“Duecento anni d’Infinito” a cura di Cinzia Baldazzi a Umbria Libri

Il libro “Duecento anni d’Infinito”, dedicato al bicentenario dell’idillio leopardiano (1819-2019), curato da Cinzia Baldazzi e Maurizio Pochesci sarà presente alla 25° edizione di Umbria Libri a Perugia, dal 3 al 6 ottobre, nello stand di Intermedia Edizioni.

La casa editrice parteciperà, infatti, alla rassegna promossa dalla Regione Umbria con i volumi editi nell’ultimo anno.

«Umbria Libri rappresenta un momento di incontro e di confronto di primo livello per chi si occupa di editoria e di cultura», ha spiegato l’editrice Isabella Gambini: «I titoli di Intermedia edizioni di questo 2019 riguardano l’attualità, la saggistica, ma anche il romanzo e la poesia. Puntare su un libro è sempre una scelta vincente».

Duecento anni de “L’Infinito”: l’antologia di poesie e quadri a cura di C. Baldazzi e M. Pochesci

download.jpgDuecento anni fa il ventunenne Giacomo Leopardi completava “L’infinito”, quindici endecasillabi sciolti destinati a diventare tra i brani più celebri della letteratura italiana.

A distanza di due secoli, quarantasette poeti e quattordici artisti contemporanei, da ogni parte d’Italia, ne hanno rielaborato, ciascuno a proprio modo, le suggestioni, rendendo omaggio al canto leopardiano sulla pagina e sulla tela, attraverso poesie e quadri.

È nato così “Duecento anni d’Infinito”, antologia curata da Cinzia Baldazzi, critico letterario, e Maurizio Pochesci, curatore d’arte, e pubblicato da Intermedia Edizioni di Orvieto (pp. 150, € 12).

Il volume allinea novantaquattro poesie e quattordici tavole a colori: testimonianze tutte della vitalità e della potenza, della passione e dell’eleganza di un complesso di versi giunto intatto ai giorni nostri, capace ancora di ispirare strofe, suggerire echi e risonanze, alimentare composizioni figurative e tracce astratte. Un “infinito”, insomma, oggi più che mai “presente”.

La prima uscita ufficiale del libro è avvenuta il 18 maggio scorso a Lugnano in Teverina all’interno della manifestazione “Fili diVersi e Infiniti”, realizzata nell’ambito del Maggio dei Libri, curata della locale amministrazione comunale e dal Premio Letterario Città di Lugnano, in collaborazione con Intermedia Edizioni.

Per la metà di settembre è prevista a Roma una presentazione con l’intervento di poeti da tutta Italia.

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Nota introduttiva

Duecento anni orsono, forse in primavera, il ventunenne Giacomo Leopardi completava L’infinito, quindici endecasillabi sciolti destinati a diventare tra i brani più celebri della letteratura italiana. I versi scritti a Recanati avanzano dunque da due secoli tra l’immaginario collettivo per giungere intatti ai giorni nostri, lontani dall’oblio, mai sfiorati dall’ovvio, imparati a memoria, tradotti nelle maggiori lingue del pianeta. Mai la critica letteraria ha trascurato esegesi dotte e commenti puntuali, sempre il mondo della cultura ne ha coltivato la memoria, ininterrottamente le istituzioni scolastiche li hanno collocati in posizione di primo piano. Persino i mezzi di comunicazione di massa, l’industria culturale e la pubblicità li hanno accolti in forme parafrasate, a volte distorte, ma con un fondo di trasporto e rispetto.

Oggi, a distanza di molti anni, quarantasette poeti e quattordici artisti contemporanei, da ogni parte d’Italia, hanno rielaborato, ciascuno a proprio modo, le suggestioni dell’Infinito, rendendo omaggio al canto leopardiano sulla pagina e sulla tela, in poesia e in pittura. Alcuni hanno tratto ispirazione dalla struttura del lessico, dall’impronta biografica dell’autore, dai luoghi originari e dall’incontro di essi con la fantasia di un hic et nunc a se stante; altri hanno reso tributo al grande recanatese scovando echi e risonanze di quel sublime mondo interiore; l’attenzione alla scrittura ha accomunato le composizioni in metri classici e l’utilizzo del verso libero; la potenza del canto ha nutrito estrose sfumature figurative e ispirato complesse tracce astratte.

