Laura M. Volante, “Ti sogno, terra”. Il progetto culturale dedicato alla camerte Rosa Berti Sabbieti che celebra l’unica regione al plurale

a cura di Lorenzo Spurio 

Il volume collettaneo “Ti sogno, terra” ideato e curato dalla poetessa e scrittrice Laura Margherita Volante nasce – come ha osservato lei stessa – dall’idea di ricordare un’importante personalità culturale della nostra Regione, ovvero la poetessa camerte Rosa Berti Sabbieti (1924-2009). La Sabbieti pubblicò numerosi libri di poesia impegnandosi anche a curare una delle prime antologie di poeti marchigiani che venne pubblicata con l’editore Cappelli di Bologna nel 1968. Fu membro scelto di Accademie, tanto in Italia che all’estero e ottenne prestigiosi riconoscimenti;  qualche anno fa venne considerata dall’Istituto Biografico di Cambridge la più grande intellettuale donna del ‘900. La stessa Volante così ha inteso ricordare il rapporto con la poetessa del Maceratese di cui servirebbe un maggior recupero e studio della sua opera nella nostra contemporaneità: «Fra Rosa e me si strinse un’amicizia di stima, di affetto e di condivisione. Per me fu una guida, una luce sul mio cammino» e ha aggiunto: «Le Marche rappresentano l’Italia in una regione», sulla scia di considerazioni già espresse da Guido Piovene nella magistrale opera Viaggio in Italia.

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Laura Margherita Volante

La curatrice di questo interessante volume, marchigiana d’elezione in quanto nativa di Alessandria, è docente presso l’Università Politecnica delle Marche dove insegna in vari corsi nell’ambito delle Scienze Umane. Pedagogista certificata, in campo letterario ampie e riconosciute le sue doti di intellettuale. Per la poesia ha pubblicato le raccolte “Goccia di fiume” (1998), “Il canto del gabbiano” (2000), “L’amante è il mare” (2004), “Otto vele all’orizzonte” (2005), “La radice quadrata di una vita dimezzata (2009), “Voci d’acqua” (2011). Sue poesie sono presenti in numerose antologie, collabora con la rivista “Odissea” ed è membro di giuria del Concorso Letterario “Città di Ancona” indetto dalla Associazione “Voci Nostre”.

Laura Margherita Volante con questa opera stratificata frutto dell’attento lavoro di ricerca, studio e approfondimento, ha inteso narrare questa terra di leopardiana memoria, di cui non si conoscono bene l’arte la cultura la storia e i suoi innumerevoli talenti che eccellono in ogni campo, anche a livello europeo e mondiale.

La Presidenza del Consiglio Regionale, nella persona del Presidente Antonio Mastrovincenzo e del suo Capo Gabinetto Daniele Salvi, ha accolto favorevolmente il progetto di questo libro arricchito da testimonianze, recensioni, interviste sul filo conduttore di ideali e valori umani e lo ha ritenuto valido al punto di inserirlo all’interno delle note e prestigiose pubblicazioni dei “Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche”. Grande onore per la poetessa per aver avuto la possibilità di interagire con alcune fra le maggiori personalità autorevoli non solo di questa regione, ma anche di chi ha contribuito sia dal punto di vista artistico sia da quello sociale e culturale a valorizzare le Marche divulgando conoscenza, saperi e valori altamente umani e civili.

Il testo si articola attraverso sedici capitoli, l’uno indipendente dall’altro, ma uniti da alcuni temi che affliggono il nostro tempo: la giustizia, l’uguaglianza, la diversità, la pace. Tra le personalità inserite nel volume citiamo Rosa Berti Sabbieti, Vittorio Sgarbi, Cesare Baldoni, Alessandro Nani Marcucci Pinoli, Annamaria Abbruzzetti, Lorenzo Spurio, Nabil-al-Zein, Alessandro Moscè, Giancarlo Trapanese e Angelo Gaccione.

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La riflessione condotta dalla curatrice di questa pubblicazione viene omaggiata all’attento pubblico e ai lettori curiosi dei densi contenuti affinché diventi realtà condivisa he il miglior investimento per fronteggiare questo passaggio epocale, complesso e pieno di contraddizioni, è sulla cultura, cominciando dalla scuola fin dall’infanzia.

L’occasione propizia per conoscere da più vicino questo affascinante viaggio alla scoperta di Arte Bellezza Scienza e Civiltà guidati dalla curatrice di “Ti sogno, terra” si avrà sabato 11 novembre alle ore 18 a Pesaro presso l’Alexander Museum Palace Hotel (Viale Trieste 20).

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“Mi ricordo quand’ero chiarore”: la comunione con l’ambiente nella poesia di Alessandra Gabbanelli

A cura di Lorenzo Spurio  

 

18920488_815008342010622_7082056571005294854_nAlessandra Gabbanelli (Loreto, 1976) vive e lavora a Porto Recanati (MC) presso un negozio di famiglia di pelletteria, accessori e valigeria. È laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Macerata in letteratura russa con la tesi “La narrativa di Fazil’ Iskander”.

Ama tutto ciò che concerne la natura e gli animali, la letteratura, la musica, in particolare la lirica e quella classica. Ricorre alla poesia per esprimere le sue emozioni. Si occupa anche della stesura di recensioni di libri e di opere liriche all’interno della Associazione Culturale Villa InCanto.

La sua poesia dal titolo “Misterica essenza” è stata pubblicata sul blog letterario “Il mondo di Ut”; attualmente sta collaborando con il sito di cultura e attualità “Specchio Magazine” (www.specchiomagazine.it) della Associazione Culturale Lo Specchio di Recanati (MC). Alcuni suoi componimenti sono presenti nel blog “Nel giardino odoroso” (www.nelgiardinoodoroso.blgospot.it)

 

PANISMO

Cullare dentro

il soffio del vento

che sollecita le membra

e le fa rabbrividire.

Abbandonarsi

al raggio del sole

che trafigge

e riscalda

e inonda di vita.

Saper ascoltare

la voce degli elementi

e comprendere

il linguaggio muto delle piante.

Immergersi

in umidi occhi animali

e naufragare

nelle emozioni e nel dolore

che li fanno vivi.

Sfiorare,

con pudore e umiltà,

le corde arcane dell’esistere

per giungere all’essenza

e, a quella melodia,

danzare lo stupore e l’estasi.

 

 

MI RICORDO

Velo maculato

di roseo sembiante

si adagia sul manto celeste.

E mi ricordo quand’ero chiarore

e i tuoi occhi vi si immergevano

come in lago di pace.

 

Voli geometrici

di vocianti gabbiani.

E mi ricordo quand’ero coraggio

e il tuo slancio mi raggiungeva

con ampi e sornioni sorrisi.

 

Pioggia odorosa

si insinua e dilaga.

E mi ricordo quand’ero conturbante mistero

e il tuo grido di creatura notturna

confortava la tenebra.

 

Crepitio di foglie

raggiunte da raggi ardenti.

E mi ricordo di essere vita pulsante,

bruciante inquietudine,

viandante mai paga di cammino.

 

 

ECHI D’INVERNO

 Mi risveglio in terra impervia

e ricomincio a danzare.

Danzo pensieri notturni

fluttuanti nel vento.

Danzo abissi di luce

e lampi di oscurità.

