“Molto rumors per nulla” dal 7 al 12 maggio a Roma

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PUNTO&VIRGOLA
presenta

MOLTO RUMORS PER NULLA
dal 7 al 12 maggio al teatro San Luca

Tutto è pronto per festeggiare il decimo anniversario di matrimonio del vicesindaco di New York e di sua moglie, i quali, per l’occasione,  hanno organizzato un party invitando quattro coppie di cari amici  dell’alta borghesia. Ma un colpo di pistola, che ferisce e mette fuori  gioco l’invisibile padrone di casa Charley, coglie di sorpresa la prima  coppia che arriva alla festa: per evitare gli scandali e soprattutto la  perdita dei privilegi dovuti alll’amicizia col vicesindaco, l’avvocato  Gorman e sua moglie cercano di nascondere quanto accaduto agli altri  invitati che man mano giungono, tra un imprevisto e l’altro,  nel salone dei festeggiamenti. Ecco arrivare dunque un consulente fiscale con  moglie mondana e pettegola, un analista timido con consorte per niente  rilassata e il neocandidato al Senato oppresso dalla moglie gelosa,  tutti spaventati dalla possibilità che scoppi uno scandalo; essi daranno vita ad una girandola di battute e di gags scoppiettanti, grazie ad una sceneggiatura che riesce a mescolare con grande equilibrio farsa e  satira, comicità  intelligente e commedia degli equivoci, avvolgendo lo  spettatore in una spirale sempre piu’ stretta di bugie, imbrogli,  invenzioni e pettegolezzi. Sull’onda di un inarrestabile divertimento,  coinvolto in un meccanismo caotico, sfrenatamente pettegolo, fatto di  porte che si aprono e si chiudono senza sosta, di ritmi frenetici, di  equivoci surreali e comicità demenziale, lo spettatore è completamente  catturato da una piéce dal sapore raffinato ma al tempo stesso  scorrevole ed immediata.

Con lo spettacolo “Molto RUMORS per  nulla” la Compagnia Teatrale Punto&Virgola esplora la strada della  farsa “all’americana”, ovvero di una farsa che fluidamente scivola in  commedia per poi ritornare farsa; gli interpreti, per evitare di cadere  in personaggi grotteschi e lontani dalla realtà, scindono i momenti  nonsense da quelli puramente brillanti, vivendo in modo naturale ogni  gesto, battuta e situazione, credendo a tutto cio’ che di surreale  accade a loro ed intorno a loro, con un’ingenuità quasi disarmante. Ne  escono piccoli grandi ritratti di personaggi molto diversi ma  stranamente simili tra loro, uno spettacolo di satira “quasi sociale” ma dalla grande ed irresistibile forza comica.

IL CAST
  Stefania Ninetti – Gianluca Fioravante – Lavinia Lalle – Gaetano  Esposito – Matteo Bolognese – Tiziana Liberato – Pietro Panarelli – Pamela Passalacqua – Giannunzio Affinita – Valentino Affinita

REGIA DI PAOLO MELLUCCI

AIUTO REGIA – Cristina Pernazza – DIRETTORE DI SCENA: Barbara Ninetti;  SCENOGRAFIE: Tania Cipolla e Tiziana Iannuzzi; FOTO DI SCENA: Marco  Taglienti;  COSTUMI: DUNJA JURIC; UFFICIO STAMPA: Stefania Ninetti;  COORDINAMENTO: Gaetano Esposito; PROMOZIONE PUBBLICITARIA: Angela  Calefato; CONSULENTE DI PRODUZIONE: Anna Sbaglia

DIREZIONE ARTISTICA: PAOLO MELLUCCI

COSTO BIGLIETTI
INTERO: euro 16
RIDOTTO: euro 14

ORARIO SPETTACOLI: DAL MARTEDì AL SABATO ORE 21.00
DOMENICA ORE 17.30

Siti internet:
www.puntoevirgola.eu
www.facebook.com/ctpuntoevirgola
tel. 3331584142

Punto & Virgola è un Circolo delle ACLI di Roma

Contatto ufficio stampa: ufficiostampa@puntoevirgola.eu

“L’impronta del pensiero” di Vincenzo Lubrano

L’impronta del pensiero

di Vincenzo Lubrano

Esserre Press, 2013

 

“L’impronta del pensiero” è il nuovo libro di Vincenzo Lubrano edito da Esserre Press.

copertina impronta del pensieroUna raccolta di pensieri, poesie e riflessioni di grande intensità. Scritto in ogni attimo di pace ritrovato nelle poche ore di riposo da lavoro dell’autore, il libro vuole essere una rivelazione autentica di emozioni e sentimenti, un consapevole viaggio interiore nei tanti perché della vita. Osservare il mondo, affrontare limiti, gioie, paure è un percorso di crescita indispensabile per un giovane uomo che trova nella scrittura una vera e propria ancora di salvezza. “Mi ritrovo davanti ad un foglio bianco come mio migliore amico, esso mi permette di esprimere, sbagliare, correggere e cancellare, ma soprattutto di dare forma ai miei pensieri e far si che ogni mio sogno diventi realtà consigliando con le parole di chi mi conosce di più…me stesso”. Vincenzo Lubrano è nato a Napoli e vive a Pozzuoli. “L’impronta del pensiero” rappresenta il suo esordio nel mondo dei libri.

 

Vincenzo Lubrano è nato a Napoli il 30/04/1988. Vive a Pozzuoli, una provincia al sud di Napoli, una terra caratterizzata dal bellissimo litorale flegreo che si estende tra mare, sole e pescherecci. L’autore è diplomato in “tecnico dei servizi ristorativi di cucina” ha intrapreso la sua attività lavorativa all’età di quindici anni in contemporanea con la scuola, acquistando così indipendenza per se e un aiuto di cuore alla sua famiglia. Lo stesso senso di responsabilità lo porta negli ultimi tempi verso la scoperta di sé, lavorando all’Isola d’elba come aiuto cuoco. La passione per ogni forma d’arte è sempre stata la sua “dote” e ciò gli permette di esprimere il suo pensiero con la scrittura che egli definisce come migliore amica : “Mi ritrovo davanti ad un foglio bianco come mio migliore amico, esso mi permette di esprimere, sbagliare, correggere e cancellare.. ma soprattutto di dare forma ai miei pensieri e far si che ogni mio sogno diventi realtà consigliando con le parole di chi mi conosce di più.. me stesso”.. Nasce così la sua prima raccolta di pensieri, poesie e riflessioni “L’impronta del pensiero” scritta in ogni attimo di pace ritrovato nelle poche ore di riposo del lavoro dove semplicemente osservando apprezza ogni elemento a se circostante ma in primo piano il RISVEGLIO al mattino che l’autore definisce “Il vero senso della vita”.

