Intervista a Vincenzo Calò, autore di “C’è da giurare che siamo veri”, a cura di Lorenzo Spurio

Intervista a Vincenzo Calò

Autore di C’e’ da giurare che siamo veri

Albatros Editore, 2011

 a cura di Lorenzo Spurio

LS: Come dobbiamo interpretare il titolo che hai scelto per la tua opera?

VC: Trattasi di un’assicurazione sulla Vita, dall’aspetto appetitoso se fossimo un po’ tutti dediti alle letture corpose dei nostri segni particolari…Mi preoccuperei piuttosto delle mie iniziali che se unite ti possono indurre ad immaginare qualcos’altro…!

LS: Un autore negherà quasi sempre che quanto ha riportato nel suo testo ha un riferimento diretto alla sua esistenza ma, in realtà, la verità è l’opposto. C’è sempre molto di autobiografico in un testo ma, al di la di ciò, il recensionista non deve soffermarsi troppo su un’analisi di questo tipo perché risulterebbe per finire fuorviante e semplicistica. Quanto c’è di autobiografico nel tuo libro? Sei dell’idea che la letteratura sia un modo semplice ed efficace per raccontare storie degli altri e storie di sé stessi?

VC: Scrivo per un misto di presunzioni tra il comico, il drammatico e il malinconico, col gusto di peccare autenticamente perché l’attimo fuggente è insito al riconoscersi per colture idealistiche che il Presente non fa quasi mai più tornare indietro. Mentre un accendi & spegni di rassegnazioni interpretative che (spero) non mi riguardino disegnano le sensazioni del Prossimo, io mi diverto a trovare straordinario come possa essere riduttiva una minaccia di Morte caratterizzabile passando di stagione in stagione a decorare con cenni biografici eventi che non conducano l’umanità all’Imprevisto…!

LS: Quali sono i tuoi autori preferiti? Quali sono le tendenze, le correnti italiane e straniere e i generi letterari che più ti affascinano? Perché?

VC: Mi hanno sempre fatto tenerezza quegli artisti che si muovono silenti per centrare il vuoto di ogni incomprensione, fregandosene di passare in giudicato. Ermetismo e Maledizione vanno intesi per più forme di applicazione, di cui si necessita la Passione per ogni genere di curiosità, a costo di calpestare i best-seller e rimanere soli a riflettere luce naturale…

LS: So che rispondere a questa domanda sarà molto difficile. Qual è il libro che di più ami in assoluto? Perché? Quali sono gli aspetti che ti affascinano?

VC: Non c’è, perché in fondo tento disperatamente di riprodurlo pensiero dopo pensiero che, una volta sentiti sulla pelle o sul foglio, danno adito a quell’egocentrismo da smussare giocoforza per il bene dei sentimenti, delle sue future opere…!

LS: Quali autori hanno contribuito maggiormente a formare il tuo stile? Quali autori ami di più?

VC: Li devo ancora cercare, ma non v’è tempo in tal caso di agire, indaffarati più loro che io a rivedere se vale o no la pena di puntare sul look perché lo esigono i “superiori”…!

LS: Collabori o hai collaborato con qualche persona nel processo di scrittura? Che cosa ne pensi delle scritture a quattro mani?

VC: Gioco esclusivamente con la mia Indipendenza, solo così mi piace far parte di una relazione sociale, e sfidare così eleganza e classe nel raccontare come ci si debba aprire ad una differenza di vedute…

LS: A che tipo di lettori credi sia principalmente adatta la tua opera?

VC: Invito coloro che non provano fatica a esporsi al contatto di una vittoria come di una sconfitta modale a…continuare a leggersi senza troppa cura!

LS: Cosa pensi dell’odierno universo dell’editoria italiana? Come ti sei trovato/a con la casa editrice che ha pubblicato il tuo lavoro?

VC: Siamo, senza accorgerci, in fase di rinnovamento…l’autore sta prendendo ad entusiasmarsi dal punto di vista manageriale, Albatros e non solo dovrebbero suppergiù gratuitamente constatarlo, solo così avranno il loro degno ritorno d’immagine…Personalmente ritengo d’aver pagato una prostituta, sai com’è…la prima volta! Capita…s’impara nient’altro che a voler diventare più forti…! Ecco, solo su quest’ultima mia affermazione accetto eccome il punto interrogativo dell’estraneo di turno…

LS: Pensi che i premi, concorsi letterari e corsi di scrittura creativa siano importanti per la formazione dello scrittore contemporaneo?

VC: Basta non essere gelosi dei trionfi dei colleghi…generalmente rappresentano un incentivo a non farsi da parte fuggendo per la propria libertà espressiva, come se ci volesse solo una raccomandazione a tacere in un modo sempre più nuovo sul cambio generazionale in tale settore…!

LS: Quanto è importante il rapporto e il confronto con gli altri autori?

VC: Lo deduci da come ti ho risposto fino ad ora, tranquillamente, proporzionale al desiderio di smettere o meno di guardare diritti e doveri in fase di rimorchio, banalmente…

LS: Il processo di scrittura, oltre a inglobare, quasi inconsciamente, motivi autobiografici, si configura come la ripresa di temi e tecniche già utilizzate precedentemente da altri scrittori. C’è spesso, dietro certe scene o certe immagini che vengono evocate, riferimenti alla letteratura colta quasi da far pensare che l’autore abbia impiegato il pastiche riprendendo una materia nota e celebre, rivisitandola, adattandola e riscrivendola secondo la propria prospettiva e i propri intendimenti. Che cosa ne pensi di questa componente intertestuale caratteristica del testo letterario?

VC: Il totale di una meraviglia detiene i suoi perché da subito, il problema scatta quando, certi infinitamente di questo preambolo, scorgi il terrore, nel componimento affettivo e conseguentemente di carriera, dato e riavuto, di scoprirsi realmente e sostenere che la penna va per esaltare la capacità di mortificare senza troppe introduzioni corsi e ricorsi storici su forme di perbenismo che devono arrecare assolutamente fantasia, spettacolo, l’essere esaustivi nel sottolineare tale imperativo, affinché la complessità del lettore sia configurabile anche scioccamente, con la disinvoltura tipica dell’inventore di saggezza che ha di che offrire per soffrire le sue gioie nel rispetto della normalità…

LS: Hai in cantiere nuovi lavori e progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?

VC: Ah Lorenzo, mal che vada scriverò per me stesso, su “capolavori” che non ci avranno reso unici. Sorriderò facendo la fame dell’editore che sa di essere bravo ma non belloper la distribuzione della materia prima: la voce nel suo incanto…Grazie.

Lorenzo Spurio

E’ SEVERAMENTE VIETATA LA DIFFUSIONE E LA RIPRODUZIONE DI STRALCI O DELL’INTERA INTERVISTA SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

Incontro con l’attrice Milena Vukotic alla Biblioteca Pallotta a Fregene

Biblioteca Gino Pallotta

 Sabato 4 febbraio 2012, alle ore 18,

 presso l’Hotel La Conchiglia,

Lungomare di Ponente n.4, Fregene

la Biblioteca Gino Pallotta

vi invita ad un incontro con

Milena Vukotic

Presenterà l’attrice

Alfredo Baldi

Storico e Critico del Cinema, già Direttore della
Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia

 

Attrice soave e pacata, dotata di una classe che da sempre la contraddistingue, ha attraversato il cinema italiano (e non solo), dai primi anni Sessanta fino ad oggi. Esordisce nel 1963 nel film Il giovedì di Dino Risi, poi viene scelta da grandi registi italiani come Fellini (Giulietta degli Spiriti, 1965 e Tre passi nel delirio, 1968), Monicelli (Amici miei 1975 e Amici miei – Atto II 1982), Scola (L’arcidiavolo 1966 e La terrazza 1980) e poi ancora Festa Campanile, Loy, Lattuada, Bolognini, Blasetti, Lizzani, Tarkovskij, Oshima e Damiani. Recita accanto ad Elizabeth Taylor e Richard Burton ne La bisbetica domata (1967) di Franco Zeffirelli. Negli anni Settanta, diventerà famosa a livello internazionale con i film di Luis Buñuel Il fascino discreto della borghesia (1972), Il fantasma della libertà (1974) e Quell’oscuro oggetto del desiderio (1977). Per la tv nel 1964 Lina Wertmüller la sceglie per lo sceneggiato a puntate “Il giornalino di Gian Burrasca”. A teatro lavora con la compagnia Morelli-Stoppa nel 1964 con “Oh, che bella guerra” e nel 1965 con il pirandelliano “Così è se vi pare”. Ma non bisogna dimenticare che a dirigerla sul palcoscenico sono stati anche Franco Zeffirelli, Giorgio Streheler, Paolo Poli e Franco Enriquez. Sarà anche”Pina” nella serie di film sul ragionier Ugo Fantozzi con Paolo Villaggio, che le frutterà il Nastro D’Argento come miglior attrice non protagonista nel 1994. La Vukotic, oggi, continua ad ottenere un rinnovato e meritato successo nella fiction “Un medico in famiglia”, in onda su Rai Uno a partire dal 1998. Sua è la parte della nonna snob Enrica, figura contrapposta al ben più affabile nonno Libero, interpretato da Lino Banfi. Indimenticabile anche il ruolo dell’infermiera che fa l’uncinetto e dopo le tre di notte diventa sboccata di Saturno contro (2007) di Ferzan Ozpetek.

