Domenica 18 ottobre a Firenze la presentazione di “Risvegli”, un’antologia di poesia civile
RISVEGLI: IL PENSIERO E LA COSCIENZA
L’antologia di poesia civile il 18 ottobre a Villa Arrivabene (FIRENZE)
Domenica 18 ottobre a partire dalle ore 16:30 si svolgerà presso la Sala Beghi di Villa Arrivabene (sede del Consiglio di Quartiere 2) a FIRENZE la prima presentazione della antologia poetica “Risvegli: il pensiero e la coscienza. Tracciati lirici di impegno civile”, curata da Marzia Carocci, Iuri Lombardi e Lorenzo Spurio. Il volume, pubblicato da PoetiKanten Edizioni, contiene i testi poetici risultati selezionati dai tre curatori che i partecipanti, poeti di tutta Italia, hanno voluto inviare per questa iniziativa antologico a tema socio-civile. Le tematiche affrontate dai vari poeti nei loro componimenti spaziano dai disagi psichici e relazionali, da drammi di cronaca familiare, omicidi, casi di emarginazione, immigrazione, infanzia negata, prostituzione e tanto altro ancora. A tenere uniti i tanti “tracciati lirici” di settanta poeti italiani, tra più o meno conosciuti, è stato il filo rosso che vede nell’impegno sociale del poeta che è chiamato a denunciare le realtà nelle quali nota storture, idiosincrasie, espressioni di forza ed odio al fine di salvaguardare lo stesso senso civico a garanzia del comune ben vivere.
L’opera si apre con gli interventi critici dei tre curatori nei quali ci si sofferma sulle caratteristiche fondanti di questo componimento di denuncia, di lamentazione consapevole e di critica sociale, seguito da un nutrito apparato introduttivo opera del professore Raffaele Taddeo.
Nel volume sono presenti poesie di Bruno Agosti, Carla Abbondi, Rina Accardo, Velia Aiello, Franco Andreone, Elvio Angeletti, Lucia Bonanni, Mimì Burzo, Vincenzo Calò, Silvia Calzolari, Graziella Cappelli, Marzia Carocci, Sandra Carresi, Francesco Paolo Catanzaro, Laura Cecchetti Manao, Maria Chiarello, Giovanni Rosario Conte, Floriana Coppola, Mario De Rosa, Gianni Di Giorgio, Maria Rosaria Di Domenico, Rosanna Di Iorio, Antonio Di Lena, Francesco Di Ruggiero, Alberto Diamanti, Franca Donà, Alfredo Faetti, Sara Favotto, Elisabetta Freddi, Giuseppe Gambini, Valentina Giua, Rossana Guerra, Sebastiano Impalà, Iuri Lombardi, Francesca Luzzio, Claudia Magnasco, Michela Manente, Maria Teresa Manta, Donatella Marchese, Emanuele Marcuccio, Michele Miano, Emidio Montini, Giuliana Montorsi, Andreina Moretti, Daniela Nazzaro, Maria Rita Orlando, Gianni Palazzesi, Luigi Paternoster, Antonino Pedone, Stefania Pellegrini, Claudia Piccini, Patrizia Pierandrei, Maria Teresa Pieri, Paolo Pietrini, Lorenzo Poggi, Antonella Proietti, Massimiliano Rendina, Maddalena Rotolo, Irene Sabetta, Rita Salamon, Anna Scarpetta, Tania Scavolini, Carla Spinella, Lorenzo Spurio, Marco Squarcia, Cristina Tonelli, Paolo Tulelli, Vincenzo Turba, Cristina Vascon.
Per info sull’evento o acquisto del libro: poetikantenedizioni@gmail.com
Il video della presentazione:
Alcuni scatti della serata:
Venerdì 27 nov. a Rimini la presentazione de “I poeti e la crisi” a cura di Giovanni Dino
Fara Editore in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Rimini
Presenta il ciclo di incontri con narratori, poeti e…
“Il verso della trama”
nella splendida Sala degli Arazzi del Museo della Città
via L. Tonini, 1
ogni trama ha almeno un verso e i versi più di una trama
venerdì 27 novembre 2015 alle ore 17.00
Giovanni Dino presenta l’antologia
I poeti e la crisi (Fondazione Thule Cultura)
saluto dell’Assessore alla Cultura Massimo Pulini
interventi di alcuni autori (Anna Maria Tamburini, Alessandro Ramberti, Ardea Montebelli, Caterina Camporesi, Lorenzo Spurio e altri)
“Poeti per il sociale”, il volume poetico curato da Annalisa Soddu a difesa dell’impegno civile
POETI PER IL SOCIALE a cura di Annalisa Soddu
Facebook 5 settembre – 5 ottobre 2015
Annalisa Soddu, poetessa e scrittrice di origini sarde, ha voluto lanciare circa un mese f
a una iniziativa poetica nel Social più frequentato, Facebook. Creando un semplice evento dal titolo “Poeti per il sociale” la Nostra ha dato un mese di tempo, a partire dal 5 settembre u.s. per inviare un massimo di due testi poetici a testa con una nota personale stringata da pubblicare sulla bacheca dell’evento. Denominatore comune è stato quello di ispirarsi o dedicare i propri versi a episodi che concernono la cronaca sociale, ossia a quegli episodi storico-politici, geopolitici e disagi che l’uomo contemporaneo incontra nel relazionarsi al senso di comunità. I poeti hanno risposto con entusiasmo alla iniziativa, totalmente gratuita e volta alla creazione di una antologia virtuale contenente tutti i testi presentati occupandosi di tematiche quali l’immigrazione e la sciagura per mare di molte persone che arrischiano la propria esistenza col pensiero di attraccare in una terra di speranza, l’infanzia negata, gli abusi, la follia o la patologia che porta a perdere la memoria, scontri con una burocrazia artefatta e asfissiante, casi di suicidio per bullismo, la violenza di genere, l’interesse ecologico e la criminalità organizzata. Sono solo alcune delle tematiche toccate in forma lirica dai tantissimi poeti, appartenenti a varie regioni d’Italia (qualcuno anche residente all’estero) che hanno dato il loro contributo per la posa di questo primo e fondamentale mattone per la costruzione di un qualcosa più solido che faccia breccia nelle coscienze di tutti.
L’opera si apre con una prefazione da me curata e si chiude con la postfazione scritta da Mariuccia Gattu Soddu, madre della curatrice e poetessa sarda.
Nell’antologia sono presenti poesie di Alessandro Grimaldi; Anna Carella; Anna Intorcia; Anna Maria Dall’Olio; Anna Maria Folchini Stabile; Annalisa Soddu; Carla Spinella; Carlo Zanutto; Carmelo Loddo; Carmen De Vito; Carmine Montella; Catello di Somma; Clara Raffaele; Claudio Macchi; Crescenza Caradonna; Cristina Lania; Dora Farina; Emanuele Marcuccio; Emanuele Schemmari; Ernesto Ruggiero; Felice Serino; Francesca Capriglione; Francesca Luzzio; Francesco Fucarino; Francesco Paolo Catanzaro; Gaetano Napolitano ( Sendero Luminoso), Gianna Occhipinti; Giovanni Croce; Giovanni Sollima; Giulio Sacchetti; Giuseppe Tavormina; Giuseppina Carta; Graziella Cappelli; Graziella De Chiara; Gustavo Tempesta; Ileana Zara; Immacolata Cassalia; Irene Molli (C. G.) ; Laura Vivi; Lilla Omobono; Lorenzo Spurio; Lucia Manna; Luisa Casamassima; Manuela Magi; Marco Parisi; Maria Antonietta Doglio; Maria Chiarello; Maria Ronca; Maria Rosa Lancini Costantini; Marzia Carocci; Oscar Sartarelli; Paola (Damiana) Pintus; Paola Alba Maria Mannetta; Paola Surano; Paolo Landrelli; Patrizia Pierandrei; Renato Fedi; Rino Marciano; Rolando Attanasio; Rosa Mannetta; Rosa Maria Chiarello; Rosa Ruggiero; Rosa Surico; Salvatore D’Aprano; Salvatore Famiglietti; Sandra Mirabella; Saverio Chiti; Silvana Galia; Valentina Meloni; Valerio Vescovi; Vincenza Davino; Vincenzo Lagrotteria; Vito Adamo.
Per leggere e scaricare l’intera opera in formato PDF clicca qui.
Festival della Poesia Civile di Vercelli. A Márcia Theóphilo il premio internazionale alla carriera
La poesia s’interroga sui temi dell’Expo
al Festival di poesia civile di Vercelli
A Márcia Theóphilo il premio internazionale alla carriera
Dal 7 all’11 ottobre l’undicesima edizione del festival di Vercelli con eventi a Milano, Novara e Ascona (Svizzera). In programma anche un omaggio a Orelli, reading sui temi del buddhismo e un evento con il premio Viareggio Buffoni pro e contro la Germania, con un incontro-laboratorio sulla poesia nella Lingua dei segni e uno spettacolo di Roberto Piumini.
Una voce dall’Amazzonia candidata al Nobel si alza nell’XI edizione del Festival internazionale di poesia civile “Città di Vercelli” che ha già premiato in passato poeti come Harrison, Evtushenko e Adonis: è la voce di Márcia Theóphilo, poetessa e antropologa brasiliana che ritirerà il premio alla carriera giovedì 8 ottobre 2015 alle 19,30 a Vercelli durante un reading sul nuovo libro Nel nido dell’Amazzonia edito da Interlinea, con intermezzi musicali di Laura Mancini e introduzione di Giusi Baldissone. È prevista un’anteprima mercoledì 7 ottobre in Università Cattolica a Milano, in largo Gemelli 1 alle ore 17,30.

