. A questo punto si aprono le porte della stalla e il toro è condotto nel cunicolo che lo porterà al ruedo, all’arena ma prima gli viene conficcato sul dorso un’insegna con il simbolo dell’allevamento (arpón de divisa).

Nella prossima puntata parleremo della corrida, di come avviene e quali sono le regole che la governano.


LORENZO SPURIO

21-05-2011


[1]  Nel Real Decreto 60/2001 de 26 de enero (prototipo racial de la raza bovina de lidia), pubblicato sul BOE n. 38, de 13 de febrero de 2001 si dà le regole su quale tipo di bovino debba essere considerato toro de lidia. Viene detto che si tratta di una razza particolarmente aggressiva e dal carattere inquieto e irritabile. E’ impossibile fornire un’immagine unica del prototipo di toro di questo tipo di razza perché all’interno di questa razza variano molto la cromatura del pelo, la tipologia delle corna, le proporzioni, le forme ed il peso. Ogni toro de lidia è il frutto di un attento lavoro di selezione personale fatto dal ganadero e dai suoi predecessori. Il decreto fornisce le caratteristiche del toro de lidia descrivendone le peculiarità principali e parlando poi dei vari tipi di encastes ossia di incroci e accoppiamenti tra diverse varietà della stessa razza.

[2] La maggior parte delle ganaderias sono localizzate in Andalusia ed Extremadura, regioni spagnole che vantano di una grande tradizione taurina.

La corrida: il torero, il picador e il banderillero 4/10

Colui che affronta il toro durante la corrida è tradizionalmente noto come torero o come matador. In realtà nella corrida non è solo il torero a fronteggiare il toro, sebbene sia lui ad ucciderlo. Nella corrida infatti intervengono anche altre figure molto importanti e il Ministerio del Interior individua nel Registro General de Profesionales Taurinos sette diverse professioni nell’ambito taurino. Vediamole di seguito partendo dalla più importante e prestigiosa:

  1. matador de toros (il torero vero e proprio)
  2. matador de novillos con picadores
  3. matador de novillos sin picadores
  4. rejoneador (il torero a cavallo, diffuso nella corrida portoghese)
  5. banderillero e picador
  6. torero cómico
  7. mozo de espada

Al fine di poter attuare secondo ciascuna delle sette categorie professionali è necessario e obbligatorio la registrazione della persona al suddetto registro. L’iscrizione al Registro fornisce una data di scadenza (fecha de caducidad) pari a cinque anni, oltrepassata la quale o si provvede a rinnovare l’iscrizione per rimanere attivi nella propria professione o non si rinnova l’iscrizione e automaticamente si abbandona il lavoro alla plaza de toros. Il passaggio da una sezione all’altra è stabilita secondo dei particolari requisiti stabiliti dal Ministerio del Interior.


Ciò che colpisce del torero, ben prima della sua prestazione sul ruedo, è la sua uniforme denominata traje de luces che letteralmente significa ‘vestito di luci’. E’ così chiamato perché è cucito di fili d’oro e d’argento e ad esso sono applicati una serie di brillantini e specchietti che rendono la divisa molto luminosa ed appariscente. Tra gli altri attributi del torero vanno ricordati la montera (il cappello), la coleta (il codino) che una volta era vero e che in tempi recenti è sostituito da un codino posticcio. Il codino è molto importante perché il taglio dello stesso fatto sul ruedo significa che il torero abbandona il suo lavoro per sempre; il corbatín (cravattino), la chaquetilla (giacchetta), gli  alamares (bottoni della chaquetilla), la taleguilla (pantaloni), la camisa (camicia), las medias rosas (i calzetti fucsia), las zapatillas (scarpe piatte simili alle ballerine). Tre sono invece gli strumenti utilizzati dal torero sulla plaza: il capote, la muleta e l’estoque. Si parlerà più precisamente di ognuno di essi nella parte dedicata ai vari tercios della corrida.

Con il primo tocco di clarino entrano sul ruedo due picadores che si dispongono in posizione opposta. Il picador è seduto sul cavallo bendato e con protezione e dispone di una lunga lancia di legno che termina con una punta metallica. Si tratta della vara o lanza de picar con la quale infilza il toro almeno due volte per debilitare il toro. Le ferite che produce il picador con la lanza sono particolarmente gravi e il toro prende a sanguinare in maniera copiosa.
Il banderillero è un membro importantissimo della cuadrilla e dispone delle famose banderillas, degli arponi colorati che terminano con una punta di metallo a freccia di circa cinque centimetri. Il banderillero è agile nel conficcare un paio di banderillas sul collo dell’animale e solitamente vengono infilzate quattro paia di banderillas. Vedremo con più attenzione ciascun soggetto della corrida nella descrizione dei tre tercios, delle tre parti che compongono la corrida.

Foto: nell’ordine: 1)Il torero (El Juli), 2) Il picador, 3) Il traje de luces, 4) Il banderillero.

