E’ uscita l’antologia poetica del Memorial Pablo Neruda organizzato a Firenze da TraccePerLaMeta e dalla rivista “Euterpe”

Gentilissimi,

cover nerudavi scrivo per informarvi che il volume antologico del Memorial Pablo Neruda al quale avete preso parte lo scorso settembre a Firenze, è stato stampato. Ci teniamo ad informarvi perché reputiamo che sia davvero un bel volume, ricco nei suoi contenuti che può servire come valido strumento per ricordare la piacevole serata che abbiamo trascorso insieme in onore del grande poeta cileno.

Il volume si apre con una mia prefazione e contiene altresì un commento alla poesia di Neruda scritto da Annamaria Pecoraro “Dulcinea” e una nota di postfazione a cura di Cristina Biolcati. Accompagnano inoltre i vostri testi, alcune liriche di Neruda proposte in doppia lingua (italiano-spagnolo).

Il volume ha prezzo di copertina fissato a 10€ a cui vanno aggiunti 4€ per le spese di spedizioni con sistema di invio tracciabile. A partire dalla terza copia, non si pagheranno le spese di spedizione secondo la modalità di seguito indicata:

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Sperando di aver fatto cosa gradita, allego la cover del volume antologico e resto a disposizione per qualsiasi richiesta o chiarimento.

lorenzo.spurio@alice.it – info@tracceperlameta.org 

Tre poesie di Rosaria Minosa con un commento di Lorenzo Spurio

Tre poesie di ROSARIA MINOSA

con un commento di LORENZO SPURIO

   

NOTTE  STELLATA

di Rosaria Minosa

  

In questa notte stellata….
Non esiste confine…. tra cielo…. terra…. mare
In questa notte stellata….
Solo le lucciole sono regine,
mentre i pesci sono padroni del Mare.
In questa notte stellata,
gli alberi…. cullano il mondo con i loro rami e le loro foglie,
mentre i fiori chiudono i loro petali
per raccogliere i sogni degli uomini.
In questa notte stellata….
La Luna ….
Osserva ogni creatura di Dio…. per dare loro pace.
In questa notte stellata….
Il mio pensiero
oltrepassa il confine dell’infinito.
Chiudo gli occhi…. e il mio cuore si riempie d’amore….
Affinché il giorno dopo…. io riesco a “DONARLO”.

 

 

 

CIELO

di Rosaria Minosa

 

Cielo ….
avvolgimi nel tuo “IMMENSO INFINITO”,
avvolgimi nel tuo “INFINITO DIVINO”.
Fammi cullare….
dalle tue amiche nuvole.
Cielo ….
inebria la mia mente….
affinché per un attimo  dimentichi “ IL MONDO”.
Cielo….
abbracciami per un attimo….
perché quando aprirò gli occhi….
quell’attimo…. diventerà “UN’ETERNITA’”.

  

                                                            

LETTERA DI UNA MAMMA

di Rosaria Minosa

  

I nostri sogni, si sono fermati quel maledetto giorno.
Uno squillo di telefono.. una corsa in ospedale.. tu.. eri già in sala operatoria
all’improvviso per me e tuo padre, non c’era luce.. non c’era sole.. non c’erano parole.. ma solo buio..fitto .. nero.
L’inferno era dentro di noi. L’inferno era attorno a noi.
Da quel momento, i secondi.. i minuti.. le ore.. i giorni, tutto sembrava andare lentamente. Il tempo si era fermato.
Tutto era immobile.. le persone.. l’aria, tutto ciò che era attorno a noi.
Solo l’attesa.. era viva. Attesa così lunga.. amara.. dolorosa.
Ti avevano tagliato la strada, non avevano rispettato lo stop, a me e tuo padre non interessava,
era importante, solo il tuo respiro, sentire la tua voce, sentirsi chiamare “mamma e papà”.
All’improvviso, mano nella mano, io e tuo padre abbiamo iniziato a camminare in una nuova strada.
I nostri sogni “distrutti”.
Vederci invecchiare assieme, tra le grida gioiose dei nostri nipoti. Vederti davanti all’altare con la tua “sposa”.
Sogni lontani.. sogni svaniti. La porta della sala operatoria si è aperta. Tu eri vivo, respiravi
era come se io e tuo padre, ti avessimo partorito in quell’istante “UN NUOVO FIGLIO”.
Io e tuo padre, mano nella mano, piano piano abbiamo dovuto conoscerti.
Il nostro futuro, il tuo futuro,
non sarà più di schiamazzi di bambini o vederti soffrire per le tue prime cotte.
Il nostro futuro, è fatto e sarà di piccoli gesti guardarti negli occhi, e cercare di cogliere il tuo primo sorriso.
Non possiamo più camminare assieme, le tue gambe non potranno più muoversi,
le tue braccia non potranno più abbracciarci, la tua bocca non dirà più “MAMMA E PAPA’”.
La nostra vita, la tua vita, va’ nello stesso binario. Il nostro treno non corre, ma procede adagio,lento.
La strada non è più scura, ma io e tuo padre riusciamo a vedere ogni giorno, un piccolo spiraglio di Luce.
Luce che è presente, anche quando la sera tutto tace, e il buio e il silenzio prendono il sopravvento.
Perché è quella “Luce”, che ci dà la forza e il coraggio, di dire
“DOMANI E’ UN ALTRO GIORNO”.

   

Commento di Lorenzo Spurio

 

E’ un compito difficile commentare tre poesie di un autore, soprattutto se a noi contemporaneo, se non si conosce il suo profilo umano e letterario e soprattutto, perché il commento potrebbe finire per risultare semplicistico o poco in linea con la sua reale poetica. Ad ogni modo tenterò di dare una mia interpretazione e lettura di tre poesie di Rosaria Minosa.

Delle tre liriche inviatemi mi sento di avvicinare le prime due “Cielo” e “Notte stellata” per la loro affinità concettuale che si evidenzia già dal titolo stesso: entrambe vedono l’io lirico con gli occhi puntati verso l’alto, verso il cielo. Nel primo caso non ci è data la determinazione temporale della giornata, non sappiamo se il cielo sia diurno o notturno (sembrerebbe diurno, perché si parla di nuvole), ma leggendo la lirica ci rendiamo ben presto conto che questo non ha molto senso ai fini del messaggio ivi contenuto.