Nelle poesie di Márcia Theóphilo ci sono voci che lei trascrive ispirata o che traduce da un linguaggio (magari musica di tamburi e flauti o i suoni della natura ora affidati alle onomatopee) cui bisogna trovare parole che vanno oltre il semplice significato. Per aderire allo spirito del luogo non basta la ragione, che tuttavia non è esclusa dal racconto. La poetessa ci ha messo tutta l’anima – e magari anche la psicanalisi – in questi versi in cui la cultura più sofisticata si fa natura “primordiale”: quello che siamo diventati senza mai smettere di essere “selvaggi”, nel senso del “pensiero selvaggio” di Claude Lévi Strauss. Per convincerci più profondamente, coinvolgendoci come esseri capaci di scovare e intendere il nostro più remoto passato, l’autrice usa non una lingua – il suo portoghese di nascita – bensì due, cioè anche l’italiano, lingua di ormai antica elezione. Márcia scrive per ricordare agli uomini quello che hanno dimenticato, dal rumore della pioggia al resto.
Alla cerimonia del premio a Márcia Theóphilo parteciperanno a Vercelli anche Luigi Di Meglio presidente dell’associazione culturale “Il Ponte” promotrice del festival, il sindaco di Vercelli Maura Forte, il sottosegretario di Stato Luigi Bobba, il rettore dell’Università del Piemonte Orientale Avogadro Cesare Emanuel e il rettore del seminario monsignor Cavallone. Per l’occasione sarà distribuita in omaggio fino a esaurimento scorte la plaquette pubblicata da Interlinea e sarà inaugurata la mostra, aperta per tutta la durata del festival, Vercelli un po’ americana e il festival. Immagini e poesie, progetto di Andrea Cherchi. La poetessa sarà a Vercelli anche nella mattinata di giovedì 8 ottobre, quando incontrerà gli studenti delle scuole superiori presso il Museo Leone in via Verdi 30 alle ore 11.
Il Festival internazionale di poesia civile di Vercelli, ammesso alla UNESCO’s World Poetry Directory e dedicato nella sua XI edizione (7-11 ottobre 2015) al tema Poesia. Energia per la vita, ha come ospiti anche la poetessa Chandra Livia Candiani che con Vivian Lamarque parlerà della poesia al femminile e del buddhismo venerdì 9 ottobre alle 18 a Novara, presso il Circolo dei Lettori (Broletto), e il premio Viareggio 2015 Franco Buffoni che lo stesso giorno a Vercelli, alle ore 21 presso l’Abside San Marco, piazza San Marco 1, presenterà la raccolta poetica O Germania(Interlinea) assieme alla scrittrice tedesca di lingua italiana Helena Janeczek nell’incontro Pro e contro la Germania. Una nazione da rileggere.
L’XI edizione del Festival di Poesia civile è dedicato anche a dare voce a chi di solito non l’ha grazie a due appuntamenti a Vercelli sabato 10 ottobre: alle 10,30 al museo Leone si parlerà di L.I.S. con Pietro Celo e Giacoma Piacentino nell’incontro La materia di cui sono fatte le parole: la traduzione letteraria in Lingua dei segni, mentre alle 15,30 al museo del Tesoro si darà la parola ai detenuti della Casa di reclusione di Bollate assieme a Maddalena Capalbi e Paolo Barbieri. La voce dall’Africa del piccolo Bumba sarà invece protagonista venerdì 9 ottobre alle 10 al teatro dell’istituto Lanino di Vercelli grazie a Roberto Piumini e a Monica Rabà con uno spettacolo-laboratorio per i più piccoli basato sulla storia del libro L’acqua di Bumba (Le rane Interlinea) che sostiene un progetto Unicef:http://buonacausa.org/cause/l-acqua-di-bumba-con-unicef-per-un-pozzo-in-tanzania
Fra gli altri appuntamenti del festival si segnalano la consegna del premio “Brassens” alla Fondazione Gaber e al suo presidente Paolo Dal Bon sabato alle 21, Seminario Arcivescovile di Vercelli, e la lectio di Paolo GarbarinoAttualità dell’antico. Temi civili in Giovenale venerdì alle 11 in Aula Magna dell’Università del Piemonte Orientale, via Duomo 6, oltre al premio di traduzione poetica promosso dall’Università del Piemonte Orientale A. Avogadro.
L’evento finale che chiuderà il festival, domenica 11 ottobre alle 17 ad Ascona, Svizzera, sarà il reading-omaggio a più voci al poeta Giovanni Orelli, nella cornice del suggestivo Teatro San Materno (via Losone 3), con musiche eseguite al flauto da Nicolò Manachino, introduzione di Maria Grazia Rabiolo e presentazione della plaquette promossa dal festivalAccanto a te sul pavimento (Interlinea).
Il sito del festival è www.poesiacivile.com
il programma completo del XI festival di poesia civile di Vercelli 2015
MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE
ANTEPRIMA A MILANO
Ore 17,30, Università Cattolica, largo Gemelli 1
Poesia civile ed editoria: Márcia Theóphilo e l’Amazzonia
La poetessa a colloquio con Giuseppe Langella
Presentazione di Giorgio Simonelli e Roberto Cicala
SERATA INAUGURALE
Ore 21, Teatro Civico, via Monte di Pietà 15, Vercelli
Poesia energia per la vita. Concerto di Carlot-ta
In collaborazione con il premio Viotti.
Alla presenza di Márcia Theóphilo
GIOVEDÌ 8 OTTOBRE
Ore 11, Sala del Museo Leone, via Verdi 30, Vercelli
Márcia Theóphilo incontra gli studenti
presentata dai docenti delle scuole superiori vercellesi
EVENTO CENTRALE
Ore 19,30
Salone del Seminario Arcivescovile, piazza S. Eusebio 10, Vercelli
Cerimonia XI Premio festival internazionale di poesia civile città di Vercelli
a Márcia Theóphilo
Reading con intermezzi musicali di Laura Mancini. Saluto del presidente dell’associazione culturale
Il Ponte Luigi Di Meglio, del sindaco di Vercelli Maura Forte, del sottosegretario di Stato Luigi Bobba, del rettore dell’Università del Piemonte Orientale Avogadro Cesare Emanuel e del rettore del seminario monsignor Cavallone.
Introduzione letteraria di Giusi Baldissone.
Distribuzione omaggio della plaquette Nel nido dell’Amazzonia (Interlinea) fino a esaurimento copie.
Per l’occasione:
inaugurazione della mostra
Vercelli un po’ americana e il festival. Immagini e poesie
progetto e realizzazione di Andrea Cherchi
(mostra aperta nei i giorni del festival)
VENERDÌ 9 OTTOBRE
Ore 10, Teatro dell’Istituto Comprensivo Lanino, corso Tanaro 3, Vercelli
L’acqua di Bumba. Spettacolo-laboratorio di Roberto Piumini
Con la partecipazione di Monicà Rabà.
Da un libro edito da Le rane Interlinea.
In collaborazione con Unicef
Ore 11, Aula magna, Rettorato Università del Piemonte Orientale, via Duomo 6, Vercelli
Attualità dell’antico. Temi civili in Giovenale
Lectio di Paolo Garbarino, Università del Piemonte Orientale Avogadro
Ore 15, Cripta di S. Andrea, Università del Piemonte Orientale, Vercelli
Premio di traduzione di poesia civile inedita in Italia
A cura dell’Università del Piemonte Orientale Avogadro
Cerimonia di premiazione con letture.
Saluto introduttivo del rettore Cesare Emanuel con i docenti responsabili del Premio: Laurence Audéoud,
Giusi Baldissone, Andrea Baldissera, Cristina Iuli, Carla Pomarè, Marco Pustianaz, Miriam Ravetto, Stefania Sini
Ore 18, Circolo del Lettori, Broletto, Novara
Il buddhismo è una sconvolgente poesia. Incontro con Chandra Livia Candiani
Presentata da Vivian Lamarque
Ore 21, Abside San Marco, piazza San Marco 1, Vercelli
Pro e contro la Germania. Una nazione da rileggere
Franco Buffoni, premio Viareggio 2015 per la poesia, parla del suo libro O Germania
a colloquio con Helena Janeczek e Darwin Pastorin
con intermezzi musicali a cura della Scuola Vallotti
SABATO 10 OTTOBRE
Ore 10,30, Museo Leone, via Verdi 30, Vercelli
La materia di cui sono fatte le parole: la traduzione letteraria in Lingua dei segni
Intervento di Pietro Celo, Università Milano Bicocca.
Presenta Giacoma Piacentino
Ore 11,30, chiesa di San Lorenzo, corso Libertà angolo via Cagna, Vercelli
L’albero della vita. Installazioni e letture poetiche
A cura dell’Ufficio beni Culturali dell’Arcidiocesi con il liceo artistico Alciati e il liceo
classico Lagrange,
a cura di Carla Barale e Emanuela Pensotti
Ore 15,30, Museo del Tesoro del Duomo, piazza D’Angennes, Vercelli
Un libro dietro le sbarre: poesia e libertà
Intervengono Maddalena Capalbi, Paolo Barbieri e i detenuti che partecipano al Laboratorio di poesia della II Casa di reclusione di Bollate
Ore 21, Seminario Arcivescovile, Vercelli
Premio “Brassens” alla Fondazione Gaber
Omaggio a Giorgio Gaber con video, canzoni, riflessioni.
Presentazione di Giorgio Simonelli con interventi di Paolo Dal Bon e Darwin Pastorin
DOMENICA 11 OTTOBRE
EVENTO FINALE
Ore 17, Teatro San Materno, via Losone 3, Ascona (Svizzera)
Omaggio a Giovanni Orelli
Reading a più voci
con musiche eseguite al flauto da Nicolò Manachino
con presentazione di plaquette promossa dal festival di poesia civile.
Presenta Maria Grazia Rabiolo
INFO 0321 1992282 – 349 6156709 – WWW.POESIACIVILE.COM
Svoltasi ieri la premiazione del XXVI Concorso di Poesia “Città di Porto Recanati”
Ieri sera nella Sala Biagetti del Castello Svevo di Porto Recanati si è tenuta la premiazione della XXVI edizione del Concorso Internazionale di Poesia “Città di Porto Recanati” fondato trent’anni fa dal professore Renato Pigliacampo.
