Concorso letterario “La Chianciano che vorrei”: come partecipare

 CONCORSO LETTERARIO

PRIMA EDIZIONE “La Chianciano che Vorrei”

QUOTA ISCRIZIONE: gratuita

SEZIONE: racconti inediti

ORGANIZZATO DA: Associazione Culturale LA DEA ATENA ETS

di CHIANCIANO TERME

EMAIL: ladeatenaets@libero.it

DATA PREMIAZIONE EVENTO: 20 Febbraio2022

L’evento sarà patrocinato dal: Comune di Chianciano Terme, dalla Proloco di Chianciano Terme e delle Memorie di Chianciano, con il patrocinio morale dell’Associazione Culturale Euterpe,dall’AIASF Associazione Italiana Assistenti Sociali Formatori e  dall’Arte dei Piccoli Passi SRLS Socio Unico patrocinio gratuito, e come partner Agenzia Immobiliare Azzurra e  Toscana Libri..

BANDO INTEGRALE

ART.1 PROMOTORE: l’Associazione Culturale LA DEA ATENA ETS da il via alla prima edizione del Concorso Letterario “La Chianciano che vorrei”, ogni partecipante potrà attraverso questo concorso esprimere e spiegare come vorrebbe Chianciano attraverso un racconto.

ART.2 PARTECIPANTI: il  Concorso è riservato ai soli cittadini chiancianesi e  prevede 3 sezioni differenti per fasce di età:

  • SEZIONE JUNIOR: 6/12 anni
  • SEZIONE SENIOR: 13/18 anni
  • SEZIONE OVER: 19/100 anni

ART.3: QUOTA DI ISCRIZIONE: la partecipazione al Concorso è gratuita.

ART.4: ELABORATI: i partecipanti potranno presentare un solo elaborato di loro produzione, scritto in lingua italiana, massimo 5 cartelle in word con carattere Times New Roman, corpo del carattere 12. Gli elaborati non dovranno contenere riferimenti politici, offese a cose o persone, riferimenti a differenza di genere, religione o di razza e in nessun modo offendere la Costituzione Italiana, pena esclusione dal Concorso stesso.

ART.5: DATI DEL PARTECIPANTE: dovrà essere creato un file a parte oltre quello del racconto, dove dovranno essere elencati: nome,cognome, data di nascita, recapito telefonico, indirizzo email, dicitura che si autorizza al trattamento dei dati personali in base al Dlgs 196/2003 e successive modifiche ed integrazioni. Per quanto riguarda gli autori minorenni sarà necessario, pena esclusione dal Concorso, che il genitore o chi ne fa le veci, indichi anche i dati anagrafici del suddetto/a, corredata dagli estremi di un documento di riconoscimento in corso di validità.

E’ necessario dichiarare che il racconto è inedito e che non è mai stato oggetto di alcun precedente concorso. E’, altresì, necessario riportare la volontà di cederlo a titolo gratuito, e l’autorizzazione alla pubblicazione su media, internet, così come il nome dei vincitori. I testi non saranno restituiti.

ART.6: SCADENZA: i racconti dovranno essere inviati entro e non oltre le ore 24 del 20 gennaio 2022. I testi pervenuti successivamente non verranno presi in considerazione.

ART.7 VALUTAZIONE: Tutti i racconti verranno sottoposti al giudizio insindacabile della Giuria nominata dai promotori del Concorso, così composta:

  • Alessandra Santilli: Pedagogista e Formatrice Specializzata in Metodologie Didattiche e Percorsi di Apprendimento.
  • Maria Fusaro: Presidente dell’Associazione Culturale LA DEA ATENA ETS.
  • Monica Del Proposto: Insegnante scuola dell’infanzia di Roma e Vicepresidente dell’Associazione Culturale LA DEA ATENA ETS.
  • Piero Decherchi: Professore di Scienze Motorie nelle scuole romane e allenatore di calcio nonchè segretario dell’Associazione Culturale LA DEA ATENA ETS.
  • Selene Bisi: Psicologa e Giornalista.

ART.8 PREMIAZIONE: La premiazione avverrà il giorno 20 Febbraio 2022 alle ore11:00 (la location è in via di definizione sarà indicata successivamente sui canali media dell’Associazione). Alla stessa  la parteciperanno le seguenti autorità:  Andrea Marchetti, Sindaco di Chianciano Terme; di Laura Ballati, Assessore alle politiche sociali, scuola, istruzione, innovazione tecnologica; di Stefano Giorni, Consigliere delegato alle politiche abitative.

I premi saranno i seguenti:

PRIMO POSTO DELLE 3 SEZIONI: Una targa + tessera gratuita Associazione.

SECONDO POSTO DELLE 3 SEZIONI: Una pergamena +50% di sconto nel tesseramento.

TERZO POSTO DELLE 3 SEZIONI: Attestato di partecipazione+50% di sconto nel tesseramento.

A tutti i partecipanti verrà rilasciata una lettera di ringraziamento per aver partecipato al Concorso e sarà inviata tramite email, ed uno sconto del 50% sulla tessera dell’Associazione.

Gli elaborati di tutti i partecipanti saranno raccolti dall’Associazione LA DEA ATENA ETS in un’unica Antologia a testimonianza di questo evento.

Il materiale dovrà essere inviato via email al seguente indirizzo: ladeatenaets@libero.it, verranno accettati solo gli elaborati che seguiranno  dettagliatamente tutti i passaggi indicati precedentemente.

L’Associazione invierà una mail di avvenuta ricezione del materiale pervenuto, pertanto chi non dovesse riceverla, non potrà partecipare al concorso.

Per qualsiasi informazione scrivere alla mail dell’Associazione oppure alla mail del Vicepresidente  Monica Del Proposto :monica.delproposto@gmail.com .

(Si ricorda ai partecipanti di controllare sempre la pagina dell’Associazione per essere aggiornati  sulle notizie del Concorso).

Esce “Planetaria – 27 poeti del mondo nati dopo il 1985” (Taut Edizioni) a cura di Alberto Pellegatta e Massimo Dagnino

In questi giorni è stata diffusa la notizia della creazione di una nuova casa editrice, Taut Editori, con sede a Milano, su progetto e direzione del poeta e critico letterario Alberto Pellegatta. Nel comunicato stampa del lancio si legge: “Taut Editori nasce da una visione chiara della qualità letteraria. Dietro al marchio […] c’è un comitato scientifico internazionale composto da poeti, scrittori e filosofi, tra cui Carlo Sini e Jack Underwood, inglese del ‘86 pubblicato da Faber&Faber. Taut indagherà le nuove voci inserendole in un contesto storicizzato: le uscite dei giovani autori saranno sempre affiancate da volumi di maestri contemporanei o del passato, per sostenere un’idea di letteratura come cammino collettivo. […] Taut editori mette al centro il lettore, e lo fa proponendo in presa diretta ciò che si sta scrivendo in Italia e all’estero”.

82175031_10221572483484746_3865447730058887168_n.jpgLa prima pubblicazione del nuovo marchio è l’antologia Planetaria 27 poeti del mondo nati dopo il 1985, a cura di Massimo Dagnino e Alberto Pellegatta (p. 228, € 13, ISBN: 978-88-945100-1-0) la cui presentazione al pubblico si terrà sabato il 15 febbraio alle ore 17 presso lo Studio d’Arte del Lauro – Via Mosè Bianchi 60 a Milano.

Gli autori antologizzati sono introdotti da una scheda bio-critica a cura di poeti già consolidati come David Keplinger, Jack Underwood e Erika Martinez. In queste pagine si passerà dai malagueños Cristian Alcaraz e David Leo alla poetessa siciliana Dina Basso. All’ironia anfibia di Alessandro Biddau (1995) e Manuel Micaletto (1990) risponde quella scoperta e iperbolica di Augusto Ficele (1992). L’inglese Ella Frears riesce a neutralizzare la finta combinazione dei ruoli nelle dinamiche emotive. Autori che si sono affacciati recentemente per mezzo di convincenti opere prime, come l’umbro Simone Burratti e il fiorentino Lorenzo Cianchi. Presente un gruppo romano cui appartengono Gabriele Galloni e Antonio Merola, entrambi attivi nella prosa. Il volume spazia dal giovanissimo Mario Gennatiempo, che vive a Salerno ed è nato addirittura nel 2000, a Federica Gullotta di Faenza e Michele Lazazzera, nato a Matera ma cresciuto a Roma e ora architetto in Belgio. E non manca il russo Aleksandr Malinin che indaga l’inquietudine «ottusa» e meccanica del corpo dentro al sentimento. Unici milanesi sono Iacopo Pesenti (1990), pittore già noto agli addetti ai lavori, Gerardo Masuccio – nome tutt’altro che ignoto nell’editoria italiana, per la sua partecipazione alla resurrezione di un marchio storico come Bompiani –, l’outsider Riccardo Zippo e il celebre artista Diego Marcon, qui alla sua prima prova in versi. Tra le conferme degli anni ‘80 troviamo il bergamasco Luca Minola e il nocerese Francesco Maria Tipaldi. Il venezuelano Adalber Salas Hernández, newyorchese d’adozione, propone invece una personalissima forma di epica mentre, a chiudere la rassegna, sono la poetessa cambogiano-statunitense Monica Sok, «cresciuta tra i campi di granoturco e le carrozze amish di Lancaster, in Pennsylvania», il portoghese Tomás Sottomayor (1994), tradotto da Roberto Maggiani, e la poetessa asturiana Sara Torres. Anche il tema dello sradicamento è quindi presente: in Sok, diventa eco del paesaggio abbandonato dai genitori per fuggire ai khmer. Un trauma ereditario che altera la sua percezione del mondo.

I giovani poeti invitati sono: Cristian Alcaraz (Spagna, 1990), Dina Basso (Scordia, CT, 1988), Alessandro Biddau (Genova, 1995), Simone Burratti (Narni, TR, 1990), Riccardo Canaletti (Macerata, 1998), Lorenzo Cianchi (Certaldo, FI, 1985), Davide Cortese (Genova, 1994), Augusto Ficele (Terlizzi, BA, 1992), Ella Frears (Inghilterra, 1991), Gabriele Galloni (Roma, 1995), Mario Gennatiempo (Cinquefrondi, RC, 2001), Federica Gullotta (Faenza, 1991), Michele Lazazzera (Pisticci, MT, 1995), David Leo (Spagna, 1988), Aleksandr Malinin (Russia, 1991), Diego Marcon (Busto Arsizio, VA, 1985), Gerardo Masuccio (Battipaglia, SA, 1991), Antonio Merola (Roma, 1994), Manuel Micaletto (Sanremo, 1990), Luca Minola (Bergamo, 1985), Iacopo Pesenti (Milano, 1990), Adalber Salas Hernández (Venezuela, 1987), Monica Sok (USA, 1990), Tomás Sottomayor (Portogallo, 1994), Sara Torres (Spagna, 1991), Francesco Maria Tipaldi (Nocera Inferiore, SA, 1986), Riccardo Zippo (Gagliano del Capo, LE, 1992).

I “Diari” di Kurt Cobain – recensione di Stefano Bardi

Recensione di Stefano Bardi

51TVW-rcjVL._SX364_BO1,204,203,200_.jpgI Diari di Kurt Cobain (Aberdeen, 1967 – Seattle, 1994) secondo il mio parere non può essere considerata propriamente un’opera letteraria, ma è un testo che comunque va tenuto presente rappresentando una sorta di Santo Graal della musica definita grunge. Nell’opera si ritrovano le origini del nome del gruppo musicale dei Nirvana e meditazioni personali del suo leader indiscusso.

