Stile Euterpe volume 6 dedicato alla poetessa lombarda Antonia Pozzi. Come partecipare alla selezione di testi

Stile Euterpe – Antologia tematica per una nuova cultura è il progetto di Euterpe APS di Jesi (AN), su ideazione dello scrittore calabrese Martino Ciano (con successive modifiche e integrazioni), volto a rileggere, riscoprire e approfondire, mediante opere di produzione propria (racconti, poesie, haiku, articoli, saggi e critiche letterarie), un intellettuale ritenuto di prim’ordine del panorama culturale italiano.

I precedenti volumi sono stati dedicati rispettivamente a:

Leonardo Sciascia (Leonardo Sciascia, cronista di scomode realtà, a cura di Martino Ciano, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2015);

Aldo Palazzeschi (Aldo Palazzeschi, il crepuscolare, l’avanguardista, l’ironico, a cura di Martino Ciano, Lorenzo Spurio, Luigi Pio Carmina, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016);

Elsa Morante (Elsa Morante, rivoluzionaria narratrice del non tempo, a cura di Valentina Meloni, pubblicato online sul n°22 della rivista «Euterpe» nel febbraio 2017);

Gianni Rodari (Il “libbro” di Gianni Rodari, a cura di Francesco Martillotto, Ass. Euterpe, Jesi, 2019);

Oriana Fallaci (Oriana Fallaci, la donna, a cura di Lucia Bonanni, Ass. Euterpe, Jesi, 2021).

Il progetto

Il nuovo volume monografico sarà interamente dedicato alla poetessa lombarda Antonia Pozzi (1912-1938). Sarà possibile partecipare con testi inediti appartenenti a tutti i generi (poesia, haiku, racconto breve, prosa, saggio letterario, articolo, recensione, saggio, etc.) che abbiano attinenza (siano dedicati o ispirati) alla figura di Antonia Pozzi, sia come donna, che come poetessa, che come intellettuale.

In particolare si apprezzeranno tutte quelle opere che risultino rilevanti e significative in merito alla studio e approfondimento attorno agli aspetti importanti della vita (il legame con Pasturo, la Grigna e la Valsassina, gli interessi extra-letterari quali la fotografia, l’alpinismo e gli altri sport praticati etc.) e dell’opera della Pozzi (la sua opera poetica, l’epistolario, le influenze e le frequentazioni letterarie, i contatti con intellettuali, la poetica pozziana, il contesto storico-sociale del periodo, etc.).

Saranno escluse opere che presentino riferimenti, analisi e considerazioni, nonché producano come dissertazione elementi che possano configurarsi come estremistici in qualsiasi sfera e di possibile incitamento all’odio, di qualsiasi tipo e lesivi, pertanto, del pacifico senso di comunità.

Per OPERA INEDITA si intende non pubblicata, in precedenza, su un supporto cartaceo (libro o rivista) dotata di codice identificativo (rispettivamente ISBN e ISSN) in un’opera propria o di terzi, antologia o collettanea. Opere pubblicate su riviste esclusivamente digitali dotate di codice identificativo ISSN sono ugualmente da intendersi edite. Per tutti gli altri casi (blog, siti personali, fanzine, Social, etc.) l’opera si intende inedita.

L’obiettivo di questo progetto non è quello di plagiare o scovare la nuova Antonia Pozzi – proposito eventualmente impossibile e utopico – o di darne una lettura onnicomprensiva della sua complessa figura, bensì di rileggere i contenuti biografici e letterari che hanno contraddistinto il breve percorso umano della poetessa lombarda.

Antonia Pozzi

Selezione del materiale e composizione dell’antologia

Ciascun partecipante potrà inviare:

– un massimo di nr. 3 (TRE) poesie, ciascuna delle quali non dovrà superare i nr. 30 (TRENTA) versi senza conteggiare eventuali sottotitoli, dediche, note a piè di pagine né gli spazi bianchi;

– un massimo di nr. 3 (TRE) haiku con canonica struttura 5-7-5;

– un massimo di nr. 3 (TRE) aforismi, ciascuno di lunghezza non superiore alle 7 (SETTE) righe Times New Roman corpo 12;

– un massimo di nr. 2 (DUE) racconti o prose brevi, ciascuno dei quali non dovrà superare i nr. 5.000 (CINQUEMILA) caratteri spazi esclusi (con un margine di sforatura e accettazione del 15%);

– un massimo di nr. 2 (DUE) saggi brevi o articoli, ciascuno dei quali non dovrà superare i nr. 5.000 (CINQUEMILA) caratteri spazi esclusi (con un margine di sforatura e accettazione del 15%), senza conteggiare le note a piè di pagina e la bibliografia;

– un massimo di nr. 2 (DUE) recensioni sulle sue opere (comprese riedizioni, edizioni commentate, epistolari, biografie, altre opere dedicate alla sua vita e scrittura), ciascuna dei quali non dovrà superare i nr. 4.000 (QUATTROMILA) caratteri spazi esclusi;

Si ricorda che i lavori, all’atto dell’invio della propria partecipazione, dovranno essere rigorosamente inediti, secondo le indicazioni in precedenza espressamente indicate.

I materiali, rigorosamente in formato Word, dovranno essere corredati di un ulteriore file contenente la propria biografia letteraria scritta in terza persona di massimo 20 (VENTI) righe.

La mail dovrà contenere anche i dati personali dell’autore (nome, cognome, indirizzo fisico, indirizzo mail, data e luogo di nascita, numero di telefono) e il tutto dovrà pervenire entro il 30/03/2023 alla mail rivistaeuterpe@gmail.com indicando nell’oggetto “Stile Euterpe 6 – Antonia Pozzi”.

Il volume sarà organizzato e curato da Euterpe APS di Jesi. La curatela sarà a cura della poetessa e saggista Filomena Gagliardi.

Entreranno a far parte dell’antologia un congruo numero di testi poetici, narrativi e saggistici nonché recensioni, articoli e critiche letterarie alle sue opere opportunamente selezionate da un Comitato di lettura interno di Euterpe APS in sinergia con la curatrice Filomena Gagliardi.

La pubblicazione dell’antologia avverrà a tiratura limitata in un numero di copie pari a quelle richieste dagli autori, aumentate di quelle riservate alle donazioni a biblioteche civiche e universitarie, centri culturali e altro dove l’opera entrerà nei relativi circuiti OPAC e potrà essere presa in prestito e consultata, in vari luoghi del territorio nazionale.

La partecipazione alla selezione dei materiali è gratuita.

Tutte le opere selezionate – di cui Euterpe APS darà conto mediante un verbale di selezione che sarà diffuso sul sito ufficiale (www.associazioneeuterpe.com), pubblicato su Facebook e inoltrato in privato per mail a tutti i partecipanti – verranno pubblicati in antologia secondo i criteri sopra esposti.