La conversazione tra Milena Vukotic e Alfredo Baldi – presentati dal Prof. Americo Bazzoffia, docente di Tecniche della comunicazione – sarà preceduta dalla proiezione di un video che riassume per immagini la storia della carriera artistica dell’attrice

Ingresso libero

Al termine dell’incontro, per chi vorrà rimanere a cena,”La Conchiglia” preparerà una cena-buffet al prezzo speciale per la biblioteca, di euro 27,00 per i Soci, di euro 30.00 per i non associati. Prenotare al n° tel. 06/6685385 entro e non oltre il giorno 2/2/2012. 

Presentazione della collezione di quaderni di poesia “Le gemme” dedicata al ricordo della Shoah

Il 27 gennaio 2012, per la Giornata della Memoria, Terre Vivaci ha il piacere di segnalare

La poesia e la memoria

Presentazione della collezione di quaderni di poesia

“Le gemme”

dedicata al ricordo della Shoah

I poeti della collezione edita da Progetto Cultura invitano gli altri poeti a unirsi

in un coro unanime affinché mai si perda la memoria

Palazzo Senatorio – Sala del Carroccio, piazza del Campidoglio, Roma, ore 16.30-19.00

 

con la partecipazione di

Manuel Cohen e Dario Nanni

introduce

Cinzia Marulli

letture a cura dei poeti

Lucianna Argentino, Leopoldo Attolico, Luca Benassi, Franco Buffoni, Elena Buia Rutt, Maria Grazia Calandrone, Manuel Cohen, Francesco D’Alessandro, Claudio Damiani, Sara Davidovics, Carla De Angelis, Gabriella Gianfelici, Francesco De Girolamo, Fernando Della Posta, Sandro Di Segni, Annamaria Ferramosca, Serena Maffia, Monica Martinelli, Nina Maroccolo, Salvatore Martino, Vincenzo Mascolo, Chiara Mutti, Anita Napolitano, Massimo Pacetti, Rita Pacilio, Plinio Perilli, Roberto Piperno, Roberto Raieli, Elena Ribet, Maurizio Rossi, Pietro Secchi, Marzia Spinelli, Alberto Toni

 

all’evento prenderà parte l’editore

Marco Limiti

I Premio Letterario “Il senso della vita: Giacomo Massoli”

Automobile Club di Prato

Automobile Club d’Italia Ufficio Provinciale di Prato

ORGANIZZANO IL PRIMO PREMIO LETTERARIO: “IL SENSO DELLA VITA:

 GIACOMO MASSOLI”

La domenica  del 6 febbraio 2011, intorno alle 4,30 del mattino, in via Nam Dinh a Prato, al rientro in auto a Firenze da una tranquilla serata in discoteca, la voglia di vivere di Giacomo Massoli in un attimo  viene spezzata per sempre.  L’entusiasmo, l’esuberanza di un sano ragazzo di venti anni, i sogni e i progetti che aveva in mente di realizzare (continuare a studiare per diventare un bravo barman, viaggiare lavorando all’estero per fare nuove esperienze, senza dimenticare gli allenamenti di pugilato, il suo nuovo impegno sportivo che lo avrebbe portato al primo incontro nello scorso giugno), di colpo tutto ciò si è fermato in quel tragico istante.

BANDO DI PARTECIPAZIONE:

Il Primo Premio Letterario  “Giacomo Massoli” è ideato e organizzato da Luca Sangiorgio e Paolo Ragni, direttori degli Uffici dell’Aci a Prato, per scrittori e poeti.

Il tema è la Sicurezza stradale, con particolare riferimento alla vita ed alla morte dei giovani, dei bambini, delle mamme.

Il Premio consiste nella pubblicazione in antologia a spese di ACI e in regali offerti dall’Automobile Club di Prato nello stile dei pacchi sociali forniti ai soci dell’Automobile Club di Prato.

Ai vincitori dei primi premi saranno inoltre offerti il rimborso delle spese di viaggio (treno di seconda classe dal comune di residenza a Prato o, se inferiore, aereo) e del pernottamento (se la distanza dal comune di residenza a Prato supera i 200 km).

E’ previsto che si possano dare altri premi speciali a cura di sponsor ed associazioni che intendano aderire al Premio.

Il concorso è aperto a tutti ed è gratuito.

E’ articolato in queste 4 sezioni:

a. POESIA IN LINGUA ITALIANA (per giovani fino a 21 anni)

b. RACCONTO IN LINGUA ITALIANA  (per giovani fino a 21 anni)

c. POESIA IN LINGUA ITALIANA (per persone sopra 21 anni)

d. RACCONTO IN LINGUA ITALIANA  (per persone sopra 21 anni)

In più, saranno attribuiti dalla Giuria  premi speciali, per la sezione Poesia e per la sezione Racconto, per i soli residenti nella provincia di Prato.

Per queste due sezioni si partecipa soltanto mediante l’indicazione del proprio indirizzo.

Ciascun concorrente può partecipare sia alla sezione Poesia che a quella Racconto,  presentando 1 solo testo per ciascuna sezione.

Per le sezione di poesia il limite massimo consentito di versi è pari a 30, mentre per la sezione di racconto si accetteranno racconti non più lunghi di 3 pagine (file Word, carattere Times New Roman, 12 punti di carattere, spaziatura 1,5, margini alto/basso 2,5 destro/sinistro 2,0).

Ogni testo dovrà apparire su un file unico. Non si devono mescolare poesie e racconti.

Assieme al file del testo va allegato un file con i propri dati contenente queste informazioni:

NOME E COGNOME
LUOGO E DATA DI NASCITA
INDIRIZZO DI RESIDENZA
E-MAIL DI CONTATTO
NUMERI DI TELEFONO FISSO E CELLULARE
SEZIONE A CUI SI PARTECIPA
TITOLO DEL TESTO
ATTESTAZIONE DELLA PATERNITA’ DEL TESTO CHE SI PRESENTA, copiando in calce questa attestazione:

Attesto che il testo che presento al suddetto concorso è frutto del mio ingegno, ne dichiaro la paternità e l’autenticità.

Non verranno accettati testi che presentano elementi razzisti, pornografici, blasfemi o d’incitamento all’odio, alla violenza, alla discriminazione di ciascun tipo. Non saranno accettati elaborati da parte di parenti (fino al secondo grado) dei membri della commissione.

I materiali vanno inviati per posta elettronica esclusivamente al seguente indirizzo mail:

urpprato@aci.it

specificando nell’oggetto “PRIMO PREMIO LETTERARIO “GIACOMO MASSOLI”.

I testi devono essere completi di tutte le informazioni richieste. La mancanza di qualche elemento richiesto significherà l’esclusione dal concorso. Ogni richiesta di informazione deve essere rivolta esclusivamente allo stesso indirizzo mail.

La data di scadenza per l’invio degli elaborati è fissata al 18 marzo 2012.

La commissione esaminatrice è composta da:

Paolo Ragni e Luca Sangiorgio, direttori degli Uffici ACI di Prato, rispettivamente presidente e vicepresidente del Premio;

Federico Mazzoni, presidente dell’Automobile Club di Prato;

Reno Rossi, familiare di Giacomo Massoli;

Lorenzo Spurio, scrittore e recensionista, gestore di Blogletteratura e Cultura ;

Massimo Acciai, scrittore, poeta e direttore della Rivista Segreti di Pulcinella;

Sergio Paolini,  Presidente dell’Associazione Gruppo Sportivo e Ricreativo della Polizia municipale di Prato;

Sandra Silvietti, insegnane di latino e greco, Liceo Classico Cicognini;

Serena Menicacci, insegnante di italiano e latino, Liceo Classico Cicognini;

Gianluca Gelli e Grazia Ceccardi – Ufficio Relazioni con il pubblico dell’Ufficio Provinciale Aci di Prato.

La giuria voterà i 10 migliori racconti e le 20 migliori poesie che verranno pubblicate in un’opera unica a cura delle Edizioni Segreti di Pulcinella (o edizioni Lulu con codice ISBN). Ciascun autore, pubblicato o non, potrà poi comprare, se lo riterrà interessante, il volume in cui compare la propria opera. Le opere saranno anche pubblicate sui siti dell’Automobile Club di Prato e dell’ACI Ufficio Provinciale di Prato.

Il giudizio della giuria è insindacabile. Coloro che saranno stati scelti e che saranno pubblicati verranno contattati direttamente da un membro dello staff in tempi utili. La lista degli autori scelti e pubblicati nell’antologia verrà inoltre resa nota attraverso i nostri siti e blog.
Qualsiasi altra richiesta di informazioni o precisazioni limitatamente all’antologia può essere inoltrato allo stesso indirizzo mail fornito sopra.

La premiazione si terrà il 18 aprile 2012 presso la sede dell’Automobile Club Via Ferrucci 195/T, Prato, alle ore 10.  In quella occasione Aci esporrà il progetto “TrasportACI sicuri”, una iniziativa sulla sicurezza stradale, con particolare riferimento all’educazione di mamme e bambini.