Il gruppo era costituito da Kurt Cobain (chitarra e voce), Krist Novoselic (basso) e Dave Grohl (batteria e voce). Una miscela di musica forte, sregolatezza e assunzione di droghe e acidi avvolge l’esistenza e il successo di questa band controversa. Lo scopo sarebbe quello di produrre videoclip  musicali che riflettano sui mali della società mediante l’adozione di testi folli, con prevalenza di colori tendenti al nero e al giallo paglierino, copertine “demoniache” e messaggi che incitano alla violenza, amplificano il dolore e parlano di morte. In tal modo Kurt Cobain è riuscito a esorcizzare la società americana degli anni ’90 attraverso temi ritenuti scandalosi quali la droga, il disagio giovanile, la ribellione dei figli verso i padri, l’aborto e la depravazione sessuale.

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Il cantante Kurt Cobain, leader della band “Nirvana”. Foto tratta da: https://tinyurl.com/y7qa7gvx

Dai Diari l’idea di musica che fuoriesce, per Kurt Cobain, è quella di una strada in grado di condurci in universi psichedelici dove il dolore è caricato come energia (sì, ma distruttiva!); strada percorsa da Cobain con le sue passioni, per lui fonti d’ispirazione per la sua breve e intensa vita. Accanto alla musica, c’è spazio per la concezione sull’Arte, concepita da Cobain come una lingua non per tutti, ma solo per pochi poiché la maggior parte delle persone la concepiscono solo come strumento da abusare per ostentare e far emergere la propria ridicola perversione ludico-sociale. Concezione, questa, in cui rientra anche la categoria dell’arte musicale vista come uno spazio in cui potersi liberamente rappresentarsi ed esprimersi senza nessun limite e confine, proprio come fece il punk e il punk-rock durante gli anni ’90.

Un cantante e artista dall’immensa profondità spirituale che gli permette di concepire la Vita come un esilio, come una dea in grado di trasformare le idee altrui e come uno stupro lessemico-narrativo dal quale devono nascere oneste espressioni linguistiche, verbali, sintattiche e grammaticali. Una concezione esistenziale che, secondo Kurt Cobain, si può realizzare attraverso i sogni, concepiti come una lente d’ingrandimento con la quale osservare la Vita nella sua vera forma. La vita prende la forma, nel leader dei Nirvana, come un mortifero cammino in grado di creare esistenze spettrali e anonime. Vita quale salvaguardia delle ombre a noi più care e infine, come una strada per trovare il nostro vero destino.

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Una pagina dei “Diari” di Kurt Cobain. Foto tratta da: http://ilblog.circololettori.it/2017/04/05/diari-kurt-cobain/

L’esistenza di Cobain è densa di ribellione: contestazione verso i propri genitori, guerriglia sociale, confusione emotiva, sesso degenerato. I giovani secondo lui devono basare la loro esistenza sulla Rivoluzione Sociale e avere la forza di combattere contro il potere. Fra i suoi vari pensieri contenuti nei Diari, c’è anche spazio per il ricordo della moglie Courtney Love (San Francisco, 1964), da lui concepita come una creatura con ali di pavone, come una femme fatale e infine, come un’irremovibile pallottola nella testa. Ella fu soprattutto una guida che cercò (forse senza successo) di portarlo sulla retta via e di farlo allontanare dalla vita depravata da lui esacerbata. Nel diario l’occhio vuole la sua parte e si notano in maniera netta le varie grafie adoperate, le frequenti cancellature e i disegni che mostrano la fragilità umana, il caos interiore e l’insicurezza di Cobain.

STEFANO BARDI

 

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Festival della Comunicazione “Visioni” a Camogli dal 6 al 9 settembre 2018

Festival della Comunicazione

Visioni

Camogli, V edizione, 6-9 settembre 2018

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L’appuntamento annuale tra i più attesi in Italia dedicato a comunicazione, futuro e innovazione torna a Camogli da giovedì 6 a domenica 9 settembre, con un tema di assoluta centralità: Visioni.

Il Festival della Comunicazione, ideato con Umberto Eco, diretto da Rosangela Bonsignorio e Danco Singer e organizzato da Frame, in collaborazione con il Comune di Camogli, festeggia quest’anno la sua quinta edizione con oltre 100 ospiti e un palinsesto variegato e vivace, aperto dalla lectio magistralis di Renzo Piano.

Attraverso una ricchezza straordinaria di pensieri, analisi, punti di vista differenti, offre sguardi inediti su alcune delle tematiche più stringenti dell’attualità: l’ecosistema mediale in cui siamo immersi e a volte sommersi (dalle smart city alle fake news, dalla mobilità del futuro alle nuove regole tra imprese, cittadini e istituzioni, dai leader digitali alla iattura del politicamente scorretto); l’informazione commentata con intelligenza ed ironia dai direttori delle principali testate nazionali; l’attenzione all’ambiente e la cultura green (dallo sguardo sull’Italia intatta non ancora contaminata dall’uomo, all’esplorazione marina nei due dei luoghi più fragili e cruciali del Pianeta – Artide e Antartide attraverso le campagne di robotica polare del CNR); l’intelligenza artificiale e le nanotecnologie; l’energia latente dei Millennials e della Generazione Z, con i loro linguaggi, sensibilità, aspirazioni; la contaminazione delle forme espressive (dalla trasformazione del linguaggio teatrale e cinematografico ai nuovi codici della fotografia e della moda, dall’universalità del linguaggio della musica che esce dai salotti ai processi inconsci della lettura, fino alla riflessione sul passaggio da immaginazione individuale a immaginazione collettiva); la potenza dei sentimenti (da un ideale atlante dell’anima che tenta di ricomporre i frammenti dei discorsi interiori tra paure e passioni, volontà e istinti, al senso profondo dell’amicizia, dell’amore, del coraggio, dalla forza trainante dell’utopia alla visionarietà delle menti geniali); la politica nazionale e internazionale (dalle linee rosse dei nuovi confini ai motivi che rendono le società litigiose e insicure, dal tema dell’immigrazione alla meravigliosa ostinazione di superare i muri di qualsiasi natura); la giustizia, la corruzione e l’attualità della Costituzione, tra adesioni e contestazioni; il futuro economico dell’Italia e delle imprese; la necessità di recuperare la nostra memoria storica per ricomporre un’identità dispersa.

Contenuti di altissima qualità, affrontati dai principali protagonisti del mondo dell’economia, della cultura, dell’innovazione, dello spettacolo, delle imprese e del giornalismo, che esploreranno il tema Visioni in tutta la sua pluralità di sensi e con una contaminazione di linguaggi e forme espressive unica: 30 appuntamenti nei laboratori per tutte le fasce d’età, 11 spettacoli, 2 mostre, 6 escursioni sul Monte di Portofino e nell’Area Marina Protetta e oltre 60 incontri, con 3 sessioni speciali: le Colazioni con l’autore, la Rassegna stampa in diretta dal Festival, l’aperitivo con musica sulle playlist di 139 “eccellenti” italiani.

Ancora una volta, il Festival raccoglie la feconda eredità del suo padrino Umberto Eco, cui è dedicato nella serata d’apertura l’evento Musica e parole. Un ricordo di Umberto Eco. Dell’ingegno multiforme di Umberto Eco si è ricordato molto ma non tutto: il serissimo studioso di san Tommaso, semiologo, romanziere, bibliofilo, faceva posto nella sua sterminata memoria alla più completa raccolta di barzellette del secolo. Ci raccontano il suo precoce umorismo due amici di infanzia e di gioventù e di tutta la vita, Gianni Coscia e Furio Colombo. I suoi allievi e poi colleghi, Valentina Pisanty e Riccardo Fedriga, ricordano qualcuna delle sue infinite battute di spirito. Paolo Fabbri, Maurizio Ferraris, Marco Santambrogio, vecchi amici e colleghi, descrivono i momenti più impensati in cui lo hanno visto ridere e giocare con le parole.

L’attenzione ai giovani è la prima preoccupazione che deve avere ogni Paese dotato di capacità di visione, che guarda al futuro. Ed è per questo che il Festival della Comunicazione quest’anno ha dato un’inedita centralità ai ragazzi, sia come protagonisti che come interlocutori speciali. Ha attivato 3 progetti in collaborazione con l’Università di Genova, l’Istituto Nautico San Giorgio e il Liceo Da Vigo, che permetteranno ai ragazzi selezionati di collaborare in prima persona alla grande macchina organizzativa del Festival e ha organizzato tanti laboratori dedicati, che coinvolgeranno bambini, ragazzi e famiglie in esperienze interattive stimolanti, dal set televisivo alla robotica, dalle illusioni della mente allo yoga, dalle rivelazioni della genetica ai segreti della storia, dalla matematica alla biologia, fino alle immersioni subacquee.

Significativa anche la presenza femminile, con donne d’eccezione: Francesca Bria, Assessore alle tecnologie e all’innovazione digitale della città di Barcellona, consulente della Commissione Europea per gli sviluppi di internet e delle smart city e membro dell’Expert group sull’Open innovation della Commissione Europea; Evelina Christillin, Presidente della Fondazione del Museo delle Antichità Egizie di Torino, del Teatro Stabile di Torino e di ENIT-Agenzia Nazionale per il Turismo; il presidente della Rai Monica Maggioni; le economiste Alessandra Perrazzelli e Paola Schwizer; l’avvocato Elisabetta Rubini; l’autrice di graphic novel esperta di società e costume Cinzia Leone. E ancora: la sociologa della Scuola di Robotica Stefania Operto, la semiologa Valentina Pisanty, l’attrice Monica Guerritore, le scrittrici Sofia Bignamini, Alessia Gazzola, Silvia Truzzi, Ilaria Tuti e Sofia Viscardi.

«Il Festival della Comunicazione – spiega Danco Singer – non solo è ormai riconosciuto come un ambìto spazio di discussione e aggiornamento, ma è diventato una community di altissimo valore, formata dai maggiori attori dell’informazione, della cultura e del mondo economico e imprenditoriale, che trovano nel Festival occasione di incontro, confronto, incremento del proprio capitale relazionale». Al Festival infatti, quattro grandi presidenti, Francesco Profumo (Compagnia di San Paolo), Gabriele Galateri di Genola (Assicurazioni Generali), Edoardo Garrone (Erg), Sergio Solero (BMW) e il senior vice president di Costa Crociere Luca Casaura ci mostreranno quanto sia importante avere visione per chi guida un’impresa, immaginando modelli di crescita che riguardano economia, impresa e società.

E Rosangela Bonsignorio aggiunge: «La capacità del Festival di coniugare, secondo lo stile di Umberto Eco, alto e basso, colto e pop, fa sì che i suoi contenuti arrivino a tutti, sensibilizza sui problemi della contemporaneità, incoraggia la cultura, la lettura e lo spirito critico». Ecco che, ad esempio, l’incontro con Oliviero Toscani sarà occasione per guardare da angolazioni insolite ai temi più controversi e ai tabù dell’oggi, attraverso il linguaggio icastico e provocatorio della fotografia.

A rendere unico il Festival della Comunicazione è anche la particolare atmosfera offerta dal pittoresco borgo di pescatori che lo ospita: Camogli, la città dei mille bianchi velieri, “una gemma nascosta da scoprire”, “scorcio di Riviera d’altri tempi”, “con un lungomare quasi geometrico, arricchito da coloratissimi palazzi e casette”, decantato dalla rivista statunitense Forbes.