Danzo mille frammenti

che mai si ricompongono.

E danzo, madida, sogni disgregati,

parole luminose e abusate

in lontana eco perdute.

 

 

METEORA

 Ti trovai senza volerlo.

E senza saperlo,

come pioggia leggera,

fecondasti i miei giorni.

Sfumasti, piano,

come iride che scolora.

Svanisti, inesorabile,

come lampo che squarcia

e va a nascondersi nel blu.

 

MISTERICA ESSENZA

Profumo di te fra le mie dita,

negli afrori del mio corpo,

nella mia immaginazione ardente.

La mancanza di te

mi percuote

e mi scaglia

in stretto tunnel.

Mi ritraggo

come tremulo fiore sferzato

da gelidi soffi.

Un aroma sottile

di bramosie incognite

si insinua insolente,

deliziosa e misterica essenza,

effluvio indiscreto

di conturbanti preludi.

Mi ridesto,

turgido bocciolo

inondato di luce,

simile a bocca dischiusa

su invitanti elisir d’ambrosia.

 

Commento di Lorenzo Spurio

La poetica della Gabbanelli si dispiega tra gli arcani di un mondo silvestre, tra i lembi di arbusti sfiorati dalla brezza non distanti dalla costa Adriatica di cui è originaria dove non di rado si intuisce o si palesa la presenza vivida di curiosi cucali – per dirla nel locale vernacolo. Animali che col mare condividono tutto e che sorvolano l’ambiente con perspicacia e orgoglio, sempre circospetti e lesti nello scattare per allontanarsi se indisturbati dall’uomo che si avvicina loro.

Poesie nelle quali il sentimento risulta disciolto nel lucore ambientale, nella natura, locus primigenio di riflessioni e considerazioni intime nonché cornice privilegiata degli istanti da vivere con pienezza. Il sentimento panico, vale a dire di efficace sincretismo con l’elemento agreste nonché di vera e propria diluizione in esso, è evidente: non è solo il titolo della prima lirica ad anticiparci questa predisposizione della Gabbanelli; ogni singolo verso è un’immersione suadente e pacifica in quel mondo in cui è possibile percepire, nelle fragranze della natura che cresce, “la voce degli elementi” e approfondire quell’assenza scostante che è della società liquida e indisturbata refrattaria alla solidarietà con l’elemento naturale. La poetessa, per usare un’immagine da lei impiegata con particolare efficacia, anela a un colloquio corale con l’elemento silvestre, quasi un parlamento di piante, arbusti e fiori che inaugura una loquela fatta di codici misteriosi eppure capaci di trasmettere messaggi.

In mezzo a questa natura che la Nostra osserva con incanto e vicinanza nel suo lento mutamento, affiora a galla anche il ricordo di momenti, di età forse in qualche modo perdute e dunque lontane: natura sorella che sostiene e aiuta a comprendere se stessi, natura alla quale confidare, culla di beatitudine, fonte d’accoglienza e di compiutezza. “E mi ricordo quand’ero chiarore”, segnala la Nostra, evidenziando come il percorso di conoscenza, riflessione e di comprensione di ciò che accade sia possibile anche per mezzo di quella cornice arboricola che è antro di energie mitiche e inesauribili: “E mi ricordo di essere vita pulsante”. Scoprirsi viva, essere non solo raziocinante ma entità in continuo movimento, crescita e maturazione, è il bersaglio ultimo di un percorso di auto-riflessione, nell’incanto e nella freschezza della natura selvaggia e innocente, che accoglie i nostri pensieri. Lì prendono forma anche quei “sogni disgregati”, quelle proiezioni ardimentose del pensiero, quelle forme della nostra esistenza, ora vorticose ora fosche, che non riusciamo ben a comprendere e a ponderare. Si tratta di ripensamenti, ripiegamenti e, ancor più, di volontà auree che s’imbattono con l’incertezza, la frenesia o semplicemente con l’inatteso venir meno di quelle condizioni che una volta avevano permesso la nascita o l’irruenza del dato esperimento onirico. Quella vita edenica e spensierata, quella volontà di sperare trova felice sbocco in quel desiderio sentito fautore dell’anelito a ricordare l’età che fu.

La Gabbanelli, in maniera non molto diversa dai romantici anglosassoni, si serve degli elementi della natura, non solo per definire un ambiente e per tratteggiarlo con esaustiva visività nonché con pregnanza materica da restituircelo distinguibilissimo, ma per calare l’ampiezza del sentimento interiore, lo scandaglio della sua anima profonda. Ecco allora che essa può essere anche il punto ambito di una ricerca difficoltosa per cercare di esorcizzare una solitudine sofferta, per sopperire a quella mancanza necessitante un dato contesto che permetta una più concreta interiorizzazione dell’accaduto recente.

La “misterica essenza” ha, dunque, la forma di qualcosa di indicibile, di un sentimento frastagliato, un percorso della coscienza che scende negli anfratti, un’anabasi intellettiva nel suo etimo originario (spostamento dalla costa verso l’interno), investigazione che travolge un’entità, un essere con il suo bagaglio di essenze e di memorie. In questo scenario dove gli elementi naturali sembrano essere fari necessari per sviare la burrasca della vita e orizzontarsi nel mare magnum della quotidianità, la Nostra riflette su se stessa, amplia, nel suo privato, il raffronto tra sé e gli altri, tra sé e l’assenza, tra sé e ciò che reputa importante, sia nel presente, che nella rievocazione del già esperito.

Lorenzo Spurio

Jesi, 30-10-2017

 

L’autrice dei testi poetici qui riportati dichiara, sotto la sua unica responsabilità, di essere frutto del suo unico ingegno e di non riprendere in tutto o in parte testi di terzi tutelati da DD.AA.

L’autrice acconsente alla libera pubblicazione dei suoi testi su questo spazio digitale senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro al gestore del blog.

La riproduzione del commento critico, in forma parziale o integrale, potrà avvenire solo mediante richiesta scritta a cui farà seguito l’eventuale consenso.

Sabato 4 novembre la premiazione del Premio di Poesia “L’arte in versi”. Riconoscimenti speciali “Alla Memoria” a Maria Costa e Alessandro Miano e “Alla Carriera” a Dante Maffia

Cresce l’attesa per l’imminente cerimonia di premiazione della sesta edizione del noto premio nazionale di poesia “L’arte in versi” fondato e presieduto dal poeta e scrittore Lorenzo Spurio e organizzato dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi con il patrocinio morale di Comune, Provincia e Regione.

L’appuntamento è fissato al 4 novembre prossimo a partire dalle 17:30 presso la Sala Maggiore del Palazzo dei Convegni a Jesi (Corso G. Matteotti 19). L’evento, liberamente aperto al pubblico e impreziosito dagli interventi musicali del Maestro Massimo Agostinelli, sarà presentato da Lorenzo Spurio e interverranno Susanna Polimanti (Presidente di Giuria) e i membri della Commissione di Giuria che negli scorsi mesi hanno dato lettura a un totale di 1100 componimenti pervenuti per le varie sezioni da ogni parte d’Italia e anche da alcuni paesi stranieri.