20 gennaio 2012

Luca Sangiorgio e Paolo Ragni                                                            urpprato@aci.it

I Concorso Nazionale di Poesia “L’arte in versi”

BLOG LETTERATURA E CULTURA

RIVISTA EUTERPE

RIVISTA SEGRETI DI PULCINELLA

BLOG INTINGENDO D’INCHIOSTRO

LETTERE ANIMATE EDIZIONI

Organizzano il

I Concorso Nazionale di Poesia “L’arte in versi”

Edizione 2012

BANDO DI PARTECIPAZIONE:

1. Il concorso prevede un’unica sezione di partecipazione, la poesia. All’interno della  sezione si distinguono due categorie:

  1. Poesia in lingua italiana
  2. Poesia in dialetto (accompagnata, però, da relativa traduzione in italiano)

2. Il tema del concorso, al quale ci si deve attenere, è “Filosofie, credenze e sistemi di pensiero”.

3. La partecipazione al concorso è gratuita.

4. Saranno accettati testi editi o inediti, non superiori ai 30 versi.

5. Ogni autore può partecipare presentando un massimo di due testi poetici con l’accortezza di inviare su file diversi ogni poesia. E’ possibile partecipare a entrambe le categorie di cui al punto 1 del presente bando.

6. Assieme al file contenente la poesia va allegato, pena squalifica dal concorso, un file contenente i seguenti dati informativi:

NOME E COGNOME

LUOGO E DATA DI NASCITA
INDIRIZZO DI RESIDENZA
E-MAIL DI CONTATTO
NUMERI DI TELEFONO FISSO E/O CELLULARE
TITOLO DEL TESTO

SEZIONE A CUI SI PARTECIPIA (vedi punto 1 del presente bando)

ATTESTAZIONE DELLA PATERNITA’ DEL TESTO CHE SI PRESENTA, copiando in calce questa attestazione: Attesto che la poesia che presento al suddetto concorso è frutto del mio ingegno, ne dichiaro la paternità e l’autenticità.

AUTORIZZAZIONE AL TRATTAMENTO DEI DATI, copiando in calce questa attestazione: Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003 e successive modificazioni.
7. Non verranno accettate poesie che presentano elementi razzisti, pornografici, blasfemi o d’incitamento all’odio, alla violenza, alla discriminazione di ciascun tipo.

8. Non saranno accettate poesie da parte di parenti (fino al secondo grado) dei membri della commissione.

9. Eventuali poesie presentate che sono plagi o furbeschi “copia e incolla” non saranno pubblicate se la giuria se ne renderà conto e, comunque, la responsabilità della paternità dell’opera ricade sugli autori e non sugli organizzatori del concorso, secondo quanto stabilito dal punto 6 del presente bando.

10.L’invio dei materiali avverrà solamente via posta elettronica e gli elaborati dovranno pervenire in formato Word (.doc) o Adobe (.pdf) entro e non oltre il 15 Maggio 2012 all’indirizzo: blogletteratura@virgilio.it specificando nell’oggetto “I CONCORSO L’ARTE IN VERSI”.

11.I testi devono essere completi di tutte le informazioni richieste. La mancanza di qualche elemento richiesto significherà l’esclusione dal concorso. Ogni richiesta di informazione deve essere rivolta esclusivamente allo stesso indirizzo mail.

12. La commissione del concorso è composta da:

Lorenzo Spurio, critico, curatore Blog Letteratura e Cultura e Direttore Rivista Euterpe

Massimo Acciai, poeta e Direttore Rivista Segreti di Pulcinella

Monica Fantaci, poetessa, curatrice Blog Intingendo d’Inchiostro

Francesca Fiorletta, critico e redattrice di Le reti di Dedalus

Emanuele Marcuccio, poeta e curatore editoriale di Lettere Animate Edizioni

Marzia Carocci, poetessa e critico letterario recensionista

Patrizia Poli, scrittrice, recensionista e curatrice di Laboratorio di Narrativa

Martino Ciano, scrittore

Annamaria Pecoraro, poetessa, redattrice di Segreti di Pulcinella e Euterpe

Iuri Lombardi, scrittore e redattore di Segreti di Pulcinella e Euterpe

Luciano Somma, poeta, autore di canzoni e critico d’arte

13. La commissione selezionerà le migliori venti poesie. (Ulteriori testi considerati meritevoli potranno essere selezionati ma non più di venticinque in totale).

14. La commissione giudicatrice si occuperà di diffondere i nominativi dei selezionati e vincitori al concorso nel tempo di un mese dalla data di scadenza dello stesso tramite i rispettivi siti, blog, riviste i cui indirizzi sono riportati in calce a questo documento. Tutti i  partecipanti, inoltre, riceveranno una mail in cui verranno informati dell’esito del concorso.

15. Le poesie degli autori selezionati verranno pubblicate in un’opera unica a cura delle Lettere Animate Edizioni, diretta da Roberto Incagnoli, nella collana “Insieme” curata da Antonella Ronzulli. Il volume, a cui verrà assegnato regolare codice ISBN, verrà pubblicato entro sei mesi dalla data di consegna del file e reso disponibile all’acquisto mediante librerie tradizionali e online.

16. Gli organizzatori del concorso letterario potranno, inoltre, organizzare una giornata d’incontro con i partecipanti e i vincitori del concorso nella quale verrà presentata l’opera antologica del premio. In tal caso, tutti i partecipanti saranno previamente contattati con debito preavviso.

17. Eventuali proventi derivanti dalla vendita del volume antologico saranno regolarmente documentati e diffusi attraverso gli spazi in nostro possesso e saranno, comunque, destinati a finanziare future attività artistico-letterarie sempre all’interno dell’obiettivo principale della promozione culturale.

18. La partecipazione al concorso implica l’accettazione del presente regolamento.

20/01/2012

 

www.blogletteratura.wordpress.com

www.rivista-euterpe.blogspot.com

www.segretidipulcinella.it

www.intingendodiinchiostroversiealtro.blogspot.com

www.lettereanimate.com

“Introduzione al mondo – Notizie minime sopra gli spacciatori di felicità” di Idolo Hoxhvogli, recensione di Lorenzo Spurio

Introduzione al mondo – notizie minime sopra gli spacciatori di felicità

Di Idolo Hoxhvogli

Scepsi & Mattana Editori, Cagliari, 2012

ISBN: 978-88-902371-8-8

Costo: 15,00 Euro

Pagg. 107

Recensione a cura di Lorenzo Spurio

Il testo di Idolo Hoxhvogli si apre con una dedica criptica e quasi paradossale: le radici stanno nel passato? Non è vero, o forse lo è in parte. Possono stare nel futuro, ci dice l’autore. Il tempo futuro, da sempre connotato come sinonimo d’incertezza, possibilità, dubbio e collegato alle premonizioni, ai sogni, ai desideri, non è, dunque, per Hoxhvogli un tempo meno impreciso e indefinito degli altri, il passato e il presente.  Tutto il libro in questione deve essere letto e analizzato con la stessa apertura mentale e una buona dose di interpretazione perché l’autore ha deciso di metterci molto di esistenzialistico e, se vogliamo, di problematico. Hoxhvogli non è uno di quegli autori a cui piace descrivere, narrare nei dettagli. Le cose le dice in maniera asciutta e diretta perché possano avere un significato diretto nel lettore.

Difficilissima è anche la catalogazione del libro in un particolare genere: non è un romanzo, né una raccolta di poesie, è, piuttosto, una serie di poemetti filosofici, appunti buttati giù come se si trattasse di un diario che partono da idee e considerazioni diverse. L’autore utilizza, inoltre, più volte nel corso del suo libro degli schemi con segni matematici per esprimere, forse, il suo messaggio già di per se stesso condensato ed enigmatico.

L’opera si divide in tre parti, una prima ampia porzione che va sotto la definizione di “La città dell’allegria” che comprende una serie di testi più o meno lunghi, una seconda parte intitolata “Civiltà della conversazione” e un’ultima parte dal titolo “Fiaba per adulti” (è evidente in questo stesso titolo un intento ossimorico-parodico).

Qual è il significato del titolo? Può esistere una sorta di introduzione al mondo? Una sorta di preambolo, a mo’ di avvertenza che serva all’uomo per introdursi al mondo nella maniera più semplice, educata e regolare? Un film o un libro possono avere un’introduzione che si riferisce ai rispettivi contenuti ma il mondo, può avere un’introduzione? Secondo Hoxhvogli sì. E’ un introduzione di carattere epistemologico-esistenzialista che ha anche evidenti messaggi dalla pungente critica sociale (il sindaco assediato nel palazzo comunale e difeso da uno stuolo di porci quasi ad intendere che lui è il capo di quel branco e dunque il più porco di tutti).

Il libro si apre con un pessimistico quadretto nautico in cui il tema di fondo è, forse, l’imbarbarimento della condizione di uomo: “Non vi è cultura contro barbarie, si vivono accanto e l’una nell’altra” (pag. 11). Solo a pagina 32 il lettore è in grado di sviscerare il significato del titolo che Hoxhvogli, con un procedimento comico, spiega come il toccasana per sanare le preoccupazioni e la malattia di un certo Leo.

