Il critico Cinzia Baldazzi sull’antologia del IV Concorso “Storie in viaggio” dell’Ass. Euterpe

Recensione di Cinzia Baldazzi

IMG_5666.JPGSe è vero che ogni viaggio lo ripeti tre volte – quando lo sogni, quando lo vivi, quando lo ricordi – la IV edizione del Concorso di Letteratura “Storie in viaggio”, organizzato dall’Associazione Culturale Euterpe presieduta da Lorenzo Spurio (con il patrocinio morale della Provincia di Ancona e dei Comuni di Morro D’Alba e di Senigallia), ha concesso alle opere in tema una quarta possibilità, ossia di poterne scrivere. Allora, qual è in genere il Kunstwollen (la volontà artistica) a fondamento dei testi letterari dedicati al viaggiare? Leggendo l’antologia di racconti che ne è seguita, varie sono le ipotesi attendibili: tra di esse, quella di aspirare a registrare – sublimandole – tracce di un avvenimento storico-concreto non nel ruolo di eventi vissuti, e quindi raccontati, piuttosto nel loro risultato.

Narrare un viaggio comporta, dunque, voler esporre al destinatario un elemento esplicativo del messaggio in base al quale i brani in prosa o in versi tentano di essere compresi non soltanto mediante una catena dialettica di segni-storia, forma e contenuto, ma anche attraverso un’opinione a se stante, capace di penetrare – oltre l’esigenza empirica – le condizioni medesime della sua esistenza: vale a dire il movimento materiale dei corpi e gli spostamenti dell’anima, il ravvicinamento e l’allontanamento da persone care o nemiche.

Così, nella short story di Massimiliano Ivagnes (Castrignano del Capo, LE) dal titolo Se non qui, dove?, prima classificata nella sezione a tema, la domanda stessa del titolo profila da una parte un fato di morte senza scampo, dall’altra l’unica via di utopica sopravvivenza consentita al pescatore morto in mare. La struttura semiotica è delicatissima, nell’intento di non sovrapporre al narrato il pensiero del narratore: essa è perlopiù corrispondente alla personalità del genitore, rispettata, amata, ma bisognosa al punto di essere protetta.

Nella conchiglia che in chiusura restituisce al figlio il rumore marino ha inizio l’apertura allo spazio complessivo che, accompagnato da una tempesta, aveva inghiottito il corpo dell’anziano con la vecchia imbarcazione (dal nome di “Libera“), riconducendolo, però, al principio originario, all’incipit di natura perenne, di viaggio eterno: i flutti marittimi, il ritmo delle onde, il sapore dell’acqua salata. Tornano in mente le parole di Cesare Pavese: «Nulla è vostro, tranne le cose essenziali – l’aria, il sonno, i sogni, il mare, il cielo – tutte le cose tendono verso l’eterno o ciò che possiamo immaginare di esso».

In Fragilità di Nicoletta Morbioli (Verona), al secondo posto, lo spazio-tempo del viaggio testimonia una storia di adozione internazionale, prima, durante e dopo. Il linguaggio è alternato tra l’immediato e la memoria, quasi riecheggiando, da una riga all’altra, il suggerimento di Guy de Maupassant: «Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno».

È l’augurio di Gioia Casale, Presidente del Concorso, la quale, dopo aver definito l’antologia «uno scrigno che contiene oggetti preziosi», così prosegue rivolgendosi agli scrittori: «Con le vostre esperienze, l’arricchimento donato dal viaggio, le vite descritte e il bagaglio di conoscenza più ricco, diventa un vero e proprio forziere di abbondanza, un piccolo patrimonio da conservare e leggere ogni volta che si vuole evadere con la mente, un dono prezioso da custodire con gelosia».

In chiave onirica si conclude, lasciando l’epilogo in divenire, il racconto terzo classificato Gli ottanta scalini di Maurizio Asquini (Novara), dotato di un’intelaiatura semantica intensa, coinvolgente. Un figliolo mai ritornato dalla guerra e due genitori nella loro casa, mentre la madre cambia le lenzuola al letto dello scomparso. Recatosi nella fredda e distante Russia per lavoro, il padre incontra un ragazzo che gli volge «uno sguardo furtivo». Buona sorte? Incredibile coincidenza? Semplice illusione?

Il Premio Speciale della Critica, sempre per il racconto a tema, è stato attribuito a Marco Bugliosi (Roma) con Il mio nome è Grande. In un impianto di trama-intreccio solido ed esente da facili emozioni, la voce narrante appartiene a un albero, a una “grande”, alta, forte quercia secolare in grado di comunicare una vicenda struggente della lotta partigiana (nella contrada abruzzese di Santa Giusta, vicino a Torricella Peligna), dove l’itinerario percorso dalla giovane Tonia per unirsi all’amato Nico coinciderà con la tappa finale della sua morte.

«Le storie ci uniscono, si incrociano, si intersecano, ci fanno sentire più vicini, più umani nelle paure, fragilità e sofferenza che ci accomunano», scrive Michela Tombi, consigliere dell’Associazione Euterpe, presentando il volume: «I faticosi cammini ci insegnano a capire che la vita si muove nello spazio e nel tempo come un corpo si trasforma sempre, non solo esteriormente, perché chi torna non è mai la stessa persona che è partita e deve capire il perché».

CINZIA BALDAZZI

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A Urbino il 08/06/19 la seconda tappa del “VER SACRUM – gara poetica itinerante nelle antiche terre picene”

L’Associazione Culturale Euterpe di Jesi è lieta di invitare poeti interessati e pubblico a prendere parte alla seconda tappa del VER SACRUM, la gara poetica itinerante nelle antiche terre picene la cui prima tappa si è svolta con successo lo scorso 5 maggio presso la Casa della Poesia di Palazzo Bice Piacentini a San Benedetto del Tronto. L’evento, condotto da Michela Tombi (Consigliera dell’Ass. Euterpe, nel ruolo della Dea Ikiperu) e da Lorenzo Spurio (Presidente Ass. Euterpe, nel ruolo di Pikus) ha visto come vincitrice assoluta la poetessa Sabrina Galli.