In “Cielo” Rosaria Minosa utilizza una terminologia che oserei definire “panteistica” o addirittura “universalistica” in quanto fa riferimento a concetti/espressioni indefiniti: si parla, infatti, di ‘infinito’, ‘immenso’ ed ‘eternità’. Concetti che, se vogliamo, possiamo caratterizzare anche secondo una venatura religiosa in quanto ci si riferisce all’infinito chiamandolo “infinito divino”. C’è un senso di mistero e di sospensione in questa lirica in cui la poetessa sembra cercare nella natura sconfinata, soprattutto nella possenza dell’atmosfera, un abbraccio rincuorante (“Fammi cullare…/ dalle tue amiche nuvole”) che individua una velata fuga dalla realtà (le cui motivazioni, però, non vengono fornite al lettore). Il discorso lirico qui contenuto si realizza sul livello della temporalità impossibile da considerare e valutare perché imprecisa e sempre caratterizzata da un velo di infinito, ma dalla quale si evince il desiderio di trasformazione dell’attimo (il momento) in qualcosa di perpetuo (l’eternità).

Nella lirica “Notte stellata” si aggiungono i chiari segnali di una natura rigogliosa, presente e padrona del suo spazio (“Le lucciole sono regine”; “i pesci sono padroni del mare”) che sembra acquisire la sua autorevolezza indiscussa, però, solo di notte, quando le attività dell’uomo sono ferme. La lirica, maggiormente caratterizzata nella tinta cromatica delle immagini, ci fornisce un mondo che pensiamo essere buio (quello della notte) che, invece, è luminosissimo perché abitato dalla Luna, dalle stelle e addirittura dalle lucciole. Il sentimento universale che porta l’io lirico a riconoscersi e quasi a volersi liquefare nello scenario naturalistico dormiente, ma assai vivo, si chiarifica nel finale quando la poetessa appunta: “Chiudo gli occhi…e il mio cuore si riempie d’amore…/ Affinché il giorno dopo… io riesco a DONARLO”.

L’ultima poesia, “Lettera di una mamma” in realtà non è una vera poesia, ma una prosa, sebbene contenga elementi di alto lirismo dovuti all’andamento tragico ed empatico della vicenda in sé narrata (si osservi, infatti, il titolo in cui si dice “lettera”, genere che normalmente è di tendenza prosastica). Il contenuto è doloroso e struggente: una madre mette sulla carta la pena provata dal momento del grave incidente del figlio che da quel giorno sarà un vegetale e non potrà più muoversi né parlare. I sogni fatti e alimentati negli anni svaniscono come bolle di sapone e tutto si fa dolore: la speranza che il figlio si salvi da quell’incidente viene presto soppiantata dalla sua grave invalidità con la quale i genitori dovranno fare i conti giorno per giorno.

Dal giorno si passa alla notte, la luce si fa soffusa e sembra spegnersi per sempre facendo piombare il tutto nel buio se non fosse presente quel “piccolo spiraglio di Luce” che, forse, è figlio del baluardo della religione cattolica alla quale ci si può attaccare ancora di più in circostanze simili.

Il buio e il silenzio prendono il sopravvento”, ma la morte, immagine del buio e del silenzio totale, che viene allontanata dalla salvezza seppur a costo della grave invalidità, viene scalfita dai flebili bagliori di una speranza dolorosa, ma che va alimentata giorno per giorno: “Domani è un altro giorno” è la chiusa di questo strozzato canto d’amore e d’angoscia.

 

Lorenzo Spurio

 

Jesi, 28 Agosto 2013

Anna Scarpetta su “Le rime del cuore attraverso i passi dell’anima” di Annamaria Pecoraro

Le rime del cuore attraverso i passi dell’anima
Poesie di Dulcinea – Annamaria Pecoraro –
Editrice Lettere Animate – Collana Poetica –

                                        

                imagesLa poesia, di Dulcinea Annamaria Pecoraro, Le rime del cuore attraverso i passi dell’anima, Editrice Lettere Animate, vuole essere, essenzialmente, un dolce inno all’amore. A mio parere, tanti bei versi che parlano di veri, forti, sentimenti nei confronti della persona amata, verso cui ella rivolge molta fantasia e personale disponibilità, con un’apertura mentale davvero singolare. A dire il vero, ella,  dedica, con dedizione, il cuore e l’anima, con struggente, intensa, passione. Difatti nelle prime pagine del libro si legge,  con vivo piacere, nella poesia Amore: “Amore così grande ed indivisibile/che riesce a superar montagne/o a farle crollare. Amore infiamma, costruisce…/Amore s’incrocia per strani mezzi del destino. Amore dove mai avresti immaginato!”. (pag51).

                La poetessa, in effetti, riesce a definire l’amore in tanti modi, è un pregio per lei saperlo riconoscere o incrociare con il solo sguardo, intuendo, convinta, nella sua vita, un finale inaspettato, nella chiusura in un legame di vecchia data, avvenuto, forse, con effetto lacerante, come se ci fosse stato di mezzo lo zampino del destino. Ecco,  questo intende dirci, Annamaria, in tante diverse poesie, sia nello spirito che nei suoi reali contenuti,  anche se con lievi,  varie, sfumature. Sono certa che il grande tema di questo libro resta comunque l’amore come punto centrale di tutta la raccolta poetica. Ella ne dà una definizione molto più brillante e convincente in  Angelo caduto: “Sono qui, puoi sentire la mia voce/sono la tua luce e la tua oscurità./Ti sto aspettando…. Sei e sarai sempre /l’elisir della mia libertà”. (pag. 58).

                In sostanza, l’esaltazione di un amore, senza mai esagerare, che l’autrice  percepisce tra il buio del silenzio, o nella luce dei suoi giorni, resta così viva e presente nei sogni di ragazza, ancora fortemente innamorata. E, si sa, le ragazze di ogni società cercano, come nelle favole, di sognare il proprio amore con la loro fantasia, con le ali dell’immaginazione, cercando di volare in quei cieli e spazi che vanno oltre la normale realtà. La mia, minuziosa, osservazione m’induce a dire che l’intera raccolta poetica, di Annamaria Dulcinea, è particolarmente bella, e moltissimi versi intrecciano diverse visioni realistiche della vita, sia sul piano affettivo quanto espressivo. In concreto, poesie che sanno parlare di rose senza spine, quando gli occhi dell’amore non ne vedono; una particolarità a dir poco sorprendente, per chi, in passato,  ha dovuto conoscere cosa sia la vera sofferenza che lacera dentro costantemente. Ma, ella, nonostante tutto, riesce, in  taluni versi  ad essere anche un po’ ironica quanto cortese.

                Invero, nella  poesia Amor Cortese, ella, ha saputo plasmare congeniali versi  in una forma di respiro più incisivo, donando grazia e nobiltà all’immaginazione stessa, che s’apre  libera, luminosa di luce, come si legge in: “Messere mi accosto a voi/con virginale rossore/e quella sana dose di follia/che rende non vano il mio peregrinare/Terre deserte ed aride d’Amore/han percorso la mia anima/ e lo core leggiadro, nel sognare l’oasi, mira incantata Voi /Sentinella del mio errare/stella che guida ancora/e fa sperare/che lo destino abbia grandi progetti. Nonostante la stanchezza medito/come guerriera, attendo. Energizzo, nel dono del mio essere, la forza del coraggio, affondando con il sorriso, l’Alba.” (pag.65). A mio parere, questa magnifica poesia dice proprio tutto,  e non ha bisogno di alcun commento di come ella riesce a scrivere rime  col battito del cuore, attraverso i passi dell’anima.