L’autore selezionato per la pubblicazione s’impegnerà ad acquistare nr. 2 (DUE) copie dell’antologia al prezzo totale di 20,00€ (VENTI//EURO) comprensivo di spese di spedizione con piego di libri ordinario, dietro sottoscrizione di un modulo di liberatoria rilasciato a Euterpe APS e versamento della cifra a copertura delle spese di stampa e spedizione del volume.

Essendo il progetto volto alla costruzione di un’opera antologica monografica non vi sarà nessuna premiazione, ma si potranno organizzare – anche grazie all’aiuto, alla disponibilità e alla collaborazione degli autori inseriti – presentazioni dell’opera in contesti opportuni che possano ben accogliere il progetto.

INFO:

rivistaeuterpe@gmail.com

http://www.associazioneeuterpe.com

A Pasturo una tre giorni di eventi all’interno del mistero delle “Parole” di Antonia Pozzi

Segnalazione di Lorenzo Spurio

Si terrà a Pasturo, piccolo centro del lecchese che guarda l’imponente Grigna, una tre giorni fittissima di incontri (dal 13 al 15 maggio p.v.) interamente dedicata alla celebre poetessa milanese Antonia Pozzi (1912-1938) che lì era solita trascorrere i periodi estivi.

Antonia Pozzi dal 1918 cominciò a trascorrere le vacanze a Pasturo. Amò molto la montagna. Nel 1930 s’iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dove si laureò nel 1935 con una tesi dedicata al francese Gustave Flaubert. Poesia e fotografia sono il luogo più vero della sua vocazione artistica. Morì, per sua scelta, nel 1938. Ampia è la bibliografia degli studi critici sulla sua vita e produzione letteraria.

 Proprio a Pasturo si conserva la casa dove visse, oggi divenuta un museo ricco di libri, foto, ricordi e di quell’aria di un tempo che sembra essersi fermata ad allora, a quando la giovane poetessa attraversava quelle stanze. Il ciclo di eventi si terrà all’interno del titolo-contenitore “Antonia Pozzi: L’età delle parole è finita per sempre?” sotto la direzione di Gianni Criveller di Monza che, pure, ha ideato l’iniziativa. Fornisce la sua collaborazione Fara Editore di Alessandro Ramberti di Rimini, oltre al patrocinio morale del Comune di Pasturo. Il ritratto della Pozzi, impiegato nei materiali di diffusione, è opera dell’artista Maurizio Caruso.

Nella breve descrizione di questa serie di incontri, dove prenderanno parte insigni esponenti del panorama culturale e letterario nazionale tra poeti, scrittori, saggisti e critici letterari, si legge: “Parole è un tema fondamentale della vita e dell’opera di Antonia Pozzi, una delle più alte espressioni della poesia del Novecento. Se le parole non salvarono la sua giovane vita, è proprio grazie alle sue ritrovate parole poetiche che, quasi miracolosamente, Antonia ci è stata restituita. Un numero sempre crescente di persone l’incrociano e, dopo averla conosciuta, non se ne distaccano più. La kermesse e l’evento pubblico sull’eredità poetica, fotografica e saggistica di Antonia Pozzi, si soffermano sui fallimenti e i miracoli delle parole, nella vita della poetessa milanese e nella nostra, suoi lettori”.

L’inizio della kermesse sarà venerdì 13 maggio con un ritrovo alle ore 19 presso la Casa Raggio di Sole (Via Provinciale 17 di Pasturo) dove l’ideatore e regista della kermesse, lo scrittore, teologo e sinologo Gianni Criveller (Treviso, 1961) farà il suo saluto introduttivo. A seguire si terrà la cena. Si prosegue alle 20:45 con l’intervento dell’editore Alessandro Ramberti (Santarcangelo di Romagna, 1960) dal titolo “Uno sguardo dall’altro”; alle 21:00 il regista Marco Ongania (Lecco, 1977) introduce il film Il cielo in me. Vitta irrimediabile di una poetessa (2014) di cui è co-regista assieme a Sabrina Bonaiti. Quest’ultima curerà un intervento di “dopo-film” a conclusione della proiezione della pellicola.

La seconda giornata della kermesse, il 14 maggio, vedrà uno spostamento in montagna, con interventi brevi di alcuni poeti: “Cento modi per chiamare o nessuno. Il grido della parola e il suo silenzio” con la poetessa Raffaela Fazio (Arezzo, 1971); “Parole” con Stefano Bianchi (Rimini, 1972); “Il cielo di Lombardia” con Giuseppe Carlo Airaghi (Legnano, 1966); “Se io capissi. Verso il non detto” di Nadia Chiaverini (Pisa); “Quel desiderio di montagna” con Nicola Scodro; “Letture” con David Aguzzi (Rimini); “Quel giorno una benedizione” con Gianni Giacomelli. Ci si interromperà alle ore 12:30 per il pranzo e si riprenderanno i lavori alle 15:30 con l’importante incontro con Suor Onorina Dino dal titolo “Incontro con le parole di Antonia Pozzi” che si terrà al Cineteatro “Bruno Colombo” di Pasturo (Via A. Manzoni n°16). Suor Onorina Dino ha conservato a lungo l’Archivio Antonia Pozzi di Pasturo, ora collocato presso il Centro Internazionale Insubrico “G. Cattaneo” e “G. Preti” di Varese. Ha curato con altri varie edizioni delle opere pozziane e, personalmente, Poesia mi confesso con te. Ultime poesie inedite (1929-1933) (Viennepierre 2004), Antonia Pozzi – Tullio Gadenz. Epistolario (1933-1938) (Viennepierre, 2008). Con Graziella Bernabò ha curato Poesia che mi guardi (Luca Sossella, 2010) e poi ancora Ti scrivo dal mio vecchio tavolo. Lettere 1919-1938 (Ancora, 2014), Parole. Tutte le poesie (Ancora, 2015), Mi sento in destino. Diari e altri scritti (Ancora, 2018), A cuore scalzo. Poesie scelte 1929-1938 (Ancora, 2019). Ci saranno poi gli interventi “Le parole ritrovate di Antonia Pozzi” a cura di Graziella Bernabò, “Parole: dalle edizioni Mondadori all’edizione definitiva” a cura di Davide Puccini (Piombino, 1948) e “Natura, alpinismo, silenzio in Antonia Pozzi” a cura di Marco Dalla Torre (Milano, 1966). Le letture saranno eseguite da Aglaia Zannetti, fondatrice della compagnia teatrale “Khorakané”. Alle 19:30 si sospende per la cena e si riprende alle 21:00 a Villa Pozzi con i contributi “Di parole per Diremore” con Marco Bottoni (Castelmassa, 1958), “Poesia che mi guardi” con Valeria Raimondi; “Io, bambina sola: Antonia Pozzi e l’infanzia nella poesia e nelle lettere” a cura di Antonella Giacon (Padova); “Guardami sono nuda” con Sara Pennacchio.