Per volontà dello stesso Pigliacampo, poeta, scrittore, saggista e professore universitario sordo dall’età di dodici anni, il Premio si è caratterizzato negli anni all’interno del panorama dei concorsi poetici in Regione per dar particolare attenzione nei confronti sociali facendo parlare persone che vivono o che hanno avuto esperienza di discapacità sensoriali, disabilità fisiche, emarginazione, solitudine o che hanno a cuore le tematiche civili della nostra contemporaneità.
Il professor Pigliacampo, che ci ha lasciato nei mesi scorsi, è stato esempio encomiabile del serio impegno a difesa dell’universo dei diversamente abili e di tutte quelle classi disagiate ed emarginate che necessitano di maggiore ascolto, aiuto e coinvolgimento nella nostra società. La sua storia personale che l’ha condotto a diventare paladino in numerose battaglie sociali volte all’equiparazione dei diritti, strenuo difensore della LIS e ad impegnarsi anche in campo assistenziale, hanno fatto di lui un animo ribelle e convinto, dal pensiero forte e lungimirante, uomo dalla complessità tipica di un intellettuale d’altri tempi, profeta della parola e vate della poesia, un esponente della cultura che ha cantato con foga le sue Marche contribuendo ad ispessirne immagini e metafore di questa terra connotata al plurale.
La Giuria del Concorso in questa edizione era composta da Lorenzo Spurio (Presidente), Susanna Polimanti, Lella De Marchi ed Elvio Angeletti con Marco Pigliacampo, figlio del Professore, quale Segretario del Premio.
Le letture delle poesie vincitrici e segnalate sono state fatte prevalentemente da Tiziana Bonifazi e Giuseppe Russo del Salotto degli Artisti; l’interprete della Lis è stata Sara Magistro.

In questa ventiseiesima edizione l’organizzazione ha deciso di dedicare una prima parte al ricordo del professore Pigliacampo con l’attribuzione del Premio Speciale “Renato Pigliacampo” a Rita Muscardin di Savona con la poesia “Il Guerriero del Silenzio” come appunto il Professore era noto. A seguire si è avuta la consegna di diplomi speciali alla memoria di Renato Pigliacampo tra cui quello a Pietro Carenza di Turi (BA) con la poesia “I segni della LIS”.
Franca Bernabei, referente dell’Istituto di Riabilitazione S. Stefano di Porto Potenza Picena ha ritirato una targa conferita ai numerosi concorrenti del Centro nel quale lavora che per una sopraggiunta impossibilità dell’ultima ora non sono potuti intervenire direttamente.
Il professor Guido Garufi di Macerata ha tenuto un suo intervento vertente su alcune caratteristiche fondamentali della poetica di Pigliacampo che conosceva da tantissimi anni essendo stato lui stesso in Giuria del premio in passate edizioni. In particolare ha parlato dell’intimità della poesia da intendere come fatto prettamente personale e, ricordando i libri di Pigliacampo, non ha mancato di sottolineare la componente polemica-di denuncia, spesso tumultuosa e accecante, di cui i versi di Pigliacampo sono pieni e di cui tutta la vera poesia dovrebbe partire: da un atto violento, da un urlo, da una dichiarazione difficile fatta con coscienza.
A seguire la lettura di Lorenzo Spurio (Presidente di Giuria) della poesia scritta e dedicata al Professore dal titolo “Idioma visuomanuale” vertente appunto sul linguaggio gestuale-iconico della Lingua dei Segni della quale Pigliacampo fu insegnante e fiero difensore.

Nella seconda parte della Premiazione si sono conferiti attestati di merito ai poeti presenti Marina Montagnini, Patrizia Portoghese, Rosanna Spina e Maria Pia Silvestrini e le targhe a Michele Izzo (4° Premio), Gaetano Catalani (5° Premio – assente), Sandro Orlandi (6° Premio –assente), Flavia Buldrini (7° Premio – assente), Francesca Costantini (8° Premio), Maria Carmela Dettori (9° Premio – assente) e Vito Sorrenti (10° Premio – assente).
Sul podio i poeti Rosanna Giovanditto di Spoltore (PE) con la poesia “Notte e Sole” (1° Premio) letta da Tiziana Bonifazi e segnata nel linguaggio della LIS dalla vincitrice; Carmelo Loddo di Reggio Calabria con la poesia “Sola andata” (2° Premio), lirica sugli immigrati che varcano il mare con grande speranza ma privi di certezze e Cesarina Castignani Piazza di Monte S. Vito (AN) con la poesia “I giorni dell’odio” (3° Premio) ispirata a un caso di abuso sessuale in una situazione di guerra.
In sala presente la famiglia Pigliacampo: i figli Marco e Luca Pigliacampo e la signora Delfina, gli ex sindaci di Porto Recanati dott.ssa Rosalba Ubaldi e l’avv. Sabrina Montali intervenuti a premiare alcuni dei vincitori.
In sala un nutrito pubblico che ha seguito con interesse e partecipazione l’intera premiazione, ripresa dall’emittente tv locale Tv Centro Marche.
A seguire le motivazioni della Giuria per il conferimento dei primi tre premi e del Premio Speciale.
1° Premio – “Notte e Sole” di Rosanna Giovanditto
Rosanna Giovanditto in questa lirica commemorativa in ricordo di Renato Pigliacampo condensa in maniera stupefacente e assai riuscita una serie di immagini cariche al prof. Pigliacampo e in campo poetico e in campo umano. Come non notare il riferimento alla toponomastica locale alla quale Renato sempre faceva riferimento oserei dire con meticolosità (le “contrade di Recanati”) e il Leopardi citato è il suo intramontabile amico, maestro e confidente. Il “segreto di Giacomo/ che mai sarà svelato” e che appartiene, ora, anche a Renato ha di certo a che vedere con una dimensione mitico-conoscitiva, direi gnoseologica, ma anche allegorica e d’impostazione religiosa. In trentuno versi spigliati, tanto da creare immagini visive se non addirittura iconiche, la Nostra è come se passasse in rassegne l’esistenza di Renato descrivendolo, dunque, nel suo incedere dal giorno alla notte rappresentata da quegli accoglienti “siderei cieli” che si stagliano ora sulla “collina di Montecassiano” dove riposa. Impareggiabile è anche l’inserzione nella lirica di strascichi civici delle battaglie di Renato a favore delle minoranze sensoriali da leggere in quei “figli di un dio minore” per i quali sempre combatté con foga ed orgoglio. Con grande sensibilità artistica e profonda espressione, la poetessa ha interpretato un complicato percorso di vita di un uomo nonché amico speciale, condividendone lo stesso ascolto dell’anima, superando i vincoli di una differente normalità. Il disagio uditivo diviene pura condivisione di emozioni e d’intenti. Anche dal punto di vista stilistico è possibile osservare che la lirica ha adottato alcune delle tecniche formali della poetica matura di Pigliacampo: la ‘e’ in corsivo a fine verso quasi dovesse essere allungata nella lettura o sospirata, l’uso del corsivo che visivamente marca in maniera ragguardevole parole chiave, l’impiego di maiuscole all’interno del verso per morfemi sui quali Renato aveva eretto il suo mondo creativo (la Speranza, la Luce) ed ancora l’impiego di puntini sospensivi che di fatto rimpiazzano un verso ellittico che si è deciso di risparmiare al lettore. Rosanna Giovanditto con la sua poesia non solo parla di Renato e ci permette, dunque, di ricordarlo, ma fa parlare lui stesso da quella indomita isola di Silenzio dalla quale lui, ancora oggi, è tutto indaffarato e smanioso nel segnare la realtà, segni in ardente attesa della nostra comprensione.
2° Premio – “Sola andata” di Carmelo Loddo
Nel canto accorato e dolce di Carmelo Loddo respiriamo la drammaticità degli eventi della cronaca di questi giorni, settimane e mesi: il fenomeno migratorio. Il poeta non utilizza il mezzo poetico per lanciare manifesti messaggi di denuncia, sebbene essa sia connaturatamente presente essendo questa una poesia civile. L’autore tenta di rintracciare nella cupa mestizia il sistema di corrispondenze nell’esperienza esistenziale della donna: dalla terra natale emblema del passato e ormai lontana e la terra che si anela, nuova e profumata, se solo si riuscisse ad approdarvi. Ciò che risalta con nettezza è l’acme di disperazione che si alimenta del silenzio e l’indifferenza generalizzata alla vita; tra immagini comuni come quella dei cani, lacerti di vita e di un mondo che non c’è più. Dalla conscia scelta di dipartire e lasciare la propria terra, all’avventura della speranza dettata da quella “ricerca del futuro”, il tutto macchiato da un’unica grande e invalicabile infamia: “non c’è spazio nel cuore di nessuno” che ne marca ancor più strettamente il doloroso sentimento di estraniamento e derelizione.
3° Premio – “I giorni dell’odio” di Cesarina Castignani Piazza
Un vile episodio della compagine dolorosa dei momenti di guerra: lo stupro delle donne operato in periodi, appunto, di conflitto quale sistema di violenza. Cesarina Castignani Piazza costruisce attorno a questo tema delicato e oserei dire assolutamente non-canonico all’interno della poesia civile, un travalicante canto d’angoscia che al contempo raggruma una concreta voglia di espiazione. La poesia si presenta come una lettera scritta da madre a figlio, testimonianza certa di un padre incerto, vale a dire il frutto di una violenza subita. Ed è così che la Nostra totalizza nei versi centrali del componimento le sensazioni di impotenza, disgusto, inclemenza e un preponderante desiderio di abluzione dell’anima. È allora la rugiada, quale acqua condensata a rappresentare una purità naturale e al tempo universale ad essere invocata quale possibile repellente all’onta del “seme” del conquistatore. Sono questi, i “giorni dell’odio” ossia i momenti del tormento che investono la donna, che la straziano infiammandole l’anima e che la portano, in una chiusa di intensa commozione, ad arrovellarsi sull’aporia ultima: crescere il futuro che nasce dall’odio (ma che può essere mitigato in bene) o darsi la morte per metter fine al vilipendio della carne.