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JESI – Piazza Federico II 

Quest’anno il podio, per la sezione poesia in lingua italiana, è stato raggiunto da tre poeti pugliesi: al primo posto la foggiana Valeria D’Amico e a seguire Alessandro Lattarulo di Bari (2° posto) e Tina Ferreri Tiberio di San Ferdinando di Puglia (3° Posto). Il Premio Speciale “Trofeo Euterpe” è stato attribuito al poeta calabrese Angelo Canino con la poesia dialettale in acrese “Aleppo”. Per la sezione poesia in dialetto i vincitori assoluti sono risultati Luciano Gentiletti di Rocca Priora (Roma) al 1° posto; Giampaolo Ricci di Treia (Macerata) al 2° posto e Armando Maiolica di Trentola Ducenta (Caserta) al 3° posto. Per la sezione haiku: Eufemia Griffo di Settimo Milanese al 1° posto; Lorena Gino di Ventimiglia al 2° posto e Maria Laura Valente di Cesena al 3° posto. Per la sezione critica poetica il podio è stato raggiunto e conquistato da Lucia Bonanni di Scarperia/S. Piero a Sieve (Firenze) con un saggio dedicato agli scritti di Dino Campana; a seguire Raffaele Guadagnin di Feltre (Belluno) con un testo dal titolo “Carla e i Novissimi” (2° posto) mentre il 3° premio è stato conseguito da Maria Grazia Ferraris di Gavirate (Varese) con un approfondimento su una poesia di Marina Cvetaeva.

La Commissione di Giuria, presieduta da Susanna Polimanti, era composta da esponenti del panorama culturale italiano contemporaneo: poeti, scrittori, recensionisti e saggisti ed era così formata: Michela Zanarella, Valentina Meloni, Alessandra Prospero, Emanuele Marcuccio, Stefano Baldinu, Giuseppe Guidolin, Vincenzo Monfregola, Antonio Melillo, Francesco Martillotto.

Le Associazioni culturali “Le Ragunanze” di Roma, “Centro Insieme Onlus” di Napoli e “Verbumlandi-art” di Galatone (Lecce), che intrattengono rapporti di amicizia e collaborazione con la Associazione Culturale Euterpe, organizzatrice del Premio, hanno gentilmente fornito delle targhe quali Premi Speciali che sono andati rispettivamente ai poeti Massimo Vito Massa di Bari (Premio Speciale “Le Ragunanze”), Fabiano Braccini di Milano (Premio Speciale “Centro Insieme”) e Gaetano Catalani di Ardore Marina – RC (Premio Speciale “Verbumlandi-art”). La Presidente di Giuria, Susanna Polimanti, ha inoltre inteso conferire alla poetessa savonese Rita Muscardin, autrice della lirica “Ha mani invisibili la morte”, il Premio Speciale del Presidente di Giuria.

Come da tradizione il Premio ha deciso di conferire i Premi Speciali “Alla Memoria” a due intellettuali rimarchevoli della scena poetica italiana del Secolo scorso. Quest’anno tali riconoscimenti andranno alla poetessa popolare messinese Maria Costa (1926-2016) e al poeta, giornalista ed editore milanese Alessandro Miano (1920-1994).

Durante la cerimonia la poetessa Costa verrà ricordata anche per mezzo della proiezione video del documentario sulla sua vicenda umana e letteraria “Come le onde” realizzato alcuni anni fa dal giovane regista siciliano Fabio Schifilliti e dalla lettura di alcuni suoi versi nel dialetto originario da parte di Vincenzo Prediletto. Il Presidente Spurio così ha motivato alla Stampa la decisione di tale attribuzione di un Premio alla sua Memoria: “Un riconoscimento sentito e doveroso a una voce distinta e corale, che ha parlato delle tradizioni mitiche e popolari della gente di Messina descrivendone con immensità il fare pratico, la vita di mare e un’età ancorata a modelli di vita ormai lontani ma che si ha necessità di ricordare e rivivere. La voce della Costa ha vergato pagine di autenticità lirica consegnando a noi tutti un testamento di memorie che debbono essere conservate con rispetto e orgoglio”.

A rappresentare la figura dell’editore Alessandro Miano, al quale verrà conferito l’altro Premio Speciale “Alla Memoria”, sarà, invece, il nipote Michele che ha abbracciato la densa eredità artistica del suo avo. Su questa ulteriore decisione della Giuria il Presidente Spurio così ha argomentato: “L’ambito riconoscimento attribuito ad Alessandro Miano a distanza di vari anni dalla sua dipartita è elemento necessario per riscoprire un importante e instancabile promotore culturale che, in aggiunta alla seria e puntuale attività giornalistica, diede la possibilità di venir fuori, per mezzo della rivista “Il Davide” alcuni intellettuali che negli anni successivi si sarebbero imposti. Due nomi sono più che sufficienti: Pier Paolo Pasolini e Leonardo Sciascia”.

Con particolare onore e orgoglio dell’intera Associazione e organizzazione del Premio, al noto poeta, scrittore, critico letterario e d’arte Dante Maffia verrà attribuito il massimo riconoscimento nella forma del Premio Speciale “Alla Carriera”. Originario della Calabria, Maffia vive e lavora da tanti anni nella Capitale dove venne scoperto poeticamente da Aldo Palazzeschi. Nel corso degli anni le sue pubblicazioni poetiche, narrative e saggistiche si sono susseguite, tutte con ampio apprezzamento di critica e di pubblico. Su di lui hanno scritto i maggiori intellettuali italiani e stranieri tra cui Mario Praz, Italo Calvino, Mario Vargas Llosa, Giorgio Caproni, Tullio De Mauro, Claudio Magris, Maria Luisa Spaziani, Dacia Maraini, Mario Luzi, etc. Vincitore dei maggiori premi letterari nazionali e internazionali, ha ricevuto riconoscimenti anche da parte della Presidenza della Repubblica; numerosissime le monografie e le tesi di laurea sulla sua attività letteraria.

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Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327-5914963

In ricordo di P.P. Pasolini: evento multidisciplinare a Roma giovedì 2 novembre alla libreria “I Trapezisti”

A cura di Lorenzo Spurio

Di Pier Paolo Pasolini si sono dette nel corso della storia molte cose. Alcune più o meno confacenti alla sua condotta, altre profondamente perplesse verso la sua componente umana, molte altre pretestuose, illogiche, azzardate, che non hanno permesso, però, di infangare completamente la sua figura. Da intellettuale disorganico a contestatore, poeta sociale che fece proprio il dramma dell’esistenza disagiata, a romanziere impegnato nel fornire gli squarci più abietti e perversi di un mondo di borgata dove la delinquenza e la gioventù inacerbita hanno contraddistinto le sue pagine più famose. Lo ricordiamo anche per i sagaci interventi critici, per il temperamento non sempre accogliente e più spesso scostante, per la critica spietata e originalissima, per la curiosità d’immagine e la profondità d’intelletto.

Qualsivoglia manuale di storia della letteratura italiana troverà difficoltà nel trovare la giusta collocazione per Pier Paolo Pasolini che per tematiche, influssi, formule espressive, frequentazioni di ambienti, collaborazioni culturali, ha rappresentato un artista indefinibile, impossibile da relegare in etichette, definizioni, esperienze generazionali, scuole o quant’altro. Una poliedricità di stili e contenuti innervati su una vista disincantata e ottenebrata della società pervasa da un delirio etico dove l’ideologia che sorregge i percorsi di costruzione del suo “fare letteratura” è abbastanza palese e riconoscibile tanto da aver dovuto subire nel corso della sua vita una potente campagna denigratoria e censoria, ostacolandone i messaggi e i contenuti ritenuti lontani dal senso di sana moralità.

