Intervista a Gianni Mauro
a cura del Direttore Editoriale Emanuele Marcuccio
EM: Innanzitutto, io, tutto lo staff di Vetrina delle Emozioni e soprattutto la nostra cara presidente, Gioia Lomasti, ti ringraziamo per aver accettato di rilasciare questa intervista, in esclusiva per il nostro blog. Da quanto tempo scrivi, come è nato in te il desiderio di scrivere, quando hai scritto la tua prima poesia?
GM: Ho iniziato da ragazzo. Erano dei semplici esperimenti di come utilizzare le parole per dare immagini. Arthur Rimbaud diceva: «Le vocali sono colori, ed io disegnavo con le parole».
EM: Cos’è per te la poesia, cosa non deve mai mancare in una poesia in generale e nella tua in particolare?
GM: La poesia è musica. E l’elemento fondamentale della poesia è appunto il ritmo e la musicalità.
EM: Cosa non deve mai mancare nello scritto di uno scrittore?
GM: Non deve mai mancare l’anima.
EM: Dal punto di vista strettamente stilistico com’è il tuo poetare? Utilizzi la metrica o solo la rima, o nessuna delle due e perché?
GM: Utilizzo entrambe le forme per fare versi. Ma ritorno al discorso di prima, ci vuole emozione, musicalità, armonia.
EM: Quanto tempo impieghi per scrivere una poesia?
GM: Da un minuto ad un anno.
EM: Perché, secondo te, la poesia ha minor pubblico rispetto alla narrativa, tanto da esser considerata di nicchia? E perché uno scrittore sceglie di scrivere poesie?
GM: Diceva William Faulkner che la poesia è la forma più elevata, ma nel contempo più complicata per esprimere sensazioni, emozioni. Condensare in pochi o parecchi versi il senso della vita è difficilissimo. Il romanzo lascia più possibilità di dire e forse di farsi capire. Il pubblico non vuole sforzarsi molto ad approfondire per capire. La poesia ti costringe a fare sforzi interpretativi non semplici. Uno scrittore non scrive poesie, ci prova! Il che è completamente diverso. Scrivere una poesia non vuol dire mettere insieme delle parole. Vuol dire mettere su un foglio con forza e autenticità la disperazione o l’allegra nostalgia della propria anima.
EM: Preferisci scrivere a penna o al PC?
GM: Io da sempre scrivo tutto prima a penna e poi man mano trasferisco sul computer.
EM: Quali esperienze sono state per te più significative per la tua attività artistica e letteraria?
GM: Ho un background spaventoso di collaborazioni e confronti con i massimi artisti italiani, sia a livello teatrale che musicale. Ho fatto con loro (Rascel, Bramieri, Gabriella Ferri, Oreste Lionello, Pippo Franco, Gigi Proietti, Detto Mariano, Franco Migliacci, Piero Pintucci, Dino Verde e tanti altri) palestre estreme ed avendo già innato in me il senso dell’arte, mi hanno dato il valore aggiunto. Per quanto riguarda la letteratura, io sono un lettore attentissimo da circa 40 anni. A 16 anni leggevo Pirandello, Kafka, Pavese, Sartre. Leggo tutti i giorni almeno ottanta pagine. Vado da Schopenhauer a Faulkner, da Dino Campana a Gaudapada, da Dostoevskij ad Esenin.
EM: Come nasce in te l’ispirazione? Come organizzi il tuo scrivere, ci sono delle fasi?
GM: Chiesero a Pirandello come avesse fatto a scrivere tanti straordinari capolavori. Il maestro rispose: «Io? I capolavori? Non ne so nulla. Io mi siedo alla scrivania, e mi limito ad appoggiare la penna su un foglio bianco, poi mi estraneo».
EM: Sei autore di due raccolte di poesie, ce ne vuoi parlare?
GM: Sono dei Divertissement. Io in realtà sono da trenta anni un autore di canzoni malinconiche od ironiche. Collaboro spesso come autore con Proietti, Arbore e tanti altri. Avevo nel cassetto tante cose scritte e mi hanno proposto di pubblicarle. Erano tante emozioni in versi. Le case editrici sanno che sono ritenuto un bravo autore e quindi sono contenti di mostrare una faccia più o meno inedita di me.
