[1] Il numero 108 è considerato sacro nel buddismo, nell’induismo e nel taoismo nonché in numerose filosofie orientali. Il Mala, o Rosario buddista, è costituito di centootto grani.
Questo testo viene pubblicato nella sezione “Rivista Nuova Euterpe” del sito “Blog Letteratura e Cultura” perché selezionato dalla Redazione della Rivista “Nuova Euterpe”, n°02/2024. L’autrice ha autorizzato alla pubblicazione senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro.
Nella giornata del 14 febbraio l’Associazione Culturale Euterpe darà pubblicazione sulla pagina Facebook le poesie a tema sull’amore degli autori che vorranno partecipare a questa iniziativa online. Le poesie dovranno essere di propria unica ed esclusiva produzione. Assieme alla poesia (lunghezza massima 40 versi, non in dialetto né lingua straniera) è richiesto di allegare una foto (di propria produzione o, se presa dalla rete, libera da diritti), collegata al tema in oggetto. I testi dovranno essere privi di offese alla morale, religione e scevri da contenuti ideologici, pornografici, xenofobi o volti a denigrare o marginalizzare, l’Associazione – a suo unico e insindacabile giudizio – è libera di decidere di non pubblicare opere che non ritiene consone.L’invio va fatto alla mail: ass.culturale.euterpe@gmail.com – indicare anche il proprio nome e cognome. Le poesie e le foto verranno pubblicate nella giornata del 14 febbraio. Le sole partecipazioni che perverranno nelle ultime ore della giornata verranno pubblicate nella mattinata del giorno successivo. Non ci saranno proroghe di partecipazione.
Il neologismo dinanimismo, creazione del poeta e medico campano Zairo Ferrante, viene definito come un «movimento poetico-artistico il cui nome rappresenta la crasi delle parole dinamismo e anima»; esso è nato ufficialmente nel 2009 a Ferrara con la redazione di Ferrante e la pubblicazione del I Manifesto.
Scopo del movimento – giovane, ma che ha celebrato già i dieci anni di vita – è quello di promuovere poesia ed altri generi letterari che abbiano come contenuti, forme e potenzialità quelle di contrapporsi in maniera chiara e sentita alle dilaganti banalità e superficialità dei nostri tempi. La Poesia, in particolare, viene intesa come mezzo d’eccellenza quale ambito di unione e ricongiungimento con l’intima essenza dell’uomo; il dinanimismo è a sua volta centro propulsore e motrice del pensiero, ben lontano da un mero esercizio stilistico delle ristrette nicchie di letterati e accademici.
In tale visione muta anche il ruolo dell’artista: non è colui che guarda le cose, si diletta e intrattiene, cerca lo svago facile ma è colui che, con uno spirito di responsabilità e tramite il proprio lavoro, riesce ad attuare una rivoluzione dell’anima, generando idee e opinioni. Pilastro portante di questa innovativa “filosofia” è un approccio aperto che tende alla congettura, vale a dire l’arte – così intesa – non intende “dare risposte”, semmai contribuire a generare interrogativi, a far sorgere dubbi; in una parola: permettere all’uomo di riflettere e domandarsi.
Nell’anno successivo alla sua fondazione, il 2010, arriva la prima vera e completa ufficializzazione di questo movimento per mezzo di un articolo vergato dallo scrittore futurista Roberto Guerra, pubblicato su «Controcultura – Le guide di Supereva», nel quale si legge: «Una nuova specifica poetica e letteratura […] ovvero il Dinanimisno, come divenire dell’Anima nell’era del computer. […] Ferrante, amplificando e soprattutto sperimentando nella parola e nelle elaborazioni teoriche, l’Anima non come compensazione, ma come X-factor creativo e fondamentale sottostante lo stesso spirito scientifico e le sue infinite potenzialità finanche post-umane, ha azzerato ogni querelle umanista obsoleta: dice sì al mondo nel suo divenire, senza perdere più tempo con troppi No da gamberi! In tale amplificazione Ferrante e il suo gruppo ormai, decine e decine di dinanimisti on-line, ha codificato e rilanciato le intuizioni stesse strettamente letterarie di Futuguerra, Donegà, Tuzet e altri, soprattutto al passo proprio con gli orizzonti desiderati, alti e celebri dello stesso Enzensberger, lo stesso Barthes e in Italia – tra non molti – del solito forever young Paolo Ruffilli, oltre a Campa e ai già citati Spatola, Barilli, Zanzotto e lo stesso giovane geniale Saccoccio. La parola al termine della scrittura, o dopo il suo grado zero, infine, si riconnette finalmente e consapevolmente nel Dinanimismo letterario all’archetipo: da dove viene anche il Futurismo e da dove si è moltiplicato ed espanso. Ferrante e i dinanimisti non a caso con riferimenti espliciti a certa psicanalisi futuribile (paradosso di paradosso) di Jung, Marie Louis Von Franz, James Hillman, riscoprono certa matrice postromantica della parola futurista, a suo tempo sorprendentemente intuita da un certo Francesco Flora, dai net-futuristi stessi, in altra articolazione più globale totale, con riferimento a Bergson. […] Ecco il Dinanimismo, brevettato dallo scrittore Zairo Ferrante, come primo logo ufficiale (e virtuale, ovvio, incanto e dis-incanto i futuristi o futuribili contemporanei!) di certa nuova specifica letteratura o poetica neofuturista o futuribile nascente»[1].
