Recensione di Vittorio Sartarelli
Non è il caso di Marchese che anzi, ritengo abbia migliorato di tanto, sia il contesto dell’ordito narrativo, sia le situazioni ambientali e psicologiche dei personaggi che chiaramente sono legate ad un tessuto sociale molto diverso e di certo più caratteristico e inimitabile che contraddistingue la nostra gente. Il personaggio principale del romanzo è il vice commissario Giovanni Buonanno, un poliziotto forse troppo umano, quasi un casalingo in pantofole, molto legato alla famiglia e, da buon studente del Liceo Classico e laureato in Giurisprudenza, è molto coerente con i buoni principi con i quali è stato istruito, anzitutto l’onestà, la legalità, la fiducia nell’amicizia, l’amore per la famiglia e la sua capacità di ragionamento tutto logico e razionale. Queste doti di fondo unite ad uno spirito d’iniziativa e ad un’abilità nell’indagare fuori del comune, gli permetteranno di risolvere l’enigma di un delitto che appariva inspiegabile tanto da sembrare un banale incidente stradale. Tutta la vicenda del libro va avanti molto linearmente dispiegandosi, in riflessioni e conclusioni logiche alternate ad impedimenti investigativi che complicano lo stato delle indagini ma che, alla fine, anche grazie ad alcune informazioni avute dal vice commissario da parte di alcuni suoi solerti agenti, impiegati nella soluzione del mistero, avranno la loro naturale conclusione con la scoperta dei colpevoli.

Il merito di Marchese, oltre a saper scrivere, è quello di avere creato uno scenario innovativo nella classica ambientazione del giallo-noir stereotipato, introducendo elementi nuovi quale il sentimento, i ricordi, la tristezza e l’amicizia, nonché il rispetto per la bonomia e il buon senso delle persone oneste.
In ultima analisi, il libro di Marchese è una “chicca” della letteratura gialla che si distingue, per le capacità dell’autore, in quanto tutto il tessuto narrativo è nuovo e diverso, infatti, non ci sono gli strabilianti effetti speciali delle famose serie di gialli d’oltre oceano, ma un racconto molto più aderente alla realtà quotidiana della vita con tutte le sue miserie e le sue aberrazioni.
Finalmente, un bel giallo italiano anzi, per dare a Cesare quel che è di Cesare, siciliano, perché, non fosse altro per il titolo (I Pupi Siciliani – edito da Ilmiolibro.it nel 2016), molto identificativo è già manifesto e poi l’autore, da buon siciliano autentico, non è nuovo a questa esperienza letteraria, in quanto ha già scritto e pubblicato diversi libri appartenenti a questo filone, per cui non disdegna di cimentarsi ancora in questa categoria letteraria dei gialli-noir che di solito sono appannaggio di autori inglesi, francesi o americani, che hanno anche tracciato un percorso letterario imitato da molti spesso in malo modo.
VITTORIO SARTARELLI
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Ho sempre considerato leggere un buon libro un godimento dello spirito e un appagamento per l’intelletto e, leggere nella circostanza Geometria del sangue (ilmiolbro.it, 2013), un thriller di Giancarlo Piciarelli, oltre che confermare la validità del mio assunto, conferisce al lettore, un coinvolgimento diretto, ma anche un senso di appagamento e di riposante serenità.
Da un altro mondo di Evelina Santangelo (Einaudi) è un romanzo denso di pietà umana e tensione civile, ambientato nel 2020. Questa datazione ha la funzione di conferire ai fatti narrati il carattere di una minaccia incombente, come chiarisce l’autrice in un’intervista su Letteratitudine. La dedica “a chi non è arrabbiato”, individua lettori non accecati dalla passione, dalla rabbia e perciò atti a comprendere l’altro mondo, distante dal loro, ma costituito da un’umanità inconsapevole e dolente. Il romanzo non ha una trama unica, ma un’articolazione di trame che si svolgono a Bruxelles e a Palermo, con una appendice nella Pianura Padana emiliana. A Bruxelles Karolina, disperata per l’assenza del figlio, probabilmente affiliatosi al terrorismo islamico, lo cerca incessantemente ma invano. Per caso in un hard discount incontra Khaled un ragazzo siriano e commossa dal vederlo così sperso gli compra degli oggetti, tra cui un trolley rosso. Khaled approfitta della generosità della donna per fare le provviste necessarie ad affrontare il viaggio da nord a sud fino al mare, l’inverso di quello compiuto qualche tempo prima. A Palermo intanto avvengono in una scuola fatti misteriosi, improvvisi aumenti e diminuzioni di alunni, che inquietano la maestra Giovanna e il maresciallo Vitale, combattuto tra l’osservanza della legge e la voce della coscienza. Intanto le forze dell’ordine indagano su un ragazzo con un trolley rosso, accusato di avere aggredito un camionista in una piazzuola d’autostrada, e sugli episodi allarmanti di Palermo. Le notizie, diverse dai fatti già noti al lettore informato dal narratore onnisciente, rimbalzano, sempre più gonfie di minacce, in televisione e sui giornali prima, poi sui social vicini alla politica, che ha eletto a suo tema peculiare la “sicurezza della gente per bene”, suscitando e orchestrando la paura nei confronti degli immigrati. L’eco dilaga nella Pianura Padana emiliana, “quell’invasione di clandestini stava compromettendo la vita della gente”, giunge fino al solitario e burbero Orso e agli altri anziani avventori di un bar convincendoli del pericolo. Le notizie sempre più inquietanti strombazzate dai media accendono gli animi dei ragazzotti violenti e sfaccendati, capeggiati da Rambo 2, che si lasciano trascinare fino a incendiare il vicino accampamento Rom. Ma la vita sorprende Orso, come gli altri personaggi, e senza che se ne accorga si ritrova in casa un bambino immigrato a cui con sempre minore riluttanza dà cibo e cure, esponendosi alla violenta vendetta di Rambo 2. Quando si riprende dalle botte e non trova più il bambino dice al fido Lupo: Andiamo a cercarlo. Con questa battuta che fa presagire un qualche scenario futuro, e una tenue speranza di umanità ritrovata, si chiude il romanzo. La società contemporanea appare nel racconto fluida e incompiuta; nessun personaggio ne coglie il senso complessivo. Tutti sono inseriti in una trama fitta di relazioni, osservate dalla scrittrice con sguardo preciso ma radente, per scelta privo di scavi psicologici e di profondità di sfondo. Soltanto le date, i luoghi, le circostanze sono dichiarati con zelo. Ne risulta una prospettiva plurale e caotica dove ogni personaggio cerca invano di affermare le sue ragioni. La scrittura scorre con naturalezza in una lingua limpida e vivace. Soltanto Orso usa il dialetto padano nelle imprecazioni. L’effetto complessivo è quello del rispecchiamento dell’oggi non soltanto italiano, ma europeo, realizzato mescolando la concretezza alle cose quotidiane con elementi fantastici a volte surreali. Da un altro mondo interroga la nostra coscienza, ci carica di responsabilità di fronte ai grandi temi attuali , per questo è un libro civile.