EM: Cosa ti ha spinto la prima volta a voler pubblicare?
GM: Lavoro con la discografia e quindi con gli editori discografici da una vita. Ho venduto milioni di canzoni nel mondo. Ho scritto e scrivo per il teatro. Mi hanno proposto di pubblicare romanzi, poesie, saggi. L’idea mi divertiva e l’ho fatto. Tutto qui.
EM: Ci parli della tua nascita come artista? Com’è iniziata la tua carriera di cantautore e attore teatrale?
Negli anni settanta studiavo Giurisprudenza a Napoli e mi dilettavo a suonare la chitarra e ad eseguire cover di De André, Guccini, Claudio Lolli. A volte scrivevo io delle canzoni, ma senza nessun tipo di velleità. Lo facevo per dire qualcosa di malinconico o di dissacrante sul momento storico che stavo vivendo, sui miei amori o non-amori e così via. Un giorno per caso conobbi un mio coetaneo di una ventina di anni, come me, che aveva suonato (era un musicista) e suonava come turnista (il turnista è un musicista che suona in sala discografica) alla R.C.A. di Roma (all’epoca la major della discografia mondiale, in America aveva Elvis Presley, Paul Anka e tanti altri grandissimi; in Italia aveva Battisti, Cocciante, Patty Pravo, Mia Martini e, i debuttanti, all’epoca, De Gregori, Rino Gaetano, Venditti, Baglioni e tanti altri). Ascoltò i miei brani, mi chiese una cassettina e la portò ad ascoltare ad alcuni dirigenti ed editori della R.C.A. Tempo due mesi (era il 1975), fui contattato dalla R.C.A. che mi fece firmare un contratto in esclusiva come autore e cantautore. L’anno dopo uscì Il 45 giri Lunedì. Gabriella Ferri se ne innamorò e lo inserì in un suo LP. E così iniziò il mio percorso di autore, che mi porta oggi ad aver scritto e pubblicato in Italia e nel mondo tantissime canzoni, e ad essere uno degli autori di Proietti. Il lavoro di attore teatrale iniziò in quegli anni. Fu notata la mia forte presenza di palco, la gestualità, la mimica e, nel 1978 lavorai con Proietti, poi con Rascel, poi con Bramieri, Pippo Franco, Oreste Lionello e tanti altri. Oggi continuo a farlo, con divertimento, anche se per poco tempo, perché le mie priorità sono il lavoro di autore e di scrittore e innanzi a tutto, la lettura, lo studio e la ricerca.
EM: Per il nostro blog è un grande onore che tu abbia accettato, con tutti gli impegni che avrai, di rilasciarmi questa intervista, a me che non sono un giornalista e, capirai, quasi non mi sembra vero! Ci parli del tuo sodalizio artistico col grande e compianto Rino Gaetano?
GM: Emanuele caro, è per me un grande piacere ed un onore aver potuto parlarti di frammenti della mia vita, dei miei pensieri,dei miei vissuti, dei miei presenti, dei miei futuri progetti. Sei un bravissimo poeta ed un uomo squisito, intelligente, colto, attento. Ed io ho sempre amato comunicare con le belle menti, ormai, purtroppo, rarissime. Parlerò brevemente di Rino, perché ricordarlo è comunque il riaprire un’antica ferita, difficile da rimarginare. Il 2 Giugno di quest’anno la sorella Anna ed il nipote Alessandro mi hanno invitato a portare una mia testimonianza in occasione dei trenta anni dalla scomparsa di questo caro amico, giovane artista riservato e sensibile. È stato fatto un evento a Piazza Sempione(zona Montesacro) a Roma, a pochi metri da dove avvenne la terribile tragedia. C’erano parecchi artisti italiani. È stato molto toccante l’incontro con Claudio Santamaria (Il bravissimo attore che interpretava Rino, nel film televisivo). Per me perché è stato un po’ come rivedere Rino da ragazzo, per Claudio, perché ha incontrato me e cioè un amico reale e collega di Rino, che oltretutto è rimasto nella storia della musica anche per aver cantato con Rino la canzone Gianna nel ‘78 al Festival di Sanremo, nel coretto demenziale: “Ma dove vai vieni qua…il dottore non c’e’ mai…”. Con Rino siamo stati amici e colleghi alla R.C.A. italiana per anni. Stavamo spesso insieme. Conoscevo bene anche la dolce Amelia che sarebbe dovuta diventare la moglie. Quando convinsero Rino a partecipare a Sanremo(non era granché d’accordo), lui impose alla R.C.A. di portare un minigruppo di amici sul palco a cantare con lui. E così scelse me, che ero molto vicino a lui per empatie di anima e di arte, Angelo perché ricordava un po’ Ninetto Davoli e due belle ragazze, Angela e Monica. Rino era un ragazzo straordinario, gentile, generoso ed un geniale artista. Rino vivrà per sempre grazie alla sua estrema sensibilità artistica ed umana.