LORENZO SPURIO 
20-05-2011

La corrida: la plaza de toros 3/10

Le corride vengono celebrate nelle famose plazas de toros disperse su tutto il territorio spagnolo; tra le più importanti e le più capienti in termini di pubblico figurano La Monumental de Las Ventas (Madrid), La Monumental (Barcellona) e La Maestranza (Siviglia). Sono strutture circolari che fanno pensare ad anfiteatri dell’antica Grecia e dell’antica Roma e generalmente non sono coperte.

Anticamente le corride venivano fatte nelle piazze principali delle città, in quelle che oggi gli spagnoli chiamano la plaza mayor ossia la piazza principale nella quale si affaccia l’Ayuntamiento (il palazzo del comune) e a volte la sede della Diputación (sede della provincia). In passato dunque quella che era l’arena dove si toreava non era altro che la piazza principale della città ma evidentemente la necessità di maggiori misure di sicurezza e il desiderio di avere uno spazio tutto dedicato all’arte taurina permise la nascita delle plazas de toros che, ad oggi, vengono impiegate solo per i festejos taurinos.

Il Ministerio del Interior riconosce tre tipologie di plazas de toros:

plazas de toros permanentes (edifici o luoghi recintati specificatamente previsti per la celebrazione di spettacoli taurini);

plazas de toros no permanentes (edifici e strutture che pur non ideate con il fine delle celebrazioni taurine, vengono impiegati per corride e festejos taurinos);

plazas de toros portátiles (costruire con elementi smontabili e trasferibili, solitamente di materiale metallico o di legno e che vengono realizzate appositamente per una determinata celebrazione taurina ma poi smontate.

Nelle notizie di quotidiano che riportano di corride e di tardes taurinas viene spesso utilizzato il termine coso come sinonimo di plaza de toros.

Delle plaza de toros permanentes si riconoscono tre categorie:

de primera categoria (sono quelle delle capitali di provincia o di città nelle quali si celebra almeno quindici spettacoli taurini all’anno e di cui almeno dieci siano corride di tori: La Maestranza di Siviglia, la Real Maestranza di Ronda (Málaga), Las Ventas di Madrid,  La Monumental di Barcellona, La Monumental di Pamplona (Navarra), le plazas de toros di Vista Alegre (Bilbao), Córdoba, Valencia, Zaragoza, de la Malagueta (Málaga), de Atocha (San Sebastián) e di Bocairent (Valencia)

de segunda categoria (quelle delle capitali di provincia che non sono incluse nella prima categoria: le plazas de toros di Albacete, Alicante, Almería, Badajoz, Burgos, Cartagena, Castellón de la Plana, Ciudad Real, Cuenca, Gerona, Gijón, Granada, Guadalajara, Huelva, Huesca, Jaén, La Coruña, León, Logroño, Melilla, Mérida, Oviedo, Palencia, Palma de Mallorca, Pontevedra, Salamanca, Santa Cruz de Tenerife, Santander, Segovia, Soria, Tarragona, Teruel, Toledo, Valladolid, Zamora).

de tercera categoria (le restanti plazas de toros): Le plazas di Alcalá de Henares (Madrid), Algeciras (Cádiz), Aranjuez (Madrid), Colmenar Viejo (Madrid), Figueras (Gerona), Jerez de la Frontera (Cádiz), Linares (Jaén),  Lorca (Murcia), Vistalegre (Madrid), Manzanares (Ciudad Real), Marbella (Málaga), Medina del Campo(Valladolid), Pozoblanco (Córdoba), Talavera de la Reina (Toledo), Úbeda (Jaén), Villena (Alicante), …

Il ruedo o arena deve avere un diametro non superiore ai 60 metri ne inferiore ai 45 metri[1]. Le barriere devono avere un’altezza pari a 1,60 metri e un minimo di tre porte e quattro burladeros. La plaza deve avere un minimo di tre corrales, otto chiqueros e un patio de caballos e un patio de arrastre.

In anni a noi più recenti spesso nei locali adiacenti alla plaza de toros sono stati dedicati spazi alla cultura taurina, con foto di toreri valorosi, manti di toro particolarmente difficili da battere, vesti dei toreri macchiati di sangue, estoques (spadini), muletas e foto di corride gloriose. Sono nati insomma i musei taurini, una tipologia museale tipicamente spagnola. Il museo taurino è un museo di storia e costume che si focalizza solamente sul mondo della tauromachia. E’ un museo selettivo, specializzato, per estimatori che fornisce indicazioni su come anche l’arte di toreare sia cambiata e denuncia allo stesso tempo quanto le corride siano diventate parte fondante e imprescindibile della cultura spagnola.

(Le foto nell’ordine si riferiscono a: 1) Plaza de toros di Nimes (Francia), 2) Plaza de toros Las Ventas di Madrid, 3) Plaza de toros la Monumental di Barcellona, 4) Plaza de toros la Real Maestranza di Siviglia, 5) Plaza de toros di Málaga.