Testimonianze tutte, in ogni caso, della vitalità e della potenza, della passione e dell’eleganza, di un “infinito” oggi più che mai “presente”: e non solo perché non ha termine, ma soprattutto in quanto è sempre lì a iniziare di nuovo, senza sosta. (c.b., m.p.)

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Poeti antologizzati (in ordine alfabetico):

Elvio ANGELETTI, Sandro ANGELUCCI, Saveria BALBI, Maria Luisa BANDIERA, Roberto BENATTI, Donatella CALÌ, Nunzio CAMMARIERE, Fiammetta CAMPIONE, Paola CAPOCELLI, Annalena CIMINO, Alessandra COSTANZO, Gianfranco CURABBA, Antonio DAMIANO, Alessandra DE MICHELE, Giorgio DELLO, Umberto Donato DI PIETRO, Simona FABBRIZIO, Alexandra FIRITA, Nicola FOTI, Cinzia GARGIULO, Graziano GISMONDI, Giuseppe GUIDOLIN, Rita LAGANÀ e Domenico SACCO, Andrea LEPONE, Nicolò LUCCARDI, Angelo MANCINI, MAPI, Roberto MASSARO, Maurizio MINNITI, Terry OLIVI, Nadia PASCUCCI, Maurizio POCHESCI, Patrizia PORTOGHESE, Pasquale REA MARTINO, Alessandro RISTORI, Rosanna SABATINI, Rosetta SACCHI, Carmelo SALVAGGIO, Concezio SALVI, Salvatore Armando SANTORO, Nando SCARMOZZINO, Otello SEMITI, Lorenzo SPURIO, Carla STAFFIERI, Mario Pino TOSCANO, Fabrizio TRAINITO, Daniela VIGLIANO.

Pittori antologizzati (in ordine alfabetico):

Mariarosaria ABBATE, Rossana BARTOLOZZI, Giampaolo BERTO, Donatella CALÌ, Mauro CAMPONESCHI, Alessandra DE MICHELE, Cesare ESPOSITO, Luciano FABBRIZIO,  Patrick PASSINI, Simona PICONE, Maurizio POCHESCI, Flavia POLVERINI, Marisa TAFI, Luciana ZACCARINI

Sabato 10 marzo a Cupramontana l’evento “Sei donna” con Elvio Angeletti

Sabato 10 marzo alle 17:30 presso la Sala del Consiglio comunale di Cupramontana (AN) si terrà “Sei donna”, un evento poetico voluto e organizzato dalla Associazione Culturale Euterpe di Jesi, durante il quale verrà presentato l’ultimo libro del poeta senigalliese Elvio Angeletti, Refoli di parole, pubblicato nel 2017 con la casa editrice Intermedia di Orvieto. […]

via Il poeta Elvio Angeletti a Cupramontana: poesia per la donna — Associazione Culturale Euterpe

“Ti porterò con me” di Silvana Stremiz, recensione di Lorenzo Spurio

Silvana Stemiz, Ti porterò con me / Te llevaré conmigo, Intermedia, Orvieto, 2016.

Recensione di Lorenzo Spurio

 Siamo attimi contorti

che s’intrecciano

in un unico sospiro. (84)