Premio Speciale “Renato Pigliacampo” – “Il Guerriero del Silenzio” di Rita Muscardin
Una testimonianza in versi di un intenso valore umano per una struttura ritmica e fluida, che predilige passaggi morbidi da un simbolo all’altro, con affettuosa ricerca della chiave di quella porta, dietro cui viene accentuato il già palese omaggio alla memoria di un uomo stimato. Attraverso le potenti immagini di un mondo senza suoni, la lirica è in grado di evocare immediate sensazioni di disorientamento, vacuità, assenza e oppressione, che fondono gli echi del silenzio con la misteriosa e infinita soddisfazione a cui l’uomo, anche inconsapevolmente, anela: una vita migliore in un altrove. Un inno alla reale sostanza di vita e sentimenti dove da sempre è prevalso il solo sguardo di una tangibile poetica, che non ha necessità di essere compensata con il senso dell’udito, poiché appartenente all’unico e vero silenzio, tra le pieghe del cuore, che non conosce disparità. Mancate speranze e intrecci di ghirigori si annullano nella commovente chiusa, ove un nuovo orizzonte restituisce voce alle più amare battaglie di un’esistenza incompleta. Un grido finale “per raccontare stagioni mai sbocciate” che abbraccia la memoria di quanti al contrario rimangono i veri “diversi”.
E’ uscita l’antologia “I poeti e la crisi” a cura di Giovanni Dino
I poeti e la crisi
a cura di Giovanni Dino – Introduzione di Rita Cedrini
Fondazione Thule Cultura, Palermo, 2015
Lettera di GIOVANNI DINO
La poesia in quanto arte può contribuire a fare qualcosa contro la crisi economica? I poeti, come comuni mortali ma anche come uomini dotati di estro e di particolare sensibilità, possono fare qualcosa contro la crisi? Questi sono le domande che mi pongo da alcuni anni e che solo da alcuni mesi mi hanno spinto a proporre una nuova antologia d’impegno civile. Credo che mai come adesso sia il momento di dare la parola all’anima dei poeti perché esprimano, al riguardo, la propria visione. Da tempo è in corso, in lentissimo e quasi invisibile stillicidio, un processo inteso a svuotarci di quegli elementi di certezza ai quali fino, fino ad ora, avevamo fatto sicuro riferimento, a principiare dal posto di lavoro a da quella, anche piccola, sicurezza economia che ne deriva e che ogni singola persona o le famiglie avevano avuto modo di procurarsi. Lo stillicidio è stato così perfettamente studiato e con raffinato acume che risulta quasi difficile credere che tutto sia stato teorizzato più di 30 anni fa da menti diaboliche, con dottrine truccate di virtù, trovando terreno fertile in Europa e in certe politiche comunitarie. Alcuni studiosi (filosofi, economisti e ricercatori vari) dispongono di dati e di nomi di fautori di questo piano, ma anche di nomi di politici che hanno segretamente appoggiato questa colossale truffa. Mentre solo ora, a distanza di quasi venti anni dall’avvento dell’Euro, è agli occhi di tutti che si siano scesi parecchi gradini all’indietro, che non se ne sia avvantaggiata la dignità dell’uomo, che sia stato favorito l’impoverimento economico sia individuale che familiare. Fino a pochi anni fa appariva difficile accorgersi del percorso a passo di gambero che era iniziato e che ancora continua, verso lo svuotamento e l’impoverimento. Oggi è tutto leggibile da chiunque: è vita quotidiana. Nessuno deve spiegarci che le grandi schiere di lavoratori e di pensionati, le masse popolari, le braccia che spingono la ruota della grande macchina economica, i settori primari e secondari delle attività produttive, si trovano in ginocchio e non certo per pregare. Solo oggi ci si accorge che un lavoratore con il suo normalissimo stipendio (di bidello, di guardia giurata, di poliziotto, di operaio edile o di fabbrica etc.), che fino a metà degli anni ’90 riusciva a mantenere dignitosamente la propria famiglia (con affitto o mutuo da pagare e tutto quello che potesse occorrere per il fabbisogno di una casa), oggi non riesce ad arrivare a fine mese, vivendo con la febbricitante angoscia di non farcela. Può immaginarsi quale possa essere la situazione di quelle famiglie in cui non esiste un reddito sicuro, come uno stipendio. Si pensi ai cassintegrati, in mobilità, che stanno “come foglie in autunno sull’albero”, pronti a perdere lavoro, buonuscite, liquidazioni. Quante sono in Italia le famiglie che vivono al limite della povertà? Mi riferisco a quelle persone e famiglie che non sono state mai povere, perché hanno potuto avvalersi di un lavoro col quale dignitosamente gestire il proprio bilancio familiare; queste, fino a meno di quindici anni fa, non avevano alcun problema poiché su quel lavoro era puntata la loro esistenza, mentre ora fanno parte del lungo elenco degli impoveriti. Quante sono in Italia le persone che vivono nello squallore più terribile percependo modesti sussidi di povertà? Forse non è compito del poeta occuparsi di crisi, essendo piuttosto il politico deputato ad essere garante, portavoce e intermediario dei bisogni del popolo. Ma se il politico sonnecchia o segretamente porta al suo mulino chiare fresche dolci acque, gli intellettuali che fanno? Forse le problematiche della crisi vanno combattute con le grida della contestazione, con petizioni o con i ragionamenti filosofici o con i colori, con la musica, con il cinema, con i quali si riesce meglio a coinvolgere e istruire meglio le masse. Se nessuno fa qualcosa di concreto contro la crisi è meglio per il poeta tacere o intervenire? E allora è meglio “esprimersi e morire, vivere o rimanere inespressi” (prendo in prestito una famosa frase di Pier Paolo Pasolini). Di sicuro non sarà la poesia a debellare la corruzione, il ladrocinio cannibale dei nostri politici ed amministratori o a fermare le grandi potenze internazionali che hanno stravolto e corrotto gli equilibri dell’economia mondiale e della nostra Nazione, ma è certo che la voce del poeta, attraverso il suo intervento anche di pochi versi, non sarà del tutto inutile. Concepisco quest’antologia d’impegno civile come un implicito manifesto di protesta, ma anche e soprattutto come un messaggio di speranza per il cambiamento Una lotta fatta con una pacifica e democratica ribellione, un documento di denuncia, una coraggiosa testimonianza di civiltà, di democrazia e di cultura, in cui vengono rivendicati i diritti a una vita vivibile a misura umana, secondo categoria d’appartenenza e delle leggi della democrazia e del buon vivere. Un’operazione culturale per poeti desti e coraggiosi, che possa intervenire significativamente, con l’incisività dell’espressione artistica, per suggerire possibili soluzioni ai così gravi problemi del presente.
Poeti antologizzati: Ennio Abate, Massimo Acciai, Nino Agnello, Domenico Alvino, Filippo Amadei, Giovanni Amodio, Brandisio Andolfi, Amedeo Anelli, Sandro Angelucci, Cristina Annino, Lucianna Argentino, Vincenzo Arnone, Andrea Barbazza, Antonella Barina, Arnaldo Baroffio, Maurizio Barracano, Mariella Bettarini, Gabriella Bianchi, Donatella Bisutti, Rino Bizzarro, Silvana Blandino, Paola Bonetti, Anna Maria Bonfiglio, Marisa Brecciaroli, Lia Bronzi, Ferruccio Brugnaro, Luigi Bufalino, Franco Campegiani, Caterina Camporesi, Maria Cannarella, Domenico Cara, Maria Licia Cardillo in Di Prima, Mariella Caruso, Franco Casadei, Maria Gisella Catuogno, Augusto Cavadi, Viviane Ciampi, Grazia Cianetti, Domenico Cipriano, Pietro Civitareale, Carmelo Consoli, Anna Maria Curci, Salvatore D’Ambrosio, Antonio De Marchi Gherini, Jole de Pinto, Luigi De Rosa, Marco Ignazio de Santis, Adele Desideri, Rosaria Di Donato, Felice Di Giacomo, Carmelo Di Stefano, Emilio Diedo, Giovanni Dino, Angela Donna, Antonella Doria, Gianfranco Draghi, Germana Duca, Pasquale Emanuele, Gio Ferri, Giovanni Fighera, Luigi Fioravanti, Zaccaria Gallo, Sonia Gardini, Serenella Gatti Linares, Daniele Giancane, Mariateresa Giani, Eugenio Giannone, Filippo Giordano, Agnese Girlanda, Elio Giunta, Enza Giurdanella, Grazia Godio, Eugenio Grandinetti, Maria Luisa Gravina, Francesco Graziano, Diego Guadagnino, Gianni Ianuale Alfio Inserra, Carmine Iossa, Gianfranco Isetta, Giuseppe La Delfa, Stefania La Via, Giuliano Ladolfi, Alessio Laterza, Enrico Mario Lazzarin, Maria Grazia Lenisa, Maria Lenti, Aldino Leoni, Giacomo Leronni, Salvatore Li Bassi, Nicola Licciardello, Stefano Lo Cicero, Gianmario Lucini, Francesca Luzzio, Mauro Macario, Annalisa Macchia, Marco Giovanni Mario Maggi, Roberto Maggiani, Gabriella Maleti, Angelo Manitta, Nunzio Marotti, Sara Martello, Viviana Mattiussi, Vito Mauro, Senzio Mazza, Anita Menegozzo, Alda Merini, Giancarlo Micheli, Alena Milesi, Ester Monachino, Marina Montagnini, Ardea Montebelli, Alberto Mori, Maria Pia Moschini, Lorenzo Mullon, Antonio Nesci, Clara Nistri, Sergio Notario, Guido Oldani, Claudio Pagelli, Giacomo Panicucci, Nazario Pardini, Ezio Partesana, Guido Passini, Edoardo Penoncini, Guglielmo Peralta, Rosanna Perozzo, Mariacristina Pianta, Andrea Piccinelli, Laura Pierdicchi, Domenico Pisana, Marina Pizzi, Giorgia Pollastri, Paolo Polvani, Davide Puccini, Paolo Ragni, Alessandro Ramberti, Enzo Rega, Gianni Rescigno, Flora Restivo, Alain Rivière, Nicola Romano, Mario Rondi, Angelo Rosato, Ottavio Rossani, Ciro Rossi, Pietro Roversi, Stefano Rovinetti Brazzi, Marcella Saggese, Anna Santoliquido, Loredana Savelli, Marco Scalabrino, Maria Teresa Santalucia Scibona, Antonio Scommegna, Liliana Semilia, Giancarlo Serafino, Luciano Somma, Italo Spada, Antonio Spagnuolo, Santino Spartà, Marzia Spinelli, Lorenzo Spurio, Fausta Squatriti, Gian Piero Stefanoni, Anna Maria Tamburini, Luigi Tribaudino, Carmela Tuccari, Luca Tumminello, Adam Vaccaro, Mario Varesi, Anna Ventura, Emanuele Verdura, Anna Vincitorio, Ciro Vitiello, Fabrizio Zaccarini, Carla Zancanaro, Adalgisa Zanotto, Guido Zavanone, Lucio Zinna
Per info e ordini del volume, si forniscono i seguenti contatti
Giovanni Dino
Mail: giovannidino@alice.it
Tel. 3409378202
“Elogio dell’imperfezione” di Rodolfo Vettorello, nota critica di Lorenzo Spurio
Elogio dell’imperfezione
di Rodolfo Vettorello
LuoghInteriori, 2015
Recensione di Lorenzo Spurio
È sempre un grande piacere poter assaporare un libro di Rodolfo Vettorello sia perché le sue opere sono sempre ricche di tematiche e rifuggono quindi un concettismo unico, sia perché il linguaggio adoperato si svincola volutamente da un linguismo stringente fatto di arcaismi e di pesanti articolazioni e ancor più per la sua stupefacente abilità nel saper colloquiare con il Tempo.