LORENZO SPURIO
19-05-2011


[1] Alcune plazas de toros fanno eccezione: Las Ventas di Madrid ha un diametro pari a 65 metri, la plaza de toros de Ronda (Málaga) ha un diametro di 66 metri mentre 

La corrida: tipologie di corride 2/10

Il termine ‘corrida’ tanto diffuso nel linguaggio italiano è invece poco impiegato in lingua spagnolo dove, per far riferimento a complessi festivi che utilizzano il toro, si parla di vari tipi di spettacolo. Vediamone le caratteristiche.

‘Corrida’ in lingua spagnola viene spesso impiegata per far riferimento a spettacoli taurini che si svolgono in piccole città e viene invece sostituito da espressioni quali jornada taurina, festejo taurino, los toros per far riferimento anche agli spettacoli che si svolgono in città più grandi.

Esistono vari tipi di espectaculos taurinos ma i principali sono quattro: la corrida, la novillada, la becerrada e il rejoneo. I primi tre si differenziano per la diversa età del toro: corrida (tori [toros] tra i 4 e i 6 anni), novillada[1] (tori [novillos] tra i 3 e i 4 anni); becerrada (tori [becerros] con meno di 2 anni). Il rejoneo invece è una variante della corrida tradizionale e rappresenta la forma canonica della corrida portoghese; la differenza principale sta nel fatto che il torero, chiamato rejoneador, sfida il toro a cavallo.

Il torero per poter sfidare un toro bravo e condurre una corrida deve necessariamente aver ottenuto la alternativa che è una sorta di rito di passaggio di particolare importanza per la carriera del torero attraverso la quale il torero non professionista o torero di novillos passa ad essere matador de toros. Quando al torero non professionista lidia il primo toro il suo padrino gli cede la muleta e la espada, gli strumenti per uccidere il toro, recita alcune parole dedicandole al suo figlioccio, ahijado, in presenza di un ulteriore torero che esercita da testimone della cerimonia.

Esistono poi una serie di altri complessi festivi che impiegano il toro tra cui vanno ricordati gli encierros. Con questo termine si intende un’operazione preliminare alla corrida che consiste nel lasciar liberi i tori per un percorso prestabilito all’interno della città e che conduce alla plaza de toros. Gli encierros più famosi sono quelli che si tengono dal 7 al 14 Luglio nella città basca di Pamplona (sanfermines) in onore al patrono San Fermín. Ogni encierro ha un suo proprio programma e si caratterizza per alcuni momenti molto importanti così come lo è il chupinazo per quello di Pamplona.

Tra gli altri festejos taurinos vanno citati i toros embolados in cui ai tori viene incendiata una struttura che viene posta attorno alle loro corna e fatti correre per le vie. Altre feste che prevedono la corsa dei tori per le vie del centro storico di piccoli villaggi va sotto la definizione di toros en la calle, particolarmente viva nella comunità Valenciana e chiamata in catalano  bous al carrer. Sondo quanto riporta il Ministerio del Interior nel 2009 sono state celebrate 648 corride, 376 novilladas con picadores, 441 novilladas sin picadores e 130 corridas de rejones con toros.

LORENZO SPURIO

18-05-2011


[1] La novillada ha al suo interno due varianti: la novillada picada (o con picadores) che si svolge come una corrida con la sola differenza che vengono toreati novillos al posto di toros e la novillada sin picadores in cui non sono presenti i picadores.

La corrida, alcune nozioni preliminari (1/10)

La cultura del toro e le varie pratiche legate alla tauromachia nascono dall’antica simbiosi tra uomo e toro, utilizzato nel corso della storia principalmente nell’agricoltura. Si tratta di una simbiosi molto fruttifera che trova ampia espressione anche nelle varie mitologie, ad esempio si ricordi a questo riguardo la figura del Minotauro (raffigurato metà uomo e metà toro), figlio del Toro di Creta e di Pasifae. Il mito racconta che il Minotauro venne fatto rinchiudere da Minosse, re di Creta, nel labirinto di Dedalo e che venne ucciso fa Teseo, figlio di Egeo, re di Atene.

La corrida propriamente detta comprende al suo interno una grande varietà di pratiche della tauromachia, complessi festivi e sistemi di lotta al toro. Si tratta di un tema di ampia controversia tra coloro che si battono per la sua abolizione e coloro che invece cercano di preservarla perché espressione culturale. Nel 2010 la Generalitat, il governo autonomo della Catalogna, ha votato un decreto secondo il quale la corrida viene abolita su tutto il territorio della comunità autonoma catalana[1]. Quest’anno verranno celebrate dunque a La Monumental e nelle altre plazas de toros della Catalogna le ultime corride.

La prima cosa che va detta è che attualmente i paesi nei quali si effettuano corride sono la Spagna, il Portogallo, il sud della Francia e numerosi paesi dell’America Meridionale. In alcuni stati degli Usa tra cui il Texas e l’Arizona è frequente la pratica del rodeo che, pur utilizzando il toro, non è una forma di corrida. In passato corride o complessi festivi-celebrativi che impiegavano la lotta con il toro erano vivi anche in altre zone e si ricordi a questo riguardo che nello Sferisterio di Macerata si tenevano le cosiddette “giostre dei tori” diffuse anche in altre città che appartenevano allo Stato Pontificio.