Domenica 15 maggio la serie di appuntamenti si aprirà alle 9:00 con Guido Agostini, Presidente dell’Assemblea dei Sindaci del Distretto di Lecco e già sindaco di Pasturo, promotore del progetto “Sulle tracce di Antonia Pozzi – il percorso poetico di un territorio” che condurrà i partecipanti a effettuare un percorso sui luoghi pozziani di Pasturo: dallo studio della poetessa, alle vie del paese, sino alla tomba nel locale cimitero. Alle ore 11:00 padre Gianni Criveller celebrerà la Santa Messa con l’omelia ispirata al tema della kermesse. Nel corso delle varie tappe interverranno Rosa Elisa Giangoia (Genova) con un intervento dal titolo “Diciamo ancora parole…”, Suor Mariangela De Togni (Savona) con un intervento dal titolo “Nell’inverno ho visto sollevarsi le allodole” e Adalgisa Zanotto (Marostica) con un intervento dal titolo “Siamo come l’erba dei prati”. Si interrompe la kermesse alle 12:30 con il pranzo finale e i saluti di rito.

Tina Ferreri Tiberio recensisce “Pareidolia” (2018) di Lorenzo Spurio su “L’Oceano nell’Anima”

Nella raccolta poetica Pareidolia Edizioni The Writter, Lorenzo Spurio ci trasporta in una realtà cruda e dolorosa e ci consegna una visione del mondo circostante dal sorso amaro, proprio come dice Saba “Era questo la vita: un sorso amaro”.
Ogni verso, ogni pensiero esprime una esacerbata desolazione in cui l’uomo smarrito, sopraffatto da passioni e tormentato da compromessi, vive sospeso tra emozioni, perplessità, drammaticità. La raccolta è suddivisa in quattro sezioni: Affossamenti, Ecchimosi, Dedicatio e Pareidolia, in ognuna delle quali il poeta s’interroga sul mondo attuale.

La sensazione immediata che si prova nella lettura dei versi è quella di uno scorrere spietato e ineluttabile di una condizione umana, all’apparenza, senza via di scampo.

Per la Sezione Affossamenti “In ventuno di nero”: Il risentimento ormai è dato ai pochi/ e ci si annulla in molecole d’acqua/ in un Mediterraneo/ conca di morti/ acquitrino di angosce/ culla di dolore abissale. I versi di questa poesia, nati in seguito all’esecuzione di ventuno egiziani copti ad opera dell’Isis in Libia nel febbraio 2015, hanno toni intensi di drammaticità e di pathos ed il riferimento al Mediterraneo, conca di morti, colpisce a fondo e tristemente le nostre coscienze indifferenti e assopite, scuotendole.
Il poeta Spurio con le sue riflessioni e notazioni, che diventano indagini dettate dall’enigmaticità dei drammi umani, scava alla radice del problema, mette a nudo tematiche scottanti e tragiche, graffia l’anima del lettore, rivelando in tal modo la sua profonda sensibilità, come in “Sacchi neri (Carme lento)”: Ma quell’acqua che pesa troppo/ è a sigillo di un naufragio atroce/ che d’Agosto si bagna nel Mediterraneo/ non può fingere di non conoscere./ La vostra vita dispersa nelle acque/ dimora in ogni molecola di mare. Invero il tema “Mediterraneo” e delle sue acque è molto sentito dallo Spurio ed è spesso ricorrente.
Intensamente emotivi e struggenti sono anche i versi di “Queiq River” (L’acqua rossa di Aleppo) e de “L’acqua indocile”, sembra che gli spazi abbiano una dimensione incompleta e che il senso del mondo diventi frammento di una realtà fugace e fluente, proprio come l’acqua. L’elemento “acqua” è molto spesso presente nella poesia dello Spurio: l’acqua rappresenta il fluire del tempo e delle cose, è mutevole, ma sempre uguale a se stessa. L’acqua è vita, ma può essere anche morte, distruzione; talvolta l’acqua prende i riflessi della luce e ci abbaglia. Orbene, i versi del poeta attraverso l’immagine simbolica dell’acqua invitano a superare le angustie dei nostri limiti e ad avere una visione più elevata della vita e della nostra esistenza; inoltre, in modo sagace e perspicace mettono in evidenza la crisi irrefrenabile dei valori in atto nella società dandone così testimonianza e analizzando i vari aspetti del tempo in cui viviamo.

Nella sezione Ecchimosi i riferimenti agli eventi tragici, di ieri e di oggi, riguardanti la storia dell’umanità ci sorprendono come una sferza pungente e dolorosa. Ad esempio in “Humus negato”: Quando traduci il verso/ di paure e fronde di sole/ nei riverberi asciutti/ dell’indolenza che cresce/ non chiedere l’evidenza/ se la sera non traspare./ Sempre s’ammazza il giorno/ nei balconi che vibrano/sotto trucioli di cielo vi è la denuncia della guerra in Siria, dei siriani bombardati , di come la vita, seppur fragile sia sempre preziosa.
Goethe affermava: “Se non hai mai mangiato con le lacrime agli occhi, non conosci il sapore della vita”, analogamente il nostro Poeta mette in evidenza la crisi Siriana e il sacrificio di tante vite umane; una crisi che ha distrutto e stravolto la vita di una generazione, soprattutto bambini (humus negato ossia terreno fertile, produttivo) ed ha reso terribilmente immane e difficile lo sforzo di ricostruzione e inestimabile la speranza di una Pace duratura.

In Dedicatio Spurio fa esplicito riferimento a diversi autori e personaggi da cui attinge intensità e dinamismo intellettuale: pensiamo a Federico Garcìa Lorca, ad Antonia Pozzi, a Rosario Livatino.

Poi nell’ultima parte di Pareidolia mette a nudo se stesso, s’interroga sul senso della vita, lascia trasparire anelito di giustizia e lealtà; in “Corri e scolorisci la notte” leggiamo: Dell’anima che si piega e/ si siede non vista, ti parlo./ Non chiedere il senso:/ la sera s’è incenerita,/ la stanza vive storie,/ vorticano le onde e/ i petali intirizziti nell’angolo/ stillano gocce di mistero./ …La lotta si consuma tra l’erba e/ il sospiro che brilla e riparla. Slega il buio all’istante: corri e/ ruba le forme più belle, ad esse congiungi le idee che s’alzano,/ corri: ora sei quello che vuoi. Tuttavia questi versi esprimono efficacemente il bisogno intimo di rialzarsi, prendere in mano la vita, slegare il buio, le tenebre, ciò che è opaco e incerto, lottare, perché la lotta si consuma tra l’erba e il sospiro, una metafora bellissima ed eloquente di come ciò che è umile, semplice (il filo d’erba), insignificante, può avere il potere di cambiare il mondo.

