“Global Carmina e altre poesie” di Marco Ausili. Alcune riflessioni di Stefano Bardi

Per le edizioni Italic Pequod di Ancona è recentemente uscito il volume Global carmina e altre poesie (prefazione di Lorenzo Spurio) di Marco Ausili, poeta anconetano classe 1988. Un’opera dall’intensa poeticità, che si esprime attraverso canti remeniscenziali, intimi, amorosi, e attraverso uno sperimentale del vernacolo anconetano.

Nella prima sezione, intitolata Lo spazio dell’Estate, c’è un chiaro riferimento all’estate pavesiana de La bella Estate. Stagione vista e concepita da Ausili come una reminiscenza dell’infanzia, proiettata interamente verso la ricerca del nostro pensiero felice. Una stagione che simboleggia pure la dipartita e la resurrezione, come esseri purificati e dotati di uno spirito candido, che ode melodici ed elegiaci canti. Un’estate vista anche come un passaggio storico attraverso il quale ritorniamo indietro nel tempo all’Ancona dei pescatori, vedendo la città marittima di una volta. Ausili sviluppa il tema dell’estate, ma anche quello del mare in chiave religiosa, essendo esso paragonato a Dio.

global carminaNella seconda sezione, intitolata La paura della vita, sono due i temi sviluppati dalle ulteriori sottosezioni Le familiari e Discorsi d’amore. Nella prima sottosezione l’autore ci porta dentro un mondo intimo e autobiografico, avvolgendoci così con il calore e l’affetto della sua famiglia trasformandoci di conseguenza in suoi fratelli e sorelle. Accanto al tema del calore intimo c’è anche quello della dipartita, vista come paura, ma anche come nostra sorella. Nella seconda sottosezione l’Ausili tratta il tema dell’amore, da lui visto e concepito come qualcosa di divino. Un sentimento in cui la donna amata dal poeta anconetano si trasforma in una creatura ancestrale, dallo spirito oscuro e stregante, dallo sguardo purificatorio. Anche in questa seconda sottosezione c’è l’immagine della dipartita con la sua falce mietitrice, che adombra intensamente e pesantemente l’amore. Una dipartita dallo sguardo demoniaco, dalle carni scheletriche, ma allo stesso tempo dal cuore colmo di luminosità, che lascia nello spirito del poeta, solo e unicamente dolci reminiscenze e luminosi fantasmi, riguardanti la donna da lui amata.

Passiamo ora alla terza sezione composta dal poema Global carmina. Si tratta di un poema diviso in sette canzoni in cui si liricizza l’odierna società multietnica, con particolare attenzione anche alla contaminazione linguistica. Canti sotto forma di poema che potrebbero permettere una correlazione ad alcuni riferimenti letterari. Il primo rimando è il poeta Edoardo Sanguineti con la sua opera Mikrokosmos. Come l’opera sanguinetiana, anche il poema ausiliano è colmo di colloqui etici e spirituali, di opportunità, di emozioni, e di ritmi costruiti seguendo le nozioni per creare un videoclip. Il secondo riferimento riguarda, invece, un genere moderno e molto in voga nelle nuove generazioni: il rap. Leggendo Ausili mi è venuto in mente la musica di Fabri Fibra.

Conclude l’opera la sezione Sentieri ininterrotti, composta da cinque canzoni. Canzoni esistenziali ma sotto forma di tracce anzi di frammenti che tratteggiano esistenze auliche, reminiscenziali, agitate, luminose e guerriere. Frammenti che assomigliano alle opere “senza fine” e “senza corpo” dello scultore, pittore e incisore Alberto Giacometti. Come le opere di questo artista, anche le canzoni di Ausili sono volutamente iniziate, poiché così facendo aspetta al lettore completare le ombre e le membra di queste poesie. Canzoni che provengono dal suo cuore, al quale però non è riuscito a dare una voce completa, producendo così canzoni mute che si perdono nel cosmo.

     Con il recupero del vernacolo anconetano, da Ausili riadattato, si recupera quella grande tradizione che diede il via alla letteratura tutta, ovvero, la letteratura orale. Il suo dialetto è quella lingua sentita e subito riportata sulla pagina. Un vernacolo che ha anche un preciso scopo sociale, ovvero quello della salvaguardia linguistica.

STEFANO BARDI  

 

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