Anche se la corrida può apparire a molti come uno spettacolo macabro e insignificante, tribale e pre-storico è senza dubbio manifestazione di una certa cultura, è la celebrazione del coraggio umano, della forza, dell’abilità e della ragione umana.

Una signora spagnola nella cui casa soggiornai per un mese un paio di anni fa mi parlò della corrida dicendomi che per lei e la sua famiglia rappresentava un aspetto imprescindibile del Dna dell’essere spagnoli. Credo che sia una condizione abbastanza diffusa anche se è vero che allo stesso tempo è diffuso anche l’interpretazione contraria. Quello che trapela della corrida in contesti non spagnoli sono gli aspetti più dichiaratamente scenici e sfarzosi (l’abito del torero, la compostezza della cuadrilla, la presenza della banda) e quelli più specificamente legati alla violenza (il massacro, i maltrattamenti, il sangue, l’uso di armi). Raccontata così la corrida finisce per perdere il suo valore che invece risiede in un significato più propriamente culturale. Nell’Aprile 2011 il governo regionale di Madrid ha riconosciuto la corrida come Bene di Interesse culturale (BI) con la finalità di proteggere il suo valore sociale, culturale, economico ed ecologico. Tra gli altri scopi di questa iniziativa c’è quello di incentivare lo studio, la raccolta di materiale storico e di incrementare la ricerca attorno all’ampio tema della tauromachia[2].

Inizia oggi con questo articolo preliminare un’analisi attenta delle tecniche e delle procedure tipiche della corrida spagnola, analizzeremo serialmente i seguenti temi:

  1. Tipologie di corrida
  2. La plaza de toros
  3. Il torero, il picador e il banderillero
  4. Il toro bravo
  5. La corrida
  6. I riconoscimenti per il torero e il toro
  7. Gli altri soggetti della corrida: el presidente y el publico
  8. La cogida
  9. La corrida portoghese: a tourada
LORENZO SPURIO
16-05-2011

[1] In realtà non si tratta della prima comunità autonoma ad abolire la corrida in quanto nel 1991 venne abolita nella comunità autonoma de las Canarias.Va inoltre notato che anche se la Catalogna ha abolito le corride sul suo territorio nazionale non ha abolito altri complessi festivi nei quali i tori vengono impiegati, utilizzati e spesso maltrattati come nelle tradizionali feste di provincia che prevedono i toros embolados o i toros en la calles (bous al carrer, in catalano).

[2] v. “La Fiesta ya es Bien de Interés Cultural”, El Mundo, 7 de Abril de 2011; “La Fiesta ya es oficialmente Bien de Interés Cultural en Madrid”, ABC, 7 de Abril de 2011.

San Isidro Labrador, Madrid in festa

Come ogni anno il prossimo 15 Maggio Madrid festeggerà la Feria de San Isidro.

Il santo, conosciuto in Italia come San Isidoro contadino, è il santo delle campagne, della fertilità e della ricchezza delle messi. Non va confuso con San Isidoro di Siviglia che pure è ampiamente celebrato in territorio spagnolo. In Spagna San Isidoro Contadino è ricordato come San Isidro Labrador e, in quanto tale, è protettore dei lavoratori, soprattutto dei contadini.

Secondo le fonti il santo nacque a Madrid, città della quale è patrono e nell’occasione della sua celebrazione si sviluppa la famosa feria de San Isidro, con centinaia di bancarelle, luoghi di ristoro e tant’altro che si dispongono per la lunga Paseo de la Ermita del Santo, nel quartiere Carabanchel, ad ovest di Madrid e dall’altra parte del fiume Manzanares.

La festa inizia l’11 Maggio in serata quando viene effettuata la sfilata deigigantes e cabezudos (che letteralmente significa ‘giganti’ e ‘teste enormi’), grandi pupazzi che vengono fatti sfilare. L’apertura della festa avviene con un discorso che viene fatto dal balcone del Palacio de Cibeles, nel cuore di Madrid.

La gente si riversa per il lungo corso per passeggiare, per incontrarsi e per visitare le tante bancarelle suggestive dove è possibile assaporare tante delle prelibatezze spagnole: ichurros, la paella (cucinata in padelle di smisurata grandezza), carne asada (arrosto) e tanto altro. Il lungo viale termina con la Ermita de San Isidro, la chiesa a lui dedicata, presa d’assalto dai fedeli e dai pellegrini per rendere omaggio al santo.

Dal centro di Madrid il modo più semplice per raggiungere la Fiera e la chiesa è quella di arrivare in metro alla stazione Marqués de Vadillo. Da lì è semplice individuare in che direzione muoversi, basterà seguire le massicce ondate di persone dirette proprio lì.