È un barlume di luce, che si intravede in tanta desolazione e che suona come un monito rivolto all’uomo di ogni tempo ad avere fiducia nel futuro ed avere il coraggio di andare avanti, senza mai lasciarsi sopraffare dalla forza bruta dei propri egoismi e degli eventi.

Tina Ferreri Tiberio

Si ringrazia l’autrice della recensione per questo bel testo che è stato precedentemente pubblicato sulla rivista “Oceano News” dell’Associazione Culturale “L’Oceano nell’Anima” di Bari nel mese di ottobre 2021.

“Il coraggio delle donne: profili ed esperienze femminili nella letteratura, storia e arte”, è uscito “Euterpe” n°27

E’ uscito il nuovo numero della rivista di letteratura “Euterpe”, il n°27 che proponeva quale tematica di riferimento “Il coraggio delle donne: profili ed esperienze femminili nella letteratura, storia e arte”.

A questo numero hanno collaborato: ALIPRANDI Mario, AMARAL Ana Luísa, APA Livia, ASPREA Pasquale, BALDI Massimo, BARDI Stefano, BARENDSON Samantha, BENASSI Luca, BERGNA Anna, BIOLCATI Cristina, BOLLA Giorgio, BISUTTI Donatella, BONANNI Lucia, BONFIGLIO Anna Maria, BUFFONI Franco, CALDIROLA Stefano, CARDILLO Lucia, CARMINA Luigi Pio, CASTAGNOLI Elisabetta, CASUSCELLI Francesco, CASULA Carla Maria, CECCARELLI Liviana, CHIARELLO Maria Salvatrice, CHIARELLO Rosa Maria, CIMARELLI Marinella, CIMINO Tommaso, COPPARI Elena, CORIGLIANO Maddalena, COSSU Marisa, CUPERTINO Lucia, CURZI Valtero, D’AMICO Maria Luisa, DALL’OLIO Anna Maria, DAMIANI Claudio, DAVINIO Caterina, DE GIOVANNI Neria, DE MAGLIE Assunta, DEL MORO Francesca,  DE ROSA Mario, DE STASIO Carmen, DEMI Cinzia, DI IANNI Ida, DI IORIO Rosanna, DI PALMA Claudia, DI SALVATORE Rosa Maria, DI SORA Amedeo, DOMBURG-SANCRISTOFORO Anna Maria, DOMENIGHINI Luciano, FABBRI Angela, FERAZZOLI Andrea, FERRARIS Maria Grazia, FERRERI TIBERIO Tina, FOIS Massimiliano, FOLLACCHIO Diletta, FRESU Grazia, FUSCO Loretta, GABBANELLI Alessandra, GIANGOIA Rosa Elisa, GRECO Angela, GRIFFO Eufemia, GRILLO Emma Giuliana, GUIDOLIN Giuseppe, INNOCENZI Francesca, KEMENY Tomaso, LANDI Chiara, LANIA Cristina, LEONE Ivana, LEALI Maddalena, LINGUAGLOSSA Giorgio, LOSITO Antonietta, LUZZIO Francesca, MAFFIA Dante, MAGGIO Gabriella, MANGIAMELI Antonio, MANNA Anna, MARCUCCIO Emanuele, MARELLI Dario, MARTILLOTTO Francesco, MASSARI Raffaella, MELILLO ANTONIO, MELONI Valentina, MESSINA Raffaele, MONGARDI Gabriella, MONTALI Alessandra, MOREAL Liliana, MOSCE’ Alessandro, MUSICCO Mirella, NARDI Lucia, NICOLOSI Ada, OPPIO Danila, PACILIO Rita, PARDINI Nazario, PAVANELLO Lenny, PELLEGRINI Stefania, PERRONE Cinzia, PIETROPAOLI Alessandro, PISANA Domenico, PITORRI Paolo, PIZZALA Gabriella, PORSTER Brenda, PREDILETTO Vincenzo, PROSPERO Alessandra, RAMPINI Nazarena, RUGGIU Mariangela, SABIA Mara, SANTARELLI Anna, SANTINELLI Franca, SARTARELLI Vittorio, SCAVOLINI Tania, SIROTTI Andrea, SOLDINI Maurizio, SPURIO Lorenzo, STANZIONE Rita, TOFFOLI Davide, VALENTE Maria Laura, VALERI Walter, VALLI Donato, VARGIU Laura, VENEZIA Paola, VESCHI Michele, VITALE Carlos,VIVINETTO Giovanna Cristina, ZANARELLA Michela, ZAVANONE Guido.

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Particolarmente pregevoli i contributi per le rubriche articoli/critica letteraria, segnaliamo i contenuti della rubrica “Ermeneusi”:

ARTICOLI

MARIA LUISA D’AMICO – “Ritratto di una donna coraggiosa: Frida Kahlo”

AMEDEO DI SORA – “Eleonora Duse: il teatro come vita” 

CINZIA DEMI – “Il rumore del pennino: Petronilla Paolini Massimi (1663-1726)”

GRAZIA FRESU – “Le madri coi fazzoletti bianchi”

ALESSANDRA GABBANELLI – “Una poetessa del 1500: Gaspara Stampa”                

ANNA MANNA – “Il grande affresco barocco nelle inquietudini regali di Cristina di Svezia”

ANNA MARIA BONFIGLIO – “Selma Lagerlof, la prima donna Premio Nobel per la letteratura”                                                           

CINZIA PERRONE – “Artemisia Gentileschi: una femminista ante-litteram” 

MARISA COSSU – “Grazia Deledda”   

ELENA COPPARI – “Anaïs Nin: il coraggio di esprimere la propria sensualità”  

FRANCA SANTINELLI – “Stamira, l’eroe di Ancona”         

FRANCO BUFFONI – “Emily Dickinson”              

LENNY PAVANELLO – “Louisa May Alcott, Margaret Mitchell e Jane Austen: la voce delle donne”                                                                                       

ALESSANDRO PIETROPAOLI – “Jane Austen e l’idea di romanzo al femminile”

TINA FERRERI TIBERIO – “Maria Montessori, donna coraggiosa e anticonformista”  

LORETTA FUSCO – “Tina Modotti, tra genio e passione”                         

FRANCESCA LUZZIO – “Profili da spolverare: la siciliana Maria Alaimo”                    

LORENZO SPURIO – “Ricordo minimo della poetessa Renata Sellani”                         

MADDALENA LEALI – “Ritratto di Christine de Pizan (1365-1431)”           

 

CRITICA LETTERARIA 

MARA SABIA – “Di poesia e resilienza: ritratto di Alda Merini”  