Imprevedibile e infuocato come quando nella poesia dedicata all’episodio della battaglia di Valle Giulia, ideologicamente si associa alla presenza armata delle forze dell’ordine piuttosto che solidarizzare con i rivoltosi di sinistra; sadico e impetuoso, nella versione rivista delle 120 Giornate di Sodoma dove, da sempre interessato alla storia, introduce la presenza dei militari fascisti; popolare ed autentico nella scrittura in vernacolo, quello friulano di Casarsa prima e il romano poi, amante del linguaggio popolare.

Lo ricordiamo come regista nelle varie produzioni cinematografiche che hanno segnato distintamente la scena italiana: da Mamma Roma a La Ricotta  senza dimenticare, tra le altre, la pellicola Teorema dalla trama in sé asciutta e piatta, ricca di nevralgiche situazioni morbose, pericolose per la società lasciando intendere quanto le sfere del sesso e del potere (tanto care anche a Moravia, ma in forma assai diversa) potessero rappresentare degli aghi di bilancia di un mondo che, velocemente, cambia sotto ai nostri occhi.

Pasolini sapeva leggere la società e denunciare, anticipare con lucidità e servirsi della memoria storica nel farsi indisturbato assertore di un pensiero fondato sulla libertà dei contenuti e dei costumi. Se la sua morte resta ancora un mistero, possiamo credere che l’estrema fiducia verso gli altri –da amante dell’uomo in senso stretto- sia stata la vera ragione che gli ha giocato uno scherzo.

A noi scrittori e poeti, amanti della cultura e ricercatori del vero non resta, allora, che parlare di lui, affondando con profondità e rispetto nei suoi tanti versi e righi lasciati. Non per comprendere la sua fine, ma il suo messaggio. Che è quello di un uomo forte che vibra e scalpita per poter essere ascoltato. Oggi ci onora sapere di aver potuto aggiungere un nuovo mattone al vasto muro della lotta all’oblio, in ascesa verso una più profonda conoscenza.

Giovedì 2 novembre a Roma si terrà una serata dedicata al celebre Pier Paolo Pasolini nell’occasione dell’anniversario della sua dolorosa e mai chiarita morte. L’iniziativa, promossa dal Comitato di Quartiere “Monteverde nuovo”, si svolgerà presso la Libreria “I Trapezisti” di Roma (Via Laura Mantegazza 37) e avrà inizio alle ore 17:30. 

Ricco il programma per ricordare il celebre intellettuale italiano. La scrittrice Lucia Capitolo avrà l’occasione di parlare del suo libro “Pier Paolo Pasolini. Un giorno nei secoli tornerà aprile”, volume che ripercorre le tappe più significative del percorso artistico e professionale dell’artista, insieme a Sandro Bonvissuto.

cover pasolini-page-001 (1)La poetessa Michela Zanarella, Presidente della APS “Le Ragunanze” di Roma,  presenterà l’antologia di autori vari curata assieme al poeta e scrittore marchigiano Lorenzo Spurio l’anno scorso nell’amara ricorrenza dei quarant’anni dalla morte del celebre intellettuale. Il volume, dal titolo “Pier Paolo Pasolini: il poeta civile delle borgate” venne pubblicato da PoetiKanten Edizioni di Firenze e tra i vari contributi figurano una nota critica della poetessa palermitana Francesca Luzzio in apertura quale prefazione e poesie di Dante Maffia, Corrado Calabrò, Mariella Bettarini, Antonio Spagnuolo, Nazario Pardini, saggi di Francesco Martillotto e Giuseppe Napolitano.

Sempre durante la serata in memoria a Pasolini l’eclettico artista Silvio Parello nonché profondo conoscitore e amico dell’autore, racconterà alcuni fatti e aneddoti riferiti al libro “Ragazzi di vita”.

A completare il nutrito pomeriggio si svolgerà la proiezione  del filmato “Il cinema di Pier Paolo Pasolini – La filmografia completa attraverso trailer e scene” il cui montaggio è stato curato da Sandro Tornabene.

L’evento, liberamente aperto al pubblico, si chiuderà con un aperitivo offerto dagli organizzatori. 

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Poesia marchigiana al femminile: gli incontri con Michela Tombi, Jessica Vesprini e Rita Marchegiani

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Con piacere segnalo alcuni degli eventi culturali che nei prossimi giorni interesseranno alcune voci poetiche al femminile della nostra amata Regione che proporranno al pubblico le loro recenti pubblicazioni.

Sabato 21 ottobre alle ore 17:00 presso la Sala Conferenze della Biblioteca Diocesana “Cardinale Petrucci” di Jesi (AN) verrà presentato il libro “Dentro il mio vento” della poetessa pesarese Michela Tombi. Altra valida poetessa delle Marche settentrionali che approda alla Diocesana di Jesi al ciclo di eventi “Incontri con l’autore” della Associazione Culturale Euterpe di Jesi dopo la presentazione di “Il canto di Cecilia e altre poesie” della poetessa pesarese Laura Corraducci (tenutasi lo scorso 7 ottobre). La nuova opera della Tombi si apre con una nota critica di Lorenzo Spurio posta quale prefazione nella quale traccia il percorso poetico della Tombi iscrivendolo a ragione all’interno dell’ampio scenario poetico marchigiano sottolineandone alcuni caratteri precipui al sentimento di marchigianità di antogniniana memoria. Poesia incantata e nutrita di lucore silvano, quella della Tombi, con versi che si metamorfizzano nell’ambiente naturale e di essi respirano: leggiadra ninfa e amazzone pacifica, la poesia della Tombi è canto d’anima, effluvio inarrestabile di sentimenti in cui è l’empatia con il mezzo vegetale a individuarsi distintamente. Poetessa degli alberi, ma anche della campagna e del mare, di quegli ecosistemi a lei familiari che caratterizzano indelebilmente la nostra terra di provincia che è capace di esaltare con orgoglio. Pennellate variopinte di una natura che non è scenario silente delle sole azioni dell’uomo ma attenta scrutatrice, amica sodale, presenza tacita ma confortante. Nel volume è anche presente una breve nota del poeta di Sassoferrato Antonio Cerquarelli, accademico, pluripremiato e autore di “Un fremito di verdeluna”.

 

 

L’autrice è nata a Pesaro nel 1973, città nella quale vive e lavora. Prima di dare alle stampe “Dentro il mio vento” ha pubblicato le raccolte poetiche (auto-prodotte): “Dedica al mistero” (2013), “Lo scrigno dell’anima” (2014) e “Con gli occhi della luna” (2015). Suoi testi sono presenti in volumi antologici tra cui “L’amore al tempo dell’integrazione” (a cura di L.Spurio, S.Vignaroli e A.Montali) curato dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi nel 2016 a sostegno dell’Istituto Oncologico Marchigiano (IOM).