Convegno “Verso una nuova politica” il prossimo 12 maggio

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Domenica 12 maggio 2013

5 relatori d’eccezione insieme per il passaggio da una politica del controllo a una politica delle coscienze

Le nuove coscienze sono rappresentate dall’attuale classe politica?

Quali nuovi paradigmi devono essere introdotti nella politica per liberarla dal controllo dei poteri economici e teologici?

E’ possibile passare dalla politica del controllo alla politica delle coscienze?
Abbiamo la forza e il coraggio di contribuire ad estendere la dimensione dell’Amore cosciente e disinteressato anche alla prassi politica e all’organizzazione sociale?

Noi crediamo di si!

Cinque relatori eccezionali per iniziare un nuovo percorso politico, una rivoluzione delle coscienze al servizio dell’evoluzione.
Vieni a sentire come portare la spiritualità in politica.

RELATORI:

Fausto Carotenuto: esperto di politica e strategie mondiali, con una vasta e diretta esperienza governativa e per conto di organizzazioni internazionali. Fondatore del movimento di politico spirituale Coscienze in Rete, dell’organo di informazione online di politica spirituale Coscienzeinrete Magazine (www.coscienzeinrete.net) e dell’Accademia di Studi Politico Spirituali.

Tom Bosco: dal 1995 è impegnato come co-editore e giornalista (attualmente direttore responsabile) nella produzione e distribuzione dell’edizione italiana di Nexus New Times, contribuendo alla divulgazione di tematiche quali l’archeologia proibita, le grandi cospirazioni internazionali per il controllo planetario, gli intrecci perversi tra finanza internazionale e numerose altre.

 Salvatore Brizzi: Partendo dallo studio dei metodi di trasmutazione alchemica delle emozioni, si occupa di trasmettere i principi della creazione della propria realtà, affinché l’individuo non continui a idolatrare il Mondo come un dio onnipotente al di fuori di sé.

Paolo Franceschetti: avvocato, docente di materie giuridiche, ha pubblicato libri e articoli in materia giuridica per poi specializzarsi come legale nel settore dei delitti esoterici e approfondire l’influenza della massoneria e della Chiesa Cattolica nella storia contemporanea e passata.

Nino Galloni: economista post-keynesiano, ricercatore a Berkeley (California) e docente nelle principali università italiane, è stato funzionario al Ministero del Bilancio e direttore generale al Lavoro. Autore di numerosissimi libri e articoli di economia ed è considerato il ricercatore che, più di tutti, ha contribuito a togliere i veli agli inganni del mondo dell’alta finanza internazionale.

QUANDO E DOVE:

Domenica 12 maggio 2013

Ore 9,00

Teatro Don Bosco

via Stupinigi 1, Cascine Vica (Angolo Corso Francia 214 – Rivoli – TORINO)

INFORMAZIONI E ISCRIZIONE:

Per qualsiasi informazione è a disposizione il Numero Verde 800.910.326 (Orari Ufficio) oppure l’indirizzo mail info@unoeditori.it

www.politicaspirituale.it

CONTRIBUTO ALL’EVENTO:

INGRESSO (prezzo intero)  40,00 Euro

PROMOZIONI

Iscrizione entro il 12 Aprile  30,00 euro

Iscrizione entro il 30 Aprile  35,00 euro

E’ uscito “News(paper) revolution. L’informazione online al tempo dei social network” di Umberto Lisiero

News(paper) Revolution – L’informazione online al tempo dei social network
di Umberto Lisiero
Fausto Lupetti Editore, 2012
PAGINE: 205
PREZZO: EURO 15.00
 
novita-newspaper-revolution-umberto-lisiero-L-hGhj6YNews(paper) Revolution è un saggio sulle modalità di approccio dei quotidiani alla Rete, su alcuni dei tratti distintivi del Web (multimedialità, ipertestualità, interattività…) e sul modo con il quale questi vengano sfruttati per diffondere le notizie. Nessuna ambizione di
riuscire a “imbrigliare” un mondo – quello online – sempre in continuo mutamento e sviluppo, quanto piuttosto una riflessione sullo scenario attuale e su come sia cambiato il modo di comunicare, sulle odierne sfide e sui nuovi strumenti a disposizione.
Il volume risponde alle esigenze sia dei professionisti del settore (giornalisti, docenti, responsabili PR e comunicazione) sia a quelle di studenti universitari e semplici lettori che vogliano approfondire e comprendere appieno le potenzialità della comunicazione online.
Il libro, frutto di uno studio dell’autore iniziato nel 2006, concilia la teoria con la pratica, per delineare i tratti della comunicazione online e chiarire le caratteristiche essenziali della Rete.
Il volume, con prefazione di Angelo Perrino (fondatore e direttore Affaritaliani.it), è strutturato in cinque sezioni. La prima è una breve introduzione sulle nuove tecnologie della comunicazione, la seconda è la cronistoria del giornalismo online, la terza sintetizza i cambiamenti del ruolo del giornalista, dell’editore e della redazione. La quarta sezione espone le caratteristiche salienti del quotidiano online mentre l’ultima analizza gli sviluppi futuribili del “quarto potere”. Chiudono il libro, come appendice, le considerazioni di Mario Tedeschini Lalli (vicedirettore, direzione Innovazione e Sviluppo, Gruppo Editoriale L’Espresso).
 