INCONTRI

Il Festival della Comunicazione 2018 si aprirà con una lectio magistralis dell’architetto e senatore a vita Renzo Piano, che ci mostrerà la sua visione del nuovo ambiente urbano e del rapporto che intercorre fra architettura e società, di cui ci ha dato accenno nelle sue recenti parole: «Nella società i grandi cambiamenti non li fanno gli architetti, ma l’architettura ne è specchio fedele, quando riesce a trasformarli in simboli visibili, in macchine perfette ed umane che fanno avanzare la civiltà dei comportamenti in una direzione equa e condivisibile».

Nei quattro giorni, un ricco palinsesto di conferenze, dialoghi e interviste che intrecceranno linguaggi, discipline, personalità e mondi apparentemente distanti.

Marco Aime, Guido Barbujani, Telmo Pievani

Come ci vedono gli altri. Il colore della pelle

Giovanni Allevi, Luca De Biase

L’equilibrio della lucertola

Piero Angela

Salvatore Aranzulla, Maurizio Ferraris

Il tecnologo e il tuttologo

Alessandro Barbero

Le “visioni” di uno storico

Guido Barbujani

Colazione con l’autore: Tutto il resto è provvisorio

Simone Bemporad, Massimo Russo, Giorgio Zanchini

La nuova era dei media

Sofia Bignamini

Colazione con l’autore: I mutanti: sguardi e prospettive dei preadolescenti di oggi

Ripensare le smart city

Annalisa Bruchi, Carlo Freccero

Rassegna stampa in diretta dal Festival

Pietrangelo Buttafuoco, Aldo Cazzullo

Rassegna stampa in diretta dal Festival

Massimo Caccia

La robotica marina tra i ghiacci dei poli

Mario Calabresi

Antonio Calbi, Umberto Orsini

Umberto Orsini allo specchio

Aldo Cazzullo

Giuro che non avrò più fame. L’Italia della ricostruzione

Roberto Cingolani

Furio Colombo

La guerra mondiale di Salvini

Gherardo Colombo, Gustavo Zagrebelsky

Il legno storto della giustizia

Gianni Coscia, Severino Salvemini

Le liste degli altri – aperitivo semi-alcolico

Ivan Cotroneo, Alessia Gazzola, David Parenzo

Dall’immaginazione alla visione: il percorso creativo

Carlo Cottarelli, Luciano Fontana

Il futuro economico dell’Italia: sette anni di vacche magre o di vacche grasse?

Brunello Cucinelli, Cinzia Leone

Luca De Biase, Maurizio Ferraris

Se è gratis, il produttore sei tu

Andrea De Carlo

Saturazione da incontri, lo scrittore come ostaggio

Alberto Diaspro, Vittorio Pellegrini

Visioni al carbonio: tra vita e nanotecnologia

Paolo Fabbri

Le vedute dell’Esperto: i tecnici, i media, i politici

Oscar Farinetti

Quasi: la meraviglia dell’imperfezione

Federico Ferrazza, Sergio Solero

Dove stiamo andando? Idee, viste e visioni del mondo di domani

Federico Fubini, Evgeny Morozov

Silvano Fuso

Previsioni

Gabriele Galateri di Genola, Edoardo Garrone, Francesco Profumo, Federico Fubini

Paolo Giordano, Danco Singer

Divorare il cielo

Alberto Girani

Colazione con l’autore: Portofino, il paesaggio futuro

Francesco Greco, Federico Rampini

Quali regole determineranno i nostri rapporti futuri?

Cinzia Leone, David Parenzo

Rassegna stampa in diretta dal Festival

Luca Leoni, Guglielmo Scilla alias Willwoosh, Sofia Viscardi, David Parenzo

Millennials vs. Gen Z: le cose sono abbastanza cambiate

Gad Lerner

Ma che razza di giornalismo

Sergio Luzzatto, Valentina Pisanty

Da Auschwitz a Gerusalemme: la visione di Israele

Monica Maggioni, Aldo Grasso

Marco Massarotto

I leader digitali: la mappa dei nuovi protagonisti grazie a social media e smartphone

Stefano Massini

Quattro ritratti di grandi visionari

Massimo Montanari

Fiumi di vino e montagne di formaggio. Visioni di abbondanza nel mondo della fame

Gabriele Muccino, Severino Salvemini

Il cinema italiano soddisfa lo spettatore globale?

Piergiorgio Odifreddi

Visioni matematiche

Davide Oldani, Pierluigi Pardo

Mangia come parli

Sergio Claudio Perroni

Colazione con l’autore: Entro a volte nel tuo sonno

Renzo Piano

Lectio di apertura

Pif, Silvia Truzzi, David Parenzo

La regola dell’amico

Massimo Recalcati

L’inconscio del libro

Andrea Riccardi

Visioni: oltre il muro dell’impossibile

Carlo Rognoni, Sergio Romano

Un mondo senza pace

Raffaele Simone, Paolo Fabbri

La vista è davvero il più casto dei sensi?

Oliviero Toscani, Luca Casaura, Severino Salvemini

Cambia l’inquadratura dalle modelle superstar ai normali mortali?

Mario Tozzi

Uno sguardo sull’Italia intatta

Ilaria Tuti

Colazione con l’autore: La protagonista (della tua vita) che non ti aspetti

Simone Ungaro

Andrea Vitali

PREMIO COMUNICAZIONE

Il Premio Comunicazione quest’anno verrà assegnato allo storico Alessandro Barbero, che, con la sua travolgente dialettica e la sua coinvolgente presenza scenica, ci guida alla riconquista della nostra memoria storica, offrendoci sempre una chiave di interpretazione originale, inconsueta e mai scontata nell’esplorazione del nostro passato e nell’interpretazione del nostro presente. Alla consegna del premio, Barbero parlerà non solo della visione del passato ma anche della capacità di previsione del futuro, di immaginare un oltre possibile a partire dall’interpretazione di ciò che è stato.

DENTRO E INTORNO AL FESTIVAL

Ad arricchire il programma, tanti appuntamenti speciali, capaci di coinvolgere i pubblici più diversi per età e interessi: il buongiorno del festival, gli aperitivi in piazzetta con curiose playlist, gli spettacoli serali, i laboratori per bambini, famiglie e giovani universitari e, ancora, le escursioni culturali sul Monte di Portofino e nell’Area Marina Protetta.

IL BUONGIORNO DEL FESTIVAL

Le mattine del festival si apriranno con gli appuntamenti A colazione con l’autore, per chiacchierare di libri e letteratura davanti al confortevole abbraccio di cappuccino e brioche, seduti al tavolino di un bar affacciato sul mare, in compagnia degli scrittori più amati.

Novità di quest’anno è la Rassegna stampa in diretta dal Festival, un’inedita lettura dei quotidiani, dal gusto ironico e dissacrante, ai confini della realtà, in cui giornalisti e personaggi di cultura e spettacolo commenteranno in un modo tutto particolare i titoli e i temi più “caldi” dell’attualità.

APERITIVO CON LE “LISTE DEGLI ALTRI”

Altra novità, l’appuntamento semi-alcolico con la musica, basato sulle playlist di 139 italiani raccolte da Severino Salvemini e interpretate dalla fisarmonica di Gianni Coscia. 

SPETTACOLI

Per esplorare appieno il tema Visioni, non potevano certo mancare contributi dal mondo del teatro, della musica e della poesia. Anche quest’anno saranno infatti molti gli spettacoli organizzati al Teatro Sociale e nelle incantevoli piazze della cittadina ligure.

“I baci sono definitivi” è un succedersi di storie lette e prima ancora rubate da Pietrangelo Buttafuoco nel suo viaggio giornaliero in metropolitana, treno o aereo e raccolte nel suo libro. Tra una lettura e l’altra dello scrittore, il poliedrico e versatile Mario Incudine, accompagnato dall’inseparabile maestro Antonio Vasta, renderà magico ciò che già risultava fantastico.

Nel racconto teatrale Ogni storia è una storia d’amore, i personaggi che abiteranno la scena con Alessandro D’Avenia saranno scelti tra le trentasei donne rievocate, raccontate nel suo ultimo libro. Storie di donne che hanno provato ad amare artisti con esiti che vanno dal tragico della Elizabeth di Dante Gabriel Rossetti al comico della Giulietta di Fellini, dall’epico della Nadežda di Osip Mandel’štam al lirico della Fanny di Keats, dal cinematografico della Alma di Hitchcock al fiabesco della Edith di Tolkien, sempre rivolgendosi all’archetipo di ogni storia d’amore: Euridice e Orfeo.

InContemporaneamente insieme” il poeta Guido Catalano e il cantautore Dente incroceranno chitarra e penna per parlare d’amore a modo loro, dando vita a uno spettacolo inedito ed estremamente originale.

Nel reading “Musica: passione e professione” il giurista Gustavo Zagrebelsky, accompagnato dal violoncellista Relja Lukic, intreccerà linguaggi, musica e discipline diverse.

Tre importanti voci del panorama giornalistico italiano interverranno in un’inedita veste, offrendo al pubblico tre reading teatrali.

“Beate le bestie. Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca” con Michele Serra. Le parole, con la loro seduzione e le loro trappole, sono le protagoniste di questo monologo teatrale impudico e coinvolgente, comico e sentimentale. Tratto dal libro La sinistra e altre parole strane, nel quale Serra apre al lettore le porte della sua bottega di scrittura, “Beate le bestie” è un atto di amore nei confronti di un mestiere faticoso e fragile: scrivere.

“Balle spazialidi Marco Travaglio. Che cosa rimane della campagna contro le presunte fake news del web, montata da politici sconfitti e da giornali e programmi tv che hanno diffuso per decenni le più grandi menzogne al servizio del potere. Storia della più grande bufala degli ultimi anni: la fake news sulle fake news. Cioè di una fake news al quadrato.

Federico Rampini conLinee rosse porterà sul palco la geopolitica e racconterà le trasformazioni dell’attualità mondiale seguendo il tracciato delle carte geografiche, sovrapponendole e interpretando numeri e linee di confine.

Tre proposte, infine, per guardare con coraggio al futuro, senza dimenticare il momento in cui viviamo.

“Il Coraggio. Vivere, amare, educare” con lo psichiatra Paolo Crepet e l’attrice Monica Guerritore è un reading-spettacolo sulla più grande emergenza odierna: il coraggio.

“Le donne erediteranno la terra: un tributo al genio femminile, attraverso figure del passato e del presente, storie di grandi artiste e di figlie che salvano i padri o ne custodiscono la memoria. Donne che sanno sacrificarsi, guardare lontano, prendersi cura di ciò che le circonda, e per questo più dotate degli uomini per affrontare l’epoca contemporanea. Con il giornalista Aldo Cazzullo e l’attrice Beatrice Luzzi.

“SN-19: storie di umani e robot. L’avanzata dei robot: quale futuro per gli esseri umani?”, con la sociologa della Scuola di Robotica Stefania Operto, uno spazio di riflessione interattivo che coinvolge il pubblico con modalità partecipative e inaspettate che vanno oltre il racconto. Nao, tra i social robot più famosi al mondo, sarà protagonista di un dialogo sorprendente che dimostrerà quanto parlare con un robot possa essere naturale.

