Commentare una silloge poetica implica due aspetti : l’attenzione a comprendere il messaggio di chi scrive in versi affidando alle parole il proprio sentimento e la disponibilità di chi legge a guardare alle proprie esperienze di vita attraverso l’eco che i versi del poeta avviano nella propria anima.
Sarebbe troppo facile dire che l’opera di Veronica Liga è un punto fermo nella sua crescita affettiva, perché si perderebbe di vista ciò che la poesia, quando diventa arte, riesce a comunicare al lettore e, cioè, il richiamo a quel percorso individuale che ogni persona fa lungo le strade della vita fino raggiungere la consapevolezza che il cammino è stato fatto.
Il titolo della silloge non è casuale e l’acme comunicativo di Veronica Liga è completo nella lirica finale intitolata “Contifacendo” che si conclude con due versi che ben illustrano la valutazione su quella sua parte di vita già vissuta:
Chiedi: “E cosa hai fatto di bello?”
“Ho cercato di non fare male”.
Perché incentrare un commento sulla poesia finale di una raccolta?
Perché tutti noi siamo portati a ripercorrere con la memoria le nostre azioni, a valutare la nostra vita e a ripensarci in maniera spesso ingenerosa.
Avremmo voluto essere, fare, pensare, agire in modo “altro” giocando una partita differente, come se vivere fosse un match infinito in cui non si ammettono sconfitte.
Invece, scrive poetando la nostra Poetessa, si può arrivare a definirsi felici ( “Un abbozzo dispettoso”) se si prende atto con umiltà di tutti i cambiamenti, anche dolorosi, attraverso cui passiamo e che servono a costruire sì un passato, ma anche un bagaglio di esperienza che contribuirà a fortificarci.
” Le parole sono segnali stradali” , sia le nostre, che quelle altrui, perché scandiscono incontri, amori, passioni, addii, ma sempre momenti di vita, dice Veronica Liga che riesce a fare un bilancio di tutto in quella splendida lirica , in cui io personalmente mi ritrovo, intitolata “Laghee” dedicata al suo lago e forse anche al mio lago, luogo reale e ideale, luogo di arrivo e di partenza, in cui ci si ritrova a vivere, esclusivamente privato eppure frequentatissimo, immagine definitiva del ritrovarsi Persona tra le persone che inevitabilmente costituiscono “il muro” contro cui tutti noi finiamo prima o poi , ma che può essere, perché no? , luogo di appuntamento per un nuovo inizio.
ANNA MARIA FOLCHINI STABILE
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