Umberto Lisiero – , nato a Padova, laureato in Scienze della Comunicazione indirizzo Giornalismo, Master in Comunicazione e Marketing Web & Nuovi Media, è co-founder di Promodigital, società acquistata nel 2010 da Ebuzzing, gruppo francese specializzato nella diffusione di video online. Giornalista pubblicista, è incuriosito da tutto ciò che concerne dinamiche e implicazioni della comunicazione con i nuovi strumenti digitali. È tra i co-autori di Buzz Marketing nei Social Media del 2009 e di Viral Video del 2012, entrambi editi da Fausto Lupetti Editore.
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Fausto Lupetti Editore
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vecchi e nuovi media, cinema e televisione.
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Twitter: @faustolupetti

2012 in review

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2012 per questo blog.

Ecco un estratto:

19,000 people fit into the new Barclays Center to see Jay-Z perform. This blog was viewed about 98.000 times in 2012. If it were a concert at the Barclays Center, it would take about 5 sold-out performances for that many people to see it.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

Lo scrittore marchigiano Luca Rachetta presenta il nuovo libro “Le oscure presenze”

Giovedì 24 gennaio 2013, alle ore 17.30, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Antonelliana di Senigallia, si terrà, nell’ambito della rassegna “Sognalibro”, la presentazione dell’ultimo libro di Luca Rachetta dal titolo Le oscure presenze, pubblicato per i tipi della Edizioni Creativa.

Luca Rachetta, che ha già dato alle stampe il saggio Vitaliano Brancati. La realtà svelata, le raccolte di racconti Dove sbiadisce il sentiero e La teoria dell’elastico, il racconto lungo La torre di Silvano,  i romanzi La guerra degli Scipioni e La setta dei giovani vecchi e l’ebook La missione di San Silvestro, propone questa volta il romanzo Le oscure presenze, già presentato in anteprima al Pisa Book Festival del novembre scorso e alla fiera del libro di Roma “Più libri più liberi”, svoltasi nel mese di dicembre. Nel libro di Luca Rachetta il protagonista, Andrea Bardi, assume i tratti dell’uomo contemporaneo, in bilico tra sogno e pragmatismo, alle prese con dubbi, paure, sensi di colpa e allo stesso tempo animato da uno slancio vitale inestinguibile, che lo porta a misurarsi con le oscure presenze che lo circondano e lo inquietano per conquistarsi così la sua piccola oasi di serenità.

La serata sarà condotta da Fabrizio Chiappetti, che curerà l’intervista all’Autore, mentre a Mauro Pierfederici sarà affidata la lettura di alcuni passi dell’opera. In conclusione Luca Rachetta accoglierà gli eventuali commenti e risponderà alle domande del pubblico. 

 

Rachetta locandina

 

 

Firenze, ieri pomeriggio letterario con la presentazione dei libri di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai

Ieri ala Cabina Teatrale di Saverio Tommasi a Firenze (zona Rifredi) si è parlato di letteratura e scrittura presentando i libri “Flyte e Tallis.  Ritorno a Brideshead ed Espiazione. Una analisi ravvicinata di due grandi romanzi della letteratura inglese”, un saggio di critica letteraria scritto da Lorenzo Spurio e “Un fiorentino a Sappada”, raccolta di racconti di Massimo Acciai.

Relatori della serata sono stati: Iuri Lombardi (poeta e scrittore), Sandra Carresi (poetessa, scrittrice e vice-presidente dell’Ass. Culturale TraccePerLaMeta), Rita Barbieri (docente di lingua cinese), Paolo Ragni (poeta e scrittore), Lorenzo Spurio (scrittore, critico-recensionista e direttore rivista Euterpe) e Massimo Acciai (poeta, scrittore e direttore rivista Segreti di Pulcinella).

 

Guarda il video della presentazione.

Grazie a tutti coloro che sono intervenuti e hanno condiviso questo pomeriggio letterario con noi.

Gli eventi da noi promossi a Firenze e provincia continuano secondo questo calendario:

LOCANDINA EVENTI GENNAIO-FEBBRAIO FI-page-001

“Edom”, racconto di Giuseppina Vinci

Edom

di GIUSEPPINA VINCI

 

victorian-lady-bSi chiedeva spesso perché avessero deciso di chiamarla Edom

La madre l’aveva affidata a Maria.

Edom, la chiamavano le amiche e lei era quasi lusingata che il proprio nome fosse così raro, così particolare.

Era cresciuta vicino alla campagna, l’aria pura, il verde, attorno a lei una famiglia unita, almeno così sembrava. Qualcuno in famiglia non aveva mai accettato la sua nascita, la sua presenza.

Edom aveva studiato, era molto bella.

 Eppure Edom si sentiva sola, tutti gli uomini che la corteggiavano non l’amavano come lei avrebbe voluto.

Non era amore il loro. L’amore non era quello.

Non poteva accettare. Così passavano gli anni ed ella era sempre infelice.

Edom si sentiva sempre più sola.

L’amore quello che ti coinvolge, ti eleva, ti trascina violentemente e dolcemente, quelli che ti fa guardare

Le stelle e pensare che anche il tuo amore nello stesso momento le sta guardando,

l’amore quello che ti fa sentire un’unica cosa, quello che ti fa credere a una sola anima, a un solo pensiero

a un unico ed eterno pensiero, questo è ciò che voleva. Ma esisteva, si chiedeva Edom?

NO. Era come un’onda! Spinta da una forza sconosciuta e toccava la terra, ma si ritraeva e si avvolgeva

e ritornava da dove era sospinta, per perdere se stessa, per non distinguersi più. Non era più nulla. Una

goccia tra tantissime, migliaia, infinite, indistinte, tutte messe insieme da una Volontà brillare, per luccicare

scomparire nel grande mare della vita.

Avrebbe un giorno, si chiedeva Edom, vissuto come sognava?

Il suo era un sogno, un bellissimo sogno e come tutti i sogni non sai mai se si avverano o no.

Sei come una piuma, anche una brezza può condurti chissà dove. E poi il vento della vita, ancora più

lontano. Senti la vita leggera, l’ami, la senti dentro di te, attorno a te.

edom aveva incontrato e conosciuto tanti uomini, sperava che qualcuno potesse essere realmente

quello che le avrebbe fatto provare quell’amore, quello per cui avrebbe sentito la magia della vita.