            Non mi è stato difficile constatare che molte poesie parlano anche di altri temi sociali altrettanto interessanti, come: l’amicizia, la fraternità, l’amore per la patria e verso Cristo, nonché di marinai, di poeti. E, talune poesie, sono state già premiate in diversi autorevoli concorsi letterari e inserite in questa preziosa raccolta. Va osservato, tuttavia, che le rime del cuore della poetessa sembrano essere velate da una profonda tristezza e tanta amarezza, per un duro passato di sofferenza, probabilmente, al punto che, ella, fa fatica a superare, e  dimenticare. Ecco, dunque, che affiorano quei momenti che, inevitabilmente, impediscono al verso di essere più libero, per esprimere al meglio, con serenità, sentimenti altrettanto nuovi. A mio dire, sentimenti che potrebbero essere più inclini e congeniali di un talento, destinato a saper forgiare domani altri nuovi versi o novità in fatto di scrittura; probabilmente, con una  dialettica rinnovata più ricercata, mettendo a fuoco quella stessa forza di grandezza che ogni poeta nasconde dentro di sé.

                In effetti, in una sua speciale poesia: Milonga dell’Angel, ella asserisce con bravura:”… Il libero arbitrio, la lotta tra il il bene e male esplode/alla ricerca del suo applauso/Il finale è il resoconto del personale viaggio”(pag. 66)…” E’ vero, il male e il bene dentro di noi si combattono a vicenda in un afflato d’intenti, con troppe sfide continue, a volte avvincenti, travolgendo nell’insieme forti emozioni, che si plasmano con la sofferenza, ed è un arbitrio, visto sotto il profilo umano, e lo condivido, senza alcun dubbio. Va, comunque, un plauso alla poetessa che ha cercato di voler imprimere nei suoi versi questa reale sfaccettatura nella sua personale descrizione.  

                In conclusione, dopo un’attenta lettura, non sbaglierei dicendo che questo libro di Annamaria Dulcinea vuole essere un lungo cammino di chiarificazione dentro di sé, ovvero un processo liberatorio che adagio avanza gradualmente nell’inconscio della poetessa,  e che va delineandosi man mano per portare più luce e serenità nello spazio del suo immaginario, ma anche nella sua vita personale. Sicuramente, validi elementi necessari per poter guardare in avanti con più serenità, e scegliere così le varie opportunità, più vicine alle sue ambizioni, che siano in amore o in lavoro.

                La mia personale visione m’induce a valutare che l’autrice, in futuro, sia molto di più di questi versi forti e tenaci. Non risulta difficile, difatti, intravedere, in queste liriche, plasmate con fortezza e tenacità, un seguito di scelta più ampia, rispetto a quanto non abbia già dato o detto in precedenti sue novità, in fatto di scrittura. Mi viene di pensare, che a volte i suoi versi somigliano più a delle vere cordate di un alpinista tenace che spesso e volentieri si lancia a scalare una montagna. Io, personalmente, così intravedo l’inconscio di Annamaria, una vera forza instancabile, quasi inesauribile, pur di raggiungere una vetta o una mèta.

                Il suo animo, se pur ferito, in passato, io credo riuscirà ancora a percepire la grande spinta che va oltre l’innata sensibilità dei forti poeti, senza mai perdere di vista il punto luminoso del faro che sempre lampeggia di notte per orientare l’ingresso delle navi nel porto. In egual modo, credo, ella saprà farsi spazio e liberare la sua anima e portarla fuori dal magma di crudele sofferenza, per dedicasi ad altri nuovi versi diversi. Quel giorno sarà una ventata liberatoria, a differenza di quanto non stia già facendo, per tornare nuova, gioiosa della vita, amante dell’amore, dell’uomo che ama intensamente, con la voglia di ricominciare dalle ceneri del passato, per unire il suo canto alla Musa, che domani, dinanzi alla luce fresca dell’alba, le saprà ispirare tanti bei canti nobili e ammirevoli, così avvincenti, da sorprendere ancora i suoi fedeli lettori.

 

                                                                                                 Anna Scarpetta

 

 

LA PRESENTE RECENSIONE VIENE PUBBLICATA DIETRO GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE.

“I libri di Giuseppina Vinci, tra poesia, racconti e articoli d’attualità”, a cura di Lorenzo Spurio

I due libri di Giuseppina Vinci, tra poesia, racconti e articoli d’attualità

Recensione a cura di Lorenzo Spurio

 

La poesia più bella
è il ricordo.
(in “Un ricordo”, BDA, p. 26)
 
La tua vita
è una catena
ci tiene insieme la catena della memoria,
lei non sarà mai sepolta
mai si dissolverà.
Tutto è memoria.
(in “La memoria”, CELS, p. 30)

 

DSCF3031Solitamente riservo una recensione o commento a ogni libro singolo, ma questa volta mi sento di fare un’eccezione per varie ragioni, la prima delle quali è che ho letto i due libri di Giuseppina Vinci parallelamente e da essi ne ho tratto un significato e insegnamento molto importante e per lo più condivisibile. Giuseppina Vinci, è una docente di materie classiche al Liceo Classico Gorgia di Lentini, in provincia di Siracusa, e negli ultimi anni si è dedicata con attenzione e capacità alla scrittura. I generi che ha trattato sono molto diversi tra loro: si va dalla poesia al racconto, dal saggio letterario su opere/poesie della letteratura italiana e inglese, all’articolo di giornale. Il suo primo libro, Battito d’ali (Aletti Editore, 2010) è una silloge di poesie ed è la prima di queste a dare il titolo alla raccolta, in essa si legge:

 La natura ci ha donato le capacità

del sentire e del discernere,
appunto ali per viaggiare
nei sentimenti,
nei pensieri.
 
in “Battito d’ali”, p. 17.

 

In questa prima silloge, Giuseppina Vinci utilizza i versi e le azioni della natura (il battito d’ali, il fragore di un’onda, la forza del mare) per esprimere i concetti universali di carattere ontologico che da sempre interessano e disturbano l’essere: qual è il senso del vivere? Dove andremo a finire? Esiste la vita eterna?, questioni che in parte la poetessa riassume in maniera laconica in questi versi: “Niente rimane nel nulla/ ma tutto è legato all’eternità” (in “Tempo dell’attesa”, p. 25).