Un percorso suggestivo tra mari, città e sogni inespressi della mente dove centrale è la figura dello straniero visto come ‘diverso’, quello che in “Popoli e altri animali” Hoxhvogli esemplifica in “noi e l’altro”. “Chi è il noi, nessuno lo sa. Forse l’altro lo sa, perché inventa il noi e inventa se stesso come il noi inventa l’altro e sé […] [L’altro] lotta e getta la propria vita e quella del noi per avere ciò che ha il noi” (pagg. 20-21). Un discorso affascinante, concentrico, a spirale, che lascia il lettore un po’ perplesso, quasi senza fiato. La conclusione di questo sdoppiamento noi-l’altro è qualcosa di difficile da spiegare e che crea, per forza di cose, rottura, divisione e incomprensione. L’autore conclude infatti: “Ognuno crede di avere ragione. E’ colpa di Dio, ha cambiato a tutti la lingua dando una lingua a testa, e ogni testa fraintende l’altra” (pag. 21). Hoxhvogli mette in scena la differenza di religione, etnia, lingua, paese e il “sentirsi diverso” o “far sentire diverso qualcuno”, l’indifferenza, l’intolleranza, il fanatismo, la divisione, la prepotenza, la disgregazione, la pericolosità che porta il revisionismo storico o il giustificazionismo per motivazioni storico-politiche, la xenofobia, la discriminazione.

Nel complesso ne fuoriesce un’analisi amara, in certi punti allarmistica di quelli che possono essere i rapporti interculturali, tra diversi paesi, tra autoctoni e forestieri che, pur non invocando un messaggio oltranzista e violento, prende una posizione alquanto definita e marcata. Si concretizza, sfogliando le pagine, l’idea che l’autore sia stato direttamente influenzato dalle sue vicende personali trasposte, forse, in maniera diversa o riadattate. Il messaggio che ne fuoriesce è chiaro e socialmente deludente; riducendo i rapporti umani a una serie ristretta e negativa di comportamenti ho avuto l’impressione che l’autore abbia tagliato di netto, invece, le componenti felici o, comunque, meno negative. Nel complesso, Hoxhvogli ci fornisce spunti interessanti e considerazioni in parte suscettibili di discussione (in parte, ovviamente, come quando scrive “La prostituzione è il fondamento del matrimonio […] la prostituzione è messianica […] la prostituzione salva la vita, e in essa i matrimoni”, pag. 72) o interpretabili facendo riferimento ad esempio anche utilizzando la cronaca quotidiana. E’ un buon punto di partenza per discutere su questioni diverse e tanto importanti. Ci consegna anche divagazioni paradossali, piccoli aneddoti divertenti e altri amari e grotteschi, conversazioni singolari, annunci inconsistenti e quesiti esistenziali calati nell’oggi ultramoderno, vanitoso e egoistico. E addirittura alcuni componimenti viscerali che rasentano il macabro e l’orrido come l’anomala descrizione di una condanna a morte nella quale lo scrittore sembra beffardamente provar gusto nelle descrizioni sadiche che trasmette al lettore. L’impressione è quella che Hoxhvogli a suo modo abbia voluto utilizzare un linguaggio tagliente e crudo per smitizzare la realtà quotidiana pur non celando un certo pessimismo che pervade l’intera raccolta: “L’abituale adesione al mondo è questa sosta lontano dal bene, per accertare minuscoli tumori” (pag. 91).

“Leggere è perfezionare lo sguardo sul mondo e del mondo” sostiene Hoxhvogli in “Rileggere” concludendo “Prima di leggere un libro, rileggetelo. Rilettolo, se non dice granchè, non perdete tempo nel leggerlo” (pag. 50).

Idolo Hoxhvogli è nato a Tirana nel 1984. Si è formato negli studi filosofici all’Università Cattolica di Milano. Suoi scritti sono presenti in numerose riviste italiane e straniere, tra cui “Gradiva International Journal of Italian Poetry” (State University of New York at Stony Brook) e “Cuadernos de Filología Italiana” (Universidad Complutense de Madrid). Ricordiamo, in particolare, Il porto somma la terra al mare, “Viola” (Svizzera), n° 8 (2010) e Post Mortem Bettino Craxi “Silarus” n° 271 (2010). Da quando è nato percorre strade a senso unico.

Lorenzo Spurio

E’ SEVERAMENTE VIETATA LA PUBBLICAZIONE E LA DIFFUSIONE DI STRALCI O DELL’INTERA RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

Premio Internazionale Poesia, Prosa e Arti figurative “Il Convivio 2012” e Premio Teatrale Angelo Musco

L’Accademia Internazionale Il Convivio, insieme all’omonima rivista, bandisce l’undicesima edizione del Premio Il Convivio 2012, Poesia, prosa e arti figurative e la sesta edizione del Premio Teatrale Angelo Musco, cui possono partecipare poeti e artisti sia italiani che stranieri con opere scritte nella propria lingua o nel proprio dialetto (se in dialetto è richiesta una traduzione nella corrispettiva lingua nazionale). Per i partecipanti che non sono di lingua neolatina è da aggiungere una traduzione italiana, francese, spagnola o portoghese.

 

Premio Poesia, prosa  e  arti  figurative

            È diviso in 6 sezioni:

1)   Una poesia inedita a tema libero in lingua italiana

2)   Poesia a tema libero in lingua dialettale, con traduzione italiana o nella lingua nazionale corrispondente.

3)   Un racconto inedito di massimo 6 pagine (spaziatura 1,5).

4)   Romanzo inedito (minimo 64 cartelle).

5)   Raccolta di Poesie inedite, con almeno 20 liriche, fascicolate e spillate (diversamente le opere saranno escluse).

6)   Libro edito a partire dal 2002 nelle sezioni: 1) poesia, 2) narrativa, 3) saggio (per questa sezione inviare i volumi in triplice copia. Non si può partecipare con volumi già presentati nelle edizioni precedenti del Premio Il Convivio).

7)   Pittura e scultura: si partecipa inviando due foto chiare e leggibili di un’opera pittorica o scultorea.

8) Tesi di laurea su argomento o autore siciliano (da inviare solo due copie)

9) opera musicata (poesia, canzone, opera teatrale, ecc). L’opera è accettata solo ed esclusivamente se accompagnata da un DVD o CD.

Premio Teatrale Angelo Musco

È diviso in 3 sezioni: 1) Opera teatrale inedita in dialetto siciliano.

2) Opera teatrale inedita in qualunque lingua (anche dialettale, ma con traduzione italiana).

3) Opera teatrale edita in qualunque lingua o dialetto.

 

Scadenza per entrambi i premi: 30 maggio 2012.

Giuria: Presidente onorario: prof. Giorgio Barberi Squarotti.

Premiazione: Giardini Naxos (ME), presso l’Hotel Assinos: 30 ottobre 2012.

Si può partecipare a più sezioni, ma con una sola opera per sezione, dichiarata di propria esclusiva creazione. Gli elaborati vanno inviati in cinque copie, di cui una con generalità, indirizzo e numero telefonico, le altre quattro devono essere anonime se inedite, se invece edite non è da cancellare il nome dell’autore. Il tutto è da inviare alla Redazione de Il Convivio: Premio Poesia, Prosa e Arti figurative, Via Pietramarina Verzella, 66 – 95012 Castiglione di Sicilia (CT) – Italia. Si raccomanda di allegare un breve curriculum. I vincitori saranno avvertiti per tempo. Il verdetto della giuria, resa nota all’atto della premiazione, è insindacabile. Ai vincitori e ai partecipanti sarà data comunicazione personale dell’esito del premio. I premi devono essere ritirati personalmente. L’Accademia si riserva la possibilità di pubblicare gli elaborati inediti sulla rivista Il Convivio e, dopo averli selezionati, eventualmente inserirli sull’antologia dei premi Il Convivio 2012.

Premi: Trofeo il Convivio, coppe, targhe e diplomi.

La partecipazione al concorso è gratuita per i soci* dell’Accademia Il Convivio e per gli studenti che partecipano tramite scuola. È richiesto invece da parte dei non soci, per spese di segreteria, un contributo complessivo di euro 10,00 indipendentemente dal numero delle sezioni cui si partecipa (o moneta estera corrispondente) da inviare in contanti.

Tutela dei dati personali: Ai sensi del D.Lgs. 196/2003 “Tutela delle persone rispetto al trattamento dei dati personali” l’organizzazione dichiara che il trattamento dei dati dei partecipanti al concorso è finalizzato unicamente alla gestione del premio; dichiara inoltre che con l’invio dei materiali letterari partecipanti al concorso l’interessato acconsente al trattamento dei dati personali.