Qui, ancor più, il dialogo tra lui, poeta che ragiona sul momento storico attuale, con squarci di passato rievocato con un mesto entusiasmo, si fa ancora più serrato e pregnante. Non tanto perché Vettorello si consideri oramai solamente un anziano e quindi dà una visione sfiduciata del presente perché talmente diverso e dissonante da quel passato culla di ricordi, emozioni e valori, ma perché sono connaturate alla sua natura di pensiero la considerazione e la sperimentazione del tempo. Tempo che, a questa altezza, trova spesso un collegamento nelle liriche a ciò che è la dimensione dell’aldilà, dell’altrove sconosciuto o misconosciuto, di quel viaggio oltre tempo e spazio che ognuno di noi compirà.
Partendo da una poetica che predilige le piccole cose, l’osservazione di cosa lo circonda, da una rumorosa e degradata stazione a una città che lo ha ospitato durante una vacanza, Vettorello giunge a una disanima più attenta della sua condizione di uomo: approfondisce il legame della coscienza e rivitalizza il suo sentimento d’amore verso la natura e gli altri.
Elogio dell’imperfezione si nutre prevalentemente di quattro nuclei tematici che sono rispettivamente l’ossessione della morte, la città di Milano, il ricordo accorato dei genitori defunti e l’indignazione sociale.
L’ossessione della morte o sarebbe più opportuno dire il pensiero del trapasso, che nell’opera si configura come un tema dominante: la morte non è solo un pensiero, ma un presagio e un annullamento di ogni tipologia di attesa. Nei versi che si susseguono leggiamo così dell’ “attimo prima di finire” (19) tanto da dedicare una lirica all’epanalessi, una figura che consiste nella “ulteriore ripresa” cioè atta alla reiterazione di un dato termine nel corso dei versi che seguono ma qui non è tanto l’epanalessi dal punto di vista metrico-stilistico interesse del Nostro quanto quella concettualizzata, appunto, nel ciclo della vita di nascita-morte-rinascita: “l’inizio che riparte dalla fine./ Le troverò cercando le parole/ per chiudere quel cerchio che non chiude” (22). In “A mia insaputa” il Poeta si pone faccia a faccia con la Morte rivelando la sua paura di fronte ad essa e augurandosi che si compia nel modo più furtivo e veloce tanto che possa avvenire, appunto, a sua insaputa o comunque in un momento di non consapevolezza. Particolare attenzione merita la lirica “Così è morire” a mio modesto parere la più intensa e spessa di riflessioni molto oneste nella quale il lettore non può che soffermarsi nei versi centrali “Finisce il mondo,/ tutte le volte che qualcuno muore” (34) passando poi ad elencare brevemente alcune manifestazioni concrete della morte dell’umanità: le catastrofi naturali di terremoti, frane, eruzioni in cui “s’apre la terra/ e inghiotte prati boschi e acquitrini” (34) momenti di derelizione ed ecatombe in cui “tutto si ferma” (34) che il poeta annota anche nell’eclissamento del sole. La lamentazione e le lacrime divengono, allora, poca cosa (“Il nostro pianto è nulla e si disperde”, 34) tanto da annullarsi brevemente nei fragori di un mondo limitrofe estraneo alla tragedia e che imperversa con le sue attività. Per questo la lirica si chiude con un verso lapidario, nefasto e privo di consolazione, in cui il Nostro avverte con durezza la mancanza di fraternità e compartecipazione tra popoli ed anche tra gente dello stesso popolo, l’indifferenza e l’incuria emotiva, l’abbandono della comunione: “Si muore soli e senza far rumore” (34).
A seguire sono prospetti della propria dipartita, volontà sfumate e pensieri circa il giorno in cui il suo corpo avrà abbandonato il reale in cui Vettorello si augura una dipartita veloce e non vista, nel silenzio: “Voglio andar via in un attimo e sparire/come la nube ch’è trascorsa adesso” (25). Una fuga nebulosa che vorrebbe accadesse in maniera improvvisa e velocemente tanto da apparire inavvertita anche se lascerà traccia, proprio come le nubi che ridestandosi e cambiando struttura, lasciano sfilacciamenti ed abbracci sfumati nel cielo.

Il concetto dell’aldilà, pur sostenuto da un animo cristiano, è in Vettorello concepito come una dimensione della quale è impossibile avere certezze e fondamenti ed anche per questo il poeta, molto compostamente, asserisce “Io non vorrei per me nessun altrove,/ mi basterà la vita che ho vissuto” (29). L’aldilà è per il Nostro non la proiezione di un universo di pace, felicità e coralità che si preserva all’infinito senza scadenze né tribolazioni, ma una “strana idea […] che non sappiamo bene dove esista” (29), una sorta di illusione più o meno convinta o una allucinazione perdurante (“ci insegue dalla nascita,/ da sempre”, 29).
Vettorello parla del difficile da attestare, quella “bellezza dell’imperfezione” (17) sottolineando come sia “il fango che produce/ le fioriture magiche del cuore” in un componimento d’apertura, che è quello che dà il titolo all’intera raccolta, ricco di suggestioni: il fango, metafora dell’indistinto e una sorta di magma onnicomprensivo del quale si ha ribrezzo, è in grado di aprire alla vita e condurre a “fioriture magiche”: non si parla qui in termini direttamente materiali del processo di produzione e crescita della natura, quanto piuttosto delle logiche del sentimento. Il cuore, dice Vettorello, può fiorire e dunque aprirsi o addirittura esplodersi anche dinanzi ad avvenimenti, incontri e situazioni che apparentemente non hanno in sé nulla di luminoso ed edificante. Vettorello uomo, che ha alle spalle un lungo cammino fatto di esperienze, incontri e viaggi, è la persona più cara che può trasmetterci piccole pillole di saggezza (non sono insegnamenti, né denunce morali, né hanno un intento didattico che rifugge dalle volontà di un uomo spontaneo quale lui è) come quando in “L’incapacità della parola” annota “Nessun istante è uguale/ a un altro” (18) instillando con vigore la straordinarietà di ciascun momento che non ha nulla di duplicativo all’altro o di tendenzialmente banale. È una asserzione questa assai importante nel Nostro dove spesso ho letto tracce di crepuscolarismo nel tinteggiare grigiori e desolazioni, mancanze e desolazioni di chi è portato troppo spesso a navigare nel passato ancorato da ricordi che altisonantemente risuonano a cascata.
A mitigare la foschezza di alcuni impianti lirici già evocati sono una serie di “diapositive” di alcuni viaggi fatti dall’autore tra cui Camaldoli e Reggio Calabria (la poesia intitolata “Fata Morgana”, 43) e vari ambienti della città di Milano, luogo dell’autore, in cui Vettorello sembra voler andare sempre a rintracciare un’immagine del passato per porla in comparazione a quella che vede al presente. Così “Milano alla mattina/ è triste come il sogno che finisce/ quando la sveglia ha già suonato l’ora” scrive in “A Rogoredo” (42) ed ancora è il grigiore, questa cappa indistinta di a-solarità e noia di Via Ghiberti e di Piazza Duomo 19 (precisissimo il riferimento toponomastico, quasi stessimo leggendo una cartolina!) che si riallaccia al ricordo della madre, passata a quell’ “altrove” indefinibile e che ha lasciato suppellettili che ora, col trascorrere del tempo, anch’essi sembrano disfarsi: “si fanno bruni d’ossido e di morte/ i rilucenti pomoli d’ottone” (49).
