E’ uscito “Un fiorentino a Sappada” di Massimo Acciai

E’ uscito presso la casa editrice Lettere Animate il libro di racconti fantastici dal titolo “Un fiorentino a Sappada” di Massimo Acciai, poeta, scrittore e animatore culturale.

Il libro si apre con una prefazione scritta da Lorenzo Spurio. 

 

Descrizione del libro: 

FORMATO : 15X21

ISBN : 978-88-97801-34-4

PAGINE : 100

GENERE : NARRATIVA /FANTASY

DISPONIBILE ANCHE IN EBOOK : lafeltrinelli.it

I nove racconti contenuti in questo libro sono ambientati e scritti a Sappada tra il 2006 e il 2012, durante le vacanze estive dell’autore, ospite di un amico. Si tratta di storie fantastiche, in qualche caso specificatamente horror o di fantascienza: l’elemento che le accomuna è la fusione di uno scenario reale – il paese di Sappada, sulle Dolomiti bellunesi – e del fantastico, del soprannaturale, del futuribile. Il libro vuole essere un omaggio ad un luogo alpino incantato che non può non ispirare la scrittura in chi già la pratica da diversi anni: un luogo che solletica il sogno e la fantasticheria, con le sue montagne antiche e maestose, le case e la gente che sembra venire direttamente da un passato remoto che però si è bene integrata col presente. Così Sappada ospita, nella fantasia, paradossi spazio temporali, inquietanti apparizioni, e può essere addirittura trasportata su un altro pianeta sconosciuto.

 

Per acquistare l’opera clicca qui: http://www.lettereanimate.com/eshop/index.php?route=product/product&product_id=72