Per ulteriori informazioni scrivere o telefonare alla Segreteria del Premio, Via Pietramarina Verzella, 66 – 95012 Castiglione di Sicilia (CT) Italia, tel. 0942-986036, cell. 333-1794694, e-mail: angelo.manitta@tin.it.; enzaconti@ilconvivio.org . È possibile anche consultare il sito: www.ilconvivio.org

Il presidente del Premio

Angelo Manitta


* Associarsi all’Accademia Internazionale Il Convivio è semplice. È sufficiente versare la quota associativa annua di euro 35,00 (adulti), euro 30,00 (per associazioni culturali, giovani e ragazzi), sul Conto Corrente Postale n. 93035210 o tramite assegno circolare non trasferibile, oppure vaglia postale o vaglia internazionale (giro postal internacional, mandat postal) intestati a: Accademia Internazionale Il Convivio, Via Pietramarina Verzella, 66 – 95012 Castiglione di Sicilia (CT)  Italia. Dagli altri stati europei: euro 50,00. Dagli altri continenti: € 50,00 o equivalente in altre monete. Il Socio ha la possibilità di: 1) ricevere gratis 4 numeri della rivista Il Convivio; 2) avere inserita (a richiesta) sulla rivista durante l’anno una poesia o una recensione, o un breve racconto, o una propria pittura insieme ad una scheda dell’autore; 3) partecipare gratuitamente ai concorsi banditi dall’Accademia; 4) essere inseriti (a richiesta) su Internet con poesia o pittura e breve curriculum; 5) partecipare alle attività del gruppo.

“La setta dei giovani vecchi” di Luca Rachetta, recensione di Lorenzo Spurio

La setta dei giovani vecchi

di Luca Rachetta

con prefazione di  Gian Paolo Grattarola

Edizioni Creativa, 2011

ISBN: 987-88-96824-28-3

Costo: 11,00 Euro

Recensione a cura di Lorenzo Spurio

Con La setta dei giovani vecchi, Luca Rachetta propone una nuova attenta indagine della psicologia dell’uomo narrando di preoccupazioni, sogni, manie, perversioni e veri e propri comportamenti ossessivi che, pur avendo spesso una connotazione comica, non mancano di essere un vivido specchio della realtà quotidiana nella quale viviamo. Giovanni Eufemi, il personaggio principale, è un docente in una scuola secondaria, un tipo meticoloso, ponderato e riflessivo. Anche nel romanzo precedente, La guerra degli Scipioni, simpatico quadretto familiare inquadrato sull’analisi della vita di tre fratelli tanto diversi e al tempo stesso tanto strambi, Rachetta aveva consegnato a uno dei suoi personaggi principali la professione di educatore scolastico forse influenzato direttamente dalla sua attività lavorativa. Il mondo della scuola, dell’istruzione e della difficoltà d’inserimento nelle liste di insegnamento a tempo indeterminato è una realtà che Rachetta affronta con questo romanzo, mettendo in luce un chiaro riferimento alla crisi economica e lavorativa dei nostri tempi. Curioso l’episodio dello slittamento delle nomine dei nuovi professori che Rachetta narra nel romanzo, descritto come fosse un ammutinamento o, addirittura, una rivoluzione con tanto di incendio, quartier generale, contestazioni e forze dell’ordine che intervengono a sanare il conflitto (pagg. 29-30).

La narrazione si basa sull’utilizzo di un linguaggio preciso, a volte quasi ricercato tanto da far pensare che sia antiquato, quasi da romanzo storico o d’altri tempi; in realtà la narrazione è fruibile a chiunque, è fluida e ben organizzata e la divisione in capitoli che lo stesso autore ci fornisce ci consente di seguire un determinato percorso progressivo nella lettura.

Così come in La guerra degli Scipioni Rachetta tratteggiava tra i vari personaggi lo psicopatico, il tipo apparentemente sano capace, però, di gesti preoccupanti e folli, anche in La setta dei giovani vecchi ritroviamo personalità ambigue, tormentate, scisse che più che caratterizzarsi per il fare, si delineano attraverso la loro attività meditativa, onirica che, in quanto irrazionale, è incontrollabile; è il caso dell’ingegner Rovelli che ha costruito attorno a numeri, quantità, segnali di buon auspicio o di malaugurio un suo mondo che per il lettore, e per lo stesso Giovanni Eufemi, è strampalato e surreale. Rachetta, infatti, sembra sondare attraverso i suoi personaggi le psicologie, spiegare i comportamenti bizzarri in modo del tutto singolare, lo stesso paesino dove si svolgono i fatti, Castel Chimerico, individua nel toponimo un mondo sospeso tra reale e fantastico, tra qualcosa di materiale e fisico (il castello) e qualcosa di fumoso e fantastico (di chimerico, appunto).

Ma il punto di partenza dell’intera narrazione è facilmente individuabile nel titolo del romanzo. Chi è giovane e chi è vecchio? Dove termina la gioventù e dove inizia la vecchiaia? Un uomo di quarantacinque anni è vecchio o può considerarsi, eludendo l’età, ugualmente giovane? La questione, affrontata di continuo nel corso del romanzo, è posta da subito nell’incipit per veicolare, forse, il lettore da subito a intraprendere considerazioni di un certo tipo: «Giovanni Eufemi, residente nella cittadina di Castel Chimerico, era arrivato alla rispettabile età di quarantadue anni senza avere ben chiaro in testa un concetto basilare: la differenza tra gioventù e la vecchiaia» (pag. 7).

Nel romanzo è, inoltre, insita una silente lotta contro le gerarchie e i sistemi basati sull’autarchia generazionale, tanto in politica, quanto nell’istruzione e nella cultura che rendono di fatto difficile e osteggiato l’inserimento delle nuove generazioni in tali campi. E così Francesco Cinghialetti, amico di Giovanni Eufemi, cerca di introdursi nel ristrettissimo ambito dell’amministrazione comunale definito da Rachetta «oligarchia gerontocratica» (pag. 47) con l’idea di portare una ventata nuova e di mostrarsi garante di fette più giovani della popolazione ma il suo inserimento viene di continuo osteggiato dai vecchi “padroni” che, di fatto, tengono ben salda la propria poltrona sotto il loro sedere.

Una storia piacevole, ben costruita, senza grandi colpi di scena com’è nello stile di Rachetta che affronta, però, tematiche importanti e quanto mai attuali: la precarietà nel mondo della scuola, l’attaccamento ossessivo e prepotente delle vecchie generazioni nelle varie attività, la fama da quattro soldi di contro alla meritocrazia.

Lorenzo Spurio

 16-01-2012

 Qui troverete l’intervista a Luca Rachetta e sul suo romanzo precedente, La guerra degli Sciopioni, fatta da me il 10-07-2011: https://blogletteratura.wordpress.com/2011/07/16/la-guerra-degli-scipioni-intervista-a-luca-rachetta/

E’ SEVERAMENTE VIETATA LA PUBBLICAZIONE E LA DIFFUSIONE DI STRALCI O DELL’INTERA RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

Premio Letterario Nazionale De Leo-Brontë

PREMIO LETTERARIO NAZIONALE
DE LEO – BRONTȄ 2012
1^ edizione

La Professoressa Maddalena De Leo, importante studiosa, traduttrice e autrice di romanzi riguardanti le famose scrittrici inglesi Charlotte, Emily ed Anne Brontë, nonché consulente editoriale per l’Italia del periodico inglese Brontë Studies, indice un concorso letterario riguardante l’opera e la vita delle suddette autrici.

REGOLAMENTO

art. 1 Sezioni Il concorso si articola in due sezioni.

SEZIONE 1: POESIA in lingua italiana ispirata alla vita, al luogo natale o all’opera di una delle sorelle Brontë.

SEZIONE 2: NARRATIVA: un racconto in lingua italiana in cui si parli della vita, del luogo natale o dell’opera di una delle sorelle Brontë.

art. 2 Modalità di partecipazione Ogni autore può partecipare liberamente a una o ad ambedue le sezioni del concorso. È possibile partecipare a ciascuna sezione con un massimo di 3 poesie o di 2 racconti. Ogni poesia deve avere una lunghezza non superiore ai 30 versi. Ogni racconto deve avere una lunghezza non superiore a 30.000 battute.

art. 3 Invio delle opere Le opere devono essere inviate al seguente indirizzo e-mail: deleom@tiscali.it Le opere vanno inviate in allegato in formato WORD .doc Alla e-mails va allegata anche una scheda contenente i seguenti dati: – Generalità dell’autore (Nome, cognome, data di nascita, indirizzo, CAP, recapito telefonico, email) – Titolo dell’opera – La seguente dichiarazione:
Io sottoscritto NOME E COGNOME dichiaro di essere l’autore del testo e di detenerne tutti i diritti a titolo esclusivo. Si autorizza al trattamento dei dati personali secondo le normative vigenti.

L’invio delle opere in formato cartaceo tramite servizio postale è facoltativo, in aggiunta all’invio tramite e-mail. In tal caso le opere dovranno pervenire in un unica copia anonima e in una scheda a parte dovranno essere indicati i dati sopra elencati per l’invio tramite e-mail. In formato cartaceo le opere devono essere inviate al seguente indirizzo:

Prof.ssa Maddalena De Leo

Via della Ferrovia 14

84046 Ascea Marina (SA)

art. 4. La partecipazione al concorso è gratuita.

art. 5 Termine di consegna delle opere Le opere partecipanti devono essere inviate secondo le modalità previste dall’articolo 3 entro e non oltre la mezzanotte del giorno 15 aprile 2012.

art. 6 Giuria Sarà l’ ideatrice e organizzatrice del concorso Prof.ssa Maddalena De Leo, insieme ad altre esperte italiane delle sorelle Brontë, a valutare gli elaborati presentati riservandosi la possibilità di riunirli e pubblicarli in un’antologia brontëana da lei curata.

art. 7 Premi Saranno selezionate le opere migliori tra tutte quelle pervenute.

