Die Päpstin / La Papessa (2009)

Il film narra una delle leggende meno note che concernono la storia papale e prende in considerazione l’elezione al soglio pontificio di una donna sotto mentite spoglie che, addirittura, rimane incinta e partorisce un figlio morto[1]. Il film è basato sul romanzo Pope Joan (1996) della scrittrice americana Donna Woolfolk Cross. Vediamo prima che cosa narra la leggenda e poi come la storia è stata trasposta nel recente film. La storiografia pontificia ha parlato dei vari papi, degli antipapi e anche dei doppi papi del periodo tradizionalmente noto come cattività Avignonese. In pochi si sono occupati della papessa Giovanni che, a tutt’oggi, viene considerata come una vera e propria leggenda popolare. Questo significa che non ci sono abbastanza elementi per considerare la storia vera. La leggenda narra che una volta scoperta la gravidanza della donna il popolo la ripudiò così come i vari vescovi romani. Venne fatta legare a un cavallo in corsa per le vie di Roma e poi lapidata dal popolo. Secondo altre varianti invece la papessa sarebbe morta durante il parto. Il nome che Giovanna utilizzò (Giovanni VIII) venne in seguito utilizzato da un altro papa.

Secondo la storiografia ufficiale papa Sergio II regnò dall’844 all’847 e fu seguito da papa Leone IV che regnò dall’847 all’855 e quest’ultimo da papa Benedetto III che regnò dall’855 all’858. Secondo la leggenda la papessa avrebbe regnato per un periodo di tempo che va dall’835 all’855, sostanzialmente improbabile se decidiamo di rifarci alla storiografia ufficiale.   Ritorniamo al film. Giovanna  (Johanna Wokalek) nasce a Ingelheim nel 814 d.C. da una famiglia molto povera. Il padre è austero, violento e cresce la famiglia secondo un severissimo insegnamento cristiano. Dopo la morte del primogenito è intenzionato a mandare il secondogenito a studiare nella scuola-cattedrale di Dorstadt ma questi sembra essere poco propenso mentre la sorella Giovanna è particolarmente adatta: ha imparato a leggere e scrivere segretamente da suo padre e conosce i testi sacri. Così entrambi riescono a entrare nella scuola-cattedrale; la gran parte dei nobili e dei religiosi che gravitano a Dorstadt vedono di cattivo occhio la presenza di una ragazza all’interno di quell’istituto religioso.  Essendo ancora piccola e non essendoci spazi destinati alle donne nella scuola-cattedrale, Giovanna viene affidata alle cure del conte Gerold (David Wenham), un nobile alla corte del vescovo. Giovanna crescerà con lui e con la sua famiglia e dopo un’iniziale amicizia con Gerold la ragazza s’innamora del nobile. Intanto il conte Gerold deve lasciare il vescovado per la guerra di successione al trono di Carlo Magno e così i due si separano. A questo punto Giovanna decide di travestirsi da uomo, assumendo l’identità di fratello Johannes Anglicus (che in latino significa Giovanni l’Inglese) ed entra come monaco nell’abbazia di Fulda.

In seguito ad un viaggio-pellegrinaggio a Roma, Giovanna, considerato un monaco dalle doti quasi miracolose per aver guarito una donna dalla peste, viene chiamata per guarire papa Sergio II (John Goodman) che è malato. La prima immagine che abbiamo del pontefice è quella di un uomo violento, corrotto, solo intenzionato a bere vino e sempre sdraiato sul suo letto regale a causa della sua malattia. Giovanna stabilisce per lui una nuova alimentazione basata a verdure e acqua negando al Pontefice di continuare a bere il vino. Alla corte pontificia riesce a mantenere il segreto della sua identità. L’ambiente che circonda il Pontefice è ampiamente corrotto e degradato e il nomenclatore Anastasio (Anatole Taubman), una sorta di portavoce scelto, di fatto maneggia completamente questioni economiche secondo le sue volontà. Una volta resosi conto dello sbaglio di essersi fidato per troppo tempo di Anastasio, il papa affida a Giovanna l’incarico di nomenclatore. Intanto per Giovanna si presenta l’occasione per rincontrarsi con il conte Gerold e si abbandona a una notte d’amore con lui. Le condizioni del papa peggiorano o, più probabilmente come vuol far suggerire il film, il pontefice muore a seguito di uno dei tanti cavamenti di sangue che Giovanna non aveva mai approvato. L’elezione al soglio pontificio non avviene con un conclave, un’assemblea di cardinali che si riuniscono segretamente, come accade oramai da vari secoli ma in maniera aperta dinanzi al popolo. Qualche religioso propone un candidato esaltandone le capacità, le grandezze, le doti e il passato glorioso della sua stirpe e si continua così, per acclamazione, finché non si giunge a una decisione congiunta. In quella sede un religioso nomina come candidato Giovanni Anglicus, Giovanna, che alla fine viene eletto come nuovo pontefice.