Riflessi civili (già presenti nelle precedenti opere dell’autore) confluiscono anche in quest’opera contribuendo ad arricchirne le sfumature tematiche. La partecipazione del Nostro dinanzi alle dinamiche sociali internazionali è una costante che gli rende merito (si ricordi la poesia dedicata a Rajm contro la lapidazione di una donna indiana) poiché è compito della letteratura, ancor più oggi giorno, denunciare con asprezza le ingiustizie e le forme di tortura che dominano ancora in varie realtà. Vettorello lo fa non con uno svolazzante pietismo come spesso viene fatto quando si prende dalla cronaca per farne una poesia, ma con profondo interesse indagatore (“si dissangua/ quell’operaio che non ha lavoro”, 50) e con una commozione di fondo che risiede nell’indolenza comune, l’inedia comunicativa e nell’apatia generalizzata. Ed è così che i suoi occhi cadono sul mondo della disoccupazione, sugli anziani abbandonati che muoiono nella completa solitudine, sui civili giovanissimi di una guerra che sembra non finire mai (quella siriana). Nelle tante ferite che la società ha sul suo corpo e dalle quali grondano sangue tanto da non riuscire a cicatrizzarsi spunta lo spauracchio più pericoloso che è quello del negazionismo e della dimenticanza: “Non c’è stupore e non c’è novità,/ quello che accade è come sempre uguale” (50).
A chiudere il volume è la poesia “Lager” nella quale Vettorello non manca di dipingere alcune delle scene più dolorose e raccapriccianti del periodo nazista degli internamenti forzati: sono immagini che sfilano davanti ai nostri occhi come se sfogliassimo un manuale di storia contemporanea. L’attenzione è posta su quei “reticolati,/ corone di spine per tanti calvari” (85) in cui non è solo il metallo acuminato che punge e fa sanguinare che ci ricorda la corona di spine del Cristo della Passione ma anche l’elemento che divide e dissacra la separazione dell’umanità libera. Ed è lì che sui “reticolati malati di gelo e cristalli rappresi” (85), la luce sembra esser stata sconfitta per sempre tanto che Dio sembra essersi annullato per non assistere a quel massacro. Vettorello, com’è tipico della sua verve proclamatoria e libertaria, è ancora una volta il cantore spontaneo di una situazione dove il delirio ha preso il sopravvento tanto da produrre un processo omertoso di ammutolimento e di disinteresse globale: “Nessuno si accorge di nulla,/ non s’odono gridi,/ la morte che uccide/ sa farlo anche senza rumore” (85). Ritorna qui, con esiti impareggiabili nella resa delle immagini, il nero girotondo di solitudine, morte e silenzio che è spesso causa-conseguenza di tragedie, tanto personali e familiari, quanto sociali e internazionali.
A completare il volume, come già accennato, sono una serie di liriche dedicate dal Poeta ai propri genitori e in particolare quella alla “dulcissima mater” (59) nella poesia “Gli addii”. Sono poesie cariche di ricordi e d’affetto nelle quali si respira una certa inquietudine mitigata solo dall’anzianità lucida e saggia dell’autore dove, come risultato di una sorta di immancabile rito di passaggio, leggiamo: “Ho capito/ che si diventa un uomo solo quando,/ quando si impara a dire/ il primo addio” (59).
Se la società nella quale viviamo è talmente insensibile da non mostrare la benché minima precauzione è anche vero che la potenza del pensiero, l’autenticità di un animo riflessivo, contemplativo e tenacemente razionale quale quello di Vettorello è, non devono lasciarsi intorbidire dai meccanismi utilitaristici del mondo, dalle logiche altisonanti del progresso privo di etica, dai fragori e dalle maleducazioni di sorta: “Mi tiene vivo, in fondo l’incertezza,/ la mia precarietà, la voglia folle/ d’altre bandiere da affidare al vento,/ di nuovi porti ed altri approdi certi” (67). C’è solo da sperare, allora, in un piacevole e salvifico vento di bonaccia. Ma la speranza è poca cosa se manca la volontà di fare e il credere in noi stessi. Grazie Rodolfo per i tuoi insegnamenti di cui fai gratuito dono alla collettività!
Lorenzo Spurio
Jesi, 21-08-2015
XXVI Concorso Int.le di Poesia “Città di Porto Recanati” – il verbale della giuria
Verbale di Giuria
La Commissione di Giuria della XXVI edizione del Concorso Internazionale di Poesia «Città di Porto Recanati» composta da Lorenzo Spurio (Presidente), Susanna Polimanti (Componente), Lella De Marchi (Componente) ed Elvio Angeletti (Componente), dopo attenta operazione di lettura e valutazione delle 181 opere presentate a concorso, ha stabilito la graduatoria finale dei vincitori e dei premiati a vario titolo. Sono stati definiti 3 vincitori assoluti, 7 premiati, 8 riconoscimenti ulteriori.
Inoltre, per ricordare degnamente il prof. Renato Pigliacampo, poeta e scrittore, fondatore del premio di poesia, che recentemente ci ha lasciati, il Presidente di Giuria, d’accordo con la famiglia Pigliacampo, ha deciso di introdurre il “Premio Speciale Renato Pigliacampo”, assegnato a un partecipante che si è particolarmente distinto con la sua poesia per tematiche, aspetti, elementi o rimandi all’opera e alla vita di Renato Pigliacampo. Contestualmente sono consegnati Diplomi Speciali “In memoria di Renato Pigliacampo” per opere poetiche significative su tematiche relative all’universo della sordità o dell’impegno civico volto all’ottenimento di giustizia ed equiparazione sociale per le persone con handicap e disabilità sensoriali.
Vincitori assoluti
(Ricevono targa e premio in denaro: 1° premio: 500 €; 2° premio: 300 €; 3° premio: 200 €)
1° Premio: ROSANNA GIOVANDITTO con la poesia “Notte e sole”
2° Premio: CARMELO LODDO con la poesia “Sola andata”
3° Premio: CESARINA CASTIGNANI PIAZZA con la poesia “I giorni dell’odio”
Premiati con targa
4° Premio: MICHELE IZZO con la poesia “Custode di un delirio”
5° Premio: GAETANO CATALANI con la poesia “Una nebbia sui ricordi”
6° Premio: SANDRO ORLANDI con la poesia “È mio figlio”
7° Premio: FLAVIA BULDRINI con la poesia “Avrei voluto esserti accanto”
8° Premio: FRANCESCA COSTANTINI con la poesia “Luci di Natale”
9° Premio: MARIA CARMELA DETTORI con la poesia “Autismo”
10° Premio: VITO SORRENTI con la poesia “I derelitti”
Riconoscimenti con attestato
– MARINA MONTAGNINI con la poesia “Piera cara”
– ROSANNA SPINA con la poesia “Lettera a Gesù”
– ENZO BACCA con la poesia “Sai cosa penso”
– GIOVANNI TROIANO con la poesia “Palingenesi”
– CARLA SPINELLA con la poesia “La musica segreta”
– ROSANNA DI IORIO con la poesia “Spiega l’ala la notte”
– PATRIZIA PORTOGHESE con la poesia “Desaparecidos”
– MARIA PIA SILVESTRINI con la poesia “L’indifferenza”
Premio Speciale “Renato Pigliacampo”
Premiato con targa: RITA MUSCARDIN con la poesia “Il guerriero del silenzio”
Diplomi Speciali “In memoria di Renato Pigliacampo”
GIUSEPPINA AMATO con la poesia “Renato”
MARIA ELIA con la poesia “Tra i rami del silenzio”
PIETRO CARENZA con la poesia “I segni della LIS”
Riconoscimento Speciale
al team di concorrenti dell’Istituto di Riabilitazione “Santo Stefano” di Porto Potenza Picena.
Coordinatrice FRANCA BERNABEI
Tutti i vincitori ed i premiati a vario titolo sono invitati a partecipare alla Premiazione che si terrà sabato 19 settembre 2015 a partire dalle ore 17:30 nella Sala Biagetti della Biblioteca Comunale (Castello Svevo), sita in Piazza Fratelli Brancondi a Porto Recanati (MC).
Si segnala che i premi in denaro saranno consegnati solamente in presenza del vincitore o eventuale delegato e che non saranno inviati a mezzo posta in un secondo momento.
Tutti gli altri premi (targhe e attestati), qualora non vengano ritirati il giorno della premiazione, saranno spediti a domicilio dopo pagamento da parte del vincitore delle spese di spedizione.
È richiesta comunicazione di conferma sulla presenza alla cerimonia di premiazione del premiato o di suo eventuale delegato, che dovrà pervenire a mezzo e-mail al Presidente di Giuria all’indirizzo lorenzo.spurio@alice.it entro il 12 settembre p.v.
Lorenzo Spurio Marco Pigliacampo
Presidente di Giuria Segretario del Premio
Porto Recanati (MC), 17 Agosto 2015
Info:
Segreteria del Concorso – Marco Pigliacampo: marampo75@gmail.com
Presidente di Giuria – Lorenzo Spurio: lorenzo.spurio@alice.it
Pier Paolo Pasolini: “Il poeta civile delle borgate” – Un’antologia di opere per il quarantennale della morte
Pier Paolo Pasolini: “Il poeta civile delle borgate”
Antologia in sua memoria a quarant’anni dalla scomparsa
“La vera morte sta nel non essere più compresi”
(Pier Paolo Pasolini)
A quarant’anni dal brutale omicidio, avvenuto il 2 novembre 1975, è doveroso ricordare uno dei più grandi intellettuali contemporanei che ha segnato la storia della letteratura: Pier Paolo Pasolini. La rivista Euterpe in collaborazione con L’A.P.S. Le Ragunanze, vuole omaggiare il poeta con un’antologia tematica, che non sia solo un tributo editoriale, ma che dia lo stimolo per una serie di iniziative volte a far conoscere alle nuove generazioni la scrittura di Pasolini, attraverso le nuove voci contemporanee.
Il progetto:
I partecipanti potranno inviare saggi, racconti e poesie che siano fedeli allo stile, alle tematiche e al curriculum letterario che ha caratterizzato l’intellettuale Pier Paolo Pasolini. Il volume porterà il titolo di Pier Paolo Pasolini: Il poeta civile delle borgate. Per la partecipazione all’iniziativa editoriale bisognerà riferirsi all’opera dell’autore, al suo percorso letterario, ai luoghi dove il poeta ha ambientato i suoi romanzi, alle tematiche che hanno ispirato le sue opere letterarie (Ragazzi di vita, Una vita violenta, Le ceneri di Gramsci,…) e cinematografiche (Mamma Roma, La Ricotta, Il Vangelo secondo Matteo…),…
Selezione del materiale e composizione dell’Antologia:
I partecipanti potranno presentare:
– 2 poesie (massimo 25 versi);
– 1 racconto (massimo 5mila caratteri spazi esclusi).