Il progetto del Ver Sacrum, di ideazione dell’Ass. Culturale Euterpe di Jesi, è un inedito campionato di poesia orale dove i vincitori verranno decretati nel corso dei singoli appuntamenti da una commissione di giuria popolare. L’idea nasce dalla volontà di ampliare l’offerta poetica nella nostra Regione mediante un format nuovo, che si avvicina al poetry slam ed è affine anche al recital poetico, con l’intenzione di creare un campo di scambio culturale, di esperienze individuali in un clima lontano dall’accademismo.

I poeti potranno esibirsi declamando anche poesie in lingue straniere e in dialetto, potranno essere accompagnati, durante la loro esibizione, da musica, canto o danza, in un interscambio continuo e multidisciplinare tra arti.

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Il nuovo appuntamento si terrà alla Casa della Poesia a Urbino (Palazzo Odoasi) il prossimo 8 giugno 2019 alle ore 17:30. Per partecipare (iscrizione gratuita, secondo le indicazioni del Regolamento) è richiesto di inviare la propria candidatura (scheda e tre testi poetici) entro il 7 giugno 2019 alla mail  ass.culturale.euterpe@gmail.com

Il progetto “Ver Sacrum” si terrà con il Patrocinio della Regione Marche, dell’Assemblea Legislativa della Regione Marche, delle Province di Pesaro-Urbino, Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno e dei Comuni di Pesaro, Urbino, Senigallia, Macerata, Fermo, San Benedetto del Tronto.

Ogni incontro, strutturato in più manches e stabilito da regole indicate precisamente nel Regolamento (come pure i diversi sistemi di valutazione per ciascuna manches), decreterà un vincitore che riceverà la targa ufficiale di premiazione. Tutti i vincitori degli incontri si sfideranno poi nella finale del campionato che si terrà nel mese di dicembre a Jesi.

Il regolamento dell’intera Gara poetica è consultabile cliccando qui.

https://drive.google.com/file/d/1lICJ-5d5ru6LOtqPu8fnLinNHzk_uPtD/view

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INFO

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“Poesia pensante e pensiero poetante”: Michela Tombi e Valtero Curzi a Pesaro venerdì 1 febbraio

Venerdì 1 febbraio alle ore 19 presso la Sala degli Specchi dell’Alexander Palace Museum Hotel di Pesaro (Viale Trieste n°20) si terrà la presentazione delle recenti opere di due autori marchigiani: Valtero Curzi (poeta, scrittore e critico letterario nonché filosofo) e Michela Tombi (poetessa). Il filo rosso dell’incontro sarà “Poesia pensante e pensiero poetante”. Valtero Curzi avrà modo di parlare del suo libro “Detti memorabili, pensieri e riflessioni dell’Omino delle foglie sulla via del Tao” (Le Mezzelane, 2018) mentre la poetessa pesarese Michela Tombi della sua ultima silloge, “Dentro il mio vento” (2017).

Info:

Tel. 0721-34441

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“Pareidolia” di Lorenzo Spurio, venerdì 18 gennaio a Pesaro

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Venerdì 18 gennaio alle 19, con il Patrocinio del Comune di Pesaro, presso la Sala degli Specchi dell’Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro (Viale Trieste) verrà presentato al pubblico il nuovo libro di poesie di Lorenzo Spurio “Pareidolia” (The Writer, Marano Principato, 2018) che si apre con una prefazione della poetessa Michela Zanarella.

L’autore verrà introdotto dal poeta e artista Alessandro Nani Marcucci Pinoli di Valfesina mentre la lettura di una scelta di testi poetici dal volume sarà eseguita dalla poetessa pesarese Michela Tombi.

 La poetessa abruzzese Rosanna Di Iorio presentando l’opera di Spurio in un precedente evento così si è espressa: “Nella silloge di Lorenzo Spurio “PAREIDOLIA”, colta, ricca di elevate citazioni, ho notato che anche in lui, come in Ungaretti, si chiarisce la vocazione poetica con questa ferma convinzione: nella poesia l’uomo potrà riscattarsi e ritrovarsi. Nelle sue liriche si nota un continuo scrutare, una immensa operazione di una ragione che tale vuol essere – e non intelletto puro – che sembra portarlo ad una domanda: «Dove stai andando, Uomo?» Lorenzo conserva nella sua forma e nel rispetto del suo suggerire, la forza dell’intellettuale militante, con il coraggio delle proprie e comuni fragilità, avendo saputo riconoscere la propria anima, e invita molto spesso alla solidarietà, ricordando che la sofferenza è uguale in ogni angolo del mondo. E nel suo tragitto ci riporta al disastro di Chernobyl, ai continui bombardamenti in Siria, alle esecuzioni sommarie, ai tanti profughi dispersi nel mare… alla “Disumanità” che segna la drammaticità dei nostri tempi. […] L’artista crea nel dolore poiché non ha palpebre per risparmiarsi la visione costante del “nonostante la storia”, impossibilità di essere conosciuto dalla mente umana, delle regole”.

 

L’evento è liberamente aperto al pubblico.

 

La S.V. è invitata.

 

Info:

Alexander Museum Palace Hotel

Tel. 0722-34441

 

Lo zafferano: coltivazione, usi e cucina. Reading poetico “in giallo” a Jesi il 4 novembre

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Domenica 4 novembre alle ore 17:30 nell’affascinante Chiesa di San Bernardo a Jesi (ingresso: Via Valle n°3) si terrà un incontro interamente dedicato a scoprire, approfondire e meglio conoscere un componente importante della nostra alimentazione, ovvero lo zafferano. L’iniziativa, ideata e curata dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi, si iscrive all’interno del progetto “Sapori tra le righe”, sostenuto dal Comune di Jesi che nel 2017 ha visto la realizzazione di due serate tematiche analoghe rispettivamente sull’olio e il miele che hanno raccolto ampio consenso di pubblico.

L’iniziativa, patrocinata dall’Assemblea Legislativa della Regione Marche e dalla Provincia di Ancona si articolerà secondo il seguente programma. L’apertura sarà a cura di Gioia Casale (scrittrice) e Michela Tombi (poetessa), entrambe Consigliere dell’Ass. Euterpe, che proporranno una selezionata scelta di estratti poetici e narrativi di autori classici in cui il tema del giallo risulta prevalente.