EM: Caro Gianni, sono commosso, l’onore è anche mio ed è un grande piacere anche per me, commosso dalle tue parole e da questo ricordo del grande e indimenticabile Rino! Tra tutte le poesie che hai scritto finora ce n’è una che ti è più cara o che ritieni più significativa?
GM: Io sono un uomo di grande solidarietà, un uomo di compassione (com-patire o meglio patire con, che vuol dire appunto essere presente nella sofferenza, nel dolore, vicino agli emarginati, agli umili, ai violati e violentati dall’esistere). La poesia che mi è molto cara è questa:
Le carezze
Amica mia,
se le mie carezze
riuscissero a lenire
le tue pene,
anche quelle dell’anima,
io carezzerei
il tuo viso delicato
fino a farmi sanguinare
le mie stupide mani.
E se ogni lacrima
del mio sangue
divenisse per te
linfa vitale
io continuerei
a carezzarti
fino a stracciarmele,
a dilaniarmele…
E se pure ne morissi,
morrei contento,
perché avrei comunque
trasfuso in te
un miracolo di resurrezione.
EM: Sei autore di una raccolta di racconti, ce ne vuoi parlare?
GM: Sono affascinato dal futurismo, dalla scrittura evocativa, dal simbolismo dal surreale. Ho raccolto ciò in Storie Disordinate di Straordinaria Ordinarietà.
EM: Ci parli del tuo romanzo Vite diverse?
GM: Vite Diverse è nato da una riflessione sul vuoto, come lo concepiva Kerouac e prima di lui Schopenhauer e molti altri filosofi. In realtà il vuoto è quel momento sublime, in cui rendendo la tua mente libera da sovrastrutture (tabula rasa), riesci a far entrare nell’anima, nel cuore il pieno riuscendo così a cogliere l’essenza del vivere.
EM: A marzo 2011 hai presentato il tuo secondo romanzo Meno di niente Emilia alla storica Saletta rossa della Libreria Guida di Port’Alba a Napoli, sin dagli anni sessanta storico ritrovo di molti poeti e scrittori famosi, come Giuseppe Ungaretti, Alberto Moravia, Umberto Eco, Giorgio Bocca, Indro Montanelli, autori stranieri come Kerouac, Ginsberg, Klossowski. Ci parli di questo romanzo e di questa importante esperienza?