Ma il tempo passa, passa anche per Edom. Non aveva colto il momento e sola, rivede un bel giorno Davide.

Negli anni passati l’aveva respinto più volte, adesso lo guardava con occhi diversi e prima ancora che lui

riavvicinasse a lei, lo chiama, si frequentano, si sposano. Il desiderio di un bambino sembra unirli ma l’impossibilità di averli li allontana, spezza quell’esile filo che li teneva uniti.

E’ sola. Ritorna a essere sola. Lui non sta molto a casa. Ha tante altre cosa da fare, dice. Il lavoro, questo, quello.

Non è proprio quello che voleva, che sognava. Ma i sogni sono sempre sogni. Rimangono sogni.

La solitudine ti frega. Ti adatti. Sopporti. Ti rassegni. Accetti quello che è necessario accettare.

Vorrebbe rifarsi una vita, come si dice. La quotidianità della vita, mediocre. Sembra quasi

Ricordare la signora Dalloway. Ella accetta la sua vita nella sua quotidianità, nella sua , se vogliamo,

mediocrità.  Nella serpentina di Londra aveva gettato uno scellino, quando gli altri possono gettare la propria vita, come  Septimus; lei Edom aveva gettato tutti i suoi sogni, le sue illusioni. Tutti gettiamo

qualcosa di noi stessi e non sappiamo più come riprendercela, mai più.

Ma dobbiamo continuare a vivere, se non per noi stessi. E così Edom continua a vivere ma crede di essere

Una morta viva. Dentro non ha più nulla di quello che la sorreggeva, nulla di quello per cui viveva, si illude di vivere, ma sa che qualcosa è irrimediabilmente andato per sempre e nessuno e nessun fatto potrà ridarle la speranza. E’ duro continuare a vivere quando non hai la speranza. E questa la devi cercare dentro di te.

Devi guardarti dentro e cercare, cercare, forse qualcosa su cui costruire puoi ancora trovare.

L’amore per la natura, per il mare,

 per la stessa vita potrebbe aiutarti.

Ma non lo fa. E si isola. Sempre più dagli altri, dal mondo. Cosa potrebbe scuoterla, solo Dio lo sa.

Solo Lui può farsi sentire, può scendere nel suo cuore e chiamarla a Sé.

la stessa vita che una volta amavi, che una volta affrontavi perché quella persona era vicina a te.

Quella persona era tutto per te, ma la stessa Vita te l’ha strappata per sempre, e tu rimani là a chiederti perché, e non sai darti una ragione. Questo è quanto Edom ha vissuto, sentito, sofferto.

La morte della madre le ha spezzato il cuore, l’ha ridotto in brandelli, ella è una morta viva, dice di se stessa.

Un vuoto dentro e attorno a lei, indefinibile, intoccabile, inevitabile la tiene sospesa, la stringe

Non riesce a liberarsi, quasi la soffoca, come può continuare la vita, l’essere più prezioso non è più con lei.

Il sostegno, le braccia che la consolavano, non è più con lei.

E’ sola, senza amore…..

Di amiche Edom ne aveva tante, la stimavano, le raccontavano tanti fatti della loro vita

ed ella le ascoltava e dava loro consigli, sempre disinteressati, voleva anche lei bene alle amiche.

In lei molte trovavano conforto, la sua comprensione era tanta, il suo coinvolgimento sincero.

Sembrava che solo Davide non si accorgesse della ricchezza morale, della capacità di penetrare i problemi degli altri, della disponibilità al dialogo, o forse sì, ma non lo dimostrava.

Sembrava che i suoi interessi fossero rivolti ad altro. La casa, la loro casa, più che un nido di amore, era un nido di solitudine.

Era tanto cambiata Edom, ancor più dopo la morte della madre. Pensava sempre a lei. Solo lei le dava ciò di cui aveva bisogno, ciò di cui aveva avuto sempre bisogni: fiducia nella vita, forza, amore.

Ormai, però non c’era più, nessun altro al mondo poteva sostituirla, né il marito, né i fratelli, né le amiche. Nessun altro. Non un muro, non una barriera che possa farti pensare e voler vedere cosa può esserci   oltre.

No. E’ il rifiuto, la non accettazione del mondo, la sua vita. Non chiede nemmeno cosa può esserci al di là

Di quella barriera. Edom, nata per amare, per dare, adesso non vuole più amare, dare, non può più amare, non può più dare, dentro di lei il vuoto, il deserto, tutto è immobile in lei, fermo, paralizzato. La vita non ha senso, non ha motivo, non ha futuro. Scorrono i giorni, tra silenzi, e il silenzio attorno e dentro forse un giorno sarà vivo, avrà una voce, le riempirà il cuore e potrà tornare a palpitare……..

Un racconto di Natale: “Silenziosa notte” di Gianluca Paolisso

Silenziosa notte

racconto di Gianluca Paolisso

 

1Il piccolo paese di Oberndorf era avvolto nel silenzio della notte. Il solo lieve rumore che avreste potuto udire in quel tempo era la neve che lentamente si posava sul terreno ghiacciato. Praterie di bianco si perdevano a vista d’occhio fino al limitare dei boschi, che avvolti dalle tenebre apparivano come una indelebile macchia di inchiostro su un foglio inviolato.

I focolai oramai in fin di vita emanavano piccoli lampi di luce a intermittenza, che riflettendosi sui vetri delle finestre screziate d’azzurro, creavano fugaci e irripetibili giochi di colore. Nell’aria fredda dell’inverno si respirava un profondo desiderio di vita, e di riposo.

Eppure, la notte del neonato ventiquattro dicembre non portò ristoro a tutti.

In lontananza, una piccola fonte di luce nacque pian piano dalle lunghe e buie pareti della Chiesa di San Nicola.