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Silvana Stremiz

Il percorso poetico di Silvana Stremiz, poetessa di origini friulane nata in Canada, è ormai consolidato da anni di pubblicazioni, partecipazioni a concorsi con lodevoli riconoscimenti nonché dalla organizzazione di iniziative antologiche con fini umanitari, tra cui un volume di poesie che raccoglie ben trentasette autori pubblicato nel 2012 e curato assieme a Barbara Brussa, volto a sostenere i terremotati del sisma dell’Emilia Romagna. Ha esordito nel 2007 con il volume La vita con i miei occhi (Aletti) e da lì l’itinerario della poetessa si è fatto capillare tanto da divenire instancabile, cesellato da una buona risma di commenti critici, interpretazioni ai suoi testi e conferimenti di premi per le sue innate doti creative. Il volume più recente, a circa dieci anni di distanza dal suo esordio come poetessa sulla carta stampata, s’intitola Ti porterò con me e contiene un cospicuo numero di liriche d’amore proposte in doppia lingua: in italiano e, a fronte, in spagnolo. Le traduzioni di Te llevaré conmigo, questo il titolo del libro in castigliano, sono state curate da validi esponenti della scena contemporanea tra cui Marisa Zedda, Monica Sturza, Raquel Ferrer Capella e la stimata poetessa naturalizzata madrilena Elisabetta Bagli, autrice dei volumi poetici Dietro lo sguardo (2013) e Voce (2015).

Nelle note critiche di apertura al volume, firmate da Matteo Tuveri e Isabella Gambini, responsabile di Intermedia Edizioni, casa editrice umbra che ha dato pubblicazione al libro della Stremiz, alcune parole chiave richiamano l’attenzione del lettore e veicolano già una data lettura nonché l’incamminamento ermeneutico del testo.

downloadCi troviamo dinanzi a poesie d’amore, pregne di sensualità e dove l’istintualità, ovvero il gesto spicciolo, autentico e non premeditato, domina sull’azione degli amanti. Le poesie si mostrano nella forma di attestazioni esplicite d’amore, invito ad abbattere le distanze e ad annullare i tempi, dichiarazioni di vivido trasporto, nonché esternazioni di sogni, incursioni nell’inconscio e addirittura nel proibito. La poetessa si svela verso dopo verso mettendosi in mostra come una donna profonda e romantica, che ha eretto l’Amore come legge morale, l’unica possibile al cuore.

Isabella Gambini pone, giustamente, l’attenzione su quegli “amori imperfetti” frequentemente richiamati dalla Stremiz in varie liriche ad intendere un amore totalizzante e radicato, viscerale e incommensurabile che si staglia al di là di problematiche, possibili differenze nonché evidenza di difetti, tanto da richiamare alcune immagini distinte e arcinote dei Sonetti shakesperiani.

L’amore, da concreto e carnale com’è in alcune liriche, viene allora a sublimarsi per diventare aereoso, metafisico, impalpabile in maniera concreta ma a suo modo universale e onnipresente. Si tratta di un sentimento che la Stremiz descrive con dolcezza e prestanza di linguaggio, a trasmettere con vivacità ed energia un vibrato sensuale che, pur discostandosi volutamente dall’erotico, ha comunque una buona componente di spasmo d’unione, aneliti di dominazione e spiriti d’offrirsi che fanno della sua poesia un atto di libertà e coscienza.

La partecipazione all’atto d’amore, ora sussurrato, ora esplicitato, si fa talvolta altisonante al punto da richiedere il ricorso a un linguaggio più concreto e di forma anti-lirica ad accentuare il desiderio d’unione e la necessità di completezza.

L’amore non è solo motivo originante delle poesie qui contenuto ma anche oggetto e finalità, a descrivere un tracciato sinusoidale di ampio chilometraggio dove anche la dimensione ludica di questo sentimento viene presa in considerazione.  

In questo canzoniere d’amore a unica voce, dove abbiamo, cioè, attestazione dell’amore da una delle due parti della coppia, il lettore potrà percepire un velato senso di estraneità dinanzi alla confessione di un universo talmente intimo. Questo non cozza con la volontà della donna che ha fatto dell’arte, del linguaggio poetico, la sua compagna più fedele ed efficace per dichiarare l’amore, lodare l’amato, riconoscere sé stessa in un amore che dà linfa ai giorni e fa raccogliere le stelle.  Un canto che, se può sembrare monocorde e a tratti possibile solo platonicamente, è in grado di tessere un inno alla vita, cogliendo i raggi più luminosi di un cuore raggiante che emana gioia e acuisce il desiderio dell’altro, a testimonianza di un amore che si vive e si crea in quell’alternanza e connubio irrazionale d’intenti taciuti.

Lorenzo Spurio

Jesi, 06-02-2017