GM: Meno di niente Emilia è un romanzo sul disagio dell’esistere. Dalla sceneggiatura, che sto finendo di scrivere, verrà tratto un film. La Storia è incentrata sull’enigmatica Emilia. A chi mi chiede (giornalisti, critici) “Chi è Emilia?” io dico di ricordare la scena finale del Così è se vi pare di Pirandello. Quando si chiede alla Signora Ponza: “Ma lei in realtà chi è?”, la Signora risponde, “Per me nessuna, nessuna! Per gli altri, quello che credono che io sia!”. Ebbi occasione di farlo leggere a Mary Attento, editore da anni della storica casa editrice Guida. Ne fu entusiasta e mi propose di pubblicarlo, appunto, con Guida. Ne fui molto lieto perché Guida è un editore famoso, in Italia e nel mondo, anche perché ha pubblicato letterati o drammaturghi del livello di Salvatore Di Giacomo, Eduardo De Filippo, Raffaele Viviani. Anche il mio prossimo romanzo sarà pubblicato da Guida. Alfredo Guida è il capostipite di questa importante casa editrice. A lui va inoltre il merito di essersi inventato, negli anni cinquanta, il più importante salotto letterario internazionale: La saletta rossa. Qui si incontravano Hemingway, Kerouac, Moravia, Ungaretti e tanti altri. Quando ho presentato il libro lì ero felice, ma molto inquieto ed emozionato. È stata una meravigliosa esperienza, che fra non molto ripeterò.
EM: Sei autore di testi teatrali, ce ne vuoi parlare?
GM: Ho scritto molti testi teatrali, soprattutto per I Pandemonium. In genere sono testi recitati e cantati. Quello di maggior successo è stato la parodia di Notre Dame de Paris di Cocciante. Il mio titolo in parodia è Il gobbo delle nostre dame.
EM: Quali sono i tuoi poeti e i tuoi scrittori preferiti?
GM: La lista sarebbe lunghissima. Escludo gli autori italiani viventi, non mi interessano, per i poeti il discorso è uguale. Sono molto attento e selettivo. Di quelli che amo dico qualche nome: Baudelaire, Rimbaud, Sandro Penna, Puskin, Majakovskij, Montale, Merini, Ungaretti. Per gli scrittori: Henry James, Jane Austin, Faulkner, Kerouac, Böll, Camus, Sandor Marai, Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj.
EM: E qual è la tua poesia preferita?
GM: Un viaggio a Citera, di Charles Baudelaire:
Come un uccello, gioioso, volteggiava il mio cuore, /
planando liberamente attorno al cordame; /
sotto un cielo limpido la nave scivolava, /
simile a un angelo inebriato da un sole radioso. /
Che isola è mai quella, così nera e triste? È Citera, /
qualcuno risponde, terra famosa nelle canzoni, /
banale Eldorado dei vecchi diversi. /
Ma guardata dappresso, è una ben povera terra. /
– Isola dei dolci segreti e delle feste del cuore! /
Dell’antica Venere il superbo fantasma /
si libra sui tuoi mari come un aroma, /
riempiendo gli animi d’amore e di languore. /
Bella isola di verdi mirti, ricca di fiori schiusi, /
venerata in eterno da tutte le nazioni, /
e in cui i sospiri dei cuori adoranti /
errano come l’incenso su un roseto /
O come il tubare infinito del colombo! /
– Citera non era più che una magra terra, /
un deserto roccioso turbato da stridule grida. /
Ma vi scorgevo un oggetto singolare! /
Oh, non un tempio dalle ombre silvestri, /
dove la giovane sacerdotessa, innamorata dei fiori, /
andava, il corpo bruciato da segreti ardori, /
dischiudendo la tunica alle brezze fuggitive… /
Ma ecco che, rasentando da vicino la costa, /
così da intimorire gli uccelli con le nostre bianche vele, /
ci apparve una forca a tre bracci, /
nera contro il cielo come un cipresso. /
Appollaiati sulla loro pastura feroci uccelli /
distruggevano rabbiosamente un impiccato, già sfatto: /
ciascuno piantando, come un attrezzo, il becco impuro /
in ogni angolo sanguinante di quel marciume, /
gli occhi due buchi, e dal ventre sfondato /
i grevi intestini colavano lungo le cosce; /
quei carnefici, satolli di orribili delizie, /
l’avevano, a colpi di becco, castrato completamente. /
Ai piedi, un branco di invidiosi quadrupedi, /
muso alzato, giravano e rigiravano: /
in mezzo s’agitava una bestia più grande, /
come un boia circondato dai suoi aiutanti. /
Abitatore di Citera, figlio d’un cielo così bello, /
in silenzio sopportavi tutti questi oltraggi /
in espiazione degli infami culti /
e dei peccati che t’hanno negato una tomba. /
Grottesco impiccato, i tuoi sono anche i miei dolori! /
Alla vista delle tue membra penzolanti sentivo, /
come un vomito, risalire ai miei denti /
il lungo fiume di fiele degli antichi dolori; /
Dinanzi a te, povero cristo così caro al ricordo, /
ho provato tutti i becchi e tutte le mascelle /
dei corvi lancinanti e delle nere pantere /
che un tempo amavano triturare la mia carne. /
– Il cielo era incantevole, il mare calmo; /
ma per me tutto era tenebre e sangue, ormai, /
e avevo, ahimè! come in uno spesso sudario /
il cuore sepolto in questa allegoria. /
Nella tua isola, o Venere! non ho trovato che una forca /
da cui pendeva la mia immagine… /
– Ah! Signore, dammi la forza e il coraggio /
di contemplare senza disgusto il mio corpo e il mio cuore! /
EM: Quali sono i tuoi libri preferiti, c’è un libro del cuore?