DILETTA FOLLACCHIO – “Le Novelle orientali di Marguerite Yourcenar e il Genji Monogatari di Murasaki Shikibu”                                                              

NERIA DE GIOVANNI – “Grazia Deledda: il coraggio di credere al proprio destino”     

VALTERO CURZI – “Ipazia, Eloisa e Frieda Kahlo: il coraggio di vivere al femminile”    

DAVIDE TOFFOLI – “Il fascino, sempre rinnovato e indelebile, delle bulbare.  Sull’opera antologica della poetessa Biancamaria Frabotta”                      

MASSIMILIANO FOIS – “Rina De Liguoro, diva fulgente del cinema silenzioso”      

LUCIA BONANNI – “Vita interiore, immaginario e creatività nelle opere di Lauren Simonutti e Anne Sexton”                                                                                     

EUFEMIA GRIFFO – “Jane Austen e quella sottile seducente ironia”               

STEFANO BARDI – “Scritture “spirituali”. Note a margine sulle esperienze

letterarie di Patrizia Valduga, Francesca Duranti e Marguerite Yourcenar”          

PAOLO PITORRI – “Chi era Sylvia Plath? La campana di vetro e la sua costellazione”   

GIORGIO LINGUAGLOSSA – “Una ermeneutica sopra una poesia inedita di Donatella Costantina Giancaspero”                                                                        

MARIA GRAZIA FERRARIS – “Cristina, ovvero la ricerca della felicità”         

LORENZO SPURIO – “Nella casa di Maria Costa. La poetessa messinese attraverso l’universo oggettuale che ha lasciato e il ricordo commosso dell’artista Pippo Crea”    

CARMEN DE STASIO – “Virginia Woolf – leggère impressioni: breve viaggio in Le Onde

MARIA LAURA VALENTE – “Joryū nikki bungaku. Un approfondimento sulla letteratura   diaristica femminile di epoca Heian”                                                   

 

La rivista può essere letta e scaricata in formato pdf cliccando qui.

 

E’ anche possibile leggerla in formato ISSU (consigliato per tablet e smarphone) cliccando qui.

Come da editoriale si ricorda che:

  • Il vecchio sito della rivista non sarà più raggiungibile perché verrà soppresso. Tutti i materiali in esso contenuti sono stati caricati in una sezione dedicata del sito dell’Associazione Culturale Euterpe dove potranno essere consultati e raggiunti a partire da questo link.
  • A partire da questo numero dedicheremo ogni qual volta un evento pubblico per presentare i contenuti della rivista dove gli autori saranno invitati a partecipare intervenendo con una breve esposizione dei loro testi o lettura di stralci. La presentazione di questo 27esimo numero si terrà a Senigallia (AN) il 8 settembre 2018 presso il Palazzetto Baviera alle ore 17:30. Nella pagina che segue è possibile prendere visione della locandina dell’evento con tutte le informazioni logistiche. Gli autori che vorranno partecipare sono invitati a darne comunicazione a mezzo mail, confermando la loro presenza, almeno 5 giorni prima, di modo da poter organizzare adeguatamente la scaletta.
  • Il prossimo numero della rivista avrà come tema al quale sarà possibile ispirarsi “Musica e letteratura: influenza e contaminazioni”. L’invio dei materiali dovrà avvenire entro il 20-12-2018. Il relativo evento del prossimo numero su FB è presente a questo link.

“Una grazia di cui disfarsi. Antonia Pozzi: il dono della vita alla parole” di Elisa Ruotolo. Recensione di Lorenzo Spurio

Elisa Ruotolo, Una grazia di cui disfarsi. Antonia Pozzi: il dono della vita alla parole, Illustrazioni di Pia Valentinis, rueBallu, Palermo, 2018.

Recensione di Lorenzo Spurio

Sorrido senza in fondo goderne.

Pratico ed essenziale il volume di Elisa Ruotolo recentemente pubblicato da rueBallu di Palermo sull’ampia e pluri-evocata figura della poetessa lombarda Antonia Pozzi (1912-1938). Nel libro, curato nei dettagli grafici e compositivi in maniera pregevole e stampato su Materica (carta naturale realizzata con fibre di cotone riciclate di pura cellulosa provenienti dalla gestione responsabile delle foreste), la scrittrice ci propone un percorso intimo e amicale con una delle più grande poetesse del secolo scorso.

Il piccolo compendio finale del volume è dedicato a raccogliere una manciata di poesie di Antonia Pozzi tra cui la stupefacente lirica “Canto della mia nudità”: un canto soave di svelamento e di denuncia della propria disagiata condizione esistenziale. In essa, infatti, la vulnerabile poetessa di Pasturo (LC), annotava: “pallida è la carne mia/ […]/ E un giorno nuda, sola,/ stesa supina sotto la troppa terra,/ starò, quando la morte avrà chiamato”. La Ruotolo affida al lettore curioso e insaziabile l’intera vicenda personale della Pozzi, dell’Antonia in quanto donna, figlia e amante, ben più che quale poetessa sebbene, com’è noto, sia piuttosto impossibile adoperarsi a un’operazione di scissione tra le due componenti.

8564331_3129674.jpgLa caratteristica di questo volume è quella di accompagnare il lettore in un percorso umano, che è appunto quello della Pozzi, con precisione e grande rispetto delle vicende altrui. Gli apparati grafici e iconici che sono stati impiegati (opera dell’artista udinese Pia Valentinis) si delineano come pregnanti e insostituibili in un progetto che risulta essere lodevole – come già accennato – non solo per i contenuti – densi e nevralgici – ma per la cura editoriale, degli inserti, dei disegni, della composizione dei capitoli e di ogni minuzia che è studiata ad arte per compendiare al meglio un progetto che è vivo, multidisciplinare, interattivo e, pertanto, assai coinvolgente.

Non un saggio accademico, neppure un approfondimento monografico sulla grande penna lombarda che nel maledetto anno delle leggi razziali (1938) decise di trapassare la dimensione reale, piuttosto un pamphlet colorato e avvincente, un itinerario curioso e trattato con sapienza e profonda conoscenza della materia, reso, però, in forma appetibile, d’ampio approvvigionamento in un pubblico che non è di nicchia, ma trasversale, compreso quello giovanissimo che potrà trovare particolare giovamento anche dai notevoli inserti grafici.