Il secondo libro, Chiara è la sera (Angelo Parisi Editore, 2012) si compone di racconti, poesie e articoli di giornale. La parte delle poesie si apre con un omaggio a un grande della letteratura inglese, Thomas Hardy, che la poetessa ricorda e celebra durante la visita della sua tomba: “Solo accanto a te ho pregato” (p. 21) e ad Hardy è indirettamente dedicata anche la poesia “Tess” dedicata all’omonima eroina del suo celebre romanzo: “Tess, creatura amata/ […] tutti siamo te!” (p. 39). Nella silloge di poesie precedente, invece, era contenuto un impareggiabile lode a Keats, uno dei più grandi poeti in assoluto della letteratura: “La tua arte per sempre/ nei nostri cuori vivrà” (p. 29), conclude Pina Vinci.

DSCF3033Molte le poesie dall’intento chiaramente sociale e civile come “Combatti” nella quale la poetessa intima il giovane e l’uomo d’oggi a combattere, a manifestare le sue idee, a non lasciarsi mettere i piedi in testa e non farsi abbindolare dai potenti che ricercano sempre più potere; lo sguardo è a tratti amaro (“la sciocca strada della vita”, p. 24), a tratti catastrofico (“il male trionfa”, p. 24) e in parte sottende a una filosofia esistenzialistica cupa ed estrema: “L’unica cosa certa è l’infelicità” (p. 17) con echi di Schopenahuer e Leopardi (si noti che al poeta romantico marchigiano è dedicata una poesia commemorativa intitolata “Recanati” nella quale si legge: “Recanati oggi/ devo renderti onore/ devo inchinarmi ai Suoi versi/ all’immortalità della Poesia/ alla Speranza della Poesia” (p. 37).

Chiari i riferimenti alla religione nei simboli dell’acqua, della tomba (“La tomba racchiude il tutto e il nulla”, p. 43), della cenere, del tempo che passa, nel Natale, e nel fascino della creazione di cui la poetessa parla in “Land’s end” (p. 34).

La poetessa celebra anche la sua terra d’origine, Lentini, celebre per i grandi natali di Gorgia e Jacopo e l’esorta a riaversi dal torpore nel quale è caduta e a risorgere: “Ritorna ai tuoi antichi splendori” (p. 22) è la chiusa di questa poesia.

I racconti sono accomunati dalla loro brevità e al contempo dalla ricchezza dei sentimenti in essi contenuti: si parla di predestinazione e di religione, ma anche di senso del dovere, dell’importanza della famiglia e del rispetto e del dolce ricordo della figura materna, che nel racconto “Una donna”, viene descritta con un parallelismo con la poetessa Emily Dickinson: “Una viva nel ricordo dei suoi cari. Dimenticata dai tanti che l’hanno conosciuta. L’altra famosa nel mondo per la Sua poesia. Ho amato entrambe” (p. 19).

La parte conclusiva, quella sotto forma di articoli di giornale, contiene riflessioni, commenti apparsi su vari quotidiani locali e nazionali dove l’autrice esplica quelle che a suo dire sono le problematiche dell’oggi, cercando di indagare le ragioni dello stato letargico e indisposto della politica italiana e il perché di tanta violenza e sopraffazione. Mi sento di dire che gli articoli qui proposti, per tema, possono essere suddivisi in almeno quattro categorie:

–          gli articoli d’attualità, che prendono spunto da un fatto accaduto e al quale l’autrice ha partecipato più o meno attivamente (un incontro di poesia nel Liceo Classico, una visita a New York del dopo 11 settembre)

–          gli articoli sull’incertezza politica e il caos sociale (con riferimenti più o meno diretti e criticità nei confronti di certe classi di governo)

–          articoli ermeneutici che partono da un’analisi-confidenza con l’insegnamento cristiano e i testi biblici, il cui studio l’autrice invoca venga fatto con più dedizione nelle scuole

–          articoli su alcuni drammi sociali: la guerra, il razzismo, l’inferiorità della donna, etc.

 

Di politica si parla molto in questi articoli datati 2008: si parla della fine del governo Prodi, del clima d’incertezza, del momento delle elezioni, della classe dei potenti che “conclud[ono] patti di acciaio o di argilla con altri potenti” (p. 45) facendo finta di non sapere che “sarà sottoposto a un giudizio supremo” (p. 45). C’è insoddisfazione nei confronti dell’oggi visitato con criticità e delusione: i giovani nominano Aldo Moro come se si trattasse di un personaggio di secoli molto distanti da noi e questo genera nell’autrice rammarico e in un altro articolo lo stallo ideologico e la mancanza di una visione oggettiva e concreta all’interno delle fazioni politiche porta a chiedersi alla donna: “E se tornassero Almirante e Berlinguer? Intanto saremmo tutti più giovani. Quelli erano politici puri nelle loro convinzioni” (p. 64).

Ma i personaggi del nostro oggi che il lettore incontrerà saranno molteplici: da Martin Luther King, martire della battaglia d’uguaglianza razziale, a Obama che incarna un po’ la vittoria della classe nera che in America è sempre stata un po’ considerata sopraffatta e minorizzata; si incontreranno i pontefici: da Montini a Giovanni XIII, il Papa Buono, sino a Giovanni Paolo II e a Papa Ratzinger ricordato nel suo messaggio d’inizio Pontificato e in quello tenuto all’università di Ratisbona che tanto creò disagio e scompiglio. Personaggi che, uniti ad Aldo Moro di cui si parlava, rappresentano la cristianità e l’importanza della religione nel tessuto sociale italiano e occidentale in genere. “Riflettevo giorni fa su quanto sia diverso il mondo occidentale da quello orientale” (p. 72) scrive Giuseppina Vinci aprendo poi alla necessità al “rialzamento” della politica italiana.

E la poetessa descrive a tinte forti quelli che sono i mali del secolo, i sistemi corruttivi e denigratori che rendono il Belpaese una nazione felice sì, ma decenni orsono (l’Italia è qui utilizzata come grancassa dell’Occidente tutto): la subordinazione e la violenza nei confronti della donna, il maschilismo, il fondamentalismo religioso e il terrorismo che è presente nel sostrato di vari articoli tra cui “America spezzata e umiliata!” in cui la Vinci scrive “Ho sentito l’America spezzata. La padrona del mondo umiliata” (p. 49) a seguito del grande attentato nel 2001; ma in questo libro si parlerà anche della cattiva legge elettorale italiana, della necessità della revisione del sistema giudiziario e di quello scolastico, di quote rosa ed ogni idea, di ogni singola persona, dovrà essere tenuta da conto perché “Le idee ci distinguono, altrettanto le opinioni; ma se le idee e le opinioni non si espongono, che vale possederle?” (p. 68).

Il messaggio è chiaramente gravato da insoddisfazione nei confronti di decenni di malgoverno e falsa democrazia e mancata meritocrazia che conduce la poetessa a servirsi di parole potenti che vennero utilizzate da J.F. Kennedy: “Non chiedetevi cosa lo Stato può fare per voi, ma cosa voi potete fare per lo Stato” (cit. p. 51). Tutti, dunque, siamo utili e dobbiamo esserlo. Basta che ce ne rendiamo conto e che ci impegniamo collaborativamente e attivamente per un progetto condiviso (tanto in politica, quanto nelle altre sfere) affinché la paura, “che testimonia la piccolezza dell’essere umano” (p. 62) venga messa fuori gioco.