“Il castello di Folclore”, racconto di Monica Fantaci

IL CASTELLO DI FOLCLORE

 di MONICA FANTACI

C’era una volta, tanto tempo fa, un castello costruito con mura solide, le tegole erano ben posizionate e i mattoni erano rustici, quasi volessero richiamare l’attenzione alla tradizione, oscurata dai valori indeboliti dalla società odierna. In questo castello risiedeva un ragazzo forte, pieno di idee. Un bel giorno decise di fare una passeggiata lungo il giardino che costeggiava la sua dimora, annusava le fragranze dei fiori, c’erano rose rosse, rose bianche, girasoli, gelsomini, viole, lilium, inoltre l’erba era ben curata: ogni mattina il giardiniere di fiducia, Lino, un ometto basso dai capelli grigi, con baffi arricciati, si divertiva a curare quel giardino; amava il suo lavoro e cantava mentre innaffiava i fiori e le piante; aveva tramandato il mestiere dal padre, erano presso quel castello da diverse generazioni.
Giulio, il ragazzo del castello, ammirava l’intero panorama, vedeva all’orizzonte pineti, casupole che ornavano i bordi delle massicce montagne, ad un tratto non si accorse di un albero e gli andò a sbattere, cadendo sopra erba soffice appena innaffiata dal signor Lino. Carlotta, una sua compagna di scuola, era proprio lì, a raccogliere le more, lo soccorse e Giulio si alzò dolorante.
Entrambi avevano 18 anni ed erano prossimi al diploma, Carlotta si sarebbe iscritta alla facoltà di medicina, era bravissima nelle materie scientifiche, aveva sempre preso il massimo dei voti, Giulio, nonostante i buoni voti, doveva rimanere al castello, lui era il principe di Folclore e doveva a tutti i costi impegnarsi per la città dov’era nato e che da diverse epoche era governata dalla sua famiglia.
Il ragazzo non sopportava che un giorno avrebbe dovuto sostituire il padre per far fronte alla situazione della città. Di anno in anno la situazione economica peggiorava sempre di più nella sua cittadina, lui si domandava se sarebbe riuscito a risolverla. Doveva a tutti i costi cambiare la corrente che trascinava tutti nel fondale. Durante il tragitto che lo portava a casa, ne parlò con Carlotta, che non gli seppe dare una risposta.
Un giorno, mentre leggeva le pagine di storia che aveva assegnato la professoressa Miranda, gli venne un’idea: aprire i cancelli del castello a tutti i cittadini di Folclore. Il castello avrebbe consentito di fare affari, proprio per la città, avrebbe incuriosito stranieri e l’economia sarebbe ritornata splendente come il sole.
Giulio iniziò a saltellare dalla gioia, ma decise di non parlarne subito con il padre, lo avrebbe ostacolato.
La mattina seguente, dopo aver fatto colazione ed essersi lavato e vestito, si diresse a tv-Folclore, la rete che trasmetteva programmi televisivi in tutta la città, in modo da far spargere la voce.
Il ragazzo fu accolto con riverenza, ma non ci faceva caso, pensava facessero così per il semplice fatto che lui era il principe, ad ogni modo accolsero l’idea e fecero pubblicità mediante spot e telegiornali.
Lui preparò il personale del castello, l’idea si sarebbe concretizzata in pochi giorni. Nel fine settimana si alzò di buonora, aspettò che il padre e la madre uscissero e aprì il cancello alla città: una massa di gente si mise in fila, si decise di farli entrare a gruppi di dieci o quindici persone, in modo da rispettare un certo ordine.
Il castello aveva un ingresso molto ampio, entrando dalla porta principale, sulla destra c’era un mobile che risaliva al trisnonno di Giulio, il portaombrelli era in ceramica e aveva ricamato nella parte superiore fiorellini, mentre nella parte bassa rametti con disegnate appena delle foglioline verdi, nella parte centrale era appeso uno specchio con la cornice di legno. La stanza attigua all’ingresso era la grande biblioteca che ospitava più di dieci mila volumi e archivi di famiglia. La storia della famiglia Clotre e la cultura erano a disposizione della città. Ad ogni gruppo che entrava, Giulio diceva che in quella stanza potevano aprire e leggere tutti i libri che volevano, il castello sarebbe stato aperto dalle 9 fino alle 18, tutti i giorni. La sera il ragazzo ne parlò con determinatezza al padre, che lo rimproverò sostenendo che era pur sempre la loro casa privata, « Ma papà, farò visitare solo il pianterreno, gli altri piani no ». Fu così che il padre si accordò, per fortuna sua e della città.
Quel castello acclamava tanta gente già dall’aspetto invitante, ricco di verde e di luce, anche quando pioveva, un vero spettacolo.
Per diversi mesi gli abitanti di Folclore si recarono al castello della famiglia Clotre curiosi ed entusiasti, nel periodo estivo iniziarono anche a far visita i primi stranieri, gli unici a dover pagare una piccola quota per entrare. Era sorprendente il numero di Francesi e Russi che entravano lì nonostante si pagasse.
Passavano i mesi e le stagioni e già era passato un anno da quando il castello fu aperto a tutti, era quasi Natale e Giulio aveva già conseguito il diploma, aveva 19 anni.
Il 23 dicembre, come tradizione, il papà del ragazzo invitò i cittadini a Piazza Allegra, la più grande della città, per gli auguri natalizi.
A fine discorso, come al solito, chiese che chi voleva poteva intervenire e dire qualcosa, naturalmente salendo sull’enorme palco disposto all’angolo dell’enorme piazza. Un signore minuto e quasi ricurvo salì i tre gradini per raggiungere il centro del palco e disse « A nome di tutti, vorrei che suo figlio prendesse il suo posto, non che lei abbia fatto male il suo lavoro, ma il signor Giulio ha idee brillanti e ha migliorato la situazione finanziaria e culturale di Folclore »
« Cari cittadini, anche io avevo pensato da circa quattro mesi a questa idea: ormai mio figlio ha raggiunto la maggiore età, si è diplomato ed ha voglia di cambiare questo nostro luogo, nonostante abbia deciso di iscriversi alla facoltà di Scienze politiche ». Il signor Clotre, re di Folclore, si avvicinò al principe e lo nominò suo successore, la signora Clotre era emozionata, il signor Lino aveva i lucciconi negli occhi, la cittadina era contenta e festeggiava con balli folcloristici. Da quella sera stessa Giulio Clotre regnò la sua città e terminata la laurea sposò Carlotta.

MONICA FANTACI

QUESTO TESTO VIENE PUBBLICATO SU QUESTO SPAZIO INTERNET DIETRO GENTILE CONCESSIONE DA PARTE DELL’AUTRICE.