La storia dello zafferano, i suoi usi e le forme di coltivazione, si perdono, come ciascun vegetale e spezia, nella notte dei tempi anche se esistono testi, non di carattere letterario, che ce ne parlano e che, forse, possono facilitare una contestualizzazione delle aree di utilizzo e coltivazione. Difatti già nel 2300 a.C. esso si utilizzava e alcuni ne sottolineavano con enfasi le proprietà curative. Secondo il mito lo zafferano avrebbe avuto origine dall’unione sessuale tra la ninfa Smilace e un giovane avvenente noto come Krocos. Appare nei maggiori testi della nostra tradizione, dalla Bibbia al Cantico dei Cantici, sino agli scritti di Omero, Ovidio e Virgilio. La coltivazione dello zafferano si è iniziata in contesto orientale, nell’Asia, sino a che non è stata esportata anche in ambito europeo e soprattutto mediterraneo.

Durante l’evento si passerà poi all’intervento principe della serata, quello condotto da Sabrina Cesaretti, Dottoressa in Scienze Naturali, dal titolo “Lo zafferano: ecologia, utilizzo e proprietà dell’oro rosso”. La Cesaretti si è laureata in Scienze Naturali con una specializzazione in Botanica ed Ecologia presso l’Università di Camerino; dopo il dottorato ha deciso di dedicarsi alla coltivazione delle piante officinali e dello zafferano. Tornando a casa ad Avacelli (Arcevia), tra il castello e la piccola azienda di famiglia, ha messo in piedi in pochi anni un laboratorio a norma dove continua, senza sosta, a sperimentare ed innovare la tradizione. Ella ha saputo guardare lontano, unendo tutto questo al turismo, come guida naturalistica propone insieme ad uno storico dell’arte, Per erbe e per castelli, dei percorsi storico-naturalistici alla scoperta del territorio.

Si proseguirà con un reading poetico inerente alle tematiche dello “zafferano”, del “giallo”, dei “fiori” con i poeti Elvio Angeletti (Senigallia), Flavia Scebba (Foligno), Marinella Cimarelli (Jesi), Ida Palombo (Pesaro) e Antonio Cerquarelli (Sassoferrato).

Ad impreziosire l’evento saranno gli intermezzi musicali ad opera di Filippo Lombardelli e, a conclusione dell’iniziativa, l’Associazione Euterpe offrirà un brindisi di chiusura a quanti avranno partecipato all’evento.

 

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Gabriella Cinti: la presentazione del libro “Madre del respiro” a Jesi il 20 ottobre

Nel libro, il dialogo con le divinità greche e il canto dell’antico

Sabato 20 ottobre alle ore 17:30 presso la Sala Maggiore del Palazzo dei Convegni di Jesi (Corso Matteotti n°19) si terrà l’attesa presentazione al pubblico del libro “Madre del respiro” (Moretti & Vitali, 2017) della poetessa e performer jesina Gabriella Cinti.

L’iniziativa, organizzata dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi, verrà introdotta e presentata dalla poetessa Michela Tombi. Durante l’evento, nel quale la Cinti interpreterà brani poetici del suo libro, si terrà anche un intervento del filosofo Valtero Curzi.

Nel volume “Madre del respiro” la poetessa si affida a un immaginario ancora memore del giardino edenico. In esso vive la magia rivelatrice di ciò che è realmente ed essenzialmente iniziale. Il suo volume è da intendere come forza della vita, come spazio che le macchine non possono soffocare.

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Chi è l’autrice?

Gabriella Cinti, in arte “Mystis”, è poetessa, saggista, scrittrice e performer. La sua attività poetica si è ben coniugata, nel corso degli anni, alla sua volontà di “vivere i testi antichi nel suono della parola e nella scrittura”. Da diversi anni si occupa di poesia, mitografia, antropologia e archeologia delle lingue europee e soprattutto di poesia greca antica di cui è stata voce in varie manifestazioni artistiche o teatrali quali “Festivalia nella Marca” (2006) e più recentemente a “Senigallia Sotterranea” (2017) e “MythosLogos” a Lerici (2017).

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La poetessa e performer Gabriella Cinti

Del ricchissimo curriculum letterario della Cinti citiamo le altre sue pubblicazioni poetiche: “Suite per la parola” (2008), “Il canto di Saffo-Musicalità e pensiero mitico nei lirici greci” (2010), “Euridice è Orfeo” (2016). Alcune sue poesie sono presenti su riviste; ha pubblicato, inoltre, numerosi saggi per riviste specializzate tra le quali “Mosaico”, edita a Rio de Janeiro dalle università del Brasile. Tutti i suoi lavori sono stati meritevoli di premi e riconoscimenti in concorsi letterari e internazionali tra i quali: Premio Nabokov, Premio Albero Andronico, Premio Città di Cattolica, Premio al “Cinque Terre-Golfo dei Poeti”. Recentemente ha vinto il Premio “Ascoltando i Silenzi del Mare-Isola d’Elba” con la silloge “La lingua del sorriso: poema da viaggio”, di prossima pubblicazione.

 

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Questa sera ad Ancona incontro di poesia marchigiana. Presentazione del saggio di L. Spurio

Giovedì 26 luglio alle ore 21,30 al Museo del Giocattolo di Ancona (Via Matas n.21) si terrà la presentazione del volume contenente una raccolta di saggi del poeta e critico letterario jesino Lorenzo Spurio. L’opera,  “Scritti marchigiani. Diapositive e istantanee letterarie”, è stata pubblicata dalla casa editrice Le Mezzelane di Santa Maria Nuova e si chiude con una nota di lettura del poeta e critico letterario Guido Garufi. Precedenti presentazioni dell’opera – che contiene saggi, recensioni e note di lettura su opere poetiche di autori marchigiani di oggi e di ieri – si sono tenute alla Biblioteca “Sassi” di Fabriano, all’Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro e alla Biblioteca “Orciari” di Marzocca. Nel corso della presentazione si parlerà della poesia marchigiana di cui Spurio è attento studioso, dopo la pubblicazione antologica in due tomi di una vasta antologia di poeti della Regione, “Convivio in versi. Mappatura democratica della poesia marchigiana” (PoetiKanten Edizioni, 2016) volume con il quale ha fatto il giro della Regione. Durante la serata si ricorderà il poeta e saggista Renato Pigliacampo, professore all’università degli Studi di Macerata nonché fondatore del prestigioso Concorso di Poesia “Città di Porto Recanati” (quest’anno giunto alla sua ventinovesima edizione): le letture saranno a cura della poetessa pesarese Michela Tombi. Interverranno con i loro testi poetici i poeti Elvio Angeletti, Angela Guardato, Piero Talevi, Arianna Todari, Raffaele Rovinelli, Luisa Ferretti, Patrizia Papili, Ilaria Romiti. La poetessa e performer Morena Oro, che presto uscirà con il volume poetico “Il sospiro di Medusa” (Mezzelane Editore) si esibirà nella performance “Dea ex Machina”. L’ingresso è libero e la cittadinanza è invitata a partecipare.