All’evento, organizzato dalla Ass. Culturale Euterpe di Jesi e Patrocinato dal Comune di Jesi e dalla Provincia di Ancona, parteciperanno il poeta senigalliese Elvio Angeletti e il collaboratore della rivista di letteratura “Euterpe” Stefano Bardi. Il critico letterario prof. Vincenzo Prediletto rivolgerà un’intervista all’autrice relativamente alla sua predisposizione poetica e alle tematiche da lei normalmente poste al centro della sua attenzione.

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Domenica 22 ottobre alle ore 17:30 presso la Biblioteca Comunale di Urbisaglia (MC) si terrà la presentazione al pubblico della raccolta di componimenti poetici di Jessica Vesprini dal titolo “De-Sidus”. L’evento, organizzato dalla locale Associazione Culturale Socialmente con il patrocinio del Comune di Urbisaglia, vedrà la partecipazione del prof. Alberto Scocco nel ruolo di moderatore.

Jessica Vesprini è nata a Fermo nel 1975, vive a Civitanova Marche (MC). Ha collaborato con la rivista “UT” e recentemente la sua poesia “Mezzavalle” è stata selezionata per l’antologia benefica “Adriatico. Emozioni d’onde e sentimenti” della Associazione Culturale Euterpe di Jesi (curata da S.Vignaroli, L.Spurio e B.Trivak) di prossima pubblicazione.

Il volume della Vesprini è dotato di un apparato critico del dott. Ubaldo Sagripanti, noto psichiatra civitanovese nonché scrittore, pittore e membro della Associazione Dantesca di Civitanova Marche. In esso si legge: “È un’opera impregnata di desiderio e inevitabilmente di mancanza in cui l’incontro, la ricerca e la perdita di Amore sono offerti con immediatezza fotografica autentica, appassionata e vissuta senza sconti. Ognuno dei componimenti illumina un preciso istante di tempo attraversato e che attraversa, di quella presenza a sé stessi che si fa poesia nel momento in cui, la parola che si è imposta all’autrice, viene restituita e trasformata nel segno irreversibile di quel tempo fatto di attimi che è l’unica porta del mistero nudo, sensuale e purissimo della vita che a ognuno di noi è dato di vivere, se lo scegliamo, una parte più e meno altrove”.

Quella della Vesprini è una poesia d’amore e di lontananze, di complicità perdute e di ricordi, che riflette e ha a che vedere con la solitudine imperniata sulla lacerante considerazione che spesso “non basta l’amore/ per avere ragione”; il linguaggio sembra piano e modellato su scelte lessicali non particolarmente elaborate, sebbene non di rado facciano capolino espressioni cariche di criticità, allarme sociale e foschi pensieri come quando, nella poesia “Vita”, parla di un tempo in cui “l’amore gioca con lo stupro”.

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Sabato 28 ottobre alle ore 17:30 presso il Palazzo dei Priori di Montecassiano (MC) si terrà la presentazione del nuovo libro di poesie di Rita Marchegiani intitolato “Gli anni dell’incanto”. Libro dedicato ai ricordi di un’età passata eppure ancora così presenti e vividi nel presente della Nostra: l’esile raccolta poetica è una summa di episodi che, pur nella loro ritualità, hanno rappresentato inscindibili momenti che hanno scritto la vicenda umana della poetessa. Si riflette su ciò che è passato e su ciò che il tempo ha tramutato. La resa finale non è negativa seppur gravata da densa malinconia e da strali di una sofferenza lucida. Rincorrono le immagini pluri-semantiche del silenzio, dell’incanto perduto, della lontananza e del sentire l’assenza.

Rita Marchegiani è nata a Montecassiano (MC) nel 1959. Si è laureata in Medicina e Chirurgia e svolge la professione di medico. Ha pubblicato i libri di poesia “I colori della vita” (1983), “La stagione dei desideri” (1998) e “Madeleine” (2004). È redattrice della testata libera di informazione «Ftnews» nella quale scrive per l’angolo del poeta. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la poesia e la narrativa in vari concorsi letterari.

La presentazione sarà condotta dai relatori prof.ssa Elvira Pensa del Politecnico di Milano nonché responsabile della casa editrice APE di Terni che ha pubblicato il libro e dal dott. Lorenzo Spurio, scrittore, poeta e critico letterario, Presidente della Ass. Culturale Euterpe. L’evento sarà arricchito dalla presenza dell’ospite Noemi Romiti (cantautrice); altri interventi verranno fatti dal prof. Maurizio Boldrini (Direttore del Minimo Teatro) e dal dott. Amerigo Sbriccoli (Presidente dell’Ordine dei Medici di Macerata). L’evento è organizzato dal Comune di Montecassiano con il patrocinio e sostegno dell’Associazione Nazionale Mutilati Invalidi di Guerra.

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“Global Carmina e altre poesie” di Marco Ausili. Alcune riflessioni di Stefano Bardi

Per le edizioni Italic Pequod di Ancona è recentemente uscito il volume Global carmina e altre poesie (prefazione di Lorenzo Spurio) di Marco Ausili, poeta anconetano classe 1988. Un’opera dall’intensa poeticità, che si esprime attraverso canti remeniscenziali, intimi, amorosi, e attraverso uno sperimentale del vernacolo anconetano.

Nella prima sezione, intitolata Lo spazio dell’Estate, c’è un chiaro riferimento all’estate pavesiana de La bella Estate. Stagione vista e concepita da Ausili come una reminiscenza dell’infanzia, proiettata interamente verso la ricerca del nostro pensiero felice. Una stagione che simboleggia pure la dipartita e la resurrezione, come esseri purificati e dotati di uno spirito candido, che ode melodici ed elegiaci canti. Un’estate vista anche come un passaggio storico attraverso il quale ritorniamo indietro nel tempo all’Ancona dei pescatori, vedendo la città marittima di una volta. Ausili sviluppa il tema dell’estate, ma anche quello del mare in chiave religiosa, essendo esso paragonato a Dio.

global carminaNella seconda sezione, intitolata La paura della vita, sono due i temi sviluppati dalle ulteriori sottosezioni Le familiari e Discorsi d’amore. Nella prima sottosezione l’autore ci porta dentro un mondo intimo e autobiografico, avvolgendoci così con il calore e l’affetto della sua famiglia trasformandoci di conseguenza in suoi fratelli e sorelle. Accanto al tema del calore intimo c’è anche quello della dipartita, vista come paura, ma anche come nostra sorella. Nella seconda sottosezione l’Ausili tratta il tema dell’amore, da lui visto e concepito come qualcosa di divino. Un sentimento in cui la donna amata dal poeta anconetano si trasforma in una creatura ancestrale, dallo spirito oscuro e stregante, dallo sguardo purificatorio. Anche in questa seconda sottosezione c’è l’immagine della dipartita con la sua falce mietitrice, che adombra intensamente e pesantemente l’amore. Una dipartita dallo sguardo demoniaco, dalle carni scheletriche, ma allo stesso tempo dal cuore colmo di luminosità, che lascia nello spirito del poeta, solo e unicamente dolci reminiscenze e luminosi fantasmi, riguardanti la donna da lui amata.