– 1 saggio breve o articolo (massimo 5mila caratteri spazi esclusi);
Ci si può candidare sola a una delle tre categorie.
I lavori, corredati dei propri dati personali e un curriculum letterario, dovranno essere inviati a rivistaeuterpe@gmail.com entro il 2 novembre 2015 (nel quarantennale della morte) inserendo come oggetto “Antologia Pasolini”.
La selezione sarà effettuata dai redattori della Rivista Euterpe (http://rivista-euterpe.blogspot.it/p/chi-siamo.html ).
Entreranno a far parte dell’Antologia un massimo di 30 poesie; 10 racconti; 5 saggi brevi.
L’Antologia, curata da Lorenzo Spurio e Michela Zanarella, sarà pubblicata da PoetiKanten Edizioni tra dicembre 2015 e gennaio 2016 e sarà dotata di regolare codice ISBN, immessa nel mercato librario online e disponibile al prestito in alcune biblioteche comunali della penisola dove i volumi verranno depositati.
La partecipazione al concorso è gratuita.
L’autore selezionato per la pubblicazione si impegnerà ad acquistare 2 copie dell’Antologia al prezzo totale di 25€ (spese di spedizione incluse) dietro sottoscrizione di un modulo di liberatoria che verrà poi fornito.
I redattori della rivista Euterpe non dovranno intrattenere rapporti personali e/o di corrispondenza con gli autori che parteciperanno al progetto pena la squalifica dei testi dalla selezione.
Premiazione:
Non vi sarà una premiazione vera e propria, in quanto non ci sarà una graduatoria di merito: tutti i selezionati verranno pubblicati in antologia secondo i criteri sopra esposti.
In base ai tempi di selezione e pubblicazione dell’Antologia, sarà scelta una location dove verrà presentata l’opera e alla quale gli autori presenti nel testo sono caldamente invitati a partecipare e intervenire.
Per info – Contatti dei curatori del progetto:
Lorenzo Spurio – lorenzo.spurio@alice.it
Michela Zanarella – zanarellamichela@gmail.com
L’antologia di poesia civile “Risvegli: Il pensiero e la coscienza”: i selezionati per la pubblicazione
RISVEGLI – IL PENSIERO E LA COSCIENZA
Tracciati lirici di impegno civile (antologia di poesia civile)
a cura di Marzia Carocci, Lorenzo Spurio e Iuri Lombardi
A continuazione si trova la lista degli autori disposti in ordine alfabetico che sono stati selezionati per l’antologia in oggetto e vicino i testi che i curatori hanno deciso di pubblicare nella antologia che sarà pubblicata da Poetikanten Edizione dopo il periodo estivo.
Si richiede a tutti coloro che sono stati selezionati di far pervenire alla mail eventipoetici@gmail.com entro e non oltre il 31 Luglio 2015 il modulo di liberatoria compilato e firmato. Gli stessi riceveranno il modulo di liberatoria in una mail.
AUTORI/POESIE SELEZIONATI/E PER LA PUBBLICAZIONE
BRUNO AGOSTI: Raccontami (A Yara Gambirasio); Rosanna
CARLA ABBONDI: Migrante; Dimore assolute
RINA ACCARDO: Reclusione; Lontano
VELIA AIELLO: Calabria
FRANCO ANDREONE: L’intolleranza; Il lavoro…avercelo;
ELVIO ANGELETTI: Sbarre; Vecchio
LUCIA BONANNI: Memorandum; Terra nera; Umanità
MIMÌ BURZO: La stagione del vento
VINCENZO CALÒ: Per reagire
SILVIA CALZOLARI: Da ferro-a-oro; Nel tuo occhio futuro
GRAZIELLA CAPPELLI: Vivere nuoce alla salute; Nell’aiuola del nostro tempo; Tasi-Tares
SANDRA CARRESI: A Loris (29 novembre 2014); Viaggi…; Chiodi, vetri e veleno…
FRANCESCO PAOLO CATANZARO: La lacrima della prostituta; Societas civile, nova gens; Un mondo nuovo
LAURA CECCHETTI MANAO: Mediterraneo; Sullo schermo della tv
MARIA CHIARELLO: Vite spezzate
GIOVANNI ROSARIO CONTE: Ho imparato a…; Mio crudele amore
FLORIANA COPPOLA: Basta che io non ci sia che non veda
MARIO DE ROSA: Lontananza; Oscuri eroi
MARIA ROSARIA DI DOMENICO: Violenza (Per tutte quelle infanzie negate); Donne
GIANNI DI GIORGIO: Quando l’occhio si fa attento
ROSANNA DI IORIO: Canto accorato per gli esclusi; Impazzite le rondini nel cielo (A Melania Rea); Fiori di Bucarest
ANTONIO DI LENA: Il colore della notte; Noir
FRANCESCO DI RUGGIERO: Volo d’amore
ALBERTO DIAMANTI: Il bambino nato dal cuore
FRANCA DONÀ: Storia o utopia; Sguardo al futuro
ALFREDO FAETTI: La gabbia; Profilo d’ebano
SARA FAVOTTO: Il nuovo anno che verrà (In ricordo di Letizia e di tutte le donne vittime di violenza); Quale pietà
ELISABETTA FREDDI: L’eclissi (A tutte le donne eclissate); Ombre nella notte (Alle giovani donne emigrate con inganno); Lembi di luna (A tutti i bambini nei campi profughi)
GIUSEPPE GAMBINI: Violenza ad una donna; Stamani sul metro
VALENTINA GIUA: Un fischietto ed un pallone; Il risveglio di Demos
ROSSANA GUERRA: Un volto, una voce; Apparenza
SEBASTIANO IMPALÀ: Striscia di Gaza; Lampedusa (A tutti i profughi)
CHRISTIAN MICHELE LOCATELLI: Lacerazioni…
FRANCESCA LUZZIO: Mare innocente; Indietro (Alle donne offese e violentate); E tu mi chiedi
CLAUDIA MAGNASCO: Ogni notte è un rogo nuovo; Nelle fogne del mondo
MICHELA MANENTE: Il poeta della capra (Alla comunità ebraica), Il solco (Storia del Passante di Mestre)
MARIA TERESA MANTA: L’orco; Finalmente liberi!
DONATELLA MARCHESE: Colori che salvano; Metafora nel fango; Histoia magistra vitae
EMANUELE MARCUCCIO: La scuola è in alto mare; Albania; Omaggio a García Lorca
EMIDIO MONTINI: Italia terra indifferente; Il tempo; Oh, la storia
GIULIANA MONTORSI: Arrivi con il sole; Che il nostro canto…
ANDREINA MORETTI: Il nero respiro della fine; Non getterò la spugna
DANIELA NAZZARO: La lotta (A Vittorio Arrigoni); La parola (Ad Erri De Luca); La resistenza (A mio nonno)
MARIA RITA ORLANDO: Bersagli; Lacrime amaranto
GIANNI PALAZZESI: Aspettando tempi migliori; Donna libera
LUIGI PATERNOSTER: Le foibe; Erano due bimbe – Pakistan 2014; L’Isis è arrivata anche in Italia?
ANTONINO PEDONE: L’ali di la spiranza; Li vicchiareddi
STEFANIA PELLEGRINI: La ragazza dai capelli rasta; Oltre le pagine sporche
CLAUDIA PICCINI: Esseri umani
PATRIZIA PIERANDREI: Il collaboratore ecologico; Dottori senza frontiere
MARIA TERESA PIERI: Un groppo in gola
PAOLO PIETRINI: Nei versi la pace; Razza umana
LORENZO POGGI: Endecasillabi sporchi; La prima guerra mondiale:dettagli; Mare nostrum
VINCENZA POSTIGLIONE: Eroe nazionale
ANTONELLA PROIETTI: Camminiamo in fila indiana; Il regalo della povertà
ELFO ARTICO (MASSIMILIANO RENDINA): Millenovecentosessantotto; Dodici dicembre
NICOLINA ROS: Dove sei pietas?; Pace:utopia
MADDALENA ROTOLO: Migranti; Naufragio; A Phia, clochard gentiluomo
IRENE SABETTA: Homemade war; Kosovo 999
RITA SALAMON: Fermata; Onore
ANNA SCARPETTA: I grattacieli di New York; Nepal
TANIA SCAVOLINI: Donna dal volto spento; Destini immutabili
CARLA SPINELLA: Cimitero dei poveri; Ragazzo speciale
MARCO SQUARCIA: Immagine
CRISTINA TONELLI: La perfetta imperfezione
PAOLO TULELLI: Mare nostrum (Ai profughi naufraghi nel nostro mare); Nella terra dei fuochi
VINCENZO TURBA: L’avvenire; Il tempo
CRISTINA VASCON: Scavi d’anime e colli; Stonetown in bianco e nero; Neppure
Info: eventipoetici@gmail.com
Squarci cavallereschi nella poetica di Fausta Genziana Le Piane. A cura di L. Spurio
Squarci cavallereschi nella poetica
di Fausta Genziana Le Piane
Poeta
visita con me
antiche brughiere,
per scoprire nuovi sentieri
e creare nuovi paesi.