Il Reverendo Joseph Mohr camminava nervosamente nella piccola stanza in penombra che fungeva da Sacrestia, posta esattamente dietro il lato sinistro dell’altare. Leggeva e rileggeva quasi ossessivamente un foglio: al minimo contatto, la carta sembrava bruciare più delle fiammelle ancora vive nel camino di fronte a lui. Si asciugò con l’avambraccio la fronte madida di sudore, poi sedette di peso su una sedia, reclinando il capo in avanti. “Non può essere vero!”, mormorò, passandosi entrambe le mani sul volto accaldato.

Ad un tratto, il cigolio sinistro di una porta lo fece sobbalzare:<< Chi è? >>.

:<< Stia tranquillo, Reverendo, sono io.

:<< Oh, Elizabeth …

:<< Mi scusi, non avrei voluto spaventarla.

:<< Non preoccuparti – mormorò Joseph, sedendosi nuovamente – Cosa ci fai sveglia a quest’ora?

:<< La stessa domanda potrei fargliela io – replicò la donna, il volto evidentemente provato dal sonno interrotto. L’uomo annuì lentamente, lo sguardo perso nel vuoto. Dopo secondi che parvero eterni, invitò Elizabeth a sedersi accanto al fuoco.

:<< Qualcosa vi turba, Reverendo? – Come unica risposta Joseph Mohr le porse quasi meccanicamente il foglio graffiato d’inchiostro, fonte del suo turbamento notturno: la donna ne lesse rapidamente il contenuto, gli occhi illuminati da una gioia irrefrenabile. Guardò il Reverendo, incredula.

:<< E’ il canto di Natale?

:<<Sì.

:<< Oh, che gioia, Reverendo! Tutti i fedeli del paese lo aspettavano con ansia, quest’anno più degli altri anni!

:<< Avevano paura che avessi perso completamente l’uso della penna … – replicò Joseph, amaramente.

:<< Questo pensiero ci ha sfiorati, lo ammetto, ma abbiamo sempre sperato che questo periodo passasse in fretta. Le nostre preghiere sono state ascoltate!

:<<Elizabeth, devo farti vedere una cosa>>.

Joseph condusse la giovane donna sul fondo dell’altare, dove l’imponente organo di San Nicola regnava incontrastato, diffondendo la sua ombra autoritaria fin quasi al principio della lunga navata centrale.

Elizabeth tremava per il freddo, emettendo piccoli sbuffi di vapore candido dalla bocca.

:<<Guarda i tasti – disse Joseph, indicando i lunghi rettangoli bianchi e neri disposti come soldatini sotto i loro occhi.

:<<Non vedo nulla – mormorò Elizabeth, sfregandosi le mani.

:<< Guarda meglio. – La donna si avvicinò alla tastiera, incuriosita. Nella penombra regnante sull’altare notò sottili e lunghe crepe azzurrognole estendersi sulla superficie dei tasti, a creare uno strano effetto color madreperla. Provò a premere un tasto, ma invano. Sembrava bloccato. Guardò Joseph, interdetta.

:<< Credo proprio che non ci sarà nessun canto di Natale, Elizabeth – sentenziò l’uomo, scuro in volto. La donna guardò a lungo la tastiera dell’organo, incredula.

:<<Come è possibile?

:<< Il freddo. Ha gelato quasi tutti i tasti.

:<<Quasi?

:<< Se ne sono salvati quattro- disse Joseph, inarcando le sopracciglia in una smorfia amaramente ironica – Pochi per scrivere anche la melodia più semplice, non credi? – Elizabeth si avvicinò nuovamente alla tastiera, individuando poco dopo i quattro tasti miracolosamente scampati alla morsa del gelo. suonò un accordo, poi un tasto alla volta, con estrema delicatezza … Joseph ascoltò con noncuranza i lievi tocchi di suono prodotti dalla maestosa struttura di legno morente, pensando che per la prima volta nella sua vita il Signore aveva dimenticato di ascoltare le sue preghiere. La disperazione iniziava a regnare pericolosamente nella sua anima. Come avrebbero accolto i fedeli quella improvvisa mancanza di novità? Da oltre dieci anni l’abitudine si era mutata in tradizione: un nuovo canto di Natale rappresentava l’illusoria speranza di un anno sereno, privo di guerre o divisioni. Joseph pensò che dopo quell’insuccesso avrebbe dovuto chiedere il trasferimento, e che quelli, probabilmente, erano i suoi ultimi giorni a Obendorf nella veste di Reverendo di San Nicola.

Elizabeth intanto continuava a premere i quattro tasti superstiti, lo sguardo da scolaretta concentrata: un accordo, poi un tasto alla volta, con estrema delicatezza … poi accadde. Una melodia inaspettata invase la Chiesa di San Nicola: era semplice, eppure contornata dai colori di una sconvolgente bellezza. Joseph si ridestò immediatamente dai suoi pensieri, come incantato alla vista di angelo.

:<< Risuonalo!

:<< Cosa?

:<< Questo breve fraseggio. – Elizabeth ripeté quella serie da quattro note, e vide il Reverendo Joseph Mohr tornare improvvisamente alla vita. Un sorriso di luce si dipinse sul suo volto.

:<< Ce l’abbiamo fatta, Elizabeth! – disse, abbracciandola con forza.

:<< A far cosa? – chiese la donna, perplessa.

:<< La melodia per il canto di Natale … l’abbiamo trovata, anzi, l’hai trovata. Sei un genio!

:<< Non capisco …

:<< Non importa. Ho già il seguito nel cuore e nella mente. Devo solo trovare qualcuno che possa aiutarmi a scriverla.

:<< Ci sarebbe Franz Gruber, Reverendo. È un giovane organista arrivato da poco a Oberndorf. L’ho conosciuto qualche giorno fa. Forse potrebbe aiutarla.

:<< Sì, potrebbe. – Joseph era elettrizzato e allo stesso tempo spaventato da ciò che correva furiosamente nella sua anima. D’altra parte doveva combattere un nemico impietoso come pochi: il tempo. Dalle finestre della Sacrestia iniziavano a intravedersi i primi colori del giorno. Aveva solo ventiquattro ore per convincere quel Gruber ad una collaborazione quanto mai paradossale. In una giornata avrebbero dovuto comporre la musica, fissarla sul pentagramma, e poi provarla fino alla nausea per la domenica di Natale … e con quale strumento? Certamente in paese nemmeno il musicista più appassionato avrebbe potuto permettersi un organo da piazzare in salotto. Joseph piombò nuovamente nello sconforto. Non ce l’avrebbe mai fatta.