Passiamo ora alla terza sezione composta dal poema Global carmina. Si tratta di un poema diviso in sette canzoni in cui si liricizza l’odierna società multietnica, con particolare attenzione anche alla contaminazione linguistica. Canti sotto forma di poema che potrebbero permettere una correlazione ad alcuni riferimenti letterari. Il primo rimando è il poeta Edoardo Sanguineti con la sua opera Mikrokosmos. Come l’opera sanguinetiana, anche il poema ausiliano è colmo di colloqui etici e spirituali, di opportunità, di emozioni, e di ritmi costruiti seguendo le nozioni per creare un videoclip. Il secondo riferimento riguarda, invece, un genere moderno e molto in voga nelle nuove generazioni: il rap. Leggendo Ausili mi è venuto in mente la musica di Fabri Fibra.

Conclude l’opera la sezione Sentieri ininterrotti, composta da cinque canzoni. Canzoni esistenziali ma sotto forma di tracce anzi di frammenti che tratteggiano esistenze auliche, reminiscenziali, agitate, luminose e guerriere. Frammenti che assomigliano alle opere “senza fine” e “senza corpo” dello scultore, pittore e incisore Alberto Giacometti. Come le opere di questo artista, anche le canzoni di Ausili sono volutamente iniziate, poiché così facendo aspetta al lettore completare le ombre e le membra di queste poesie. Canzoni che provengono dal suo cuore, al quale però non è riuscito a dare una voce completa, producendo così canzoni mute che si perdono nel cosmo.

     Con il recupero del vernacolo anconetano, da Ausili riadattato, si recupera quella grande tradizione che diede il via alla letteratura tutta, ovvero, la letteratura orale. Il suo dialetto è quella lingua sentita e subito riportata sulla pagina. Un vernacolo che ha anche un preciso scopo sociale, ovvero quello della salvaguardia linguistica.

STEFANO BARDI  

 

Non ha campo di finibilità! Auto-conversazione in merito agli “Assiomi dell’infinità” del rumeno Dumitru Galesanu

Non ha campo di finibilità! Auto-conversazione in merito agli Assiomi dell’infinità del rumeno Dumitru Galesanu

di Lorenzo Spurio  

Apprezzabili gli intenti e lodevoli i messaggi di Dumitru Galesanu nelle sue recenti pubblicazioni poetiche che gentilmente mi ha donato. In questi mastodontici libri curati con perfetta perizia nella veste grafica le liriche del Nostro vengono proposte in doppia lingua, forse per ambire a un pubblico potenzialmente più ampio. Non solo la sua lingua madre, che ben conosce, ma anche la lingua italiana, che fu di Dante, Boccaccio e tanti altri letterati che la padroneggiarono donandoci opere di indubbio interesse.

Una precisazione, pur limitata e veloce, va pur fatta sulla questione della lingua, vale a dire che, l’italiano e il rumeno, pur essendo idiomi che discendono dallo stesso ceppo delle lingue romanze o neo-latine hanno una strutturazione e un lessico – com’è ovvio – profondamente diversi. Molto di più rispetto a ciò che non accade ad esempio tra l’italiano e lo spagnolo o, ancora, tra il francese e il catalano. Si tratta di osservazioni in sé banali la cui conoscenza è di dominio pubblico ma che possono essere utili per introdurre un tema assai nevralgico che nella nostra contemporaneità dovrebbe essere tenuto di maggior conto, vale a dire la questione della traduzione.

Il tradurre un testo da una lingua all’altra, vale a dire restituirne in più idiomi lo stesso senso, significato, forza, traslato e impeto nonché tensione umana non è una cosa semplice. Non lo è perché la traduzione è un procedimento che implica in primis una profonda padronanza della propria lingua, poi una buona conoscenza dell’altra ma anche un’acuta capacità di saper traslare efficacemente ciò che sulla pagina non è scritto né direttamente visibile. Ciò è importante per evitare di avere traduzioni in sé affrettate e approssimative, leggermente staccate dall’originale, forzate, divaricanti o addirittura ingarbugliate perché incapaci di fugare dubbi e accrescere l’incomprensione del cauto lettore. Tutto ciò si complica ulteriormente in campo poetico dove la poesia non è solo il significato di ciò che è tipograficamente riportato sulla pagina ma anche l’arcano mistero che si cela tra i versi che esige un’attenta interpretazione.

Non conoscendo il rumeno non ho potuto raffrontare il testo tradotto in italiano con il suo originale in rumeno ed ho dovuto, pertanto, affidarmi alla traduzione nella mia lingua. Ho scoperto così liriche dall’andamento spesso discorsivo, abbastanza lunghe dalla conformazione visiva spesso piacevole. Testi poetici talora a forma d’albero, altre volte a forma di qualche uccello con le ali spiegate. Certo ci vuole fantasia nel vedere nell’indefinito un qualcosa, ma la nostra mente che lavora per associazioni di immagini non fa difficoltà a costruire il reale a partire anche dall’incorporeo. Fenomeni di pareidolia molto interessanti.

Assiomi-dell_infinità-c1-4-300x200@2xContenutisticamente ho ravvisato nelle liriche di Dumitru Galesanu una certa attenzione e predisposizione verso una riflessione dotta in merito alla coscienza (microcosmo) e del mondo in senso ampio (macrocosmo) con riferimenti alla filosofia, all’ontologia, alla cosmologia e, ancora, all’esistenzialismo. Liriche con le quali il Nostro indaga e considera, riflette, equipara, si domanda, ricerca e interpella il mondo. Terminologie comuni tratte anche dalla matematica dove archetipi, corollari, strategie e formule non mancano. Senz’altro un’operazione riservata, quella di Galesanu, con la quale ci offre il frutto di una personalissima investigazione del mondo e delle sue dense incomprensioni, spingendosi verso una lettura che non ha remore nell’affrontare anche l’impossibile. Versi che si stagliano come nuvole difficili da prendere e che pure hanno una loro collocazione fissa, seppur mutevole e cangiante.

Nerbo costitutivo del poetare di Dimitru Galesanu è il tempo, tema nevralgico di ciascun osservatore della realtà; il poeta lo considera più spesso nella sua dimensione futura, delle possibilità e dell’incognito piuttosto che in quella del passato del ricordo e degli eventi già vissuti. Non mancano domande di portata titanica come “Perché siamo qui?” una sorta di creazione del trascendente in abiti concreti.

Si parla di spazio, di possibilità, di futuro, di scelte, di ciò che verrà, dei segni e delle traiettorie, di numeri e formule, di percorsi che si intravvedono, di impercettibili forme nonché di esseri celesti, ma su tutto domina una tendenza pervicacemente ossessiva a perlustrare ciò che effettivamente non c’è, perché non si vede. Un dialogo con l’Assoluto e un raffronto con gli stati di materia più labili e inconsistenti. Perché è questa la natura dell’uomo che, come una meteora, presto perde la luce. Ecco allora in cosa consiste l’assioma: non è un principio saldo e inderogabile che non ha bisogno di riprova empirica per sussistere, ma un mare magnum indistinto e disturbante: esso non fornisce una risposta efficace e valida ai nostri quesiti, perché le sue variabili hanno forma ed estensione in uno spazio/tempo che non ha campo di finibilità.