LA FOTO E’ TRATTA DA QUI: http://www.google.it/imgres?q=CASTELLO+FANTASTICO&um=1&hl=it&safe=off&sa=N&tbm=isch&tbnid=L19LKLZvmfdK7M:&imgrefurl=http://it.123rf.com/photo_8566781_il-fantastico-castello-nel-lago-nel-cielo-notturno-con-le-stelle.html&docid=p9DUrzsntm3_NM&imgurl=http://us.123rf.com/400wm/400/400/flamewave/flamewave1101/flamewave110100041/8566781-il-fantastico-castello-nel-lago-nel-cielo-notturno-con-le-stelle.jpg&w=400&h=379&ei=tE4KUL2uBoSxhAft8NHlCQ&zoom=1&iact=hc&vpx=661&vpy=192&dur=775&hovh=219&hovw=231&tx=89&ty=128&sig=113704477299930288473&page=1&tbnh=130&tbnw=144&start=0&ndsp=21&ved=1t:429,r:10,s:0,i:130&biw=1366&bih=632

“Una leggenda, una storia e un sogno” di Elena Maneo

Una leggenda, una storia e un sogno di Elena Maneo

Kimerik Edizioni, 2010, pp. 79

ISBN: 9788860965790

Recensione a cura di Lorenzo Spurio

Una delle scene più belle del romanzo Alice nel Paese delle Meraviglie l’abbiamo verso il termine del romanzo, quando la giovane ragazza, che ha dovuto sottostare a mirabolanti comportamenti umani ed animali e ad una logica strampalata e bizzarra, si fa forza e riesce a sconfessare che tutti quei personaggi, non sono che qualcosa di fantastico e di inesistente. Mi riferisco alla scena del processo al fante di cuori, imputato dalla crudele regina di cuori di aver rubato delle crostate di marmellata. In quella sede viene chiamata in giudizio anche Alice che viene sottoposta a una serie di domande nonsense, trabocchetti, veri e propri controsensi e, ad un certo punto, si alza in piedi e si mette ad urlare contro la corte: “Non siete altro che un mazzo di carte!”. Questo episodio può essere d’interesse per leggere e analizzare, ad esempio, alcune delle opere più recenti della scrittrice Elena Maneo dove, in vari racconti, è solita inserire personaggi o riferimenti che rimandano proprio al mazzo di carte da poker (In Una leggenda, una storia e un sogno è contenuto un racconto dal titolo “Il fante di cuori” mentre in La regina, la forza e l’amore, abbiamo un racconto dal titolo “La regina di Picche”).

Le carte (sia da poker, che d’altro genere) sono, forse, assieme ai dadi, uno dei giochi da tavola e di momento conviviale-ludico più antichi ed è curioso come Carroll le abbia impiegate all’interno del suo romanzo più famoso come veri e propri personaggi. Sta a significare, forse, la constatazione semplice e al tempo stesso originalissima che è possibile proiettarsi in un mondo altro che, pur non avendo niente in comune con la nostra razionalità e fisicità, rappresenta un universo da poter scoprire. Lo stesso avviene, ad esempio, nel proseguo del libro di Carroll in cui Alice passa attraverso lo specchio o, addirittura, nella famosissima partita di scacchi. Il gioco, suggerisce Carroll, è un ottimo modo per svagarci non solo nel senso di allentare le nostre preoccupazioni ma ci permette di estraniarci dal “qui ed ora” per colonizzare spazi e vivere avventure nuove, sregolate, prive di leggi e regolamenti.

Il procedimento che la Maneo fa è probabilmente sulla scia di tali considerazioni e questo breve libro si legge con molta celerità, non solo per la sua brevità ma perché nella lettura siamo portati a fagocitare parola dopo parola, pagina dopo pagina. Il mondo fantastico che la Maneo propone è, però, alquanto composito e abbraccia tradizioni fantasy che fanno riferimento a filoni e generi diversi tra loro: abbiamo così personaggi che sono dei vampiri che interagiscono direttamente con degli alieni. Una singolare accoppiata di folklore rumeno con idee di vita su un pianeta diverso dalla Terra. La breve silloge di racconti è compatta e ha una sua unità, il filo rosso è proprio questo genere fantasy che si sviluppa in varie forme a cui il titolo fa riferimento: La leggenda, una storia e un sogno; un vampiro, un alieno, il Diavolo e un giallo di difficile soluzione ci tengono coinvolti nella lettura sino all’ultima pagina.