Se aveste chiesto l’opinione degli anziani di Obendorf riguardo quell’inverno, sicuramente vi avrebbero risposto che non se ne era mai visto uno così freddo. La neve cadeva incessantemente da mesi, con piccole pause di sereno oramai dimenticate. In breve tempo il bianco aveva sommerso il paese, rendendo inaccessibili molte abitazioni e impedendo un regolare trasporto delle merci per via. Molti giovani si davano da fare con pale e vanghe per liberare le strade e le vie di accesso: il sudore si gelava sui loro colli, e ben presto, con l’andare del giorno, venivano irrimediabilmente offuscati dalle ombre della sera, divenendo essi stessi ombre di fatica e nevischio.

Quando il Reverendo Joseph Mohr uscì dalla Chiesa, un vento gelido lo investì impietosamente: si coprì il volto con la mantellina nera, guardando per un attimo il cielo: vide unicamente una massa compatta di grigio pronta ad emettere nuovi interminabili sbuffi di neve. Si incamminò a passo svelto verso la casa di Franz Gruber che, secondo le indicazioni fornite da Elizabeth, doveva trovarsi nella parte estrema del paese, al confine con il Comune di Arnsdorf.

Raramente Joseph avrebbe potuto attraversare la via principale del paese senza essere fermato da numerosi fedeli in cerca di assistenza materiale o spirituale: quella mattina Obendorf sembrava disabitata. La neve aveva costretto i più ad una reclusione forzata.

Il Reverendo, in un quadro così apparentemente desolante, sarebbe apparso come una macchiolina di inchiostro nero sfuggita erroneamente alla mano di un pittore.

:” Dovrebbe essere questa”, pensò Joseph. In effetti le indicazioni coincidevano: una piccola casa in legno situata sul limitare del bosco. Il Reverendo si avvicinò alla porta, ansimando, ma prima che potesse bussare, questa si aprì energicamente. Joseph quasi saltò dallo spavento. Un uomo dal fisico imponente e dall’aspetto burbero lo osservava con evidente sospetto.

:<< Chi siete? – chiese il padrone di casa, rivelando una voce profonda e cavernosa.

:<< Come avete fatto a sapere che stavo per bussare?

:<< Vi ho visto dalla finestra. Chi siete?

:<< Sono il Reverendo Joseph Mohr, della Chiesa di San Nicola.

:<< Non ho soldi.

:<< Oh, no, non preoccupatevi, non sono venuto per questo. Siete Franz Gruber?

:<< In persona.

:<< Bene, allora forse dovrei essere io a darle dei soldi.

:<< Non capisco …

:<< Posso? – chiese Joseph, tremando visibilmente.

:<< Oh, sì … prego, accomodatevi>>.

La casa, esternamente di una semplicità che oseremmo definire “popolare”, all’interno presentava un unico ambiente caldo e accogliente: un caminetto sfrigolava con le sue fiamme color arancio acceso, dietro una tendina un letto color panna intagliato nel legno, e tutt’intorno una mobilia semplice e frugale. Franz Gruber fece sedere il suo inatteso ospite senza troppe cerimonie. Scostò alcuni spartiti dal tavolo al centro della stanza, poi chiese:<< Allora, cosa vuole? >>. Joseph Mohr tirò un profondo respiro, poi raccontò all’organista la sua personale sventura.

:<< Posso comprendere la sua preoccupazione – esordì Franz Gruber, dopo aver ascoltato pazientemente la storia del Reverendo – Ma non capisco in che modo io possa esserle d’aiuto.

:<< Ecco … il favore che le chiedo è grande, me ne rendo conto. – Tirò un nuovo sospiro, poi decise di non perdere più tempo in inutili preamboli – Avrei bisogno di stendere con lei una melodia che sia pronta per essere suonata e cantata domani mattina in Chiesa >>. L’organista aggrottò la fronte, visibilmente stupito da quella richiesta.

:<< Lei vorrebbe comporre una melodia in un giorno, partendo da sole quattro note di base?

:<< L’ho già composta, signor Gruber. È tutta qui, nella mia mente!

:<< E dovrebbe essere pronta per la Messa di domani mattina?

:<< Sì.

:<< Che pazzia!

:<< La prego, lei in questo momento è la mia unica speranza.

:<< Me la canti, allora.

:<< Cosa?

:<< Mi faccia sentire questa nuova melodia natalizia. In caso contrario non potrò aiutarla in nessun modo>>. Joseph arrossì di colpo: stupidamente non aveva considerato quella eventualità. Non aveva scelta. Si slacciò leggermente il bavero del colletto, sorridendo nervosamente. Prese dalla tasca il foglio con il testo, dispiegandolo con cura e, dopo qualche attimo, iniziò a cantare. La sua voce era chiara e limpida, a tratti squillante. Provò una forte emozione che per attimi apparentemente infiniti provocò in lui ricordi sopiti nel fondo della sua anima. Aveva gli occhi lucidi. Franz Gruber ascoltò in religioso silenzio, fino alla fine, poi guardò a lungo Joseph, senza proferir parola. Questi fu il primo a rompere il silenzio:<< Cosa ne pensa?

:<< Lei è un tenore – rispose Franz Gruber, sorridendo impercettibilmente.

:<< Sì, ed ho qualche rudimento musicale …

:<< Notavo. Reverendo, le dico la sincera verità: penso che questa melodia sia molto bella, ma avrebbe bisogno di qualche modifica interna.

:<< Non sarei venuto da lei, signor Gruber! – replicò raggiante Joseph, porgendogli il foglio.

:<< Inoltre dovremo lavorare con poco. L’unico organo funzionante che io conosca si trova ad Arnsdorf, nella scuola elementare al centro del paese, dove insegno. Ma con questo freddo credo sia inutile anche solo pensare di muoversi. Avrei una possibile alternativa, Reverendo.

:<< Mi dica.