E per sempre.

 

 

I due libri di cui ho parlato sono:

 

Battito d’ali
di Giuseppina Vinci
Aletti Editore, Roma, 2010
ISBN: 978-88-6498-168-0
Numero di pagine: 42
Costo: 12 €
 
Chiara è la sera
di Giuseppina Vinci
Angelo Parisi Editore, Lentini (SR), 2012
ISBN: 9788896137284
Numero di pagine: 76
 

CHI E’ L’AUTRICE?

GIUSEPPINA VINCI è nata a Lentini (Siracusa), la città di Gorgia e Jacopone. Insegna al Liceo Classico Gorgia di Lentini da circa diciotto anni, dopo aver insegnato presso altre scuole pubbliche della stessa città: anni che hanno significato momenti di formazione, crescita e indimenticabili amicizie. Attenta alle problematiche sociali, ha pubblicato articoli su quotidiani nazionali e locali. I suoi due libri sono la raccolta di poesie “Battito d’ali” (Aletti, 2010) e “Chiara è la sera” (Angelo Parisi Editore, 2012).

  

a cura di Lorenzo Spurio

scrittore, critico letterario

 

Jesi, 24 Aprile 2013

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

“Le ali del pensiero” di Sandra Carresi, recensione di Lorenzo Spurio

Le ali del pensiero

di Sandra Carresi

con prefazione di Monica Fantaci

Libreria Editrice Urso, Avola, 2013

ISBN: 978-889838100-5

Pagine: 54

Costo: 9,5€

 

Recensione di Lorenzo Spurio

 

 

Sono sempre stata qui.
Il tempo mi ha solo
spostata un po’,
ma non sono mai andata via.
Adesso, metto l’accento
sulla qualità di questa
avventura, che è per me
un’opera d’arte:
la Vita.
(in “Qui e ovunque”, p. 22)

 

imagesCAUFDDHTSandra Carresi, oltre che un’amica, è una poetessa di grandi qualità: la sua poetica, piana ed evocativa, trae spunto dall’ambiente attorno a lei con particolare attenzione nei confronti della natura, tanto vegetale quanto animale (tra cui è da sottolineare i vari riferimenti al cane Benny, ormai parte della famiglia, ma anche animali del sottobosco che ci immettono in un’atmosfera sognante come avviene nella bellissima “Il sentiero dei sogni”). E’ una poesia chiaramente priva di orpelli, sofisticati tecnicismi metrici, ridondanti formalismi che qualora vengano utilizzati nella nostra età contemporanea finirebbero per risultare anacronistici e altamente retorici.

Le ali del pensiero pubblicato dalla Libreria Editrice Urso di Avola all’interno del progetto concorsuale che viene promosso ogni anno “Libri Di-Versi in Diversi Libri” è una silloge ricca di profumi, colori e di riflessioni che l’autrice fa partendo dal semplice. Non sempre queste riflessioni danno manifestazione dell’animo solare ed entusiasta che appartiene a una donna come Sandra, ma talvolta incorriamo in indagini più dolorose sull’io che prendono in considerazione ad esempio la malattia descritta come “belva antica” o “il gigante/che silenziosamente da secoli,/ ruba la Vita altrui” (p. 10), ma anche qui la lirica “risorge” nell’immagine finale, emblema di vitalismo, speranza e senso di religiosità: “La morte affianca la vita,/ ma per la belva antica,/ è già tempo di sconfitta” (p. 10). Ma non c’è mai spazio per il dramma o per dar credito ai pensieri nefasti nella poesia di Sandra e questo forse è esemplificato nei versi conclusivi della poesia “Respiri” cha apre la raccolta: “Respiro forte,/ è ancora tempo/ di essere felici” (p. 7).

Le poesie di Sandra sono essenze cromatiche, grumi di tempera, acquarelli sfumati, quadri d’immagini dove è il colore a dominare su tutto: “un autunno/ dipinto di/ verde, di giallo e di arancio” (p. 26), “ho indossato/ il profumo d’ambra grigia” (p. 27), nei piacevoli e fraterni “alberi argentati” (p. 30) e anche l’immagine più semplice evoca una grande profondità d’animo e d’espressività come quando dipinge con i suoi versi: “Bellissimo il cielo di/ azzurro uniforme” (in “Primavera”, p. 36). Parlare di colori significa immancabilmente parlare di luce, sole, luna e delle varie fasi luminose: le pagine si susseguono lente come aurore inaspettate, tramonti infuocati e timide albe di giornate liete.

Ci sono poesie dal tema sociale molto interessanti come “Pensieri e Sospiri” che traccia l’affanno e il disagio sociale tra povertà, crisi lavorativa e incertezza dei giovani che motivano la poetessa e metter in luce un “pensiero di trasformazione/ per la costruzione/ di una dignità migliore” (p. 8); in “Uomo” la poetessa lancia un messaggio, una forte esortazione all’uomo d’oggi per riscoprire gli antichi valori, oramai tramontati o celati, e abbandonare invece la via del materialismo, delle logiche di mercato (“Danza frenetico il dio quattrino”, p. 12) e del suo stupido egoismo.

E quei “cattivi pensieri”, magari d’odio o di vendetta, che possono nascere a seguito di drammatici e vergognosi episodi del nostro oggi servono alla poetessa da lenitivo di quel dolore momentaneo che poi le consentirà di dimenticarseli per riaffermare la purezza del cuore.

In “Calze a rete e minigonna” la poetessa tratteggia l’endemico problema della prostituzione che trasforma la donna in oggetto e l’uomo in animale selvaggio.

Colori, profumi, animo attento e curioso nei confronti della natura quale immenso vivente e nostra compagna fidata, condensati nella lirica che a mia vista è la più affascinante dell’intero libro:

 

Sorridi fanciulla
al giardino
d’Inverno.
I rami son potati
ma, la vita
è ancora lì,
si è solo spostata
in un altro ramo,
là dove il merlo
riposa, bagnato.
 
(“Giardini”, p. 50)

 

Molte le poesie che chiamano in causa sentimenti legati all’amore, al ricordo, alla felicità viva e costante e che si rinnova con le piccole azioni di tutti i giorni: “Quelle lunghe pause/ nelle stagioni andate/ sono un gioco/ consumato nel ricordo./ Amare la notte,/ non significa/ non saper salutare/ il giorno”, in “Cuore”, p. 20.

Ad arricchire questo testo è la nota di prefazione scritta dalla poetessa palermitana Monica Fantaci che con una serie di pennellate di colori vivi e luminosi dipinge sulla tela in maniera plastica quella che è l’arte poetica di Sandra.