Lorenzo Spurio

25-11-2011

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Il fantasy contemporaneo

Il genere fantasy è uno dei maggiori coltivati nella letteratura a noi contemporanea. Allo stesso tempo è un genere molto apprezzato e stimato non solo da ragazzi e giovanissimi ma anche da gente matura che attraverso i meandri del fantastico e del meraviglioso riscopre mondi che fanno sognare ad occhi aperti. Noti a tutti sono le vicende di Alice nel paese delle Meraviglie, Peter Pan nei giardini di Kensington, Pinocchio o le varie fiabe dei fratelli Grimm. Al suo interno il genere fantasy si divide per l’eterogeneità dei temi in ulteriori sottogruppi: historic fantasy, science fantasy e urban fantasy. Frankenstein di Mary Shelley ad esempio è un romanzo fantastico che appartiene al science fantasy ponendo questioni importanti sullo studio della scienza in età vittoriana. Ha dei caratteri profondamente diversi dalle storie di Peter Pan o quelle di Alice che invece sono calate in una dimensione completamente magica e sovrannaturale.


In tempi a noi recenti le narrazioni fantastiche hanno preso la forma di trilogie o di serie di romanzi di uno stesso ciclo. Le più importanti opere in tal senso sono la serie di romanzi dello scrittore inglese Isaac Asimov che appartengono al Ciclo della Fondazione (science fantasy con particolare attenzione al mondo ultraterrestre e allo spazio), la trilogia del Signore degli Anelli di J.K. Tolkien (scrittore tra l’altro del famosissimo Lo Hobbit e studioso del poema epico inglese Beowulf), la serie di romanzi di C.S. Lewis incentrati sulle Cronache di Narnia ed ovviamente la saga di cinque libri della scrittrice britannica J.K. Rowling sulle vicende del maghetto di Hogwarts, Harry Potter.

Molti lettori si sono sorpresi nel trovarsi affascinati dalle vicende di Harry Potter e non hanno visto l’ora che i vari film tratti dai cinque romanzi uscissero nelle sale. In effetti il fantasy di Harry Potter ha avuto un successo senza precedenti. E’ un fantasy dove i caratteri principali sono il magico e il misterioso, la continua presenza del male e la lotta tra bene e male, la ricerca della verità. Non è altro che una fiaba molto lunga perché ha tutti gli elementi caratteristici della fiaba: l’eroe, l’aiutante dell’eroe, i nemici, i falsi amici, ambientazioni segrete, percorsi pericolosi, scenari gotici, inquietanti, la presenza di mostri, l’impiego della magia.

Un articolo apparso oggi sul quotidiano Corriere della Sera alla sezione cultura si chiedeva quali fossero le nuove vie del fantasy dato che da anni oramai Harry Potter ha esaurito le sue vicende. Il giornalista non guardava tanto agli autori stranieri ma alla letteratura nostrana. A Bologna in occasione della Fiera Internazionale del Libro per ragazzi si ritroveranno i rappresentati delle case editrici italiane che da anni pubblicano il genere fantasy oltre a critici, studiosi.

Maxime Chattam esordisce il prossimo 25 marzo nelle librerie italiane con Alterra (edizione Fazi), il primo volume di una trilogia: è la storia di sopravvissuti a una tempesta spaventosa che non può non ricordare alcune opere dei padri del fantasy. Secondo l’autore il fantasy è « un modo per sfuggire la durezza del quotidiano, ritrovare emozioni che avevamo quando eravamo adolescenti. È, in un certo senso, come il romanzo rosa. Permette di credere in qualcosa di grande: amore, amicizia, valori perduti. In fondo tutti abbiamo sognato, almeno una volta nella vita, di essere capaci di compiere atti eroici, di avere dei poteri, magari anche magici».

Melissa Marr invece con la sua serie Wicked Lovely propone una storia di fate malvagie e intriganti ma è presente anche il tema dell’amore che ha permesso a qualche critico di avvicinare le sue opere al romance.

Secondo Chattam un buon fantasy deve contenere degli elementi imprescindibili: l’epica, una buona storia che si sviluppa a più livelli, la magia, i riferimenti letterari, religiosi, scientifici. E’ un’opera complessa alla pari di un romanzo storico costruito da anni e anni di ricerca storiografica e studio sul campo.

Vampiri, orchi, uomini creati in laboratorio, streghe, maghi, principi falsamente cortesi, scienziati pazzi, creature malvagie, licantropi, draghi rimangono a tutt’oggi i personaggi preferiti di storie fantastiche e  meravigliose, capaci di interessare e coinvolgere grandi e piccoli.

LORENZO SPURIO

22-03-2011

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