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Leggi l’articolo-resoconto della serata dal titolo “Varie forme della poesia marchigiana. Ad Ancona grande serata al Guasco con il saggio di Lorenzo Spurio” pubblicato su “Altro giornale Marche” il 27/07/2018.

Incontro di poesia a Montecassiano sabato 14 aprile promosso dall’Ass. Euterpe

Marche in poesia: La parola sussurrata: Montecassiano vibra di poesia

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L’Associazione Culturale Euterpe di Jesi (AN) con il Patrocinio Morale della Provincia di Macerata e del Comune di Montecassiano (MC) ha organizzato per il pomeriggio di sabato 14 aprile a Montecassiano (MC) l’incontro “Marche in poesia” dal titolo “La parola sussurrata: orme d’acqua” nel quale si investigherà e si dibatterà sulla poesia locale e nazionale a 360°.

Sensibile e particolarmente attratta dal fenomeno poetico marchigiano l’Associazione Euterpe ha proposto, dall’anno della sua nascita, nel 2016, una serie di reading e incontri tematici nei quali sono state invitate voci del territorio, sia in lingua e dialetto, in iniziative e cenacoli che hanno permesso una maggiore coscienziazione sull’esistenza di una consistente e valida “famiglia” poetica marchigiana. Di particolare rilevanza si ricorderanno, tra gli altri, il reading poetico dei dialetti della provincia di Ancona tenutosi all’Auditorium San Rocco di Senigallia il 02-04-2017 e il reading di poesia civile “Percorsi diVersi” tenutosi alla Biblioteca Comunale “Sara Iommi” di Agugliano (AN) il 23-09-2017.

Stavolta l’iniziativa, che avrà luogo nell’Aula Magna del Palazzo dei Priori di Montecassiano, inizierà alle 17 con i saluti d’apertura da parte dell’Amministrazione, Leonardo Catena (Sindaco di Montecassiano) e dell’organizzazione, Lorenzo Spurio (Presidente Ass. Euterpe).

La prima parte della serata sarà dedicata a un incontro di approfondimento su alcuni profili e indagini poetiche nella forma della conferenza e vedrà i seguenti interventi: “Poesia e scienza: integrazione tra culture” (a cura della poetessa, scrittrice e critico Luciana Salvucci, ex-dirigente scolastico, di Colmurano), “L’essenzialità di Giuseppe Ungaretti” (a cura del poeta, prof. Luciano Innocenzi di Cingoli) e “Remo Pagnanelli e la poesia marchigiana” (a cura del poeta e critico letterario prof. Guido Garufi di Macerata).

A seguire la poetessa-performer Morena Oro, autrice del libro “Memorie dell’acqua” (2017), proporrà l’esibizione artistico-poetica de “I mondi fluttuanti” e, nella seconda parte della serata, si darà spazio ad alcuni poeti del nostro territorio per esprimere la loro vastità interiore dando lettura ad alcuni componimenti personali.

Al reading poetico prenderanno parte i poeti Rita Marchegiani (Montecassiano-MC), Raffaele Rovinelli (Fano-PU), Francesca Innocenzi (Cingoli-MC), Oscar Sartarelli (Jesi-AN), Valtero Curzi (Senigallia-AN), Cristiano Dellabella (Cupramontana-AN), Michela Tombi (Pesaro), Elvio Angeletti (Senigallia-AN), Marco Fortuna (Fermo), Eugenio Kaen (Tolentino-MC), Assunta De Maglie (Cingoli-MC) e Gianni Palazzesi (Appignano-MC).

 

 

La S.V. è invitata a partecipare.

L’evento è liberamente aperto al pubblico.

 

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Poesia marchigiana al femminile: gli incontri con Michela Tombi, Jessica Vesprini e Rita Marchegiani

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Con piacere segnalo alcuni degli eventi culturali che nei prossimi giorni interesseranno alcune voci poetiche al femminile della nostra amata Regione che proporranno al pubblico le loro recenti pubblicazioni.

Sabato 21 ottobre alle ore 17:00 presso la Sala Conferenze della Biblioteca Diocesana “Cardinale Petrucci” di Jesi (AN) verrà presentato il libro “Dentro il mio vento” della poetessa pesarese Michela Tombi. Altra valida poetessa delle Marche settentrionali che approda alla Diocesana di Jesi al ciclo di eventi “Incontri con l’autore” della Associazione Culturale Euterpe di Jesi dopo la presentazione di “Il canto di Cecilia e altre poesie” della poetessa pesarese Laura Corraducci (tenutasi lo scorso 7 ottobre). La nuova opera della Tombi si apre con una nota critica di Lorenzo Spurio posta quale prefazione nella quale traccia il percorso poetico della Tombi iscrivendolo a ragione all’interno dell’ampio scenario poetico marchigiano sottolineandone alcuni caratteri precipui al sentimento di marchigianità di antogniniana memoria. Poesia incantata e nutrita di lucore silvano, quella della Tombi, con versi che si metamorfizzano nell’ambiente naturale e di essi respirano: leggiadra ninfa e amazzone pacifica, la poesia della Tombi è canto d’anima, effluvio inarrestabile di sentimenti in cui è l’empatia con il mezzo vegetale a individuarsi distintamente. Poetessa degli alberi, ma anche della campagna e del mare, di quegli ecosistemi a lei familiari che caratterizzano indelebilmente la nostra terra di provincia che è capace di esaltare con orgoglio. Pennellate variopinte di una natura che non è scenario silente delle sole azioni dell’uomo ma attenta scrutatrice, amica sodale, presenza tacita ma confortante. Nel volume è anche presente una breve nota del poeta di Sassoferrato Antonio Cerquarelli, accademico, pluripremiato e autore di “Un fremito di verdeluna”.