:<< Scrivere una partitura per chitarra e due voci soliste. In questo caso opterei per un tenore e un basso, in mancanza di un coro.

:<< Mi affido a lei, signor Gruber. Ma la chitarra …

:<< Ne ho una qui. Direi di metterci al lavoro.

:<< Certo. Signor Gruber …

:<< Mi dica, Reverendo.

:<< Grazie.

:<< Non lo faccio per lei. Lo faccio per me>>.

800px-Organo_di_Santa_Maria_degli_Angeli_e_dei_Martiri_-_Roma_-_Concerto_di_Natale_2009_-_1In poche ore i due stesero una prima bozza del canto su spartito. Franz Gruber accompagnava con la chitarra il canto del Reverendo Joseph Mohr, che pian piano vedeva nascere e consolidarsi un piccolo e inaspettato miracolo. Eppure la sua mente tornava costantemente ad una frase pronunciata dal suo collaboratore organista qualche ora prima:” Non lo faccio per lei. Lo faccio per me”. Così, davanti ad un silenzioso e fumante caffè, trovò il coraggio di chiedere:<< Cosa la turba, signor Gruber? – L’uomo alzò di scatto la testa, come una preda di fronte al predatore.

:<< Lei non è qui per confessarmi, Reverendo. La sto aiutando, e tanto basta.

:<< Non vorrei risultare invadente, ma lei poco prima ha affermato che ha accettato questa collaborazione non tanto per me, quanto per lei. Perché?

:<< Preferirei non parlarne>>. Franz Gruber si alzò, camminando lentamente verso la finestra. Joseph tacque, ripercorrendo con lo sguardo lo spartito ancora incompleto. Il silenzio si protrasse a lungo. Ad un tratto, l’organista mormorò:<< Si tratta di mia figlia. – Il Reverendo alzò lo sguardo – Non mi parla da mesi, oramai.

:<< Perché?

:<< Non lo so. Vede, sua madre morì due anni fa … un incidente. Fu un duro colpo per tutti. Ecco, da quel momento Katrine ha iniziato pian piano ad allontanarsi da me: nutre nei miei confronti un odio inspiegabile. È come se ogni suo sguardo volesse ricordarmi le mie responsabilità per la morte della madre. Forse ha ragione: non sono mai stato un padre e un marito esemplare, e questo mi fa soffrire ancor di più tutte le volte che sento la sua mancanza. Dopo qualche tempo decise di lasciare la nostra casa a Mariapfarr, e si trasferì qui a Obendorf dalla sorella della madre. Non la vidi per due anni. Solo pochi mesi fa ho trovato il coraggio di trasferirmi qui, con la speranza di trovare un lavoro che potesse mantenermi, e soprattutto con la speranza di rivederla. Il lavoro è arrivato: insegno musica ai bambini della scuola comunale di Arnsdorf …

:<< E Katrine?

:<< Ogni volta che ci incontriamo per strada, fa finta di non vedermi, e passa oltre.

:<< Capisco.

:<< Mi ha chiesto perchè questa collaborazione aiuta più me che lei … Ecco, Reverendo, è molto semplice: non riuscirei a vedere la mia vita separata da uno strumento musicale o da uno spartito. La musica mi ha sempre salvato dalla crudeltà della vita. Alle volte immagino che ogni mia piccola composizione possa arrivare nel cuore e nella mente di Katrine, e che possano farle comprendere quanto io, in tutto questo tempo, non abbia mai smesso di amarla.

:<< Forse lei lo sa. – disse Joseph, scaldandosi le mani sulle pareti della tazza ancora colma di caffè.

:<< Non lo so, Reverendo. Non so più nulla. Rimettiamoci al lavoro, vuole?

:<< La ringrazio, signor Gruber. Non so come avrei fatto senza il suo aiuto. – disse Joseph, osservando le prime ombre della sera far capolino sui tetti di Obendorf.

:<< No, Reverendo. Lei ha aiutato me, più di quanto possa immaginare. E, so che le sembrerà strano, ma vorrei chiederle un favore.

:<< Dica pure.

:<< Lasci che sia io ad accompagnarla domani mattina. – Joseph sorrise, scuotendo il capo.

:<< Avevo giusto bisogno di un basso. – A quelle parole il Reverendo strinse la mano dell’organista, che sorrise a sua volta con sguardo complice, poi si incamminò nel bianco della strada, stringendosi alla mantellina ondeggiante nel vento. Pian piano la sua ombra scomparve nelle spire del buio.

Franz Gruber respirò a pieni polmoni l’aria della sera, percependo una fetta di gelo trapassargli il petto con dolce violenza. Poi mormorò, quasi a se stesso:<< Benvenuta, silenziosa notte >>.

Finalmente arrivò il tanto atteso venticinque dicembre. Arrivò il Natale.

Quella mattina, la neve non cadde. Un cielo terso si affacciò sulle case e i selciati di Obendorf, che sembravano respirare il sereno con avidità, come volessero trattenerlo per sempre nei loro cuori di legno e pietra. I radi stormi di uccelli in volo potevano osservare dall’alto un paese improvvisamente tornato alla vita, dove centinaia di puntini neri in movimento si dirigevano lentamente, a piccoli gruppi, verso la Chiesa di San Nicola. Le campane suonavano a festa, annunciando la divinità, o forse solo la grande umanità di un uomo.

Alla fine della cerimonia, Il Reverendo Joseph Mohr abbracciò con un sorriso tutti i fedeli di Obendorf, seduti in religioso silenzio, in attesa. Discese lentamente le due file di scale che separavano l’altare dall’inizio della navata centrale, avvertendo un lieve brivido corrergli lungo la schiena. Il momento era arrivato:<< Come potete vedere – esordì, indicando il lato destro dell’altare, sul quale svettava una piccola pedana in legno a più livelli – quest’anno non avremo un coro. E, fino a pochi giorni fa, io stesso credevo di non poter mantener fede alla nostra vecchia tradizione. – Lievi mormorii si sollevarono vivacemente dall’uditorio – Eppure – continuò il Reverendo – il Signore non ha smesso di ascoltare le nostre preghiere.>>. Con un cenno della mano, invitò Franz Gruber a salire sull’altare: egli avanzò con sicurezza, la chitarra in mano, gli occhi evidentemente provati da una forte emozione. Sedette al fianco del Reverendo, che rimase in piedi, gli occhi rivolti verso un punto indefinito. Ad un tratto, lievi arpeggi di chitarra risuonarono nella Chiesa, leggeri come una brezza che bagna gli alberi sul far della sera. Il pizzicare delle corde diradava nel freddo un silenzio fatto di sospiri.