LABORATORI

Sempre grande attenzione è dedicata al pubblico dei più giovani, che potranno esplorare il tema del festival in modo creativo, con un linguaggio e degli appuntamenti ideati appositamente per loro. Per bambini e ragazzi sono in programma, infatti, tredici laboratori che spaziano dall’educazione alla sostenibilità ambientale, dal mondo marino a quello animale, da come si realizza un programma televisivo a un viaggio alla scoperta del nostro cervello, dalla robotica alle immersioni subacquee, allo yoga per tutta la famiglia. Inoltre sono previsti workshop di orientamento al mondo universitario rivolti sia ai ragazzi dai 16 ai 19 anni che ai loro genitori.

Il mare e l’impatto dell’uomo (5-10 anni)

Un laboratorio interattivo e di gruppo per conoscere il mondo marino e i suoi abitanti, ma anche per essere consapevoli dell’impatto dell’uomo su questo delicato ambiente e delle attenzioni che ognuno di noi può avere per preservarlo. In collaborazione con MyEdu, un’iniziativa di FME Education.

Chi indovina la razza? (8-11 anni)

con Guido Barbujani

Attraverso un piccolo esperimento il biologo e genetista Guido Barbujani ci fa capire come il concetto di razza sia un concetto psicologico e non genetico. A cura di MyEdu, un’iniziativa di FME Education.

Che storia la Storia! (8-11 anni)

con Alessandro Barbero

Perché è importante conoscere la storia? Alessandro Barbero lo spiega ai ragazzi con il suo entusiasmo e il suo carisma, in un dialogo che non vuole essere una lezione, ma uno scambio di opinioni sull’intramontabile fascino della storia. A cura di MyEdu, un’iniziativa di FME Education.

Lasciate che i pargoli vengano alla matematica (8-11 anni)

con Piergiorgio Odifreddi

Non spaventatevi ragazzi: la matematica non è solo una questione di conti e operazioni, ma un’amica che accompagna tutte le nostre attività. E a cosa serve? Lo spiegherà ai ragazzi il matematico Piergiorgio Odifreddi. A cura di MyEdu, un’iniziativa di FME Education.

Laboratorio sul mimetismo e su come vedono gli animali (6-10 anni)

Gli animali sono abilissimi a nascondersi, camuffarsi e ingannare i predatori. I partecipanti potranno scoprire le “tecniche” che usano, oltre a come funziona la loro visione. In collaborazione con la Cooperativa Dafne.

RAI Porte Aperte. Entra in RAI e scopri la passione oltre lo schermo (6-12 anni)

Come si realizza un programma televisivo? Come si lancia un servizio del TG? Come si usa una telecamera? A queste e a molte altre domande risponderà chi ogni giorno lavora nei backstage dei programmi radiofonici e televisivi della RAI.

Infinite sfumature di azzurro: gli ambienti marini (6-12 anni)

Giochi e prove interattive di equilibrio e conoscenza, dal gioco dell’isola al tappetone della biodiversità, al twister dei mestieri del mare. In collaborazione con l’Acquario di Genova.

Illusionarium, il grande Luna Park della Mente: non sempre la realtà è quella che si vede (8-14 anni)

Un viaggio con l’illusionista Carlo Faggi alla scoperta di come il nostro cervello elabora quanto gli occhi gli trasmettono, lasciandosi talvolta ingannare. Ci si addentrerà insieme in un mondo popolato da oggetti che non possono esistere, visi che ne nascondono altri, progetti architettonici impossibili, statue che sembrano seguire il nostro cammino e disegni che paiono animati.

Bubblemaker (8-14 anni)

Mini corso d’immersione: i bambini potranno fare il loro primo respiro subacqueo e nuotare in mare a due metri di profondità, sotto la supervisione diretta di un istruttore qualificato. In collaborazione con B&B Diving.

Universitari per un giorno (16-19 anni)

Per gli studenti delle ultime classi delle scuole superiori si avvicina l’importante scelta del percorso universitario. Per loro è pensato un momento di orientamento con studenti e tutor dell’Università di Genova, che illustreranno facoltà e corsi e risponderanno alle domande dei ragazzi.

Porte aperte ai genitori

La scelta dell’università è un momento delicato anche per i genitori. A loro è proposto un laboratorio per imparare come sostenere in modo efficace i propri ragazzi, in collaborazione con l’Università di Genova.

FamilYoga (per tutti)

Bambini, genitori e anche nonni, sotto la guida di Concetta Ferrara, potranno praticare insieme la disciplina dello Yoga: un’occasione da non perdere che coinvolge la famiglia nel gioco e nel movimento.

La robotica, il mare e l’esplorazione dei poli (per tutti)

Un laboratorio immersivo e coinvolgente, in cui i visitatori potranno pilotare un mini robot semi-sommergibile e vivere le emozioni di una missione di campionamento sui ghiacci artici. In collaborazione con il CNR di Genova.

ESCURSIONI CULTURALI

Sei le escursioni, per terra e per mare, dedicate a chi ama la natura e l’aria aperta, alla scoperta delle bellezze naturali che circondano il borgo di Camogli.

Tre passeggiate per il Monte di Portofino: di giorno “Punti di vista dal Parco di Portofino” alla scoperta degli ambienti naturali e dei principali punti panoramici e “La via dei tubi” sulle tracce dell’antico acquedotto; la sera “Accade la notte nel Parco” attraverso le Batterie del Parco di Portofino per ascoltare i magici rumori del bosco, conoscere da vicino il mondo dei pipistrelli e la fauna notturna del Parco.

Tornano le tre amate e gettonatissime gite in battello per navigare lungo l’Area Marina Protetta del Promontorio di Portofino: il “Whale watching al tramonto” per avvistare balene, delfini e le altre specie di mammiferi del Santuario dei Cetacei nel loro habitat naturale; l’escursione “Navigando il Promontorio di Portofino” con una guida del Parco che illustrerà la geologia e la storia del Monte e aneddoti locali sulla tradizione dei borghi marinari; la crociera notturna “Il cielo stellato sopra di me”, con Giacomo Montanari e Walter Riva, per godere del fascino del cielo stellato e scoprire l’origine mitologica di costellazioni, pianeti e corpi celesti.

PROGETTI PER GLI STUDENTI

Il Festival della Comunicazione quest’anno dedica ai ragazzi un’attenzione particolare, grazie a tre nuovi progetti che offrono agli studenti l’opportunità di acquisire esperienze e competenze utili alla propria crescita professionale.

Progetto Alternanza Scuola-Lavoro

45 ragazzi selezionati tra gli studenti dell’Istituto Nautico di San Giorgio di Camogli e del Liceo Da Vigo di Rapallo avranno la possibilità, attraverso un’esperienza sul campo, di sperimentare da protagonisti i retroscena organizzativi e logistici del Festival della Comunicazione.

Tirocini Curriculari

10 studenti dell’Università di Genova entreranno a far parte del team social, dove potranno mettere alla prova le loro skills su Instagram, catturando e condividendo i momenti più significativi del festival.

Campuswave Radio

Il Festival della Comunicazione ospiterà gli speaker di Campuswave Radio, la radio degli studenti dell’Università di Genova, che racconteranno gli eventi, le impressioni e le note di colore dei quattro giorni della manifestazione.

Il Festival della Comunicazione è realizzato in collaborazione con la Regione Liguria, il Teatro Sociale di Camogli, l’Università degli Studi di Genova, l’Ente Parco di Portofino, l’Area Marina Protetta di Portofino, la Scuola di Robotica, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e MyEdu.

Main media partner: RAI.

Media partner: Rai Cultura; Rai News24; TGR; Rai Radio3; WIRED; IlLibraio.it.

Tutte le iniziative del festival sono gratuite e aperte al pubblico fino a esaurimento posti.

Informazioni: www.festivalcomunicazione.it

Facebook: @FestivalComunicazione – Twitter: @FestivalCom

Canale Youtube: Festival della Comunicazione, Camogli

La cartella stampa e il materiale iconografico sono disponibili in formato digitale al link www.festivalcomunicazione.it/press-kit

Ufficio stampa Delos: 02.8052151 – delos@delosrp.it

La risalita possibile: dal dramma della bulimia e dal tentato suicidio, a nuova vita. Lorenzo Spurio sul romanzo di Alessia Michelon

Celeste, la farfalla dalle ali di cristallo di Alessia Michelon

 

 Commento di Lorenzo Spurio

 Nella vita, a volte, ci si trova ad affrontare uragani e tempeste, ma dopo, puntuale, ogni mattina sorge il sole. Anche dopo la più buia e tenebrosa delle notti, il cielo viene rischiarato dall’alba… un’alba chiara e luminosa, che aiuta a superare e a vincere la paura del buio (237).

 Un romanzo affascinante e oserei dire “trainante” questo di Alessia Michelon, scrittrice di origini vicentine che già in passato ha avuto modo di misurarsi nella sua narrativa con tematiche che affrontano il disagio giovanile. Non da ultimo il suo bel racconto “La crisalide spezzata” che ha meritatamente vinto il 1° premio per la narrativa al 2° Concorso Letterario “Segreti di Pulcinella”, un racconto che forniva uno spaccato di una storia amara dove la protagonista veniva a conoscere i recessi della malvagità dell’uomo sulla terra soffrendo una serie di soprusi.[1] Probabilmente il racconto in oggetto ha svolto per la brava e pacata Alessia Michelon una sorta di “banco di prova” per la stesura di quelle tematiche e dinamiche difficili da sviluppare che ha riproposto, in maniera più ampia, documentata e romanzata, qui nel romanzo dal titolo Celeste, la farfalla dalle ali di cristallo.

Il romanzo è “affascinante” nella misura in cui è in grado di mantenere la presa sul lettore che si scopre pian piano a fagocitare questo libro con la speranza di poter arrivare a un punto cruciale che ponga fine all’acme della tristezza e del dolore vissuto dalla protagonista. Non mi sembra il caso opportuno di svelare troppo sulla storia che la Michelon ha sagacemente costruito nella sua narrazione con una meticolosità di dettagli e di riferimenti che si legano al mondo medico-sanitario e quello più dichiaratamente psicologico di chi vive sulla sua pelle un disturbo alimentare gravissimo quale è l’anoressia e/o la bulimia. Conosciamo oggi quale sia l’eziologia dei disturbi, caratteristici per le loro manifestazioni visibili, ma subdolamente considerati dal punto di vista psicologico, come Alessia Michelon non manca di osservare più volte nel corso della sua narrazione: “Anoressia non significa solo mancanza di appetito, ma è più che altro fame e sete di serenità interiore e di amore” (113); “I problemi di fondo da curare sono molti altri e riguardano la bassa autostima, il senso di inadeguatezza, la depressione, l’ansia, la comunicazione interpersonale, spesso difficile per le persone che soffrono di disturbi alimentari” (185); “Le persone che soffrono di disturbi alimentari devono fare un lavoro molto complesso sulla loro personalità, per cercare di recuperare la fiducia nelle loro capacità, perché la loro tendenza è quella di mettersi sempre in discussione o di essere eccessivamente critici nei confronti di se stessi. La tendenza al pessimismo e la volontà di tenere tutto sotto controllo sono alcuni tra i principali atteggiamenti che accomunano le ragazze anoressiche” (190).