 

 

L’autrice è nata a Pesaro nel 1973, città nella quale vive e lavora. Prima di dare alle stampe “Dentro il mio vento” ha pubblicato le raccolte poetiche (auto-prodotte): “Dedica al mistero” (2013), “Lo scrigno dell’anima” (2014) e “Con gli occhi della luna” (2015). Suoi testi sono presenti in volumi antologici tra cui “L’amore al tempo dell’integrazione” (a cura di L.Spurio, S.Vignaroli e A.Montali) curato dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi nel 2016 a sostegno dell’Istituto Oncologico Marchigiano (IOM).

All’evento, organizzato dalla Ass. Culturale Euterpe di Jesi e Patrocinato dal Comune di Jesi e dalla Provincia di Ancona, parteciperanno il poeta senigalliese Elvio Angeletti e il collaboratore della rivista di letteratura “Euterpe” Stefano Bardi. Il critico letterario prof. Vincenzo Prediletto rivolgerà un’intervista all’autrice relativamente alla sua predisposizione poetica e alle tematiche da lei normalmente poste al centro della sua attenzione.

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Domenica 22 ottobre alle ore 17:30 presso la Biblioteca Comunale di Urbisaglia (MC) si terrà la presentazione al pubblico della raccolta di componimenti poetici di Jessica Vesprini dal titolo “De-Sidus”. L’evento, organizzato dalla locale Associazione Culturale Socialmente con il patrocinio del Comune di Urbisaglia, vedrà la partecipazione del prof. Alberto Scocco nel ruolo di moderatore.

Jessica Vesprini è nata a Fermo nel 1975, vive a Civitanova Marche (MC). Ha collaborato con la rivista “UT” e recentemente la sua poesia “Mezzavalle” è stata selezionata per l’antologia benefica “Adriatico. Emozioni d’onde e sentimenti” della Associazione Culturale Euterpe di Jesi (curata da S.Vignaroli, L.Spurio e B.Trivak) di prossima pubblicazione.

Il volume della Vesprini è dotato di un apparato critico del dott. Ubaldo Sagripanti, noto psichiatra civitanovese nonché scrittore, pittore e membro della Associazione Dantesca di Civitanova Marche. In esso si legge: “È un’opera impregnata di desiderio e inevitabilmente di mancanza in cui l’incontro, la ricerca e la perdita di Amore sono offerti con immediatezza fotografica autentica, appassionata e vissuta senza sconti. Ognuno dei componimenti illumina un preciso istante di tempo attraversato e che attraversa, di quella presenza a sé stessi che si fa poesia nel momento in cui, la parola che si è imposta all’autrice, viene restituita e trasformata nel segno irreversibile di quel tempo fatto di attimi che è l’unica porta del mistero nudo, sensuale e purissimo della vita che a ognuno di noi è dato di vivere, se lo scegliamo, una parte più e meno altrove”.

Quella della Vesprini è una poesia d’amore e di lontananze, di complicità perdute e di ricordi, che riflette e ha a che vedere con la solitudine imperniata sulla lacerante considerazione che spesso “non basta l’amore/ per avere ragione”; il linguaggio sembra piano e modellato su scelte lessicali non particolarmente elaborate, sebbene non di rado facciano capolino espressioni cariche di criticità, allarme sociale e foschi pensieri come quando, nella poesia “Vita”, parla di un tempo in cui “l’amore gioca con lo stupro”.

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Sabato 28 ottobre alle ore 17:30 presso il Palazzo dei Priori di Montecassiano (MC) si terrà la presentazione del nuovo libro di poesie di Rita Marchegiani intitolato “Gli anni dell’incanto”. Libro dedicato ai ricordi di un’età passata eppure ancora così presenti e vividi nel presente della Nostra: l’esile raccolta poetica è una summa di episodi che, pur nella loro ritualità, hanno rappresentato inscindibili momenti che hanno scritto la vicenda umana della poetessa. Si riflette su ciò che è passato e su ciò che il tempo ha tramutato. La resa finale non è negativa seppur gravata da densa malinconia e da strali di una sofferenza lucida. Rincorrono le immagini pluri-semantiche del silenzio, dell’incanto perduto, della lontananza e del sentire l’assenza.

Rita Marchegiani è nata a Montecassiano (MC) nel 1959. Si è laureata in Medicina e Chirurgia e svolge la professione di medico. Ha pubblicato i libri di poesia “I colori della vita” (1983), “La stagione dei desideri” (1998) e “Madeleine” (2004). È redattrice della testata libera di informazione «Ftnews» nella quale scrive per l’angolo del poeta. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la poesia e la narrativa in vari concorsi letterari.

La presentazione sarà condotta dai relatori prof.ssa Elvira Pensa del Politecnico di Milano nonché responsabile della casa editrice APE di Terni che ha pubblicato il libro e dal dott. Lorenzo Spurio, scrittore, poeta e critico letterario, Presidente della Ass. Culturale Euterpe. L’evento sarà arricchito dalla presenza dell’ospite Noemi Romiti (cantautrice); altri interventi verranno fatti dal prof. Maurizio Boldrini (Direttore del Minimo Teatro) e dal dott. Amerigo Sbriccoli (Presidente dell’Ordine dei Medici di Macerata). L’evento è organizzato dal Comune di Montecassiano con il patrocinio e sostegno dell’Associazione Nazionale Mutilati Invalidi di Guerra.

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Il miele nella letteratura. A Jesi una conferenza con degustazione finale promossa dalla Ass. Euterpe

“Sapori tra le righe”: conferenza sul miele nella letteratura e nella produzione: il 15 ottobre a Jesi

 

bees-18192_960_720L’Associazione Culturale Euterpe di Jesi ha dato vita al progetto culturale “Sapori tra le righe” che è stato inserito all’interno di “Weekend d’autunno”, programma di iniziative promosse dal Comune di Jesi per l’autunno 2017. “Sapori tra le righe”, che si realizzerà in due date separate, promuoverà incontri dedicati alla conoscenza di alcuni alimenti molto comuni della nostra dieta alimentare quali il miele e l’olio che verranno presentati, approfonditi e discussi sotto un profilo letterario e non.