In onore al santo nella città si celebra una serie di corride,  ilfestejo taurino più famoso al mondo, quello appunto della Feria de San Isidro. Nella serata del 15 maggio alla plaza de toros di Las Ventas (Madrid) i toreri Morante de la Puebla, Alejandro Talavante e Arturo Saldívar sfideranno tori dell’allevamento di Núñez del Cuvillo e Arturo Saldívar confermerà la alternativa.

In molte altre città spagnole e del sud America si celebrano festeggiamenti e processioni in onore al santo secondo modalità e caratteristiche diverse in ciascun luogo. A Madrid si configura come un interessante e coloratissimo scenario di festa e di celebrazione religiosa nel quale si ritrovano molte delle componenti della cultura spagnola: la religión, la fiesta y la corrida. Pittoresca anche la processione multicolore e stile castizo, con tanto di cavalli e carretti, ad Alcalá d Henares.

Viva San Isidro!

Fonti:

http://www.archimadrid.es/sanisidro/INDEX1.HTM

http://www.burladero.com/carteles


LORENZO SPURIO

06-05-2011

In Francia, riconosciuta la corrida come bene culturale

La Francia in questi giorni ha riconosciuto la corrida come Bene d’interesse culturale. Infatti non sono solo la Spagna e il Portogallo in Europa a preservare ancora oggi manifestazione di lotta taurina. Il quotidiano madrileno ABC titolava infatti oggi nella sezione dedicata alla cultura in questa maniera: “Francia inscribe las corridas de toros en su lista de patrimonio cultural”.

Nell’articolo veniva fatto riferimento alla grande tradizione della tauromachia attiva nella parte meridionale della Francia in maniera particolare nelle regioni di Aquitaine, Midi Pyrenées, Languedoc-Roussillon, e Provence dove ogni anno si celebrano festejos taurinos in almeno 47 località. Famosa nella regione di Provence è l’arena di Arles di costruzione romana nella quale anche nell’antichità venivano inscenate rappresentazione di forza tra l’uomo e animali dalla forza bruta (leone, toro) e oggi utilizzata per le corride. Anche l’arena di Nimes (nella regione di Languedoc-Roussillon) richiama un gran numero di spettatori per i festejos taurinos soprattutto in concomitanza ai festeggiamenti per san Isidro che cadono a metà Maggio.

L’Osservatorio Nazionale delle Culture Taurine (ONCT) ha informato che la Francia ha iscritto le corride nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale, venendo a rappresentare il primo paese che include la tauromachia nei propri beni culturali, se si eccettua la recente decisione presa dalla comunità autonoma di Madrid, in Spagna. Una decisione che lascia un po’ basiti dato che si è soliti considerare la Spagna il paese tradizionalmente della corrida e delle pratiche legate alla tauromachia. Mentre la Francia innalza al massimo riconoscimento le corride come espressione di cultura, in Spagna invece la Catalogna si prepara a salutarle per l’ultima volta dato che secondo la legge votata dalla Generalitat (parlamento catalano) le corride saranno abolite a partire dal prossimo anno.

(In alto la foto della plaza de toros (arena) di Nimes).

La notizia è stata annunciata alla plaza de toros di Arles da André Viard, presidente dell’ONCT accompagnato da altre autorità francesi in questioni taurine tra cui Michel Vauzelle e il sindaco della città di Arles, Hervé Schiavetti.

FONTI

http://www.abc.es/

http://www.burladero.com/


LORENZO SPURIO

22-04-2011

El Juli indulta un toro a Don Benito (Badajoz)

Durante la corrida inaugurale alla plaza de toros di Don Benito (Badajoz) venne suonato l’inno regionale dell’Extremadura e la gente (la plaza ha fatto il pieno dei posti) partecipò in piedi a questo momento in religioso silenzio. 
Il torero Julián López da tutti conosciuto meglio con l’appellativo di “El Juli” venne concesso l’indulto al toro che sfidava, il secondo della serata. La presidenza concesse al torero di uscire a hombros dalla plaza de toros, massimo riconoscimento che viene concesso a un torero durante una tarde de lidia. Ovviamente uscire por la puerta grande (a hombros) in una piccola plaza de toros di provincia è ben diverso dall’uscire por la puerta grande a La Maestranza di Sevilla, a Ronda o addirittura a Las Ventas di Madrid. Ma El Juli ne è capace, e ne avrà l’opportunità durante le jornadas taurinas che verranno celebrate per la Feria de San Isidro a Las Ventas.
Il toro particolarmente resistente e coraggioso durante la corrida è stato indultado (graziato) dal presidente. Solitamente l’indulto viene concesso raramente dal presidente e rappresenta il massimo trofeo per il toro il quale viene subito riportato nei corrales, medicato e fatto in modo che recuperi dalle ferite riportate per poi essere fatto accoppiare per tramandare la buona razza.

ENRIQUE PONCE: gli venne concesso dalla presidenza il taglio di un orecchia ad entrambi i tori da lui toreati.

EL JULI: gli venne concesso il taglio di due orecchie e della coda (simbolico) per il primo toro sfidato a cui venne concesso l’indulto e un’orecchia al secondo toro.