Nel romanzo assistiamo così alla vita sofferta e psicologicamente degradata di una ragazza “fragile e insicura, con una sensibilità a volte eccessiva” (6), Celeste, che vive in una famiglia dove non si sente amata e considerata (soprattutto dalla madre, mentre il padre è quasi sempre assente e lei nutre continuamente un duro sentimento di paragone con la sorella, avvenente ed emancipata) che motiva una grande sfiducia nella ragazza, già debole di suo e priva dell’autostima necessaria che le consentirebbe di farsi forza e di convincersi che lei, di contro alle altre ragazze (quelle della sua classe o sua sorella che sono poi gli elementi di paragone), non ha nulla di meno. Se la madre ha dunque “una preferenza vergognosa per [la sorella]” (34) ed è “fredda e oppressiva, egoista e egocentrica” (43) va anche detto che è lo specchio il primo nemico della ragazza (e di tutte quelle ragazze affascinate dalla magrezza di modelle, star e veline) con il quale inizierà una prima, dura e lunga battaglia. Lo specchio, che ha avuto un amplissimo utilizzo come figura e metafora nella letteratura italiana ed europea (soprattutto a partire dal secolo scorso)[2] diviene qui elemento di contrasto, emblema d’antagonismo, riflesso della propria sconfitta, immagine distorta dell’io: “L’adolescenza è una fase terribile della crescita e tre quarti delle ragazze si guardano allo specchio e si vedono troppo grasse, brutte e inadeguate” (9).

165095_127580717405169_700394789_nE così che l’ansia e le complicate capacità relazionali si associano al disturbo chiaramente alimentare che si esplicita nel fascino per il magro e che condurrà la ragazza a minacciare il suo corpo, quasi come una sfida all’ultimo duello, con reiterate orge alimentari e poi rigettamenti compulsivi che da una parte gratificano la ragazza perché praticamente il cibo ingerito non verrà metabolizzato (“Mangiare e vomitare le dava un senso di liberazione dallo stress e dalla tristezza”, 43), ma che dall’altro produce effetti medici preoccupanti quali la progressiva chiusura dello stomaco, la corrosione dentale, la denutrizione, il rallentamento delle normali funzioni biologiche e la cessazione del ciclo mestruale (quello che la Michelon definisce come “metabolismo basale […] notevolmente rallentato”, 36). Nel frattempo la famiglia, che dovrebbe essere la prima componente umana ad accorgersi di ciò e della gravità degli effetti che ha sul corpo della ragazza, sembra leggermente indifferente e, anche se cerca di incentivare la ragazza a mangiare (durante la sua fase d’anoressia), lo fa blandamente, senza convinzione e consapevolezza del pericolo verso il quale sta andando. E la narratrice ad un certo punto sembra quasi parlare tramite la voce di un medico e chiosa: “I disturbi alimentari colpiscono spesso ragazze e ragazzi con una difficile realtà familiare e con un basso livello di autostima” (44)[3]: in ciò la Michelon condensa il difficile rapporto (più che complicato è inesistente) che ha con entrambi i genitori: la madre[4] algida, sembrerebbe anaffettiva, distante, sempre pronta a elogiare l’altra figlia e il padre assente, disattento, silenzioso, assoggettato al ben più forte comportamento della moglie. C’è come una sorta di sicurezza da parte della famiglia di Celeste (e oserei dire di molte delle famiglie che scoprono un figlio affetto da questo disturbo) a minimizzare la questione e a credere che un precipitante dimagrimento e apatia per il cibo non siano nulla di grave e che vadano risolti semplicemente incentivando la voglia di mangiare. Non è così perché, come si vedrà nella seconda parte del romanzo, quando Celeste verrà ingressata in una clinica per combattere i disturbi alimentari e comincerà a riacquisire un certo comportamento verso il mangiare, questo non corrisponderà automaticamente alla guarigione dal disturbo che, come già detto, è prima e soprattutto di carattere psicologico.

Ad accompagnare il percorso psicologico della malattia (l’anoressia e la bulimia sono disturbi che hanno una loro importante componente psicologica che va studiata e isolata anche da quelli che sono gli effetti più visibili della malattia) vi è l’amicizia con altre ragazze che si sono affidate alla logica del “Dio Kilo” e che hanno svilito la loro vita nella tormentata ricerca di dimagrire sensibilmente passando poi per pericolosi casi di autolesionismo, tentativi di suicidio e quant’altro. E’ il caso di Giulia che sembra esser sprofondata nel disturbo alimentare a seguito di un abuso sessuale che la porterà poi a un vero e proprio processo di autodistruzione con il suicidio che sugellerà la sua breve vita. E in un certo senso, oltre alla disattenzione familiare e alla scarsa autostima, è l’abuso sessuale (pedofilico o incestuoso) a figurare tra le varie cause del successivo sviluppo del disturbo alimentare: lo vediamo qui nella storia per Giulia, poi anche per David e Miriam (di cui si parlerà più avanti) e Celeste stessa ha un episodio traumatico vissuto durante la festa di Halloween durante la quale un ragazzo finisce per masturbarsi davanti a lei, scioccandola e umiliandola.

A mitigare il senso di solitudine/isolamento (autoindotto), una sorta di piacere claustrofilico[5], nel quale Celeste vive arroccata, non è sufficiente il tardivo gesto di pentimento e di avvicinamento della madre, né la breve permanenza a casa dell’amorevole nonna paterna, ed anzi questa sensazione di nullità si amplifica a dismisura, diventando totalizzante, quando la sua amica Silvia, anch’essa affetta da tempo di bulimia, si scopre essere affetta da un cancro alla trachea a seguito del reiterato rigettamento di cibo e acidi gastrici che ne hanno corroso le pareti tessutali.

Questo è uno dei momenti nodali all’interno del romanzo (ce ne saranno poi altri e si vedrà in seguito quali sono e perché rappresentano avvenimenti cruciali all’interno della narrazione). Il momento della morte di Silvia è l’apripista di un aggravamento della salute fisica e morale della ragazza che da una parte vorrebbe morire e, quindi suicidarsi, per raggiungere l’amica e mettere fine ai suoi tormenti, ma dall’altra funziona anche in maniera opposta come un lento riaccendersi di quel naturale “istinto alla vita” di cui l’uomo è dotato dalla nascita. Ci sarà così spazio a un tentativo di suicidio, a un vero e proprio svenamento che verrà, però, monitorato per tempo e la ragazza, dopo un periodo ospedaliero verrà mandata in una clinica dedita alla cura dei disturbi alimentari. La morte dell’amica Silvia, dunque, è vissuta dalla ragazza con un misto di sentimenti contrastanti che talvolta l’avvicinano alla morte (il voler morire, l’autolesionismo, lo svenamento)[6], altre volte innesca un meccanismo psicologico che fa dire alla ragazza di rifiutare la morte. Il tentato suicidio è altro pivotal moment o momento cruciale della narrazione poiché esso apre le porte a un evidente episodio di pre-morte[7] (scienza e religione negli ultimi tempi stanno dibattendo anche su queste forme esperitive dell’altro mondo) nel quale la protagonista incontra l’amica deceduta con la quale vorrebbe stare ma quest’ultima l’avverte che per lei “non è ancora ora”. Questa esperienza eccezionale motiva ancora una volta la protagonista della necessità e importanza nella guarigione dal suo disturbo che man mano si fa forte in lei una volta nella clinica Villa Serena dove è stata mandata per risolvere il suo disturbo. Lì, dopo una titubante ansia per il nuovo ambiente, sembra reagire bene alle terapie individuali e di gruppo alle quali viene sottoposta e soprattutto lentamente va eliminando da sé gli strascichi autolesionistici quando si innamora di un ragazzo, alla clinica come lei perché affetto da anoressia nervosa. David la colpisce perché il suo aspetto rimanda a quello di tendenza emo dei Tokio Hotel che la ragazza ama e scoprirà dopo vari incontri con lui, l’accadimento traumatico che ha una genesi in un deviato rapporto sessuale[8] che ha originato il suo disturbo alimentare. E in un certo senso il tema scioccante della prima esperienza sessuale, scioccante perché è un rapporto distorto (o considerato tale), lo si ritrova anche nel pregresso di Miriam, la ragazza con la quale Celeste divide la stanza che anni prima, affascinata dall’avvenenza di una ragazza in palestra, tentò nei suoi confronti un approccio saffico, per risultare poi clamorosamente rifiutata, oltraggiata e schernita e da “quel rifiuto […] la [sua] bulimia peggiorò ulteriormente” (209).

E se è vero che Celeste sembra recuperare molto grazie soprattutto alla fiducia nelle nuove terapie e all’amica Miriam e all’amore verso David (che di fatto le consentono di sentirsi parte di una piccola comunità e quindi non più sola ed emarginata) è anche vero che la malattia della quale è affetta è subdola e agisce in sordina e proprio nel momento in cui ci si convince che “[l]a salute di Celeste era migliorata notevolmente” (202) ecco che il tarlo fastidiosissimo  della malattia continua a bucherellare i pochi successi sinora ottenuti con impegno e convinzione come una sorta di demone tentatore: “Per un attimo le venne un irrefrenabile istinto di conficcarsi quella piccola lama sulla mano, provando ancora una volta, soltanto una volta ancora, quel piacere sottile e perverso che la inebriava quando la osservava, eccitata e spaventata allo stesso momento, il suo sangue colare giù dalle ferite che si infliggeva. Non lo fece. Sospirò e rimise il temperino nel cassetto della scrivania” (211).

Ma con un serio controllo medico e soprattutto in un ambiente accogliente e sensibile diverso da quello della sua famiglia, in effetti la ragazza sembra stare meglio al punto che, quando è giunto il momento di ritornare a casa perché i medici considerano che il suo miglioramento è apprezzabile e che da quel momento in poi potrà continuare a seguire una certa dieta con consapevolezza in casa propria, la ragazza si sente sfiduciata e depressa: non vuole ritornare a casa tra l’indifferenza della madre, la freddezza del padre e l’eterno antagonismo con la sorella da lei vissuto dolorosamente. Soprattutto non vuole abbandonare David del quale ormai è completamente infatuata e che, a differenza di lei, sembra non voler e non poter guarire dalla malattia che lo ammorba. Ovviamente andrebbe detto molto di più di questa seconda parte del romanzo dove ancora una volta assistiamo a tentennamenti di Celeste tra euforia (data dal sentire al telefono o il vedere di nascosto il suo ragazzo) e lancinante depressione (data dalle prescrizioni materne, dalla sua insensibilità e dalla inadeguatezza della ragazza dovuta anche a una sorta di bullismo scolastico tutto al femminile). E’ però indiscussa la convinzione che, dopo la morte di due sue amiche e tutto ciò che ha passato, che “non doveva darla vinta alla Bestia ancora una volta” (225). Ed è così che il lettore non può che simpatizzare (e solidarizzare) con la “nuova Celeste” ossia quella persona che sta facendosi da sola, cercando di ergersi sulle sue debolezze e facendosi valere (per la prima volta nella sua vita) nei rapporti con gli altri; ne consegue che questa maturazione psicologica ha buoni frutti per l’instabile salute della ragazza,  dacché, dopo un apprendistato alla malattia che l’ha deturpata nell’anima e nel corpo, Celeste “stava imparando ad accettarsi e a volersi bene e quello era un notevole passo avanti” (228). Ma è una pace personale molto labile questa dato che nel clima familiare difficile nel quale è costretta a vivere (una sorta di anti-eden se per eden vogliamo metaforizzare la clinica Villa Serena) e nella dolorosa e scoraggiante lontananza da David, il ragazzo del quale si è innamorata follemente, riaffiora nella profonda solitudine e mestizia di quei pomeriggi vissuti (o meglio sopravvissuti) nella segretezza della sua camera “il malsano pensiero di desiderare ancora la morte” (243).