S’inizia il percorso sulle pagine tinte da una cromia decisa e pulsante, quella dell’arancione, sebbene sia piuttosto vicino anche a una possibile sfumatura del cachi. Sono le pagine contrassegnate dal titolo “Tu con me, su questa terra nuda”. Sono pagine incipitarie, di fondamentale significazione per l’autrice del volume, che dettano le motivazioni-fondamenta di un’operazione editoriale di questo tipo. La Ruotolo, infatti, ci narra della sua conoscenza con la poetessa, di come avvenne, e del grande potere della parola della Pozzi che, da subito, l’affascinò notevolmente. Da lì nacque la sua esigenza di approfondire “La vicenda umana di questa straordinaria poetessa, che aveva consumato rapidamente i suoi anni agli inizi del Novecento”. Bella la definizione che la Ruotolo dà di questo tempo breve della Pozzi da lei “consumato rapidamente”: con impeto e desiderio, con voluttà e voglia d’amore che poi, dinanzi ai limiti imposti dai tempi e dalla morale, trovarono una fine diversa, impetuosa ed eclatante, definitiva e struggente, eppure voluta e creata. Difatti la Ruotolo non manca di parlare del grande amore per la vita tipico della Pozzi: “Antonia amò come di rado si riesce nella vita, fino a donarsi completamente, a svuotarsi, a sfinirsi”. La sua morte viene così richiamata, in queste prime pagine, quale atto ultimo di un processo fisiologico dettato dalla consunzione, dalla dissipazione del proprio animo interiore. Quello che oggi definiamo ‘suicidio’, parlando della sua persona, in realtà non sarebbe che il punto di limite della fine di quella vita felice, vissuta nella pienezza della totalità e del logorio per l’impossibilità di poterla continuare nel tempo. La consumazione di sé, che sembra ben diversa da una vera e propria fuga dal mondo e dunque ad un atto sovversivo portato alle estreme conseguenze, è più un gesto altruistico dettato dalla consapevolezza e dalla lucidità dinanzi all’incapacità di una prosecuzione nel reale.

La Ruotolo, con questo testo, ci consente di percepire quella stessa “angoscia del riporsi interni nelle mani altrui” che lei stessa ha sperimentato leggendo e approfondendo il percorso umano della Pozzi. Risulta importante anche sottolineare come la scrittrice abbia messo in luce, con impareggiabile resa e grande apertura, quanto la Pozzi fosse una donna viva e ardente (“non fu mai capace di tiepidezza, ma sempre e solo d’incendio”) abbattendo quella che può essere una facile e comune convinzione nel vedere nella poetessa di Pasturo una donna sottomessa e ritirata, sfiduciata e inetta, fredda, disinteressata alla vita. Le sue poche foto che circolano ce la trasmettono come un’anima trafitta da un disagio difficile da spiegare, dall’espressione mesta o preoccupata e, comunque, raramente è ritratta in uno stato di vera pace o equilibrio. La Ruotolo tiene a sottolineare in questo volume anche quegli aspetti che, nel trascorso di anni tesi a studiare la sua figura di intellettuale, hanno marcato molto sulla sua insofferenza, solitudine e istinti di morte. La scrittrice, infatti, ce la descrive fortemente attaccata alla vita, smaniosa di diventare madre, affettuosa con gli amici (meno con la famiglia, con eccezione della nonna), passionale e focosa, in cerca di quella libertà che le avrebbe concesso di vivere nella pienezza dei suoi desideri. “Antonia amava vivere, ma il suo era un amore straziante, che non s’adatta ai compromessi, né s’accontenta delle briciole”, scrive la Ruotolo in queste primissime pagine. In altre parole: un amore impossibile, di cui ha consumato gli esordi, vissuto platonicamente, agognato e nutrito privatamente, sino a che – dinanzi agli impedimenti irremovibili – s’è degradato lentamente, privandola di quell’energia autentica che le era propria e che l’aveva caratterizzata in quanto donna aperta, affettuosa, capace di credere in un rapporto d’amore.

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Uno scatto di Antonia Pozzi alpinista

Il capitolo che segue, “Io, Antonia. Il tempo bambino”, è ben speso a fornire il contesto generazionale nel quale la Pozzi è collocata con particolare attenzione alla sua fase infantile nella quale sperimenta forme di scollamento e solitudine (che poi la fagociterà) a partire da un sentimento di nutrita diversità. La scuola, con insegnanti suore, sembra essere il luogo che sente maggiormente in sintonia, ed è anche piuttosto brava, ma anche lì non disdegna quell’innata solitudine che la fa “una cosa di nessuno”. L’istituto scolastico è percepito dalla Pozzi e ricordato dalla Ruotolo come positivo non in funzione di un ampliamento di conoscenze con persone terze e dunque in termini sociali, amicali ma semplicemente perché è il luogo che le permette di raggiungere ciò che cerca: la conoscenza. Per tutto il suo breve percorso di vita, infatti, la Pozzi sarà una grande studiosa di letteratura e non solo, arrivando a intrattenere importanti relazioni con noti esponenti della letteratura dell’epoca, quale il critico Dino Formaggio (1914-2008) o il poeta Vittorio Sereni (1913-1983). Già da ragazza la Pozzi sente che lo studio e, più in generale, la conoscenza sono ingredienti insostituibili, mezzi dei quali, seppur in dose e forme diverse, non potrà più farne a meno.

Segue così il capitolo che la Ruotolo ha voluto indicare in maniera netta e distintiva “Gli anni dell’obbedienza”; tale periodo fa riferimento a una trattazione in cui la scrittrice, calata negli occhi e nella persona di Antonia, descrive se stessa soprattutto in ambito familiare quale una presenza che “non fac[eva] rumore”. Ricorda così della dolcezza controllata della madre e della severità del padre, uomo mite ma austero, deciso e padrone, finanche insensibile: “Ogni suo sguardo mira a giudicare le mie mancanze”. Eppure, circondata da un contesto non così partecipe e costruttore dell’entusiasmo della giovane, che scopre la sua più grande amica, la poesia: “Le parole mi hanno vestita e poi abitata”. Paradossalmente sono le parole, che non hanno una vita propria e che sono creazione di qualcuno, che dànno alla Pozzi motivo, forma, ragione e senso alla sua vita. Un po’ come quei versi che Neruda diceva che lo toccavano al punto tale che era la poesia che lo chiamava, la Pozzi via la Ruotolo è un corpo nudo, un’entità vuota, un campo d’assenza che trova identità e significazione solo con l’atto di copertura, di vestizione, offerto dalla poesia. Abiti che sono versi, tessuti che sono parole allineate, copertura che è l’anima arricchita: “Ogni parola aggiungeva senso, sottraeva spazio al niente e lo riempiva”. La poesia per la Pozzi non è erudizione o sofisticazione retorica ma richiamo e necessità: forma di scoperta di sé e completamento, distruzione di quella penuria devastante, arricchimento e costruzione interiore e, al contempo, dialogo con la propria anima che si scorge, riaffiora, e ci scoperchia chi siamo. Ecco perché il pensiero che la Ruotolo pone, ovvero l’ossessione di Antonia che qualcuno la obblighi a smettere di scrivere, si configura come uno svilimento personale, un denudamento che la renderebbe vuota, debole, priva di quel senso intimo che ha scoperto nell’essenza della scrittura. “La poesia adesso mi guarda e mi completa”, scrive la Ruotolo poco dopo, a sottolineare ancora una volta quanto la parola, da entità vacua e astratta, possa avere una grande capacità materica da compenetrare, completare, vanificare quelle assenze, cucire quelle fenditure che fanno il corpo leso, indistinto e lacunoso.