L’intero ciclo di eventi è patrocinato dal Comune di Jesi, dalla Provincia di Ancona e dall’Università degli Studi di Perugia e dall’Università Politecnica delle Marche.

Il primo appuntamento si terrà il 15 ottobre alle ore 17:30 presso la Chiesa di San Bernardo / Museo della Stampa (SAS) in Via Valle e sarà dedicato a riscoprire il miele, tra letteratura e produzione. L’apertura sarà affidata alla calda voce della poetessa pesarese Michela Tombi, autrice della recente silloge Dentro il mio vento, con la recitazione di alcune liriche di poeti consacrati agli altari inerenti all’alimento di riferimento.

 

Il programma della pomeriggio letterario vedrà il seguente programma.

La professoressa Rosa Elisa Giangoia interverrà su “La poesia del miele: da Virgilio ai contemporanei” e nel suo discorso prenderà in considerazione anche l’antica metafora che vede riflessa nel miele l’intertestualità letteraria, creando una vera e propria nuova poetica con la docta veritas di Angelo Poliziano per preludere alla scuola formalista russa e alla critica semiologica.

Rosa Elisa Giangoia ha insegnato Materie letterarie nei licei, svolgendo contemporaneamente un’intensa attività di ricerca didattica e di promozione culturale. Si si occupa di critica letteraria, come componente delle redazione prima della rivista “SATURA”, ora di “XENIA” e collaborando a diverse altre riviste letterarie. Ha redatto manuali scolatici tra cui un’edizione delle Bucoliche di Virgilio con annotazioni in latino. Ha pubblicato romanzi (In compagnia del pensiero, 1994; Fiori di seta, 1998; Il miraggio di Paganini, 2005), testi teatrali (Margaritae animae ascensio 2014), saggi critici (Appunti di poesia, 2011), sillogi poetiche (Agiografie floreali, 2004; Sequenza di dolore, 2010; La vita restante 2014) e altri vari testi, tra cui un saggio di gastronomia letteraria (A convito con Dante, 2006).

La professoressa Annalisa Volpone (Università degli Studi di Perugia) relazionerà attorno al tema indicato “My dear honey: miele e scrittura in Virginia Woolf” sottolineando come nella scrittrice modernista il miele funga letteralmente da collante tra vita quotidiana e scrittura creativa ed è al contempo vettore mnemonico dell’infanzia.

Annalisa Volpone è professore associato presso il Dipartimento di Lettere dell’Università degli Studi di Perugina. È condirettore del CEMS (Centre for European Modernism Studies, un centro internazionale che si occupa di modernismo  europeo in prospettiva interdisciplinare); la sua ricerca si concentra prevalentemente sul modernismo. Ha pubblicato diffusamente su James Joyce, Virginia Woolf e Vladimir Nabokov e sui rapporti tra romanticismo e medicina. Attualmente sta lavorando a una monografia su William Blake e le contemporanee scienze della mente.

L’intervento artistico, dal titolo “Una dolce scoperta: miele e api nella storia dell’arte”, sarà gestito da Caterina Luzi nel quale accennerà all’ape nei bestiari medievali per arrivare, nei secoli successivi, all’utilizzo dell’ape come iconografia nei blasoni nobiliari e altro ancora.

Caterina Luzi si è laureata in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. Si occupa di didattica museale, organizzazione eventi e visite guidate presso la Pinacoteca Civica di Jesi. In passato ha tenuto lezioni di Storia dell’Arte dal titolo “L’amore tra arte e poesia”.

L’intervento tecnico, “Il miele, questo sconosciuto”, sarà curato da Alvaro Caramanti (Presidente del Consorzio Apistico Obbligatorio Provinciale di Macerata) che parlerà della diversità dei mieli, delle loro caratteristiche fisiche, dando altresì alcuni suggerimenti da tener presente nell’atto di acquisto di questo prodotto.

La conclusione dell’evento vedrà una degustazione di prodotti dell’Azienda Cocciarini Sergio.

Il secondo appuntamento di “Sapori tra le righe” si terrà il 12 novembre alla Galleria degli Stucchi di Palazzo Pianetti di Jesi e sarà dedicata all’alimento olio.

La partecipazione all’iniziativa culturale è gratuita. La S.V. è invitata a prendere parte.

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327 5914963

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“La natura amica e la difesa del silenzio: la poetica di Michela Tombi”, a cura di Lorenzo Spurio

La natura amica e la difesa del silenzio: la poesia di Michela Tombi

a cura di Lorenzo Spurio 

 

Ascolto il silenzio che è tanto bello,

ed osservo il cielo plumbeo.[1]

La poetica di Michela Tombi, poetessa pesarese che negli ultimi anni ha ottenuto vari riconoscimenti in premi letterari, si caratterizza per la soavità dei contenuti e la descrizione attenta del suo mondo personale e ambientale. Il linguaggio, sempre sostenuto da introspezioni molto profonde, sembra manifestare una certa allergia nei confronti delle forme retoriche che spesso, banalmente e smodatamente, vengono impiegate in poesia con lo scopo unico di impressionare il lettore o di sviarlo da una più diretta interpretazione.

Nelle poesie di Michela Tombi non c’è niente di ermetico né di ostico, tutto è felicemente trasposto sulla carta con una forma semplice in grado di raggiungere tutti, con un’esattezza descrittiva che si sposa a un’efficace restituzione di immagini. Sebbene siano presenti in alcune liriche versi che reiterano la parte introduttiva, non siamo dinanzi a delle vere e proprie anafore, piuttosto –sembrerebbe- all’esplicitazione di un ragionamento che la Nostra va facendo, man mano, a voce alta, rendendoci partecipi delle sue disquisizioni e pensieri.