Si arriva, però, a un nuovo punto cruciale della storia (che a mio modesto vedere è il più calzante all’interno delle dinamiche comportamentali che si creano in una famiglia che ha al suo interno un figlio affetto da disturbi alimentari) che è il litigio furioso dei due genitori in cui il tendenzialmente pacato e sottomesso Paolo (il padre) non riesce più ad accettare il comportamento egoistico, sprezzante e odioso della moglie nei confronti della madre (la nonna Teresa) e finisce per sbroccare tutto in una volta in una discussione accesissima nella quale non mancano porte sbattute, pianti e poi l’abbandono della moglie e del tetto coniugale. Sembrerebbe questo un episodio di poco conto nel tessuto doloroso degli eventi privati di Celeste che l’hanno condotta al suo grave disturbo, se non fosse che è Paolo che denuncia (in maniera però tardiva e oltretutto pretestuosa senonché vendicativa) che il disturbo di Celeste non è che conseguenza diretta dell’atteggiamento insensibile, poco materno ed egocentrico che ha sempre avuto nei suoi confronti: “[S]econdo me sei sempre stata tu, e soltanto tu, la causa principale dei problemi di salute di Celeste! L’hai fatta diventare anoressica e ha pure tentato di uccidersi…stronza! E’ tutta colpa tua, del tuo cinismo e della tua stupida preferenza per Eva… tu hai sempre considerato solo lei, Celeste viene sempre dopo” (252). Le accuse, spietate e infuocate, fanno tanto più male perché sono meritatamente vere, ma viene al lettore di chiedersi a questo punto perché, anche se Paolo è un uomo tendenzialmente silenzioso e appartato di carattere, non sia intervenuto prima, rompendo la falsa simbiosi con la moglie, per salvaguardare il benessere della figlia se questo era effettivamente minacciato dalla a-maternità affettiva della donna?

Ci incamminiamo a passi felpati verso il termine della storia dove non mancheranno altri elementi importanti per la riacquisizione dell’identità da parte di Celeste che la porterà a salvare la sua stima personale e pian piano a risolvere i suoi problemi con il cibo: primo fra tutti il riavvicinamento di un’amica che si era persa nel tempo a seguito di un episodio infelice, il colloquio e la vicinanza con la nonna, la saggia Teresa, l’unica all’interno del libro a parlare sempre con il cuore e non per convenienza o ipocrisia (come fa Lia, la madre di Celeste) con arroganza e superbia (come fa la sorella Eva) o come eco indistinta di ciò che gli altri dicono (come fa il padre). Ed è forse proprio il personaggio di Teresa, di una donna esemplare e retta, che ha apprezzato ad amare la vita anche dopo gravissime tragedie personali (la morte del marito, quella di sua figlia e la sua malattia mortale) che il romanzo –credo indirettamente- voglia celebrare di più, come donna emblema di moralità, metafora di amore e di costruzione (e sarà proprio lei, tramite il suo amore che non aveva mai fatto venir meno e che sua nuora aveva sempre snobbato e malinteso, a permettere la riunificazione della famiglia con la riscoperta dei buoni sentimenti, proprio in punto di morte).

Teresa è la capostipite di una famiglia che nel tempo assiste alla sua rottura in mille pezzi, tra odi, invidie, insoddisfazioni, incomprensioni, malignità e quant’altro, ma è anche quella che con la sua morte permette la rinascita della famiglia, come una sorta di immolazione personale per il benessere collettivo. Per questo, al di là della ricomparsa (o meglio, della nascita) dei buoni sentimenti nella livorosa Lia a cui poco riesco a credere (non perché sia un difetto della narrazione, ma perché per mia natura sono poco convinto dall’efficacia dei cambi repentini d’atteggiamento che fanno seguito a dubitabili pentimenti in-extremis[9]) e al di là del nuovo “ordine” familiare che viene a crearsi come un’edenica famiglia stereotipata l’indomani della colpa commessa, il messaggio più grande sta forse proprio nella profondità degli insegnamenti della cara nonna che Celeste non solo ha recepito, ma sembra aver fatto suoi per gettare le basi di quel cammino nuovo che si è scelta, che sembra avere tutti i prerequisiti per essere improntato alla felicità.

 

 Lorenzo Spurio

 

Jesi, 25.04.2014

 

 

TITOLO: Celeste, la farfalla dalle ali di cristallo

AUTRICE: Alessia Michelon

EDITORE: Youcanprint, 2013

ISBN: 978-88-91135-00-1

PAGINE: 330

COSTO: 16 €

[1] La Giuria del concorso motivò la sua decisione di conferirle il primo premio con questo commento: “Una storia di dolore, riflesso di tanti amari accadimenti del nostro triste oggi dove l’inconsapevolezza degli atti, la logica del potere e la soggiogazione della mente rappresentano dei pericolosi spauracchi. Una bambina che smette di essere tale solo per l’orrido gesto di un “uomo” che non merita tale appellativo, è forse una delle azioni più ignominiose e impossibile da commentare”.

[2] Per un approfondimento di questo argomento si legga il saggio di Rita Barbieri dal titolo “Disagio allo specchio tra riflessione e riflessi” contenuto in AA.VV., Disagio e Letteratura – Raccolta tematica reading Firenze, TraccePerLaMeta Edizioni, 2013, pp. 25-39.

[3] “Dopo quattro sedute di psicoterapia, era emerso che l’origine dei problemi di Celeste era il complicato rapporto che aveva sempre avuto con sua madre” (109).

[4] “Celeste avrebbe desiderato con tutto il cuore avere una mamma premurosa come lei” (56).

[5] “Sognava di essere intrappolata in una gabbia sospesa nel vuoto” (89); “avrebbe voluto chiudersi nella sua stanza e dormire indisturbata” (93).

[6] La scena del tentativo di suicidio è così descritta: “Chiuse gli occhi così forte che le fecero quasi male e premette la lama, fino a che un rivolo di sangue caldo e rosso vivo cominciò a colare dalla sua mano, imbrattando i pantaloni del pigiama e il parquet vicino ai suoi piedi. Sentì una sensazione di intenso bruciore e un formicolio diffuso, misto ad un familiare senso di torpore assoluto. In pochissimi minuti precipitò vorticosamente nell’oblio e nel nulla” (143-144).

[7][7] “Aveva vissuto un’esperienza straordinaria e sicuramente non si era trattato di un sogno” (146); “Entrai in un meraviglioso tunnel di luce” (189).

[8] “Il compagno di mia madre mi…mi…beh, ecco, mi molestava fin da quando ero poco più di un bambino […] [Il] lurido pedofilo […] continuò ad approfittarsi di me per molto tempo” (179).

[9] La stessa Celeste sembra riluttante a comprendere il perché e il come sua madre abbia fatto un cambio talmente lampante (complice sicuramente l’abbandono da parte del marito e il tentativo di espiare quella colpa costituita dall’odio e insofferenza verso la nuora che ha sempre avuto): “Celeste non avrebbe mai creduto che sua madre potesse cambiare così radicalmente, dalla notte al giorno, e soprattutto in modo così rapido” (319-320).

Lorenzo Spurio su “Liceali” di Francesca Luzzio

Liceali
Di Francesca Luzzio
Con prefazione di Sandro Gros-Pietro
Genesi Editrice, 2013
Pagine: 130
ISBN: 9788874144051
Costo: 13€
 
Recensione di Lorenzo Spurio

 

Neanche il mio malessere induce mia madre a starmi vicino. (83)

 

downloadDopo varie raccolte poetiche e un interessantissimo saggio sulla storia della poesia nella letteratura italiana, la scrittrice palermitana Francesca Luzzio torna con una nuova opera, una sorta di compendio artistico od opera omnia che si compone di una prima parte con vari racconti e poi una seconda parte dedicata alla poesia. Il tema o, meglio, il sottofondo delle varie vicende narrate, è quello della scuola e in particolare quello dei licei, riferimento biografico alla stessa Francesca Luzzio che per tanti anni ha insegnato in scuole di questo ordine e grado. Il libro si apre con una propedeutica e riflessiva analisi del critico Sandro Gros-Pietro che veicola già da subito quali sono le intenzioni che muovono l’intero progetto contenuto in Liceali.

La scuola, comunemente considerata come luogo di istruzione e di cultura, come condizione di crescita e sviluppo e motivo di apertura, riflessione è ciò di cui più sta a cuore alla Nostra che in queste pagine, nell’artifizio della narrazione, non può esimersi di celarsi dietro gli sguardi di vari insegnanti che descrive, alcuni nuovi, altri veterani, impegnati in lezioni o accompagnatori in visite d’istruzione. Ma ciò che Francesca Luzzio intende sottolineare con questo libro è probabilmente la poca attualizzazione di programmi di studio che finiscono per non interessare gli studenti come quando nel racconto conclusivo la ragazza, che sta leggendo con piacere Le Metamorfosi di Kafka, si stupisce che un simile libro sia parte del prossimo modulo di programma.

A fronte delle instabilità insite nella società contemporanea e della gravosità del mercato del lavoro sembra che anche la scuola in certi momenti perda la sua canonica funzione di “ente regolarizzatore” e performante delle coscienze dei giovani. Ed è così che la scuola, dove una serie di atteggiamenti una volta erano severamente banditi e puniti, che diviene lo scenario di sregolatezze, fenomeni di abuso, violenza o di ghettizzazione dei quali la Cronaca non è che portavoce. La scuola dunque sembra de-scolarizzarsi per assumere un aspetto molto più simile e paragonabile al ben più privato spazio domestico della casa dove la noncuranza dei genitori o la loro assenza possono in effetti consentire atteggiamenti che pure lì andrebbero monitorati e fatti osservare. Si nota una certa criticità o addirittura una delusione vera e propria della scrittrice che in quanto insegnante ha osservato con attenzione problemi, disagi e necessità dei giovani nel comprendere le loro azioni e questo non può che avvenire con un continuo riferimento alla precarietà o difficoltà delle condizioni familiari ai quali sono sottoposti. Si parla spessissimo di famiglie separate, divise, di madri insensibili agli stati emotivi dei giovani e interessate solo al loro possibile futuro da favola, genitori disinteressati, indifferenti o perché si sono costruiti una seconda famiglia, o perché gravati dalle dure condizioni lavorative o semplicemente perché non hanno mai eretto la famiglia a obbligo morale.

 Non ne posso più di essere spedito come un pacco postale, da una casa all’altra, tra l’indifferenza più netta di mio padre e mia madre, della compagna dell’uno e del compagno dell’altra. (54)

 Privati della loro naturale dimensione domestica dove di fatto vengono de-localizzati e de-privati, i giovani non hanno uno spazio, un nido, nel quale riconoscersi e sentirsi realmente protetti e “a casa loro”. La separazione dei genitori e il continuo trasferimento da una casa all’altra a seconda del tempo concesso per stare con un genitore o l’altro producono un effetto destabilizzante sulla necessaria tranquillità del giovane, infastidendolo e facendolo sempre vivere in uno stato di andirivieni, di esilio e spostamento continuo senza poter trovare la giusta pace interiore e calma con il suo spazio.

C’è denuncia in questo senso nei confronti della società: la mancanza di valori, le attestazioni di violenza, l’utilizzo del potere sugli altri, la sfrontatezza, il bullismo e l’offesa sono chiaramente delle manifestazioni degradate e degradanti di una mancata cura, presenza e “alimentazione” familiare che unite all’assenza di quelle figure che dovrebbero impartire il rigore, l’educazione e far intravedere i doveri vengono a dar man forte a quel sistema deviato e auto-impostosi come corretto nella mente di alcuni giovani.