Lorenzo Spurio

Jesi, 10-10-2017

Il miele nella letteratura. A Jesi una conferenza con degustazione finale promossa dalla Ass. Euterpe

“Sapori tra le righe”: conferenza sul miele nella letteratura e nella produzione: il 15 ottobre a Jesi

 

bees-18192_960_720L’Associazione Culturale Euterpe di Jesi ha dato vita al progetto culturale “Sapori tra le righe” che è stato inserito all’interno di “Weekend d’autunno”, programma di iniziative promosse dal Comune di Jesi per l’autunno 2017. “Sapori tra le righe”, che si realizzerà in due date separate, promuoverà incontri dedicati alla conoscenza di alcuni alimenti molto comuni della nostra dieta alimentare quali il miele e l’olio che verranno presentati, approfonditi e discussi sotto un profilo letterario e non.

L’intero ciclo di eventi è patrocinato dal Comune di Jesi, dalla Provincia di Ancona e dall’Università degli Studi di Perugia e dall’Università Politecnica delle Marche.

Il primo appuntamento si terrà il 15 ottobre alle ore 17:30 presso la Chiesa di San Bernardo / Museo della Stampa (SAS) in Via Valle e sarà dedicato a riscoprire il miele, tra letteratura e produzione. L’apertura sarà affidata alla calda voce della poetessa pesarese Michela Tombi, autrice della recente silloge Dentro il mio vento, con la recitazione di alcune liriche di poeti consacrati agli altari inerenti all’alimento di riferimento.

 

Il programma della pomeriggio letterario vedrà il seguente programma.

La professoressa Rosa Elisa Giangoia interverrà su “La poesia del miele: da Virgilio ai contemporanei” e nel suo discorso prenderà in considerazione anche l’antica metafora che vede riflessa nel miele l’intertestualità letteraria, creando una vera e propria nuova poetica con la docta veritas di Angelo Poliziano per preludere alla scuola formalista russa e alla critica semiologica.

Rosa Elisa Giangoia ha insegnato Materie letterarie nei licei, svolgendo contemporaneamente un’intensa attività di ricerca didattica e di promozione culturale. Si si occupa di critica letteraria, come componente delle redazione prima della rivista “SATURA”, ora di “XENIA” e collaborando a diverse altre riviste letterarie. Ha redatto manuali scolatici tra cui un’edizione delle Bucoliche di Virgilio con annotazioni in latino. Ha pubblicato romanzi (In compagnia del pensiero, 1994; Fiori di seta, 1998; Il miraggio di Paganini, 2005), testi teatrali (Margaritae animae ascensio 2014), saggi critici (Appunti di poesia, 2011), sillogi poetiche (Agiografie floreali, 2004; Sequenza di dolore, 2010; La vita restante 2014) e altri vari testi, tra cui un saggio di gastronomia letteraria (A convito con Dante, 2006).

La professoressa Annalisa Volpone (Università degli Studi di Perugia) relazionerà attorno al tema indicato “My dear honey: miele e scrittura in Virginia Woolf” sottolineando come nella scrittrice modernista il miele funga letteralmente da collante tra vita quotidiana e scrittura creativa ed è al contempo vettore mnemonico dell’infanzia.

Annalisa Volpone è professore associato presso il Dipartimento di Lettere dell’Università degli Studi di Perugina. È condirettore del CEMS (Centre for European Modernism Studies, un centro internazionale che si occupa di modernismo  europeo in prospettiva interdisciplinare); la sua ricerca si concentra prevalentemente sul modernismo. Ha pubblicato diffusamente su James Joyce, Virginia Woolf e Vladimir Nabokov e sui rapporti tra romanticismo e medicina. Attualmente sta lavorando a una monografia su William Blake e le contemporanee scienze della mente.

L’intervento artistico, dal titolo “Una dolce scoperta: miele e api nella storia dell’arte”, sarà gestito da Caterina Luzi nel quale accennerà all’ape nei bestiari medievali per arrivare, nei secoli successivi, all’utilizzo dell’ape come iconografia nei blasoni nobiliari e altro ancora.

Caterina Luzi si è laureata in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. Si occupa di didattica museale, organizzazione eventi e visite guidate presso la Pinacoteca Civica di Jesi. In passato ha tenuto lezioni di Storia dell’Arte dal titolo “L’amore tra arte e poesia”.

L’intervento tecnico, “Il miele, questo sconosciuto”, sarà curato da Alvaro Caramanti (Presidente del Consorzio Apistico Obbligatorio Provinciale di Macerata) che parlerà della diversità dei mieli, delle loro caratteristiche fisiche, dando altresì alcuni suggerimenti da tener presente nell’atto di acquisto di questo prodotto.

La conclusione dell’evento vedrà una degustazione di prodotti dell’Azienda Cocciarini Sergio.

Il secondo appuntamento di “Sapori tra le righe” si terrà il 12 novembre alla Galleria degli Stucchi di Palazzo Pianetti di Jesi e sarà dedicata all’alimento olio.

La partecipazione all’iniziativa culturale è gratuita. La S.V. è invitata a prendere parte.

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327 5914963

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A Fabriano un incontro per ricordare lo scrittore generazionale Pier Vittorio Tondelli

A Fabriano un incontro per ricordare lo scrittore emiliano a 25 anni dalla morte

Sabato 14 ottobre alle ore 17 presso la Sala “D. Pilati” della Biblioteca Multimediale “R. Sassi” di Fabriano si terrà una conferenza a cura dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi tesa a ricordare lo scrittore generazionale emiliano Pier Vittorio Tondelli a venticinque anni dalla sua morte. Aprirà l’evento lo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio (Presidente della Ass. Euterpe) con un saluto d’apertura e un breve intervento introduttivo.

Pier_Vittorio_TondelliPier Vittorio Tondelli (Correggio, 1955 – Reggio Emilia, 1991) personaggio controverso e dibattuto della scena culturale degli anni ‘70/’80: ritenuto maledetto e degenerato, per le tematiche che presentavano i caratteri di un morbo endemico, dunque pericoloso, è stato riscoperto e riletto solo recentemente, a distanza dalla sua morte, permettendo un congruo inserimento nella scena sociale del periodo in cui visse di cui si contraddistinse per eccentricità e grande fame di vita. Il suo primo libro, “Altri Libertini” (1980), ben presto un must del momento tra i giovanissimi, venne accolto con fastidio e riprovazione dall’opinione pubblica d’impostazione conservatrice, difatti la pubblicazione venne di fatto sequestrata perché contenente materiale osceno. Tra le sue altre opere i romanzi “Pao-Pao” (1982), “Rimini” (1985), “Biglietti agli amici” (1987), “Camere separate” (1989) e le raccolta di saggi “L’abbandono” (1981) e “Un weekend postmoderno” (1990).

Lo scrittore e studioso Enos Rota, che fu amico dello stesso Tondelli, ne parlerà al pubblico tracciando la complessità della sua figura umana e letteraria fornendo un puntuale inserimento nel contesto sociale in cui visse. Rota tratteggerà la storia dello scrittore di Correggio passando dal successo letterario, al suo rapporto con i lettori e la sua scrittura emotiva, calda e avvolgente, finanche le controversie, le critiche suscitate. Lo studioso parlerà di questo e altro proponendo un percorso ravvicinato e amicale nella storia difficile e così breve di Tondelli fornendo anche alcune tracce di lettura contenute nel volume di cui è autore, “Biglietti a un amico” (Edizioni Magellano, 2017) dedicato all’amico scomparso.