La prima plaquette pubblicata si trova sotto il titolo di Dedica al mistero (2013) ed è ben evidente da questo titolo quanto la Nostra, oltre ad essere particolarmente affezionata –come si vedrà- al mondo naturale, sia legata anche al mondo della filosofia, dell’elucubrazione, della religione ossia a tutte quelle brache dello Scibile che non hanno direttamente prova concreta di applicazione. In maniera particolare è necessario osservare che tutte e tre le sillogi poetiche si aprono con varie citazioni poste in esergo, in apertura al testo, che la Nostra deve aver selezionato con particolare cura sentendosi molto riconosciuta in tali definizioni sul senso dell’esistenza, sulla complessità umana, sul valore della natura. Ho sempre riconosciuto in chi cita una persona concreta e riconoscente che fa a meno di dar sfoggio delle sue conoscenze e studi per impiegare, invece, passi ed estratti particolarmente rilevanti per il suo percorso, necessari per arginare un discorso che si intende fare, come mezzo accessorio e collaterale per poter introdursi in una data piega dell’esistenza. La Nostra cita esponenti del mondo filosofico molto distanti da noi: Erasmo da Rotterdam, Epicuro, Talete di Mileto, Platone, Aristotele, Plutarco e letterati quali Oscar Wilde e il poeta del Dolce Stil Novo, Guido Guinizzelli. 

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Le tre sillogi poetiche della poetessa Michela Tombi, oggetto di analisi del presente saggio

La prima silloge si apre con una poesia dal titolo “La mia follia” dove la pazzia che la Nostra –mi pare di capire- intende come libera genialità, creatività senza limiti (e non in termini patologici) viene esaltata quale ingrediente necessario di un’esistenza spensierata e amorevole che la porta a dire: “La follia è la mia maestra[2]. Concetto distillato nella citazione che, nel secondo volume dal titolo Lo scrigno dell’anima (2014), è contenuto nella chiosa di Erasmo da Rotterdam che così riporta: “Le idee migliori non vengono dalla ragione ma da una lucida, visionaria follia”. Si capisce, allora, quanta importanza Michela Tombi riconosca non solo alla libertà di immaginazione ma all’esigenza che l’uomo senta su di sé di farsi artefice di qualcosa: “Senza creare/ non ha senso esistere”.[3]

È possibile riscontrare varie immagini e tematiche di ampio respiro che pervadono trasversalmente gli interessi della Nostra ravvisabili in una poetica efficace e schietta, libera da orpelli, votata all’essenzialità delle esperienze senza liturgie semantiche né arcani linguistici. Una delle costanti è la presenza delle forme antinomiche, quelle che più generalmente potremmo definire ‘contrasti’ od ‘opposti’. Si tratta di tutte quelle figure che, poste in risalto ed accomunate in versi contigui, la Nostra impiega per sottolineare la doppiezza e la multiformità dell’esistenza. Nella poesia “Contraddizioni”, il cui titolo esplica già molto bene questa tendenza all’impiego di una semantica manichea, la Nostra esprime la totalità dell’animo umano nella figura di un sorriso e delle lacrime, testimoni di gioia e dolori. Altri contrasti di cui la Nostra si serve nelle sue divagazioni liriche sono quelle tra entità angelica-diavolo che possiamo semplificare in Dio-Satana, maschio-femmina, vita-morte, padre-madre, occhi-cuore, terra-cielo, acqua-fuoco, inverno-primavera in due liriche messe a specchio tra “la fine di un ciclo[4] e la “dolce stagione”,…

Di particolare suggestione la lirica “Verde emozione” nella quale la Nostra ci parla dello spazio verde della sua città al quale sono legati momenti felici e dove spesso si ritrova a proteggersi e a colloquiare col suo animo. “Credo che ognuno debba avere il proprio bosco[5] dice la Nostra e ci fa venire in mente il giardino segreto del celebre romanzo di F.H. Burnett, luogo di spensieratezza e pacificazione dove la bambina ritorna e si sente libera e felice. Del mondo dell’infanzia la Nostra richiama, nella poesia “Le tue violette”, una propensione ludico-disincantata del suo essere affine alla genuinità e incontaminazione del pensiero tipica dei ragazzini: “Quel fanciullino che tanto Pascoli cantò,/ in me è ancora e sempre vivo”.[6]

La seconda silloge presenta varie liriche dedicate a persone care alla Nostra, i genitori, i nipoti, la sorella, etc. nonché dei componimenti dove ancor meglio, rispetto al precedente libro, si riscontra una profonda spiritualità che si unisce a una poetica viscerale e delicata, dai toni colorati che mostra un fervido incanto verso la natura alla quale appartiene, pacata ed intelligente, in cui la Nostra è in grado di osservare il mondo con gli occhi dell’amore e della speranza. “L’altalena della vita[7] può essere percorsa in maniera lenta od impetuosa, a strattoni o in maniera più regolare. Soprattutto, deve esser condivisa con qualcuno.

Il sentimento del paesaggio tipico nei poeti marchigiani più radicati alla terra è ben presente e si delinea per mezzo di alcune liriche che descrivono egregiamente e in maniera assai impressionistica paesaggi, ambienti, la natura incontaminata del Pesarese e della zona del Montefeltro caratterizzata dai “fiabeschi paesaggi[8]. Dai promontori alle valli che degradano verso la costa caratterizzate dal corso dei fiumi di cui le Marche sono percorse secondo una conformazione a “pettine”. Dal “Monte delle Cesane” leggiamo dei “pini, […] le ginestre, belle/ altere come regine,/ lucenti come stelle[9] mentre ne “Il mio mare” la sua città costiera diviene il punto privilegiato di un rapporto verso un’alterità difficilmente percettibile che si staglia indisturbata “verso l’orizzonte infinito”.[10]

In questa intimità appassionata della Nostra col mezzo naturale non possiamo non notare l’importanza affidata al silenzio percepito come elemento necessario non solo per la contemplazione e una sana riflessione sul proprio microcosmo e macrocosmo, ma soprattutto quale condizione di tregua dal mondo rumoroso e indistinto di fuori: “Il mondo ha disprezzato il silenzio/ anche per questo la nostra esistenza/ non ha più un vero senso”.[11] Tutto accade oggigiorno nella frenesia impellente, nella foga comunicativa, nell’abuso della comunicazione, nel fastidio e nel rumore dissacrante che non consentono il sano colloquio e raffronto, la giusta percezione dell’altro. “Sì,/ perché nel silenzio soltanto,/ i segreti nascono e fioriscono,/ e portano sempre/ nuova ricchezza e respiro/ ai nostri pensieri”.[12] Ed ecco, allora, che il silenzio diviene quel tempo-spazio sospeso, privato e salvifico, per l’allontanamento dal tran tran consuetudinario, dal mondo di fuori e riscoprire sé stessi e ritrovare la pace dell’anima: “Avevo bisogno di silenzio,/ la collina è stata fatale[13] con la consapevolezza che la natura silente e immota è partecipe alla nostra presenza in essa, imperscrutata ma costante: “I fiori ascoltano i tuoi silenzi”.[14]