Dopo minuti che parvero eterni, un applauso fragoroso, simile alla pioggia che batte sui vetri di una finestra. Molti fedeli, commossi, non potevano far altro che abbracciare il vicino, scossi da una gioia incontenibile. Altri rimasero in silenzio, come incantati da un’ eco sconosciuta.

Joseph Mohr guardò il signor Gruber. Piangeva. Posò delicatamente una mano sulla sua spalla, in segno di ringraziamento, ma l’organista non vi fece caso: il suo sguardo si perdeva negli occhi di una ragazza seduta tra le prime file, le mani giunte come ad implorare perdono.

Poco dopo, sul sagrato di San Nicola, centinaia di fedeli si strinsero intorno al Reverendo Joseph Mohr, confuso nell’animo da quell’inaspettato e tumultuoso calore. Ringraziava tutti, e gli sembrava di non aver ringraziato nessuno; sorrideva distrattamente, come se il suo animo fosse distante dal presente, ancorato alla magia di un canto. Si guardò intorno, alla ricerca del signor Gruber, ma invano: sembrava essere scomparso.

Ad un tratto, vide Elizabeth farsi spazio tra la folla, saltellando graziosamente come una ragazzina:<< Reverendo! – esclamò, abbracciandolo con forza – è stato … Oh mio Dio!

:<< Elizabeth – riuscì ad articolare Joseph, stretto in una morsa di ferro – Grazie …

:<< Non so cosa dire.

:<< Non dire nulla, ma lasciami respirare! – La donna sciolse l’abbraccio, ricomponendosi con evidente imbarazzo.

:<< Mi scusi, Reverendo, sono così felice! Questo nuovo canto è meraviglioso, unico … non ho mai ascoltato nulla di simile!

:<< Hai visto il signor Gruber, per caso?

:<< Reverendo, non mi prestate attenzione – replicò Elizabeth, offesa.

:<< Perdonami – disse Joseph, lo sguardo perso oltre la folla che pian piano andava disperdendosi – Vorrei solo ringraziarlo per quanto ha fatto.

:<< Eccolo, Reverendo! Lo vede? – disse la donna, indicando un punto lontano – E’ in dolce compagnia>>.

Joseph vide l’organista sul limite estremo del sagrato parlare con una ragazza dai capelli rossi color fuoco. I due si abbracciarono a lungo, poi la giovane donna si incamminò verso casa. L’organista la vide scomparire nel bianco, passandosi un avambraccio sulle gote rigate di lacrime.

:<< Signor Gruber.

:<< Oh, Reverendo …

:<< Era Katrine?

:<< Sì. Pensavo che non mi avrebbe salutato.

:<< E invece? – l’organista alzò le braccia al cielo.

:<< Come può sentirsi un uomo felice, Reverendo?

:<< Non lo so – disse Joseph, sorridendo – ma credo che non se la passi poi così male.

:<< Sono d’accordo con lei! Sa’, penso che la musica mi abbia salvato ancora una volta.

:<< E’ il destino degli uomini di spirito: essere salvati dalle loro stesse creazioni. Il divino respira in tutte le melodie della terra >>. Joseph strinse la mano di Franz Gruber – Ora vada da lei. La starà aspettando. Buon Natale, signor Gruber.

:<< Anche a lei, Reverendo. E grazie >>.

Non appena Franz Gruber fu a debita distanza, Joseph vide Elizabeth camminare con passo lento verso di lui. Come aveva previsto, ancora una volta la sua innata curiosità sembrava non conoscere confini.

:<< Hai origliato.

:<< Solo qualche parola, Reverendo. – Joseph scosse il capo, con aria di falso rimprovero. Respirò profondamente, passando un braccio sulle spalle della donna.

:<< Sai, Elizabeth, credo di aver imparato una cosa importante in questi due giorni. L’amore non può perdersi mai. Per quanto si cerchi di allontanarlo, alla fine ritorna sempre ad invadere il nostro animo, più forte di prima. Da sole quattro note può rinascere una serenità che credevamo perduta.

:<< E’ un miracolo …

:<< Sì, Elizabeth.

:<< A proposito, Reverendo: come mai non ha raccontato ai fedeli la verità?

:<< Quale verità?

:<<  La storia dell’organo.

:<< Nessuno dovrà mai saperlo. – la interruppe Joseph, risoluto – Nessuno!

:<< Non posso raccontarlo nemmeno a mio marito?

:<< Elizabeth!

:<< Va bene: saprò mantenere il segreto.

:<< E’ una promessa.

:<< Certo, Reverendo, ma si ricordi che le prime quattro note sono frutto della mia creatività. Lo rivendicherò sempre e comunque. >> Elizabeth si avviò trionfante verso il paese, canticchiando la melodia che poco prima aveva incantato l’intera popolazione di Obendorf.

Joseph Mohr, sconsolato, alzò gli occhi al cielo, mormorando:<< Signore, dammi la forza! >>.

Joseph Mohr scrisse il testo della celebre canzone natalizia “Stille Nacht” nel 1816. Trasferitosi nella cittadina di Obendorf nel 1817, chiese al musicista Franz Xaver Gruber di comporre la musica per le sue sestine, in un arrangiamento per due voci soliste, coro e chitarra. Non è noto il motivo per cui venne fatta questa richiesta.

 Nel giro di pochi anni, la canzone si diffuse in tutte le diocesi di Salisburgo, e poi in tutta Europa. La versione italiana, dal titolo “Astro del Ciel”è una libera composizione del prete bergamasco Angelo Meli, pubblicata nel 1937.

 

 QUESTO RACCONTO VIENE QUI PUBBLICATO SU GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTORE.

 

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