A cavallo tra il 2010 il 2011, quando decisi di venire allo scoperto con qualche mio racconto breve, cominciai a proporli ad alcune riviste i cui riferimenti trovai online: fu così che conobbi la rivista fiorentina Segreti di Pulcinella e il suo direttore Massimo Acciai, col quale poi divenni amico, la rivista Parliamone di Bartolomeo Di Monaco e vari altre riviste, anche cartacee, come Kenavò[1], il cui nome mi incuriosì subito. Documentandomi trovai molte informazioni tra cui un articolo di Tommaso Patti nel quale parlava della rivista: «[Fausta Genziana Le Piane[2]] incontra artisti e ve li propone, luoghi e li descrive per voi, gusti e ve li fa condividere, talenti e ve li regala a piene mani; incontra pure il mondo, Fausta, e l’amore per la cultura francese, che genera frequenti riferimenti, ne è una prova. La sede di questi incontri, il castello di cui è regina incontrastata in termini culturali, magici e fantastici al tempo stesso, è “Casa Duir”. Idealmente un angolo di terra celtica trapiantato in Sabina, per la precisione in una bellissima campagna nei pressi di Casperia. E già! Perché se la Sabina è il luogo reale, amato intensamente dall’autrice e vissuto con spirito bucolico, oltre che come rifugio per ogni fuga da Roma, il mondo celtico rappresenta la dimensione ideale di riferimento, l’insieme di suggestioni che trasfigurando ogni cosa la rendono elemento d’arte e di poesia, la cifra un po’ esotica di cui si nutre il bisogno di magia».[3]

Riuscii a contattare la responsabile di questa rivista, Fausta Genziana Le Piane, con la quale inaugurai un veloce e frenetico scambio di mail che da subito perse ogni formalità per diventare ben presto una conversazione spigliata e interessante. Pubblicai un raccontino su questa rivista che poi mi venne gentilmente inviata a casa con mia grande soddisfazione. Nella stessa si dava principalmente spazio a notizie o ad appuntamenti legati al clima culturale che si concentra attorno a Casa Duir, a Casperia, in provincia di Rieti. Ho ben presto scoperto che Fausta Genziana Le Piane è aperta e sensibile alle varie arti: a partire dalla poesia, sino al racconto, dalla critica letteraria alla recensione, fino all’articolo giornalistico per non dimenticare anche il suo grande impegno nel campo della traduzione dal francese. Un’artista, dunque, impegnata a tutto tondo e compromessa con le varie forme artistiche ed espressive della quale, poi, nel tempo ho avuto modo di conoscere e leggere alcuni suoi testi: recensioni di libri, di film e qualche poesia che di tanto in tanto pubblicava sul suo blog letterario.
Nel 2010 la poetessa curò un libro contenente una serie di interviste fatte a grandi poeti della nostra epoca contemporanea, lavoro che di certo si è rivelato importantissimo e una delle fonti di ispirazione per un mio progetto antologico di interviste commentate ai poeti del secondo Novecento, di prossima pubblicazione.
Devo confessare che delle varie sillogi della poetessa ho avuto l’occasione di leggerne solo una, Gli steccati della mente (Penna d’Autore, 2009), una delle più recenti, oltre ad aver letto altre poesie pubblicate sul suo sito. Il commento che, dunque, mi sento di fare sulla sua poetica sarà principalmente concentrato su questa opera, conscio del fatto che una singola lettura può risultare insoddisfacente per dare un giudizio il più preciso possibile, ma sicuro anche del fatto che ogni poeta mette se stesso in ogni sua produzione: in ogni libro, in ogni poesia, in ogni verso.

Innanzitutto va detto che questo libricino –non arriva neppure alle quaranta pagine- è risultato vincitore del Premio “Le rosse pergamene” con questa motivazione di Anna Manna, Presidente del Premio: “Il verso di Fausta è quello dello sguardo adulto capace di smantellare gli steccati della psiche e scavare l’anima bambina”, ma va anche detto che si apre con una ricca nota introduttiva di Italo Evangelisti nella quale si analizza il tema del labirinto come rappresentazione della coscienza.
La poesia di Fausta Genziana Le Piane è lucida ed evocativa, a tratti essenziale, ma sempre caratterizzata dal punto di vista delle ambientazioni: si respira un fascino nei confronti dell’arte e architettura pre-cristiana con riferimenti al folklorismo celtico (la pietra celtica) e medievale (la figura del falconiere) e rimandi a luoghi quasi mitici e che ci immettono nella grande tradizione cavalleresca: l’isola di Saint Kilda, la collina di Tara, e che evocano ambientazioni degne di Camelot (si parla di «isola selvaggia»[4], di «bosco sacro di querce»[5], del «cerchio magico»[6]). Ma la sua poesia non è solo questo perché nel libro si dà spazio anche a liriche più intimistiche e personali, come quella dedicata alla madre o quella che, dando una immagine della sua Calabria natia, è dedicata a Pina Majone Mauro.
Un poeta non è tale se si esime dal narrare la realtà che lo circonda con i suoi drammi e le sue esigenze. Un intento sociale, critico o di denuncia nei confronti della società in cui il poeta vive è necessario non solo per evidenziare il suo rapportarsi agli altri, ma anche e soprattutto per indagarne il percorso di analisi e di ricerca che l’animo poetico fa. E a questo riguardo troviamo una poesia dai contenuti forti in questa raccolta e non potrebbe essere diversamente in quanto parla di morte, strage e annientamento; essa è “Beslan” ed è il doloroso ricordo della strage compiuta dai ceceni in una scuola dell’Ossezia del nord nel 2004. Impressionante e struggente il contrasto che la poetessa gioca tra «il primo giorno di scuola»[7], cioè l’inizio del nuovo anno scolastico, e «l’ultimo viaggio»[8], cioè l’ultimo giorno di scuola, ma anche l’ultimo giorno di vita sulla Terra. Morte e puzza d’esplosivo sono delle idee che la lirica non fornisce esplicitamente, ma che aleggiano nell’aria mentre leggiamo e ricordiamo le tragiche immagini che la stampa ci fornì in quei dolorosi momenti.
Il libro si raccoglie attorno a un raffinato percorso concettuale che la poetessa fa e che si realizza a partire dall’utilizzo di termini-tematiche quali la solitudine, la segretezza, il senso di chiusura: Fausta Genziana Le Piane parla, infatti, di “barriere”, “recinti” e di “steccati”, come il titolo stesso del libro suggerisce, ma trascende la materializzazione fisica dei concetti per fornirci pensieri e divagazioni che si librano leggere e incorrotte, al di là di ogni restrizione.
Note
[1] La parola “Kenavò” in celtico significa “arrivederci” e fa riferimento a un saluto di distacco che invita, però, i due attori a re-incontrarsi. Per la rivista si tratta, dunque, dell’invito a continuarla a seguire numero dopo numero.
[2] Fausta Genziana Le Piane è nata a Nicastro (CZ) nel 1951, ma da molti anni vive a Roma. E’ poetessa, scrittrice e giornalista. Si è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne con Specializzazione in Francese all’università “La Sapienza” di Roma nel 1974 e ha insegnato lingua francese per molti anni in ogni tipo di istituto, anche sperimentale. Ha curato le schede di lingua francese per la grammatica italiana comparata di Paola Brancaccio e adattato classici francesi per la scuola superiore: Légendes bretonnes, La Maison Tellier, La Vénus d’Ille. Ha collaborato con Il Giornale d’Italia, la rivista Poeti e Poesia diretta da Elio Pecora, Il Corriere di Roma, Corus e Calabria Online; ha fondato la rivista bimestrale Kenavò nel 2011 che viene distribuita a Roma e in Sabina e che contiene il diario delle attività culturali che si svolgono a Casa Duir, a Casperia (RI) e parallelamente ha dato alla luce una serie di quaderni intitolati “I Quaderni di Casa Duir” (Enrico Benaglia, Il pifferaio magico; Artisti calabresi a confronto; Le fave dei Re ecc.). Ha pubblicato vari libri di poesia: Incontri con Medusa (Calabria Letteraria, 2000), La notte per la maschera (Edizioni del leone, 2002), Gli steccati della mente (Penna d’Autore, 2009; anche e-book) e Stazioni/Gares (Eventualmente, 2011). Con Tommaso Patti ha pubblicato la raccolta di racconti Duo per tre (Edizioni Associate, 2005; anche in e-book Dante Alighieri) alla quale è seguita una nuova pubblicazione a quattro mani dal titolo Al Qantarah-Bridge – Un ponte lungo tremila anni fra Sicilia e Cariddi (Calabria Editore, 2007). Sempre per la narrativa, da solista ha pubblicato La luna nel piatto (Edizioni Associate, 2001) con annesso un sedicesimo dedicato alla pittura di Pinella Imbesi, autrice della copertina e per l’attività giornalistica –dato che è iscritta all’Ordine dei Giornalisti dal 2004– ha curato un’edizione di interviste a poeti contemporanei dal titolo Interviste ai poeti d’oggi (Eventualmente, 2010; anche in e-book Dante Alighieri)[2]; si è inoltre occupata di critica (La meraviglia è nemica della prudenza, Invito alla lettura de “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza, Eventulmente, 2012; anche in e-book Dante Alighieri) mediante la scrittura di saggi, recensioni e articoli. E’ risultata vincitrice del Premio “Mediterraneo” per il libro edito Incontri con Medusa nel 2001; ha ottenuto il Primo Premio assoluto “Le rosse pergamene” per la silloge inedita nel 2005 e il Premio “Donna e Cultura” per il Giornalismo nel 2007 e nel 2013; si è classificata quinta al XVI Premio Internazionale “Torre d’argento”, sezione Poesia, Comune Castelnuovo di Farfa (RI) nel 2002 ed ha ricevuto la Menzione Speciale al Premio Nosside per la poesia nel 2005. Alcune delle sue poesie sono state musicate dal compositore Giorgio Fiorletta mentre altre sono state oggetto di studio del professore Patrick Blandin, docente della Facoltà di Lingua e Cinema Italiano dell’Università di Tolosa e di Bordeaux. Sulla sua produzione hanno scritto Dante Maffia, Italo Evangelisti, Plinio Perilli, Massimo Colesanti, Giorgio Barberi Squarotti e vari altri scrittori, poeti e critici.
[3] Tommaso Patti, “Parliamo del quindicinale Kenavò o di Fausta Genziana Le Piane?”, Calabria Online.
[4] Fausta Genziana Le Piane, Gli steccati della mente, Torino, Penna d’autore, 2009, p. 17.
[5] Ibidem
[6] Ivi, p. 19.
[7] Ivi, p. 37.
[8] Ibidem