Vediamo da più vicino, ricorrendo ai vari manifesti del movimento (tutti pubblicati sul sito ufficiale) alcune delle principali caratteristiche:
Poesia come forma di dinamismo dell’anima: poesia innata e istintiva, terapia del “normale”, capace di smuovere le coscienze;
Linguaggio: affine, concorde, congruo al sentire; percezione non mediata dell’anima;
Impegno: contro la banalità e la superficialità;
Destinatari del movimento: tutti, indistintamente. Coloro che amano la poesia (o la odiano), coloro che la praticano e coloro che la denigrano non sapendo cosa sia né ponendosi il problema.
Non sono mancate, nel corso del tempo, segnalazioni al movimento, analisi, commenti e recensioni, che ne hanno ampliato la conoscenza e la diffusione. Tra di esse si segnalano gli articoli “Il dinamismo decolla in Italia. Zairo Ferrante e il gruppo dinamista” segnalato dal sito «Il Dialogo.org» dove si legge: «la creatività dinanimista [è] sintetizzabile nell’ambizioso ma urgente e fondamentale tentativo di elaborare una poetica dell’Anima e in certo senso postromantica alla luce del web e della nuove tecnologie, nuovi vettori, simultaneamente d’avanguardia ma piacevolmente leggeri, verso il futuribile venuto alla luce nella rapidissima mutazione del duemila in progress e divenire»[2]; “Poesia: Zairo Ferrante nel nuovo numero di ‘Isola Nera’” pubblicato sulla rivista internazionale omonima di Giovanna Mulas dove si legge: «Ferrante nel 2010 ha amplificato, raffinato ulteriormente il proprio percorso poetico, sorta di umanismo dell’era digitale, un neoromanticismo quasi minimal per certa cifra dei versi. Testi a volte molto lirici e quasi neoarcadici, peraltro filtrati, marchiati quasi da impronte o significanti di ritmica implosiva, consapevolmente levigati, raffreddati, scuola Paolo Ruffilli docet; non nella parola, ma proprio nella “musica”, nella microarchitettura della scrittura in senso globale. È trasparente, consapevole, programmata quasi, la poetica dinanimista: la dimensione affettiva, cardiaca, pulsionale, l’Anima dopo certa psicologia (da Fornari a Jung e seguaci), capace, missione ardua nel sortilegio del web (specularmente in certa poesia nazionale reificata e arroccata quasi in nicchie autistiche…), di parlare, vivere gli anni duemila»[3]; “Zairo Ferrante e il dinanimismo” sul noto blog di poesia di Rai News curato da Luigia Sorrentino dove nel 2013 sono stati riportati, oltre a una breve biografia dell’autore, degli estratti del I Manifesto del Dinanimismo[4]; “Zairo Ferrante, la poesia dinanimista” apparso sul giornale online «Ferrara Italia» nel 2015 dove è possibile leggere: «Il Dinanimismo, l’Anima nell’era del web e delle nuove tecnologie, rilette con sguardi neoromantici e letterari. La parola dopo la scrittura terminale, Barilli, al di là del grado zero, Barthes e Lacan stessi, riconnessi, oltre certo – altrove – cerebralismo o psicologismo, alla dimensione archetipale cara magari a Jung, Hillman e seguaci. Un’avanguardia leggera e nuovamente tecnica e umanistica, la poetica nascente dinanimista e di Ferrante, attraversante…anche la cifra del Futurismo, echi specifici dello stesso classico Flora, la scienza romantica di Bergson. […] Tale new romantic–uplodato esita, ancor più programmatico, nel volume megamix tra poesia, manifesti dinanimisti e saggistica. […] In tale esplorazione letteraria, Ferrante traccia una navigazione potente, solida e in progress, confermata anche criticamente da prestigiosi rilanci in certa stessa variabile dinanimista sociale neoumanistica»[5].