MIGUEL ANGEL PERERA: gli venne concesso dalla presidenza il taglio di un’orecchia ad entrambi i tori da lui toreati. 
(Nella foto sopra da sinistra Ponce, Perera, El Juli)

Tutti e tre i toreri vennero fatti uscire a hombros dalla plaza, segno massimo di riconoscenza per la loro arte.


Fonti:

LORENZO SPURIO
18-04-2011

Manolete, el torero más grande

Particolarmente affascinante il film Manolete uscito nel 2007 per la regia di Menno Meyjes. Il film traccia l’ultima corrida e l’ultima giornata di vita del grande torero cordobese, uno dei più grandi matadores che la Spagna ricordi. Difficile dire quanto ci sia di vero nel film che racconta gli ultimi momenti di vita prima della cogida fatal, della cornata mortale, che lo colpì mentre sfidava un toro nella plaza de toros di Linares (Jaén) nel 1947. In quella corrida toreavano con lui anche Luis Miguel Dominguín e Gitanillo de Triana.

Il film no ci dà informazioni circa la vita di Manolete durante l’infanzia, il suo apredizaje nelle plazas de toros ne tantomeno del momento in cui prese l’alternativa, un vero e proprio rito di passaggio nella carriera del matador de toros. Di contro la storia si apre direttamente nel 1947 nel giorno in cui il torero cadrà sull’arena e ci narra principalmente con una serie di ampi flashback la sua conoscenza e l’innamoramento verso una donna che nel film è interpretata  dalla bellissima attrice Penélope Cruz. Dunque i piani temporali che si mescolano, che si intrecciano sono quelli del presente della storia nel 1947 e quelli di anni prima nei quali sbocciò il difficile e tormentato amore verso Lupe Sino.

Quella di Manolete è una storia di amore e di morte. Di una morte violenta dettata da un destino beffardo. Una morte che viene mostrata lì sul palcoscenico di fronte a centinaia di occhi.

La fisionomia di Manolete, torero dalla corporatura esile, dallo sguardo triste e dalla faccia magra, è ben resa nel film dall’attore Adrien Brody (protagonista di vari grandi film: The Pianist e The Village, solo per citarne alcuni).

Vari colori forti e vistosi dominano durante il film: il luccichio del traje de luces, il tipico vestito che indossa il torero nell’arena, il rosso della muleta e del sangue che sgorga dalla ferita alla coscia rendendo difficili anche le operazioni chirurgiche, il giallo abbaiante dell’arena sotto un sole infuocato, il nero del toro e dei capelli di Lupe Sino. E’ un film che gioca sui colori, sulle loro luminosità, suoi contrasti.

Il film ci dà l’immagine di un torero dalla vita privata particolarmente difficile e che lo rende debole, con una relazione amorosa instabile ma al tempo stesso particolarmente forte e un torero forte sull’arena sebbene non mancano momenti nel film che mettono in luce ormai l’inizio del declino del torero (i fischi durante il paseillo nell’arena nell’ultima corrida), lo storico antagonismo con Dominguín e l’ascesa di quest’ultimo. Nel film c’è un momento in cui un intervistatore dice a Manolete che Dominguín ha detto che lui rappresenterebbe il passato mentre Dominguín sarebbe il futuro.  Visibilmente indispettito ma restio a cedere a Dominguín il primato della bravura nell’arte del toreare, Manolete risponde pronto, sarcastico e quasi con tono di sfida «Chi è Dominguín?».

Nell’ultima corrida, nella plaza di Linares, Manolete sembra inquieto, sembra portare addosso un peso che gli deriva da una sofferenza privata e non è più in grado di sostenerlo, si guarda attorno e non vede la donna che ha amato. La cornata del toro Islero lo colpisce direttamente nell’arteria femorale producendo una grande fuoriuscita di sangue. La sabbia dell’arena si tinge di sangue. Di un sangue scuro, ma la sorte ha voluto che non sia quello del toro. Per una volta il toro ha vinto sul torero.  Subito ci si rende conto della gravità delle condizioni del torero. Si tenta un intervento ma non riesce e in breve il grande matador muore.

“De verdad Islero quería que yo le acompañase en la muerte” (In realtà Islero voleva che lo accompagnassi nella morte), fu questa una delle ultime frasi che il torero disse in punto di morte. Islero era il toro che gli aveva sferrato la cornata mortale. Una frase che sottolinea ancora una volta quanto la simbiosi tra la sua vita e il mondo della tauromachia fosse inscindibile.

Secondo interpretazioni abbastanza recenti il torero non sarebbe morto per la cornata ricevuta ma a causa di una trasfusione di sangue o più probabilmente di plasma sbagliato, importato dalla Norvegia. Lo scrittore Carlos Vidales nel 1997 scrisse per la rivista svedese Svenska Dagbladet riportando la cronaca dei quei momenti tragici titolando l’articolo (nella sua versione tradotta in spagnolo) con queste parole “Manolete, el Toro e la Muerte Noruega”[1]. Le vere cause della morte del matador rimangono tutt’ora ignote come spesso succede per i più grandi miti che la storia ci narra. Il mito per essere tale deve avere qualcosa d’insondabile, d’inspiegabile che crei quell’aura di mistero attorno alla sua figura. Così è per Manolete.