GM: Guerra e Pace di Tolstoj.
EM: C’è un genere di libri che non leggeresti mai e perché?
GM: I libri fantasy e quelli di Liala e consimili.
EM: Nella tua vita ti è mai capitato qualcosa che ha rischiato di allontanarti dalla poesia o, che ti ha allontanato per un periodo dalla poesia o dalla scrittura in genere?
GM: Non potrebbe capitarmi. Vivo di poesia e scrittura e per la poesia e la scrittura. È la priorità della mia esistenza. Vivo per questo ed il resto è tutto molto secondario.
EM: Ami la tua terra, la tua regione o vorresti vivere altrove?
GM: Io sono nato a Salerno, ma sono andato via più di trent’anni fa e mi sono trasferito a Roma. In realtà ho vissuto più a Roma che a Salerno. Di Salerno ho lontani ricordi. Roma è un meraviglioso presente.
EM: Tra poesia e narrativa, cosa scegli e perché?
GM: Amo entrambi i tipi di scrittura. Non scelgo nulla. Evito ciò che non mi emoziona.
EM: Hai un sogno nel cassetto?
GM: Fra due o tre anni andrò a vivere in Thailandia. Devo capire perché Gauguin l’ha amata tantissimo.
EM: Cosa pensi dell’attuale panorama editoriale italiano?
GM: Fanno operazioni squallide, puntando su Barzellette dei calciatori, o sul tale personaggio del Grande Fratello e similari. E la cultura?
EM: Già, cosa pensi dell’attuale panorama culturale italiano?
GM: Idem.
EM: Cosa pensi dei premi letterari, pensi siano importanti e necessari per un autore?
GM: Sono avvilenti operazioni di marketing, in cui si sa già chi ha vinto.
EM: Lo scorso agosto ho letto un articolo di Cesare Segre sul Corriere della Sera, riguardo all’irresistibile declino della critica letteraria agli autori contemporanei, con la conseguente perdita di prestigio della letteratura. Cosa pensi a riguardo, è davvero in declino la critica letteraria?
GM: I critici non sono più obiettivi, scrivono bene per chi paga di più.
EM: Quanto è importante per te il confronto con altri autori?
GM: Tantissimo. È un do ut des.
EM: Ci sono dei consigli che vorresti dare a chi si accosta per la prima volta alla scrittura di poesie o alla scrittura in genere?
GM: Voglio dire che scrivere non è un gioco e se non si ha un background culturale fortissimo è inutile tentare di mettersi in gioco.
EM: Cosa pensi delle scuole di scrittura?
GM: Niente!
EM: E qual è la tua opinione riguardo alla scrittura su commissione?
GM: Pessima!
EM: Vuoi anticiparci qualcosa su quello che stai scrivendo, prossime pubblicazioni?
GM: Nel 2013 con Guida Editore uscirà un nuovo romanzo sul disagio dell’esistere: La quadratura del cerchio.
EM: Grazie infinite per la tua disponibilità e tanti auguri per le tue prossime pubblicazioni e per la tua strabiliante carriera!
A cura di Emanuele Marcuccio
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