Non mancano dunque episodi dolorosi in cui assistiamo a suicidi che avvengono nel silenzio e nella pura incomprensione della famiglia, violenze ed aggressioni per il bisogno di avere maggior denaro per comprare droghe, insensibilità e grettezza nei confronti del “diverso” che portano all’istaurazione di veri e propri modelli razzisti, l’omofobia nei confronti di un ragazzo omosessuale che tanto ricorda la vicenda passata alla cronaca come la storia “del ragazzo dai pantaloni rosa”.

L’adolescenza come periodo di crescita e di traghettamento da un prima e un dopo è sempre stata descritta come una fase difficile, esplosiva che va trattata con attenzione, rifuggendo sia morbosità che disinteresse da parte dei genitori. Ed è proprio quello il momento in cui il ragazzo farà le conoscenze più importanti della sua vita (siano esse amorose, che amicali) che in un certo senso decreteranno il suo essere uomo/donna nella società; ma è anche il momento delle “nuove autorizzazioni” genitoriali al raggiungimento della maggiore età che, se sommate a un indomito lasciar-fare possono avere un contraccolpo: l’abuso di droga e di alcool, l’acquisizione di atteggiamenti superiori e sprezzanti contro gli altri (si veda l’episodio in cui il ragazzo picchia un barbone, episodio che poi darà luogo a un suo tortuoso ripensamento su quanto l’uomo gli ha detto).

In molti casi assistiamo a giovani, a studenti, che pur essendo inseriti in un contesto sociale che è quello della classe, vivono la loro diversità auto-recludendosi e al contempo soffrendo una logica claustrofilica indotta: la solitudine che alcuni giovani sperimentano e vivano in classe e che li conducono a una sorta di “esilio” (si veda il ragazzo gay, o il ragazzo di colore) è una situazione dolorosa che deprime lo stato psicologico del soggetto e lo demotiva, ne svilisce l’esistenza e lo conduce spesso anche a pensieri autolesionistici nutriti dal suo senso di nullità e incomprensione per il mondo tutto.

Come si diceva, l’analisi è abbastanza amara. Gran parte dei racconti denunciano, affrescano delle realtà che sembrano sommerse e che invece non vanno taciute, manifestano attenzione verso casi di emarginazione che debbono necessariamente essere estirpati con la chiara consapevolezza che è di certo semplicistico attribuire alla famiglia di un certo ragazzo depravato colpe e cause, ma sicuri anche del fatto che il germe d’origine di una personalità depressa, chiusa o pericolosa per gli altri ha di certo un’origine primaria che va localizzata nello spazio delle mura domestiche. Le poesie che compongono la seconda parte del libro, invece, sembrano avere un tono più rilassato dove in effetti anche alla speranza è possibile co-esistere all’interno di una prospettiva di sdegno che ha animato le pagine dei racconti.

Su un libro come questo che affronta il disagio giovanile facendolo da dentro, ossia dallo spazio dove i giovani sono chiamati a dare (in termini di conoscenze), ma dove finiscono per chiedere (l’aiuto, una sorta di sostegno, anche se indirettamente) ci sarebbe molto da dire, ma ciò che è necessario osservare è che Francesca Luzzio fornisce al lettore dei racconti piuttosto brevi nei quali condensa con normalità e voglia di far riflettere delle storie di ineguaglianza, prevaricazione e smarrimento della propria personalità. Non è un caso che il tema dello specchio ritorni più e più volte nel corso del libro: prima quando la ragazzina bellissima prende a farsi delle foto in posizioni osé e poi deciderà di venderle praticamente ad amici e conoscenti per mezzo del telefono arrivando a vendersi lei stessa (lo specchio qui è l’elemento che dà sicurezza alla giovane della sua bellezza e dunque della sua superiorità, quasi un contemporaneo Narciso che come quest’ultimo finirà per soccombere al suo stesso desiderio) e poi nella storia del barbone picchiato e vilipeso dove il ragazzo, specchiandosi, si vedrà d’improvviso invecchiato e tramutato proprio nel senzatetto che ha battuto.

L’identità, la perdita di essa e del suo sdoppiamento, si localizza come uno dei vari temi che costituiscono la trama organizzativa dell’intero libro e non è un caso che si citi Pirandello e Kafka e lo specchio come oggetto che ci fa conoscere noi stessi, ma che al contempo ci destabilizza e ci inquieta (ricordiamo Vitangelo Moscarda che metterà a soqquadro la sua intera esistenza). Nel racconto conclusivo questo sdoppiamento del personaggio, questa impossibilità di potersi riconoscere in maniera identitaria viene sviscerato da una ragazza che si trova in visita d’istruzione e che ben si addice alla manifestazione della perdita di quell’autocoscienza che porta a una vera e propria forma di estraniamento dal sé:

Tutti vogliono che mi comporti in un modo o nell’altro e io cerco di contentare tutti, opprimendo e schiacciando quelli che sono i miei desideri, le mie passioni. […] Non so più chi sia. […] Il sabato poi,… la metamorfosi, nell’arco di un pomeriggio, è duplice: prima divento la nipotina rispettosa che ogni settimana va a visitare i nonni, la sera mi trasformo nella puttana di Vincenzo, il mio ragazzo. (88).

Con un linguaggio che fa completamente ricorso al gergo giovanile, assistiamo a fatti eclatanti che avvengono all’interno della dimensione scolastica, tra lezioni, pause, assemblee, occupazioni, consigli di classe, visite d’istruzione e pause tra un’ora e l’altra. Il tutto è scandito dal suono della campanella e dalla figura dell’insegnante che, forse, a volte non è neppure capace di gestire le varie problematiche dei giovani disagiati come avviene appunto all’insegnante nell’ultimo racconto:

Mi sento avvilita, confusa, né riesco a trovare le parole giuste per rincuorarla.  (89)

 Il fenomeno di ghettizzazione per motivi di carattere razziali contenuto nel racconto “Italiano non italiano” fa senz’altro riflettere, perché in questa circostanza il sentimento di estraniamento e di non-coesione nel gruppo è ulteriormente accentuato per motivazioni di colore della pelle. Il finale del racconto di certo non getta luce troppo positiva in quanto, se è vero che il giovane farà conoscenza con una ragazza, anch’essa di colore, e i due diventeranno vicini di banco e quindi nessuno dei due sperimenterà più da solo la sofferenza per l’emarginazione, va anche detto che questa è una felicità surrogata, o addirittura una felicità che non è tale in quanto spetterebbe all’insegnante facilitare l’inserzione dei due “diversi” nel tessuto della classe non permettendo un ulteriore caso di esclusione e separazione dalla stessa acconsentendo al fatto di tenerli vicini tra loro e separati dagli altri. Secondo la mia prospettiva questa è chiaramente una nuova forma di razzismo che, se motivata dalla volontà di facilitare i rapporti tra i due africani e abbattere il loro sentimento di solitudine, dall’altra li allontana doppiamente e in maniera ancor più grave dall’intero tessuto sociale della classe.

Il fenomeno di ghettizzazione per motivi di carattere razziali contenuto nel racconto “Italiano non italiano” fa senz’altro riflettere, perché in questa circostanza il sentimento di estraniamento e di non-coesione nel gruppo è ulteriormente accentuato per motivazioni di colore della pelle. Il finale del racconto di certo non getta luce troppo positiva in quanto, se è vero che il giovane farà conoscenza con una ragazza, anch’essa di colore, e i due diventeranno vicini di banco e quindi nessuno dei due sperimenterà più da solo la sofferenza per l’emarginazione, va anche detto che questa è una felicità surrogata, o addirittura una felicità che non è tale in quanto spetterebbe all’insegnante facilitare l’inserzione dei due “diversi” nel tessuto della classe non permettendo un ulteriore caso di esclusione e separazione dalla stessa acconsentendo al fatto di tenerli vicini tra loro e separati dagli altri. Secondo la mia prospettiva questa è chiaramente una nuova forma di razzismo che, se motivata dalla volontà di facilitare i rapporti tra i due africani e abbattere il loro sentimento di solitudine, dall’altra li allontana doppiamente e in maniera ancor più grave dall’intero tessuto sociale della classe.

Un libro forte, ma necessario, attuale e vero del quale la letteratura ha di certo bisogno per riflettere con attenzione su quelle che sembrano essere a-normalità e dunque manifestazioni da denigrare, annullare e violentare e che, invece, rappresentano semplici varianti al nostro concetto di normalità. Chiaramente la scuola e la figura dell’insegnante è centrale nel percorso di crescita del ragazzo e nella sua presa di coscienza nei confronti del suo ruolo sociale, ma l’autrice è attenta nel calcare la mano su quanto sia la famiglia la prima detentrice dell’educazione, del calore e del rispetto verso gli altri.

 

Lorenzo Spurio

 Jesi, 2 Febbraio 2014

E’ uscito “Battiti d’ali nel mondo delle favole” di Sandra Carresi e Michele Desiderato

BATTITI D’ALI NEL MONDO DELLE FAVOLE

DI SANDRA CARRESI E MICHELE DESIDERATO

 

 

Comunicato Stampa 

 

Battiti d’ali nel mondo delle favole è la recente pubblicazione di Sandra Carresi, poetessa e scrittrice fiorentina, e del pugliese Michele Desiderato. La Carresi non è nuova a pubblicazioni a “quattro mani”, con le quali comparte un progetto di scrittura con un altro autore. A Gennaio di quest’anno, infatti, ha pubblicato una fortunata raccolta di racconti dal titolo Ritorno ad Ancona e altre storie (Lettere Animate Editore) scritta congiuntamente con Lorenzo Spurio, scrittore di origini marchigiane. Con questa opera i due autori sono risultati finalisti al Premio Letterario Europeo “Massa Città Fiabescha di Mare e di Marmo”.

Battiti d’ali nel mondo delle favole è una ricca silloge di racconti favolistici, chimerici che traggono molto dalla letteratura popolare della fiaba ma che pure hanno sempre qualcosa che li lega alla nostra contemporaneità. La poetessa Lucia Bonanni nella prefazione ha osservato: «In questi “Battiti d’Ali” non ci sono né principi né cavalieri, né ragazze mela e regine scontente, e neanche castelli fatati e casette di cioccolata, come non ci sono fate che coltivano prezzemolo o vènti di tramontana che elargiscono doni nel modo solito di intendere le fiabe. Nella tematica dei due autori simili personaggi hanno attuato una solida trasmigrazione in quella che è la vita di tutti i giorni, assumendo le sembianze umane e comportamenti riconoscibili in ciascuno di noi».

Sono racconti ideati e diretti a un pubblico essenzialmente giovane, che si appresta alla letteratura per la prima volta. L’intero libro e’ inoltre arricchito da una serie di disegni fatti da Michela Del Degan.

L’opera è editata da TraccePerLaMeta Edizioni, casa editrice dell’omonima Associazione Culturale nata nel Gennaio 2012 e all’interno della quale la Carresi ricopre l’incarico di vice-presidente, oltre che referente per la regione Toscana. L’opera, la prima dell’editoria di TraccePerLaMeta, esce nella Collana Smeraldo – Libri per ragazzi.

Il libro può essere ordinato e acquistato da subito mediante e-mail alla casa editrice TraccePerLaMeta (info@tracceperlameta.org) e a partire dalle prossime settimane su qualsiasi vetrina online di libri (Ibs, Dea Store, Librería Universitaria,..).