Seguono le pagine dedicate ad Antonio Maria Cervi, l’insegnante del quale la Pozzi s’innamorò e dedicò varie poesie; è il tempo in cui si sente ormai lontana dall’infanzia di Pasturo, sebbene serbi il ricordo di ogni dettaglio dell’ambiente (“potrei dire quante foglie ha perduto il tiglio”) e sboccia quell’amore folgorante verso il professore, forse l’unico che, per citare Virginia Woolf nella sua lettera d’addio indirizza al marito Leonard, avrebbe potuto salvarla. Difatti il professore è la valvola di una sorta di rinascita in Antonia, la svolta luminosa che sembra riportarla alla leggerezza e al colore dei tempi andati; se in casa si respira pesantezza, verticismo e dunque inadeguatezza, col professore, col semplice avvicinamento alla sua persona o al colloquiare con lui, in Antonia si rafforza la speranza e nasce l’amore verso l’altro. È l’inizio di un cambiamento che, prima era stato cercato e voluto e ora avviene spontaneo, nella sua forma più bella, quella di un amore viscerale, inspiegabile eppure necessario, quel sentimento vorticoso e incircoscrivibile che le fa maturare l’idea di un nuovo cominciamento alla vita, di una primavera inaspettata. Con Cervi, la Pozzi rinasce e ritrova se stessa, l’amore e la poesia sono balsami a disagi e solitudini pesanti che ora sembrano relegati a un tempo lontano.

La sezione successiva, anticipata da una colorazione carta di zucchero, ha come tematica “La separazione” ed è, se vogliamo, l’esordio della nuova decadenza emozionale di Antonia. La Pozzi, via la Ruotolo, dice “durò un anno appena e andasti via da me”. Siamo nella presa di coscienza di un rapporto che è finito e nel clima di profonda nostalgia e rimpianto per i pochi bei momenti trascorsi insieme. Qualcosa è accaduto e le condizioni preesistenti, quelle che avevano visto il riaccendersi del desiderio alla vita di Antonia, sono venute meno: la loro relazione è stata bandita e tra di loro s’è imposta una distanza che non sarà più coperta. La figura autoritaria del padre di Antonia, con amicizie significative con esponenti del Regime, ha relazione con il trasferimento lavorativo del prof. Cervi? Non lo sappiamo con indubbia sicurezza ma, vista la sua posizione privilegiata, è possibile avanzare un’idea di questo tenore. La conclusione, comunque, è amara per la giovane Antonia: l’unica blanda concessione sarà la possibilità di conservare la relazione con l’insegnante a mezzo epistolare. “La vita prese a debordare da me, incapace com’ero d’abitare lo spazio breve della mia campana di vetro”.

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Antonia Pozzi

Ripiomba così il tempo della solitudine, un’età amara priva di un varco di speranza che invece può essere configurata nei tempi dell’attesa. Antonia non attende né spera in un ritorno del prof. Cervi e in un loro congiungimento perché sa che ciò non potrà avvenire. Avendo elaborato questa impossibilità d’amore, questa lontananza che elude ciascun tipo di rapporto, la Pozzi scriverà: “Io ti porto con me dovunque io vada”. Si tratta di un autoconvincimento importante che ha il sapore amarognolo della sconfitta, il loro amore da reale passa a platonico per consumarsi poi in un niente dopo che avrà elaborato con lucidità la messa al bando dello stesso[1], in quel clima di sottomissione e divieti così naturale e caro all’augusto genitore, che tutto dispone come crede illudendosi che anche il sentimento possa essere delimitato da volontà e intransigenze personali. Vacilla anche l’affetto che ha sempre nutrito per i genitori e che ha dato per naturale e scontato: “So bene di amarvi, ma so per certo che l’amore non dovrebbe nutrirsi di paure e soggezioni; dovrebbe essere fiducia e confidenza, e io non ne ho mai avute al vostro pensiero” scrive la Ruotolo ricalcando fedelmente l’oppressione e la riluttanza della Pozzi dinanzi alla famiglia, in particolar modo il padre.

Ecco che nelle parti narrative che seguono la Pozzi via la Ruotolo non manca di esprimere il suo senso d’inadeguatezza al mondo familiare, la sua nullità, la sua insofferenza dovuta alla lontananza coatta dal suo amante che comincia a vagheggiare immagini di una precoce dipartita: “Sono ossessionata dal senso della fine e da questa emorragia di ore che mi vuole vecchia anzitempo”.

La speranza della nuova relazione con Dino Formaggio, pure osteggiata dal padre della Pozzi, produrrà un episodio grossomodo analogo rispetto a quello vissuto dalla ragazza con l’insegnante Antonio Maria Cervi e contemporaneamente s’inasprisce l’opposizione della donna nei confronti dello spadroneggiante fascismo, fautore di drammi e protagonista di lì a poco di una ecatombe paurosa.

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Ci approssimiamo così alla stazione ultima di questa laica via-crucis, cammino di un sacrificio completo di Antonia Pozzi posta in un contesto socio-familiare vetusto e bigotto, destrorso e pieno di pregiudizi che in breve tempo l’hanno fatta sfiorire. Il riferimento al cammino cristologico della Passione è significativo e ricalcato dalla stessa Ruotolo che, tramite la Pozzi, dice “Ormai non conto più i tagli e so cosa vuol dire essere crocifissi in questa vita”. Ed è così, conscia che non è più in grado di sostenere tutto ciò che accade intorno a lei che esce di casa, abbandonando quelle “stanze nude in cui ancora si dorme” dileguandosi da questo “tempo breve” a lei concesso. A testimonianza del suo percorso lascerà scritti e poesie nei cassetti della sua camera ma, ancor più spavaldamente, il padre deciderà di distruggerne in grande quantità o di modificarli a suo modo; quelle “parole tenute sotto il bavaglio” di cui parla la Ruotolo in queste pagine ultime, di commiato di Antonia, che ha già ben in mente il volo che si appresta a compiere. Ultimo perché irreversibile. L’ultima chiamata è stata lanciata, ma non è un appello, forse ha più a che vedere con una sfida o una condanna.

“Sono stanca di pagare con l’obbedienza una felicità che non arriva. Stanca di questo disagio d’avere ciò per cui gli altri mi dicono fortunata e che mi pesa addosso come una lapide. Stanca per tutto l’amore che ho dato. Adesso sì, il cuore può sostare. […] E mentre la Nena[2] guarda altrove, anima mia, da questo fosso in cui il cielo s’è fatto lontano, io ti lascio andare”.