Il 1° classificato per ciascuna delle due sezioni riceverà:
– un numero del famoso periodico in lingua inglese Brontë Studies

Al 2° classificato per ciascuna sezione sarà assegnato:
– un DVD della BBC in lingua inglese riguardante un romanzo Brontë

Al 3° classificato per ciascuna sezione andrà un oggetto brontëano (segnalibro, penna ecc.)

I diritti d’autore rimarranno di proprietà esclusiva dell’autore.

A tutti gli autori classificati dal 1° al 3° posto verrà rilasciato un diploma di merito con i giudizi espressi dalla prof.ssa De Leo sulla propria opera. A tutti i partecipanti che ne faranno richiesta verrà rilasciato un attestato di partecipazione. La prof.ssa De Leo si riserva la facoltà di assegnare menzioni speciali ad opere particolarmente meritevoli presso la sezione italiana della Brontë Society o segnalazioni sui siti Internet internazionali BrontëBlog e Brontë Parsonage Blog.
PREMIAZIONE

Non ci sarà una cerimonia di premiazione pubblica. I vincitori saranno avvisati via email e i premi saranno inviati via posta.

La partecipazione al concorso implica l’accettazione del presente regolamento

Intervista a Donatella Calzari, a cura di Emanuele Marcuccio

“Petali d’acciaio” di Donatella Calzari

Rupe Mutevole Edizioni, 2011, collana “Sopra le righe”

intervista a cura del Direttore Editoriale Emanuele Marcuccio

EM: Da quanto tempo scrivi, come è nato in te il desiderio di scrivere poesie?Cos’è per te la poesia?

DC: Per me la poesia è una magnifica forma espressiva, che io amo e coltivo dall’età di sei anni, quindi dai tempi della scuola elementare, periodo in cui la mia insegnante ci dettava poesie di noti autori su un apposito quadernetto. Ho avuto così modo di avvicinarmi ai grandi poeti del passato e di amare le loro splendide opere. A casa, poi, mi divertivo a creare semplici componimenti poetici, che scrivevo su un quaderno “segreto”.

EM: Cosa non deve mai mancare in una poesia in generale e nella tua in particolare?

DC: In una poesia credo non debba mai mancare il cuore dell’autore, le emozioni e i sentimenti più profondi che, veicolati da un’oculata scelta di vocaboli, possono raggiungere il cuore del lettore.

EM: E cosa non deve mai mancare nello scritto di uno scrittore?

Non deve mai mancare, secondo me, l’abilità di usare le parole come il prestigiatore fa con le carte da gioco, suscitando meraviglia, ammirazione e stupore nel lettore. È importante la struttura della vicenda narrata, ma lo è anche la forma, e questo gli scrittori classici lo sapevano bene.

EM: Dal punto di vista strettamente stilistico com’è il tuo poetare, utilizzi la metrica o solo la rima, o nessuna delle due e perché?

DC: Dal punto di vista stilistico sono vicina all’intimismo: mediante le mie poesie tento di esprimere le situazioni intime e i moti profondi dell’anima. In passato ho studiato la rima e la metrica, ma scrivo in versi liberi per puro gusto personale.

EM: Quanto tempo impieghi per scrivere una poesia?

DC: L’idea di una poesia si annida nella mia mente e lì rimane per alcuni giorni, in gestazione. Successivamente, in momenti del tutto improvvisi, è pronta per venire alla luce e io sono costretta a procurarmi velocemente carta e penna per fissarla sul foglio. In questa fase esce di getto, però, impiego molto tempo (talvolta mesi) nella sua elaborazione e nella ricerca dei vocaboli più appropriati, rispetto a quanto intendo esprimere.

EM: Sì, la poesia, in fondo, è un cercare di esprimere quello che l’anima detta, personalmente dico che è anima che si fa parola, ma che rimane sempre un cercare di esprimere, un tentare di avvicinarci, come ci insegna Ungaretti in una famosa intervista televisiva del 1961, al punto che non potremmo mai arrivare all’espressione compiuta della propria anima.Perché, secondo te, la poesia ha minor pubblico rispetto alla narrativa, tanto da esser considerata di nicchia?

DC: È indubbiamente più semplice seguire una narrazione, che deve essere scritta secondo canoni precisi, che rispondono all’esigenza di essere compresa dal lettore. A mio parere, la poesia richiede un approccio differente, meno razionale e più emotivo. Chi si accosta alla poesia, infatti, dovrebbe lasciare in secondo piano l’esigenza di comprensione del testo, importante ma non così necessaria come per la prosa, e dare ampio spazio alle emozioni che le parole dell’autore fanno sgorgare nell’intimo. Come diceva T.S. Eliot “La vera poesia può comunicare anche prima di essere capita”. L’uomo di oggi è molto razionale e questo spiega il fatto che sia meno propenso a lasciarsi andare alle emozioni, accordando la sua preferenza, quindi, alla prosa, anziché alla poesia.

EM: Quali esperienze sono state per te più significative per la tua attività di autrice?

DC: In passato, nel tempo libero organizzavo eventi culturali nella mia città, legati alla poesia e alla sua interazione con le altre forme d’arte. Ho anche fondato un’associazione di persone che si dilettavano a scrivere poesie. È stata un’esperienza veramente arricchente, sia dal punto di vista umano, che da quello artistico. Lo scambio di opinioni e commenti relativi ai propri e altrui testi, penso sia di fondamentale importanza.  Da due anni sono iscritta al social network “Facebook”, che permette, in termini più veloci e più ampi, il confronto fra gli autori, dilatandone le possibilità. Un’altra esperienza importante è stata la partecipazione all’Atelier delle Arti 2011, dove ho avuto la straordinaria possibilità di conoscere, ascoltare ed apprezzare, fra gli altri artisti intervenuti, scrittori e poeti di fama nazionale e internazionale: Umberto Piersanti (candidato al Nobel per la Letteratura nel 2005), Elisabetta Rasy, Alessandro Zaccuri, Isabella Leardini, Guido Conti, Milo De Angelis e molti altri…

EM: Perché proprio questo titolo Petali d’acciaio?

DC: Il titolo Petali d’acciaio è un ossimoro, che è poi un accostamento di parole dal senso apparentemente contrastante. Quando ho inviato le poesie a te, in qualità di curatore dell’opera, per partecipare alla selezione per la pubblicazione, avevo già in mente questo titolo, che mi è venuto così, spontaneamente. Curioso è invece l’aneddoto riguardante l’immagine di copertina. Dapprima ho pensato a un fiore, poi a una rosa, infine a una rosa rossa, ma non riuscivo a trovare la rosa che rendesse l’ossimoro del titolo. Un  giorno su “Facebook” mi sono imbattuta in una rosa rossa con un’evidente cristallizzazione sul bordo dei petali: faceva proprio al caso mio! È risultata appartenere a un blogger turco, ma alla fine, grazie al tuo prezioso aiuto, come ricorderai, ho ottenuto l’autorizzazione all’utilizzo dell’immagine, ed ecco la splendida rosa che potete ammirare sulla copertina!

EM: Sì, una copertina davvero splendida, temevo proprio di non riuscire a mettermi in contatto con l’autore di quella foto, un blogger turco! La poesia di Petali d’acciaio che ti è più cara o che ritieni più significativa?

DC: Tutte le poesie contenute in Petali d’acciaio, prima di superare la selezione per la pubblicazione, hanno dovuto superare la mia selezione personale, quindi sono quelle a me più care per svariati motivi: alcune mi ricordano particolari momenti della mia vita, altre mi hanno dato molte soddisfazioni ottenendo riconoscimenti a concorsi, altre ancora sono piaciute molto a coloro che le hanno lette. Posso dire, però, che ce n’è una che si distingue per essere l’unica dalla tematica sociale: si tratta di “Clochard”. Ricordo che era l’inverno del 2007 e spesso, tra le notizie del telegiornale c’era, purtroppo, quella del decesso di un senzatetto a causa del freddo. Io mi sono posta la stessa domanda che probabilmente si è affacciata alla mente di molti: “Com’è possibile che ai giorni nostri si possa ancora morire di freddo e di stenti in città ricche di ogni comfort, quali sono le nostre?” Per me è uno scandalo! Così, all’ennesima notizia del genere, mi è sgorgata dalla mente e dal cuore questa poesia.

CLOCHARD

A chi importa

se porto a spasso

brandelli di vita

rattoppata alla meglio

e buchi di coscienza

vuoti di solitudine

rotonde eclissi di sole?

A chi importa

se il contapassi dell’esistenza

segna centinaia di vite vissute

in una sola

sotto cieli infranti di uragani?