Stefano Bardi, collaboratore della rivista di letteratura online “Euterpe” con saggi e critiche letterarie, interverrà ponendo un approfondimento in merito all’attività editorialista di Tondelli e in particolare sulla curatela in tre volumi da lui prodotta del noto progetto under 25 “Giovani Blues-Belli & Perversi-Papergang” con il quale si proponeva la valorizzazione di giovani esordienti. Lo stesso Bardi poco tempo fa ha dedicato allo scrittore di Correggio un approfondimento sull’attività letteraria di Tondelli dal titolo “Omosessualità e transessualità. L’amore è sempre amore: Pier Vittorio Tondelli” pubblicato sul numero 18 della rivista “Euterpe” (Gennaio 2016).

Durante l’intero evento verranno proiettate immagini inerenti a Pier Vittorio Tondelli: la sua vita, le amicizie, le sue frequentazioni, tanto letterarie che non, da averne permesso la costruzione di una sorta di mito generazionale, in parte impolverato e che è doveroso ricordare adeguatamente, avendo dettato pagine importanti della letteratura italiana contemporanea.

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327 5914963

 

Biblioteca Multimediale R. Sassi

info@bibliotecafabriano.it

Tel. 0732 709390

 

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“Ingólf Arnarson” di Emanuele Marcuccio. Commento di lettura di Giorgia Catalano

Ingólf Arnarson – Dramma epico in versi liberi. Un Prologo e cinque atti

di Emanuele Marcuccio – Le Mezzelane Editore, 2017

Recensione di Giorgia Catalano

Islanda. Terra da noi distante, incuriosisce il nostro autore, lo appassiona per i gradevoli scenari che offre Madre Natura. E la mente vaga, viaggia lontano fino ad immaginare una storia – con i suoi intrecci e con i suoi risvolti – anche lei, distante nel tempo.

ingolfur-arnarson-arturas-slapsys.jpgDopo molti anni di lavoro, attento studio, meticolosa ricerca e di cura per i dettagli, Emanuele Marcuccio porta a compimento un sogno: la pubblicazione di un’opera d’arte – non a caso la definisco in questo modo – da lui fortemente voluta.

Ogni scena descritta è un richiamo visivo che accompagna il lettore ad immaginare un palcoscenico su cui i protagonisti dell’opera si alternano con i propri sentimenti, paure, insicurezze; sempre, però, con la forza descrittiva, impressa dal nostro autore.

Ogni personaggio, infatti, è caratterizzato da un determinante e forte senso di identità, da un carattere ben preciso che contribuisce a creare, intorno al lettore, l’atmosfera giusta che gli consente, idealmente, di vivere, in prima persona, questa storia.

Il linguaggio, legato alla poesia – questa è la natura dell’autore, noto poeta e critico letterario – spazia tra diversi registri, mantenendo grande fluidità di espressione; questo dà ampio respiro alla lettura ed interpretazione del contenuto e permette a chi decide di intraprendere questo meraviglioso viaggio, attraverso gli scenari di un lontano paesaggio elaborato e descritto con dovizia di particolari, di calarsi in una dimensione fuori dal nostro ordinario, capace di emozionare.

GIORGIA CATALANO

Torino, 9 settembre 2017

“Non con i tuoi occhi”. Spettacolo multimediale di immagini, video, letture sabato 7 ottobre a Pesaro

 

Sabato 7 ottobre ore 19.00

‘Sala degli Specchi’

Alexander Museum Palace

Viale Trieste 20 – PESARO

Lorenzo Uccellini, fotografo nativo di Pesaro con un dignitoso curriculum internazionale, e con la preziosa collaborazione della poetessa Laura Margherita Volante e della musicista Emanuela Belmonte, presenta in una unica data per la città di Pesaro la nuova serie fotografica editoriale denominata WOT.

WOT è un contenitore di idee e progetti che nasce con l’intento di ospitare e produrre meritevoli fotografi e artisti di altre discipline provenienti dall’Italia e da altri Paesi, gettando le basi per la creazione di un interscambio culturale in collaborazione con le moltitudini di progetti simili sparsi per il mondo che, connessi tra loro, possono contribuire a fornire ai vari autori occasioni di visibilità in luoghi fisici e non solo nello spazio virtuale di internet.

Lorenzo Uccellini in questi prime tre libretti inaugurativi affronta due differenti tematiche.

In ‘Zero’ e ‘Early Bird[s] Memories’ torna sui suoi soggetti preferiti quali l’esplorazione di mondi interiori e immaginifici sviluppando, ancor più che in passato, una serrata serie di liriche che non fungono da semplici didascalie ma sono esse stesse fondanti per la narrazione e caratterizzazione dei soggetti, dei personaggi che, presi qua là dalle personali esperienze e memorie, danno vita a dei concept book che Lorenzo ama associare più a dei booklet musicali che a libri di fotografia tout court.

Ospite speciale in questi due volumi, Davide Filippini, fotografo pesarese stanziato a Tokyo, a cui Lorenzo ha qui affidato il compito di eseguire alcuni ritratti funzionali alla narrazione dell’opera.

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Il terzo volume, ‘ESSE’, è invece un umile omaggio di Uccellini ai Maestri del trascendentalismo americano con opere fotografiche in cui la bellezza della Natura nel suo aspetto più romantico e la porzione di Divinità in Essa intrinseca, costituisce il soggetto dell’opera.

Lorenzo Uccellini ha scelto di presentare quanto sopra creando un vero e proprio show multimediale in cui le immagini prenderanno vita in un video accattivante e arricchite dalle letture magistrali della sua amica e poetessa Laura Margherita Volante, da musiche mixate dallo stesso autore, da scenografie e dall’esplosione di profonde emozioni live che il suono del Sacro Tamburo Lakota è in grado di trasmettere nelle sapienti mani dell’artista musicista Emanuela Belmonte, ospite speciale della manifestazione che costituisce il primo appuntamento di un tour che dopo Pesaro proseguirà per altre mete tra le quali già confermata Milano in collaborazione con la poetessa Patrizia Gioia che, già nel 2000, presentò un lavoro editoriale di Lorenzo introdotto dal Prof. Arturo Schwarz.

<<Per me si tratta di una ennesima sfida nel cercare nuovi linguaggi per esprimere e trasmettere i miei racconti nei modi che di volta in volta il mio istinto mi porta a sperimentare. Di certo non sto inventando niente di nuovo, in senso generale, ma facendo ciò e pur prendendomi notevoli rischi sforando da quanto è l’ambito fotografico in senso stretto e a me più familiare –  con i suoi tempi, modi e luoghi designati –  mi metto continuamente in gioco e questo mi fa sentire sempre un assoluto principiante con tutta l’emozione che ne consegue. In ‘Non con i tuoi occhi’ avere accanto la mia amica Laura ed essere ospitato ‘in casa’ del Conte Alessandro Marcucci Pinoli, che con la sua dedizione alla divulgazione delle arti costituisce un vero esempio di moderno mecenatismo, mi rende particolarmente eccitato. Le conferme poi di nuove date in altre città mi trasmettono tutta la fiducia e il calore di chi da tanto tempo sostiene me e i miei progetti>>.

Contatti:

lorenzo@lorenzouccellini.com

Alexander Museum Palace: 0721 34441