Leggendo le poesie di Sandra ho provato sempre una sensazione di leggerezza, di sospensione, quasi come se il lettore venisse leggermente vaporizzato nell’aria da un venticello che, metaforicamente, è un gorgo di pensieri:

 

Mi culla
questa sedia a dondolo
di giunco.
Mentre un debole vento
accarezza dolcemente
il mio volto,
il sole mi bacia la fronte.
 
(in “Respiro”, p. 7)

E non è un caso che molti dei suoi libri abbiano dei titoli significativi sotto questo punto di vista: nella raccolta di racconti per l’infanzia scritta assieme a Michele Desiderato (Battiti d’ali nel mondo delle favole, TraccePerLaMeta Edizioni, 2012) ritroviamo le ali presenti anche nell’ultima silloge poetica che evocano un mondo aereo, una volata e trasmigrazione verso le esperienze più diverse, ma anche una leggerezza che si lega alla fuggevolezza dei versi, come pure dei sentimenti. Nella silloge poetica del 2007, Dalla vetrata incantata, (Lulu Edizioni) si respira mediante altre immagini e isotopie un’aria di meraviglia e stupore, di compiacimento e benessere fuse in quell’incanto che proviene dalla visione lusingata della natura, nella sua mutevolezza, che si staglia dietro ad una vetrata.

Grazie a Sandra per permetterci di volare, di trasvolare e planare durante la lettura di queste poesie.

La vita sulla terra è a tratti cruda a tratti vergognosa, e di voli così ne abbiamo certamente bisogno.

 

C’è un vento
Che soffia di notte
E di giorno,
sussurra da sempre,
certezze del cuore.
 
(In “C’è un vento…”, p. 21)

  

Lorenzo Spurio

(scrittore, critico-recensionista)

 Jesi, 16/04/2013

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

“Dickinson: tra parole e musica”, progetto teatrale di Giuseppe Giulio

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“Dickinson: tra parole e musica” è questo il titolo dato al secondo progetto teatrale ideato da Giuseppe Giulio, che nuovamente unisce letteratura, teatro e musica. Emily Dickinson è la protagonista indiscussa di questo inedito spettacolo artistico, una poetessa statunitense considerata tra i maggiori lirici del XIX secolo. La poetessa scopre la propria vocazione poetica durante il periodo di revival religioso che, nei decenni tra il 1840 e il 1850 si diffuse rapidamente nella regione occidentale del Massachusettes. Emily visse la maggior parte della propria vita nella casa, dove era nata, lei amava la natura, ma era costantemente ossessionata dalla morte, vestiva solo di bianco in segno di purezza, si innamorò di un pastore protestante, ma il suo amore rimase solo platonico, molte delle sue opere sono dedicate a questo amore, tra queste tre diverse lettere dal titolo “Master”che molti critici e appassionati della poetessa ritengano siano indirizzate a questo amore non corrisposto. Le lettere tradotte da Margherita Guidacci e interpretate dalle Lavinia Lalle e Sarah Mataloni accompagnate dalle musiche composte per l’occasione dal maestro Francesco Paniccia. Quando Emily Dickinson all’età di trentadue anni, decise dopo un breve viaggio nella capitale statunitense Washington DC, di estraniarsi dal mondo e si rinchiuse nella propria camera al piano superiore della casa natale, anche a causa del sopravvenire di disturbi nervosi e di una fastidiosa malattia agli occhi, non uscendo da li neanche il giorno della morte dei suoi genitori. Credeva che con la fantasia si riuscisse a ottenere tutto e interpretava la solitudine e il rapporto con se stessa come veicoli per la felicità. Al momento della sua morte la sorella scopre nella camera di Emily, ben 1775 poesie scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo contenuti tutti in un raccoglitore che faranno da sfondo alla parte contemporanea dello spettacolo, che include le poesie cantate da Marianna Sollecchia accompagnata dalla musica composta dal maestro Francesco Paniccia e dalle immagini fotografiche di Elisa De Santis. Il tutto sarà accompagnato e incorniciato dall’approccio accademico storico-letterario e sociale del narratore svolto da Silvio Raffo, traduttore anche delle poesie scelte per lo spettacolo e dall’ingegno artistico del regista Cristiano Maria. L’ultimo atto terminerà con la poesia dal titolo “Hope is the Thing”resa celebre nel mondo grazie al linguaggio semplice e brillante, che hanno reso la poetessa una delle più studiate e lette dai giovani di tutto il mondo. Un esperienza unica ed inedita per gli appassionati e non di letteratura comparata, per chi ama la poesia di Emily Dickinson e la magia che traspare dai sui versi. Uno spettacolo teatrale che sbalordirà ed emozionerà fino alle ultime gocce di parole e musica.

 

Ideato da: Giuseppe Giulio

Regia: Cristiano Maria

Narratore: Silvio Raffo

Interpreti: Lavinia Lalle, Sarah Mataloni e Marianna Sollecchia

Foto: Elisa de Santis

Traduzioni poesie: Silvio Raffo

Traduzioni lettere “Master”: Margherita Guidacci

“Le parole sono segnali stradali” di Veronica Liga, recensione di Anna Maria Folchini Stabile

Veronica Liga
“Le parole sono segnali stradali”
OTMA Edizioni – 2011
 
Recensione di ANNA MARIA FOLCHINI STABILE 

product-coverCommentare una silloge poetica implica due aspetti : l’attenzione a comprendere il messaggio di chi scrive in versi affidando alle parole il proprio sentimento e la disponibilità di chi legge a guardare alle proprie esperienze di vita attraverso l’eco che i versi del poeta avviano nella propria anima.

Sarebbe troppo facile dire che l’opera di Veronica Liga è un punto fermo nella sua crescita affettiva, perché si perderebbe di vista ciò che la poesia, quando diventa arte, riesce a comunicare al lettore e, cioè, il richiamo a quel percorso individuale che ogni persona fa lungo le strade della vita fino raggiungere la consapevolezza che il cammino è stato fatto.

Il titolo della silloge non è casuale e l’acme comunicativo di Veronica Liga è completo nella lirica finale intitolata “Contifacendo” che si conclude con due versi che ben illustrano la valutazione su quella sua parte di vita già vissuta:

Chiedi: “E cosa hai fatto di bello?”

“Ho cercato di non fare male”.

Perché incentrare un commento sulla poesia finale di una raccolta?

Perché tutti noi siamo portati a ripercorrere con la memoria le nostre azioni, a valutare la nostra vita e a ripensarci in maniera spesso ingenerosa.

Avremmo voluto essere, fare, pensare, agire in modo “altro” giocando una partita differente, come se vivere fosse un match infinito in cui non si ammettono sconfitte.