Il pontificato di Giovanna si caratterizza per essere molto attento alle problematiche del popolo, con la concessione di varie delibere e la proposta d’istituzione di una scuola religiosa femminile. E’ un pontificato estremamente innovativo e progressivo che si caratterizza per una serie di innovazioni scarsamente apprezzate dalla cerchia di vescovi ancora troppo conservatori e tradizionalisti. Durante la processione di Pasqua, il conte Gerold, nominato da Giovanna capo del corpo armato papale, è impegnato a difendersi in una serie di scontri corpo a corpo con alcuni uomini probabilmente ingaggiati dal potente e cinico Anastasio. Mentre Gerold muore trafitto da una lama, la papessa Giovanna scende affannosamente dal suo cocchio papale accasciandosi a terra. Muore dissanguata a seguito di un aborto spontaneo o, se vogliamo essere più romantici, per la rottura del cuore dovuta alla morte del suo amante. L’ampia opera storiografica scritta da Anastasio su tutti i papi della storia e priva della scheda biografica della papessa Giovanna viene completata da una religiosa donna che, grazie all’aperture e alle innovazioni nella chiesa promosse da Giovanna, può finalmente mostrarsi senza travestimenti. Un’interessante e affascinante film che ci trasporta in scenari pre-medievali e in cui la chiesa papale non era ancora così strutturata ed organizzata come siamo soliti intenderla. I colori giocano un ruolo importante per l’intero film: il verde della brughiera e dei boschi che domina durante l’infanzia di Giovanna, il nero del mantello benedettino e poi l’oro, il verde acceso, il viola, l’arancione lucente delle vesti dei vescovi e di papa Sergio II fino alle vesti papali da lei indossate, il sangue del suo amante Gerold e il suo per la perdita del bambino.  

http://www.cineasten.de/filme/die-paepstin.html

LORENZO SPURIO

15-06-2011

[1] In realtà non si tratta del primo film che affronta questa vicenda infatti nel 1972 il regista Michael Anderson produsse il film La papessa Giovanna che uscì con il titolo originale di Pope Joan. Nel film l’imbizzarrimento del cavallo che portava il cocchio pontificio causò un grave incidente nel quale la papessa ebbe un parto prematuro. Scoperto il segreto Giovanna venne fatta oggetto delle violenze decise dai vescovi che fecero trascinare Giovanna per i piedi di un cavallo per le strade di Roma e infine lasciata morire per lapidazione dalla folla romana.

La disperazione controllata in La stanza del figlio (2001)

Il film La stanza del figlio (regia di Nanni Moretti, 2001) è un film pervaso da un’atmosfera cupa e pesante che presenta rarissimi momenti felici e che pure si conclude lasciando l’amaro in bocca. La storia è molto semplice, è la storia di una famiglia del ceto medio che viene stroncata dal dolore per la morte improvvisa di un suo componente, il figlio.

Il clima di morte che si instaura in casa e che porta alla continua rievocazione di ricordi e insieme alla nascita di un certo rimorso del padre del ragazzo sostengono l’intera storia.

Giovanni, il padre di famiglia, è uno psicanalista che ci viene mostrato in numerosi  spezzoni di consulti e di analisi sui suoi pazienti. In questo ambito fuoriesce un’umanità fortemente depressa, malata, distorta e inquieta. C’è chi è ossessionato dal tempo, dalle date e dalle ore, chi è dominato da impulsi sessuali che lo portano a frequentare continuamente prostitute e chi sostiene che Giovanni è un analista troppo freddo e distante e quindi vorrebbe smettere la terapia con lui ed iniziarla con un altro, perseverando però a ritornare da lui.  Con questi brevi squarci il personaggio di Giovanni, interpretato da Nanni Moretti, ci fornisce una significativa gamma di inquietudini e fissazioni umane che il dottore cerca appunto di guarire con la psicanalisi.

