Articolo di Lorenzo Spurio

Iuri Lombardi
A continuazione la pubblicazione di tre poesie non recenti (come lo stesso autore le ha definite in una conversazione privata) del prolifico poeta e scrittore fiorentino Iuri Lombardi. Noto anche come editore, realtà che ha lasciato da alcuni anni e che con il marchio della PoetiKanten Edizioni di Firenze, ha dato vita a numerosi volumi antologici e raccolte tematiche (oltre a volumi di autori noti quali Antonio Spagnuolo, Pasquale Maffeo, Paolo Ragni, Luigi Fontanella, tra gli altri), Lombardi si è dimostrato artista poliedrico avendo padroneggiato con esiti impareggiabili generi diversi, dalla poesia alla narrativa (sia breve che nella forma nel romanzo, dove eccelle) con suggestive incursioni nella drammaturgia con canovacci avvincenti e spiazzanti come le opere contenute in Soqquadro (da me prefato, con grande onore, al pari di vari altri lavori editi) e sorvoli anche sulla critica (segnalo, tra gli altri, il suo testo critico dal titolo “La letteratura dell’infanzia in Italia: il simbolismo di De Amicis e Collodi, tra socialismo e sentimento popolare. L’approdo di Giovanni Pascoli” recentemente edito in un volume dedicato alla figura di Gianni Rodari, la collettanea di Stile Euterpe vol. 4 pubblicata nel 2019). Varie le collaborazioni nel tempo anche con la rivista di poesia e critica letteraria Euterpe dove si possono leggere alcune sue poesie. Curatore di volumi come l’antologia di poesia civile Risvegli – il pensiero e la coscienza nel 2015, presentata a Villa Arrivabene a Firenze alla presenza di un folto pubblico nonché uno dei promotori della conferenza “Mario Luzi: l’uomo e il poeta” tenutasi a Firenze nel 2015, della quale ha curato gli atti in un volume dedicato.
Aurelia
Le compagnie di spettacolo
dei vacanzieri pretendono
illustri geni, impresari;
di intervallare il tempo
negli spacci d’oltremare;
è un dato di fatto:
stuprati dalla sospensione
di giorni di sole e cielo,
sugli stipiti delle porte
dei rivenditori di bluse.
Un passare continuo «gelati?»
e il sogno s’apparecchia
oltre la darsena di luci e di fuochi.
I gelatai feroci e bianchi
ammaliano i bagnanti nudi
-l’insegna contrassegnata di blu-
È una rincorsa di motori,
l’avvento anti-luce ai supermercati
(tra gli scaffali non c’è stagione),
di partenze e di arrivi,
tutti pronti a cambiar la scena,
le variazioni del copione
già conosciuto palinsesto
televisivo dello stesso tema.
«Ricordi com’eri col cappello
negli anni della tua amata gioventù?»
“Anni rampanti di pianti e sorrisi”
sotto un cielo simile alla terra
tra i lampi del ripensamento:
«Ma ti ho amato veramente?
Oppure è stata solo violenza?»
-La risposta si perde lontano,
tra l’eco di campi e di scogli,
una sequenza teatrale
non prevista dall’impresario!
È lo stesso identico tema
in fondo l’esplosione degli anni
verdi , delle attese tradite:
null’altro che la pena di dentro.
Lo spettacolo oramai è finito,
incurante del tempo grigio,
sfilano i commedianti tra gli spalti
di questo amore non cresciuto.
L’accordo d’altronde è stonato,
male sutura la ferita gemente,
il dileguarsi del di sopra,
l’assenza pesante del senso,
un cercarsi è stato, solo quello,
un modo per sentire meno dolore,
per raggelare il sangue che copioso
scende dalle tue gambe.
Colloquio con la signora X
Nevica sulla strada di casa ed è giorno fatto
(dice a riguardo dei lampioni non più a gas).
Quanta gente è passata di qua? Quanta?
Non posso contarli tutti, l’appello sarebbe
come riaprirti una ferita, acqua bevuta
in quel tempo incerto di marzo. Disse
che l’avrebbe colta nel sonno, indolore a cavallo
tra un sogno e l’altro. Ma altro tempo
è solo una somma di presenti, marzo
somiglia a maggio per certi versi, gli studenti
rubano tra le righe gli ardori di un eccoci
(frequentano i bar divorando tranci di pane
appena sfornato e poi nient’altro). Eccoci
allora più randagi di prima mentre nevica
sulla strada di casa. L’ultima volta che l’ha visto
hanno fatto l’amore sul ballatoio delle scale,
il corpo cercava un sudario per mentire
a quell’incontro di sensi. Alla fine il dolore
lo si spegne crescendo in petto un altro, nuovo dolore,
le due cose si sommano e per incanto avviene la sottrazione.
Ecco il nulla. Ma non ascolta: già sta dormendo
in attesa di una vampa di luce. Forse nega, o forse ascolta?
Tra le sagome di piombo
Mi lasciavi perso a divertirmi nel sole;
come un gatto cercavo nello scempio
i resti di un paese senza figli;
paventavo tra le sagome di piombo
un colpo di stato e nel cappotto empio
mi davo all’ombra rapida dei tigli.
Non poteva essere più un degno amore?
Ai corsivi delle gazzette soccombo,
i titoli privi d’ogni dignità
sono il verbo incolore dei borghesi,
il vomito rappreso di sua maestà.
Mi eclissai, più non dissi, né accesi
neppure un fiammifero
per far luce su di noi.
Iuri Lombardi (Firenze, 1979), poeta, scrittore, saggista, drammaturgo. Vive a Firenze. Per la poesia ha pubblicato Blackout. La somma dei giorni (2015), Il condominio impossibile (2016), Il Sarto di San Valentino (2018). Tra le sue pubblicazioni si ricordano: i romanzi Briganti e Saltimbanchi (1997), Contando i nostri passi (2009), La sensualità dell’erba (2012), Il grande bluff (2013), Il Cristo disubbidiente (2014), I banditori della nebbia (2019); le raccolte di racconti Iuri dei miracoli (2013), Il grande bluff (2013), La camicia di Sardanapalo (2013), I racconti (2016); per la saggistica: L’apostolo dell’eresia (2015); per il teatro: La spogliazione. Dramma dialogato in versi (2014), Soqquadro. Rappresentazioni improbabili di scene vere (2016). Dopo essere stato editore, approda con altri compagni nella fondazione di Yawp, per cui dirige la sezione di critica letteraria. Suoi testi stono presenti sulle riviste Atelier, Carmilla, Poetarum Silva e Euterpe. Su di lui si sono espressi, tra gli altri, Pasquale Maffeo, Lorenzo Spurio, Mariella Bettarini, Paolo Ragni.
La riproduzione del presente testo, e dei brani poetici riportati (dietro consenso dell’autore), sia in forma di stralcio che integrale, non è consentita in qualsiasi forma senza il consenso scritto da parte dei relativi autori.