Nel film la sua donna Lupe Sino riesce ad arrivare alla plaza de toros appena in tempo per poterlo vedere un’ultima volta. La storia o forse la leggenda si dovrebbe dire dato che stiamo parlando di un mito narra che Lupe Sino chiese di poter sposare Manolete in punto di morte ma che la madre del torero non glie lo concesse.

Il pubblico, che prima aveva preferito ed esaltato Dominguín, riservando indifferenza e fischi per Manolete, al momento dell’annuncio della sua morte piange il memorabile torero che ha reso grande l’arte di toreare. Francisco Franco annuncia tre giorni di lutto. Dominguín prende il testimone e lo manterrà nei dieci anni successivi. Manolete, il mito, rimane.

Manuel Laureano Rodríguez Sánchez, soprannominato Manolete, era nato a Córdoba nel 1917.  Prese l’alternativa alla Maestranza di Sevilla nel 1939 avendo come testimone il torero Gitanillo de Triana. Confermò l’alternativa a Las Ventas di Madrid nello stesso anno avendo come testimone il torero Juan BelmonteMorì il 29 agosto 1947 a seguito di una cornata mortale che ricevette dal toro Islero in una corrida celebrata nella plaza de toros di Linares (Jaén). Il famoso torero è ampiamente celebrato nella toponomastica spagnola. Celebre è il monumento a Manolete che si trova nella Plaza del Conde de Priego a Córdoba, sua città natale. Ovviamente un monumento bronzeo è stato posto anche nei prossimità della plaza de toros di Linares dove il matador perse la vita.

FONTI:

http://vidales.tripod.com/Manolete.htm

http://www.caretas.com.pe/1480/manolete/manolete.htm

LORENZO SPURIO

17-04-2011

[1] Il titolo originale in lingua svedese dell’articolo di Carlos Vidales pubblicato sulla rivista Svenska Dagbladet nel 1997 era “Naturen dödade Manolete — inte norrmännen”.

Corride e letteratura: Llanto por Ignacio Sanchéz Mejías

Nel 1935 Federico Garcia Lorca, poeta granadino appartenente alla generazione del ’27, movimento letterario prettamente poetico spagnolo, pubblicò una famosa ode in omaggio all’amico torero Ignacio Sanchéz Mejías.

Di Lorca restano noti soprattutto il suo grande amore per Granada e per l’Andalusia, terra di sole e corride, la sua presunta omosessualità e l’amicizia con il poeta falangista Luis Rosales che pure lo nascose in casa sua durante i tragici momenti della guerra civile spagnola. Trovato dalle forze nazionaliste Lorca venne fucilato nei pressi di Alfacar (Granada) sebbene il suo corpo non venne mai trovato.

Lorca cantò nei suoi versi la cultura andalusa, quella gitana nel famoso Cancionero Gitano e Poema del Cante Jondo dove descrive questo tipo di canto accorato e intenso tipicamente gitano e spesso impiegato anche nelle canzoni e nel ballo flamenco. Fu un poeta tradizionalista, amante della poesia semplice e popolare: i soggetti principali delle sue liriche sono i campi desolati e arroventati dal sole, gli aranci in fiore, piazze semideserte, corride, i gitani. E’ espressione massima della cultura della Spagna meridionale ed è considerato uno dei massimi poeti spagnoli di tutti i tempi.

Nel 1927 un gruppo di poeti tra cui Lorca, Emilio Padros, Manuel Altolaguirre, Luis Cernuda, Rafael Alberti, Dámaso Alonso, Jorge Guillén si riunirono assieme sotto l’impulso di Ignacio Sanchéz Mejías, letterato e patrocinatore del nuovo movimento. La generazione del ’27 aveva come motivo unificante la celebrazione dei cinquecento anni dalla morte di Luis de Góngora, massimo poeta del Siglo de Oro al quale la pattuglia aveva intenzione di rifarsi.

Nel 1935 Lorca scrisse un accorato ed appassionato componimento di congedo, di pianto e di cordoglio nei confronti di Ignacio Sanchéz Mejías, valente torero spagnolo che era stato il promotore della generazione del ’27. Il Llanto è particolarmente bello e ricco di immagini pittoresche e vivide che richiamano l’atmosfera andalusa. Il componimento è diviso in quattro parti che segnalano quattro importanti momenti che fecero seguito alla morte del torero.

Ignacio Sanchéz Mejías fu cognato del mitico torero Joselito “El Gallo” e fece parte della sua cuadrilla. Con lui si formò ed ottenne la alternativa nel 1919 avendo come testimone un altro famoso torero, Juan Belmonte. Nel 1920 nella plaza de toros di Talavera de la Reina (Toledo) assistette alla morte di suo cognato Joselito a seguito di una cornata (nella foto a destra Sanchéz Mejías piange la morte del cognato e amico torero Joselito). Nel gergo taurino ci si riferisce alle cornate o alle ferite prodotte dal toro nei confronti del torero o di membri della sua cuadrilla come cogidas.