Tra di loro un paziente dalla personalità instabile, interpretato da Silvio Orlando, comunica puntualmente a Giovanni il suo desiderio di farla finita e di volersi suicidare. E’ proprio da lui che Giovanni, perché chiamato d’urgenza, si reca il giorno che poi il figlio perderà la vita in un’immersione subacquea. Il paziente che prima aveva tanto invocato la morte paradossalmente gli comunica la sua paura di morire dopo aver scoperto di aver un tumore al polmone.

Al ritorno a casa Giovanni apprende la notizia della morte del figlio e da quel momento la famiglia vive nel dolore e lentamente cerca di ristabilire una vita equilibrata sempre nel ricordo del figlio morto.

Intanto le sedute psicanalitiche di Giovanni si fanno più difficili, è teso, pensieroso e non riesce più a concentrarsi per poter migliorare la salute degli altri in un momento in cui lui è il più vulnerabile e depresso. Decide di lasciare il suo lavoro e i suoi pazienti più affezionati reagiscono in maniera molto diversa al suo abbandono: la signora ossessionata del tempo prenderà un appuntamento con lui quando ritornerà a lavorare ma lui gli fa notare che probabilmente non ritornerà più a fare quel tipo di lavoro, lo psicopatico ossessionato dal sesso si mostra violento perché si sente tradito dal dottore e ora,privato di lui, non saprà più come fare mentre il paziente con il tumore gli rivela che sarebbe stato lui a smettere di andare da lui perché, terminati gli istinti omicidi, si è attaccato alla vita e vuole combattere contro il tumore. Capiamo cioè che la terapia dei vari pazienti viene fermata bruscamente dal dottore in un momento in cui i pazienti non sono ancora giunti a un miglioramento della loro salute.

La storia è ambientata nella città di Ancona, ci sono varie scene in cui Giovanni si reca a correre nel lungo porto dal quale si intravede la cattedrale di San Ciriaco, si vede il viale della Vittoria e del mare sottostante al Passetto da dove il figlio parte su di un gommone per l’immersione che poi si rivelerà mortale, si fa riferimento a piazza Cavour e altri spazi del capoluogo dorico. La città di Ancona con la sua conformazione fatta di colli, di discese e di mare, contribuisce ad accrescere questo senso di progressivo soffocamento e chiusura e a delineare uno spazio asfissiante, difficile da vivere.

Nel finale del film Andrea, il figlio morto, riceve una lettera che la madre aprirà e leggerà. La missiva è scritta da una certa Arianna, ragazza che suo figlio aveva conosciuto poco tempo prima. Per la famiglia si tratta di un segno della continua presenza del figlio in quella casa. La famiglia cerca di mettersi in contatto con la ragazza perché vorrebbe conoscerla; al telefono le comunicano la morte di Andrea e qualche tempo dopo questa va a fargli visita. La ragazza chiede ai genitori di Andrea di poter vedere la sua stanza che il ragazzo aveva immortalato in alcuni scatti che poi le aveva mandato. La stanza è rimasta identica a quelle fotografie. Come segno di riconoscenza ad Arianna per aver permesso di tener vivo ancora il ricordo di Andrea, la famiglia decide di accompagnarla di notte in Francia dove la ragazza era diretta assieme ad un suo amico. Il film si conclude con padre, madre e figlia, dominati dal senso di tristezza e solitudine che pervade nel film che camminano su un’anonima spiaggia in una città di confine con la frontiera francese.

A mio modo di vedere la conclusione del film con l’introduzione del personaggio di Arianna è un finale posticcio che serve a Moretti per dare una svolta alla storia. Tuttavia alla fine resta l’amaro in bocca per una storia di morte che ha segnato per sempre la vita di varie persone. E’ un finale aperto che pure ci lascia dei dubbi: Giovanni tornerà a fare lo psicanalista? Il paziente dopo aver vinto la sua battaglia contro la sua debole personalità che prima lo portava ad avere istinti suicidi, riuscirà a salvarsi dal tumore al polmone?  Giovanni riuscirà a combattere il rimorso infondato che lo lega alla morte del figlio? Ma soprattutto, possono inquietudini, depressioni e manie come quelle esposte allo psicanalista durante le sedute guarire completamente? E’ un film ampiamente drammatico che non consiglio a coloro che già si trovano in uno stato di debolezza né a persone particolarmente facili al lasciarsi contaminare da tragedie familiari televisive.

LORENZO SPURIO

21-04-2011

Un sito WordPress.com.

Su ↑