Invece, scrive poetando la nostra Poetessa, si può arrivare a definirsi felici ( “Un abbozzo dispettoso”) se si prende atto con umiltà di tutti i cambiamenti, anche dolorosi, attraverso cui passiamo e che servono a costruire sì un passato, ma anche un bagaglio di esperienza che contribuirà a fortificarci.

” Le parole sono segnali stradali” , sia le nostre, che quelle altrui, perché scandiscono incontri, amori, passioni, addii, ma sempre momenti di vita, dice Veronica Liga che riesce a fare un bilancio di tutto in quella splendida lirica , in cui io personalmente mi ritrovo, intitolata “Laghee” dedicata al suo lago e forse anche al mio lago, luogo reale e ideale, luogo di arrivo e di partenza, in cui ci si ritrova a vivere, esclusivamente privato eppure frequentatissimo, immagine definitiva del ritrovarsi Persona tra le persone che inevitabilmente costituiscono “il muro” contro cui tutti noi finiamo prima o poi , ma che può essere, perché no? , luogo di appuntamento per un nuovo inizio.

ANNA MARIA FOLCHINI STABILE

QUESTA RECENSIONE VIENE QUI PUBBLICATA DIETRO GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE.

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“Poesie tra le orchidee” di Massimo Grilli, prefazione a cura di Lorenzo Spurio

Poesie tra le orchidee
di Massimo Grilli
Ilmiolibro, 2012
 
Prefazione a cura di Lorenzo Spurio

Link diretto all’acquisto del libro

In queste notti di attesa
mi sdraio accanto a te
nei giardini dei sogni,
come un aquilone
la mia presenza sarà leggera.
(da “Come un aquilone”)

 

367505_copertina_frontcover_iconE’ un libro ricco di profumi e fragranze questo di Massimo Grilli, giovane poeta che, proprio come me, è marchigiano. Già a partire dal titolo e dalla copertina respiriamo un odore soave e dolciastro che ci accompagnerà per tutto il corso della lettura della silloge. Massimo Grilli è una di quelle persone –rare nella nostra contemporaneità- a cui piace ritirarsi in uno spazio tutto suo per osservare a distanza il mondo, viverlo sulla sua pelle e rendere immortali con i suoi versi quello che invece nella vita, purtroppo, è immancabilmente sottoposto allo scorrere del tempo. E’ una poesia d’istinto, pura, priva di grande elucubrazioni di carattere epistemologico od ontologico che va invece a fotografare la realtà multicolore, eterogenea e camaleontica del vivere metamorfico dell’uomo. I fiori – e quindi le orchidee del titolo del libro- sono la rappresentazione più alta e incontaminata di questo mondo vivido e pulsante, variegato ed esteticamente allettante quasi che la poetica di Massimo Grilli possa essere inserita in una corrente di tipo modernista-floreale, se questa è mai realmente esistita. Non ha senso, infatti, oltre che sarebbe un errore inestimabile, ingabbiare un poeta d’oggi all’interno di una etichetta delimitativa e troppo limitante. La storia della letteratura è già stracolma di “catalogazioni” di siffatta forma che non hanno molto interesse se non l’unica utilità di una più semplice analisi e un più sistematico studio della materia a un pubblico neofita del settore. 

“Prima con il cuore, lasciando libera un’emozione, poi con la penna, così nasce una poesia” è il pensiero che apre la silloge di Massimo Grilli e questo enunciato privo di una struttura in versi è da intendere come il manifesto della poetica di Grilli: la poesia è espressione di autenticità e di spontaneità; è solo “lasciando libera un’emozione” che questa può dar luogo a una celebrazione lirica della vita, sulla carta. In “Parola si fa luce” Massimo Grilli sottolinea la necessità che abbiamo di poesia e allo stesso tempo di poeti-vati che portino la propria parola perché “abbiamo bisogno della magia/ della parola che si fa luce/ tra le pieghe del mare sospese nel cielo”.

La semplicità tematica è una caratteristica che non si coniuga con la poetica di Massimo Grilli e così la Notte di San Lorenzo tipicamente assunta dai giovani amanti o dagli studiosi di astrologia come serata speciale, finisce per essere un’inaspettata nottata “senza stelle cadenti”, perché in fondo la vita è così: è l’irrealizzabile che si realizza o l’abituale che cessa di esser tale per diventare straordinario. E la stessa notte di San Lorenzo nella lirica di Grilli, lungi dall’essere sinonimo di meraviglia, è emblema di stanchezza e apatia che porta il poeta a preferire di guardarsi dentro di sé piuttosto che fuori da sé.

Massimo Grilli fa della Natura il punto di partenza di molte delle sue liriche che condividono un’evidente fascinazione per le bellezze naturalistiche (i fiori, l’acqua) e spesso l’elogio alla natura è fatto in maniera simbolica o in riferimento alla donna, come avviene in “Passione” dove il lettore ha quasi l’impressione che il poeta stia vagheggiando un rapporto con la sua donna, ma anche con l’intera Natura del quale è parte. “Nei tuoi occhi la notte” il poeta ci consegna, invece, una lirica profondamente caratterizzata da un punto di vista cromatico e tattile ma è allo stesso tempo un canto d’amore dal sapore agrodolce al quale il poeta si abbandona dopo un evento destabilizzante tra lui e la sua amata tanto che conclude accomiatandosi apparentemente senza nostalgia, rilanciando ancora una volta il suo status di uomo umile e sensibile:So solo scrivere poesie,/ ma ci metto il cuore, forse troppo poco per te”. Circondato dalla natura, da quella “campagna marchigiana” tanto amata dall’autore, il poeta si scopre un viandante per percorsi ancora da tracciare, un essere in balia degli eventi che aspetta solo di trovare un vero senso nel suo vivere: “Sfioro fili d’erba,/ siedo sulle pietre,/ disegno arcobaleni/ aspettando un’emozione/ che cambi la vita”.

Il tempo fa capolino in numerose liriche qui contenute come in “Comincio senza tempo” dove il martellante cadere della pioggia (che mi ricorda lo scenario di “A Cesena” di Marino Moretti) segna il ritmo della poesia e con esso il veloce incedere del tempo. Le foglie che il poeta calpesta, però, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, sono in grado di evocare “emozioni piene di colori”, di riportare dunque il poeta a momenti migliori, a primavere vissute e mai dimenticate. E’ forse questo il motivo dell’andatura affannosa e affrettata del poeta che sembra non avere una meta in particolare tanto che alla fine –illuminato da un qualcosa che non ci è dato sapere- se ne rende conto e si appoggia a un lampione, alla ricerca di un rapporto stretto con il mondo materiale dal quale fino a quel momento aveva cercato di fuggire.