 

 

SCHEDA DEL LIBRO

 

Titolo: Battiti d’ali nel mondo delle favole

Autori: Sandra Carresi – Michele Desiderato

Prefazione: a cura di Lucia Bonanni

Postfazione: a cura di Monica Fantaci

Quarta di copertina: a cura di Mariagrazia Bellafiore

Casa Editrice: TraccePerLaMeta Edizioni, 2012

Collana: Smeraldo – Libri per ragazzi

ISBN: 978-88-907190-1-1

Pagine: 146

Costo: 10 €

 

Premio Wilde – Concorso Letterario Europeo – V Edizione – 2012

Premio Wilde
Concorso Letterario Europeo

Con il Patrocinio del Ministero della Cooperazione Internazionale e l’Integrazione dipartimento della Gioventù, Regione Lazio e Provincia di Roma
Bando Poesia a tema libero – V Edizione 2012

Art.1. La Dreams Entertainment Associazione Culturale Ricreativa Italiana, bandisce la 5° Edizione sezione Poesia a tema libero con scadenza alle ore 24:00 del 14 Ottobre 2012.

Art.2. La quota di iscrizione come contributo è di Euro 10,00 da versare in simultanea con l’invio dell’elaborato. Con l’elaborato e il modulo di iscrizione includere ricevuta di versamento (La Modulistica e le Modalità di iscrizione sono disponibili sul sito ufficiale http://www.premiowilde.eu).

Art.3. Al Premio possono partecipare autori italiani e stranieri ovunque residenti, con un’età minima di anni 16 sedici.

Art.4. Oggetto del concorso è la presentazione di una o max 3 poesie inedite (web incluso) e mai presentata/e ad un concorso di caratura nazionale, internazionale. In caso si desiderasse presentare più di un opera, moltiplicare il contributo di iscrizione al numero di opere presentate (1 poesia €10,00 – 2 poesie €20,00 – 3 pesie € 30,00. I testi possono essere in lingua italiana, in dialetto regionale, francese, tedesco, inglese. Nel caso di dialetti e o lingue estere includere traduzione in italiano. I testi non dovranno superare i 50 versi, con tolleranza di 5.

Art.5. Per iscrivere più opere utilizzare un solo modulo di iscrizione compilando gli appositi campi.

Art.6. La/le poesia/e può/possono pervenire mezzo posta elettronica, includendo come allegato la poesia/e, ricevuta di versamento quota di iscrizione e modulo di iscrizione all’indirizzo:info@premiowilde.eu indicando nell’oggetto:
PREMIO WILDE SEZ. POESIA TEMA LIBERO 011. L’elaborato deve essere in formato Word recante in alto: Nome e Cognome, indirizzo, E-mail e telefono dell’autore. Usare font leggibili di grandezza variabile da 10 a 14.
Oppure
Posta prioritaria,  includendo nella busta stampa cartacea dell’opera/e, ricevuta di versamento quota di iscrizione e modulo di iscrizione. La/e poesia/e deve avere in alto: Nome e Cognome, indirizzo, E-mail e telefono dell’autore. Nel caso di più opere un foglio, una poesia con i dati identificativi. Usare font leggibili di grandezza variabile da 10 a 14.
Indirizzo: PREMIO WILDE POESIA A TEMA LIBERO 011 c/o DREAMS ENTERTAINMENT VIA G.B. VIOTTI, 16 13100 VERCELLI.
Le opere prive dei dati identificativi e le iscrizioni incomplete della documentazione richiesta verranno escluse dal Concorso.
Nel caso di più opere presentare gli elaborati in modo contraddistinto; un foglio, una poesia.
Non inviare Raccomandate, Posta celere, etc.

Art.7. Non inviare doppioni. Se viene inviata la candidatura mezzo E-mail non deve essere rinviata mezzo Poste e/o viceversa.

Art.8. Tra tutte le opere pervenute la commissione della Dreams Entertainment provvederà a selezionarne 150. Le opere affronteranno una prima valutazione al loro arrivo in segreteria; alla chiusura del bando la commissione rivaglierà le 150 opere distintesi in prima battuta per selezionare le 50 che andranno in finale che la giuria esterna valuterà per i tre premi assoluti, concorrendo inoltre per i premi speciali. Le cento opere escluse per i premi assoluti, concorreranno ugualmente per uno dei premi speciali.

Art. 9. Tra le 50 opere in finale, la giuria stabilirà una graduatoria per i primi 3 tre piazzamenti con i seguenti premi:
1° Premio: Pubblicazione di una raccolta di poesie da concordare con l’autore + 40 copie + Pergamena;
2° /3° Premio: Chrystal Award + Pergamena;
4°/in poi: Attestato di partecipazione.

Art.10. La Dreams Entertainment tra tutte le opere pervenute attribuirà dei Premi Speciali.
Tra i premi Speciali verrà attribuito:
– Premio Speciale del Ministero per la cooperazione internazionale e l’integrazione Dipartimento della Gioventù riservato ad un opera ritenuta particolarmente meritevole di autore/trice under 25 anni.
– Premio Speciale Dreams Entertainment con pergamena + sito internet personalizzato composto da 6 pagine (valore commerciale oltre €500,00). I file del sito vengono inviati su CD pronti per la messa on line, salvo accordi diversi presi con il vincitore. Le imposte fisse: spazio web e nome a dominio esclusi dal premio).

Art.11. All’evento di presentazione e premiazione che avverrà in data 01 dicembre 2012 è gradita la presenza degli autori finalisti previa conferma. Tutti coloro che fossero impossibilitati a presenziare pergiustificato motivo, il Premio attribuito verrà spedito agli indirizzi indicati sull’iscrizione, con contributo spese di Euro 5,00 in francobolli da inviare successivamente.

Art.12. La location di dove avverrà la premiazione con relative specifiche, verrà comunicata a tutti gli iscritti al concorso e resa pubblica sul sito ufficiale del Concorso Europeo http://www.premiowilde.eu entro il03 settembre 2012.

Art.13. I posizionamenti relativi alla finale, saranno pubblicati sul sito http://www.premiowilde.eu entro il 03 novembre 2012.

Art.14. I concorrenti si impegnano a non pretendere compensi di sorta per la pubblicazione su riviste, giornali, per l’utilizzo foto cine-televisivo volto a promuovere il concorso.

Art.15. I partecipanti prendendo parte al Concorso dichiarando sotto la propria responsabilità che l’opera è frutto di loro fantasia e sollevano gli organizzatori e i partners da ogni responsabilità per danni e conseguenze dirette e indirette.

Art.16. Le opere inviate non verranno restituite. Verranno ammesse le buste dopo la data di scadenza recante timbro con data di spedizione non posticipata al 07 Ottobre 2011. Qualora giungesse l’iscrizione oltre termine massimo la quota di iscrizione viene trattenuta come costi di segreteria.

Art.17. Il giudizio della giuria è insindacabile e inappellabile. I nominativi dei membri verranno resi noti in data di premiazione.

“Battiti d’ali nel mondo delle favole” di Sandra Carresi e Michele Desiderato, recensione di Monica Fantaci

Battiti d’ali nel mondo delle favole
di Sandra Carresi e Michele Desiderato
Ilmiolibro, 2009
pp. 64

Recensione a cura di Monica Fantaci

La letteratura dell’infanzia ha sempre accompagnato l’essere umano nella crescita, lo ha avviato al piacere e al gusto per la lettura, a comprendere che oltre la realtà può esistere il mondo della fantasia, fatta di sogni e nuove prospettive, di personaggi e antagonisti. I testi per l’infanzia hanno modo di dare un messaggio morale al piccolo lettore e/o ascoltatore che, anche se viene letto e definito in un’opera dove tutto è finzione, può essere applicato al reale.
La favola permette al bambino di capire meglio, attraverso i personaggi, qual è il comportamento corretto e quale quello scorretto, alla fine di ogni storia viene esplicitato l’atteggiamento etico che il piccolo dovrà seguire lungo il corso della sua vita.
Nel libro di Carresi e Desiderato ci si immerge nella letteratura per l’infanzia, ricca di sfumature e invenzioni, dove gli accadimenti vengono narrati in maniera del tutto naturale, utilizzando un linguaggio pratico, alla portata di tutti.
Il lettore si renderà conto della precisazione dei luoghi, dei particolari di ogni narrazione, della tematica attuale, ad esempio nella prima favola presente nel testo “Una fermata utile a Middeltown” si menzionano un centro commerciale e la tecnologia, dando modo di render chiare le intenzioni di questi racconti, inoltre si evince che ognuno di essi sono frutto di una realtà modificata, come si volesse sottolineare che oggigiorno la finzione prende il sopravvento sul reale, storpiandolo quasi spontaneamente.
L’ingegno personale degli autori è una forza che garantisce la sequenzialità degli eventi, che mutano, che generano sempre nuovi comportamenti e iniziative, i personaggi sono ben ancorati nel loro ruolo, ciò che accade ad ognuno di loro viene discusso in modo dettagliato, identificando bene l’intreccio, una parte che nella favola interessa maggiormente e che dà un significato decisivo a tutto il componimento letterario, trascinando lo scrittore, e successivamente il lettore, verso la conclusione etica, il vero scopo di ogni vicenda delle favole.
Le tematiche si susseguono in ogni storia e sono sempre differenti, si parla di giusta alimentazione, della paura e del modo per eliminarla, di avventura, dell’importanza della famiglia…
I “Battiti d’ali nel mondo delle favole” sono battiti di vita della letteratura per l’infanzia che, grazie alla sua moralità, entra a far parte della quotidianità.

a cura di Monica Fantaci

QUESTA RECENSIONE VIENE PUBBLICATA SU QUESTO SPAZIO PER GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE.

Presentazione del romanzo di Luca Rachetta, “La setta dei giovani vecchi”

COMUNICATO STAMPA

DAL COMUNE DI SENIGALLIA (ANCONA)


Venerdì 9 dicembre 2011

alle ore 21.15

presso la Saladel Trono del Palazzo Ducale di Senigallia

si terrà, con il patrocinio della locale amministrazione, la presentazione dell’ultimo libro di Luca Rachetta dal titolo La setta dei giovani vecchi, pubblicato per i tipi della Edizioni Creativa.

Luca Rachetta, che ha già dato alle stampe il saggio Vitaliano Brancati. La realtà svelata, le raccolte di racconti Dove sbiadisce il sentiero e La teoria dell’elastico, il racconto lungo La torre di Silvano,  il romanzo La guerra degli Scipioni e l’ebook La missione di San Silvestro, propone questa volta il romanzo La setta dei giovani vecchi, a proposito del quale il critico e prefatore del volume Gian Paolo Grattarola ha scritto: “La setta dei giovani vecchi è la storia di un’epoca e dei suoi riflessi sulle aspirazioni di avanzamento nella professione come nella carriera politica, sui desideri di riconoscimento al merito come alla dignità dei sentimenti, nutriti da un gruppo di quarantenni frustrati. Uomini gonfi di sogni e di solitudine, disperati e imprevedibili. Un libro in cui Luca Rachetta conserva l’ironia caricaturale e l’umorismo di sempre, ma dove contenutisticamente il dettato passa da una divertita situazione osservata alla denuncia di una condizione profondamente sofferta.”

L’incontro, sostenuto da Edizioni Creativa-Dissensi Edizioni e dall’Associazione Culturale “Semi Neri”, si aprirà con l’intervento di Gian Paolo Grattarola, cui seguirà l’intervista all’Autore condotta da Fabrizio Chiappetti. A Mauro Pierfederici sarà invece affidata la lettura di alcuni passi dell’opera, accompagnata nell’occasione dall’arpa di Lucia Galli, che interpreterà motivi della tradizione popolare celtica. In conclusione Luca Rachetta accoglierà gli eventuali commenti e risponderà alle domande del pubblico.