A chi importa

se vivo randagio

sotto ponti illuminati

da lune mai sorte

su fiumi di parole

rotolate invano?

A te importa?

Tre anni dopo, grazie a un reportage televisivo, ho scoperto che esistevano squadre di volontari che si occupano proprio di individuare le persone in difficoltà nelle notti più rigide dell’inverno e di riscaldarle e rifocillarle. Si trattava di associati alla fondazione “Fratelli di San Francesco d’Assisi”. Ho cercato l’indirizzo su internet e ho scritto loro una lettera di plauso e ringraziamento per il loro prezioso operato, rammaricandomi di non potervi partecipare io stessa e allegando la mia poesia, come piccolo, piccolissimo contributo. Mi ha risposto il Direttore che, con mia grande sorpresa, mi ha ringraziata a sua volta, affermando che l’attenzione, l’incoraggiamento e il sostegno della gente li spronano a proseguire giorno dopo giorno nella loro opera di accoglienza, assistenza, integrazione e promozione umana delle persone in difficoltà e senza fissa dimora. Ha anche aggiunto apprezzamenti per la mia poesia, dicendo che l’avrebbero inserita in qualche loro pubblicazione. Quando si dice che le poesie arrivano dove neanche l’autore può immaginare…

EM: Cosa ti ha spinto a voler pubblicare il tuo libro?

DC: Per molto tempo non ne ho sentito l’esigenza, infatti, come ho raccontato prima, ero più interessata a organizzare eventi culturali relativi alla poesia e a confrontarmi con chi, come me, amava scrivere. Purtroppo, per gravi problemi familiari, sono stata costretta ad abbandonare questa attività. Non ho mai smesso, però, di coltivare l’interesse per la poesia così, grazie a “Facebook”, ho partecipato, più che altro per gioco, alla già citata selezione. Quando ho ricevuto la proposta di pubblicazione da parte di Rupe Mutevole Edizioni, ho riflettuto e ho scoperto di aver maturato alcune motivazioni, che si facevano sempre più urgenti: la poesia, la musica, l’arte in genere, secondo me, hanno il potere di contrastare, in qualche modo, l’indifferenza e la barbarie che purtroppo stiamo vivendo nella società di oggi, così anche un libro, nonostante sia una goccia nell’oceano, unita ad altre gocce, può contribuire a farci vivere in un mondo migliore, può tenere alta l’attenzione per la via della bellezza e “la bellezza”,  come disse Dostoevskij, “salverà il mondo”. Ed ecco Petali d’acciaio, che raccoglie poesie scritte dal 1992 al 2007, con l’aggiunta di alcune poesie più recenti.

EM: Quali sono i tuoi poeti preferiti, ce n’è uno in particolare?

DC: Ne amo moltissimi, ma la mia trilogia è composta da: Rabindranath Tagore, Federico Garcia Lorca e Pablo Neruda. Tra i poeti italiani prediligo Ungaretti e Alda Merini. Ci sono stati tempi in cui mi sono dedicata allo studio di alcuni poeti, ma attuato in modo, direi, singolare: di un autore volevo leggere tutte le composizioni poetiche che aveva scritto e, come potete immaginare, questo lavoro richiedeva una grande risorsa di tempo e di energie. Nella mia vita, quindi, posso dire di aver letto tutte le poesie di Ungaretti, Montale e Luzi, ad esempio.

EM: E qual è la tua poesia preferita?

DC: Ho nel cuore molte poesie e la scelta sarebbe davvero difficile. Forse potrei parlarvi della prima poesia a cui mi sono affezionata nella vita, una di quelle dettate dalla mia insegnante e scritte nel famoso quadernetto: si tratta di “Natale” di Ungaretti.

NATALE

di Giuseppe Ungaretti (1916)

 Non ho voglia

di tuffarmi

in un gomitolo

di strade

Ho tanta

stanchezza

sulle spalle

Lasciatemi così

come una

cosa

posata

in un

angolo

e dimenticata

Qui

non si sente

altro

che il caldo buono

Sto

con le quattro

capriole

di fumo

del focolare

 Ero una bambina allegra, sorridente, solare ed è davvero curioso che abbia prediletto questa poesia tanto triste, in cui un uomo chiede, nonostante sia Natale, di essere lasciato “in un angolo come una cosa dimenticata”. Anche ora, però, nonostante le caratteristiche della mia personalità siano le stesse di allora, prediligo poesie malinconiche ed il motivo rimane oscuro e misterioso anche a me.

EM: Quali sono i tuoi libri preferiti, c’è un libro del cuore?

DC: Per anni la lettura ha rivestito il ruolo di mio hobby preferito. Ricordo che leggevo opere impegnative come “I fratelli Karamazov”, “Delitto e castigo”, “Umiliati e offesi” di Dostoevskij, “Guerra e Pace” di Tolstoj. Amo da sempre i classici russi, ma ho letto opere di ogni genere: mi è sempre piaciuto spaziare. L’ultimo libro, anche se non di recente pubblicazione, che ho trovato affascinante e incantevole è stato “Le braci” di Sandor Marai.

EM: C’è un genere di libri che non leggeresti mai?

DC: Sì, c’è: il genere horror, sia relativo ai libri che ai film. Non sopporto emozioni di tensione e ansia crescenti, forse perché ritengo che la vita reale me ne riservi a sufficienza. Non sopporto neanche il genere aggressivo e violento, ne devo già assumere una buona dose, mio malgrado, nella realtà sociale odierna.

EM: Ami la tua terra, la tua regione o vorresti vivere altrove?

DC: Amo la mia terra, la mia regione e, in modo viscerale, la mia città, a favore della quale investo da anni le mie energie dal punto di vista culturale e anche professionale, poiché esercito qui la professione di docente. Certo è un ambiente climatico umido, nebbioso e malsano, così mi piacerebbe, nel periodo estivo, “migrare” in località situate al mare o al lago, ma è soltanto un sogno.

EM: Tra poesia e prosa, cosa scegli e perché?

DC: Scelgo senza dubbio la poesia, ma non disdegno neppure la prosa. Ho scritto alcuni racconti brevi, pochi, per la verità, ma che mi hanno dato grandi soddisfazioni a livello di riconoscimenti nell’ambito di concorsi. La prosa richiede, però, tempi ed energie di cui attualmente, sono priva ma, in futuro, chissà, non si può mai dire.

EM: Hai un sogno nel cassetto?

DC: No, non ho un sogno nel cassetto, li conservo negli armadi perché sono moltissimi! Ogni tanto uno riesce a uscire fuori e allora sono rari momenti di straordinaria felicità!

EM: Come ti sei trovata con Rupe Mutevole Edizioni, perché l’hai scelta, la consiglieresti?

DC: Mi sono trovata molto bene a vari livelli.  Tu e Gioia Lomasti, i collaboratori coi quali ho avuto a che fare, siete persone straordinarie, dal punto di vista professionale e anche umano. La Casa Editrice ha pubblicato la raccolta proprio nella veste che io desideravo: attuale e di impatto visivo; cura molto i particolari, caratteristica che apprezzo particolarmente. Inoltre, ma non da ultimo, condivido pienamente le motivazioni di fondo del loro operato e la specifica attenzione alle problematiche sociali, che si traduce in forme di solidarietà.

EM: Grazie, svolgiamo il nostro lavoro con passione, anzi, io non riesco a considerarlo un lavoro, sarà perché siamo anche degli autori e la nostra casa editrice propone ai suoi autori di diventare anche collaboratori e curatori. Cosa pensi dei premi letterari, pensi siano importanti e necessari per un autore?

Necessari no, ma importanti sì. È impossibile per un autore sapere a priori se una sua poesia toccherà o meno il cuore del lettore, a questo livello, ad esempio, i concorsi sono utili per capire dove l’obiettivo è stato centrato. Naturalmente essi non costituiscono l’unico parametro: esistono casi in cui poesie che non hanno ottenuto riconoscimenti ufficiali sono, invece, amate e ricordate da coloro che le hanno lette e, talvolta,  vale il viceversa.

EM: Ci sono dei consigli che vorresti dare a chi si accosta per la prima volta alla scrittura di poesie o alla scrittura in genere?

DC: Non sono nella posizione di dare consigli, ma in quella di riceverne. Ad ogni modo, penso che, prima di cimentarsi nella scrittura, sia bene diventare accaniti lettori e si debbano studiare le tecniche di scrittura.

EM: Qual è la tua opinione riguardo alla scrittura su commissione?

DC: Ci sono autori che riescono con facilità a scrivere su commissione; li ammiro molto in quanto hanno un dono di cui io sono del tutto priva. Le mie poesie nascono liberamente e mai in seguito a sollecitazioni di alcun tipo.

EM: Il grande poeta, scrittore e drammaturgo dell’ottocento francese, Victor Hugo, ha scritto che la poesia non appartiene al poeta: «Fino a che punto il canto appartiene alla voce e la poesia ai poeti? / La poesia non appartiene solo al poeta / perché non è lui a decidere il senso, / perché il poeta sa soltanto in parte, / ciò che la poesia finirà col dire»Sei d’accordo con questo assunto, se sì in che misura?