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L’autrice, Michela Tombi

Nell’ultima raccolta, Con gli occhi della luna (2015), sembra scorgere una dedica sottaciuta unica delle varie liriche che parlano delle e alle donne. La lirica d’apertura, “L’arpa” ci parla, infatti, dell’ “incanto poetico di Saffo,/ la devozione di Penelope,/ la saggezza di Ipazia,/ la forza di Cleopatra,/ il coraggio di Giovanna d’Arco,/ la passione di Artemisia[15] associando a sei celebri donne della mitologia e della storia (l’unico personaggio storico citato è Giovanna d’Arco) altrettante virtù e caratterizzazioni del gentil sesso quali, appunto, l’ardore della passione e la sublimazione poetica. La stessa presenza della luna, citata nel titolo, è ulteriore collegamento alla sfera femminile, alla simbologia mitica della Grande Madre dove i cicli lunari e i cicli femminili si manifestano con una tendenza analoga.

Importanti e ricorrenti i moniti sociali della Nostra che da una parte attestano una civiltà imbarbarita, automatizzata e dal sentimento annichilito e dall’altra intimano a una maggiore solidarietà, attenzione, connivenza sociale e interesse verso l’altro. La presa di coscienza non di rado è abbastanza scoraggiante, la Nostra non cela la perplessità verso una società che, alla tumultuosa rincorsa al soddisfacimento di ogni genere di egoismi, ha perso di vista i valori autentici e basilari alla difesa del bene comune: “Il più grande, radicato mito del nostro tempo/ temo sia il vuoto/ e l’apparenza che lo anticipa/ come una veste regale”.[16] Di grande impatto questi versi dove la vuotezza, la mancanza di moralità e la depravazione che dilagano si presentano in alta foggia, impreziosite da un abito di sfarzo che illusoriamente alletta e richiama, ma svia e depista finendo per fagocitare chi, privo di baluardi e punti di fermezza, è in balia di meccanismi annichilenti e mendaci.

In “Spreco” la Nostra si rivolge in maniera mesta ai “nostri fratelli del mondo[17] mentre nella poesia scritta nell’occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, dopo un sintetico panegirico sulla grandezza fisica e culturale del Belpaese, non manca di mostrare fastidio per la mancata coesione e collaborazione delle genti che lo abitano, serrando il componimento con un anticlimax discendente di delusione e dolente scoramento. Sensazione fastidiosa che si amplifica ancor più nella dolorosa presa di coscienza di un mondo sociale distante e disattento, pericoloso e incapace di ascoltare: “L’umanità senza coscienza/ della propria anima/ mi spaventa”.[18]

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Ancora uno scatto dell’autrice dei tre libri, la poetessa pesarese Michela Tombi

L’animo speranzoso della Nostra è accentuato, però, in quelle liriche in cui l’edenicità della natura non è inquinata dalla presenza indecorosa e malevola dell’uomo come in “Certezza” dove la Nostra si appiglia con virulenza a una celebre chiosa di dostoevskijiana memoria: “La bellezza salverà il mondo![19] Alla natura amica, alla sua presenza costante, con la quale non di rado la Nostra agogna a un vero e proprio discioglimento panteistico, Michela Tombi intravede una possibile traccia di effettiva apertura e di percorribile speranza: “Madre natura, alberi,/ è bello vivere con voi/ sotto lo stesso cielo”.[20] Da culla protettiva a spazio d’evasione, la natura incontaminata è quell’ambiente che va preservato ed ascoltato, nei suoi tanti silenzi, annullando dalla propria testa i ritmi incalzanti e le cacofonie stancanti dei giorni l’uno uguale all’altro: “Il fiore sboccia/ nonostante tutto./ Nonostante la guerra, la violenza./ […]/ Per un momento/ dimentico le miserie umane,/ il loro spaventoso lezzo”.[21]

Non tutti sono così disposti a trovare del tempo per osservare un fiore che sboccia e stupirsene. A farsi trascinare da un processo naturale che ha in sé tanta magia e poesia al contempo. La Nostra, che ha sposato la pacificante idea che la “Poesia è vita vera, vissuta[22], come una silfide contemporanea ama perdersi in quella natura che, seppur poco distante dalla città, è in grado di farla star bene, rinvigorire i pensieri, rinforzare ogni volta di più quel patto segreto con la terra.

Lorenzo Spurio

Jesi, 20-03-2016

 

[1] Michela Tombi, Dedica al mistero, autoprodotto, 2013, p. 40.

[2] Ibidem, p.3

[3] Michela Tombi, Con gli occhi della luna, autoprodotto, 2015, p. 46.

[4] Michela Tombi, Lo scrigno dell’anima, autoprodotto, 2014, pp. 32-33.

[5] Michela Tombi, Dedica al mistero, autoprodotto, 2013, p. 34.

[6] Michela Tombi, Lo scrigno dell’anima, autoprodotto, 2014, p. 25.

[7] Michela Tombi, Dedica al mistero, autoprodotto, 2013, p. 11.

[8] Michela Tombi, Con gli occhi della luna, autoprodotto, 2015, p. 26.

[9] Michela Tombi, Dedica al mistero, autoprodotto, 2013, p. 36.

[10] Ibidem, p. 37.

[11] Ibidem, p. 17.

[12] Ibidem, p. 26.

[13] Michela Tombi, Lo scrigno dell’anima, autoprodotto, 2014, p. 39.

[14] Ibidem, p. 45.

[15] Michela Tombi, Con gli occhi della luna, autoprodotto, 2015, p. 15.

[16] Michela Tombi, Lo scrigno dell’anima, autoprodotto, 2014, p. 36

[17] Michela Tombi, Dedica al mistero, autoprodotto, 2013, p. 15.

[18] Michela Tombi, Con gli occhi della luna, autoprodotto, 2015, p. 16

[19] Michela Tombi, Dedica al mistero, autoprodotto, 2013, p. 9

[20] Michela Tombi, Con gli occhi della luna, autoprodotto, 2015, p. 37

[21] Ibidem, p. 31

[22] Ibidem, p. 22