Entrambi i testi poetici vengono pubblicati su questo spazio per gentile concessione dei due autori e con la loro autorizzazione.
[1] Ispirata dalla lettura di “Urlo” di Emanuele Marcuccio, gli propongo il dittico a due voci. [N.d.A.]
[2] Scritta il 23 maggio 1993, per il I anniversario della strage di Capaci, poi edita in Emanuele Marcuccio, Per una strada, SBC, 2009, viene qui presentata in una seconda versione da me rivista del 23 maggio 2016. [N.d.A.]
Credo che Cosa Nostra sia coinvolta in tutti gli avvenimenti importanti della vita siciliana, a cominciare dallo sbarco alleato in Sicilia durante la seconda guerra mondiale e dalla nomina di sindaci mafiosi dopo la Liberazione.
Non pretendo di avventurarmi in analisi politiche, ma non mi si vorrà far credere che alcuni gruppi politici non siano alleati a Cosa Nostra – per un’evidente convergenza di interessi – nel tentativo di condizionare la nostra democrazia, ancora immatura, eliminando personaggi scomodi per entrambi.
(Giovanni Falcone)
Ricordando Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta – Capaci, 23 Maggio 1992 –
Nell’anno del XX anniversario della strage di Capaci, un dittico poetico che affianca due poeti palermitani: Monica Fantaci, con la sua “Storie stroncate” e Emanuele Marcuccio, con la sua “Urlo”, che Marcuccio scrisse nel primo anniversario della stessa strage e pubblicata nella sua silloge poetica Per una strada, nel 2009, edita da SBC Edizioni.
Scrive Emanuele Marcuccio, a proposito di “Urlo”: «È stato l’urlo di dolore risuonato negli occhi pieni di lacrime di Rosaria Costa, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani, che mi ha ispirato la scrittura di “Urlo”. Quell’urlo di dolore risuonato nei suoi occhi, durante quel discorso forzato e di circostanza ai funerali di stato».
E continua così: «Una vedova che aveva appena perso il marito in una circostanza così tragica, non avrebbe mai potuto avere la forza di pronunciare quelle parole, sua sponte, ma, la voce rotta dalle lacrime fa intuire il suo urlo di dolore».
(da Emanuele Marcuccio, Per una strada, pagg. 33-34, SBC Edizioni, 2009, pp. 100)
Riguardo a “Urlo”, scrive il critico letterario Luciano Domenighini, nella prima recensione[1] a Per una strada: «Con toni rutilanti, epici e tribunizi, il poeta si abbandona sdegnato a una denuncia-condanna senza appello, ricorrendo a un’enfasi tragica quasi omerica, eppure mantenendo, nel messaggio, una chiarezza lampante e inequivocabile».
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[1] Edita in L’arrivista. Quaderni democratici (anno I, Nr. 3), Villasanta (MB), Limina Mentis Editore, 2011, p. 126.