In “Il mare non aspetta” Massimo Grilli ci consegna una poesia dedicata e ispirata alla stagione primaverile con curiose gemme di ciliegio che frementi stanno nascendo e faranno i ciliegi degli alberi vanitosi, per la bellezza dei fiori rosa, così vanitosi “come le donne al teatro”. Ma la primavera è anche l’invito a inaugurare una nuova stagione delle propria vita alla quale il poeta è tecnicamente pronto e preparato, se non fosse che attende l’arrivo della sua amata. La poesia di Grilli trasuda di un grande lirismo e di un amore incontaminato per la donna, è una poesia romantica –mai erotica- suadente, ricca di sentimenti nella quale si ravvisa quasi sempre il ricordo di qualcosa che poi non è accaduto, una attesa, una speranza per il futuro, una esortazione: “Sarà dolce la vita,/ anche quando il sole si spegne e si fa dura,/ ma due anime unite sanno combattere”.

Il ricordo fa capolino in varie liriche, a volte è doloroso, e poco positivo o intermittente e con squarci più cupi come avviene nella lirica dedicata al Natale, momento comunemente vissuto come felice, in riunione tra familiari che il poeta, invece, vive internamente in maniera desolante: “Torna nei giorni di Natale/ quel senso di nostalgia/ per tanti momenti sognati/ mai vissuti, ma ascoltati/ nei racconti degli amici e fatti miei,/ forse è per questo/ che a Natale non sorrido/ ma lascio che il cuore/ cerchi un’emozione/ riempia pagine bianche”. In “19 marzo” il poeta lascia andare sulla carta emozioni e il ricordo infelice della sua infanzia dovuto a un abbandono e contestualmente alla mancanza d’affetto e cure. Il poeta non sembra essersi riconciliato con quell’uomo che gli ha fatto tanto male e che non ha conosciuto e non può che concludere: “E’ troppo chiamarti padre/ forse io/ sono troppo figlio per esserlo”.

Questo libro è piacevole e profumatissimo. Per il lettore sarà come passeggiare per un giardino botanico tra varietà di fiori più o meno comuni: girasoli, viole, rose, orchidee e tante altre specie. L’insieme delle fragranze –dolci, aromatizzate, penetranti, soavi- è l’essenza stessa di questa silloge.

 

Lorenzo Spurio

(scrittore e critico)

 

Pamplona, 10 Settembre 2012

 

BOOK TRAILER DEL LIBRO

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE IL PRESENTE TESTO IN FORMATO INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

“La mia arpa” di Liliana Manetti

“La mia arpa”
di Liliana Manetti
Aletti Editore
Genere: Poesia
ISBN: 9788859108290
Pagine: 64
Costo: 12 €
 
Sinossi: 

156177_541733099188848_148279008_nLa mia arpa è l’espressione della mia anima, dove mi metto a nudo con le mie problematiche, i miei amori intramontabili come quello per la natura e le emozioni che mi danno le sue stagioni così diverse eppur così complementari…

L’amore per la vita in genere emerge nelle note dolci delle mie poesie, velate sempre dal mio romanticismo.

Le corde mute della mia anima se le ascolti in un giorno di settembre dall’aria frizzantina come questo sapranno suonarti una melodia bellissima: ma solo se vuoi, solo se le rispetti e le ami profondamente, altrimenti come dico nei miei versi “giaceranno nel loro dolore”.

Per acquistare il libro, clicca qui.

 

Chi è l’autrice?

Liliana Manetti è nata a Roma il 17/06/1980, è  neolaureata in filosofia. Ha pubblicato una raccolta di poesie intitolata “L’ultima romantica”,poesie scritte nell’arco di 16 anni, e ha partecipato con le sue liriche a numerose antologie poetiche edite da Aletti editore e da casa editrice Pagine. Attualmente ha terminato di scrivere, insieme alla mia inseparabile amica Selina Giomarelli, un libro fantasy, un’avventura tutta da scoprire, un libro tra sogno,realtà, e fantasia. Ha sempre amato la letteratura e la filosofia classica, ma è rimasta affascinata comunque dalla filosofia medievale, illuminista e romantica: i periodi di rottura e le rivoluzioni, i cambiamenti nei diversi ambiti.

E’ rimasta sorpresa di quanto la mia anima sia ancorata al romanticismo..

“Infezione”: la nuova silloge di poesie di Sunshine Faggio

Infezione 
di Sunshine  Faggio
Arpeggio Libero
Genere: poesia
ISBN: 978 88 97242 246
Pagine: 104
Costo: 10€

 

Fronte Infezione“Sunshine non cerca parole, sputa su carta quelle che ha dentro, quelle che le sono state infilate magari contro il suo volere, penetrando nelle sue ferite aperte”. (Andrea Mucciolo )

 

Clicca qui per acquistarlo.

 

 

 

E’ uscito “La riva in mezzo al mare” di Monica Fantaci

LA RIVA IN MEZZO AL MARE

DI MONICA FANTACI

 

 Comunicato Stampa

 

La riva in mezzo al mare è l’opera d’esordio della poetessa palermitana Monica Fantaci, grande amante della cultura letteraria e curatrice di un suo spazio internet, dedicato interamente alla poesia.

Nella nota finale che accompagna questa ricca silloge di poesia osserva: «La poesia non è una serie di versi messi su carta dal nulla, ma è la consapevolezza che esisti, che hai fatto qualcosa per la tua vita e nella tua vita, un’incisione che rimarrà indelebile nei cuori, nelle menti della gente, perché tutti siamo una catena fatta di condivisione, di lotta, di apertura verso sé, verso gli altri».

L’opera è edita da TraccePerLaMeta Edizioni, casa editrice dell’omonima Associazione Culturale nata nel Gennaio 2012 e all’interno della quale Monica Fantaci è socia. L’opera, la prima della collana di poesia Indaco-Butterfly, è introdotta da una prefazione a cura di Lorenzo Spurio nella quale il critico osserva: «La poesia di Monica, difficilmente catalogabile in una corrente ben definita, è un elogio

della Vita, un continuo canto d’amore, una lode al Creato, una presa di coscienza della bellezza del

semplice, del comune, delle piccole cose. È una poesia viva e pulsante, ricca di sfumature, colorazioni e tonalità che consegna al lettore un universo quanto mai piacevole ed eterogeneo. Ma è

anche una poesia romantica».

Il libro può essere ordinato e acquistato da subito mediante e-mail alla casa editrice TraccePerLaMeta (info@tracceperlameta.org) e a partire dalle prossime settimane su qualsiasi vetrina online di libri (Ibs, Dea Store, Librería Universitaria,..).

 

 

 SCHEDA DEL LIBRO

 

 

Titolo: La riva in mezzo al mare

Autore: Monica Fantaci

Prefazione: a cura di Lorenzo Spurio

Quarta di copertina: a cura di Salvuccio Barravecchia

Casa Editrice: TraccePerLaMeta Edizioni, 2012

Collana: Indaco – Butterfly (poesia)

ISBN: 978-88-907190-2-8

Pagine: 49

Costo: 9 €

 

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