Zairo Ferrante, fondatore del movimento
Va adeguatamente affrontato il movimento del dinanimismo anche per mezzo della sua fluente e ricca attività mediante iniziative e progetti che ci consentono di apprezzarlo con uno sguardo di vivo interesse e curiosità. Quale movimento esso risulta essere attivo, in prevalenza, nel mondo virtuale del web attraverso il blog ufficiale[6] nato nel 2009 che funge anche da “archivio” dei vari manifesti prodotti. In questi primi dieci anni di attività il movimento ha collaborato con le principali avanguardie letterarie e artistiche – come lo stesso Ferrante ci tiene a sottolineare – e le sue attività sono seguite da oltre settanta autori, tra italiani che esteri, che con la loro presenza e adeguamento ai paradigmi del movimento, hanno deciso entusiasticamente di aderirvi e farne parte. Assieme ai manifesti di cui si è accennato meritano particolare attenzione anche le pubblicazioni del movimento: Dinanimismo 2009-2019, 10 anni d’avanguardia poetico-artistica, antologia poetico-letteraria a cura di Zairo Ferrante e Roberto Guerra (Ed. Libri Asino Rosso, 2019); Il Mulo Dinanimista, rivista poetica in due edizioni straordinarie edita nel 2011 e nel 2012 con direttore editoriale, dott.ssa Roberta Murroni e coordinatore poetico-letterario Zairo Ferrante[7]; La poesia come voce dell’anima ovvero l’Anima in personal (e-book), antologia consultabile gratuitamente curata da Zairo Ferrante nel 2010 per le Futurist Edition – Edizioni Futuriste Sperimentali; Dinamismo (Movimento Poetico-Rivoluzionario delle Anime) ovvero connettivismo poetico (e-book), Manifesto consultabile gratuitamente, sempre per le Futurist Editions.
Zairo Ferrante è nato in provincia di Salerno nel 1983. Medico radiologo, poeta e scrittore, vive a Ferrara. Nel 2009 ha fondato il movimento del dinanimismo scrivendo il relativo manifesto. Ha pubblicato i libri: D’amore, di sogni e di altre follie (este edition, 2009), I bisbigli di un’anima muta (CSA, 2011), Come polvere di cassetti – Mentre gli Angeli danzano per l’universo (David and Matthaus / ArteMuse, 2015), Itaca, Penelope e i maiali – Piccola Odissea contemporanea di sogno, di amori e di barbarie (Il Foglio, 2019). Sue poesie sono presenti in varie antologie e sono state tradotte in varie lingue straniere tra cui inglese, spagnolo, francese e cinese. Tra i premi letterari vinti vanno ricordati il 1° posto al Premio Letterario “Leandro Polverini” di Anzio per la sezione poesia sperimentale (2015) e per la sezione poesia cosmica (2018).
Veronica Liga“Le parole sono segnali stradali”OTMA Edizioni – 2011Recensione di ANNA MARIA FOLCHINI STABILE
Commentare una silloge poetica implica due aspetti : l’attenzione a comprendere il messaggio di chi scrive in versi affidando alle parole il proprio sentimento e la disponibilità di chi legge a guardare alle proprie esperienze di vita attraverso l’eco che i versi del poeta avviano nella propria anima.
Sarebbe troppo facile dire che l’opera di Veronica Liga è un punto fermo nella sua crescita affettiva, perché si perderebbe di vista ciò che la poesia, quando diventa arte, riesce a comunicare al lettore e, cioè, il richiamo a quel percorso individuale che ogni persona fa lungo le strade della vita fino raggiungere la consapevolezza che il cammino è stato fatto.
Il titolo della silloge non è casuale e l’acme comunicativo di Veronica Liga è completo nella lirica finale intitolata “Contifacendo” che si conclude con due versi che ben illustrano la valutazione su quella sua parte di vita già vissuta:
Chiedi: “E cosa hai fatto di bello?”
“Ho cercato di non fare male”.
Perché incentrare un commento sulla poesia finale di una raccolta?
Perché tutti noi siamo portati a ripercorrere con la memoria le nostre azioni, a valutare la nostra vita e a ripensarci in maniera spesso ingenerosa.
Avremmo voluto essere, fare, pensare, agire in modo “altro” giocando una partita differente, come se vivere fosse un match infinito in cui non si ammettono sconfitte.
Invece, scrive poetando la nostra Poetessa, si può arrivare a definirsi felici ( “Un abbozzo dispettoso”) se si prende atto con umiltà di tutti i cambiamenti, anche dolorosi, attraverso cui passiamo e che servono a costruire sì un passato, ma anche un bagaglio di esperienza che contribuirà a fortificarci.
” Le parole sono segnali stradali” , sia le nostre, che quelle altrui, perché scandiscono incontri, amori, passioni, addii, ma sempre momenti di vita, dice Veronica Liga che riesce a fare un bilancio di tutto in quella splendida lirica , in cui io personalmente mi ritrovo, intitolata “Laghee” dedicata al suo lago e forse anche al mio lago, luogo reale e ideale, luogo di arrivo e di partenza, in cui ci si ritrova a vivere, esclusivamente privato eppure frequentatissimo, immagine definitiva del ritrovarsi Persona tra le persone che inevitabilmente costituiscono “il muro” contro cui tutti noi finiamo prima o poi , ma che può essere, perché no? , luogo di appuntamento per un nuovo inizio.
ANNA MARIA FOLCHINI STABILE
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