DC: Sì, sono pienamente d’accordo: la poesia assume, per ciascuno, significati anche differenti, talvolta, rispetto a quanto intendeva esprimere l’autore. Ho avuto prova di questo, leggendo i commenti alle mie poesie espressi su “Facebook” dai lettori: molti di essi hanno suggerito interpretazioni molto interessanti e assolutamente nuove per me, che ne ero l’autrice.

EM: Sì, è proprio vero, anche con le mie poesie ho avuto la stessa esperienza. Vuoi anticiparci qualcosa su una tua prossima pubblicazione o, su quello che stai scrivendo?

DC: La mia prima raccolta è stata pubblicata lo scorso novembre, quindi è prematuro parlarne. Un’idea l’avrei, ma non mi pronuncio, rimarrà un mistero, per ora…

A cura di Emanuele Marcuccio                                                   

6 gennaio 2012

QUESTA INTERVISTA VIENE QUI PUBBLICATA PER GENTILE CONCESSIONE DI EMANUELE MARCUCCIO.

Intervista a Mario Fiori a cura di Max Dakota

 Gioia Lomasti mi trasmette questa intervista al cantautore Mario Fiori “Suonatore Faber” fatta da Mak Dakota, permettendomi di pubblicarla e divulgarla:

-Quando hai scoperto di avere qualità artistiche?

Mah, in realtà sono gli altri ad attribuirmi tali qualità, diciamo che fin dalla prima adolescenza coltivai la passione di mettere parole in rima e poi giocare con esse. La grande svolta arrivò in seguito quando alle rime cominciai ad unire quei quattro accordi di chitarra come accompagnamento, quello fu il momento in cui realizzai che la canzone era la forma d’espressione che più mi si addiceva, per essere più pratici il mio primo brano fu scritto a dodici anni.

-C’è stato qualche motivo importante che ti ha mosso in questa direzione?


Sicuramente la voglia di dire, sono un inguaribile logorroico ed egocentrico, tutte qualità che servono a chi decide di intraprendere questa strada. Francesco Guccini in una sua canzone disse “…che sempre l’ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte”  quindi amo combattere l’ignoranza raccontando quel poco che so sul mondo e sulla vita non sono un professore anzi tutt’altro, sono dell’idea che un libro, un dipinto, una poesia o una canzone possano insegnare molto di più di un vecchio signore in camicia e cravatta seduto dietro una cattedra.
-Secondo te, che significato ha la musica?
La musica è il linguaggio più antico e universale del mondo, la musica è un filo di seta che unisce tutte le persone che in quel momento ascoltano quelle note, poi la musica sa accompagnare ogni nostro stato d’animo è camaleontica, cioè basta sposta una “terza ” di un semitono avanti o indietro per ottenere un accordo dalle sonorità allegre o totalmente tristi, la musica è come dicevo prima anche un grandissimo mezzo d’informazione tantissime sono le iniziative che hanno visto artisti musicali donare le proprie note per fini lodevoli, io non credo che la musica possa cambiare questo mondo, credo piuttosto che la musica possa smuovere le coscienze di chi può cambiarlo. Poi in termini molto più personali ed egoistici posso semplicemente dire che per me la musica è la mia vita.
-Immaginando di descrivere la tua arte in parole semplici, comprensibili a tutti, come la definiresti?

Amichevole, Familiare…
Quando ho tempo, minimo due volte al giorno prendo la chitarra e suono… canzoni mie cover… suono di tutto perché ne sento il bisogno,così come sento il bisogno di mettermi le cuffie e ascoltare musica minimo 5 volte al giorno. Fino ad ora il mio pubblico è composto da amici genitori e il mio gatto ma se un giorno avrò il piacere di vedere molti più visi davanti a me il mio rapporto con loro non cambierebbe, alla fine solo qua semplicemente a raccontare storie, con un ipotetico camino acceso e del buon vino rosso.
-Qualcuno pensa che fare il mestiere di artista sia una strada da “fannulloni”che non porta a nulla, secondo te?
Di fannulloni nel nostro paese ce ne sono tanti,il problema è che prendono migliaia di euro al mese per dormire in comode poltrone nei palazzi del centro di Roma. A parte gli scherzi, la vita di un artista non è semplice, sei spesso lontano da casa e dai tuoi cari ma alla fine questo passa quasi in secondo piano se comunque c’è la passione.  Ogni tanto penso che un poeta un cantautore ecc vendono parole e nulla più, quindi mi sembrerebbe quasi di rubare, ma poi ripenso a tutte le volte che le frasi alcuni grandissimi artisti mi hanno dato la forza di uscire da momenti neri e li capisco che i soldi per l’arte son soldi benedetti.
-Le conoscenze in questo campo sono indispensabili per emergere? 

Purtroppo si, la meritocrazia in questo paese ormai è svanita. Io sono nato nel 1990 quindi tardi, ma negli anni 70 a Roma c’èra il folk studio dal quale poi sono usciti artisti del calibro di Venditti De Gregori, Rino Gaetano ecc. Il folk studio riservava uno o due giorni a settimana all’ascolto dei nuovi artisti cosa che oggi non avviene più. Il problema è dovuto anche ai tantissimi “talent show” che spopolano in giro, prima il cantante cantautore ecc non era quasi considerato un mestiere serio, quindi solamente chi lo sentiva dentro provava a farlo. Oggi ci provano tutti quelli che vogliono avere visibilità, a loro non importa se le canzoni vengono scritte da altri o addirittura se cantano in playback. Purtroppo qui non si parla quasi più di arte ma di mercato. C’è tantissima offerta e la domanda è solo di un certo tipo e di conseguenza chi ha grandi qualità ma poca commerciabilità viene tagliato fuori. Mentre chi ha il simbolo del dollaro al posto delle pupille tramite conoscenze va a fare un mestiere che non è il suo, rubando all’artista il posto di lavoro.
-E’ cambiato qualcosa nel tuo mondo, interiormente?
E’ cambiato moltissimo, sono successe molte cose in questi mesi che mi hanno trattenuto nel fondo di un mare nero come il petrolio. Vivo una situazione molto difficile, la mia malattia, quella dei miei,il fatto di rischiare la casa, ma la botta più brutta che ho avuto è stata la morte di nonna. Ho vissuto con le per 18 anni circa, ed è stata la persona che sempre e comunque ha creduto in me. Sono diventato un po’ più forte forse, ma ho anche capito di quanto possa fare schifo a volte quella bestia che chiamiamo uomo… ho provato sulla mia pelle la pura cattiveria di un signore di 60 anni che si divertiva a farmi star male… è stata una cosa terrificante… li ho capito di quanto possano far schifo alcune persone.
-Che genere di pubblico ti segue?
Un pubblico di amici. Un pubblico che comunque si rispecchia nelle mie idee e nelle mie rime che con me sorride e piange, spero con le mie canzoni di esser “la voce di nessuno” ovvero di tutte quelle persone che non hanno la forza di urlare e farsi sentire, una sola cosa è certa, non sto con il più forte, sto con chi soffre con chi piange con chi però nonostante i momenti brutti sa imbracciare una chitarra e lasciarsi andare ad una canzone per citare Faber potrei dire che sto con tutta la gente che viaggia “In direzione Ostinata e Contraria”.
-Hai un esempio artistico che apprezzi maggiormente?
Assolutamente si. Ognuno di noi ha dei genitori, ovvero coloro che tramite rapporto sessuale lo hanno messo al mondo ma essere genitori non equivale a essere padri e madri. Io dico sempre che i miei genitori mi hanno dato la bicicletta, ma non mi hanno mai detto ne come pedalare ne che strada seguire, ecco per queste indicazioni ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada tre persone in particolare, Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber e Francesco Guccini. Tre persone simili ma allo stesso tempo differenti. Tre poeti che con le loro parole fuori dal tempo sono riusciti a darmi tanto. Io non ringrazio loro tre per avermi fatto diventare il cantautore che sono oggi li ringrazio invece per aver creato il carattere dell’uomo che sono.
-Faresti della tua arte una professione?
E’ il mio sogno. Come detto prima io amo stare su un palco, amo parlare, ma in questa vita oltre gli ideali ci vuole il pane. Vorrei davvero farlo per mestiere perché credo sia il mestiere più bello del mondo. Non voglio far successo, o meglio voglio fare il mio di successo. Vorrei poter guadagnare quel che mi basta per crearmi una famiglia, e far star bene anche la mia. Comprarmi una casa che sia tutta mia, se un giorno sarò riuscito a raggiungere questi obiettivi potrò dire che i miei giorni li ho vissuti.
-Qual è la migliore qualità in un artista?
Sicuramente L’umiltà. L’artista deve essere umile e non sentirsi mai superiore a colui che osserva la propria arte. Non deve mai sentirsi arrivato,deve sempre cercare un punto più alto deve saper ascoltare, perché spesso il pubblico ha richieste che vanno soddisfatte, ma credo che un artista per definirsi tale debba saper sognare, poi lo dite a me che sono un anarchico… io sono 21 anni che sogno un mondo migliore.
Ti ringrazio Mario per questa intervista.
A cura di Max Dakota
Editing Gioia Lomasti

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