Lorenzo Spurio

Jesi, 10-05-2018

 

NOTE

[1] Poco dopo la Pozzi, via la Ruotolo, scrive “Possibile mai vivere queste due vite senza impazzire, o morire?”

[2] Si tratta della nonna di Antonia Pozzi, la persona della famiglia a lei più cara in assoluto alla quale la lega ore di spensieratezza e giochi verbali.

Un Premio per opere edite di poesia intitolato alla poetessa milanese Antonia Pozzi

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I PREMIO LETTERARIO NAZIONALE PER OPERE EDITE DI POESIA “ANTONIA POZZI”

L’Associazione Culturale TraccePerLaMeta in collaborazione con la Rivista di Letteratura “Euterpe” organizza la I Edizione del Premio Letterario Nazionale “Antonia Pozzi” per opere edite di poesia.

 

Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
 
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
….
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.
 
(ANTONIA POZZI, da “Preghiera alla Poesia”)

 

REGOLAMENTO

 

1)     Il Premio Letterario è aperto a tutti i poeti -italiani o stranieri- che abbiano pubblicato una silloge poetica in lingua italiana. Uniche escluse alla partecipazione sono le sillogi poetiche pubblicate da TraccePerLaMeta Edizioni.

 

2)     La silloge poetica dovrà essere stata pubblicata a partire dal 2000 e dovrà essere regolarmente dotata di codice identificativo ISBN (non verranno accettate opere pubblicate da tipografie senza l’attribuzione di detto codice).

 

3)     Si partecipa con una sola opera per autore, da inviare in 3 copie con allegata scheda di partecipazione compilata in ogni sua parte (in calce al presente bando) e la ricevuta della quota di partecipazione (vedi punto 4).

 

4)     Quale quota di partecipazione è richiesto un contributo di 20€ che dovrà essere inviato secondo le modalità descritte al successivo punto 6.

 

5)     Il contenuto delle opere deve essere moralmente responsabile; non deve offendere i valori etici, culturali e religiosi, pena l’immediata eliminazione.

 

6)     La quota potrà essere pagata secondo una delle seguenti modalità (in ogni caso la ricevuta del pagamento andrà inviata assieme al plico con i libri):

 

Bonifico bancario – IBAN: IT 76 I 03488 22800 000000035330

INTESTAZIONE: Associazione Culturale TraccePerLaMeta

CAUSALE: “Premio Letterario Nazionale Antonia Pozzi”

 

Bollettino postale – C/C POSTALE: 1004217608

INTESTAZIONE: Associazione Culturale TraccePerLaMeta

CAUSALE: “Premio Letterario Nazionale Antonia Pozzi”

 

Paypal – Mail: postmaster@tracceperlameta.org

CAUSALE: “Premio Letterario Nazionale Antonia Pozzi”

 

7)     Le opere inviate non verranno restituite. Al termine del concorso esse verranno donate ad alcuni centri penitenziari italiani e rese disponibili alla lettura e al prestito all’interno di dette strutture. Saranno indicati in un secondo momento le destinazioni specifiche previste per i libri in oggetto.

 

8)     La Giuria del Premio, composta da una rosa di poeti, scrittori e critici letterari i cui nominativi saranno resi noti il giorno stesso della cerimonia di premiazione, nominerà un primo, secondo e terzo vincitore assoluto. A sua discrezione, la Giuria potrà altresì individuare altri riconoscimenti quali menzioni d’onore e segnalazioni particolari.

 

9)     La scadenza per poter partecipare al concorso è fissata improrogabilmente per il giorno
30 luglio 2014. Per l’invio dei libri farà fede il timbro postale.

 

10)   L’organizzazione del Premio declina ogni responsabilità per disguidi, smarrimenti, furti e ogni altro tipo di disagio imputabile al servizio postale. Al corretto ricevimento delle proprie opere, la segreteria del Premio invierà, comunque, una e-mail di corretta ricezione del materiale.

 

11)   Le opere, assieme al foglio contenente i propri dati personali e la ricevuta del pagamento, andranno inviate a:

 

Premio Letterario Nazionale “Antonia Pozzi”

Associazione Culturale TraccePerLaMeta

Casella Postale n.29

21018 Sesto Calende (VA)

 

12)   I premi consisteranno in:

1° premio: diploma, targa e pubblicazione gratuita di un nuovo libro di poesia (60 facciate, 50 copie) con TraccePerLaMeta Edizioni.

2° premio: diploma, targa e pubblicazione gratuita di un nuovo libro di poesia (massimo 30 poesie) in formato e-book.

3° premio: diploma, targa e buono di 50€ di spesa nel negozio online di TraccePerLaMeta Edizioni.

 

13)   I premi dovranno essere ritirati personalmente o con delega dai vincitori. In mancanza del vincitore o di un suo delegato i soli diplomi e targhe potranno essere spediti a domicilio previo pagamento delle relative spese di spedizione.

 

14)   Tutti i partecipanti al concorso avranno diritto a ricevere il loro attestato di partecipazione il giorno della premiazione. Lo stesso potrà essere inviato per posta, dietro pagamento delle relative spese di spedizione.

 

15)   La cerimonia di premiazione avverrà nel mese di Novembre 2014. Data e luogo saranno tempestivamente comunicati ai vincitori e saranno avvisati tramite e-mail tutti i partecipanti al concorso. Tutte le altre comunicazioni inerenti le operazioni di valutazione della Giuria saranno inviate ai partecipanti a mezzo posta elettronica, con l’invito di seguire anche il sito dell’Associazione al suo indirizzo http://www.tracceperlameta.org

 

16)   La partecipazione al Concorso implica la completa accettazione del relativo regolamento in ogni sua parte.

 

Info: info@tracceperlameta.orghttp://www.tracceperlameta.org

 

 

  

I PREMIO LETTERARIO NAZIONALE PER OPERE EDITE DI POESIA “ANTONIA POZZI”

 Scheda di Partecipazione al Concorso

 

La presente scheda compilata è requisito fondamentale per la partecipazione al concorso. Alla scheda va, inoltre, allegata l’attestazione del pagamento della relativa tassa di lettura e il tutto va inviato nel plico assieme ai libri.

 

Nome/Cognome _____________________________________________________

Nato/a ________________________________ il ___________________________

Residente in via _________________________Città________________________

Cap __________________ Provincia ________________Stato________________

Tel. _______________________Cell.____________________________________

E-mail ________________________Sito internet: _________________________

 

Partecipo al Concorso con la silloge poetica dal titolo

 

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□ Acconsento al trattamento dei dati personali qui riportati in conformità a quanto indicato dalla normativa sulla riservatezza dei dati personali (D. Lgs. 196/03) e solo relativamente allo scopo del Concorso in oggetto.

 

 

 

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