Dopo un periodo di allontanamento dalle plazas de toros, Sanchéz Mejías nel 1934 ritornò a calcare il ruedo (l’arena) e in una corrida venne colpito dal toro “Granadino” in modo serio e nei giorni successivi la cancrena lo portò alla morte due giorni dopo, il 13 agosto 1934.

Il componimento di Lorca è diviso in quattro parti: la cogida y la muerte (la cornata e la morte), la sangre derramada (il sangue versato), corpo presente (corpo presente) e alma ausente (anima assente) ed è caratterizzato da un tono doloroso ricco di mestizia e dispiacere per la recente perdita. La prima parte del componimento è basata su un ritmato ritornello che ritorna in maniera vorticosa recitando «a las cinco de la tarde» (l’ora della corrida e la stessa ora nella quale il torero venne ferito),  nella seconda parte il colore che domina è il rosso, sebbene non venga mai nominato. E’ il colore del sangue che il poeta non vuol vedere («que no quiero verla»), perchè gli darebbe troppo dolore. Invoca l’arrivo prematuro della sera e del buio che così non gli consenta di vedere il sangue dell’amico. Poi si dà spazio al dolore dalla presa di coscienza che un grande torero come lui non ci sarà più o che se ci sarà dovranno passare ancora molti anni. Sebbene come dice Lorca la gente lo dimenticherà in breve tempo come sempre succede con tutte le persone morte, lui intende elogiarlo, celebrarlo e ricordarlo con i suoi versi affinchè la sua memoria non venga mai meno.

Un pregiatissimo componimento che coniuga in maniera nobile poesia e tauromachia e che va letto in profondità.

LORENZO SPURIO

11-04-2011

Madrid, trentasei giornate di corride

Da pochi giorno il Consejo Taurino de la Comunidad de Madrid (il consiglio taurino regionale di Madrid) ha reso noto il calendario e il programma della temporada taurina madrileña che ovviamente avrà luogo alla Plaza de Toros de las Ventas.  Subito l’agenzia Taurodelta si è occupata di stampare i cartelli con le varie date in programma. La serie di appuntamenti inizierà sabato 30 aprile con novillos (tori giovani) dell’allevamento di Antonio Palla che verranno toreati, sfidati, da Cristian Escribano, López Simón e Adrián de Torres.

Gli appuntamenti proseguiranno per tutto il mese di maggio e avranno il loro apice in concomitanza con i festeggiamenti per San Isidro (17 maggio) e poi quelli per l’Aniversario. In totale si avranno trentasei giornate di corride che si concluderanno giovedì 12 giugno.  Chi si recasse a Madrid in questo arco di tempo è consigliabile prendere parte ad almeno una corrida, una delle massime espressioni della cultura spagnola. Per coloro che sono interessati e desidererebbero avere maggior informazioni sulla location, i costi, gli orari e il tipo di asiento (sedile) potranno trovare tutte le informazioni necessarie sul sito ufficiale dell’agenzia che si occupa delle corride di Madrid all’indirizzo http://www.taurodelta.es/

Alcuni degli appuntamenti con i più grandi toreri spagnoli: El Cid sfiderà tori il 17 e il 27 maggio, El Juli il 18 maggio e l’8 giugno, Manzanares il 20 e il 24 maggio, César Jiménez il 29 e il 31 maggio.

Sempre rimanendo in argomenti taurini degna di nota è Noelia Mota, donna torero che recentemente ha avuto buon esito in una corrida a Navalmoral de la Mata (Cáceres, Extremadura) dove ha cortado tres orejas y rabo (ha tagliato tre orecchie e una coda). In base alle leggi che regolano la corrida la giuria della commissione al termine della corrida dà parere positivo o meno al taglio delle orecchie e della coda dell’animale a seconda della condotta del torero nella sfida. Un ottimo risultato il suo dunque. Noelia Mota ritorna con successo a toreare dopo l’incidente che aveva sofferto nella precedente temporada taurina a Marbella.  L’arte taurina, cosi come ogni forma di arte, si differenza grandemente al suo interno in vari sottogeneri, la corrida propriamente detta, la novillada, la novillada sin picar e la novillada picada, e il rejoneo. Quest’ultimo è una sfida taurina, particolarmente diffusa in Portogallo, dove il rejoneador non sfida il toro sui suoi piedi ma cavalcando un cavallo. Per il rejoneo sono previste regole, tempi, caratteristiche e strategie differenti.


A sinistra una foto di un rejoneo, a destra di una corrida.

Similmente tutte le altre plazas de toros spagnole stanno annunciando i loro programmi per questa temporada. In Catalogna, in base alla legge che è stata votata dalla Generalitat (il governo locale) quest’anno sarà l’ultima stagione taurina.

Fonti

http://www.elmundo.es/

http://www.taurodelta.es/

LORENZO SPURIO

06-04-2011

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